La plebe, parte II - 05

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di affrontare l'impertinenza dei domestici levatisi allor allora, che si
stiravano nell'anticamera. Quando questi la udirono dire che voleva
parlare a madamigella Virginia, la credettero matta. Ella insistette, e
i lacchè la cacciarono via con brutte parole, e poco meno che a spintoni
come una pezzente fastidiosa, giurando per tutti i diavoli che nemmanco
a cagione d'una duchessa avrebbero fatto svegliare madamigella, la
quale, stata al ballo la notte scorsa, avrebbe dormito almeno almeno
fino alle dieci.
Paolina ottenne ciò soltanto, che, quando madamigella fosse alzata, le
si dicesse della sua venuta, le si dicesse ch'ella — la misera donna —
aveva bisogno di parlarle o sarebbe stata precipitata.
La infelice si trovò sotto il portone del palazzo, affranta, senza omai
più un filo di speranza.
— E come portar pane intanto ai miei figli? Si domandava essa
stringendosi colle mani tremanti il capo che le ardeva.
Si ricordò in quel punto della famiglia Benda.
— Ah! Esclamò con un lampo di gioia negli occhi. Quelli là li troverò
alzati..... E la signora Teresa non mi respingerà.
Questo pensiero ridonò alcune forze a quel corpo affralito, e Paolina
riprese la sua corsa verso la lontana officina del sig. Benda, dove
l'abbiamo vista arrivare.


CAPITOLO V.

Paolina aveva semplicemente narrato la sua Odissea del mattino: le
avevano risposto colle lagrime Teresa e Maria. Quest'ultima, senza
lasciar pure che la misera donna formulasse le sue domande, proruppe con
tutto l'ardore d'un cuor giovenile di donna commosso dalla pietà:
— Rassicuratevi, Paolina, non affliggetevi più oltre. Noi pagheremo la
pigione che dovete a quel brutto cattivo padron di casa.... Non è vero
mamma?... E i vostri figliuoletti avranno ciò che loro occorre.... Non è
vero mamma?
La signora Teresa non aveva il coraggio di contraddire alle parole della
figliuola.
Paolina a cui finalmente l'anima, per così dire, tornava in corpo,
benediceva con trasporto di riconoscenza le generose benefattrici, e
dalla loro bontà pigliava ardire a soggiungere quell'altra
supplicazione, che per la sorte della sua famiglia era ancora più
importante.
— Ciò non è tutto: diceva essa. Loro mi salvano la vita dei bambini, ma
potrebbero ancora salvarmene ed assicurarmene l'avvenire.... Ah! non mi
dicano una sfacciata se oso chiedere più di quanto la loro generosità mi
ha concesso. Una madre per cui si tratta della vita de' figli suoi —
Ella deve capirlo signora Teresa — ha qualunque coraggio.
— Che cos'è? Domandava Maria con tale un accento d'affetto e d'interesse
che era il migliore incoraggiamento a parlare.
E la poveretta riconfortata continuava:
— Capiranno anche loro che, dopo toltici da queste disperate condizioni
del momento, se non ci si presenta qualche modo di ricavarcela, non
andrà gran tempo che ci troveremo di nuovo al punto medesimo.
— Bisognerebbe che vostro marito si mettesse su strada migliore e
lavorasse da buon operaio: disse Teresa.
— Ecco appunto! Il mio Andrea par deciso..... oh lo è assolutamente...
questi ultimi nostri guai l'hanno scosso dal fondo... è deciso a cambiar
vita e tornare quell'onesto, bravo e laborioso operaio che gli era un
tempo. Ma per ciò vi occorre pure una cosa che non dipende da lui
solamente: quella di trovar lavoro.
Madre e figliuola, che compresero tosto la conclusione a cui voleva
venirne Paolina, ricordando le parole dette poc'anzi da Giacomo, si
guardarono sconcertate.
— Egli ne ha già cercato da tutte parti, continuava Paolina; ma la mala
ventura lo perseguita, e presso nessuno non ha potuto allogarsi... Io,
sempre fiduciosa nell'inesauribile carità del loro cuore, ho accolto la
speranza che grazie alla loro intromissione, il signor Benda avrebbe
acconsentito ancora una volta a ricevere nei suoi laboratoi il mio
uomo...
Vide l'impaccio che appariva nel volto di Teresa e di Maria, e
s'affrettò a soggiungere con infinito calore di preghiera:
— Per carità non mi dicano di no... Mio marito è cambiato, glie lo
assicuro, signora Teresa, vedrà... Facciano ancora questa prova ed
avranno il merito innanzi a Dio d'averci salvati quanti siamo della
povera nostra famiglia.
Ed aggiunse tante supplicazioni, e dipinse così al vivo ciò che sarebbe
avvenuto di loro se questa sua speranza rimanesse frustrata, che
qualunque, il quale non avesse il cuore di Nariccia, ne sarebbe stato
commosso.
La signora Teresa, al primo enunciarsi della domanda di Paolina, era
risoluta a non acconsentire di torsi l'incarico di parlar di ciò a suo
marito; ma quando la misera donna ebbe dimostro con sì efficaci colori,
come senza codesta grazia ogni altro soccorso per loro sarebbe nulla, la
risoluzione della buona moglie di Giacomo era già molto scossa; finì poi
per crollare del tutto, quando, secondo il solito, Maria colla sua
graziosa petulanza si affrettò di esprimere ella prima, senz'altro, le
impressioni e le volontà non solamente sue, ma anco della mamma.
— È vero, è giusto: esclamò essa. Dove non si dia lavoro all'uomo c'è
nulla di fatto..... Ah! un uomo che cerca lavoro per mantenere la sua
famiglia, qualunque sia stato il suo passato, dovrebbe sempre
trovarne.... Non è vero mamma? Oh andate là, Paolina, che noi vi
comprendiamo. Avete avuto la migliore ispirazione del mondo a venirvi
raccomandare alla mia buona mamma. Essa parlerà in vostro favore al
babbo, e quando essa parla, papà non può a meno che darle ragione.....
Dunque io ritengo la cosa per bella e fatta.
— Ah! Dio l'ascolti e la benedica! Esclamò la povera donna stringendo le
mani ed illuminando il volto d'un raggio di gioia come da lungo tempo
non era più comparso sui patiti lineamenti della sua mesta fisionomia.
— Un momento, un momento: disse allora la madre di Maria, metà
sorridendo, metà con aria di rampogna. Non corriamo per la posta. Tu
pazzerella, soggiunse volgendosi alla figliuola, sei solita a vedere per
cosa fatta quello che desideri, e colla tua testolina, vai, vai, che
nessuno più ti può frenare.....
Maria mostrò a sua madre la faccia di Paolina che, a tali parole, spento
quel lampo di gioia, erasi di nuovo rannuvolata tristissimamente.
— Ah mamma: esclamò la giovanetta: vedi come s'è subito di nuovo
abbattuta questa povera donna!
E la signora Teresa, vivacemente:
— Non dico già che non siavi di ciò nessuna speranza. Io ben volentieri
mi prenderò l'incarico di parlare a mio marito.
— Dunque la cosa è fatta: interruppe la fanciulla, battendo insieme le
mani. Figurati se il papà vorrà dir di no ad una cosa che gli domandi
tu!... E ad una cosa simile!!
— Mio marito: soggiunse con tono severo la madre: è il padrone, e nelle
decisioni che ha da prendere, egli, meglio dei nostri cervelli, sa
vedere quello che si debba.
— Sì, sì, hai ragione, mamma. E gli è appunto per ciò ch'io sono sicura
che il babbo s'affretterà a dire un bel sì grosso, appena tu gli abbia
parlato.
Teresa, sollecitata più che dalle parole, dagli sguardi della figliuola
e della misera donna supplicante, si recò senz'altro indugio nello
studiòlo di suo marito.
Il signor Giacomo, all'udire entrare qualcheduno, alzò la testa, e visto
sul volto della moglie un certo impaccio, una certa timidità con qualche
sollecitudine, avvisò tosto che la veniva per domandargliene alcun che;
onde, affine di incoraggiarla, prendendo un'aria ridente, disse:
— Sei tu Teresa? Oh oh scommetto che tu hai bisogno di me per qualche
cosa.
— Bisogno, no: rispose la brava donna esitando. Sono venuta a pregarti
d'un favore... d'un grosso favore... ma per altri.
Giacomo respinse da sè il libro di conti che aveva dinanzi, e volgendosi
di meglio col suo seggiolone verso la moglie, le disse con accento fra
premuroso e fra scherzevole:
— Parla, parla pure; ma che sì che indovino. Si tratta di qualche
capriccietto di sor Francesco, il quale, non osando manifestarmelo egli
stesso, ha incaricato te di venirmene a domandare.....
Teresa scosse la testa in segno negativo.
— Oppure di quella pazzerella di Maria, eh?
— Nemmeno. Trattasi di quella povera donna che è venuta adesso.
Il signor Benda s'aspettava così poco questa risposta che la sua
fisionomia ne mostrò un alto stupore.
— Ah ah! Paolina vuol dire?
— Appunto.
— Ebbene? che cosa vuoi tu per essa? Ancora del denaro da darle?
Teresa espose la supplicazione della moglie di Andrea e la confortò con
tutte quelle ragioni che seppe. Giacomo aveva preso sulla scrivania un
tagliacarte e se ne batteva le nocca delle dita, lasciando parlare la
donna senza interromperla e senza dar segno alcuno dei suoi sentimenti.
Quando Teresa ebbe finito, egli stette ancora alcun poco in silenzio,
come se meditasse tuttavia sul partito da adottarsi, poi disse con tono
di rincrescimento, ma insieme di irremovibile fermezza:
— Duolmi assai non contentarti, poichè tu mostri desiderar codesto, mia
buona Teresa; ma invero non lo posso e non lo debbo. Nelle officine non
vi è assolutamente il posto per nessun nuovo operaio, e si presentasse
anche il migliore di essi, in questo momento io non potrei accoglierlo
se non mandandone via un altro per fargli luogo. Tu non mi vorresti già
consigliare nel caso presente che io licenzii un buono e bravo
lavoratore che mi serve bene per sostituirlo col tuo protetto, cui siamo
già stati obbligati a scacciare tre volte per indisciplina, per mancanza
ai suoi doveri, per pessima condotta? Tu mi dirai invece che,
trattandosi di fare un atto di carità, si può bene prendere un operaio
più del bisognevole; ma io, come uomo di affari, non sono di questo
avviso. La carità è una cosa e l'esercizio di un'industria è un'altra.
Chi volesse tener questo con tutte le nobili ispirazioni ed esigenze di
quella, andrebbe presto in malora ed avrebb'egli bisogno della carità
altrui. Un'impresa industriale deve limitarsi a dar pane, soltanto a
quelli a cui ha da dar lavoro, e che quindi le sono utili efficacemente.
Quest'obbligo di buona amministrazione non è soltanto il mio particolare
interesse che me lo dà, ma quello altresì di coloro che mi si sono
associati all'impresa, che hanno fiducia in me, nella mia attività,
onestà e intelligenza per investire nella nostra impresa i loro capitali
o il loro lavoro, ed ai quali io recherei una sottrazione di utili per
far loro esercitare inconsciamente un atto di carità. È una cosa tanto
da poco, mi dirai: ma io sono assoluto ne' miei principii e non ammetto
eccezioni. Se si fa codesto favore per costui, perchè non dovrebbe farsi
per tutti gli altri che si trovano nella medesima condizione, finchè ci
sia un margine di guadagno da poter impiegare in paghe di operai non
necessarii? E ne andiamo fino a quelle assurde teorie che proclamano
alcuni matti in Francia, le quali sarebbero la rovina di tutti i
capitali, val quanto dire la distruzione della proprietà e di ogni
ricchezza privata e pubblica. Ma ti dirò di più, che nel caso concreto,
ancorchè ci fosse veramente un posto nei laboratorii, non vorrei darlo a
quell'Andrea, il quale non recherebbe fra i miei operai che cattivi
consigli, tristi esempi e funeste tendenze..... Si è corretto, tu vuoi
dirmi. Sarà; voglio crederlo, ma siccome l'ho già sperimentato due
volte, preferisco che altri faccia la terza prova... To', dà a quella
povera donna questo napoleone d'oro; ma dille che per suo marito non c'è
posto nessuno.
All'espressione del volto della signora Teresa, quando tornò nella sua
stanza dove l'aspettavano Maria e Paolina, quest'ultima tosto s'accorse
che ogni speranza era perduta; ma quando la moglie di Giacomo ebbe
manifestata la definitiva sentenza di suo marito, il dolore di Paolina
fu tanto, che mandando appena un sospiro, svenne.
Maria e sua madre le furono intorno con ogni argomento atto a farla
risensare, e quando la poveretta fu tornata in sè, con ogni fatta buone
parole l'assicurarono che esse non l'avrebbero abbandonata, che fino a
quando suo marito avrebbe trovato lavoro avrebbero provveduto alla
misera famiglia.
Ma intanto l'infelice donna era così debole che a tornare a casa sua
tanto lontano, le forze non le bastavano a nissun modo. Maria,
coll'assenso della madre, fece attaccare i cavalli alla carrozza per
condurvela e volle scortare ella stessa la povera donna recando seco un
buon paniere con provvigioni di bocca e d'abiti e di biancherie, cui
Bastiano il portinaio, che conosciamo, accompagnando la padroncina,
avrebbe portato fin su nella soffitta di quella povera gente.
I bambini piangevano domandando del pane, Andrea non sapeva più quali
parole trovare di promessa di minaccia per acchetarli. Le provvigioni
recate da Bastiano nel grosso paniere, giunsero opportune come la manna
agli Ebrei nel deserto. Andrea, udendo la sentenza del signor Benda che
lo escludeva dalle sue officine, pronunziò una brutta bestemmia, e
curvando il capo con atto di disperazione, disse cupamente:
— Ah! quando ad un uomo si chiude tutte le vie dell'onesto guadagno,
bisogna bene allora, che egli....
Ma Paolina lo interruppe:
— Ne troverai di lavoro, cercandone indefessamente, e intanto la buona
signora Maria ha promesso che non ci avrebbe abbandonati.
— No: disse la giovane, a cui la vista di quella miseria stringeva
dolorosamente il cuore. Mia madre ed io non vi abbandoneremo.
— La ringrazio: disse il marito di Paolina con accento in cui più della
riconoscenza avreste potuto notarvi il dubbio; la ringrazio Lei e la
signora sua madre; ma dica pure a suo padre che ha fatto male a non
concedermi questa grazia, ha fatto molto male.
Paolina prontamente s'intromise.
— Il signor Benda non ha potuto credere così di subito che tu fossi
tornato l'Andrea d'una volta. Quando tu gli avrai provato che così è
veramente, egli non ti respingerà più, egli che un tempo ti voleva bene.
— Oh sì, sì: soggiunse Maria: sperate. Intanto Paolina, voi che siete
alquanto indisposta, mettetevi a letto ed abbiatevi cura. Vedete come le
vostre mani vi tremano ancora!..... Non avete che questo giaciglio per
letto?.... Dio buono! Non c'è nemmanco da coprirvi! Manderò qui da
Bastiano alcune coperte e lenzuoli; ma intanto coricatevi subito....
Scommetto che ci avete la febbre. Non ci è alcun medico che venga a
visitarvi?
— No signora: rispose Andrea. Non abbiamo denari da pagarne veruno; e
quello della parrocchia, è venuto due o tre volte, e poi ha detto che
non c'era nulla da fare e non tornò più.
— Ve ne farò venire uno io: riprese la pietosa giovane; manderò a
cercare di quello della nostra famiglia.
Si volse a Bastiano:
— Avete inteso, Bastiano! Adesso ch'io discenda, riconducendomi a casa,
farete passare la carrozza innanzi l'abitazione del dottore e salirete
su a pregarlo a mio nome di venir qui.
— Sì, signora Maria.
Paolina avrebbe voluto ringraziare ancora per questo nuovo tratto di
carità; ma non aveva più la forza di farlo, non aveva più la forza
nemmeno di reggersi, onde abbandonatasi del tutto su quello strammazzo
presso cui si trovava, giacque lunga e distesa e chiuse gli occhi che
pareva di nuovo svenuta. Il marito ne racconciò il corpo sul giaciglio:
Maria ordinò a Bastiano che mescesse in un bicchiere un dito di quel
vino che avevano recato e lo fece bere a piccoli sorsi alla giacente che
ne parve riconfortata; poi, siccome toccandone le guancie e le mani la
generosa fanciulla sentì sempre più ghiaccie le carni di quella povera
donna, per un moto quasi irriflessivo, ella si tolse il suo scialle di
lana caldo e soffice e lo pose accuratamente sopra le membra della
povera Paolina.
Questa non ringraziò che con uno sguardo, poichè colla voce non lo
poteva, ma quello sguardo era pieno di riconoscenza. In quella all'uscio
della miserabile soffitta ecco suonare una voce di donna armoniosa e
soavissima:
— Si può entrare?
— Avanti: disse la voce rauca ed aspra di Andrea.
L'uscio si aprì e comparve nel vano della porta, spiccando in chiaro
sopra lo scuro del corridoio la splendida bellezza della nobile signora
damigella Virginia di Castelletto.
Era vestita di scuro a le sue carni bianchissime e le sue chiome color
d'oro parevano mandare attorno l'aureola d'una mitissima luce. Dietro di
lei veniva una vecchia governante, e nell'ombra del corridoio vedevasi
il cappello gallonato d'un domestico in piccola livrea. Stette ella un
istante sulla soglia, guardando intorno co' suoi occhi splendidi,
smaglianti, in cui avreste detto in quel momento esservi tutto il
riflesso del più bel sereno di cielo in un purissimo lago, mentre un
sorriso pietoso e pieno di dignità appariva sulle labbra con fiera
eleganza disegnate; poi s'inoltrò con passo leggiero e spedito, che
pareva sorvolare sullo spazzo con mossa di persona di naturalissima
leggiadria, e si accostò alla donna giacente. Maria si tirò indietro
d'alcuni passi per lasciarle luogo, e Virginia, entrandole innanzi le
fece col capo un saluto cortesissimo, però senza mostrare che ella
l'avesse altrimenti riconosciuta. Andrea stava colà dritto, quasi
attonito, senza sapere che fare nè che dirsi; e i bambini medesimi
tenevano aperto tanto di bocca e tanto d'occhi a guardare meravigliati
quella giovanile ed elegante bellezza che attraversava come una
splendida visione la squallida atmosfera della loro miseria.
Quando fu presso alla inferma, la nobile visitatrice, fece suonare
quella sua voce piena di soavissimo incanto.
— Povera Paolina! Voi state poco bene?
La moglie d'Andrea, confusa e commossa balbettò:
— Oh signora marchesina... Lei qui... in questo miserabile buco... Lei
venire fino quassù... Che degnazione!
E volle fare uno sforzo per levarsi su colla persona a seder sul
giaciglio.
Ma Virginia le pose amorevolmente la sua piccola mano inguantata sopra
una spalla e la impedì di muoversi.
— State lì, buona donna: disse: non vi muovete. Appena ebbi inteso che
voi eravate venuta a cercare di me e con tanta fervorosa sollecitudine,
amaramente mi dolse che non vi avessero introdotta, ed avvisando che
forse premuroso sarebbe stato il motivo della vostra venuta, pensai
miglior consiglio non aspettare che tornaste, ma venire io stessa a
vedervi..... Ed eccomi.
Queste cose erano dette con sì dignitosa semplicità e con tanto
avvenente soavità di voce che chiunque le udisse doveva dar loro un
pregio e provarne un effetto che è impossibile esprimere.
Virginia aveva diffatti un cuore generoso e nobilissimo, di tal natura
da essere non solo facilmente accessibile ad ogni istinto di pietà, ad
ogni sentimento di carità, ma ancora da sapere ogni atto misericordioso
accompagnare con quelle forme e quei modi che maggior prezzo e nuovo
merito accrescono all'atto medesimo.
Di siffatta natura era stata l'ispirazione che subitamente erale nata
quella mattina udendo come la Paolina, con aspetto di tanto dolore e di
tanta passione, fosse venuta cercando di lei; l'ispirazione voglio dire
di recarsi ella stessa nella soffitta della povera donna, di cui ben
conosceva l'indirizzo, affine di vedere cogli occhi proprii e più
sollecitamente quali fossero i bisogni della disgraziata famiglia. Ben
sapeva ella che un soccorso portato in persona, una buona parola detta a
viva voce dal ricco e dal potente producono assai più bene al povero; e
in quel punto ella sentivasi maggiore del solito nella bell'anima
l'impulso di fare, a chi soffrisse, il maggior bene ch'ella potesse.
Il perchè di questa sua maggior tendenza alla benefica pietà, ella non
avrebbe saputo pur dirlo dove altri ne l'avesse interrogata; ma in vero
proveniva da ciò che il suo cuore fosse allora oppresso da non lieve
angustia, a scemar la quale, come alle anime veramente gentili avviene,
sentiva non esservi mezzo migliore che recar soccorso alle angustie
altrui.
Cagione della sua angustia era il duello ch'ella non dubitava punto
sarebbe intravvenuto fra suo cugino il giovane marchese di Baldissero e
l'avvocato Benda, del qual duello ella, benchè involontaria affatto, era
pur tuttavia la causa, o, per meglio dire, il pretesto.
Il pensiero che per lei due uomini stanno ponendo a cimento la vita è
pur sempre doloroso ad ogni mite animo di donna; ma è tale tanto più
allora quando di questi due uomini uno è legato a lei per vincoli di
sangue, e verso l'altro inchina il suo cuore per profonda simpatia. Con
Virginia il marchesino di Baldissero erasi allevato come fratello; il
padre e la madre di lui — il padre soprattutto — avevano tenuto e
tenevano luogo di genitori ad essa orfana e sola. Se una disgrazia fosse
accaduta a quel giovane — il primogenito di quella famiglia supremamente
aristocratica — qual dolore non sarebbe egli stato quello della
marchesa, e a mille doppi più, benchè di più contenuto certamente,
quello del vecchio marchese! E d'altra parte, se non al marchesino, ma
al suo avversario fosse stata nemica la sorte? A tal pensiero, Virginia
sentiva una stretta nell'animo tanto forte che non sapeva darsene una
spiegazione. Era assai più dell'interesse cui suscita in un'anima
cristiana il pericolo d'un indifferente; era lo sgomento che ci coglie,
quando vediamo minacciata un'esistenza la quale per mille tenacissimi
legami s'attiene alla nostra. Codesta fu come una rivelazione a Virginia
medesima. Quel giovane non erale nulla di nulla, eppure perchè,
palpitava cotanto il suo cuore al sol pensiero d'una disgrazia che
potesse sovraccoglierlo? Secondo le strette regole delle usanze mondane
potevasi dire ch'ella appena se lo conoscesse; egli non apparteneva alla
casta di lei; nella sfera sociale in cui essa era nata e viveva, appena
se quel giovane potesse comparire alla sfuggita, per tolleranza, per suo
diritto mai; e tuttavia ella sentiva che della sorte di lui era troppo
più sollecito il suo cuore che non di quella d'ogni altro. Ricordava ad
un punto come lo avesse conosciuto, ed ogni occasione in cui l'avesse
visto.
La prima volta che la esistenza di quel giovane si fosse a lei
manifestata, era per mezzo d'una graziosa romanza piena di soavità e di
affetto, ch'ella si piacque a suonare più d'ogni altro pezzo di musica
sul suo gravicembalo ed a cantare colla sua voce d'argento. Era
intitolata _Crepuscolo_, e con vera e piacevole commozione in quella
stagione autunnale in cui si trovava, Virginia si accresceva
coll'esecuzione di quella ispirata romanza la soave mestizia delle ore
vespertine. Quella musica le diceva di tante cose, le accarezzava sì
dolcemente l'anima vibrante! Dopo averla fatta risuonare pel mite
ambiente delle prime ombrie, ella appoggiava il suo gomito sui tasti
d'avorio, reclinava sulla mano la sua bella fronte, e pensava, o, per
dir meglio fantasiava di così vaghe ed ineffabili immagini, e il
venticello della sera che per la finestra aperta veniva ad agitarle i
ricci graziosamente scomposti della sua capigliatura color d'oro,
parevale che ancora sommessamente le ripetesse la graziosa melodia.
Volle che il mercante di musica le provvedesse tutte le composizioni che
vi fossero del medesimo autore, e in tutte trovò qualche cosa che le
parlava all'anima. Alla persona di codesto autore che tanto sapeva
scuotere le intime fibre dell'esser suo, ella non aveva pensato neppur
mai. Che fosse vicino o lontano, di queste o di quelle sembianze,
dell'una o dell'altra età; non erale venuto in mente nemmanco che ciò la
potesse interessare. Non nascondeva a nessuno la sua preferenza per
quelle musicali composizioni, e dopo i grandi maestri, di cui ella era
tanto buona esecutrice da intendere e sapere interpretare i concetti, a
sè medesima la non regalava altre suonate più che quelle dello
sconosciuto Francesco Benda.
Questo nome non erale nuovo pur tuttavia, perchè nel _Sacro cuore_,
ov'ella era stata allevata, una ragazza di famiglia borghese di tal nome
aveva passato alcun tempo: ma fra le due fanciulle, separate dal rango
sociale, non eravi stata molta accontagione, e in quei pochi mesi
durante cui Maria era rimasta nel collegio, appena se si erano
conosciute di vista se avevano scambiata qualche rara parola. Virginia
si ricordava tanto poco di questa sua compagna, di cui da oltre a due
anni non aveva inteso più nulla, che mai non le venne pure in capo il
pensiero che quel suo prediletto autore di composizioni musicali avesse
alcuna attinenza colla giovinetta, la quale per alcun tempo ella aveva
visto correre e saltare pei viali del giardino del convento.
Un giorno, quando rientrata in città dalla campagna, di tardo autunno,
Virginia trovavasi al corso delle carrozze che allora soleva farsi
dall'una alle tre pomeridiane sul viale dei platani, detto _viale del
re_. La bella giornata, lo splendido sole che attiepidiva la temperatura
avevano chiamato alla passeggiata tutto quanto contava allora Torino di
più elegante: carrozze di lusso con dame in assettature di sfarzo,
damerini colle spalline o col soprabito alla moda, a cavallo, formavano
un fiume smagliante di colori che scorreva lentamente nello stradone di
mezzo, mentre nei viali laterali, sotto i rami già assecchiti dei
platani, brulicava la folla della gente a piedi che ammirava curiosa
quegli sfoggi contesi alla mediocrità ed anco all'assenza delle sue
fortune.
Virginia era nella carrozza scoperta e in compagnia di una sua amica di
convento, la quale, maggiore di lei di alcuni anni, già erasi maritata.
Una frotta di giovani eleganti a cavallo passò rasente il legno: alcuno
di essi salutò e tutti salutarono.
— Hai tu visto, disse l'amica a Virginia, l'autore della bella romanza
il _Crepuscolo_?
— No: rispose la giovane; non lo conosco punto. E soggiunse con qualche
interesse: È egli passato?
— Sì, fra quei cavalieri.
Virginia staccò le spalle dai cuscini con un moto non privo di vivacità.
— Qual è di essi?
— Quell'alto, dai baffetti biondi, che cavalca quel bel morello così
pien di fuoco.
Virginia si volse indietro non senza premurosa curiosità. La carrozza
andava lentamente e i cavalieri camminavan di passo; a pochi metri
distante ella vide il giovane additatole, rattenute le briglie del
cavallo, volto verso la carrozza in cui ella era, lanciando su di lei
uno sguardo che era più e meglio che di ammirazione. Gli occhi de'
giovani s'incontrarono: quelli di lui furono corsi da un baleno, le
pupille di lei si chinarono ratte, ed essa volse tostamente il capo,
mentre un lieve rossore le saliva alle guancie.
Non era stato che un attimo: ma pur tuttavia la fanciulla aveva potuto
scorgere la bellezza dei lineamenti di quel viso franco e giovanile, la
bellezza dell'espressione di quello sguardo sincero, di quella
fisionomia aperta; aveva scorto la grazia della persona, la destrezza
del corpo nel cavalcare, tutto un acconcio complesso in cui si
contemperavano leggiadria e forza di forme; e questa è tal veduta che
non può dispiacere ad occhio nessuno di donna.
Ma v'era anche di più. Quell'avvenenza maschile non era la prima volta
che le si presentava dinanzi: l'adorazione di quello sguardo profondo
già più fiate ella se l'era trovata dinanzi, e senza volerlo n'era stata
alquanto preoccupata la sua mente. Superbia o indifferenza, o riserbo
che fosse, ella non s'era mai curata sino allora di sapere chi fosse
quel discreto che fin dall'inverno precedente in ogni pubblico ritrovo,
da lontano volgeva alla bellezza di lei un muto, modesto, ma pure
appassionato omaggio di sguardi. Ora, ad un tratto, ecco ch'e' le veniva
innanzi con un nome avvantaggiato d'una certa simpatica notorietà, col
merito d'un talento, a cui ella doveva tante dolci emozioni.
— Un bel giovane, non è vero? Disse a Virginia la sua amica.
Virginia mostrò non avere udito e parve tutta intenta a contemplare
l'abbigliamento d'una signora che passava.
Non se ne parlò dell'altro ed avreste detto che la nobile fanciulla non
pensava più menomamente a codesto. Ma così non era. Quando la carrozza
si incontrò nuovamente nella cavalcata dei giovani fra cui si trovava e
davvero spiccava primo per leggiadria Francesco, Virginia vide da
lontano la faccia simpatica e lo sguardo adorativo di lui, ma volse
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