La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 29

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[334] Brevi di Bonifazio, dati l’un di Laterano a 1 giugno 1301,
l’altro di Laterano a 26 agosto del medesimo anno, portati da Raynald,
Ann. ecc., 1301, §§. 15, 16, 17.
[335] Diploma del 28 dicembre 1399 (è segnato 1300 contandosi gli anni
secondo la cancelleria angioina di Napoli dal 25 dicembre; ma toglie
ogni dubbio l’indizione, ch’è segnata tredicesima, e l’anno del regno
di Carlo II, scritto 15, poichè il 16 incominciava in gennaio 1300).
Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog. 50.
Non son particolareggiate in questo diploma le immunità che il re
confermava.
[336] Diploma del 5 febbraio tredicesima Ind. (1300). Ibid., fog. 53 a
t.
È silmilmente confermazione del privilegio di Roberto vicario.
[337] Diploma del 14 giugno tredicesima Ind., ibid., fog. 389 a t.
[338] Diploma del 15 febbraio tredicesima Ind., ibid., fog. 54, parla
di _reversione proxima in spiritu sinceritatis_, degli uomini di Naso.
[339] Diplomi del 15 aprile tredicesima Ind., ibid., fog. 135; e 11
maggio seguente, ibid., fog. 12 e duplicato a 57 a t.
[340] Diploma del 20 luglio tredicesima Ind., fog. 71, e duplicato a
fog. 82, del quale trascriviamo un brano nell’appendice.
[341] Diploma del 4 maggio tredicesima Ind. 1300, anno 16 del regno di
Carlo II. Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog. 198.
[342] Diplomi del 24 giugno e 30 agosto tredicesima Ind. Ibid., fog.
270 a t. e 91. Nel secondo son promessi a que’ di Tropea, se tornassero
in fede innanzi il 1 ottobre, la franchigia de’ dritti di marineria e
legnami per sei anni, e le persone e i beni degli almugaveri e altri
nemici dimoranti in quella terra, per riscatto degli statichi di Trop a
trattenuti in Messina.
[343] Diploma del 22 giugno tredicesima Ind. Ibid., fog. 249 a t.
[344] Due diplomi del 28 giugno 1300, pel conte Arrigo Ventimiglia,
signor d’Ischia maggiore, della contea di Geraci, di Petralia soprana e
disottana, Caronia e Gratterì. Ibid., fog. 79 a t. ed 80, e duplicati a
fog. 47 a t. e 48.
[345] Diplomi dell’8 marzo tredicesima Ind. per Garzia Ximeno castellan
di Geraci, ibid., fog. 31; del 21 aprile per Bartolomeo Cristoforo
di Bucciano pedagogo; del 20 luglio per Pietro de Simenis castellano
di Geraci (sembra lo stesso nome del Ximeno), ibid., fog. 70; el 20
luglio per Giordano Balderi, ibid., fog. 70; del 20 luglio per Giorgio
Zaccaria milite, ibid., fog. 76; del 20 luglio, per Riccardo Guarna,
ibid.; del 20 luglio altro per Giorgio Zaccaria, ibid., fog. 89; del 1
agosto per Niccolò di Cosenza abitatore di Lipari, ibid., fog. 277; del
6 settembre per Giovanni Misuraca, ibid., fog. 160 a t.
[346] Veggansi i vari diplomi citati nel cap. XVII, che son
confermazioni di concessioni di Roberto.
[347] Son frequentissime nel detto registro di Carlo II, 1299–1800, C,
le concessioni di questa natura.
Tra gli altri notasi a fog. 369 a t. un diploma di Carlo a Roberto
dato a 20 luglio tredicesima Ind. Dice aver conceduto già in feudo a
Giovanni de Anich once 50 annuali. Comanda che gli si dia locum quod
dicitur Gratterium che rende tale somma; e se questo sia conceduto
di già, ne abbia altro dal medesimo valore, dei beni de mero demanio
non existentibus, cioè ricaduti al re per confiscazione, non soliti a
tenersi in demanio.
Simile diploma, dato a di 11 febbraio tredicesima Ind,, ibid., fog.
358, per la concessione delle castella di Odogrillo e Mohac in Sicilia,
a Bernardo Artus, per lo valore di 60 once all’anno, già promessogli.
[348] Diploma dato di Catania da Roberto a 14 marzo 1300, confermato da
re Carlo a 29 luglio, pel quale sono conceduti a Paolo de Mileto i beni
di Matteo e Tommaso di Termini traditori, cioè partigiani di Federigo.
Reg. cit., fog. 34, e duplicato a 75.
[349] Diploma del..... maggio 1300. Ibid., fog. 56, e duplicato al fog.
19.
[350] Diploma pubblicato dal Testa, Vita di Federigo II, docum. 20,
Quivi la data è del 20 luglio; ma riscontrandolo sull’originale nel
registro 1299–1300, C, fog. 24 a t., citato erroneamente nel documento
del Testa, reg. 1299, C, ho veduto che la vera data sia 20 giugno.
[351] Diploma del 20 giugno 1300, docum, XXXV.
[352] Diploma del 19 maggio tredicesima Ind. (1300), nel citato reg. di
Carlo II, 1299–1300, C, fog. 250.
[353] Diploma del 31 luglio tredicesima Ind., dal quale si ritrae esser
tornata in fede Cetraro, ibid., fog. 283; e gli altri citati nelle pag.
193, 194.
Sembra compiuta in quest’anno la dedizione, o vendita e tradigione,
del castel di San Giorgio, trattata da Giacomo nella state del 99;
trovandosi un diploma del 7 settembre tredicesima Ind. 1300 per pagarsi
danaro, secondo i patti, ad Albagno d’Aragona, che dava al re il castel
di San Giorgio in Calabria. Nel r. archivio di Napoli; reg. 1299–1300,
C, fog. 372 segnato per errore 332.
[354] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 14.
[355] Speciale in questo luogo, dice Palmiero Abate, _quasi evo
prestantior_ tra gli altri capitani, e cel mostra _concutiens caput
jam vergens ad senium_. Questo attestato parrebbe in contraddizione
alle parole di Montaner, cap. 134, che il dà a vedere giovane, che
si battesse la prima volta, nell’affronto di re Pietro co’ Francesi,
tra Tudela e Besalu, l’anno 1285, come notammo, tom. I, pag. 331. Ma
supponendo che fosse allora poc’oltre i 30 anni, e però nella battaglia
di Ponza avesse varcato i 50, si posson trovare esatte a un tempo le
due testimonianze dello Speciale e del Montaner; nè le contrasta il
diploma del 1272, citato da noi, tom. I, pag. 223, che porta Palmiero
in quell’anno castellano del castel di Favignana.
[356] _Semiviri_, Speciale.
[357] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 14. Anon. chron. sic., cap. 69.
Cronica di Bologna, in Muratori, R. I. S., tom. XVIII, pag. 304.
Da questa si sa il giorno della battaglia, e la festa che ne fu in
Bologna, e confermasi il numero delle navi nostre e nemiche. Tolomeo da
Lacca, Ann. in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1303, dice perdute da’
nostri 28 galee, e preso con Corrado Doria il figlio anco e il fratello.
Dà traccia altresì di questa battaglia un diploma del r. archivio
di Napoli, registro citato 1299–1300, C, fog. 271, dato il 2 luglio
tredicesima Ind. (1300), salvocondotto e raccomandazione per un Ramondo
de Sulteri da Tolone, che: _dimicans cum hostibus in marino conflictu
cum eis novissime inito percussus et vulneratus est adeo, etc._
[358] Così lo Speciale. Confermasi tal testimonianza di lui per un
diploma del 16 luglio tredicesima Ind. (1300), reg. cit., fog. 280 a
t. È una scritta per le catene di ferro de’ prigioni siciliani, _tunc
morantibus in criptis predicte civitatis (Neapolis)_.
[359] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 15.
[360] Nic. Speciale, lib, 5, cap. 18.
[361] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 16.
[362] Racalgiovanni era castello sul giogo de’ monti che corrono ad
occidente, tra i fiumi Salso e Morello, dal monte Artesino presso Asaro
e Castrogiovanni.
[363] Castello or distrutto. Sorgea sotto il monte Tavi, rimpetto
Leonforte, alla scaturigine del Dittaino.
[364] Così Speciale. Forse era altr’uomo, dello stesso nome di colui
che vendè Otranto ai nemici, o quel desso, tornato a parte siciliana,
con la indifferenza de’ condottieri mercenari. Di ciò darebbe argomento
la dubbia fede in ch’era tenuto presso i nemici. Veg. cap. XVI.
[365] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 16 e 17.
[366] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 18.
[367] Diploma del 3 luglio tredicesima Ind. (1300). Salvocondotto a
Bernardo Todoni, Iacopo Sirignano, e notaio Andrea di Taranto, oratori
di Federigo di Aragona. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. Carlo II,
1299–1300, C, fog. 271.
Diploma del 4 luglio, ibid., fog. 28. Passaporto ad Alamanno Segafino
milite, mandato in Sicilia a vedere i prigioni e trattare gli scambi.
Diploma del 13 agosto, ibid., fog. 271 a t. Permesso a Pietro
d’Alamanno d’Ischia, per venire in Palermo a trattare il riscatto
d’alcuni suoi concittadini prigioni.
[368] Diplomi del 25 aprile tredicesima Ind. ibid., fog. 138 a t. L’uno
è ampio passaporto a Ramondo di Muntayana, mandato da Filippo principe
di Taranto al padre, e da costui rinviato a Filippo. L’altro è permesso
a Ramondo di Prestorano da Cefalù, di estrarre da qualunque porto del
regno 100 salme di vino per portarle a Cefalù.
Diploma del 10 maggio seguente, ibid., fog. 224. Permesso del tutto
simile in favor dello stesso Prestorano.
Diploma del 18 luglio tredicesima Ind., ibid., fog. 175 a t.
Salvocondotto a Kirino da Messina, appartenente all’armata siciliana,
perchè infino a tutto agosto potesse andare e tornar da Messina. Costui
sembra al tutto adoperato come spione; e Prestorano fors’anco.
Diploma del 5 agosto tredicesima Ind. 1300. Salvocondotto al detto
Ramondo di Muntayana, mandato dal re in Sicilia al principe Filippo.
Dovea valere a tutto settembre. Ibid., fog. 278.
[369] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 19.
Il vescovo eletto di Salerno del quale parla Speciale, era in fatti
cancelliere di Roberto e vicegerente, o, vogliam dire, vicario del papa
in Sicilia. Con questi titoli si legge il suo nome in un diploma di
Roberto, dato di Catania a 11 ottobre 1299, trascritto nel docum. XXXVI.
[370] Seguo nello Speciale piuttosto la lezione _Frumentinum_, che
_Furnuntinum_; perchè appunto si legge d’un Pietro Frumentino giudice
di Palermo, in un diploma del 27 marzo 1284. Tabulario della cappella
del real palagio di Palermo, pag. 87.
[371] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 20.
Il Fazzello, e altri appresso di lui, dicono compri i congiurati dalla
corte angioina. Così dan certo, quel che vago si ritrae dalle memorie
de’ tempi; e credon diminuire al paese il biasimo dell’attentato.
[372] Montaner, cap. 194, e Pachymer, in Andronic. lib. 5, cap. 12,
opportunamente recato in questo luogo dal sig. Buchon nella collezione
cit. Parigi, 1840, pag. 409.
[373] Montaner e lo Speciale con poco divario accennano questi segni,
da’ quali il pratico Ruggiero de Flor conobbe qual vento sarebbe
spirato. Il rossiccio che si dipinge nelle nubi verso il tramontar del
sole, e tiensi indizio di vento, potea dar al mare il colore sanguigno,
che Montaner si piace a descrivere in questo luogo.
[374] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 2.
Montaner, cap. 196.
[375] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 3.
Con frasi scure egli accenna alla invidia che fece passar senza dolore,
e fors’anco con l’effetto contrario, la morte di questo gran guerriero.
Ed è da ammirare l’istorico, secondo me gravissimo, e senza dubbio
focoso patriotta, il quale, amando il paese d’amor non volgare, n’è
tanto più severo nel biasimo de’ suoi vizi.
[376] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 2, 4, 5.
[377] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 3 e 4. Il Montaner, cap. 196, porta
questi due soccorsi di Federigo innanzi quello di frate Raggiero.
[378] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 5.
[379] Montaner, cap. 193.
[380] Gio. Villani, lib. 8, cap. 39 e seg.
[381] Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 20.
[382] Il matrimonio di Caterina di Courtenay con Giacomo di Maiorca
si era non solamente trattato, ma stimolato nel 1298, alla presenza
del re e della regina di Francia e di molti principi reali, sotto la
condizione della dispensa del papa, per la consanguineità. Diploma
negli archivi del reame di Francia, J. 509, 11; e in Du Cange, Hist. de
l’Empire de Constantinople, docum., pag. 38. Ma forse papa Bonifazio
negò la dispensa, perchè la pretendente dell’impero greco sposasse il
Valois, del quale ei si volea servire come strumento a’ suoi disegni.
[383] Brevi del 3 febbraio, 4 agosto, e 3 ottobre 1300, e 12 febbraio
1301, su la facoltà della dispensa e le proroghe ai termini; e breve
del 3 settembre 1301, col quale il papa ratificò la dispensa, data
dal vescovo delegato, sopra una promessa di Valois che non era stata
rigorosamente osservata. Negli archivi del reame di Francia, J.
723, 8; J. 721, 8; J. 723, 9; e in Du Cange, Hist. de l’Empire de
Constantinople, docum., pag. 41. La prima moglie di Carlo di Valois
morì in Francia il 31 dicembre 1299, il 3 febbraio il papa da Roma
preparava la dispensa al nuovo matrimonio. Du Cange, op, cit.
[384] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 20 al 26; e brevi del 21 ottobre,
21 e 30 novembre 1300, da lui pubblicati. Veggansi ancora il breve
del 4 agosto, e un altro del 30 novembre 1300; col primo de’ quali si
accordò al Valois la metà dei crediti decorsi della corte di Roma per
decime ecclesiastiche in Francia; e l’altro è indirizzato al Valois,
assegnandogli un primo termine a venire in Italia. Negli archivi del
reame di Francia, J. 721, 1.
Montaner, loc. cit.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 32 e 43.
Nic. Speciale, lib. 6, cap. 7.
Ferreto Vicentino, lib. 1, in Muratori, R. I. S,, tom. IX, pag. 960 976
e seg.
Il matrimonio del Valois, con Caterina fu fatto il 28 gennaio 1301,
Buchon, op. cit., ed 1840, pag. 47.
[385] Raynald, Ann. ecc., 1301. Brevi del 3 settembre 1300, da lui
pubblicati o accennati, che tutti trovansi negli archivi del reame di
Francia, J. 721, 2, e J. 722, 5.
[386] Raynald, 1301. Trovansi due bolle ne’ medesimi archivi, J. 722,
5, indirizzate l’una al Valois, l’altra a’ popoli di Toscana; e questa,
seconda solamente è pubblicata nel Corps Diplomatique, tom. II, part.
2, pag. 4.
[387] Diplomi di Carlo II e di Roberto duca di Calabria, dati di Roma
l’11 marzo 1302, negli archivi stessi, J. 509, 14, e J. 512, 21; e in
Du Cange, Hist. de l’Empire de Constantinople, docum., pag. 43–44.
[388] Raynald, Ann. ecc., 1302, §. 1.
[389] Docum. XXXVII.
[390] Docum. XLI.
[391] Docum. XLII.
[392] Docum. XXXIX e XL.
[393] Docum. XXXVIII e XLIII.
[394] Veggansi oltre i citati documenti, per tutti i fatti del Valois
in Toscana, e i preparamenti alla guerra di Sicilia:
Nic. Speciale, lib. 6, cap. 7.
Tolomeo da Lucca, Ann., in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1304.
Gio Villani, lib. 3, cap. 49 e 50.
Cronaca di Dino Compagni, lib. 2.
Cronaca di Parma, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 842 e 843. Ivi è
detto il soprannome di Carlo senza terra.
[395] Nic. Speciale, lib, 6, cap. 6.
[396] Speciale e Anonymi chron. sic., loc. cit.
[397] Montaner, cap. 197.
[398] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 8.
Anonymi chron. sic., cap. 70.
[399] Federigo d’Incisa fu di Sciacca. Il provano, oltre la
testimonianza dello Speciale riportata da noi nel cap. precedente,
anche due diplomi, dati da lui come gran cancelliere del reame, nel
1317 e 1318, nel Testa, op. cit., docum. 36 e 37.
[400] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 10.
Anonymi chron. sic., cap. 70.
Montaner, cap. 197 e 198.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 50.
Tolomeo da Lucca, Ann., in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1305.
[401] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 10.
Anonymi chron. sic., cap. 70.
Ferreto Vicentino in Muratori, R. I, S., tom. IX, pag. 961.
[402] Veggasi la nota 2, pag. 223–24.
[403] Nic. Speciale, li. 6, cap. 9.
[404] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 55.
[405] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 10.
Anonymi chron. sic., cap. 70.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 50.
Tolomeo da Lucca, in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1305.
Ferreto Vicentino, in Muratori, ibid., tom. IX, pag. 962.
Montaner, cap. 198.
Costoro il riferiscono assai brevemente; i nostri perchè voller tacere
alcuni patti; gli stranieri perchè poco ne sapeano. Ma luce maggiore ci
danno i documenti, trascritti in parte da Raynald, Ann. ecc., 1302, §§.
3 e 4, 6 e 7, e 1303, §§. 24 a 27, e più compiutamente riferiti negli
Annali d’Aragona, lib. 5, cap. 56 e 60, da Surita, che correggendo la
brevità dei contemporanei Speciale e Montaner, e riscontrandosi appunto
con gli squarci pubblicati poi da Raynald sulle carte degli archivi di
Roma, chiaro mostra aver avuto sotto gli occhi gli originali trattati.
Indi si ritrae, che i preliminari di Castronovo, fermati a 19 agosto
1302, furon questi:
«Federigo, col titolo di re, regnasse, durante la sua vita, in Sicilia
e nelle isole adiacenti; senza tenerle da alcuno, ma independente e
assoluto.
«Sposasse Eleonora, figliuola di re Carlo.
«Scambievolmente si rendessero i prigioni, senza riscatto.
«Scambievolmente si restituisser le terre occupate; in dì 15 da Roberto
quelle di Sicilia; in dì 30 dal re Federigo quelle di Calabria.
«Ad ultimar la cosa e stabilire il tempo e i modi della esecuzione
di questi patti, Federigo e Valois venissero a un abboccamento tra
Caltabellotta e Sciacca, da cominciare il venerdì 24 agosto e finir
la domenica 26. Ivi si stabilisse il titolo da darsi a Federigo, e
il regno che avrebbe la prole di lui e d’Eleonora in luogo della
restituita Sicilia.
«Fosse tregua dal 21 al 26 agosto, e sei dì dopo l’abboccamento.
«Valois procacciasse la ratificazione di re Carlo e di papa Bonifazio.»
Nell’abboccamento poi tra Sciacca e Caltabellotta si fecer queste
mutazioni:
«Si chiamasse Federigo, re dell’isola di Sicilia, o di Trinacria, come
piacerebbe meglio a re Carlo.
«Ai suoi figliuoli si procacciasse il regno di Cipro o di Sardegna. Non
asseguita questa promessa, tenessero tuttavia la Sicilia; ma fossero
sempre obbligati a renderla per la somma di 100 mila once d’oro.
«Le terre di Sicilia si restituissero in dì 22 dal 1 settembre; quelle
di Calabria in dì 45.
«I beni delle chiese si restituissero allo stato in cui erano prima
della rivoluzione dell’82.
«Perdonasse Federigo ai ribelli di Catania, Termini, e delle altre
città datesi ai nemici; restando loro i soli beni che possedeano fino
al giorno che s’alienarono da Federigo; e perdonasse re Carlo a’
Siciliani, quando tornassero sotto il suo dominio.»
I quali patti giuraronsi da ambo le parti a dì 31 agosto 1302. Lo
stesso giorno promulgò Federigo la pace; annunziando solo ch’ei
resterebbe re dell’Isola di Sicilia, e comandando si cessasse dal
mandar le milizie a Corleone. Il documento è trascritto nell’Anonymi
chron. sic., cap. 70.
E re Carlo tosto consentilli, non già Bonifazio; onde nuovamente si
cominciò a trattare, tra lui e Federigo. In fine a 12 maggio 1303,
Bonifazio promulgò una costituzione pontificia, la cui somma è questa:
Fatto il trattato di Federigo col Valois, e chiestane dal primo,
per suoi oratori, l’approvazione del papa, disdicea Bonifazio que’
patti pregiudiziali alla Chiesa; ribenediva contuttoció Federigo;
dispensava la consanguineità per le nozze sue con Eleonora; e ad aprir
nuove pratiche mandava legati in Sicilia. Allora Federigo, riformati
i capitoli, fece presentarli a corte di Roma dal conte Ugone degli
Empuri, Federigo d’Incisa, e Bartolomeo dell’Isola. Pei quali promettea
tener la Sicilia in vassallaggio della Chiesa; pagar in ogni anno, il
dì di san Pietro, tremila once d’oro di censo; fornire a richiesta del
papa cento lance, ognuna con tre cavalli almeno, pagati per tre mesi,
o, in vece di questa, una forza navale equivalente; assoggettirsi in
caso di trasgressione alle pene stesse cui andava tenuto il re di
Sicilia, duca di Puglia, ec., per la concessione a Carlo I d’Angiò;
restituir le chiese nel possesso di quanto godeano prima dell’82; dar
alla Chiesa, senza gabella, la tratta di 10 mila salme di grano per
la impresa di Terrasanta; fornir, coi giusti dritti di tratta, quante
vittuaglie abbisognassero a Roma. I dubbi nella esecuzione di questi
patti, rlsolverebbersi dal papa. Così, assentendo i cardinali tutti,
fuorchè Matteo di S. Maria in Portico, approvò Bonifazio l’accordo; e
dichiarò che, secondo il voler di Carlo, Federigo s’addimanderebbe re
di Trinacria, finchè tenesse l’isola.
Furon queste le condizioni, e le modificazioni della pace di
Caltabellotta. Nè nasca alcun dubbio sull’autenticità de’ documenti
citati, se non si leggan le altre due particolarità che ho notato
nel testo. Perocchè veramente per altri diplomi, non appartenenti al
trattato dei principi, dovette Federigo consentire a Ruggier Loria il
possesso di Aci in Sicilia; re Carlo a Vinciguerra Palizzi quello di
tre castella in Calabria, come riferisce Niccolò Speciale. Nè in quel
trattato avea luogo l’obbligazione particolare di Federigo a Valois,
che l’aiuterebbe nell’impresa dell’impero d’Oriente, la quale si scorge
dal documento citato qui appresso.
[406] Gio, Villani, lob. 8, cap. 50.
[407] Diploma dato di Lentini a 26 settembre 1302. Federigo promettea
di dare al Valois, pagati per quattro mesi, dugento cavalli e quindici
o venti galee; e permetteagii di armare in Sicilia altre dieci galee e
quattrocento cavalli. Questo diploma è pubblicato dal Burigny, Storia
di Sicilia, lib. 8, part. 2, cap. 5; e da Du Cange, Hist. de l’Empire
de Constantinople, docum., pag. 43. Io dubitava dell’autenticità,
solamente perchè Federigo, dopo la detta pace, vi s’intitola tuttavia:
_Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principato Capuae_, contro i patti
stabiliti. Ma rifletteva all’incontro che Federigo forse non sì credè
tenuto a lasciare quel titolo, prima che il trattato fosse ratificato
da re Carlo II, e dal papa. Certo è che ho letto negli archivi del
reame di Francia, J. 510, 18, un diploma di Filippo il Bello dato
in dicembre 1313, col suggello reale in cera verde attaccato a fili
di seta verde e rossa, dove si trascrive questo medesimo diploma di
Federigo, attestando il re di Francia aver veduto l’originale in
buona forma, e darne egli questa copia. Molti altri diplomi attenenti
alla casa di Valois si trovano in simil forma di copie autenticate da
Filippo il Bello.
[408] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 11 e 12.
Anonymi chron. sic., cap. 70 e 71, ove leggonsi il diploma di Federigo
per la pace, dato di Callabellotta il 31 agosto 1302, e quel dei legati
del papa per lo scioglimento dalle scomuniche, dato di Lentini il 23
settembre.
[409] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 12.
[410] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 14, 15 e 16.
[411] Nic. Speciale, lib. 6, cap, 17, 19 e 20.
Montaner, cap. 198.
Anon. chron. sic., cap 70.
[412] Diploma dato di Lentini a 1 ottobre 1302, presso Testa, Vita di
Federigo II, docum. 22 e 26.
[413] Diploma dato di Caltabellotta a 31 agosto 1302. Ibid., docum. 24.
[414] Nic. Speciale, lib. 6, cap, 21 e 22.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 51.
Montaner, cap. 119 e seg. sino al termine della cronaca.
Veggasi anche un diploma di re Federigo, dato di Messina a dì 8 ottobre
decimaquinta Ind. (1316), pel quale elegge Pietro d’Ardoino cancelliere
_Felicis exercitus Francorum in ducatu Athenarum morancium, nostrorum
fidelium, etc_. Tra’ Mss. della Biblioteca comunale di Palermo, Q. q.
G. 2.
[415] Ferreto Vicentino, lib. 1, in Muratori, R. I, S., tom. IX, pag.
962 e 978.
[416] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 18.
Raynald, Ann. eccl., 1302, §§. 5, 6 ed 8, e 1303, §§. 24, 25, 26.
[417] Raynald, Ann. eccl., 1303, §. 54,
[418] Ciò avvenne nel 1314. Nell’Anon. chron. sic., cap. 79, leggesi il
diploma di Federigo a questo effetto, dato il 9 agosto.
[419] Non è superfluo al proposito di Federigo, ricordar che Dante
nei primi canti del Purgatorio lodavalo come onor della Sicilia; che
disegnava intitolargli la cantica del Paradiso, la quale poi andò
sotto il nome di Can Grande della Scala; e che, mutando questi onori
in acerbo disprezzo, in molti luoghi del Purgatorio stesso, del
Paradiso, e anco nel Trattato della volgare favella, il disse avaro,
vile, iniquo. I biografi del gran poeta, non chiariscono abbastanza
s’ei fosse venuto in Sicilia, nè quali rapporti privati lo avessero
mutato sì fattamente riguardo a Federigo. Delle pubbliche cagioni, le
quali son più degne dell’Alighieri, ognun sa le grandi speranze de’
Ghibellini alla passata dell’Imperatore Arrigo di Luxembourg; la lega
di questo potentato con Federigo; la intempestiva morte d’Arrigo, per
la quale tornossi in Sicilia il nostro re, ch’era corso con l’armata
siciliana, ad unirsi all’imperatore contro gli Angioini di Napoli.
Questo ritorno, se fu necessario per Federigo, tolse ogni riparo
al precipizio de’ Ghibellini; e perciò lor parve perfidia, viltà,
scelleratezza, come dicono le fazioni oppresse, agli stranieri che fan
sembiante di aiutarle e poi si stanno. Ciò dunque spiega al tutto la
mutata opinione di Dante. Ecco i luoghi di cui sopra io parlava:
Poi disse sorridendo: I’ son Manfredi,
............
Vadi a mia bella figlia, genitrice
Dell’onor di Cicilia, e d’Aragona.
_Purg_., c. 3.
E qui Benvenuto da Imola notava: _Idest honorabilium regum; Quia domnus
Fridericus fuit rex Siciliae et domnus Jacobus rex Aragonum_; nè può
ammettersi ragionevolmente alcun’altra interpretazione:
Che non si puote dir dell’altre rede;
Iacomo, e Federigo hanno i reami:
Del retaggio miglior nessun possiede.
_Purg_., c. 7.
Vedrassi l’avarizia e la viltate
Di quel, che guarda l’isola del fuoco,
Dove Anchise finì la lunga etate:
E a dare ad intender quanto è poco,
La sua scrittura fien lettere mozze,
Che noteranno molto in parvo loco.
_Parad_., c. 19.
E quel che vedi nell’arco declivo,
Guiglielmo fu, cui quella terra plora,
Che piange Carlo e Federigo vivo:
_Parad_., c. 20.
_Racha, Racha. Quid nunc personat tuba novissimi Federici! quid
tintinnabulum secundi Caroli; quid cornua Johannis et Azzonis
marchionum potentum; quid aliorum magnatum tibiæ? nisi: Venite
carnifices, venile altriplices, venite avaritiae sectatores Sed
praestat ad propositum repedare quam frustra loqui._
_De Vulgari Eloquio_, lib. 1, cap. 12.
E qui è da notare che Dante, mentre sì acerbamente detrae a Federigo,
pur gli da la tromba come guerriero, ma a Carlo II di Napoli il
campanello come sagrestano; riscontrandosi appunto con la descrizione
che fa il Neocastro, cap. 112, delle tende di questo Carlo II, e di
Giacomo allora re di Sicilia, nelle pratiche della pace di Gaeta,
l’anno 1291. V. nel presente volume, pag. 32.
[420] In un codice del secolo xiv, ne’ Mss. della Bibl. reale di
Francia, 4042, l’autore dice aver dettato questa storia settembre,
ottobre, e novembre 1287. Veg. anche Tiraboschi, Stor. della lett,
ital.; tom. IV lib. 2, cap. 6.
[421] Veggasi la proporzione delle tasse tra la Sicilia e il reame di
terraferma al tempo di Carlo I, nel volume 1, pag. 51 e 52, in nota.
[422] Lib. 8, cap. 112.
[423] Deletu per delectu. Sine deletu personarum, _senza riguardo a
persona_, Du Cange, Glossar.
[424] Morula per Mora.
[425] Emendis, _espiazioni pecuniarie, e anche correzioni, emende_,
Du–Cange, Glossar.
[426] _Piuttosto_ fulguribus, _che meglio conviene alla forte immagine
del direpta, e par che alluda alle tempeste più fiere e spesse nelle
regioni occidentali e settentrionali d’Europa_.
[427] _Manifestamente il punto finale è un errore del Ms. e il periodo
continua senza nè anco una pausa_.
[428] Ortabatur _da ort impedimento, ostacolo, e si usava questo verbo
in luogo_ di obstare, Du Cange, Gloss. _Potrebbe essere anche una voce
barbara che non cadde sotto gli occhi del Du Cange, derivata da_ ortus.
[429] _Propongo la variante_ sopit at nuda Cathana, _che darebbe un
significato; alludendo alla sicurezza del governo angioino, mentre
il vulcano su cui dormiva era per scoppiare in sì tremenda eruzione.
La figura dell_’aura incendii _sembra tratta dal noto fenomeno
dell’esaurimento de’ pozzi nelle vicinanze de’ vulcani quando è
prossima una eruzione. Corron qui alla memoria d’ogni Italiano i cori
del Giovanni di Procida del Niccolini, il quale certamente non conoscea
il presente documento inedito, e indovinò si bene le immagini che si
dovean presentare alla mente de’ poeti siciliani da lui messi in scena_.
[430] _Sembra che il solo modo interrogativo di tutto il periodo possa
far comprendere il_ Pape videtur libet et gemere, _dandogli questo
senso: «Crede il papa che non dovevamo far altro che piangere, mentre
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