La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 27

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servigio i feudatari delle città di Napoli, Capua ed Aversa pel 14
aprile. Ibid., fog. 2 a t.
Diplomi del 1 e 2 aprile duodecima Ind. (1299), per milizie
presentatesi al castell’Abate, _coram Roberto primogenito nostro duce
Calabrie_. Ibid., fog. 36.
Diplomi dell’8 e 9 aprile, da’ quali si scorge che Apparente di
Villanova castellano del castell’Abate, consegnatolo agli angioini,
ebbe salvocondotto a tornarsi in Sicilia. Ibid., fog. 6.
Altro diploma dell’8 aprile, per gli stipendi delle genti che avean
assediato il castell’Abate. Ibid., fog. 7 a t.
[249] Diploma del 2 aprile 1299, risguardante il pagamento degli
stipendi a 260 cavalli di Guidone di Primerano, a’ quali doveansi once
520 al mese, computato ogni milite per due scudieri. Si comanda che
vadan subito alle frontiere de’ nemici a Rocca Imperiale e Ordeolo, per
cavalcar continuamente quelle campagne, dandovi il guasto. In questo
diploma si parla ancora di danari pagati ai Catalani e almugaveri di
Berengario d’Intensa, _e d’un negozio_ che costui dovea compiere. Vi si
fe’ molta premura per l’assedio d’Ordeolo, ove si doveano adunare altre
forze, e anche aiuti procacciati dal papa. Nel citato registro 1299, A,
fog. 54.
Diploma del 1 maggio, duodecima Ind., dal quale si vede che già Rocca
Imperiale era venuta in man degli angioini. Reg. seg. 1299, A, fog. 69.
Due diplomi del 2 maggio, duodecima Ind. (1299), coi quali son dati
altri provvedimenti per l’assedio di Ordeolo; ed è creato un capitano
in val di Crati e Basilicata _cum mero et mixto imperio et gladii
potestate_, che vada subito a quell’assedio. Ibid., fog. 66 a t. e 68.
Diploma del 14 giugno. È data autorità a Ruggier Sangineto di fermar
patti con Berengario de Muronis milite, per la ricuperazione d’Ordeolo
e Porta di Roseto. Ibid., fog. 128.
Diploma del 15 luglio, duodecima Ind. Provvedimenti perchè non manchi
il danaro a incalzar l’assedio d’Ordeolo. Ibid., fog. 124.
Diploma dell’8 settembre tredicesima Ind. (1300), dal quale si vede che
Ordeolo con Pietra di Roseto eran già in poter degli angioini. Reg.
1299–1300, C, fog. 331 o piuttosto 371.
Diploma del penultimo maggio duodecima Ind. (1299). Provvedimenti per
la espugnazione del castel di Squillaci. Ibid., fog. 86 a t.
[250] Diploma del dì ultimo febbraio duodecima Ind. I principi Roberto
e Filippo, da parte del re, in Otranto avean patteggiato con Berengario
degl’Intensi che la tenea per parte de’ nemici. Berengario indi era,
dice il diploma di Carlo II, _ad fidem et mandata nostra reversurus_,
e gli si dovean pagare, per lui e la sua compagnia, once 2,856, 7, 10,
per stipendi dal 18 ottobre undecima Ind. (1297) sino a tutto agosto
della stessa Ind. Reg. cit. 1299, A, fog. 22.
Diploma del 12 aprile duodecima Ind. (1299). Berengario d’Intensa avea
preso statichi dalla terra di Montalto, e consegnatili a Stefano de
Argat, sotto giuramento di custodirli per esso. Il re, non avendogli
dato autorità a trattare, scioglie il giuramento dato allo stesso
Berengario dall’Argat, e comanda che gli statichi si ritengan prigioni
dal conte di Catanzaro. Ibid., fog. 49.
Diploma del 23 aprile duodecima Ind., per liberarsi alcuni Catalani e
Aragonesi della compagnia di Berengario d’Intensa. ch’erano stati messi
in prigione. Ibid., log. 75.
Diploma dell’8 giugno duodecima Ind., ove si dice che Otranto era
tuttavia insidiata, e si sospettava di que’ medesimi Catalani della
compagnia d’Intensa che l’avea consegnato agli angioini. Ibid., fog. 90
a t.
Diploma del 6 luglio duodecima Ind., per alcuni uomini d’Otranto. Da
questo si scorge che Guglielmo Palotta tenea già Otranto per Federigo,
che gli fu sostituito Berengario d’Intensa, e che Palotta adesso era
anch’egli _fedele_ di re Carlo. Ibid., fog. 160 a t.
Niccolò Speciale, lib. 3, cap. 15, dice chiaro il tradimento di
Berengario, ch’era stato sostituito a Guglielmo Palotta nel comando
d’Otranto. Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 38, afferma che
Berengario degl’Intensi, preso ad Aversa, fu liberato sotto sicurtà,
per procaccio di Giacomo.
[251] Tre diplomi del 25 giugno, reg. cit. 1299, A, fog. 132 a t. e due
del 2 luglio, ibid., fog. 119 a t. 120, svelano quest’altro tradimento.
Un tal che tenne il castello di San Giorgio in Calabria, prima per
Giacomo re di Sicilia, poi per Federigo, or abboccatosi col medesimo
Giacomo, avea pattuito di render il castello a Carlo II, se gli si
pagassero i soldi corsi, suoi e del presidio che montavano ad once 55.
Non è mestieri aggiugnere che Carlo fece dar subito la moneta.
Da un altro diploma del 7 settembre tredicesima Ind. 1300, reg. seg.,
1299–1300, C, fog. 372, segnato per errore 332, si vede che il nome di
costui era Albagno d’Aragona. Con questo diploma si ordinava a favor di
lui un altro pagamento.
Altri fallirono a Federigo, forse senza vender castella a’ nemici. Tali
sembrano i casi de’ due documenti seguenti.
Diploma del 10 aprile duodecima Ind. Guidone Lombardo, già nemico, si
era convertito. Datagli in feudo la terra di Monforte in Sicilia, ch’ei
tenea da Giacomo e da Federigo. Ibid., fog. 13.
Diploma del 3 giugno duodecima Ind. Perdonato a Gerardo di Bonavite
da Firenze, se tra 15 dì tornasse alla ubbidienza. Costui era stato
disertore la prima volta dagli angioini ai nostri; ora era ad Ischia, e
pensava tornare a’ primi con un nuovo tradimento. Ibid., fog. 89.
[252] _Honor est quod onus alleviat_, leggesi ne’ due diplomi dati il
10 aprile duodecima Ind. (1299) per la tradigione che racquistava a
Carlo II le terre di Martorano e Taverna. Nel r. archivio di Napoli,
reg. citato 1299, A, fog, 13 e 38, a t.
[253] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 12, 13.
[254] Diploma del 24 giugno 1299, nel r. archivio dì Napoli, reg. seg.
1299, A, fog. 113, a t.
[255] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 14.
Il tempo della morte di Corrado Lancia si argomenta anco da un diploma
del 15 giugno 1299, sottoscritto da Vinciguerra Palizzi cancellier del
regno, in Testa, op. cit., docum. 17.
[256] Del tradimento di costui fa fede anco un diploma di Carlo II,
dato a 13 settembre tredicesima Ind. (1299), col quale son rimesse
tutte lor colpe a Salvacossa, protontino d’Ischia, e agli altri
abitanti che piegarono a parte siciliana, ma poi, _succedentibus
prosperis_, dice il diploma, tornarono in fede. Nel r. archivio di
Napoli, reg. 1299–1300, C.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 37, 38.
[257] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 18.
Anon. chron. sic., cap. 62 e 63, e diploma di Federigo, dato il 6
luglio 1299, ivi trascritto.
Veggansi ancora, Annali di Forlì, in Muratori, R. I. S., tom. XXII,
pag. 174.
Cronaca di Bologna, ibid., tom. XVIII, pag. 304, dove è errato il
giorno della battaglia, e portato il numero delle nostre galee a 33,
delle nemiche a 55.
Cronaca di Cantinelli, presso Mittarelli, Rer. Faventinarum script.
Venezia, 1771, pag. 311.
Ferreto Vicentino, in Muratori, R. I. S., tom. IX.
Tolomeo di Lucca, ibid., tom. XI, pag. 1303.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 29, che si mostra assai male informato dei
fatti di tutta questa guerra. Ei fa montare le galee nemiche a 70, e le
nostre a 60, e dice Federigo Doria ammiraglio dell’armata siciliana. I
nostri storici tacciono il nome di questo ammiraglio.
Una delle galee siciliane prese in questa battaglia fu prestata dal
governo di Napoli a Francesco Ildebrandini di Firenze. Diploma dato di
Napoli a 20 luglio duodecima Ind. (1299), reg. cit., 1299, A, fog, 174,
a t.
[258] Annali di Forlì, in Muratori, R. I. S., tom. XXII, pag. 174.
Vi si legge qualche errore nella cronologia di questi fatti; ma
ciò non toglie alla ragione probabilissima che l’autore assegna a
questa partenza di Giacomo, da non potersi spiegare abbastanza con la
moderazione verso il fratello, o infedeltà con parte angioina, che gli
attribuiscono gli scrittori guelfi.
La stessa ragione è detta nella cronaca di Cantinelli citata nella nota
precedente. Ivi si legge che Giacomo tornò in Catalogna, _quia dominus
papa Bonifacius noluit sibi dare stipendia que sibi promiserat_.
[259] Questa testimonianza dello Speciale, acquista maggior fede da’
documenti del r. archivio di Napoli.
Diploma del 24 giugno 1299, pel quale si provvede che i condottieri,
con le compagnie mercenarie, si faccian trovare a Nicotra, ove andrà
Giacomo con la flotta a imbarcarli. Reg. 1299, A, fog. 96 a t., e 113 a
t.
Due diplomi del 20 luglio duodecima Ind. indirizzati a Egidio di Foloso
e Stefano Testardo, condottieri, perchè subito si portassero a Nicotra
per passare in Sicilia. Quivi si legge che il governo angioino facea
opera a mandare in Sicilia quanta maggior forza potesse. Ibid., fog.
182.
[260] Nic, Speciale, lib. 4, cap. 15.
[261] Diploma del 5 agosto 1299, pubblicato dal Testa, op. cit., docum.
19. Si prometteano a Giacomo per tutta la sua vita 2,000 once all’anno,
e 6,000, nel caso che si racquistasse tutta l’isola.
[262] Diploma del 18 luglio 1299, da’ Mss. della Bibl. com. di Palermo,
Q. q. G. 1, fog. 190.
[263] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 15.
Anon. chron. sic., cap. 63.
[264] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 14. Leggesi nell’Anon chron. sic.,
cap. 62, la citata epistola di Federigo, data di Messina a 6 luglio
1299, pubblicata ancora in altre opere.
[265] Diplomi del 19 luglio duodecima Ind. (1299). Rostaino Cantrlemi,
eletto capitano dell’armatetta, che dovea partir subito contro le
ribelli isole d’Ischia, Procida, Capri. Nel r. archivio di Napoli, reg
seg. 1299, A, fog. 152 e 173.
Diploma del 20 luglio. Promessa di perdono agli uomini delle dette tre
isole, Ibid., fog. 152.
Diploma del 29 luglio. Pei fanti e cavalli d’Aversa, levati per la
fazione d’Ischia. Si dovean pagare i primi alla ragione di grana dieci
al giorno, i secondi di un tarì e grana dieci al giorno. Ibid., fog.
177.
Diploma del 30 luglio duodecima Ind. 1299, anno 15 di Carlo II,
indirizzato alla moglie di Tommaso di Mattafellone. Dopo la recente
vittoria navale su i nemici, Ischia e Capri erano tornate al nome
regio. Perciò liberasse immantinenti Corrado Salvacossa, datole
prigione per iscambiarlo col marito di lei, prigione de’ nemici, al
quale sarebbe provveduto altrimenti. Ibid., fog. 133.
Diploma del 31 luglio, ibid. Somigliante comando a Ludo de Huc, al
quale il governo avea dato il prigione Giovanni Abbate d’Ischia, in
compenso de’ danni che Ludo avea sofferto una volta, prigione in
man de’ nemici. In entrambi questi diplomi si fanno grandi parole
della vittoria che, _jam patet in orbem_, e della clemenza verso gli
abitatori di Capri e Ischia.
Diploma del 13 settembre tredicesima Ind. (1299), per tenersi Ischia in
demanio. Reg. seg. 1299–1300, C, fog. 3.
[266] Due diplomi dati di Salerno il 16 agosto duodecima Ind. (1299),
pel quali Pietro Salvacossa milite è eletto protontino d’Ischia, e si
vede che queste uficio era di comandante in secondo luogo nell’armata.
Vi si leggono straordinarie lodi ed espressioni di benevolenza per
costui. Reg. cit. 1299, A, fog. 170, a t.
Diploma dato dì Salerno il 16 agosto duodecima Ind., nel quale costui
è eletto capitan generale delle navi nel regno di Napoli: _Te igitur
capitaneum vassellorum nostrorum que armantur et armabuntur in antea in
partibus istis pro tempore generalem, Rogerio tamen de Lauria militi
regni Sicilie et Aragonum ammirato dilecto consiliario familiari
et fideli nostro cum in partibus istis erit superioritate officii
reservata, duximus usque usque ad beneplacitum majestatis nostre
statuendum eum plena meri et mixti imperii et gladii potestate_, etc.
ibid., fog. 171.
Diploma del 4 ottobre tredicesima Ind. 1299, 15º del regno di Carlo
II, pel quale è riconceduta a Pier Salvacossa, protontino d’Ischia,
la terra di Castronovo in val di Mazzara presso Vicari, e i casali di
Palagonia, Calaczura e Calatalfati in val di Noto. Reg. seg. 1299–1300,
C, fog. 6.
Diploma del 4 agosto tredicesima Ind. 1300, dal quale si vede che
Salvacossa era naturale d’Ischia. Ibid., fog. 71 a t.
[267] Docum. XXXI.
Un altro diploma del 17 luglio, a Tommaso di Ortona, tesoriere presso
Roberto, dispone che delle once 2,000 mandategli in carlini d’oro e
d’argento e tornesi d’argento, si pagassero le genti d’arme lasciate
da Giacomo in Sicilia, compresivi i 100 cavalli di Ruggier Loria. R.
archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 174.
Un altro del 29 luglio porta la elezione di Giovanni di Porta a maestro
razionale nell’isola di Sicilia presso Roberto. Ibid., fog. 132 a t.
Talchè si può argomentare che la corte angioina volesse far
mostra d’istituire presso il vicario di Sicilia un ordinamento di
amministrazione speciale, rendendo alla Sicilia que’ benefici che le
erano stati tolti per le novazioni di Carlo I.
[268] Diploma del 18 luglio duodecima Ind. (1299). Una nave di
mercatanti italiani avea portato in Milazzo vin greco e altre merci,
che sembran d’uso domestico, a Ruggier Loria. Ei ne pagò parte; per
lo rimanente, che volea gittar addosso a Carlo, die’ in pegno argento
e masserizie. E Carlo infatti, tolse su di sè il debito, ragionandolo
sugli stipendi dell’ammiraglio. R. archivio di Napoli, reg. seg. 1299,
A, fog. 155 a t.
Diploma dell’ultimo luglio Duodecima Ind. Per biscotto da consegnarsi a
richiesta di Giacomo o dell’ammiraglio. Ibid., fog. 200.
Diploma del 2 agosto duodecima Ind. Per mandarsi una galea con foraggi
a Gualtiero conte di Brienne e di Lecce, militante in Sicilia. Ibid.,
fog. 136 a t.
Diploma del 19 agosto. Per farsi tornare all’armata in Sicilia alcuni
marinai di castell’Abate, che se n’eran fuggiti. Ibid., fog. 138 a t.
Diplomi dell’11 e 29 agosto 1299, per grano, orzo e semola mandati
all’esercito in Sicilia, nell’Elenco delle pergamene del r. archivio
di Napoli, tom. II, pag. 222 e 223. Dall’ultimo di questi diplomi si
scorge, che nel corso d’agosto si sparse nuova in Cotrone che Roberto
si fosse ritirato di Sicilia, onde fu venduto in quella città un carico
di vittuaglie ch’era a lui destinato.
Ricadono a un di presso in questo tempo, e perciò le noto qui, le
seguenti concessioni feudali che non mi è paruto accennare nel testo,
ma pur possono mostrare, che la corte di Napoli non cessava di
gratificar di beni i suoi settatori più fedeli.
Diploma del 19 marzo duodecima Ind. 1299, pel quale fu conceduto a
Squarcia Riso milite, il castello e la terra, _Sancti Filadelli_ (San
Fratello) _situm in valle Demonis_, in vece di quel di Sortino, datogli
_olim serviciorum tuorum intuita_, ma tenuto da’ Siciliani. R. archivio
di Napoli, reg. 1299, A, fog. 48 a t.
Diploma del 24 luglio duodecima Ind. Conceduta a Matteo ed Arrigo Riso
militi, e a Francesco Riso da Messina, la terra di Geremia in Calabria.
Ibid., fog. 149.
Diploma del 24 luglio duodecima Ind. Ratificata la concessione feudale
del castel di Baccarati in vai di Noto, presso Aldone e Caltagirone,
che Giacomo re d’Aragona avea già fatto a Filippo de Porta, in cambio
di Castrocucco, da lui posseduto in Principato. Ibid., fog. 155.
Diploma senza data, che trovasi nello stesso registro 1299, A,
appartenente alla duodecima Ind. cioè infino al 31 agosto. Pel castello
di Cuttuli in Principato, già promesso a Ruggier Loria in restituzione
o dono. Ibid., fog. 113.
[269] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 1 e 2.
La morte ignobile e povera di costui è detta dallo Speciale. I
documenti tratti dal r. archivio di Napoli, che qui notiamo, provano
che la corte angioina dapprima volle dar qualche facoltà a questo gran
feudatario siciliano, ma lo spregiava come avvien sempre a’ traditori.
Tre diplomi del 26 aprile tredicesima Ind. (1300). Manfredi Maletta
conte dì Mineo è fatto castellano di Manfredonia; e insieme si provvede
a tramutare in Barletta i prigioni ritenuti in quella fortezza. Reg.
seg. 1299–1300, C, fog. 146 a t.
Diploma del 12 maggio tredicesima Ind. Perchè la prescrizione non
noccia a Manfredi Maletta, ritenuto da buone ragioni a sperimentare i
suoi dritti su certe castella. Ibid., fog. 221 a t.
Tre diplomi del 18 maggio seguente. Perchè il castel di Manfredonia
fosse consegnato a Maletta, ma i prigioni e le armi tramutati nel
castel di monte Sant’Angelo, e le vittuaglie consegnate a un cittadino
di Manfredonia. Ibid., fog. 250.
Diploma del 30 luglio tredicesima Ind. 1300. Era stata commessa al
Maletta, ancorchè degno di cose maggiori, la custodia di Monte Vulto
_cum gualdo suo et vallis Vitalbe_. Ibid., fog. 291.
Diploma del 3 agosto seguente. Ritoltagli questa custodia, perchè
appartenea a Giovanni di Monforte. Ibid., fog, 264.
Diploma del 18 agosto tredicesima Ind. Legittimazione di Matteo
Maletta, figliuol naturale del. _vir nobilis comes Manfridus Malecta.
V’era scritto ancora comes Minei_, e si vede cancellato. Ibid., fog.
396 a t.
Diploma del 1 settembre decima quanta Ind. (1300). È affidata al conte
Manfredi Maletta la custodia della regia foresta e palagio di San
Gervasio. Ibid., fog. 176.
Si vede da questi diplomi qual poca fidanza avesse il governo angioino
in questo sciagurato, e quanto lo disprezzasse nei medesimi favori
che gli dispensava, per allettare coll’esemplo i baroni siciliani
all’abbandono della santa causa ch’avean preso a sostenere.
[270] Nic. Speciale, lib. 6, cap. 3, 4, 5.
[271] _Quondam pater patriae, qui Romanos hactenus redolebas. Ibid._,
cap. 7.
[272] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 6.
[273] Diplomi di Federigo, dati la più parte di Castrogiovanni
d’ottobre 1299, co’ quali confermò alla città di Caltagirone le sue
leggi e consuetudini, la proprietà de’ suoi beni, la franchigia della
tassa de’ marinai, e le die’ inoltre un casale e un feudo. Privilegi
di Caltagirone, lib. 1, fog. 1, 25 e 48, citati dal padre Aprile,
Cronologia di Sicilia; cap. 22 a 25.
[274] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 7.
Anon. chron. sic., cap. 64.
Montaner, dopo lungo silenzio, ripiglia in questo tempo la narrazione
de’ fatti di Sicilia, con dire al capitolo 190, che il duca Roberto era
già in Catania, consegnatagli da messer Virgilio, dice egli, di Napoli,
e due altri cavalieri. D’altronde ei si mostra non men restio che male
informato, nel parlar di queste vicende.
I nomi de’ traditori e la liberalità senza misura che adoperò con
essi la corte angioina, si veggono da’ seguenti diplomi. Le prime
concessioni sonvi date il dì 11 ottobre 1299; e indi è da argomentare
che quel giorno, o poco innanzi, entravano i nemici nella tradita
Catania.
Diploma del 26 dicembre tredicesima Ind. (1299). _Attendentes fidem
et merita fructuosa Virgilii de Catania militis_, il re lo elegge
consigliere e famigliare suo, e lo raccoglie nella regia casa. Nel r.
archivio di Napoli, reg. seg. 1299–1300, C, fog. 42 a t.
Diploma del 29 dicembre tredicesima Ind. 1300 (deve intendersi anche
1299, secondo il nostro computo, perchè la cancelleria angioina, come
abbiamo notato più volte, ragionava il nuovo anno dal venticinque
dicembre). È conceduto a Virgilio de _Catania_ milite, il castel
di Vicari e il casal di Ciminna. Fatta la concessione da Roberto,
ratificata dal re con questo diploma. Ibid., fog. 41.
Diploma del 9 gennaio tredicesima Ind. (1300). Confermato a Margherita
di Scordia da Catania, _filia quondam magistri Michaelis de Sanducia_,
il casale di Scordia in val di Noto, ch’essa ebbe per successione
del padre. Ibid., fog. 180 a t. Credo che costei fosse la moglie di
Virgilio, che forse n’ebbe in dote il feudo di Scordia, e prese questo
titolo col quale il chiama sempre Speciale.
Diploma del 20 luglio tredicesima Ind. 1300, anno 16 di Carlo II.
Vi è trascritto un privilegio di Roberto, dato di Catania a dì 11
ottobre tredicesima Ind. (1299), pel quale furon dati in feudo al detto
Virgilio il tenimento _Piccarani_, tenuto da Matteo di Termini ribelle,
il tenimento _Scorpionis et casale Chifala_ (forse Cefalà Diana), nella
Sicilia oltre il Salso; sotto condizione di dargliene compenso, se gli
uomini di quelle terre tornassero in fede a patti. Ibid., fog. 67.
Diploma del 20 luglio 1300, dov’è trascritto un altro privilegio di
Roberto, dato anche di Catania il dì 11 ottobre 1299, confermandosi a
Virgilio di Catania il castello di Thadar in val di Noto, ch’egli tenea
tra i beni dotali; con la solita diceria de’ suoi grandi meriti nella
conversione di Catania. Ibid., fog. 68 a t.
Diploma della stessa data, dove n’è trascritto uno di Roberto dell’11
ottobre 1299. Vi si riconcedono a Virgilio di Catania i casali di
Pbake, Bayano, e Pisone in vai di Castrogiovanni. Ibid., fog. 69.
Diploma del 20 luglio 1300, docum. XXXVI. Vi si legge chiaramente, al
par che nei diplomi sopra citati, e quasi con le stesse parole, la
parte principalissima che questo Virgilio avea avuto nel tradimento di
Catania, e prendea in trattarne degli altri.
S’intinsero nel tradimento di Virgilio o parteciparono de’ suoi frutti,
Simone fratello, e Giacomo figliuolo di lui.
Diploma dato di Napoli a 4 agosto, tredicesima Ind. 1300, anno 16 di
Carlo II, nel quale è trascritto un privilegio di Roberto dato di
Catania l’11 ottobre 1299, tredicesima Ind. Di questo Simone è detto
che i Catanesi tornarono alla ubbidienza, ejus _ministerio ac Virgilii
de Catania militis fratris sui_. Al momento gli era stata conceduta
l’aspettativa d’un feudo del valore di once 50 annuali. Or gli si
assegnavano i casali _Chanzerie, Consene, Contiminii et Racalginegi
exhabitata ab antiquo_, di qua dal Salso, presso Caltagirone. Ibid.,
fog. 86.
Diploma dato di Napoli il 20 luglio tredicesima Ind. 1300, in cui n’è
trascritto uno di Roberto, dato di Catania a 11 ottobre 1299. Son
conceduti a Giacomo di Catania, figliuolo di Virgilio, i castelli di
Calatamauro e di Bivona, tenuti, il primo da Guglielmo Calcerando,
l’altro da Ugone Talach. La concessione in Catania si vede fatta,
com’era uso, innanzi molti nobili, Guglielmo eletto Salernitano,
vicario pontificio nell’isola e cancelliere del re, Loria, Amerigo
de Sus, Ruggier Sanseverino, e altri conti. Ibid., fog. 33 e 64. Il
principio di questo diploma è nel fog. 33, il fine nel 64, perchè
questo e molti altri registri furono legati ad occhi chiusi negli
andati tempi. Ma si veggon le tracce della antica numerazione delle
pagine, cioè xxxij nel attuale 33, e xxxiij nell’attuale 64.
Ho cavato dal r. archivio di Napoli i nomi degli altri traditori, per
congegnarli alla esecrazione di tutti i Siciliani. Oltre Napoleone
Caputo, di cui parla lo Speciale, e Simone e Giacomo di Catania, l’un
fratello, l’altro figliuolo di Virgilio, furono Gualtiero Pantaleone,
Gualtiero Lamia e Tommaso Connestabile.
Diploma del 26 dicembre 1299, pel quale Napoleone di Catania fu creato
consigliere e famigliare del re, con la stessa formola del diploma
della medesima data per Virgilio di Catania. Reg. seg. 1299–1300, C,
fog. 42 a t.
Diploma del 20 dicembre 1299, nel quale con le medesime parole del
diploma dell’ugual data, riportato di sopra per lo stesso Virgilio,
Napoleone di Catania milite ebbe in feudo i casali di Avola e Buscemi,
e quel disabitato di Momolina. Ibid., fog. 41.
Diploma del 26 dicembre 1299. Con le stesse parole di que’ di Virgilio
e Napoleone, fu creato Gualtiero di Pantaleone di Catania, consigliere
e famigliare del re. Ibid., fog. 42 a t.
Diploma del 24 gennaio 1300 tredicesima Ind., anno 16 di Carlo II.
Ratificata con privilegio la concessione feudale del casale di
Silvestro in territorio di Lentini a Gualtier Pantaleone di Catania,
_quem militari nuper decoravimus cingulo_. Ibid., fog. 52 a t.
Diploma del 25 gennaio stesso. È conceduto a questo Gualtier Pantaleone
il casal di Biscari in val di Noto, in merito della fede e prontezza
_quibus in procuranda reversione civitatis Cathanis ad fidei nostre
cultum laborasse dignoscitur_. Ibid.
Diploma del 15 febbraio tredicesima Ind. 1300, anno 16 di Carlo II.
Con le medesime formole è conceduta a Gualtiero de Lamia da Catania,
stato sempre fedele in cuor suo, il tenimento di Vaccarato in
territorio d’Aidone. Ibid., fog. 54.
Diploma del 20 luglio tredicesima Ind. 1300, pel quale è conceduto il
casal di Muletta in Val di Mazzara a Tommaso de _Comestabulì de Thasina
civis Cathanie_, un tempo ribelle, e poi, dopo il racquisto di Catania,
voltosi a servire con efficacia Roberto. Ibid., fog. 85.
Due altri diplomi parlan di altri; certo traditori, ma non forse in
questo fatto di Catania.
L’uno è dato il 28 dicembre 1300 (1299) tredicesima Ind., anno 15 di
Carlo II, e contiene le seguenti concessioni: A Pietro di Monte Aguto,
Racalmuto e Caccamo; a Gilberto di Sentillis, Giarratana e Palazzolo; a
Ugolino di Callaro, Licodia; a Pietro Sossa, Calatafimi e Calatamauro
in val dì Mazzara; a Simone di Belloloco, il caste! di Tane o Gane,
e il casale di Chondroni o Thondroni, in vece del cartel di Sortino,
concedutogli da re Giacomo all’assedio di Siracnsa, nell’ignoranza che
Carlo lo avesse già dato a Squarcia Riso. Ibid., fog. 42.
L’altro il 2 maggio tredicesima Ind. 1300, anno 16 del regno di Carlo
II. Conceduti a Giuliano d’Alessandro da Siracusa i casali di Cassibari
e Lungarini. Ibid., fog. 56 a t., e duplicato a fog. 20.
[275] A costui fu data in premio Licodia. Veg. il diploma del 28
dicembre 1299, citato nella nota precedente.
[276] Nic. Speciale, lib. 5, cap, 8 e 9.
[277] _Et que_ (_servitia_) _ad presens sub continuis laboribus in
convertendis ad fidem predictam aliis civitatibus et locis insule
Sicilie prestat_, etc., si legge nel docum. XXXVI.
[278] Anon. chron. sic., cap. 64..... _Non tamen quod aliquod ipsorum
captum fuerit a dictis hostibus ex pretio sive pugna_.
[279]
Lo principe de’ nuovi Farisei
Avendo guerra presso a Laterano,
E non con Saracin, nè con Giudei,
Che ciascun suo nimico era Cristiano,
E nessuno era stato a vincer Acri,
Nè mercatante in terra di Soldano.
DANTE, _Inf_., c. 27.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 23.
Breve di Bonifazio, dato il 13 giugno anno 5, da Anagni, in Raynald,
Ann. ecc., 1299, §. 6.
Ferreto Vicentino, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 970.
[280] Raynald, Ann. ecc., 1299, §. 4; e 1301, §§. 1 e 2.
[281] Francesco Pipino, lib. 4, cap. 41 e 47, in Muratori, R. I. S.,
tom. IX.
[282] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 9.
Raynald, Ann. ecc., 1299, §, 4.
[283] Raynald, Ibid.
[284] Così io scrissi nella prima edizione, prestando fede allo
Speciale piuttosto che a Montaner, il quale sostiene a cap. 192, che
il principe di Taranto fosse mandato dal padre per porre in terra a
capo d’Orlando, e andar a trovare Roberto in Catania; ma che stigato
da’ suoi, per cupidità di gloria e di preda, si deliberava ad assaltar
Trapani. La lettera di Carlo II, docum. XXXII, or toglie ogni dubbio,
e attesta la grande esattezza dello Speciale, narrando come lui i
particolari dell’impresa del principe di Taranto.
[285] Ho a un di presso voltato in italiano lo Speciale, il quale forse
presta le sue frasi al buon Sancio, ma certo riferisce fedelmente il
consiglio.
[286] La citata lettera di Carlo II a Filippo il Bello, dà al principe
di Taranto a un di presso seicento cavalli, e gran forza di fanti.
Angelo di Costanzo, scrittore del secolo XVI, porta i fanti a mille; ma
le parole di Carlo II sembrano indicare un maggior numero L’epistola
di Federigo ai Palermitani, citata qui appresso, dice anche seicento i
cavalli nemici; Speciale settecento. Il Montaner, cap. 192, esagerando
senza freno, fa montare la forza de’ nemici a 1,200 cavalli, e de’
nostri a 600 cavalli e 3,000 fanti; e toccando gli ordini della
battaglia, dice messi da Federigo alla vanguardia Calcerando, Moncada
e Blasco, i fanti alla dritta, e i cavalli alla mancina; il che mal
s’accorda con la descrizione di Speciale, più particolareggiata e più
degna di fede.
[287] Il Montaner porta abbattuta da Federigo la bandiera di Filippo,
e indi i due giovani principi strettisi a combatter tra loro; e
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