Gli eretici d'Italia, vol. II - 43

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come l'oro, con un lento nodo, due unghie di mulo, due penne di gallina
piegate a triangolo: due aghi fitti in un cuore di cera; un ritaglio
d'unghia umana, grani di cicerchia e d'altri legumi; e nel fondo tre
carte piegate; in una delle quali una rozza effigie d'uomo, trafitto da
due dardi incrociati a modo di X; nell'altra 13 nomi ignoti,
probabilmente di demonj; nella terza era scritto «Cesare, come qui sopra
passerai, per dieci anni in gran pena starai» e parole inintelligibili.
Subito il pentolino fu messo nell'acquasanta, indi riposto in luogo
sicuro; e intanto Cesare si trovò liberato, e tornò florido e
tranquillo. Tutto ciò il padre Carrara, per attestar come il mondo fosse
contaminato da diavolerie, e come vi rimediasse il santo rigore di Paolo
IV.
Gregorio XV inveiva contro coloro che fanno malefizj, donde, se non
morte, seguono malattie, divorzj, impotenza di generare, altri danni ad
animali, biade, frutti ecc. e vuole che i rei siano immurati. Secondo il
serio storico De Thou, diceasi che Sisto V avesse pratica col demonio, e
patto di darsegli, purchè fosse papa e pontificasse sei anni. Di fatto
ebbe la tiara, e per cinque anni segnalossi con azioni che sorpassano
l'elevazione dello spirito umano. Al fine cadde malato, e il demonio
venne a intimargli il patto. Sisto incollerito lo rimbrottò di mala
fede, giacchè soli cinque anni erano corsi; ma il demonio gli disse: «Ti
ricorda che, trattandosi di condannar uno che non avea l'età legale,
dicesti _Gli do uno de' miei anni_?» Sisto non seppe qual cosa
rispondere, e si preparò a morire fra i rimorsi.
Vero è che il De Thou non sta garante del fatto, potendo esser
invenzione de' malevoli Spagnuoli[377]. E Sisto V emanò nel 1585 la
lunghissima bolla _Cœli et terræ creator Deus_, con cui condannò la
geomanzia, idromanzia, aeromanzia, piromanzia, oneiromanzia,
chiromanzia, necromanzia; il gettar sorti con dadi o chicchi di frumento
o fave; il far patto colla morte o coll'inferno per trovare tesori,
consumar delitti, compiere stregherie; al demonio ardere profumi e
candele, come pur quelli che negli ossessi e nelle linfatiche e
fanatiche donne interrogano il demonio sul futuro; le donne che entro
ampolle serbano il diavolo, ed untesi con acqua od olio la palma o le
unghie, lo adorano; quindi proibisce tutti i libri d'astrologia, il
prendere l'ascendente, descrivere pentagoni, e le altre superstizioni
allora in credito. Dove si noti che que' nomi sono gli indicati già da
Porfirio[378], e che ne risultano due fatti: primo, il generalizzarsi di
tali pratiche, quasi un'ebollizione dello spirito satanico al tempo
della Riforma; secondo, la persistenza di esse, malgrado le cure della
Chiesa.
Nel 1598 Clemente VIII era nel 63 anno di vita e settimo del
pontificato; due numeri climaterici pel 7 e il 9, sicchè il popolo ne
aspettava disgrazia, ed egli ripetea d'averne soli 62, aspettando che
l'influenza passasse.
A Paolo V un astrologo dichiarò vivrebbe poco; ond'egli licenziò il
cuoco e lo scalco, circondavasi di precauzioni, non ardiva ricever alcun
memoriale da sconosciuti, e dapertutto vedea veleni e insidie, finchè fu
guarito da un rimedio omiopatico, cioè da un consulto d'astrologi che
dichiarò esser trascorso il tempo dell'influsso minaccioso.
Nel 1588 il cardinale Agostino Valier, lodatissimo vescovo di Verona, in
una pastorale compiangeva come «si trovino alcuni, sebbene di vile e
bassa condizione che hanno fatto patto coll'inferno, cioè col demonio
infernale, attendendo a superstizioni, incanti, stregherie, e simili
abominazioni».
Il vescovo Bonomo, nei decreti per la diocesi comense, vieta l'usar
figure e anelli magici per medicar uomini o bestie, le stregherie, le
fasciature, il trattar ferite e morbi colla recita di certe formole, il
raccoglier felci e loro semi in dati giorni e ore, e maghi e indovini
siano puniti dal vescovo come pure le maliarde che affascinano e
uccidono fanciulli, inducono sterilità e gragnuola.
San Carlo nel primo suo concilio provinciale ordinava che maghi,
malefici, incantatori, e chiunque fa patto tacito o espresso col diavolo
sia punito severamente dal vescovo, ed escluso dalla congregazione dei
fedeli[379]. Nel suo rituale stabilisce le penitenze che devono
applicarsi a maghi, per 5 anni; a chi getta tempeste, anni 7 in pane ed
acqua; a chi canta fascinazioni, tre quaresime; a chi fa legature e
malie, due anni. Egli avea vietato che nessuno in predica dicesse il
giorno della fin del mondo[380]: e nel V concilio provinciale mette: _Ad
nuptias matrimoniaque impedienda vel dirimenda eo cum ventum sit, ut
veneficia fascinosve homines adhibeant, atque usque adeo frequenter id
sceleris committant, ut res plena impietatis, ac propterea gravius
detestanda; itaque ut a tanto tamque nefario crimine pœnæ gravitate
deterreantur, excomunicationis latæ sententiæ vinculo fascinantes et
venefici id generis irretiti sint_.
Nella Mesolcina, valle italiana appartenente ai Grigioni, abbondavano le
streghe, che faceano malie, affascinavano fanciulli, inducevano
temporali, e adunavansi ai sabbati, ove dal diavolo erano sollecitate a
calpestar la croce. San Carlo, visitando come legato pontifizio que'
paesi, mandò a farne processo; e si trovò il male ancor peggio
dell'aspettazione; centrenta streghe abjurarono, altre furono arse, fra
cui Domenico Quattrino prevosto di Rovereto, che da undici testimonj era
stato visto alle tregende menar un ballo coi paramenti da messa, e
recando in mano il santo crisma[381].
Il padre Carlo Bescapè, sotto gli 8 dicembre 1583, descriveva al suo
superiore il supplizio d'alcune fra queste, «In un vasto campo costrutto
un rogo, ciascuna delle malefiche fu sopra una tavola dal carnefice
distesa e legata, poi messa boccone sulla catasta, ai lati della quale
fu appiccato fuoco: e tanto fervea l'incendio, che in poco d'ora
apparvero le membra consunte, le ossa incenerite. Dopo che il manigoldo
l'ebbe avvinte alla tavola, ciascuna riconfessò i suoi peccati, ed io le
assolsi: altri sacerdoti le confortavano in morte, e le affidavano del
divino perdono.... Io non basto a spiegare con qual intimo cordoglio, e
di quanto pronto animo abbiano incontrato il castigo. Confessate e
comunicate, protestavano ricevere tutto dalla mano di Quel lassù, in
pena de' loro traviamenti; e con sicuri indizj di contrizione
offrivangli il corpo e l'anima. Brulicava la pianura di una turba
infinita, stivata, intenerita a lacrime, gridante a gran voce, Gesù! e
le stesse miserabili poste sul rogo, fra il crepitar delle fiamme
udivansi replicare quel santissimo nome; e pegno di salute aveano al
collo il santo rosario.... Questo volli io che la tua riverenza sapesse,
perchè potesse ringraziar Iddio, e lodarlo per li preziosi manipoli da
questa messe raccolti»[382].
Nel 1586 Daniele Malipiero senatore veneziano fu arrestato come
negromante, e così i nobili Eustachio e Francesco Barozzi, e condannati
all'abjura. Questo Francesco, di cui si hanno varj trattati matematici e
filosofici, persistette al niego, finchè promessogli salva la vita e la
roba, confessò aver praticato diavolerie con profanazione d'olj santi e
d'altri sacramenti; costretto le intelligenze con circoli; fatto la
statua di piombo conforme alle regole di Cornelio Agrippa: aggiunse che
sapea far venir persone dalle estremità del mondo; con una lamina
fabbricata sotto l'ascendente di Venere, costringere a voler bene, e
stare preparandone altre sotto l'influsso di diversi pianeti per
conseguire oro, dignità, onorificenze; confidarsi di poter con sortilegi
istruire in tutte le scienze il proprio figliuolo; avere scoperto il
senso de' geroglifici esistenti sulla piazza di Costantinopoli, secondo
i quali al 1590 doveva estinguersi la casa Ottomana e la potenza de'
Turchi; trovandosi in Candia durante una lunghissima siccità, vi fece
piovere, ma insieme versossi tal gragnuola, che devastò i campi ch'esso
v'aveva. Perocchè egli era abbastanza ricco, ma pe' vizj e il disordine
spesso si trovava sprovisto. Fu condannato a dar pochi danari con cui
far crocette d'argento, e a praticare alcuni atti di pietà, «esortandoti
anche a tener sempre acqua benedetta nella tua camera per difesa contra
tanti spiriti infernali, con i quali hai avuta famigliarità»[383].
Egualmente o peggio andavano le cose fuori d'Italia. In Francia,
regnante Francesco I, centomila persone furono condannate per
fatucchiere[384]; e da seicento accusate nel 1609 sotto Enrico IV. Son
vulgatissimi i fatti delle ossesse al tempo del giansenismo, cioè nel
gran secolo del gran re, ma non vogliamo tacere che, nel processo del
gesuita Girard del 1731, dodici giudici sopra trentuno lo condannavano
al fuoco per magia e incesto spirituale; ma l'appello cassò la sentenza.
Dite altrettanto dell'Inghilterra e della Germania; e da Soldam, che
recentemente trattò dei processi di stregheria[385], raccogliamo che a
Nördlingen, cittaduola di seimila abitanti, dal 1590 al 1594 furono arse
trentacinque streghe.
I Riformati usavano altrettanto, anzi più ferocemente de' Cattolici.
Lutero domandava che i maghi fossero dati a morte, nel triplice
interesse della religione, della morale, della sicurezza pubblica. Le
stregherie non erano punite che correzionalmente a Ginevra, ma Calvino
vi stabilì il fuoco, come lesa maestà divina in supremo grado; e in
sessant'anni cencinquanta individui furono bruciati per tale
delitto[386].
Così durò anche il XVII secolo, e il 21 luglio 1612 a Firenze una donna
fu condannata ad esser appesa alle forche, bruciatone il cadavere,
confiscati i beni, come convinta e confessa d'aver avuto commercio
nefando con un demonio che chiamava Bigiarino, il quale in forma di
caprone la portò più volte ai sabati al noce di Benevento; ella stessa,
trasformata in gatto, succhiò il sangue di molti ragazzi. Provavano il
fatto molte madri, attestando che certe malattie di lor figliuoli furono
guarite da questa strega, mediante segni e parole inintelligibili: e
poichè i fatti parean meno credibili, i giudici sottoposero la rea alla
tortura probatoria, nella quale essa confermò tutte quelle
fantasie[387]. L'ottobre 1664, nel monastero di Santa Scolastica del
Borgo a Buggiano si sentiva uno spirito battente, e «presero le monache
ardire di scongiurarlo: e da parte di Dio gli comandarono che dicesse
chi fosse e quali erano le sue pretensioni, ma questo non rispose se non
per via dei soliti picchi, che faceva per segno del sì, e lasciando di
picchiare per segno del no»[388].
Diego Guscalone palermitano, commesse molte scelleraggini in patria,
fuggì in Ispagna e quivi processato dal Sant'Uffizio per sortilegj,
fuggì nelle Indie, e vi servì da cappellano, poi con fedi false e abito
di agostiniano, e col nome di frà Bernardino da Montalto tornò in
Italia, e prese usata con frà Domenico Zanconi fermano, priore
agostiniano, e arnese a lui somigliante. Convinti d'aver con sortilegj
tentato sedurre una donna, furono espulsi, e ricoveraronsi in quel di
Macerata. Ebbe sentore della loro abilità necromantica Giacinto Centini,
nipote del cardinale Centini che era stato a un punto di divenir papa
nel conclave dove fu eletto Urbano VIII. Esso gli interrogò se suo zio
potrebbe salir al papato, e dopo arcani malefizj n'ebbe risposta che sì.
Per accelerar questa fortuna ordirono molti sortilegj, combinandosi con
altri più esperti in tali vanità; e formarono una statuetta di cera,
collo struggersi della quale dovea consumarsi anche la vita del papa.
Ciò fu nel 1631. Ma frà Domenico denunziò la cosa al Sant'Uffizio di
Roma, sicchè i colpevoli furono arrestati, e formatone processo,
Giacinto fu condannato a morte con un frà Cherubino che riuscì a
fuggire, e con frà Bernardino, mago principale; frà Domenico a 39 anni
di galera; altri a più o men lungo carcere; tutti facendo pubblica
abjura (1635). Il cardinale, sospettato complice, si scolpò, ma poco
sopravisse.
Ancora la cabala ed altre vanità astrologiche dirigevano le cure de'
medici anche meno pregiudicati[389], e l'illustre L'Hôpital cancelliere
di Francia, diceva che a Roma dominavano i matematici e gli
astrologi[390]. Paolo Taggia, dottissimo modenese, scriveva al Gualdo di
Padova: «Il matrimonio continua nella congiunta disgiunzione, tuttochè
non cessino le orazioni, i digiuni, le elemosine e gli esorcismi. Questo
solo v'è di buono che consta del legame e incanto, sì nel giovane come
nella giovane; onde possiamo sperare assai tosto buon fine[391]». Il
valente matematico Cavalieri, nella _Ruota planetaria_ pretese rivelar
ciò che fanno nelle loro sfere le stelle, e come in bene e in male
influiscano; il Borelli dettò una difesa dell'astrologia per Cristina di
Svezia; Marcantonio Zimara di Otranto, famoso medico, pubblicò _Antrum
magico-medicum, in quo arcanorum magico-physicorum, sigillorum,
signaturarum et imaginum medicarum, secundum Dei nomina et
constellationes astrorum, cum signatura planetarum constitutarum, ut et
curationum magneticarum, et characteristicarum ad omnes corporis humani
affectus curandos, thesaurus locupletissimus, novus, reconditus etc._,
con un trattato del conservar la bellezza, e uno del moto perpetuo
senz'acqua nè peso.
Il Capecelatro, ch'è de' migliori storici napoletani perchè versato
negli impieghi, entrando a descrivere la sollevazione di Masaniello
trova che quegli scompigli furono «causati da cattiva influenza di
stelle, o pure dall'eclisse del sole, succeduto di mezzogiorno nel segno
di leone la precedente estate, il qual segno domina Napoli, predetto da
Paolo Cocurullo celebre astrologo, di minacciarle rivoluzione e ruina
con suo grave incomodo e danno». Egli stesso avverte che tal
sollevazione avvenne nel secolo XVII dopo Cristo, nel XVII anno dopo la
famosa peste, nel XVII mese del governo del duca d'Arcos, nel VII anno
dopo il 1640, nel VII mese dell'anno, VII giorno del mese, VII giorno
della settimana, VII ora del giorno. Durante quella si disse che gli
Spagnuoli mandavano streghe ad incantare i posti; la gente arrestò tre
vecchie, ad una delle quali mozzò tosto il capo, le altre pose in
carcere per essere tormentate; e mandaronsi sacerdoti a esorcizzare que'
posti.
Con Caterina De Medici era passato in Francia Cosmo Ruggeri astrologo e
mago, che in quella corte acquistò fama per oroscopi, talismani, filtri
da ispirar amore o da far morire; e Caterina l'adoprava forse a ciò,
probabilmente a spiare. Per accusa di cospirazioni torturato e messo
alla galera nel 1574, poi liberato; sotto Enrico IV fu arrestato di
nuovo perchè teneva una figura di cera di questo, e la pungeva ogni
giorno, ma le istanze di cortigiani e di gran dame fecero sospendere il
processo. Pubblicava ogni anno almanacchi; fu fatto abbate di San Malò,
e ch'è più strano, storiografo; in morte ricusò le consolazioni
religiose, dicendo che non v'ha altri diavoli che i nemici, i quali ci
tormentano quaggiù, nè altro Dio che i principi, i quali possono farci
del bene; onde il suo cadavere fu trascinato al mondezzajo[392].
Il Concini fiorentino, occhio dritto dell'altra regina di Francia Maria
De Medici, ed elevato al grado di maresciallo d'Ancre, fu colla moglie
condannato a morte come mago[393]. Essa marescialla nel 1611 avea fatto
venir in Francia un Montalto medico ebreo, il quale avea ricusato le
offerte fattegli di professare a Bologna, a Messina, a Pisa, e fin di
succedere all'insigne Mercuriale. La relazione con costui distolse la
marescialla dalle pratiche cristiane: e le furono trovati due libri, uno
intitolato _Cheinuc_, cioè costumanza, specie di catechismo; e l'altro
_Machazor_, specie d'almanacco stampato a Venezia per gli Ebrei
spagnuoli. Si provò ch'essa usava esorcismi, oblazioni, sagrifizj
secondo il rito giudaico, facendoli notte tempo in chiese di Parigi,
donde principalmente udivansi i gridi d'un gallo, oblazione consueta fra
gli Ebrei nella festa della riconciliazione. Tutto ciò era provato coi
soliti modi.
Non meno convinta fu di arte magica. Si trovò una lettera ove
interrogava una certa Isabella, creduta fatucchiera, se per l'arte sua
avesse conoscenza di alcuna cosa che riguardasse lei o la sua famiglia.
Trovaronsi libri in caratteri strani, e una scatola con cinque tondi di
velluto, i quali si sa adoprarsi per aver efficacia sulla volontà dei
grandi. Ella avea fatto venire dei frati Ambrosiani da Nancy, i quali
effettivamente erano istrioni, per assisterla nel sagrifizio del gallo;
inoltre degli amuleti da metter al collo: e figure di cera che custodiva
in cataletti. Son pure descritte le arti e gli esorcismi di quegli
Ambrosiani, che in tali occasioni allontanavano i servi: e fra queste
arti era il benedir l'acqua santa il giorno dell'Epifania: lo che doveva
esser non senza mistero, non avendo ella saputo renderne ragione.
Don Domenico Manuele Gaetano conte di Ruggero, maresciallo di campo del
duca di Baviera, generale, consigliere, colonnello d'un reggimento di
fanteria, comandante a Monaco, e maggior generale del re di Prussia,
nato a Pietrabianca presso Napoli; istrutto d'orefice, nel 1695 fu
iniziato all'alchimia tramutatoria probabilmente dal famoso Lascaris, da
cui ebbe la cintura bianca e la gialla per fare l'argento e l'oro, ma in
piccola quantità. Alla loro scarsità ed efficacia supplì colla
ciarlataneria, annunziando poter tramutare metalli a josa, e facendone
esperienza su pochissimi, ottenne credito. Scorsa Italia, fece per
quattro mesi eccellenti affari a Madrid, donde l'inviato di Baviera
l'indusse a passar dall'elettore, che allora stava governatore a
Brusselle. Vi eccitò ammirazione; e Massimiliano, posta piena confidenza
nelle magnifiche promesse d'esso, gli concesse cariche e titoli e
sussidj per seimila fiorini: poi scopertolo bugiardo lo fece buttare in
fortezza. Dopo due anni riuscito a fuggire, comparve a Vienna nel 1704,
e qualche projezione gli avvenne sì destramente, che tutta la Corte ne
rimase stupita; l'imperatore Leopoldo sel prese a servizio: ma la morte
di questo avrebbe intercisa la sua fortuna se non fosse stato assunto
dall'elettor palatino, al quale e all'imperatrice egli promise in sei
settimane dare settantadue milioni o la sua testa. Prima del termine
egli fuggì con una signorina; ed eccolo a Berlino, acquistandovi favore
col dirsi perseguitato dall'Austria; e re Federico, sentito il consiglio
di Stato che non trovò da opporsegli, ne accettò le proposizioni. Con
grand'apparato di testimonj fece alcune trasmutazioni, constatate
rigorosamente, e promise fabbricare polvere di projezione quanta
basterebbe a far sei milioni di talleri. Bisogna crederlo espertissimo
giocoliero chi veda quanti ingannò, e gli onori che ottenne; pure la
promessa al re non venendo ad effetto, questi il regalava a miseria;
alfine avvertito de' costui precedenti, lo fece chiudere a Custrin, e
non avendo saputo adempiere la promessa, fu processato, e come reo di
maestà impiccato a Berlino il 29 agosto 1709, coperto d'un vestone
d'orpello, con forca dorata. Federico ebbe vergogna d'essersi lasciato
ingannare prima, o d'averlo punito sproporzionatamente, e non volle che
più quel nome si menzionasse.
In Piemonte[394] nel 1710 un Bocalaro di Caselle fu tanagliato e ucciso
per aver fatto un'effigie di cera onde procurar la morte del re; nel
1718 giustiziato il canonico Duret per aver cercato tesori con
incantesimi; furono chiusi nel castello di Miolans un marchese Risaja
per arti magiche, un panierajo che avea rubato un'ostia per valersene a
sortilegi, un Francesco Freylino, che accusò se stesso ed altri di malìe
contro il principe, finchè in articolo di morte confessò aver finto
tutto ciò per conseguire qualche impiego; nel 1723 fu decapitato in
Aosta il conte Andrea Dupleoz per avere con fatucchierie attentato alla
vita della moglie.
Ma le scienze progredendo portavano spiegazione naturale a molti,
riputati fin allora miracoli; la medicina additò le analogie di assai
casi; la giurisprudenza persuadevasi non dover bastare alle condanne la
confessione del reo; il fatto che più colpiva, cioè l'accordo delle
varie deposizioni, si trovava ridursi alle sole generalità, delle quali
tutti aveano inteso parlare, e perchè, le interrogazioni dirigendosi in
tal senso, spesso non restava che di rispondere sì o no.
Poichè vuolsi coraggio ad affrontar quella despota che dicesi l'opinion
pubblica, lodiamo coloro che assalirono intrepidamente l'ubbia popolare.
Vanno principali fra questi i gesuiti Adamo Tauner e Federico Spee, se
non che il trattar essi la quistione per via di testi e canoni ad uso
dei dotti, non apriva gli occhi plebei. Primo recò la querela davanti al
pubblico il roveretano Girolamo Tartarotti[395] negando le tregende, e
ribattendo specialmente Martin Delrio: eppure non solo accettò, ma
sostenne la verità della magia; col che concedendo l'immediata potenza
del demonio, non avea motivo a ricusargli la potestà di trasferire anche
le maliarde, e riducevasi a conchiudere che, nei casi speciali,
ripugnava al buon senso il credere a queste, e sovratutto al loro
numero. Gian Rinaldo Carli e Scipione Maffei[396] estesero quella
negativa ad ogni immediata arte diabolica, ma allora il Tartarotti
protestò che, tacciando d'illuse le streghe, non aveva inteso gittar
dubbio sulla potenza del demonio; tanto la ragione umana fatica a
sottrarsi alle opinioni nelle quali fu educata. Il padre Zaccaria,
annunziando l'opera del Tartarotti, disapprova il negar le magie. «In
una città m'accadde di udir un medico spiritoso, il quale negava che si
dessero indemoniati, tutto attribuendo alla fantasia di chi si crede
offeso... Ma perchè mai tanto impegno di relegare dentro l'inferno i
demonj?»[397]
Direbbesi che questo rincrescimento del gesuita si riproduca negli
apostoli odierni d'un bugiardo incivilimento. «Fra gli esseri altra
volta maledetti, che la tolleranza presente ha ritirato dall'anatema,
senza dubbio Satana è quello che più ha guadagnato in questo progresso
delle dottrine e dell'universale incivilimento; mentre il medioevo, che
poco intendeasi di tolleranza, lo fece a poter suo maligno, tormentato e
fin ridicolo». Così scrive Renan, il quale, dopo tolta a Cristo la
divina aureola, dice che, rispettando la celeste scintilla dovunque
appaja, non vorrebbe pronunziar sentenze d'esclusione per non
avviluppare della condanna qualche atomo di bellezza! Ma quella è una
falsità storica come tant'altre di esso autore, perocchè il feroce
medioevo spinse la sua bontà fin ai dannati; assegnò un giorno ove lo
stesso Giuda ha riposo; nell'angelo del male riconobbe le traccie della
più bella creatura di Dio, e lo fece rispettoso all'innocenza,
sottomesso alla santità; neppure negogli la speranza di redenzione.
E davvero di vilipendere l'età passata come avrà coraggio chi veda
altrettanto credula la nostra, che, su fatti accertati non meno di
quelli, fonda altre teoriche? Senza quello sforzo di cui pochi sono
capaci, di trasportarsi in altra età così poco somigliante, per ispiegar
quelle credenze basti osservare alcune particolarità della nostra, cui
nessun forse dei difetti, degli errori, dei delitti del medioevo mancò,
senz'altra diversità che dell'ora.
Gli uomini han bisogno di adorare e obbedire: se non adorano e
obbediscono Dio, sommo bene, volgono l'adorazione al diavolo, ispirator
del male. Quindi la cura di questo di sviare da Dio e dal suo Cristo,
perchè allora si verrà a lui. E a ciò tendono i tre capitali errori
dell'evo nostro, panteismo, materialismo, razionalismo. Se tutto è Dio,
non c'è più incarnazione; nè se tutto è materia; nè se escludasi ogni
mistero che trascenda i limiti della ragione. Così tornasi al fatalismo
e alla servitù de' tempi anteriori a Cristo; stronizzando il quale, si
eleva Satana.
Dapprima non si fece che negar Cristo: presto si venne al culto del suo
nemico, per quel bisogno che la venerazione interna ha di manifestarsi
col culto esterno; e rinacquero le evocazioni, i prestigi, gli oracoli
dell'età pagana, con quel che chiamano spiritismo.
Fu dopo le rivoluzioni del 1848 che si annunziarono gli strani fenomeni
di tavole giranti; cioè, che per mezzo di certi tocchi, acquistano
movimenti diversi. Dapprima si credettero puramente meccanici, poi vi si
ravvisò un'intelligenza, e quindi uno spirito che ne fosse cagione.
Questo spirito si suppose esser un riflesso dell'intelligenza degli
astanti o del _medium_, come s'intitolarono le persone che quasi a
volontà provocavano tali fenomeni: ma poi se ne ottennero di
indipendenti dal pensiero e dalle cognizioni degli astanti, e fin in
contraddizione colle idee, colla volontà, coi desiderj loro. Si dovette
dunque ravvisarvi un essere invisibile, e per convincersene bisognava
entrar in conversazione con quello. Ciò s'ottenne mediante certi colpi
che per convenzione significassero sì o no o lettere dell'alfabeto; col
che le tavole _giranti_ divenivano _parlanti_.
Le risposte indicarono trattarsi di spiriti appartenenti al mondo
invisibile.
Alla lentezza di quel procedimento si provide col munir una gamba del
tavolino d'una matita, che scrivesse; poi si scoprì che, se quello
spirito agiva s'un corpo, poteva anche muover immediatamente il braccio
d'un uomo, e s'ebbero i medium scriventi, che, sotto l'impulso di
spiriti, vergavano involontariamente parole.
Arrivati a ciò, non s'ebbe più limiti: comparvero medium evocatori,
medium risanatori. I primi ottengono comparse di spettri, fosforescenze,
suoni articolati, scritture spontanee, il subitaneo fermarsi di tutti i
pendoli d'una casa, l'insensibilità di tutto o di alcune membra. Gli
altri guariscono, non trasmettendo il proprio fluido come i
magnetizzatori, ma il fluido appurato degli spiriti.
Verso il 1855 tutta la colta America e l'Europa furono riempite di
questa comunicazione dell'uomo con enti immateriali, intelligenti, mal
definiti. I fatti men naturali furono attestati da testimonj oculari,
ripetuti dai fogli, riprodotti a volontà, discussi, classificati,
ragionati: d'ogni parte si accorse a vedere il signor Home; si
studiarono le teorie del signor Kardec; i fenomeni si produssero in
luoghi sì diversi, con tanti testimonj e con tali circostanze che più
non bastò negarli: neppur si potette crederli meri effetti meccanici o
fisici, e tanto meno prestigi di giocolieri; e il riso degli scettici, e
le frasi convenzionali dei dottrinarj non valendo a infirmare i fatti,
s'insinuò la persuasione che c'intervengano spiriti.
Dall'Inghilterra e dalla Francia lo spiritismo tragittò in Italia,
massime dopo la guerra del 59, se ne stabilirono cattedre, convegni per
esercitarlo e predicarlo: le evocazioni si fanno mediante preghiere
mentali, elevazioni a Dio: si ottengono guarigioni miracolose; gli
adepti credono ad ossessioni di cattivi spiriti, liberate dai buoni:
v'ha apostoli sotto la forma moderna di giornali, e libri cercati
coll'avidità di romanzi. Nelle opere recenti ove lo si sostiene e
propaga, son riconosciuti come predecessori dello spiritismo
nell'antichità gli oracoli, le pitonesse, i genj, e nel medioevo i
fatuchieri, i maghi. È dunque un ritorno alle beffate antiche credenze
di oracoli e pitonesse: e l'apostolo dello spiritismo non esita a
chiamarlo un ridestamento dell'antichità[398]. I credenti furono forse
in tanto numero quanto coloro che ne ridevano: e anche passato quel
primo furore, molti rimasero fedeli a questa credenza.
Saran dunque o anime e angeli buoni, o diavoli. Ma i primi non sono a
disposizione dell'uomo peccatore; tanto più che Dio proibì le
evocazioni[399], sicchè chi vi obbedisce gli è ribelle. Neppur
potrebbero essere le anime dannate, sulle quali l'uomo non può.
Conclusero anche illustri vescovi[400] siano gli spiriti che ne
circondano, e che cercano i modi d'ingannarci.
Noi non ne parliamo che incidentalmente per ispiegare o render ragione
delle eresie demoniache del secolo XVI, beffa testè o imprecazione degli
spiriti forti. Il negare il sopranaturale satanico porta a negare il
divino, e i santi padri attribuirono ai demonj molti fenomeni fuor di
natura; onde non a torto a questi ricorrono i teologi odierni per
ispiegare i fatti dello spiritismo. Del quale si dice che convertì
molti, recandoli a credere esista qualcos'altro che la materia: ma più
traviò insegnando non solo assurdità, ma errori veri; or la
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