La plebe, parte II - 11

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brava gente non andava trattata come i birboni, ed a chi lo dimenticava
conveniva ridurglielo ben bene a mente. Per tutti i diavoli
dell'inferno, s'aveva da mandar via scornati quei sciagurati di cappelli
a becchi, o sarebbe stato chiaro che tutta quella mano di artigiani
erano pani in molle, mogi come cani da pagliaio.
La maggioranza afferrò gli strumenti del lavoro che aveva a tiro di mano
e mandò l'urlo più rivoluzionario del mondo; a quel fiume che stava per
istraripare, venne ad opporre una sua momentanea diga la opposizione
d'una minoranza che aveva formato un crocchio in disparte e guardava con
riprovatrice ironia questo agitarsi dei più. A dire il vero, questa
minoranza era composta di tutti quelli men bravi, meno diligenti e meno
onesti operai, ai quali la giusta ma inesorabile fermezza del signor
Benda, per la loro negligenza e per le loro varie mancanze, aveva
inflitto punizione di multe e minacciato al primo nuovo fallo il rinvio.
Quegli di costoro che faceva i più manifesti segni di riprovazione, si
avanzò verso il gruppo che stava per prendere le mosse dietro Bastiano,
e disse:
— Siete matti? Volete pigliarvela colla forza pubblica e ficcarvi in chi
sa che guai, per cose che non vi riguardano?
A questa inaspettata uscita, che aveva pure la sua buona parte di
ragionevolezza, Bastiano divenne rosso come un galletto.
— Che non ci riguardano? Gridò egli, dando un tremendo colpo in terra
col suo bastone. Giurabacco! Non ci ha da riguardare la sorte del nostro
padrone?
— Padrone! Padrone! Di ripicco quell'altro. E' sarà il vostro padrone,
Bastiano, che lo servite come un can da guardia; ma per noi? Non siamo
suoi servitori, noi; ed e' ci è nulla di nulla.
Bastiano ebbe una matta voglia di troncar subito il dibattito con uno
spediente che pareva il più naturale alla sua rozza e poco paziente
natura: quello di pigliar pel collo l'oppositore. Fece un passo
minacciosamente verso di costui e gli disse agitandogli innanzi agli
occhi il randello:
— Ah! per voi, Tanasio, il sig. Benda gli è nulla di nulla? Disgraziato!
Gli è quello che vi dà il pane...
Tanasio si trasse indietro.
— Non mi minacciate, Bastiano, chè tanto e tanto non mi fate paura e non
m'impedirete di dir la verità. S'egli mi dà il pane — e uno scarso pane
— io me lo guadagno col mio lavoro.
Il direttore della fabbrica comprese che la discussione era mal
impegnata in quel modo da Bastiano e che le parole del contraddittore
erano tali da produrre effetto sugli operai. Credette bene intromettere
la sua parola.
— Hai ragione, Tanasio: ma senza il sig. Benda questo lavoro che ti fa
vivere non l'avresti.
— Eh! Se non ci fosse lui ce ne sarebbe un altro. Andate là che non
mancheranno mai quelli che vorranno ingrassarsi dei sudori dell'operaio.
Egli sì che senza il nostro lavoro non potrebbe esser nulla e far nulla.
Gli è il nostro lavoro che guadagna al signor Benda i milioni; questo
nostro lavoro che, noi, ci lascia sempre nella miseria..... Perchè
volete ch'io mi scaldi il fegato per lui? Tutti i signori la scialano
levando la pelle al povero; e questo come gli altri. Mentr'egli viene un
momento a dare un'occhiata alle officine, scrive quattro scarabocchi
sopra la carta; ordina e comanda come un pascià, noi sgobbiamo tutto il
giorno e ci frustiamo la vita con un travaglio che ammazza: ed egli va
in carrozza e gode d'ogni bene di Dio, e noi mangiamo pane e polenta,
viviamo colla miseria alla gola ed andiamo a crepare all'ospedale.
Domando io se questo è giusto, se ciò vale la pena ch'io alzi pure un
dito a trarre da un mal passo questo nostro succhiasangue, ch'io mi
cacci in imbrogli per levarnelo lui?... Al diavolo egli e tutti i ricchi
del mondo; tutti gente cattiva, che vive alle nostre spalle e che
dovremmo aggiustar per le feste se sapessimo quel che ci facciamo.
Il gruppo degli opponenti diede una fragorosa approvazione a queste
parole che fecero alquanto perplessi gli altri.
Bastiano proruppe colla sua solita violenza:
— Brutto coso di un..... siete sempre nella miseria voi che tutto quanto
guadagnate non perdete tempo a sciupare in bagordi e con male femmine...
— Eh! che non vorreste la povera gente si dèsse un poco di spasso? Si
divertono bene loro, i signori; e cocchi, e cavalli, e feste d'ogni
maniera, e banchetti in cui si mangia in una volta quello che ci costano
i nostri pasti di un anno. E se io vo' sollazzarmi alquanto non ho costà
la cassa di ferro, in cui sono a torrette i marenghini, da pescarci
dentro, ma bisogna che mi raccomandi a quel porco _nen-da-vend_ d'un
_Macobaro_[3], per fargli comprare per pochi soldi or questo or quello
dei miei stracci, o delle mie masserizie. E ripeto che i poveri son
matti a pigliar la scalmana pei ricchi; e che si accoppino pure tutti
quanti, non abbiamo che da rallegrarcene, chè gli è un tanto di nostro
guadagno.
[3] Di questo ferravecchi ebreo, del quale alcuni dei miei
lettori meno giovani ricorderanno forse la figura originale e la
tragica fine, il vero nome era _Jacob Aron_; ma il popolo
torinese, per somiglianza di suono, usava scherzevolmente
chiamarlo _Macobaro_, che nel dialetto piemontese significa
quell'insetto coleottero lungicorne che manda odor di rosa.
_Nen-da-vend_ (niente da vendere) è il grido usato dai
ferravecchi ebrei; e il popolo ne ha fatto il nome di que'
mestieranti.
La violenza di queste parole destò una viva manifestazione di corruccio
e di riprovazione nella maggioranza.
— Bravo! Esclamò il direttore. Se i ricchi non ci fossero, chi darebbe
lavoro e chi lo pagherebbe ai poveri?
— Se non ci fossero i ricchi, non ci sarebbero più nemmanco i poveri;
quel denaro e quelle proprietà che i ricchi hanno accaparrato tutto per
essi, che hanno usurpato sul povero, sarebbero ugualmente distribuiti a
tutti, che tutti in fin dei conti siamo uomini uguali, e ciascuno ne
avrebbe secondo suo bisogno. Quanto poi al lavoro dell'operaio, eh!
anche in ciò m'intendo ed ho sentito da persone che ne sanno più di noi,
e potete domandarne a Marcaccio, chè esso ve ne farà conoscere; ho
sentito che la è un'ingiustizia il guadagno che il padrone di fabbrica
fa sul nostro lavoro, e che tutti quei proventi gli è noi stessi che
dovremmo spartirceli fra noi....
— Quante bestialità! Esclamò il direttore. Il padrone avrebbe da
contentarsi di farci lavorare e non averne profitto....
— Ma gli è che non ci sarebbero più padroni...
— Sì il mondo alla rovescia.... Senza padroni, come ci sarebbero gli
opifizi, come le macchine, come il capitale?
— Giusto! Il capitale è il nostro nemico.... Me l'hanno provato chiaro
come il sole... Macchine, opifici e tutto quanto, sarebbe roba nostra.
— Ti ripeto Tanasio, che queste sono bestialità che non hanno il senso
comune.
— Già, le trovate bestialità, voi che partecipate dei profitti del
principale....
Il direttore lo interruppe con forza:
— E s'io sono arrivato a tal punto; gli è perchè coi miei risparmi ho
potuto raccogliere un piccolo capitale, che ho investito nella fabbrica;
e che inoltre il signor Benda ha giudicato che la mia pratica e il mio
zelo nel fare il mio dovere fossero anche loro una specie di capitale
che meritassero frutto. Il capitale è il nostro nemico, tu dici, ma non
sai nemmanco che cosa sia il capitale. Esso è il risparmio fatto sui
guadagni del proprio lavoro....
— Baje! E chi nasce ricco senza aver mai fatto nulla?...
— Costui eredita il risparmio dei guadagni del lavoro di suo padre o di
suo nonno...
— E ciò non è giusto. Che chi lavora metta in disparte e goda il fatto
sparagno, va benissimo, ma che ne goda quello che non ha avuto altra
fatica che di nascere...
— Ma se suo padre non ha lavorato e non ha risparmiato per null'altro
che per lasciargliene a lui? To'; io non era che un operaio come sei tu,
ma invece di sciupare tutte le mie paghe in istravizzi, secondo che
Bastiano ti ha giustamente accusato di fare, io vissi con tutta
parsimonia ed accumulai quel poco che ora possiedo. Se qualcheduno mi
venisse a dire che quella roba guadagnata col mio santo sudore, non
apparterrà di buon diritto a' miei figli, per Dio!... vorrei
mostrargli...
Bastiano, che fremeva d'impazienza, uscì fuori allora colla sua vociona
e col suo solito impeto:
— Maledetti da Dio! Quante inutili ciancie noi stiamo qui infilzando che
non valgono un fruscolo, mentre quei cani laggiù ci portano via il
padrone e mettono a soqquadro tutta la casa. Aspettate ad accorgervi
qual sia il vostro interesse quando avranno mandato in rovina il
principale, sarà chiusa la fabbrica e voi sarete sul lastrico a crepar
di fame. Io non ne capisco un acca delle vostre quisquiglie, ma so che
quel Marcaccio, che voi Tanasio citate come un'autorità, è un tristo
arnese capace di qualunque peggior cosa, e so che il signor Giacomo è il
re dei galantuomini.
E qui si mise a ricordare tutti i meriti della famiglia Benda, la
giustizia e la benevolenza del signor Giacomo verso gli operai, la
carità della signora Teresa, la graziosa bontà della ragazza e la
domestica affabilità di Francesco; il direttore e i capi-operai
rincarirono; le teorie sovversive di Tanasio avevano allarmato l'animo
retto dei più; l'idea di rimaner senza lavoro, se il signor Benda loro
mancasse, li spaventava; la gratitudine e l'interesse si congiungevano
ad accrescere l'affetto che portavano al principale; breve, Bastiano e i
capi-officina riuscirono a trascinar seco la massa degli operai non
ostante l'opposizione dei pochi, e concitati, apparvero
tumultuariamente, come vedemmo, nel salotto dell'abitazione del
principale.
Il signor Giacomo comprese tosto di quanto pericolo fosse per lui e per
Francesco quell'aiuto, e pensò allontanare senza ritardo gli operai
ammutinati, ordinando loro, pregandoli di rientrare nei laboratoi e star
tranquilli. Si fece innanzi verso di loro con questo intendimento, ed
avrebbe di certo ottenuto lo scopo, giacchè la sua parola era appo que'
popolani autorevolissima, e massime sul capo e sul più furibondo di
essi, il portinaio Bastiano; ma una imprudente bravata del brigadiere
dei carabinieri venne a guastar tutto ed impedire ogni buon effetto.
Quest'eccellente Corpo di truppe fu sempre il più zelante nel suo
dovere, il più valoroso e disciplinato che sia stato mai: ma durante
l'assolutismo, investito di poteri maggiori di quel che si doveva, quasi
discrezionali, dotato di attribuzioni politiche e favorito di una
privilegiata protezione in ogni suo fatto, in ogni urto eziandio che per
ragione della sua eccessività nella sorveglianza politica gli avvenisse
di avere, non che coi privati, ma colle autorità civili e giudiziarie
altresì, era naturalissimo che trascendesse in una certa sicurezza di
sè, la quale in alcuni suoi membri di carattere più violento, a
qualunque grado della gerarchia appartenessero, dal generale comandante
all'ultimo allievo, si scambiava in prepotenza. Il brigadiere che aveva
accompagnato Barnaba in casa Benda era di questo genere. La senapa gli
saliva presto al naso: ed abituato a vedere innanzi alla sua temuta
divisa umiliarsi tutta la gente, credeva suo dovere mantenere ad ogni
modo, in ogni occasione questo sovrano prestigio all'_arma_, colla
minaccia e coll'impiego eziandio della forza, anche quando nè la
prudenza, nè il bisogno non consigliavano l'uso di essa.
Egli per ciò stimò opportuno e facile domar quella riotta con un atto
risoluto che subito ne imponesse ai tumultuanti. Il padre di Francesco,
avanzatosi verso gli operai per sermocinarli come dissi, era passato fra
Selva e i carabinieri; al brigadiere parve questo movimento inteso a
sceverare da lui e dai suoi uomini l'arrestato, affine di impedire loro
di seco menarnelo. Quindi, senza dar tempo al signor Benda di aprir
bocca, aggiustatosi di nuovo al petto la tracolla della sciabola per un
moto che gli era solito, fu in un passo al petto dell'industriale e
colla voce più rozza e col tono più burbero che potè gridò:
— Alto là! Si crede forse qua di opporcisi nell'esercizio delle nostre
funzioni? Di impedirci di fare il nostro dovere? Corpo del diavolo! La
sbagliate di grosso. Voi altri (e accennava col dito teso in atto di
comando agli operai) sgomberate più che in fretta; e Lei (e prese al
petto il signor Benda) Lei se fa la menoma opposizione ai nostri
comandi, lo arresto com'è vero Iddio!
E con violento sgarbo, rigettato di mezzo il padrone della fabbrica, il
brigadiere andò a ghermire Giovanni, cui trascinò presso i carabinieri,
i quali lo afferrarono e tennero alle braccia.
— E questo non ci scappa più, nè per Iddio, nè pel diavolo! Gridò il
brigadiere con un tono di minaccia e di trionfo che era altresì una
sprezzosa sfida a quegli uomini accorsi in aiuto del loro principale.
Molte volte avviene che un atto di coraggiosa, anzi di temeraria
risoluzione ne imponga ad una folla; e qui, avrebbe forse la violenza
del brigadiere ottenuto quest'effetto, se non ci fossero state due
circostanze ad impedirlo: la prima che gli operai entrati in quella
stanza erano dei più affezionati al principale, e il veder questo
trattato a quel modo, troppo li sdegnava; la seconda che a loro capo
c'era Bastiano, il quale per carattere non era alieno dalla violenza
ancor esso quando la gli bolliva, ed aveva un coraggio da non lasciarsi
così facilmente intimidire.
Vi fu un momento d'esitazione dopo quell'atto del brigadiere. La cosa
stette in bilico un istante; ma Bastiano la fece traboccar tosto dalla
parte della resistenza.
— Oh che, abbiamo da veder maltrattato il nostro buon padrone innanzi ai
nostri occhi?
A quegli uomini parve quello allora un maltrattamento fatto a loro
medesimi nella persona del loro principale; quella stessa violenta presa
di Giovanni tornò loro come uno sfregio per essi; si strinsero
minacciosi intorno a Bastiano che li dominava colla sua grande statura e
mandarono voci e parole di assai minaccia.
— Sgombrar noi! Continuava Bastiano sempre più concitato. Sono questi
brutti uccellacci che devono partirsene e senza tanti discorsi,
lasciando in pace l'onesta gente. Fuori di qua subito! Fuori!
— Fuori! Urlarono gli operai che circondavano il portinaio.
— Fuori! Ripeterono i compagni, che dall'altra camera facevano ressa
alla porta per vedere e per intervenire in quella scena ancor essi.
E quella massa compatta fece un movimento per cacciarsi addosso agli
agenti della forza pubblica.
— In difesa! Gridò il brigadiere, traendo egli rattamente di tasca una
pistola. I suoi uomini e gli arcieri ne imitarono l'esempio; e dieci
canne di pistola si volsero verso il gruppo degli operai che indietrò
alquanto sovrappreso a quella vista.
— Figliuoli! Che fate? Per carità! Gridò il signor Giacomo volendosi
slanciare in mezzo, ma trattenuto dalla moglie e dalla figliuola, le
quali pallide come morte sclamavano con infinito spavento: —
Misericordia!... Per amor di Dio!...
Bastiano era muso da non ispaventarsi punto alla vista di quelle
pistole, e il suo esempio poteva sui suoi compagni; oltre ciò, tutti lo
sanno, e quasi tutti lo hanno provato, quando il sangue è venuto in un
certo eccitamento, la lotta e il pericolo medesimo di essa esercitano
sull'uomo una tal quale attrazione, un fascino che gli travolge il
cervello e molte volte fa un battagliero anche dell'uomo il più prudente
e il più pacifico del mondo; aggiungete che quegli altri operai che si
trovavano nella camera vicina, non posti menomamente in rispetto da
quelle canne di pistola che non vedevano, seguitavano a gridare ed a
spingere innanzi. Una collisione pareva imminente: le parole del signor
Giacomo, nè le grida supplicanti delle donne non erano udite nemmanco, e
quel salotto stava per diventar teatro d'una dolorosa tragedia, quando
di botto là in mezzo suonò una voce fatta per essere ubbidita, e si
drizzò in tutta la imponenza della sua virile bellezza, della sua forza
giovanile, del suo indomabile coraggio la figura di Gian-Luigi.
— Abbasso quelle armi! Indietro voi altri! Intimò egli agli agenti della
forza pubblica dall'una parte, agli operai dall'altra. Qui non è luogo
di conflitto, e guai il primo che colla violenza fosse causa di spargere
pure una goccia di sangue!
L'autorevolezza della voce, dell'aspetto, della mossa nobilissima era
tanta che e i carabinieri e i birri, come gli artigiani, ne rimasero
sovraccolti. Quelli che si trovavano a capo degli operai si
allontanarono lentamente respingendo indietro il fiotto de' loro
compagni che premevano alle loro spalle; gli agenti della forza pubblica
chinarono a terra la bocca delle loro pistole.
Gian-Luigi era veramente fatto per dominare le turbe, coll'impronta
d'una natura superiore che gli raggiava in sul volto, colla potenza
della sua volontà che gli brillava nello sguardo, che gli fremeva nella
sonorità della voce. Fece egli scorrere i suoi occhi neri come un
carbone, profondi come un abisso, lucenti come un raggio di sole, sopra
il crocchio confuso dei popolani, e soggiunse con un accento
inesprimibile di efficacia, in cui all'autorità, quasi al comando, era
unito, e si sentiva, avreste detto, come una carezza, un sentimento
seduttivo di affettuoso interesse:
— Rientrate nei vostri opificii. Il passo che avete fatto vi onora di
molto, ma è falso e non otterrebbe lo scopo che vi proponete; e inoltre
non ha ragione di essere. Avete creduto minacciata la persona del vostro
principale, e sprezzando ogni pericolo, sorpassando ogni considerazione
di prudenza, da quei bravi, valorosi e affezionati operai che siete, non
avete posto tempo in mezzo ad accorrere in sua difesa. Felice quel
principale che ha cotali operai nelle sue officine!
Il popolo, la folla, è come le donne. Le adulatrici lusinghe ne
guadagnan di colpo le grazie. Tutti quegli operai prestarono la più
simpatica e la più deferente attenzione a quel bel giovane, che aveva sì
autorevoli sembianze e che parlava così bene. Non ci fu che Bastiano, il
quale, tenendo stretto stretto con tuttedue le mani il grosso bastone su
cui si reggeva, tentennava il capo con aria poco persuasa.
Gian-Luigi continuava:
— Ma per fortuna i vostri timori non sono fondati; e nessuno minaccia il
meno del mondo la libertà nè la persona del nostro caro signor Benda.
Un'esclamazione di soddisfacimento corse i ranghi degli operai che si
trovavano nella sala.
— Che cosa c'è? Che cosa c'è? Si domandò dall'altra stanza, dove le
parole di Gian-Luigi non erano giunte chiaramente intelligibili.
— Il principale è lasciato libero: dissero quelli che erano presso la
porta; ed anche dagli operai raccolti nella camera vicina si mandò
quella voce di soddisfazione per quel fatto che essi interpretavano
quasi un loro trionfo.
Ma Bastiano non era uomo da contentare con tanta agevolezza.
— Che ci dia quest'assicurazione Lei, signore, che non conosco, va
benissimo: così disse il portinaio; ma andrebbe meglio se ce la dessero
quei signori là.
E col suo grosso bastone accennava al gruppo dei carabinieri e degli
_arcieri_.
— Avete ragione, brav'uomo: disse Quercia col più lusinghiero de' suoi
sorrisi. E quei signori ve la daranno tanto esplicita e compiuta quanto
la potete desiderare.
Si accostò al brigadiere, e dissegli a mezza voce:
— Avete voi l'ordine di arrestare il sig. Benda?
Il brigadiere si strinse nelle spalle, poi si volse con muta
interrogazione verso Barnaba, il quale scosse la testa in segno
negativo.
— Pare di no: disse il brigadiere.
— Or bene: riprese a dire il dottor Quercia; non dovreste avere
difficoltà nessuna a dichiarar ciò a questa brava gente.
— Uhm! Fece il carabiniere esitante.
— Date retta: soggiunse vivamente Gian-Luigi con voce, accento e mossa
che lo atteggiavano a dominatore della situazione; so che cosa debba
essere la fermezza d'un militare, ma so eziandio che fra le virtù del
vostro ufficio si deve pur contare la prudenza. Stimate voi prudente lo
sfidare tutta questa baraonda d'operai che il pericolo del loro padrone
mette in furore? Ne ammazzerete qualcheduno; ma badate al numero loro, e
guardate che faccie risolute e che braccia d'atleta! Sarà una grande
responsabilità quella che cadrà su chi sia stato cagione d'un conflitto.
Pensate alle conseguenze. Tutte le famiglie di questa povera gente
sarebbero ruinate; — e voi non uscireste vivi, neppur uno, da questa
stanza. Non vi par egli adunque più saggio e conveniente, non dico il
cedere, non dico il rinunziare al vostro dovere, ma di rinserrarne
l'esecuzione in certi limiti e dare così alcuna soddisfazione a questi
accalorati?
Quelle parole fecero un'evidente impressione sul brigadiere.
— Il giovane che abbiamo arrestato verrà con noi: disse egli quasi
interrogando più che affermando.
— Sì certo. Nessuno pensa a torvelo di mano. Voi non avete che da
rinunziare a molestare dell'altro questa famiglia....
— Diavolo! E la perquisizione?
— L'avete fatta nella camera che più importava; avete preso colui che
fuggiva, certo colle cose appunto che si aveva interesse di sottrarvi,
dunque...
— Gli è vero.
— Dunque, ripigliava Gian-Luigi, non avete che da dire a questa turba
che voi ve ne andate senza altro.
Il brigadiere tornò a consultare con uno sguardo l'agente della polizia:
e Barnaba, al quale ora per assai ragioni, a dir il vero, pareva
mill'anni di essere fuori da quel ginepraio, fece di bel nuovo un cenno
affermativo colla testa.
— Va benissimo: disse allora il carabiniere graduato, si farà come Lei
dice...
— E andate là: soggiunse vivamente Gian-Luigi facendo scorrere uno
sguardo verso l'agente poliziesco sempre imbacuccato; andate là che vi
traggo fuori da certe belle peste!
Il brigadiere mosse d'un passo verso gli operai che stavano attendendo
tuttavia in attitudine ancor minacciosa, e disse ad alta voce
aggiustandosi al petto, secondo il suo solito, la tracolla della
sciabola su cui brillava la piastra colle cifre dell'arma:
— No, non vogliamo arrestare il signor Benda. La nostra missione è
compiuta, e se voi co' vostri atti non c'imponete nuovi obblighi, noi
stiamo per ritirarci.
Quercia aggiunse del suo:
— Il che, tradotto in buon piemontese, vuol dire che rientrando voi
pacificamente nei vostri laboratoi, questi signori si ritireranno da
parte loro, lasciando liberi del vostro principale la casa, la famiglia
e lui stesso.
— E ci renderanno anche l'_avvocatino_? Domandò con impeto Bastiano.
— Questo ve lo prometto io. Appena fuori di qui, correrò da chi fa
bisogno, e non tarderete a riavere fra voi il mio buon amico Francesco.
Gli operai ruppero in uno scoppio d'applausi che si ripercosse nella
camera vicina.
Gian-Luigi, con sempre maggiore quel tono di padronanza e di sicurezza,
continuò:
— Ritornate adunque nell'ordine ed al lavoro. Il signor Benda vi è
gratissimo del potente contrassegno d'affezione che gli avete dato, e vi
è più grato ancora, se adesso, uniformandovi al suo desiderio,
rientrerete tranquilli negli opifici.
Il signor Giacomo si accostò agli operai colle mani tese, con le lagrime
agli occhi, veramente commosso.
— Sì, diss'egli, cari figliuoli, vi ringrazio..... vi ringrazio
tanto..... Ma ora tornate al lavoro, vi prego.
E strinse le mani con forza a tutti coloro che erano in prima fila
dell'assembramento.
— Viva il nostro principale! Gridarono gli operai. Viva il signor Benda
e la sua famiglia!
E si ritrassero lentamente, come il fiotto del mare quando la marea
s'abbassa.
Allora Barnaba per segni diè l'ordine di partirsi a' carabinieri e
birri, e s'avviò egli primo verso la porta.
— Signore: disse Gian-Luigi accostandosi a Selva che i carabinieri
conducevano via tenendolo in mezzo: non trascurerò di occuparmi eziandio
di Lei, e spero, anzi son certo di ottenere colla liberazione
dell'avvocato Benda, anche la sua.
— La ringrazio: disse Giovanni; ma quello che intanto vorrei, sarebbe
che non avessi da passare in mezzo di Torino, scortato così come sono, a
vista di tutta la gente.
— Ha ragione. Vorrei offrirle il mio legnetto se non che ne ho bisogno
per correr tosto ad informare di ciò che qui accadde il conte di
Staffarda, il marchesino di Baldissero e lo stesso conte Barranchi,
perchè s'affrettino a farvi porre riparo nel modo il più completo. Ma il
signor Benda potrà mettere a disposizione di questi signori una sua
carrozza.....
— Subito: disse con premura il signor Giacomo. Do gli ordini e in pochi
minuti....
Barnaba scosse la testa in segno negativo, e disse colla voce soffocata
dalle pieghe del mantello:
— No. Poscia ai carabinieri, facendo loro un cenno imperioso del capo:
Avanti!
Non ci valse parola. Giovanni fremente fu trascinato dai carabinieri e
dalle guardie, a capo dei quali camminava l'agente di polizia. Questi
l'aveva amarissima contro il giovane arrestato per la bruciata carta, e
si piacque di far contro di esso così bassa vendetta. Nè bastò. Appena
fuor della casa, Barnaba, lasciando cader giù dal viso la falda del
mantello e parlando colla sua voce naturale, poichè non aveva più da
sottrarsi allo sguardo di Quercia, disse con accento di comando ai
carabinieri:
— Ammanettatelo.
Giovanni si richiamò altamente, rosso di sdegno nel volto. Il brigadiere
stesso esitò. L'agente di polizia ripetè seccamente l'ordine.
— Costui ci ha mostrato, soggiunse, quanta pervicacia sia la sua! Si
merita questo ed altro: nè voglio che mi sfugga come avvenne d'altro
rivoluzionario a Roma... Obbedite!
A Selva che dovette cedere alla forza, vennero per furore ardenti
lagrime negli occhi; si morse le labbra fino al sangue, ma non aprì più
bocca. Per un momento camminò a capo basso, vergognoso; poi scossa
fieramente la testa, levò la fronte, e pallido, ma risoluto nel viso,
seguitò la strada con quella fermezza e quella sicurtà che ha il martire
d'un'idea perseguitata dalla forza. E così attraversò egli Torino in
mezzo alla oltraggiosa curiosità dei passeggieri, deriso dal volgo,
compassionato da alcuni, dignitoso sempre nella sua nobile calma.
Quant'odio raccogliessero nelle anime oneste contro il Governo i suoi
agenti con cotali atti è facile immaginare, e conveniva bene che in
questa gioventù piemontese fosse forte e profondo il patrio affetto,
perchè tutti i rancori, tutti i desiderii di vendetta suscitati per
simili infami tratti svanissero quel giorno in cui quel Governo medesimo
bandiva la politica nazionale e si sposava colla libertà.
Quercia intanto, partita la schiera poliziesca, erasi accostato
premurosamente ai genitori di Francesco.
— Si rassicurino: aveva loro detto con quell'accento che sapeva rendere
così simpatico ed insinuante. Io metterò in opera tutto il mio credito,
tutte le mie influenze per restituir loro quanto prima il figliuolo.
C'era tanta sicurezza nelle parole e nell'aspetto di quel giovane che
Giacomo e Teresa, e più ancora Maria, accolsero quella come una certa
promessa.
— Dio la benedica! Esclamò la povera madre prendendo a Quercia una mano.
— Le saremo eternamente grati: soggiunse il signor Giacomo stringendo al
giovane l'altra mano.
Maria, ella, venne innanzi al dottore e incrociando le sue manine in
atto quasi di supplica, quasi di ammirazione, esclamò con voce impressa
di tanto affetto:
— Oh sì! Le saremo eternamente grati.
E poscia arrossì fino sulla fronte sotto lo sguardo pieno di fuoco con
cui il giovane le rispose.
— Ci conto su: disse Quercia mezzo sul serio, mezzo scherzosamente.
Corro adunque senza perder tempo, e fra poco ne udranno le novelle.
Partì scambiando con quella affettuosa famiglia i più affettuosi saluti.
Maria corse alla finestra per vederlo un'ultima volta mentre egli saliva
in carrozza. Ed egli pure la vide; e i loro sguardi s'incontrarono come
due raggi di luce. Era egli partito, e Maria rimaneva ancora immobile a
quel posto, la candida fronte appoggiata ad una delle traverse
dell'intelaiatura delle invetrate. Vedeva nel suo pensiero la bella
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