La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 23

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seguente. Non furono scritte dopo la state del 1296, perchè allora
Giacomo si dichiarò contro il fratello; e nemmeno nella stessa stagione
o poco innanzi, perchè Ugone de Empuriis accerta il re che non avrebbe
i soccorsi di Spagna prontamente, ma si nella state. La data si dee
ritirar dunque ai principi dell’anno 96: e se il conte Pietro è
veramente Pietro Lancia, (chè noi non sappiamo d’altro conte Pietro che
allor fosse alla corte di Federigo), i limiti allora si ravvicinano;
perchè Pietro Lancia fu fatto conte nelle feste, della coronazione, in
fin di marzo 1296. Appunto a questo tempo si dovrebbero riferire i due
componimenti. Pietro d’Aragona poetò in provenzale, com’ era uso nelle
corti della Francia meridionale e degli stati cristiani della Spagna;
Costanza fu figliuola di Manfredi, letterato e poeta; la educazione di
Federigo lor figlio non potea dunque esser volgare: e di fatto nol fu;
e venne a compirsi in Sicilia, mentre la rivoluzione esaltava tutti
gli animi, e rinvigoriva gl’ingegni. Indi è probabilissimo, che questo
giovane di venticinque anni, cresciuto nello studio delle lettere, come
mise il piè su i gradini d’ un trono pien di gloria e di pericoli,
nella alacrità del nuovo acquisto dettasse que’ versi, che noi pongono
certo tra i migliori poeti, ma fan fede della cultura del suo ingegno,
e della nobiltà del suo animo.
XLV.
_Cappella di S. Maria l’Incoronata._
Sopra la porta di questa cappella si vede dipinta a fresco per opera
d’antico pennello la coronazione del re Pietro d’Aragona, e della
regina Costanza sua moglie, fatte in questa cappella nel 1282. Nella
parte destra si vede il re genuflesso avanti il vescovo (e fu quel
di Cefalù, poichè l’arcivescovo di Palermo Pietro Santafede s’era
portato in Roma ambasciatore del regno al Pontefice Martino IV in
discolpa de’ Siciliani dopo il vespro siciliano, come scrive il Pirri,
in Cronologia Reg. fog. 61). Assiso il prelato in una sedia avanti
i gradini dell’altare in abito pontificale, mette in capo al re la
corona di Sicilia, alla presenza di alcuni prelati assistenti. Sotto
il re si legge: _Petrus Aragonius_. Nella sinistra parte si vede la
regina Costanza sua moglie che riceve la corona dal vescovo in piedi,
coll’assistenza di alcuni prelati. Sotto la regina si legge: _Regina
Constantia_. La diversità del re in ginocchio e il vescovo sedente,
e di Costanza sedente e il vescovo in piedi, fu notata dal Gualterio
in tabul. fog. 95: «_Petro genuflexo a sedente archiepiscopo corona
imponitur: Constantia sedente ab assurgente datur_.» Il p. Amato, nel
lib. 4, cap. 6, fog. 49, riflette sopra questa diversità: «_Constantia
Sueva Siciliae domina sedet: vir Petrus Aragonensis flexis genibus;
primam stans Praesul, secundum coronat sedens_.»
Nella parte superiore si vedon l’armi del re Pietro. Sotto il limitare
della finestra si legge scolpito:
HIC REGI CORONA DATVR.
Sopra la finestra vi sono a pennello questi versi:
FILIA MANFREDI REGIS COSTANTIA PETRO
HIC SVA CONSORTI REGIA SCEPTRA DEDIT.
Nella parte destra si leggono i seguenti:
SPONSVS VT EST TEMPLI DEVS ISQVE HOMO VIRGINE NATVS
SIC AQVILAE GEMINVM CERNIS INESSE CAPVT,
Nella parte sinistra:
CVM SIS DIVORVM ALTRIX REGVM ET REGIA SEDES
ET MERITO REGNI DICTA PANORME CAPVT.
In un marmo sopra la finestra che sovrasta alla porta, si legge questa
iscrizione:
HIC OLIM SICVLO CORONA REGI
SACRIS E MANIBVS DABATUR VNCTIO
HVNC MVNDI DOMINA DEIQVE MATER
HIC CRISTVS COLITVR PIVS CORONANS
ET QVISQVIS BONA FABRICAI LEGAVIT
TEMPLI MAGNIFICI TVI PANORME
DIVINA PRECE SEV HOSTIA IVVATVR.
ANNO REPARATI ORBIS MDXXV IDIBVS SEPTEMBRIS
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
_Trattando dell’interno di questa cappella l’autore scrive_:
Nella volta della tribuna si osserva dipinto a fresco l’Eterno Padre
sedente in trono, che con la destra corona il re Pietro d’Aragona, e
con la sinistra Costanza, amendue genuflessi. A fianco del re si vede
S. Pietro Apostolo in piedi, che tien con la destra le chiavi, con la
sinistra un libro aperto col motto: _Petrus ero Petro Regi Siculorum_.
A lato della regina si vede S. Paolo Apostolo, che ha nella destra la
spada, nella sinistra un libro aperto; ma non può leggersi il motto
cancellato dall’antichità.
Non senza dispiacere considerano gli amatori dell’antichità, che
doveasi conservare, ec.
_Da’ Mss. del Mongitore.—Cattedrale di Palermo, ec.—Nella Bibl. com. di
Palermo, Q. q. n._ 10, _fog_. 675.
FINE DEI DOCUMENTI.


INDICE.
CAPITOLO XIII.
Naufragio dell’armata al ritorno in Sicilia. Giacomo
coronato re. Capitoli del parlamento di Palermo; privilegi
ai Catalani. Fazioni di guerra. Supplizio d’ Alaimo
di Lentini. Agosta occupata da’ nemici, e da’ nostri
ripresa. Seconda vittoria natale nel golfo di Napoli.
Trattato della liberazione di Carlo lo Zoppo. Passaggio
di re Giacomo sopra il reame di Napoli. Tregua di
Gaeta. Pratiche di pace generale e crociata, conchiuse
a danno della Sicilia. Morte di Alfonso re d’Aragona,
al quale succede Giacomo. Novembre 1285 a giugno
1291 Pag. 1
CAPITOLO XIV.
Primordi del regno di Giacomo in Aragona. Raffermata
amistà tra Sicilia e Genova. Per quali ragioni allenava la
guerra. Fazioni di Ruggier Loria nel reame di Puglia e in
Grecia. Giacomo si volge alla pace. Opinione pubblica in
Sicilia; patriotti, Federigo d’Aragona, fazione servile;
primi oratori al re. Primo trattato di Giacomo con re
Carlo. Celestino V ratifica la pace. Più vigorosamente la
procaccia Bonifazio VIII. Pratiche delle corti di Roma
e d’Aragona con l’infante Federigo. Nuovi oratori a re
Giacomo. Federigo chiamato al regno di Sicilia. Vana prova
di papa Bonifazio a impedirlo. Settembre 1291 a gennaio
1296 44
CAPITOLO XV.
Coronazione di Federigo II di Sicilia. Novelle
costituzioni, per le quali è ridotta, nel parlamento
gran parte della sovranità. Federigo porta la guerra
in Calabria. Principi della discordia tra il re e
Loria. Presa di Cotrone; fazioni in Terra d’Otranto;
combattimento del ponte di Brindisi. Papa Bonifazio
spinge Giacomo contro il fratello. Ambasceria di Giacomo.
Parlamento di Piazza. Battaglia d’Ischia. Viene Giacomo
a Roma. Chiama a sè Loria. Ribellione di costui da
Federigo. La regina Costanza il porta via di Sicilia, con
Giovanni di Procida. Primavera del 1296 alla primavera del
1297 78
CAPITOLO XVI.
Ribellione de’ feudi dell’ammiraglio in Sicilia. È spenta,
ed egli sconfitto da’ nostri sotto Catanzaro. Preparamenti
di Giacomo e di Federigo. Il primo sbarca sulla costiera
settentrionale dell’isola; passa ad assediar Siracusa.
Fatti della guerra guerriata, che s’accende in Sicilia.
Giovan Loria vinto e preso nello stretto di Messina;
sciolto l’assedio di Siracusa; e Giacomo torna in Napoli e
in Catalogna. Nuovo passaggio di lui in Sicilia Parlamento
di Messina. L’armata siciliana debellata dalla catalana a
capo d’Orlando. Estate del 1297–4 luglio 1299. 109
CAPITOLO XVII.
Giacomo, lasciato Roberto in Sicilia, tornasi a Napoli,
indi in Catalogna. Ambo le parti si apparecchiano a
continuare la guerra in Sicilia. Dansi a Roberto varie
città; è presa Chiaramonte; altre resistono. Tradimento
di alcuni cittadini che chiamano in Catania i nemici.
Effetti di questo nell’isola. Nuovi passi di papa
Bonifazio. Sbarco del principe di Taranto. Battaglia
della Falconarìa, ov’egli è sconfitto e preso. Inganno
e combattimento di Gagliano. Luglio 1299 a febbraio
1300 143
CAPITOLO XVIII.
Forze di Federigo e de’ nimici, e pratiche di Bonifazio.
Trattato di Carlo II con Genova. Pratiche di lui
in Sicilia. Armamenti navali; battaglia di Ponza;
trattamento dei prigioni siciliani, e morte di Palmiero
Abate. Continua con poco frutto la guerra. Naufragio
della flotta di Roberto. Congiura contro la vita di
Federigo. Blocco di Messina; orribil carestia, e virtù
del re. Tregua. Dalla primavera del 1300 a quella del
1302 175
CAPITOLO XIX.
Carlo di Valois a Firenze, indi in Sicilia. Deboli
effetti delle sue armi. Assedio di Sciacca. Postura e
disposizioni di Federigo. L’esercito nemico si consuma
sotto Sciacca. Proposte di pace e preliminari di
Caltavuturo; abboccamento tra i principi; trattato
di Caltabellotta. Esecuzione di quello. Convito del
Valois a Messina. Riforma de’ capitoli della pace, per
voler di Bonifazio. Federigo, rimaso re di Trinacria,
sposa Eleonora figlia di re Carlo. Principi della
Compagnia di Romania. Settembre 1301 alla primavera del
1303 213
CAPITOLO XX.
Conchiusione. Qual era la Sicilia prima del vespro; qual
ne divenne; qual rimase. 236
APPENDICE.
Esposizione ed esame di tutte le autorità istoriche sul
fatto del vespro 251


DOCUMENTI.
1270. 3 febbraio.—Carlo I agli stratigoti di Salerno.
Salvocondotto per Landolfina moglie di Giovanni di
Procida.—_Documento I._
1278. 13 agosto.—Carlo I al giustiziere di Basilicata.
Sul corso de’ nuovi carlini e mezzi carlini d’oro; e la
elezione de’ giudici e maestri giurati.—_Docum. II._
1279. 12 agosto.—Carlo I. Cedola della distribuzione della
nuova moneta bassa per le terre della Sicilia oltre il
Salso.—_Docum. III._
1282. 3 aprile.—Confederazione tra le città di Palermo e
di Corleone.—_Docum. IV._
— 13 aprile.—Epistola de’ Palermitani ai Messinesi, perchè
seguano la rivoluzione.—_Docum. V_.
— 9 maggio.—Carlo I a Filippo l’Ardito. Significa la
rivoluzione della Sicilia e chiede aiuti di gente.—_Docum. VI_.
— ........—I Siciliani al collegio de’ cardinali e al papa.
Giustificano la rivoluzione.—_Docum. VII_.
— 19 (agosto?).—Pietro d’Aragona a Eduardo I d’Inghilterra.
Avviso del prossimo suo passaggio in Sicilia.—_Docum. VIII_.
— 29 settembre.—Carlo I al capitano dal Faro sino ai
confini degli stati della Chiesa. Ragguaglio della
ritirata da Messina.—_Docum. IX_.
1283. 8 febbraio.—Pietro d’Aragona al giustiziere
Ruggiero di Mastrangelo. Su la immunità degli
ecclesiastici dalla imposta deliberata poco innanzi nel
parlamento di Catania.—_Docum. X._
1283. 15 febbraio.—Pietro d’Aragona al comune di Messina.
Enuncia le franchige accordate a tutta la Sicilia nel
recente parlamento di Catania.—_Docum. XI_.
— 24 settembre.—Carlo principe di Salerno ad Alberico
de Verberiis. Descrizione del vasellame e minutaglie
d’argento, impegnati dal principe in poter di mercatanti
romani.—_Docum. XII._
— 27 settembre.—Carlo principe di Salerno al capitano di
Geraci, ec. Donazione di piccioli poderi a’ soldati che
avean difeso il castel di Sperlinga nella rivoluzione di
Sicilia.—_Docum. XIII._
1284. 9 gennaio.—Martino IV a Filippo l’Ardito. Risposta a
un’ambasceria su l’impresa d’Aragona.—_Docum. XIV._
— 29 marzo.—Carlo principe di Salerno al castellano del
castel dell’Uovo di Napoli. Ordina di liberare Arrigo
Rosso da Messina.—_Docum. XV._
— 9 aprile.—Carlo principe di Salerno ai capitani di parte
Guelfa in Firenze. Perchè faccian mandare dalla città di
Pisa le promesse galee per la impresa di Sicilia.—_Docum. XVI_.
— 19 maggio.—Carlo principe di Salerno a Catello de’
Catelli e Gentile da San Miniato. Perchè affrettin la leva
di gente in Lombardia.—_Docum. XVII_.
— 14 giugno.—Carlo I al comune di Pisa. Ragguaglio della
sconfitta del principe di Salerno, e del nuovo armamento
del re contro la Sicilia.—_Docum. XVIII_.
— 7 agosto.—Carlo I al giustiziere di Capitanata. Faccia
mozzare il piè a’ disertori Saraceni.—_Docum. XIX_.
— 10 agosto.—Carlo I a’ Siciliani. Proclamazione in cui si
fa nota la elezione di Roberto conte d’Artois a vicario
generale in Sicilia con pien potere.—_Docum. XX_.
Detto.—Carlo I al conte d’Artois. Su lo stesso
argomento.—_Docum. XXI_.
— 19 agosto.—Carlo I a parecchi giustizieri. Faccian
mozzare il piè sinistro ai disertori dell’armata.—_Docum. XXII_.
— 5 ottobre.—Carlo I al giustiziere di Terra di Bari.
Toccando i capi più importanti della guerra di Sicilia,
richiede nuovi sussidi de’ popoli a continuarla.—_Docum. XXIII_.
1285. 6 gennaio.—Carlo I a Filippo l’Ardito. Lo prega a
prender sotto la sua tutela le contee d’Angiò, Provenza e
Forcalquier.—_Docum. XXIV_.
1290. 27 dicembre.—Roberto conte d’Artois a Giacomo
d’Aragona. Sopra alcune trasgressioni alla tregua di
Gaeta.—_Docum. XXV_.
1299. 7 marzo.—Carlo II ratifica i patti fermati col
capitano per Federigo di Aragona in castell’Abate.—_Docum.
XXVI._
— 4 aprile.—Carlo II ratifica i patti fermati con gli
almugaveri di Castell’Abate.—_Docum. XXVII_.
— 16 aprile.—Carlo II al vicario di Principato. Sopra la
restituzione di alcuni beni a Tommaso di Procida.—_Docum.
XXVIII._
— 25 giugno.—Carlo II al castellano di Santa Maria del
Monte. Che gli mandi liberi i figli di Manfredi.—_Docum.
XXIX_.
Detto.—Carlo II a Guglielmo de Pontiaco. Su lo stesso
argomento.—_Docum. XXX._
— 24 luglio.—Carlo II. Elezione di Roberto suo figliuolo a
vicario generale in Sicilia con larga autorità.—_Docum.
XXXI_.
— 8 dicembre.—Carlo II a Filippo l’Ardito. Gli dà avviso
della sconfitta e prigionia del principe di Taranto, e gli
chiede nuovi soccorsi.—_Docum. XXXII_.
1300. 16 aprile.—Carlo II. Procura a’ suoi legati per
trattare con la Repubblica di Genova.—_Docum. XXXIII_.
— 6 maggio.—Carlo II. Capitoli dell’accordo tra il re e
Genova.—_Docum. XXXIV_.
— 20 giugno.—Carlo II all’ammiraglio Ruggier Loria. Gli
dà pien potere a fermar quantunque patti con città
o individui della Sicilia che volessero tornare in
fede.—_Docum. XXXV_.
— 20 luglio.—Carlo II. Ratifica una concessione feudale
fatta da Roberto vicario a 11 ottobre 1299, in favore di
Virgilio Scordia da Catania.—_Docum. XXXVI_.
1302. 16 aprile.—Bonifazio VIII. Accorda le indulgenze per
la guerra di Sicilia.—_Docum. XXXVII_.
— 5 maggio.—Carlo II a Carlo di Valois. Promette che senza
saputa sua non farà pace con Federigo d’ Aragona.—_Docum.
XXXVIII_.
Detto.—Carlo II a Carlo di Valois. Facoltà di perdonare a’
Siciliani.—_Docum. XXXIX_.
1302. 7 maggio.—Carlo II. Proclamazione su lo stesso
argomento.—_Docum. XL_.
— 8 maggio.—Carlo II a Carlo di Valois. Sul dritto
di albinaggio verso i Francesi dell’esercito del
Valois.—_Docum. XLI_.
— 9 maggio.—Carlo II a Carlo di Valois. Lo elegge capitan
generale in Sicilia.—_Docum. XLII_.
— 10 maggio.—Carlo II a Carlo di Valois. Gli dà autorità a
fermar pace con Federigo.—_Docum. XLIII_.
Serventesi del re Federigo II di Sicilia e del conte de
Empuriis (marzo 1296?).—_Docum. XLIV_.
Descrizione di alcune antiche dipinture nella chiesa di S.
Maria Incoronata in Palermo, tratta da un MS. del canonico
Mongitore.—_Docum. XLV_.
FINE DELL’INDICE.


NOTE:
[1] Bart. de Neocastro dice Protontino, ch’era grado nell’armata,
seguente all’ammiraglio, come il mostrano tre diplomi del 16 agosto
1299, per Pietro Salvacossa. Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299, A,
fog. 170, a t. e 171.
[2] Bart. de Neocastro, cap. 101.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 8.
Il Montaner, che nella sua memoria confuse orribilmente la cronologia
di questo periodo del regno di Giacomo in Sicilia, porta la tempesta
sofferta dall’armata siciliana nel 1288 o 1289, con manifesto
anacronismo.
[3] Neocastro e Speciale, loc. cit.
Anon. chron. sic., cap. 47.
[4] Bart. de Neocastro, cap. 102, nel quale si legge che Giacomo
toglier volle, _se alcuna ve n’era_, le oppressioni del popolo.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 9.
Montaner, cap. 148.
Geste de’ conti di Barcellona, cap. 28, loc. cit.
Anon. chron. sic., cap. 47.
La data delle costituzioni è scritta ne’ nostri capitoli del regno, 5
febbraio decimaquarta Ind. 1285, contandosi gli anni dal 25 marzo, onde
quel giorno risponde al 5 febbraio 1286 del calendario comune.
[5] Capitoli del regno di Sicilia.—Jacobus, cap. 1 a 7, 9, 44.
[6] Ibid., cap. 15, 16, 17, 18, 27, 45. Le cause col fisco si doveano
spedire anche in due mesi. Pel cap. 42 fu rimessa ai possessori la
terza parte dei furti, che si appropriava il fisco. Pel 43 permessi con
qualche eccezione gli accordi tra accusatori e accusati. Pel cap. 23 fu
proibito al fisco di sperimentare i suoi dritti su i feudi con azione
possessoria, ma si stabilì che il facesse in via di petitorio, che non
eccedesse i patti nell’agire contro i mallevadori, non eccedesse le
leggi contro gli scopritori di qualche tesoro.
[7] Ibid., cap. 8, 10, 11, 12, 13, 22, 24, 25, 26, 28, 30. Pel 29 fu
abrogato l’obbligo di pascere i porci nelle foreste del re.
[8] Ibid., cap. 14, 19, 20, 21.
[9] Ibid., cap. 31, 33, 39. Pel cap. 32 si stabilì che i balì de’
feudatari d’età minore fossero scelti tra i congiunti, e rendesser
conto al pupillo. Pel 34 che i suffeudatari non servissero alla curia.
Pel 35 che i suffeudi vacanti si riconcedessero dal barone. Pel 36 che
i vassalli de’ baroni non fossero costretti dalla curia ad esercitare
ufici. Pel 37 che non si mandassero maestri giurati della curia nelle
terre feudali o ecclesiastiche.
[10] Ibid., cap. 38.
[11] Ibid., cap. 46 e 47.
[12] Ibid., cap. 40 vietati i servigi che esigeano i castellani; cap.
41, altri provvedimenti da reprimere l’insolenza de’ soldati delle
castella.
[13] Ibid., al cap. 48, si stabiliron le pene contro i ministri e
gli oficiali trasgressori delle costituzioni. Il cap. 49 risguarda
la malleveria o l’imprigionamento degli accusati. I cap. 50, 51, 55
pel trattamento de’ prigioni; 52 per gli accordi tra accusatori ed
accusati; 53 e 54 su l’asportazione delle armi; 56 tolta l’istanza
pubblica pei delitti minori; 57 pei dritti sul ricevuto delle tasse;
58, 59, 60, 61, 63, altri provvedimenti per la riscossione delle tasse;
62 pei terragi da pagarsi al fisco o ai baroni; 64 per le foreste e
bandite.
[14] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 75.
[15] Diploma dato di Palermo a 12 febbraio decimaquarta Ind. 1285
(1286), ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 147,
pubblicato dal Buscemi, Vita di Giovanni di Procida, docum. 6.
[16] Mss. citati, fog. 149, diploma del 18 febbraio 1285 (1286).
[17] Mss. citati, fog. 150, diploma del 22 febbraio.
[18] Mss. citati G. 12, diploma del 22 marzo 1258.
[19] Ibid. G. 1, fog. 156, diploma del 17 luglio 1288. Questi tre
diplomi di Giacomo son trascritti in uno di Federigo II, pubblicato dal
Testa nella Vita di lui, docum. 8.
[20] Bart. de Neocastro, cap. 105, 106.
[21] Raynald, Ann. ecc., 1286, §. 6 a 9.
[22] Bart. de Neocastro, cap. 101.
Montaner, cap. 116, con l’errore che Giacomo fosse ito a questa impresa.
[23] Diploma del 22 agosto 1286, nell’Elenco dello pergamene del r.
archivio di Napoli, tom. II, pag. 16.
[24] Montaner attesta, a cap. 149, che Sarriano fosse cavaliere di
Sicilia.
Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 15, porta questa spedizione del Sarriano
con anacronismo, rimandandola appresso la tregua di Gaeta.
[25] Bart. de Neocastro, cap. 102, 103, 104.
Diploma del 27 giugno 1286, per la catena del porto di Napoli, nel
citato Elenco, tom. II, pag. 15.
Montaner, cap. 109, 113, 116, 148, 149, 152, il quale confondendo i
tempi, pur narra questi fatti con tali minuzie che si riconoscono di
leggieri, e sen trae maggior fede al racconto del Neocastro.
[26] Bart. de Neocastro, cap. 107, 108, 109.
Che Giovanni di Mazarino fosse chiarito reo di maestà, confermasi
ancora da un diploma di re Giacomo, dato di Messina a 5 agosto 1288,
nella Bibl. com. di Palermo, Mss. Q. q. G. 3, fog. 6, col quale son
conceduti al nobile Bernardo Milo una torre e un podere presso Trapani,
confiscati a questo Giovanni. Per un altro diploma del 30 luglio dello
stesso anno fu conceduto ad un Villanuova il casale di Mazarino, Mss.
citati, Q. q. G. 1, fog. 158.
[27] Diplomi del 17 dicembre 1285 e 25 maggio 1286, nell’Elenco delle
pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 12 e 13.
[28] Bart. de Neocastro, cap. 110.
I Guelfi trovavan sì tiepido papa Onorio in tale impresa, che Giovanni
Villani, scrittor di quella fazione, nel biasima apertamente, lib.
7, cap. 113. E pur noi lo veggiamo sì duro contro casa d’Aragona ne’
trattati della liberazione di Carlo lo Zoppo.
[29] Bart. de Neocastro, cap. 110.
Diplomi del 27 dicembre 1286, 15 aprile, 20 aprile, e 15 maggio 1287,
nel citato Elenco, tom. II, pag. 18 e 19.
[30] Questo sbarco a Malta si legge nell’or citato diploma del 15
maggio 1287, con l’altra circostanza che la terra d’Eraclea e altre
mandarono a offrirsi a’ Francesi; che par bugia del diploma.
[31] Bart. de Neocastro, cap. 110.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 117, il quale dice 50 i legni di Rinaldo
d’Avella.
Montaner, cap. 106, con molti errori nel tempo e nei nomi.
[32] Bart. de Neocastro, cap. 110.
Atanasio d’Aci, in di Gregorio, Bibl. arag., tom. I, pag. 279 e seg.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.
Nessuno di questi scrittori porta l’appunto delle forze di Giacomo, se
non che delle navali. Ma il Neocastro gli dà 1,000 cavalli al primo dì
che venne in Catania, e dice poi ingrossata molto l’oste di cavalli e
più di fanti.
Il Montaner, cap, 107, porta a 700 i cavalli e a 3,000 i fanti.
[33] Bart. de Neocastro, cap. 110.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.
Nel Neocastro si legge che Arrigo de’ Mari fosse cittadino di Marsala.
Giovanni Villani in altro luogo parla di Arrigo de’ Mari, ammiraglio
e genovese, e così leggiamo negli Ann. del Caffari. Se dunque furon
due Arrighi de’ Mari, o un solo, nato in una di quelle città e fatto
cittadino dell’altra, è oscuro, nè importa molto il chiarirlo.
[34] Diploma dell’imperador Federigo, dato di Cremona a 20 febbraio
1248. Indi si scorge che Oddone di Camerana con molti altri Lombardi,
lasciata la patria per cagion dell’imperatore, venuti in Sicilia, ebber
dapprima Scopello, poi, non bastando, la terra di Corlone che fu data
in feudo ad Oddone. Ma essendo quella assai ricca, popolosa, e forte,
l’imperadore ripigliandola in demanio, la permutò con Militello in val
di Noto, che a lui ricadea per essersi estinta la linea della famiglia
dei Lentini (collaterale forse ad Alaimo) che la possedea. Mss. della
Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 12.
[35] Bart. de Neocastro, cap. 110.
Anon. chron. sic., cap. 48.
[36] Bart. de Neocastro, cap. 110; e con minori particolarità Niccolò
Speciale, lib. 2, cap. 10 e 12, Giovanni Villani, lib. 7, cap.
117, l’Anonymi Chron, sic., cap. 48, e, non senza circostanze poco
credibili, Montaner, cap. 107. Costui con manifesto anacronismo, porta
questa fazione prima della battaglia del golfo di Napoli nel 1284, in
cui fu preso Carlo lo Zoppo.
[37] Bart. de Neocastro, cap. 110, 111.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 11.
Montaner, cap. 105, con errore di tempo e di qualche circostanza,
dicendo che i Francesi tenessero ancora il castello di Cefalù; nel
quale sappiamo che era stato già prigione Carlo lo Zoppo.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 117.
Anon. chron. sic., cap. 48.
Cronaca di Parma, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 812.
Tolomeo da Lucca, Hist. ecc., lib. 24, cap. 22, in Muratori, R. I. S.,
tom XI.
Cronaca di Rouen, presso Labbe, Bibl. manuscripta, tom. I, pag. 381.
Un diploma del 1 giugno duodecima Ind. (1299) attesta che Guglielmo
Sallistio fu preso nella battaglia de’ conti, ov’era nella famiglia del
conte di Monforte, e fu accecato. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg.
1299, A, fog. 88.
Un altro del 30 settembre terza Ind. (1289), dato di Napoli, accorda
una sovvenzione a un Provenzale accecato dopo che fu preso nella
battaglia navale, e perciò deve intendersi della più recente, cioè
questa del 23 giugno 1287. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1291,
A, fog. 16.
Ibid. a fog. 16 a t. e 17, son due altri diplomi dati il 3 ottobre e
uno il 4, per Ruffino di Pavia similmente accecato, due uomini d’Ischia
ai quali era stato cavato un sol occhio, ec.
Finchè non avremo per tempi anteriori altri di questi documenti,
spiacevoli e non però men fedelmente da me riportati, potremo credere
col Montaner (cap. 118) che Ruggier Loria si sia dato a tali crudeltà
per rappresaglia, e molto tempo dopo che vide da’ nemici cavati gli
occhi e mozzate le mani ai nostri presi combattendo: il che non toglie
il biasimo, ma l’attenua. Montaner aggiugne che a queste rappresaglie i
nemici cessarono dall’empio lor costume.
[38] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 12.
Bart. de Neocastro, cap. 111.
La restaurazione d’Agosta è riferita dal Montaner, cap. 108. Il quale
a cap. 118, sebbene con anacronismo, dice de’ tributi che i nostri
riscuoteano da Ischia sulle merci uscite dal golfo.
Un diploma del r. archivio di Napoli, reg. seg. 1289–1290, A, fog. 54,
citato da D. Ferrante della Marra (Discorsi, Napoli 1641), attesta che
Ramondo de Baux, fatto prigione nella battaglia dei conti, fu ricattato
dal padre; il quale impegnò la contea d’Avellino per avere il denaro.
[39] Raynald, Ann. ecc., 1288, §§. 10 e 11.
[40] V. il cap. 12.
[41] Rymer, Atti pubblici d’Inghilterra, tom. II, diplomi del 5
febbraio, 2 e 13 maggio, e 29 giugno 1286, pag. 315, 317, 318, 319.
[42] Rymer, loc. cit., pag. 326, 328, 329, 330, 331, 332, 333, due
diplomi del 15 luglio 1286, e altri del 22, 24, 25, dello stesso mese.
Altro del 15 luglio, in Martene e Durand, Thes. Nov. Anecd. tom. I,
pag. 1217.
[43] I particolari di questi maneggi furono i seguenti:
Onorio incominciò a sollecitar Filippo il Bello, affinchè ripigliasse
l’impresa del padre; e a questo effetto diede autorità al legato
pontificio in Francia di sospendere e scomunicare tutti gli
ecclesiastici che favorissero Alfonso in Aragona. (Archiv. del reame di
Francia, J. 714. 9.)
Eduardo I appena fermata la tregua di luglio 1286, caldamente sollecitò
la corte di Roma a ratificarla (Rymer, Atti pubblici d’Inghilterra,
tom. II, parecchi diplomi del 27 luglio 1286, pag. 334, 335); ed essa
mandò gli arcivescovi di Ravenna e di Morreale per trattar della pace,
senza fermarla però da lor soli, soggiugnea Onorio, in sì dilicato e
importante negozio (Ibid., pag. 340 e 341, 7 novembre e 1 marzo 1287;
Raynald, Ann. ecc., 1286, §§. 13 e 14; Cronaca di Parma, in Muratori,
R. I. S. tom. IX. pag. 810).
Ma insistendo Alfonso su i preliminari di Cefalù, il papa sdegnato
ruppe gli accordi (Raynald, Ann. ecc., 1287. §. 6, breve dato di Roma
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