La plebe, parte II - 08

Total number of words is 4477
Total number of unique words is 1647
39.3 of words are in the 2000 most common words
53.4 of words are in the 5000 most common words
60.4 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
pronunziò alcune parole cui non potei intendere ed alle quali il dottore
mostrò di non badar punto.
— Sì, disse il signor Tofi: in codesto c'è un principio di indizio, ma
così vago che non vi ci possiamo appoggiare per nulla imprendere.
— Ah! se Ella volesse far arrestare quel signor dottore!....
— Sarebbe forse un buon consiglio. Ma egli ha delle potenti
raccomandazioni. Che cosa non direbbe il conte di Staffarda? e il conte
San-Luca e il marchesino di Baldissero, che lo trattano da amico? Se noi
non potessimo stabilir nulla di positivo a suo carico, avremmo torto e
ci guadagneremmo il danno e la beffa. Piuttosto converrebbe sorvegliare
quel tale che incontraste nella bettola, e che mostrò poi di essere in
relazione col dottore. Voi avete detto che ora esso non vi è più
sconosciuto.
— No signore, rispose Barnaba. Lo stesso pensiero che Ella ora
manifesta, venne a me di presente, e determinai tosto cercar di scoprire
alcuna cosa de' fatti di quel tale; ed ecco il risultamento delle mie
indagini. Esso chiamasi Maurilio Nulla, abita in via ***, al num. 7,
piano 4º, in casa d'un cotal pittore Antonio Vanardi, e fa lo scrivano
pubblico.
— Oh oh! Vanardi: esclamò il Commissario: non mi è un nome nuovo.
L'abbiamo scritto di sicuro in qualcuna delle pagine dei nostri libri.
Aspettate un po'....
Si alzò e recossi al forzierino sul quale aveva deposto il suo cappello.
Giunto colà sbottonò il suo soprabito, aprì il panciotto, e trasse fuori
una chiavettina che ci portava sottopanni appesa al collo per un
cordoncino; aprì con essa il forziere e ne tolse un grosso libro legato
di pelle nera. Tornò con questo libro alla scrivania e lo spalancò al
punto in cui sul margine era scritta in maiuscolo la lettera V. Fece
correre l'occhio e l'indice della mano destra su varii nomi che erano
scritti colà in colonna con una filza di note accanto.
— Vanardi, eccolo qua: diss'egli arrestando il dito a metà d'una pagina.
Lo sapevo bene che ci era. Abbiamo un bel numero di nomi scritti qua
dentro e in quegli altri libri che son là, ma pure io li so quasi tutti
a memoria. Dunque vediamo un po' quali note abbiamo sul conto di questo
soggetto.
E lesse le parole seguenti vergate con una magnifica scrittura
all'inglese:
«VANARDI _Antonio_, pittore. Spirito inquieto e turbolento. Nipote d'un
onesto droghiere non volle ubbidire alle volontà dello zio e ne
abbandonò la casa. Di carattere sarebbe piuttosto timido, ma ha amici
intraprendenti che lo spingono sulla cattiva strada. Parla poco
rispettosamente della R. autorità, dei nobili e dei ministri del culto:
sogna e desidera novità; si vanta d'essere italiano. Stette per qualche
anno nell'Università come studente di leggi, e mancava sempre alla
_congregazione_ e dovette essere punito per aver presentato delle fedi
di confessione false. Legge libri proibiti e non frequenta la chiesa. È
molto legato coi caporioni della gioventù liberale, Giovanni Selva e
Francesco Benda. Prese parte alla sottoscrizione per regalare una spada
al nominato Giuseppe Garibaldi.»
— Ah sì: disse il Commissario cessando di leggere. I liberali
inventarono un eroe in un certo Garibaldi, un ribelle esigliato che
trovasi laggiù a Montevideo, dove fece non so che cosa, e per ispirito
fazioso avviarono una colletta destinata a regalargli una spada. Io
suggerii al conte Barranchi, e S. E. aveva accettato, di far prendere e
chi teneva le liste di questa sottoscrizione e chi ci aveva dato il nome
e di mandarli tutti in cittadella almanco per 15 giorni; ma Sua Maestà,
a cui il conte Barranchi ebbe il torto di parlarne prima, volle che non
se ne facesse nulla.
— Ebbene, soggiunse Barnaba, gli è precisamente in casa di questo
pittore che abita quel cotale che ho detto.
— Già; sarà ancor egli un nemico del trono e dell'altare. Ripetetemi un
poco il suo nome.
— Maurilio Nulla.
— Questo non è nome da cristiano. Scommetto che egli è un nome finto.
Tacque un momento riflettendo.
— Però neppur esso non mi è affatto nuovo. In un modo o nell'altro mi
deve esser già passato sotto gli occhi. Vediamo un po' qua.
Sfogliò il grosso libro alla rubrica N e non trovò cenno nessuno di
quell'individuo.
— Ch'egli sia scritto in quell'altro registro dei sospetti e dei puniti
per delitti comuni?
Si alzò, andò a riporre nel forziere il libro che ne aveva tolto, e ne
prese un altro più grosso. Lo sfogliò come aveva fatto del precedente, e
ad un punto mandò un'esclamazione.
— To', to'; eccolo precisamente. È un bastardo; fu accusato di avere
avvelenati l'uomo e la donna che lo allevarono: stette parecchi mesi in
carcere; non si sa troppo di che guadagni egli viva. Poffare! Qui c'è
molto probabilmente un bandolo della matassa.
Barnaba si chinò verso il Commissario, ed abbassando ancora la voce come
se avesse paura di essere udito da altri in quello stanzino rimoto le
cui pareti erano spesse come quelle d'una fortezza e l'uscio come quello
d'una prigione, soggiunse:
— E questo bandolo gli è tale che forse ci aiuterà a dipanarne due alla
volta di matasse. In casa di quel Vanardi si sta complottando qualche
cosa contro la sicurezza dello Stato.
Il Commissario fece un sobbalzo sulla sua seggiola.
— Alla croce d'Iddio! Barnaba, siete voi certo di quello che dite?
— Ascolti e giudichi Ella stessa. Di frequente nella settimana
convengono in quel luogo parecchi dei più accesi liberali, e primi fra
essi Romualdo, Selva, Benda. Si chiudono in una stanza e ci stanno delle
ore e delle ore fino a notte inoltratissima il più spesso, senza che la
moglie stessa del pittore possa aver mai saputo che cosa facciano o
dicano. Dopo siffatte conferenze il Vanardi si mostra inquieto e
preoccupato. Non basta. Da alcuni mesi abita in quella casa un cotale
che si fa chiamare Medoro Bigonci e si spaccia per cantante; anzi ora
egli appartiene alla compagnia del Teatro Regio.
— Sì: disse il signor Tofi; e ne ho veduto il passaporto io stesso, che
ho trovato pienamente in regola.
— Ebbene, sotto quel finto cantante si nasconde un celebre cospiratore.
Egli è Medoro Bigonci come lo sono io: si chiama Mario Tiburzio, è un
esule romano, scappato alle carceri papali, uno dei principali agenti
dei moti di Rimini: e se Lei vuole saperne di meglio sul conto di lui,
consulti le note che riguardo a questo individuo ha trasmesso la polizia
di Roma.
Il Commissario fece un sobbalzo, maggiore di quello che avesse fatto un
momento prima.
— Poffare! Siete voi ben certo di quello che dite?
— Ne sosterrei la prova del fuoco. Ella che conosce la mia vita passata
(nel dire queste parole la voce di Barnaba tremò leggermente) sa che io
dimorai alcun tempo in Roma, e cominciai colà ad essere impiegato in
questo pubblico servizio. Sono stato io il Delegato che diede
l'interrogatorio a costui quando venne preso per la denunzia di due dei
complici nella congiura che avevano ordita. Nel tradurlo a Castello, con
fortuna pari all'audacia che in lui è grandissima, questo giovane
atterrò i due gendarmi che lo accompagnavano, fuggì a tutto un intero
corpo di guardia di Svizzeri che si pose ad inseguirlo e scampò
meravigliosamente. Fra i nemici del trono e dell'altare, le dico io che
questo è uno dei più pericolosi. S'egli è qui, se sta di casa con quei
giovani di cui troppo conosciamo le tendenze, se fra essi hanno luogo di
quelle segrete e lunghe conventicole, crede Ella che non vi sia sotto
qualche perfido disegno contro lo Stato?
— Avete ragione: disse il Commissario pensieroso. Se mi si lasciasse
agire liberamente come vorrei, come il bene medesimo del servizio
richiederebbe, la cosa sarebbe la più spiccia del mondo. Farei arrestare
tutta questa gente, ed una brava perquisizione ci metterebbe subito in
chiaro di tutto. Ma Carlo Alberto — che il Cielo gli conceda un glorioso
regno — da qualche tempo ha certe velleità cui non saprei definire
altrimenti che chiamandole liberali... Alcuni di simili arresti che ho
fatto eseguire ebbe la debolezza ultimamente di chiamare arbitrarii e di
muoverne aspri rimbrotti a S. E. il conte Barranchi, il quale di
rimbalzo me ne strapazzò come un cane. Andate a servire con zelo e con
intelligenza il potere. Io mi trovo colle mani un po' impacciate e non
posso pigliar nessuno di questi provvedimenti, senza prima farne motto
almeno al conte. Uno intanto non ci scappa certo, ed è il Benda che
coglieremo domattina al duello come un merlotto al paretaio. Avuto
questo tra mani, chi sa che non abbiamo tanto di buono da tirar gli
altri! L'arresto dunque del Benda diventa tanto più importante e quindi
conto su di voi per eseguirlo a dovere.
Barnaba s'inchinò.
— Eccovi un ordine del generale comandante che mette a vostra
disposizione quel numero di carabinieri che crederete; potrete prendere
con voi quante di nostre guardie stimerete opportuno. Amo credere che
domattina il signor avv. Benda farà colazione in cittadella.
— Ci conti su: rispose Barnaba, inchinandosi di nuovo; e preso il foglio
che gli porgeva il Commissario, uscì per tosto prendere le disposizioni
acconcie all'affidatogli mandato.
Alcune guardie appostò nei dintorni del palazzo di Baldissero, perchè
vegliassero sulle mosse del marchesino e cercassero, quando uscisse al
mattino, di seguirne le poste; ed egli stesso andò ad appiattarsi presso
la casa dei Benda, accompagnato da due carabinieri che fece nascondere
più in là affinchè fosse di meglio dissimulata la loro presenza.
Abbiamo visto come allorchè Quercia disse al cocchiere il luogo dove
dirigere la carrozza, Barnaba udisse quelle parole e facesse correre i
carabinieri al cimitero dov'era diffatti il convegno dei duellanti, e
dove si affrettò egli stesso a recarsi.


CAPITOLO IX.

Francesco e i suoi padrini erano giunti i primi al convegno; ma non
ebbero ad aspettare di molto che un'altra carrozza soprarrivava al
trotto serrato del suo cavallo, e fermandosi ancor essa a capo del
viale, dove s'era fermata quella del dottor Quercia, ne scendevano il
marchesino, il conte San Luca ed un altro giovane titolato amico di
Baldissero.
I due gruppi s'accostarono salutandosi. Quercia, coll'agevolezza d'un
uomo praticissimo di queste faccende, cominciò a dire senz'altro:
— Per molte ragioni che è inutile accennare — e fra le altre quella di
questo freddo e di questa neve — stimo opportuno sollecitarci il più
possibile. Qui dietro il muro del cimitero c'è una stradicciuola per cui
a questa stagione, con questo tempo, non passa mai nessuno; se lor
piace, possiamo recarci colà.
Tutti annuirono con un chinar del capo. Benda e i suoi due padrini
s'avviarono primi; a due passi di distanza vennero dietro loro il
marchese e i suoi compagni.
Giunti al luogo accennato da Quercia, i padrini si raccolsero a parlare,
mentre Francesco per iscaldarsi i piedi faceva alcuni passi scalpitando
sulla neve, lungo il muro del Campo Santo, e il marchesino terminava di
fumare un suo sigaro d'Avana guardando la nebbia grigiastra che invadeva
la campagna.
— Ho portato una mia cassetta di pistole: disse Gian-Luigi. Giuro loro
sul mio onore che esse sono affatto sconosciute all'avvocato Benda, il
quale mai non le vide nemmanco.
— Ancor io ho recato meco delle mie pistole: disse a sua volta San Luca;
e faccio la stessa affermazione riguardo al marchese, che non le conosce
nè punto nè poco.
— Sta bene; tiriamo la sorte quali di queste armi si debbano adoperare.
Il conte San Luca prese dalla sua borsa uno scudo e lo gettò in aria.
— Testa: disse Quercia.
Lo scudo caduto sulla neve mostrava il profilo di Luigi Filippo di
Francia.
— Ha vinto: disse il conte inchinandosi. Si adopereranno le loro armi.
Gian-Luigi aprì la sua cassetta e prese a caricare le pistole in
presenza degli altri tre padrini; quando ci aveva messo la polvere e il
proiettile, passava l'arma al conte San Luca, il quale la innescava col
cappellozzo.
— Mi permettano una parola, signori: disse Quercia, poichè le armi
furono pronte. Loro sanno che noi siamo gli offesi, e in che modo non
occorre rammentare. Il duello adunque, come già ne patteggiammo ier sera
il conte San Luca ed io, non avrà termine, finchè da parte nostra non ci
dichiareremo soddisfatti.
I padrini del marchese acconsentirono con un cenno di capo; quindi,
salutatisi profondamente, Selva e Quercia si accostarono a Benda, mentre
gli altri due si dirigevano verso il marchese.
Armato ciascuno d'una pistola, i due avversari furono posti alla
distanza di 15 passi l'uno dall'altro.
— L'arma è buona: disse Quercia a Francesco: e non iscarta punto. Mirate
giusto a metà corpo; il grilletto non è duro.
— Va bene: rispose freddamente il giovane; e poi stringendo forte la
mano a Giovanni, gli susurrò all'orecchio: — In ogni caso ti raccomando
sopratutto mia madre, ricordati!
Giovanni corrispose con una stretta di mano forte del pari, che era una
promessa ed un solenne impegno.
— Signori: disse ad alta voce il dottore, ponendosi cogli altri padrini
a metà della distanza fra i due combattenti: signori, batterò tre colpi
colle mani, al primo essi armeranno la loro pistola, al secondo
prenderanno la mira, al terzo faranno fuoco.
Egli s'apprestava a battere il primo colpo, quando due carabinieri
voltarono correndo la cantonata del muro e comparvero sulla scena
gridando:
— Ferma, ferma!
Il marchesino che dava le spalle al luogo onde venivano i carabinieri,
si voltò, e viste le monture degli agenti della forza pubblica, la sua
faccia espresse la più disgustosa meraviglia.
— Oh, oh! esclamò egli con disdegno: c'è qualcuno che ha saputo
informare per bene la polizia del nostro ritrovo e della cagione di
esso.
E gettò uno sguardo supremamente sprezzoso sopra Francesco e i suoi
padrini che s'erano accostati a gruppo.
— Signor sì: disse con isdegnosa insolenza Gian-Luigi. Tutto sta a
vedere da qual parte debba cercarsi questo qualcheduno.
Baldissero arrossì fin sulla fronte.
— Per Dio! Ella oserebbe sospettare di noi?
— Ella osa bene mostrare sospetto sul conto nostro.
A quel punto comparve alla cantonata del muro un uomo studiosamente
avviluppato in un mantello, avresti detto più ancora per nascondersi la
faccia che per ripararsi dal freddo. Era messer Barnaba che veniva a
sopravvegliare l'esecuzione degli ordini ricevuti.
— Qua le armi: disse uno dei carabinieri, e lor signori ci dicano tosto
il loro nome.
Scrissero il nome di tutti un per uno sopra un loro taccuino.
— È finita la commedia? Disse il marchesino con isprezzante ironia.
— Finita o non finita; rimbeccò con vivacità Gian-Luigi, non fa punto
onore al suo autore; e ciò posso affermare con sicurezza, che simile
indegno personaggio non si trova fra noi tre.
— Questa è quistione, rispose superbamente di Baldissero, la quale
potrebbe venir sciolta altrove fra di noi, se il modo con cui ha avuto
termine la presente non ci levasse del tutto il coraggio e la voglia di
siffatte partite con simil gente.
— Tregua agl'insulti! Gridò con imponente accento il dottor Quercia
facendo un passo verso il marchesino; ma più innanzi verso codestui si
fece Francesco Benda che schizzava fiamme dagli occhi.
— Oh che crede Ella che in questo modo tutto abbia avuto termine fra
noi? Non sarà così, per Dio! a niun conto.
L'uomo dal mantello s'accostò d'un passo al gruppo de' nostri personaggi
e col capo accennò ai carabinieri la persona di colui che aveva parlato
per ultimo.
— È dunque Lei l'avvocato Francesco Benda? Dissero i carabinieri,
mettendosi innanzi al giovane e disgiungendolo così dal marchesino.
— Sì.
— Ella avrà la compiacenza di venire con noi sino dal signor Commissario
di polizia che molto desidera parlarle.
Tutti gli astanti fecero un moto di spiacevole meraviglia.
— Io? Esclamò Benda. A qual fine?
— Glie lo dirà il signor Commissario.
— E se mi rifiutassi d'andarvi?
— Saremmo costretti di condurvelo colla forza.
— È dunque un arresto il mio?
I carabinieri fecero un cenno affermativo.
L'impressione fu in tutti viva e diversa: Gian-Luigi diede una rapida
sguardata all'ingiro, come per vedere se vi fossero probabilità di fuga;
Selva si avanzò quasi minaccioso come per opporre la resistenza a
quell'atto prepotente; il marchesino ed i suoi compagni mostrarono un
orgoglioso disdegno.
— Ecchè? Disse superbamente Baldissero. Avete ordine di arrestarci?
— Lei no, signor marchese, risposero i carabinieri, nè altri qui
dall'avv. Benda in fuori.
Selva e Francesco erano un po' impalliditi. La loro mente era corsa alla
congiura che paventavano fosse scoperta. Quercia che osservava tutto,
s'accorse come vi dovesse essere alcuna ragione da far temere ai due
giovani più triste conseguenze da quell'arresto che non quelle cui
avrebbe avuto il duello mancato: si rivolse al marchesino e gli disse
vivamente:
— Ella vede quanto fossero ingiusti i suoi sospetti. Il suo onore
medesimo, signor marchese, non consente che lasci così arrestare il suo
avversario.
Baldissero lo interruppe con un gesto vibrato che voleva dire: — Ho
capito e so ben io che cosa mi tocca di fare; poi con quell'accento di
supremazia che dà la coscienza del proprio grado, disse agli agenti
della forza pubblica:
— Io sono il figliuolo del marchese di Baldissero ministro di Stato.
Rispondo io per l'avv. Benda.
— Do la mia parola, esclamò vivamente Francesco, che mi presenterò io
stesso questa mattina medesima dal signor Commissario: ma prima
lasciatemi andare a riabbracciare la mia famiglia.
— Siamo dunque intesi: soggiunse il marchesino con quel tono d'autorità;
andate pure, e dite ai vostri superiori che io mi sono reso cauzione di
lui.
I carabinieri parvero esitare; ma l'uomo dal mantello fece un altro
passo ed un altro cenno.
— Ci rincresce davvero: disse allora uno dei carabinieri; ma non
possiamo assecondare il suo desiderio. I nostri ordini sono precisi e
formali.
Gian-Luigi, fin dal primo momento che Barnaba era comparso, lo era
venuto esaminando con occhio acutamente investigatore.
Hai bel coprirti la faccia, diceva a se stesso, ti riconoscerò quel
medesimo ad ogni volta che mi avvenga di vederti.
— Se la è così, disse Francesco, è inutile ogni altro indugio. Andiamo
pure, o signori: e tu Giovanni, soggiunse volgendosi a Selva, non
tardare a recar di mie notizie a casa mia.
Camminarono verso il luogo dove avevano lasciato le carrozze. Il
cocchiere del dottor Quercia aveva gli occhi fissi sul suo
pseudo-padrone che si accostava, e questi aveva lo sguardo intento sul
suo cocchiere. Fu un cenno leggerissimo di Gian-Luigi, colto a volo da
quella faccia furba di cocchiere, o fu veramente che il vivace cavallo
attaccato al legno del dottore si spaventasse d'alcuna cosa? Il fatto è
che quella stupenda bestia fece un balzo, e, come se avesse tolto la
mano al guidatore, prese a correre giù della strada del Parco. Non ci fu
più che la carrozza del marchesino di cui si potessero servire i
carabinieri per condurre l'arrestato. Vi salirono i militari con
Francesco; l'uomo dal mantello salì a cassetta presso il cocchiere e la
carrozza partì di trotto serrato.
— Signor marchese; disse Gian-Luigi a Baldissero, il quale si vedeva
essere turbato e spiacentissimo di questo fatto: Ella non abbandonerà,
ne son persuaso, l'avv. Benda.
— No certo: rispose vivamente il marchesino. Qui è avvenuto non so qual
disgradevole equivoco, che mi affretterò a far dileguare. Quanto a
difendermi dal sospetto che io possa in alcun modo aver contribuito a
questo spiacevole incidente, credo non averne bisogno.
Quercia e Selva s'inchinarono leggermente.
In quella la carrozza del dottore tornava a quel luogo col cavallo
affatto ammansato.
— Mi rincresce, disse Gian-Luigi al marchesino ed ai suoi compagni, non
poter offrir loro un posto nel mio legnetto. Lo lascierei anzi del tutto
a loro servizio, se noi non avessimo il dovere di correre il più
sollecitamente possibile in casa Benda.
I nobili avversarii non risposero che con un saluto. Selva si precipitò
nella carrozza, e Quercia, salendovi esso pure, diede al cocchiere
l'indirizzo dell'officina e soggiunse:
— Di galoppo.
La carrozza partì come una saetta sprigionata dalla cocca.
— Benda avrebbe qualche motivo da temere una perquisizione? Domandò
Gian-Luigi al suo compagno, mentre la carrozza andava colla rapidità del
vento.
— Pur troppo!
— Bene. Può darsi che arriviamo prima di quelli che verranno a farla.
Ella ha tutta la fiducia di Benda e della sua famiglia?
— Sì.
— Ella dunque si affretterà a fare scomparire ciò che possa
compromettere il suo amico.
— È quello appunto che pensavo di fare.
Abbiamo veduto come di poco essi avanzassero in casa Benda Barnaba e i
carabinieri che venivano a fare la perquisizione.
Ora seguitiamo Francesco, il quale viene condotto alla presenza del
terribile signor commissario Tofi.
Il signor Commissario aveva dormito poco e male. Per la mente commossa
tutta notte s'erano dimenate le rivelazioni di Barnaba ad eccitarne lo
zelo irrequieto, operoso e prepotente. Egli aveva sognato degli arresti
a fusone, e la sua fantasia s'era deliziata nella visione d'un
reggimento di liberali mandato a impallidire dietro le inferriate del
forte di Fenestrelle. S'arrabbiava della impotenza relativa a cui lo
condannava la sua condizione di subalterno, e s'angustiava per non
essere in grado di tradurre in atto di propria autorità lo splendido
disegno della sua poliziesca immaginativa. Avrebbe dato non so che cosa
per trovarsi ventiquattr'ore almanco nell'uniforme da generale del conte
Barranchi.
Effetto di questa insonnia si fu che, appena il mattino, il signor Tofi
era nell'anticamera del suo superiore ad insistere presso un domestico
sonnoloso che sbadigliava, affinchè lo introducesse presso il padrone.
Il domestico che sapeva bene non trattarsi di giuggiole, quando la
faccia scura e il soprabito lungo del Commissario comparivano in quelle
soglie, si lasciò vincere dalle imperiose parole di messer Tofi ed osò
introdursi nella camera del conte a turbarne i dolci sonni mattutini.
Si ha bell'essere generale dei carabinieri reali e comandante supremo
della Polizia, e tuttavia non si va esente da qualche piccolo
difettuccio. Ahimè! Non c'è nessuno di perfetto su questa terra. Il
conte Barranchi amava supremamente due cose: mangiar molto e bene con
ghiottoneria istruita a perfezione nella difficil arte della cucina, e
dormire beatamente la grassa mattinata. La sera innanzi egli avea
pranzato a Corte, dove i pranzi di Carlo Alberto erano conosciuti per
parsimoniosa frugalità; la notte aveva dovuto vegliarla al ballo, ed a
sbrigar poi varie faccende, di cui lo aveva intrattenuto il Commissario:
e quindi era naturale e necessaria conseguenza di ciò che il suo umore
fin dalla sera innanzi non si trovasse nello stadio della sua maggiore
amenità, e che massimo fosse in lui il desiderio e il bisogno di dormire
tranquillamente sino all'alba dei tafani.
Per dire il vero, affatto affatto ameno l'umore del signor generale non
lo era pur mai. Il suo carattere brusco e violento si era di molto
rinforzato nell'impertinente disdegno d'altrui mercè la prepotenza
concessa al suo grado ed alle sue funzioni. I suoi modi erano aspri come
quegli ispidi baffi che gli ombreggiavano il labbro superiore. Avvezzo a
parlare a carabinieri che lo ascoltavano in posture di rispetto per
obbedirlo ciecamente, ad inferiori e subordinati che s'inchinavano
innanzi allo scoppio della sua voce, come le umili erbe del prato al
passaggio del vento, a poveri diavoli o timorosi o colpevoli che
tremavano alla impettita severità del suo aspetto, il conte Barranchi
trattava con tutti ch'ei non credesse suoi pari, come un caporal tamburo
tratta con un allievo tamburino. Figuratevi un po' che cosa dovesse
essere quest'umore quella mattina in cui il domestico venne a rompergli
il più quieto dei sonni per dirgli che il Commissario era lì che voleva
parlargli! Il fatto d'essere stato svegliato era già doloroso e grave;
ma vi era di più che sotto il soprabitone del Commissario venivano
occupazioni e fastidi da non lasciarlo riaddormentar poi, perchè era
persuaso che senza una pressante necessità Tofi non l'avrebbe
disturbato. Il signor conte, che bestemmiava in francese, quantunque
fosse austriaco in cuore, sparò una dozzina di _sacrebleu!_ minacciò di
prendere il domestico per il collo, diede un pugno sul tavolino da notte
che mandò in aria il _verre d'eau_ di cristallo di Boemia, agitò
minacciosamente la ciocca di cotone che si drizzava con superbia in alto
del suo berrettino notturno, e finì per dire che quel malaugurato signor
Commissario fosse introdotto.
Tofi si avanzò con aspetto umile ma sicuro. La pervicacia della sua
natura, la coscienza del suo merito poliziesco, l'essere addentro in
tutti i misteri di quell'ufficio e in più a varii degli altri rami
dell'amministrazione, gli davano eziandio, appetto al suo bizzarro
superiore, una certa sicurezza di sè, che, trattandosi d'altro e per
altre attinenze, avrebbe potuto anche dirsi dignità. Ciò non toglieva
punto che S. E. il conte Barranchi non lo strapazzasse come un cane.
E fu appunto con una vera bordata d'improperii che il sig. Tofi venne
accolto quella fatale mattina. E che gli era insopportabile l'essere
perseguitato in quella maniera; e che fastidiosissimo e da sdegnar
chicchessia non avere un Commissario che valesse a far da sè e sapesse
come governarsi, senza venir a romper la testa e il sonno ad ogni
momento a cui la sua alta posizione avrebbe dovuto lasciare più
_loisirs_ e meno seccature: parlasse presto e poco e bene, e guai a lui
se le comunicazioni che aveva da fargli non fossero di tanta importanza
da scusare quell'irriverente procedere.
Il Commissario, dritto nella postura del soldato senz'armi, il suo largo
cappello in mano, i suoi occhi infossati, fissi sul generale, la faccia
ossea ferma sul cravattino duro, ascoltò impassibile la sfuriata del
conte, e poi colla sua voce rauca, bassa, contenuta, disse ordinatamente
e laconicamente quanto aveva appreso da Barnaba.
A prima giunta siffatte informazioni non parvero abbastanza di rilievo
al bravo signor generale. Gridò sbuffando che gli era un prendersi gabbo
di lui il venirlo a sturbare per sì poca cosa. Bel miracolo che quattro
arfasatti di liberale si radunassero in casa d'un pitocco per
combriccolare; cani che vogliono prender la luna coi denti. Che sì che
lo Stato aveva da tremare di que' mascalzoni! I becchi d'un cappello da
carabiniere li avrebbe fatti scappar tutti come una legione di diavoli
dall'acquasantino. Poi se la prese con questa empia incorreggibil razza
dei liberali, stupidi matti che avrebbero potuto mangiar e bere e star
tranquilli, e volevano ficcare il becco in ciò che loro non toccava. Gli
era tempo di finirla mercè qualche buon provvedimento di rigore con
questi paladini del disordine; ecchè eravi egli bisogno di andarlo a
disturbare di quella guisa, un Commissario che sapesse secondo conviene
il dover suo? Si arrestava, si procedeva, si perquisiva; e poi quando e
individui, e carte, e tutto, fosse al sicuro, si aspettava un'ora un po'
da cristiano per andarne a romper la testa al proprio superiore.
Tofi sostenne la seconda bordata colla medesima impassibilità colla
quale aveva sopportata la prima; quando il conte si tacque, il
Commissario fece balenare le sue pupille grifagne nelle occhiaie
incavate e chinò leggermente la testa in moto affermativo.
— Va bene, e mi basta: diss'egli. Avevo appunto in animo di far così; ma
le sue raccomandazioni di temperanza ultimamente fattemi e ripetutemi
erano riuscite a pormene un po' in suggezione. Ora le sue parole mi
levano ogni scrupolo ed io non mancherò di fare secondo le mie
ispirazioni. Mi rincresce aver disturbata S. E.: non la scomodo oltre e
vado a dar gli ordini che mi sembreranno più opportuni.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La plebe, parte II - 09
  • Parts
  • La plebe, parte II - 01
    Total number of words is 4543
    Total number of unique words is 1667
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    62.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 02
    Total number of words is 4448
    Total number of unique words is 1732
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 03
    Total number of words is 4507
    Total number of unique words is 1676
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 04
    Total number of words is 4494
    Total number of unique words is 1617
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 05
    Total number of words is 4490
    Total number of unique words is 1636
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 06
    Total number of words is 4405
    Total number of unique words is 1577
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    55.3 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 07
    Total number of words is 4544
    Total number of unique words is 1647
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 08
    Total number of words is 4477
    Total number of unique words is 1647
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 09
    Total number of words is 4466
    Total number of unique words is 1562
    40.6 of words are in the 2000 most common words
    55.0 of words are in the 5000 most common words
    64.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 10
    Total number of words is 4426
    Total number of unique words is 1573
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 11
    Total number of words is 4484
    Total number of unique words is 1610
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 12
    Total number of words is 4492
    Total number of unique words is 1801
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 13
    Total number of words is 4536
    Total number of unique words is 1694
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 14
    Total number of words is 4584
    Total number of unique words is 1630
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.7 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 15
    Total number of words is 4353
    Total number of unique words is 1787
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 16
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1774
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 17
    Total number of words is 4576
    Total number of unique words is 1752
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 18
    Total number of words is 4482
    Total number of unique words is 1671
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    52.6 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 19
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1650
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 20
    Total number of words is 4467
    Total number of unique words is 1660
    38.1 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    62.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 21
    Total number of words is 4442
    Total number of unique words is 1726
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 22
    Total number of words is 4535
    Total number of unique words is 1582
    41.3 of words are in the 2000 most common words
    57.1 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 23
    Total number of words is 4535
    Total number of unique words is 1654
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    55.1 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 24
    Total number of words is 4371
    Total number of unique words is 1733
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    61.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 25
    Total number of words is 4424
    Total number of unique words is 1552
    40.4 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 26
    Total number of words is 4514
    Total number of unique words is 1759
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 27
    Total number of words is 4525
    Total number of unique words is 1813
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 28
    Total number of words is 4494
    Total number of unique words is 1767
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 29
    Total number of words is 4461
    Total number of unique words is 1752
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    46.3 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 30
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1662
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    47.7 of words are in the 5000 most common words
    54.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 31
    Total number of words is 4500
    Total number of unique words is 1695
    36.9 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 32
    Total number of words is 4615
    Total number of unique words is 1712
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 33
    Total number of words is 4541
    Total number of unique words is 1541
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte II - 34
    Total number of words is 1275
    Total number of unique words is 628
    47.1 of words are in the 2000 most common words
    59.8 of words are in the 5000 most common words
    65.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.