La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 28

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dall’Aragonese morto il cavallo all’Angioino, onde Martino Peris
D’Aros s’era avventato a costui per spacciarlo, se non che Federigo
il trattenne ad onta di Blasco Alagona. È evidente, che Speciale non
avrebbe defraudato il suo re di questa gloria di abbattere il principe
di Taranto; e che perciò il racconto del Montaner si dee noverar tra le
disorbitanti sue favole ad esaltazione de’ reali d’Aragona.
[288] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 10.
Anon. chron. sic., cap. 56 e 57, ov’è trascritta la epistola di
Federigo a’ Palermitani.
Epistola citata di Carlo II, docum. XXXII.
Gio, Villani, lib. 8, cap. 34.
Montaner, cap. 192.
Tolomeo da Lucca, Ann., in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1304, che
con picciolo anacronismo porta questa battaglia nel 1300.
[289] Questo privilegio, dato in Palermo il 20 dicembre 1299, è
pubblicato dal de Vio, privilegi di Palermo, pag. 24.
Il Testa, op. cit., pag. 98, dice anche accordate da Federigo
larghissime franchige a Marsala, perchè que’ cittadini aveano
egregiamente meritato nella battaglia della Falconarìa, capitanati da
Giovanni di Ferro. Ma ei non cita questo privilegio, nè a me è venuto
fatto di trovarlo, o vederne cenno negli scrittori contemporanei.
[290] Nic. Speciale, Anon. chron. sic, e Montaner, luoghi citati.
[291] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 11.
[292] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 12.
[293] Montaner, cap. 191.
[294] Tommaso di Procida, seguendo la diffalta di Giovanni suo padre,
passò a parte angioina; ove fu molto accarezzato, e resigli i beni
paterni, come si vede dai diplomi citati nel cap. XV, pag. 104, 105,
106, e da un altro del 21 ottobre decimaquarta Ind, (1300), per la
restituzione di altri stabili in Salerno. Nel r. archivio di Napoli,
reg. seg. 1299–1300, C, fog. 101, a t.
[295] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 12.
Anon. chron sic., cap. 68.
Ramondo Montaner, cap. 191, narra assai diversamente questa fazion
di Gagliano. Il primo errore è, che la pone innanzi alla battaglia
della Falconarìa. Il secondo, che tace del tutto il tradimento del
castellano, e dice andati a Gagliano i cavalieri della Morte, per
combatter Blasco e Calcerando, che sapeano trovarsi in quel castello.
Ei dà a’ nostri dugento cavalli e trecento pedoni; ai nemici in tutto
cinquecento cavalli e assai fanteria. Quanto ai movimenti e ai casi
della battaglia, si allontana assai meno dallo Speciale, anzi, in
alcuni punti, s’accorda del tutto con esso. Io ho creduto seguir
piuttosto Speciale che Montaner, perchè il primo è istorico più grave
e nazionale, il secondo infedelissimo in questo periodo. Si potrebbe
dubitare che il castellan di Gagliano fosse il medesimo istorico
Montaner: ma io penso che no; 1º. pel nome diverso, appellandosi il
castellano Montaner de Sosa, e l’istorico solamente Montaner; 2º.
pel detto anacronismo rispetto alla battaglia della Falconarìa, nel
quale il castellano non sarebbe caduto di certo; 3º. infine per quel
nobile e cavalleresco carattere dell’istorico Montaner, incapace di un
inganno di guerra, che può ben dirsi tradimento nerissimo.
Degli uomini di paraggio uccisi o caduti in poter di Federigo in questi
due combattimenti della Falconarìa e di Gagliano, ci fan fede anco i
seguenti documenti: Diploma del 15 aprile tredicesima Ind. (1300). Per
la tutela de’ figliuoli di alcuni cavalieri, _nuper mortui_ in Sicilia,
guerreggiando contro i nimici. Nomina Simone Agrilleri, Goffredo de
Mili, Adamo de Siliac e Goffredo di Joinville. Nel r. archivio di
Napoli, reg. seg. 1299–1300, C, fog. 143.
Diploma del 22 aprile tredicesima Ind. Per la cura dei beni feudali di
Giovanni di Joinville, _militis captivi apud hostes_. Ibid., fog. 258.
Diploma del 22 giugno tredicesima Ind. Commessa a Filippo di Tuzziaco
l’amministrazione de’ beni del suo parente conte di Brienne e di Lecce,
prigione de’ nemici In Sicilia, ibid., fog. 93 a t.
Diploma del 7 luglio tredicesima Ind. 1300. Salvocondotto alla contessa
di Corigliano, per andar a visitare il marito, prigione In Sicilia.
Ibid., fog. 161.
Un altro diploma della stessa data contiene dei provvedimenti pe’
vassalli del conte di Brienne e di Lecce, prigione de’ nemici. Ibid.,
fog. 162.
Diploma del 20 luglio tredicesima Ind., per l’amministrazione de’
beni de’ militi, baroni e altri feudatarì, che, combattendo pel re in
Sicilia, caddero in man del nemico. Ibid., fog. 279 a t.
[296] Veggasi cap. XXVII, pag. 164.
[297] Gio. Villani, lib. 8, cap. 23.
[298] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 10 e 11.
Diploma di Federigo, dato il 1 dicembre 1299, presso l’Anon. chron.
sic., cap, 57.
Diploma di Carlo II, dato il di 8 maggio tredicesima Ind. (1300). Il re
commetteva a Matteo d’Adria e Landolfo Ayossa, legati suoi a Genova,
d’attraversare gli aiuti che preparavansi a Federigo; armandosi, com’ei
sapea, due galee da Rosso Doria, due da’ Volta, tre dagli Spinola, due
da Francesco Squarciafico, una da Giacomo di Cisterna, e anche dodici
dal comune, sotto specie di servir all’uopo delle sue guerre, ma in
realtà per accompagnare quegli armamenti destinati alla Sicilia. Nel r.
archivio di Napoli, reg. seg. Carlo II, 1299–1300, C, fog. 195, a t.
4 Federigo stese anche la mano a prender beni ecclesiastici in sussidio
della guerra; ma assai discretamente, per non si concitar contro
il clero siciliano, che teneva a lui non ostanti le istigazioni di
Roma. Veggasi il trattato di Caltabellotta nel capitolo seguente, e i
documenti citati dal di Gregorio, Considerazioni sopra la storia di
Sicilia, lib. 4, cap. 5, e annotazione 49 allo stesso capitolo.
[299] Docum. XXXII.
[300] Diploma negli archivi del reame di Francia, J. 513, 47.
[301] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 15 e 16.
[302] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 12, 13, 14. Tra le ultime parole
del breve son queste: _Nonnulla vero alia pro subsidio negotii acies
considerationis nostrae circumspicit, quae presentibus non duximus
inserenda_. Ibid., §. 21, si vede che Bonifacio scrisse ai Catanesi,
rallegrandosi con loro della ribellione di Ragusa, di Noto e d’un’altra
terra per parte angioina.
[303] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 1 a 4, e nota del Mansi su lo
stesso luogo. Bolla di Bonifacio, data 22 marzo, ibid., e nella cronica
di Francesco Pipino, lib. 4, cap. 41, in Muratori, R. I. S., tom. IX.
[304] Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 10, che cita una bolla del 1 marzo
1300 a questo effetto.
[305] Gio. Villani, lib. 8, cap. 36.
Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 8.
Cronaca d’Asti, in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 191, 192. L’autore
della Cron. d’Asti fu testimone oculare.
Ferreto Vicentino, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 896.
[306] Oltre le asserzioni di Bonifazio nel breve del 9 gennaio 1300,
citato poco fa, questi sussidi forniti dalla corte di Roma nell’anno
trecento, son provati da’ seguenti diplomi del r. archivio di Napoli,
reg. seg. Carlo II, 1299–1300, C.
Diploma dato di Napoli a dì 8 maggio tredicesima Ind. (1300). È una
quetanza de’ danari che Bartolomeo de Capua, protonotaio e logoteta,
avea ricevuto per conto del re dalla corte di Roma, e speso ne’ bisogni
della guerra e dei reame. Vi si leggon le seguenti somme. Da papa
Niccolò V, once d’oro 6,000. Da papa Bonifazio ad Anagni, in due volte,
once 4,000, più 3,000, più 5,700. Dal medesimo a Roma, per mezzo di
rari mercatanti a fin di pagare galee e uomini d’arme di Catalogna in
quest’anno tredicesima Ind. once 4,000. Infine anche in Roma altre once
10,000. Reg. cit., fog. 409 a t.
Diploma dato di Anagni a 5 giugno tredicesima Ind. È cautela per once
d’oro 8,500, date in prestito a re Carlo da papa Bonifazio. Ibid., fog.
412 a t.
Diploma monco e senza data nel medesimo registro, fog. 374 a t, Si
legge tra vari altri di settembre 1300. Slmilmente è cautela di
danaro dato a re Carlo dal papa, _cogitans quod ad promocionem et
prosecucionem negocii recuperacionis insule nostre Sicilie contra
Fridericum de Aragonia, hostem ejusdem Romane Matris Ecclesie atque
nostrum Siculosque rebelles, pecuniali subsidio egebamus, etc_., e
segue con parole di gratitudine grandissima verso il papa, che gli
avea dato in prestito fiorini 23,000 in fiorini d’oro e tornesi grossi
d’argento; e once d’oro 1,000, in once d’oro. Il re ipotecava alla
restituzione, tutti i suoi regni e beni. Avea ricevuto una parte di
questo danaro per mezzo degli Spini di Firenze, mercatanti, o, come
oggi si direbbe, banchieri del papa.
[307] Diploma dato di Napoli a 18 maggio tredicesima Ind. (1300).
Nobilibus et discretis viris Potestati, Capitaneo, Principibus Artium,
Vexilliferis Justitie, communi et populo civitatis Florentie. Li avea
ringraziato re Carlo di fiorin d’oro 5,000, donatigli in quest’anno;
e di 200 cavalli ausiliari, mandatigli il 20 aprile. Or nuove grazie
rendea per altri 3,000 fiorini; e pregavali di richieder altri sussidi
di danaro, da altre città di quelle regioni. Nel r. archivio di Napoli,
reg. 1299–1300, C, fog. 235.
Diploma dato di Napoli a 12 luglio tredicesima Ind. (1300). Re Carlo
elegge Guglielmo Recuperanza da Pisa, procuratore a riscuoter da
quantunque persone e comuni di Toscana, il danaro promesso o da
promettersi, in sussidio della siciliana guerra. Gli commette in
particolare di riscuoter 4,000 fiorini dalla città di Lucca, e mandarli
per la compagnia dei Bardi di Firenze. Ibid., fog. 164.
Diploma dato di Napoli a 10 agosto seguente, perchè la compagnia de’
Bardi s’abbia questi 4,000 fiorini di Lucca, in isconto de’ suoi
crediti contro il re. Ibid., 287.
Diploma dato di Napoli a 19 aprile tredicesima Ind. (1300). Guglielmo
de Recuperanza è eletto, con piena guarentigia, procurator dal re a
torre danaro in prestito col favor degli amici e devoti del re in
Toscana, da comuni, compagnie e privati, pei bisogni dell’impresa
che s’apparecchiava contro la Sicilia. R. archivio di Napoli; reg.
1299–1300, C, fog. 144 a t.
Diploma dato di Napoli a 4 maggio tredicesima Ind. Arrigo d’Aprano
da Napoli, cavaliere, è mandato a corte di Roma, per accattar, con
ordine del papa o senza, 4,000 once da alcune compagnie di mercatanti,
obbligando i regni e beni di Carlo, e le decime ecclesiastiche a lui
concedute da Martino IV, Niccolò IV, e Bonifazio. Ibid., fog. 150.
Diploma del 18 aprile tredicesima Ind. (1300) dato di Napoli, per
imprestiti da mercatanti fiorentini, da soddisfarsi su la tratta de’
grani. Ibid., fog. 302.
Diploma dato di Napoli 20 maggio tredicesima Ind. La compagnia de’
Bardi di Firenze avea prestato al re once d’oro 1,200, per le spese di
mandare in Ungheria Carlo suo nipote. Provvedimento di soddisfarle in
parte con once 500, che gli uomini di Civita restavano a dare, per le
once 1,000, promesse al re s’ei li ritenesse in demanio. Ibid., fog.
244.
[308] Diploma dato di Napoli a 19 giugno tredicesima Ind. (1300).
Perchè si pagasse sulla tratta delle vittuaglie, il rimanente delle
once 580, date in prestito a Roberto duca di Calabria da Gualtier
de Ala e Marino Riccioli da Catania. R. archivio di Napoli, reg.
1299–1300, C, fog. 260 a t.
[309] Diploma al siniscalco di Provenza, dato di Napoli a 11 febbraio
tredicesima Ind. (1300). R. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog.
353.
[310] Diploma dato di Napoli a 13 giugno tredicesima Ind. (1300).
Promettesi largo nolo e ristorazion dei danni che potessero recare i
nemici, a chiunque portasse in Sicilia con le proprie navi, grano,
orzo, vino, panni, ferro, ec. R. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C,
fog. 241 a.t.
Diploma del 20 giugno, ibid., fog. 269; 8 settembre decimaquarta Ind.
(1300), ibid., fog. 176; 18 ottobre seguente, ibid., fog. 100 a t.; 22
detto, ibid., fog. 102; 28 detto, ibid., fog. 106 a t.; detto, ibid.,
fog. 115, per grani ed altre derrate mandate a Roberto in Catania.
La corte di Napoli porgeva anche del danaro a Roberto.
Diploma dato di Napoli a 2 agosto tredicesima Ind. (1300), per once
7,940 in fiorini e carlini d’oro e d’argento, mandate a Catania per gli
stipendi. Ibid., fog. 90.
Diploma dato di Napoli a 15 settembre decimaquarta Ind. (1300), per
once 2,500 da mandarsi subito in Sicilia all’ammiraglio. Ibid., f. 160.
[311] Diploma dato di Napoli a 2 maggio tredicesima Ind. (1300), nel
r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299–1300, C, fog. 148 a t. Tratta
de’ soldati, _qui vel bolla nostra contra dictos hostes et rebelles
nostros in actu vel congressu relinquerint, vel negligentes in illis
aut inobedientes tibi (Rogerio de Lauria) fortassis extiterint, etc._
[312] Diploma dato di Napoli l’8 settembre 1299 duodecima Ind., r.
archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog. 374. È mandato in Francia
da re Carlo a que’ due principi del sangue, maestro Lodovico de Verdun,
_rogaturum eos et procuraturum cum illis ex parte nostra quod ipsi
ad nos in regnum nostrum predictum....... nobis certa guerre nostre
prosecutione accedant_.
Gli è data autorità di pagare a ciascun di loro infino a ventimila lire
tornesi picciole, per le spese del viaggio, togliendole in presto,
sotto la ipoteca di tutti i beni del re.
[313] Diploma dato di Napoli 4 maggio tredicesima Ind. (1300). Ruggier
Loria avea arruolato 60 cavalli in Catalogna, Valenza e altri domini
di Giacomo pel soldo, che sarebbe stabilito da un vescovo e un frate
legati di Carlo II. Loria obbligò per lo pagamento tutti i suoi beni in
Ispagna. E Carlo dichiaravasi tenuto a ristorare perciò di quantunque
spesa lui o i suoi eredi. R. archivio di Napoli, reg. seg. 1299–1300,
C, fog. 150.
[314] Diploma dato di Napoli 18 maggio tredicesima Ind. Ibid., fog. 321.
Diploma del 18 maggio, al comune di Firenze, citato di sopra, pag. 180,
nota 1.
[315] Diplomi del 23 giugno tredicesima Ind. R. archivio di Napoli,
reg. 1299–1300, C, fog. 368 a t., e 27 giugno, ibid., fog. 268, pel
Grimaldi; e del 21 ottobre decimaquarta Ind. (1300), ch’è il conto del
credito di Tommaso di Procida per sè e la sua compagnia. A lui 5 once
al mese, a’ suoi uomini d’arme 4 per ciascuno, 15 once per prezzo d’un
caval baio perduto in servigio, 7 once per un altra, 15 e 10 once per
riscatto di ciascuno di vari uomini d’arme, ed once 8 per uno scudiero,
fatti prigioni da’ nemici. Una parte gli fu pagata in danaro, il
rimagnente in frumento. Ibid., fog. 101 a t.
Altro diploma, ibid., fog. 107, pel conte Filippo di Fiandra.
Altro del 25 ottobre decimaquarta Ind., per Umberto (primo di questo
nome) delfino di Vienna, condottiero di 100 cavalli, ibid., fog. 112 a
t.
Altro del 31 ottobre per altri 300 cavalli, ec.
[316] Sette diplomi dati di Napoli a 20 maggio tredicesima Ind. a
diversi baroni. Perchè si recassero al servigio feudale in Matera,
sotto il conte Pietro Ruffo, capitan generale di guerra in quelle
province, sì che si facesse un ultimo sforzo contro il nemico, già
prostrato e confuso. Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog.
237 a t. e 238 a t.
[317] Diploma dato di Napoli a 13 maggio tredicesima Ind. È dato a
Riccardo di Grimaldo, abitator di Cosenza, e a’ malandrini della
sua compagnia, stati valentissimi contro i nimici, di appropriarsi
quantunque prendesser su loro, persone e robe, fuorchè le persone il
cui riscatto passasse le 100 once o potesse portare al re il racquisto
di qualche terra, nel qual caso si darebbero 100 once alla compagnia.
Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C, fog. 222 a t.
[318] Diplomi dati di Napoli a 9 maggio 1300, tredicesima Ind. nel
reg. citato 1299–1300, C, fog. 197 a t. Bertrando Vicecomite è eletto
capitano con mero e misto impero, finchè giunga a Catania, a consegnare
a Roberto gli stuoli di fanti e cavalli che mandavagli il re. Questa
straordinaria autorità per lo solo viaggio, mostra che trista gente
fossero questi rinforzi assoldati dal re di Napoli.
[319] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 13.
Ei dice espressamente 400 cavalli toscani. I diplomi testè citati,
parlan di 200 cavalli di Firenze, ed è naturale che gli altri fossero
di altre città di Toscana, al medesimo effetto richieste da Carlo e dal
papa, come innanzi si disse.
[320] Diplomi dati di Napoli a 3 gennaio 1300, tredicesima Ind.,
registro citato 1299–1300, C, fog. 50 a t. Sono in favore de’_ comites
nauclerii, proderii, balistarii et marinarii seu homines maris_, etc.
La terra d’Agosta nell’uno, e la città di Patti nell’altro di questi
diplomi, è detta: _Nunc exhabitatam et propriis incolis derelictam,
etc_.
[321] Diploma dato di Napoli, 28 dicembre 1300, tredicesima Ind. (cioè
a dire, secondo il nostro computo, dicembre 1299, perchè la cancelleria
di Napoli cominciava il nuov’anno a 25 dicembre), nel r. archivio di
Napoli, reg. 1299–1300, C, fog. 41 a t. È conceduto in feudo il castel
di Palagonia in val di Noto in Sicilia, a Rimbaldo de Ofar, uno de’
guerrieri spagnuoli lasciati da Giacomo in Sicilia, e assai segnalatosi.
Altro diploma della stessa data, ibid., fog. 42. Concessioni di Caccamo
e Racalmuto a Pietro di Monteagudo; di Giarratana e Palazzolo a
Gilberto de Sentillis, e altri, forse la più parte spagnuoli.
[322] Breve del 1 febbraio citato di sopra, in Raynald, Ann. ecc.,
1300, §. 12, e altri citati nello stesso paragrafo.
[323] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 17, 18, 19, breve dato il 15
gennaio 1300.
[324] Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 19.
[325] Diploma nel citato registro 1299–1300, C, fog. 363. È dato di
Napoli il 7 maggio tredicesima Ind. (1300), e indirizzato al siniscalco
di Provenza. Dice aver provveduto che sulle entrate delle dette contee,
_ubi melius, commodius, habilius et liberius percipi valeat et haberi,
assignetur et stabiliatur Inclito principi domino Jacobo, Illustri Regi
Aragonum, filio nostro carissimo, perceptio annui redditus unciarum
auri duo millia computandis in summa pecunie ad quam tenemus eidem
juxta quod..... in patentibus licteris nostris hactenus exinde factis,
etc._
[326] Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 19.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 42. Gli ordini di Giacomo furon
replicati il 21 marzo, a’ suoi sudditi dimoranti in Sicilia, Ugone
de Empuriis, Blasco Alagona, Martino d’Otiet, Bernardo Ramondo de
Ribellas, Guglielmo Calcerando, Ponzio de Queralto, Guerao de Pons,
Pietro di Puchuert e Bernardo Queralto.
[327] Veggansi Ann. genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI.
Iacopo de Varagine, parte 12, cap. 9, in Muratori, R. I. S., tom. IX.
Giorgio Stella, ibid., tom. XVII, pag. 1015 e 1019.
[328] Raynald, Ann. ecc., 1300, §§. 12, 18.
Egli cita questi brevi del papa senza pubblicarli. Uno se ne trova
negli archivi del reame di Francia, J. 715, 25, dato di Laterano il
1 febbraio 1300, il quale fu recato da Isarno priore di Benevento.
Bonifazio in questo breve, tra le altre cose, si applaudisce d’avere
accolto i legati di Genova _allocutione placida et affabili, servata
gravitate, ut in talibus quam hujus rei qualitas exigebat, cum
oblalionibus grandium et honorabilium gratiarum_.
[329] Raynald, Ann. ecc., 1300, §. 10.
[330] Ibid., §. 11.
[331] Giorgio Stella, Annali di Genova, in Muratori, R. I. S., tom.
XVII, pag. 1019.
[332] Queste pratiche con Genova, accennate appena da Raynald, Ann.
ecc., e da Giorgio Stella, Ann. di Genova, ne’ luoghi citati, si
ritraggono largamente da’ diplomi del r. archivio di Napoli, reg. di
Carlo II, segnato 1299–1300, C. Noi ne pubblichiamo i più importami,
cioè il primo e un altro che contiene i capitoli dell’accordo; degli
altri, che son molti, diamo un elenco, perchè a trascriverli per tenore
sarebbe ingrossar oltre modo il volume, e apparterrebbe a una collezion
diplomatica, piuttosto che al presente lavoro. È da avvertire, che
i nomi propri de’ castelli saranno scrìtti come trovansi in ciascun
diploma; storpiati in uno ad un modo, in uno ad mi altro. Que’ di Esa o
Eza e Torbia facilmente si riconoscono. Non così l’altro di Santaneta
o Santonetta; ma dalla somiglianza del suono, e più dalla posizione
topografica, sembra l’attuale terra di Sant’Agnese, su i confini degli
stati piemontesi col principato di Monaco. Non ho saputo raffigurare
in alcuna delle terre di quei dintorni il nome di Albegio, Labegio, o
Abegio, che per altro era una semplice torre senza villaggio, ondechè,
distrutta la fortezza, si potè perdere al tutto il nome, ma a molte
terre del Piemonte si vede aggiunto, oltre al nome proprio, quello di
Albie, e con questa traccia si potrebbe entrare in una ricerca ch’io
non ho alcuna ragione da intraprendere. Torbia era castello fortissimo,
come il dice Benvenuto da Imola nel comento a’ versi del Dante:
Tra Lerici e Turbia, la più deserta,
La più romita via è una scala, ec.
_Purgat_., c. 3.
Ecco l’Elenco dei diplomi:
Diploma del 16 aprile 1300, docum. XXXIII.
Lo stesso di 16 aprile 1300. Lettere patenti ai due legati. Reg. cit.,
fog. 257.
Lo stesso dì. Scritto al siniscalco di Provenza che venga a Nizza;
consegni, a richiesta dei due legati, Latorbia e Santaneta; ma se
Genova, in luogo d’ultimar questo trattato, movesse le forze navali
contro i domini del re, il siniscalco si faccia ad offender la
repubblica per mare e per terra, fog. 355.
A 17 aprile. Perchè si consegni a richiesta dei due legati il castel di
Latorbia, fog. 145.
Lo stesso dì. Il medesimo per lo castel di Santaneta, ibid. A 18
aprile. Credenziali a’ due legati, fog. 256 a t.
A 20 aprile. Al siniscalco di Provenza. A richiesta de’ legati,
inibisca di mandar soccorsi alla terra di Monaco dai luoghi vicini,
fog. 355.
A 21 aprile. Si fa cenno della missione dei legati, _Verum, attento
et cognito quod in hiis et ceteris factis nostris prima post Deum
sanctissimi in Christo patris clementissimi et domini nostri domini
Bonifacii, summi pontificis, spes nos regit, etc_., è ordinato che i
legati vadan prima a corte del papa, ed espostogli il negozio, mutino,
aggiungano o tolgano secondo che a lui parrà, fog. 145.
A 21 aprile. Lettere patenti, con autorità ai legati di dare e ricevere
a nome di re Carlo le obbligazioni risultanti dal trattato, fog. 137.
A 6 maggio. Al castellano di La Torbia, che rassegni la fortezza a
richiesta dei legati, fog. 200 a t.
Lo stesso dì. Due diplomi somiglianti ai castellani di Esa e Torre
d’Abegio, fog. 225.
Lo stesso dì. Al siniscalco di Provenza, al medesimo oggetto della
consegna di Esa, Latorbia e torre d’Abegio, fog. 362.
A dì 6 maggio. Documento. XXXIV.
A 7 maggio. Lettere di raccomandazione pei due legati di re Carlo, fog.
200.
Il dì stesso. Al siniscalco di Provenza. Tolga tutti aiuti a Monaco; e
a questo effetto mandi un vicario a Nizza, fog. 862.
A dì 8 maggio. A Matteo d’Adria e Landolfo Ayossa legati in Genova. Si
parla del recente trattato (certamente quello trascritto nel diploma
del 6 maggio) _come in romana curia noviter habiti de conscientia
domini nostri summi Pontificis_. Esaminato l’altro, il re mandava ai
legati nuova procura per compiere il trattato. Insieme li forniva di
lettere ai castellani delle fortezze da consegnarsi, al siniscalco
di Provenza, e agli usciti genovesi in Monaco, per dar la terra,
contentandosi a’ patti fermati in lor favore; e se costoro non si
pieghino, i legati ne scrivano al cardinal Matteo di santa Maria in
Portico. Per la restituzione delle castella staggite presso i Genovesi,
facciasi il piacer del papa; cioè non si richieggano statichi, ma
solo la fede di Niccolò Spinola, Niccoloso Doria, Albertazzo Spinola
e Federigo Doria. I legati assicurino i Genovesi, che se i Grimaldi
armeranno in Monaco, non sarà in lor offesa, ma de’ Genovesi militanti
per Federigo d’Aragona. Intanto il re sapea che in Genova s’armavano
per Federigo due galee da Rosso Doria, due da’ Volta, tre dagli
Spinola, due da Francesco Squarciafico, una da Giacomo di Cisterna, e
anche dodici dal comune, ma queste sotto specie di servire ad altro.
Perciò impedissero questi aiuti, o, nol potendo, non fermassero
l’accordo, fog, 195 a t.
Lo stesso dì 8 maggio. Nuove credenziali a’ legati, fog. 196.
Lo stesso dì. Lettere agli usciti genovesi di Monaco, perchè
ubbidissero, fog. 200.
Diploma del 22 maggio tredicesima Ind. 1330. Sono i capitoli della
pace con Genova, negli stessi termini di que’ del 6 maggio. Ma non vi
si legge l’obbligo de’ Genovesi a richiamare gli armati di Sicilia,
facendone caso di stato; nè di Carlo a tener siniscalco in Provenza
non sospetto a Genova. In vece è detto, che la repubblica non darebbe,
nè permetterebbe aiuti a Federigo; e Carlo non vieterebbe l’assedio di
Monaco, nè la costruzione di bastioni a questo effetto. Si legge di
più, che i Grimaldi e altri usciti possan avere asilo ne’ domini di
Carlo, oltre certa distanza da Monaco. I legati sono i due soli primi;
e i presenti capitoli si dicono testè mandati dal papa, fog. 410.
A 15 giugno. Nuova procura. Si parla del trattato, maneggiato in
Genova per Adria ed Ayossa. Or sono elettr maestro Guglielmo Agrario
procuratore a corte di Roma, i detti due primi legati, e Giovanni
de Porta da Salerno, perchè ricevan Monaco dalle mani degli usciti
genovesi, o insistan presso il sinscalco di Provenza per farsi a
costoro viva guerra, e intanto congegnarsi la fortezza di Labegio, fog.
267 a t.
A 17 giugno. Al castellano della torre d’Albegio, per consegnarla a
richiesta dei legati, fog. 242.
Lo stesso dì. Al siniscalco in Provenza e Forcalquier. Si dice che il
papa avea mandato a re Carlo, Guglielmo Agrario per fargli intender
la sua mente sullo affare di Monaco, indi il re aggiunse ai due primi
legati, questo Agrario e Giovanni de Porta. E comanda al siniscalco di
procacciare la resa di Monaco, con ogni modo di _potenza_ o _pazienza_,
fog. 365.
Lo stesso dì. Al medesimo siniscalco. Contiene sino a un certo punto
gli stessi ordini. Aggiugnesi che, data Monaco dagli usciti, sian
questi raccolti a Tolone, o in altri luoghi di Provenza, ove il
trattato nol vieti, fog. 355.
Lo stesso dì. Al medesimo, perchè consegni la fortezza di Labegio a
richiesta de’ legati, fog. 365 a t.
A 19 giugno. Al medesimo, se Monaco si trarrà di mano ai Grimaldi, sia
data a persona fidatissima, talchè _nullus alius nisi nos ibi posse
habeat_, e non accada alcuno sconcio quando sarà in potestà nostra,
fog. 365 a t.
A 21 luglio. Al medesimo siniscalco. Dopo gli sforzi all’accordo tra il
re e Genova, tra questa e i Grimaldi, non si conchiudea nulla, perchè
degli usciti genovesi in Monaco chi assentiva, e chi no. Togliesse
dunque le vittuaglie e tutt’altro aiuto a quel castello; e andasse a
espugnarlo, per metterlo in man de’ Genovesi, fog. 367.
A 22 luglio. Al medesimo. Gli si trascrive una epistola del re al
comune di Genova, tendente a manifestare questo provvedimento. Si
raccomanda al siniscalco di metterlo ad effetto, fog. 367 a t.
A 23 luglio. Al medesimo. Gli è trascritta la lettera del dì innanzi,
con altre più efficaci parole per la esecuzione; al qual fine gli si
mandano Roberto de Aldermaro da Nocera e Iacopo d’Itra, giurisperito,
fog. 357 a t.
Lo stesso dì. _Nobilibus et discretis viris capitaneo, potestati,
consilio et communi civitatis Janue_. Si dà ragguaglio ad essi della
pertinacia degli usciti di Monaco, e de’ provvedimenti dati testè
al siniscalco in Provenza. I due nuovi legati del re al siniscalco,
accordinsi co’ governanti di Genova sul modo da tenere per la riduzione
di Monaco, fog. 281 a t.
A 4 agosto tredicesima Ind. 1300. Aggiunti, per lo compimento del
trattato con Genova, ai quattro legati primi, frate Taddeo, abate del
monastero di san Giovanni degli Eremiti in Palermo, e Giovanni Vernallo
da Napoli. Possan tutti i legati consegnar la torre d’Albesio; e per la
più facile espugnazione di Monaco, uno o due de’ castelli di Latorbia,
Esa e Santa Neta, da restituirsi dopo la presa di Monaco, fog. 264 a t.
Da un altro diploma, ibid,, fog. 139 a t., si vede che questo fra
Taddeo, citato in quello del 4 agosto 1300, era spesso adoperato da
Carlo II. Gli fu dato un passaporto per andare in Schiavonia per
faccende del re.
[333] Gio. Villani, lib. 8, cap. 47.
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