La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 01

Total number of words is 4310
Total number of unique words is 1850
32.5 of words are in the 2000 most common words
46.4 of words are in the 5000 most common words
53.2 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.

COLLEZIONE
DE’ MIGLIORI
AUTORI ITALIANI
ANTICHI E MODERNI
VOL. XL
LA GUERRA
DEL VESPRO SICILIANO
VOLUME SECONDO
DALLA STAMPERIA DI CRAPELET
9, RUE DE VAUGIRARD


LA GUERRA
DEL
VESPRO SICILIANO
O
UN PERIODO DELLE ISTORIE SICILIANE
DEL SECOLO XIII
PER
MICHELE AMARI
SECONDA EDIZIONE
ACCRESCIUTA E CORRETTA DALL’AUTORE
E CORREDATA DI NUOVI DOCUMENTI
PARIGI
BAUDRY, LIBRERIA EUROPEA
3, QUAI MALAQUAIS, PRÈS LE PONT DES ARTS
STASSIN ET XAVIER, 9, RUE DU COQ
1843


LA GUERRA
DEL
VESPRO SICILIANO.


CAPITOLO XIII.
Naufragio dell’armata al ritorno in Sicilia. Giacomo coronato re.
Capitoli del parlamento di Palermo; privilegi ai Catalani. Fazioni di
guerra. Supplizio d’Alaimo di Lentini. Agosta occupata da’ nemici,
e da’ nostri ripresa. Seconda vittoria navale nel golfo di Napoli.
Trattato della liberazione di Carlo lo Zoppo. Passaggio di re Giacomo
sopra il reame di Napoli. Tregua di Gaeta. Pratiche di pace generale
e crociata, conchiuse a danno della Sicilia. Morte di Alfonso re
d’Aragona, al quale succede Giacomo. Novembre 1285–giugno 1291.

Come la morte di re Pietro, annunziata ad Alfonso in Maiorca, si sparse
per la siciliana flotta, divampovvi col pronto veder delle nostre plebi
una brama di tornarsene in patria. E in vero, con Aragona altro legame
non rimanea che d’amistà; ma era a temer che mancato quel valoroso
principe, i nimici ritentassero la Sicilia: e chi può dir se le menti
sì aguzze al sospetto non immaginaron disposti i Catalani a ritenersi
l’armata? Pertanto scoppia tra le ciurme un grido: «In Sicilia! in
Sicilia!» e perchè l’ammiraglio dubbioso rispondea, che a gran rischio
navigherebbero in quel procelloso romper di verno, la moltitudine
rincalzata da Federigo Falcone da Messina, vice ammiraglio[1], peggio
ostinandosi, ammutinata ripigliava «In Sicilia! e muoia chi nol
vuole.» Questa nè cieca nè volgare carità di patria, che i nostri
istorici biasman dall’esito, e sol guardando al danno che ne incolse
all’armata, non a quello che s’ovviò alla Sicilia, sforzava i capitani
a far vela a ventitrè novembre, parendo bonaccia. Rincrudito il
vento, cacciolli a Minorca. Ripartirono; ma soffiò sì atroce il tre
dicembre, che la flotta tra Sardegna e le Baleari e su per lo golfo
del Lione per tre dì orribilmente fortuneggiava. Comanda l’ammiraglio
di prendere il largo, accender fanali alle navi per cansar gli urti,
ristoppare gli struciti, del resto facendo prua a scirocco abbandonarsi
alla fortuna. Ma con tutta l’arte e l’ardire, due galee messinesi,
due d’Agosta, una di Catania, una di Sciacca, rompendo in acqua,
miseramente naufragarono; e vi perì anco il Falcone. Le altre quaranta
fean gitto del bottino francese; e dopo lungo travaglio, battute,
sdrucite, sgomenate ad una ad una si ricolsero nel porto di Trapani.
L’ammiraglio appena messo piè a terra, cavalcava a Palermo; ove giunto
il dodici dicembre, recava primo alla regina il grave annunzio, e
tramettealo a Giacomo in Messina. Destò quella morte per ogni luogo
di Sicilia grandissimo compianto; e si notò delle donne che tutte
vestiron gramaglia, fecer pubblico duolo, e quante entravano a corte,
con insolita veracità d’affetto, come madri o figliuole confortavan la
Costanza trafitta di profondo dolore[2].
Poi pensarono i notabili del reame alla solenne esaltazione di Giacomo,
riconosciuto nel parlamento di Messina dell’ottantatrè, e promulgatosi
re all’avviso della morte del padre, il quindici dicembre[3]. Onde
convocati per tutta l’isola i prelati, i baroni, e’ sindichi di
terre e città, il due febbraio milledugentottantasei ragunavansi a
parlamento in Palermo. Giacomo vi si trovò con la regina e l’infante
Federigo: il vescovo di Cefalù, l’archimandrita di Messina, e assai
più prelati di Sicilia, coi vescovi sì di Nicastro e Squillaci, nel
nome di Dio e della Vergine il coronavano. In quei dì, tra le feste che
splendidissime rendea il lusso de’ molti possenti baroni, il re a sue
spese armò cavalieri quattrocento nobili siciliani: e molti feudi de’
ricaduti al fisco dopo la cacciata de’ baroni francesi, molte grazie
largheggiò; per letizia, e necessità di moltiplicar dentro i sostegni,
poichè fuori dell’isola non vedea che deboli amici e irosi avversari.
Perciò in questo parlamento medesimo a dì cinque febbraio promulgava,
come allor s’addimandarono, le costituzioni e immunità, registrate
nel corpo delle leggi del reame di Sicilia col titol di capitoli di
Giacomo, e scritte con linguaggio di concessione, ma dettate forse
da’ notabili, e certo dalla volontà della nazione. Perchè re Pietro
nel parlamento di Catania avea più presto promesso che compiuto le
riforme; in quel di Messina ordinò solo i ministri del regio potere;
ma i capitoli del parlamento di Santo Martino, e que’ recentissimi
di papa Onorio, gli uni e gli altri manifesto effetto della nostra
rivoluzione, davano al reame di Puglia belle guarentigie e maggiori
assai di quelle che avanzavano alla Sicilia per la virtù immediata
del vespro: ond’ era forza calarvisi anco in Sicilia, e tor cagione
allo scontento, già scoppiato in più modi[4]. Ritrasser molto delle
onoriane, e le avanzarono in alcune parti, queste nostre riforme. Breve
esordiron dal patto sociale che strigne insieme governati e governanti
in ogni civiltà. Promettea poscia il re zelante protezione delle
persone e facoltà appartenenti alla Chiesa, senza quella dismisura di
privilegi che la romana corte comandò in Puglia. Quanto alle pubbliche
entrate, rilevando studiosamente le gravezze durissime de’ tempi di
Carlo, la colletta ristrigneasi a’ noti quattro casi, e la somma a
quindicimila once d’oro in que’ di occupazione di nimici o ribellione
e di prigionia del re; a cinquemila negli altri due. Tuttavolta una
sola colletta, s’aggiunse, levar si possa in un anno: restò vietata
l’alienazion degli stabili della corona, che torna a peso pubblico[5];
e confermata l’abolizione de’ dritti di marineria, già bandita da re
Pietro. L’amministrazione della giustizia civile e criminale si ordinò
a speditezza e benignità, purgandola di assai mal tolti del fisco; tra
i quali la multa su i comuni per non scoperti autori degli omicidi:
e si volle che tra due mesi s’ultimasse ogni lite, o si richiamasse
alla magna curia; che s’ammettesser le malleverie: si pose freno agli
accusatori: speciali guarentigie fermaronsi nelle cause civili contro
il fisco; e maggiori nelle accuse di maestà[6]. Con ciò disdetti vari
statuti crudeli, o abusi di pubblica amministrazione; come mutazion
di moneta, sforzati imprestiti al governo, sforzato affitto degli
ufici dell’azienda, trasporto del danaro pubblico, rapina degli avanzi
de’ naufragi, bandite, custodia di prigioni, inquisizioni, divieto
de’ matrimoni[7]: e si fe’ prova a cessar le baratterie e violenze
degli uficiali, castellani, famigliari, e altri molesti sciami[8]. Ai
feudatari fatto più certo e moderato il militar servigio; abrogato
l’obbligo a fornir navi da guerra; dato che i fratelli e lor prole fino
a terza generazione succedessero ne’ feudi; e accordati altri utili
statuti[9]. Vietossi in lor pro che gli ascrittizi o altre maniere
di servi passassero ai comuni, potendo bensì i tenuti al barone per
sola ragion di beni, abbandonarglieli e andar via; iniqua legge, ma
necessaria secondo il dritto dei tempi, la quale pur dà a vedere gli
umori popolani sviluppatisi appresso il vespro nelle municipalità, che
invitavano non solo, ma sforzavan anco i vassalli de’ baroni[10]. In
ultimo rimetteansi ai possessori attuali le sostanze mobili di re Carlo
o de’ suoi, occupate nella rivoluzione: s’aggiugnea che niun rendesse
ragione di maneggio di cosa pubblica ne’ tempi angioini[11]. Queste ed
altre leggi che men rilevano[12], bandironsi nel brio del coronamento.
Mal si osservarono quelle che ponean freno a’ magistrati e oficiali;
onde a’ richiami delle città, rinnovolle Giacomo poco appresso sotto
altre sembianze, con sancir pena a’ trasgressori; e sono venzette
capitoli più, dei quali ho fatto qui parola perchè non si sa appunto in
che anno si promulgassero, nè monta troppo indagarlo[13].
L’altro consiglio del nuovo principato fu di strignersi d’amistà
e di commerci con Aragona, ond’avea sola speranza di aiuto. Però
fermavasi lega tra i due re con tutte lor forze a difesa o conquisto;
che ne condusse per certo la pratica Ruggier Loria, e accettò
i patti in Aragona per Giacomo innanti Corrado Lancia e altri
nobili[14], in Sicilia per Alfonso; restandoci il diploma che dienne
Giacomo in Palermo il dodici febbraio, soscritto con esso da più
testimoni vescovi, conti, e altri notabili, tra i quali si leggono
il Mastrangelo, Palmiere Abate, tornato di Catalogna, e l’istorico
Bartolomeo de Neocastro, avvocato del fisco[15]. Pochi dì appresso, a
tutti i Catalani accordavasi caricar grano nei porti di Sicilia con
moderata gabella[16]; e a que’ che dimorasser nell’isola, eleggere
un console con giuridizione civile soltanto, salvo l’appellazione
al re, e ricuperare nei naufragi gli avanzi di lor beni[17]. Con
queste franchige, che si dissero, ed erano, merito de’ servigi
renduti, e incoraggiamento ad altri più, allettava i Catalani a
mercatar nell’isola, com’avea usato re Manfredi co’ Genovesi[18]; il
cui privilegio che scemava a terza parte i dritti di dogana accordò
Giacomo due anni appresso, con altri di molto momento, ai cittadini di
Barcellona[19]. Tentò infine ammollir l’animo del papa con messaggio
d’obbedienza e devozione per Gilberto di Castelletto, cavalier
catalano, e Bartolomeo de Neocastro; il quale narra la risposta di
Onorio: bene e ornatamente parlare i Siciliani, e pessimi operare, e
non potersi quindi assentir le loro inchieste: che fu la terza ripulsa
di Roma alle nostre parole di pace[20].
Anzi Onorio svecchiò le scomuniche di papa Martino; pose nuovi termini
a sottomettersi; e chiamò agramente a discolpa, pel fatto della
coronazione, i vescovi di Cefalù e di Nicastro; i quali non ubbidirono
più che gli altri Siciliani[21]. Le armi di costoro tagliavano intanto.
Entrando l’ottantasei Taranto, Castrovillari, e Morano, voltavano sì a
parte nimica per non poter più de’ rapaci almugaveri; ma con maggior
audacia e disciplina altra banda di almugaveri spintasi in Principato,
s’insignorì di castell’Abate presso Salerno. Non guari appresso,
Guglielmo Calcerando inviato a reggere le Calabrie, riprese e riperdè
Castrovillari e Morano[22], e tenne sì viva la guerra, che allo scorcio
della state i governanti angioini chiamavan tutte le feudali forze
ad osteggiarlo[23]. Ma s’ebbe meglio fare in su i mari. Mentre Loria,
ito in Catalogna con due galee e toltene sei più catalane, correa
depredando le costiere di Provenza, Giacomo allestì due armatette;
l’una di dodici galee nel porto di Palermo, capitanata da Bernardo
Sarriano cavalier siciliano[24], sulla quale montarono Palermitani e
uomini di val di Mazzara; l’altra di venti galee nel porto di Messina,
armata forse di Messinesi e abitatori delle coste orientali, e diella a
Berengario Villaraut. E l’una a dì otto giugno fe’ vela dritto per lo
golfo di Napoli; ove al primo espugnò Capri e Procida, con terror tanto
di Napoli stessa, che il cardinal Ghepardo in fretta fea racconciar la
catena e le altre difese del porto. Poi tutta la state nelle isolette
stanziò Sarriano, a prendere quantunque legni mercatassero per lo
golfo; e all’entrar di settembre spintosi infino alle spiagge romane,
investiva il castel d’Astura, infame per la presura di Corradino.
Accesi di vendetta montano i Siciliani all’assalto; trafiggon di
lancia il signore, figliuolo di quel Frangipane che vendè Corradino
a re Carlo; fan macello de’ suoi; nè s’appagano che non mettan fuoco
alla terra. Diedero il guasto tornando, ai liti di Castellammare,
Sorrento, Positano, Amalfi; e ridussonsi in Palermo. L’altra armatetta
con eguale onore e guadagno rediva nello stesso tempo a svernare a
Messina. Uscita n’era il ventidue giugno alla volta del capo delle
Colonne; donde scorse per Cotrone, Taranto, Gallipoli, predando i
legni nimici, senza toccar gli altri che con Venezia mercatavano. Indi
presentò battaglia a Brindisi; e aspettate tre dì le nimiche galee,
che per niuna provocazione non uscian dalla catena del porto, navigò
sopra Corfù a trovare un avanzo de’ preparamenti di Carlo alla guerra
di Grecia. Quivi smontate le nostre ciurme, affrontaronsi con una
banda di mercenari francesi; e rottala, posero a sacco la terra; e di
lì inaspettati ripiombavano sulle costiere di Puglia, pria di ricorsi
a Messina. In tal modo dall’Adriatico, dal Tirreno le forze navali
siciliane affliggeano il reame poco innanti conservo, i cui legni da
battaglia s’ascondeano ne’ porti, ai mercatanteschi erano tronchi i
commerci, ville e città sulla costiera piangeano gli stermini della
guerra[25].
Giacomo bruttò questi allori con un esempio di crudele paura.
Vedea serpeggiar anco qua e là umori di scontento; seppe Alaimo di
Lentini presso a ottener da re Alfonso la libertà sua e de’ nipoti;
e a spegnerlo s’affrettò. Manda a questo in Catalogna Bertrando de
Cannellis catalano, che in Maiorca avvennesi con Adenolfo di Mineo,
sciolto poc’anzi dal carcere. Perch’Alaimo, con profferta d’once
diecimila d’oro, s’era chiarito innocente appo Alfonso; onde allargati
furono egli e l’un de’ nipoti, lasciato l’altro ch’andasse in Sicilia
a tor la moneta. Ma Bertrando guastò il mercato, riportando Adinolfo
in catene a corte di Aragona, e conficcando il re con rimostrare
gagliardamente: alla ragion d’impero del re di Sicilia doversi quei
tre sudditi macchinatori di tradigione in Sicilia; uomini d’alto
affare, da rivoltare a un pie’ sospinto il reame, e perdervi Giacomo
e i fratelli e la madre d’ambo i re e ogni uom di favella catalana.
S’ostinò dapprima Alfonso; ma l’ambasciatore, incalzando, e quasi
chiamando il re d’Aragona complice dei traditori, vinse alla fine.
Rassegnatigli dunque i prigioni, li imbarca sotto gelosa guardia; fa
loro confessar le peccata a un frate minore, pria che affrontasser,
diceva, i rischi di tanto mare, pien di pirati e nimici. Sciolsero di
Catalogna il sedici maggio milledugentottantasette. Il due giugno,
venuti a cinquanta miglia da Marettimo, lieta la ciurma salutò la
Sicilia; Bertrando fe’ chiamar sulla tolda i prigioni.
E volto ad Alaimo, diceagli che saziasse gli occhi suoi nella dolce
vista della patria; a che il glorioso vecchio: «O Sicilia, sclamò, o
patria! molto ti sospirai; e pur me beato se dopo i miei primi vagiti
non t’avessi più vista!» Esitò pochi istanti il Catalano, forse per
pietà, a queste parole, e ripigliò: «L’animo mio fin qui ti parlava,
o signore; or quello del re intender è forza, e obbedire», e spiegava
uno scritto. Adinolfo il leggea. Era mandato del principe, che dicea
costar all’eccellenza di lui, com’Alaimo di Lentini, Adinolfo di Mineo,
e Giovanni di Mazarino tramaron già iniqua e ineffabile cospirazione
contro i reali e l’isola di Sicilia, ed eran rei sì d’altri misfatti;
ondechè giudicandosi il viver loro in prigione, pericol sommo dello
stato, la cui pace vuolsi con severissima giustizia serbare; commettea
il re a Bertrando di ripigliarli di Catalogna, e mazzerarli al primo
scoprir la Sicilia.
Non maravigliò Alaimo, nè tremò della morte; nè con vane parole toccò
il passato, o si querelò; se non che risentiva l’acume di crudeltà che
volle comandare tal supplizio a tal vista, e negargli sepoltura sulla
terra degli avi. Del resto nella rassegnazione del vangelo, pregava
salute al re, a’ carnefici stessi, e: «Una vita, dicea, di miserie
e di pianto trassi infino a vecchiezza, e inonorata or chiudo. A me
stesso non mai, ad altrui sol vissi; per altrui muoio. Peggio ch’uomo
non creda (e pensava forse alla esaltazion di Pietro e allo spento
Gualtiero), peggio ch’uomo non creda io misfeci, e merito più cruda
morte che questa. Essa almen sia pace alla patria, e fine ai sospetti.»
Indi ei stesso chiede la banda di tela, preparata per istromento al
supplizio e coltrice insieme e bara dell’eroe di Messina; vel fasciano
e serrano i manigoldi; e il traboccano in mare. Così anco i due giovani
periano. Approdò a Trapani la scellerata nave; e per tutta Sicilia
si disse con orrore della fine d’Alaimo. Ricordavano la nobiltà del
sangue, il grand’animo nelle cose della guerra e dello stato, la
possanza a cui salì, il pazzo orgoglio di Macalda che il perdè; e
tremavan gli amici, susurravano i guardigni gran cagione doverne avere
per certo il re. Questi romori in intricato linguaggio riferisce il
Neocastro, e riporta con simpatia di dolore tutto il supplizio e i
memorabili detti d’Alaimo, forse il miglior cittadino, certo l’uom più
famoso che la Sicilia vantava nella rivoluzione del vespro[26].
Nel medesimo tempo sulla costa orientale si combattea co’ nemici.
Alla morte di Pietro e alla primavera d’appresso, pensarono di venir
sopra l’isola[27]; ma assaliti dalla nostra flotta da entrambi i mari,
appena sè medesimi difendeano. Però vollero al nuovo anno prender
primi le mosse al doppio assalto, per guerreggiar se non altro in casa
altrui; sapendo inoltre lungi il nostro ammiraglio, e disarmate le
navi. Stigaronli vieppiù quei frati Perrone e del Monte, presi due anni
innanzi cospirando a Messina, e da Giacomo sciolti, per clemenza non
già ma debolezza: ond’ora gliene rendean merto i frati, sollecitando
di terraferma novelli garbugli, con vantar le radici lasciate in
Sicilia e male sbarbate dal re, sopra tutto ad Agosta, Lentini,
Catania, e altri luoghi di quelle regioni; e che con un po’ di forza
da rannodare i partigiani e far testa a’ primi urti, darebber vinta
l’impresa. Così disser dapprima a papa Onorio, che non li ascoltò;
donde volsersi al cardinal Gherardo e ad Artois, e furono graditi[28].
I due reggenti dunque chiaman le milizie; assoldan altri Italiani e
Francesi; procaccian moneta per collette e doni, o così diceansi,
delle città[29]. A Brindisi messero in punto, con tener segretissimo
il perchè, quaranta galee, cinquecento cavalli, cinquemila fanti,
capitanati da Rinaldo d’Avella, cavalier napolitano tenuto assai prode.
Seguian l’oste per la santa sede, legato il vescovo di Martorano,
capitano Riccardo Morrone, col bando della croce e le bandiere della
Chiesa; non potendo Onorio queste dimostrazioni negare quand’altri
apprestava le forze. E nello stesso tempo, quarantasei tra galee e
teride e più grosso esercito, s’adunavano a Sorrento con tutti i primi
feudatari del reame, per tentare altra impresa e tenere in dubbio il
nimico.
Salpò l’armata di Brindisi il quindici aprile; fe’ uno sbarco a
Malta[30]; e improvvisa gittossi in Agosta il primo di maggio, colto
il tempo che il popolo traendo alla fiera di Lentini, lasciato avea
vota la città, e mal guardavasi il castello. Perciò senza trar colpo
sbarcarono. Ma facendosi ad amichevol parlare tra quelle mura vent’anni
pria contaminate da lor gente con empio macello, gl’invalidi cittadini
rimasi in Agosta con alto sentimento risposero: non li sperassero men
che nimici giammai, nè da altra siciliana città s’aspettassero se non
guerra. E replicando gli stranieri che veniano di voler del pontefice,
un vecchio infermo, Paccio per nome, «Tenghiam noi, rispose, madre
la Chiesa, nimico chi adesso la regge, poichè armi ed armati invia
a combatterne. Al legato or chiedete s’Iddio mai comandò di sparger
sangue cristiano per asservire cristiani! E s’ei diravvi che il
comandò, miscrede al vangelo; e da noi apprenda che la fede cristiana
dà sole armi alla Chiesa, l’umiltà, la croce, e la soave parola.» Così
in que’ tempi pensava la Sicilia! Occupata da’ nimici terra e castello,
non tornavano i cittadini in Agosta. E spargendosi l’allarme tutto
all’intorno, si sgombravan gli armenti, si abbandonavano i campi, si
riducean gli abitatori a’ luoghi più forti, con proponimento d’ostinata
difesa[31].
Giacomo n’ebbe avviso in Messina, ove sedea per l’opportunità della
guerra, ma in ozio, o ingannato da’ rapportatori che davan queto al
tutto il nimico. Bella ammenda ne fece. Chiama incontanente alle armi
i feudatari e le città de’ contorni; comanda per tutta l’isola di
metter in mare le galee; a ciò parlamenta egli stesso i Messinesi,
appellandoli popol suo, suo, ripigliava, sol per cittadinanza e amistà;
e a Loria come figliuolo al padre si accomandò. Il quale, tornato
poc’anzi di corseggiare coi Catalani sulle costiere di Francia e far
ossequio ad Alfonso nel suo coronamento a Saragozza, ridivenuto grande
nei pericoli, correa a Messina ad armare le navi, con tutto il popolo
generoso, che a gara aiutando fervea nell’opra; senza prender, altrove
che nell’arsenale, scarso cibo e riposo; infiammato dall’ammiraglio con
lodi, carezze, ed esempio di stender ei stesso la mano a’ lavori. E in
questi sudava Ruggiero una notte, affumicato, sbracciato, in farsetto,
quando alcun famigliare di corte gli susurrò, che stando il re coi suoi
più fidati a trattare i disegni della guerra, suggerito avesser costoro
dar lo scambio all’ammiraglio, pien di tanta iattanza, ma rattiepidito,
fors’anco mal fido. Onde Ruggiero, così com’era, montato in palagio,
dinanzi al re proruppe a rimbrottar gli avversari, poltroneggianti
nelle sale della reggia mentr’ei correva i mari, affrontava nimici e
tempeste, assicurava i lor ozi con tante vittorie: e voltosi a Giacomo,
rassegnò il comando. Confitti al brusco piglio, abbassaron la fronte
i cortigiani; e il re, che lui assente avea difeso con assai calde
parole, il pregò di ciò ch’ei stesso bramava, di ritenere il comando.
Indi l’ammiraglio tornò con doppio ardore ad apprestar l’armata,
che fu pronta in sei dì. Giacomo, lasciata la madre nella rocca di
Matagrifone, e munita e leale Messina, movea a dì quattro maggio per
Taormina, con dieci soli compagni. Il dì sei fu ad Aci e a Catania; ove
accozzaronsi da mille cavalli e molte migliaia di fanti, tra milizie
feudali, cittadinesche, e mercenarie.
Avean quello stesso dì tentato Catania i nimici, fidandosi nelle
macchinazioni de’ due frati, che s’eran tirati dietro molti giovani
vogliolosi di novità; i quali messero occultamente in città e
nascosero in un abituro dodici uomini d’arme francesi, che a notte
schiudessero la porta della marina; e dovea entrarvi un grosso stuolo,
che spiccato d’Agosta si pose in agguato a due miglia da Catania,
mentre una punta della flotta si mostrava in que’ mari. Ma il popol
che levossi in arme scoprendo le navi, fe’ stare i traditori al di
dentro, i nimici al di fuori; poi venuto il re con le genti, riseppe
i primi e vegliolli senza farne sembiante, si ritrasser la notte i
nimici. Con aspra scaramuccia ferironli allora sol dieci cavalli e
cinquanta balestrieri catanesi, sortiti senza saputa del re, con
Martino Lopez Catalano e messer Forte Tedeschi da Catania, che Giacomo
in premio fe’ governadore di Aci; i quali nell’oscurità della notte
ruppero il retroguardo che ripassava il Simeto, e tronche le funi
della zattera, molti Francesi fecero prigioni, molti uccisero, i più
periron nel fiume. In que’ dì Catania offriva lietissimo spettacolo
ad animo siciliano. Approdarono pria con l’ammiraglio venzette galee,
poi tredici: adunavansi grosse bande di milizie feudali: e mentre il
re pensava chiamar parlamento per chiedergli moneta, nel fornirono i
cittadini di Catania largamente; tra i quali una vedova, Agata Seminara
per nome, presentavagli dugento once d’oro, e tutti i suoi gioielli
per la difesa della patria. Notavansi tra i primi dell’oste Guglielmo
Calcerando catalano, e’ nostri Riccardo Passaneto da Lentini, Riccardo
di Santa Sofia, Ramondo Alamanno maresciallo del re, Corrado Lancia,
Matteo di Termini, Antonio Papè da Piazza; tra la forte gioventù delle
galee di Catania ricordasi un Niccolò la Currula, che lottava co’ tori
e abbatteali. Queste armi drizzaronsi incontanente sopra Agosta. La
notte innanti il tredici maggio fe’ vela l’armata; allo schiarire del
dì mosse il re con le genti, dodici giorni dopo l’occupazione nemica:
nel qual tempo s’eran armate quaranta galee, ben oltre mille cavalli,
e più migliaia di pedoni[32]. Tanto vigore ebbe Giacomo, prontezza il
popolo, e virtù il patto che strignea re e popolo! Leggiamo in vero
che dubbiosi palpitavan tutti in quel tempo, accrescendosi pel caso
d’Agosta i sospetti d’umori volti a novità. Ma debol coda eran questi
dello scontento nazionale, riparato da Giacomo con le riforme, e di
qualche rancore privato contro gli atti severi di lui; la qual macchia
non togliea che in questo incontro gl’interessi della nazione e del re
fossero un solo.
Primo in Agosta arrivò Loria con la flotta; e non trovando l’inimica,
senz’altro, sbarcò e assalì. Donde nelle strade della deserta città
ingaggiavasi aspra zuffa tra le nostre ciurme e’ cavalli nemici,
ch’ebber l’avvantaggio dapprima; ma quando Ruggiero, per mettere le
genti in necessità della vittoria, fe’ levar le scale delle galee,
rattestandosi i nostri e asserragliando le strade con botti e altro
legname, tanto ferivan co’ tiri, che rincacciate entro il castello
le genti di Rinaldo, s’insignoriron essi della città. Scandol molto
diedero in questo scontro, portati dalla infernale rabbia de’ lor
consorti Perrone e del Monte, i frati predicatori, saliti in su i tetti
del chiostro a provocare i nostri che pugnavano co’ nemici; onde altri
ne fur morti, altri si chiuser co’ nemici in fortezza, due caddero in
man dell’ammiraglio. Un di costoro, capuano, svelò l’appresto delle
nuove forze in Sorrento contro val di Mazzara, e che la armata partita
d’Agosta, navigava già sopra Marsala con Arrigo de’ Mari, cittadino di
quella terra, partigian de’ Francesi. Giacomo, sopravvenendo lo stesso
dì con l’oste, vide lo stendardo di Sicilia sui muri d’Agosta. Onde
ormai tutte le genti da tramontana, ponente, e mezzodì posero il campo
al castello, fortissimo ancorchè in piano, ma scarso d’acqua e mal
vittovagliato da Rinaldo, che sognando conquisti, non s’aspettava sì
pronto addosso il nemico[33].
E il re pria che strignesse la rocca, fatto accorto da’ detti del
frate, commette il comando di Marsala a Berardo di Ferro, privato
nimico al de’ Mari; provvedendo che ingrossino il presidio Bonifazio e
Oberto di Camerana da Corleone, d’origine lombardi[34], con gli uomini
di quella terra, sì feroci nel primo scoppio della rivoluzione: che
inoltre i condottieri e soldati di maggior nome dei monti, scendano
a rinforzar le città di marina: che vi si riparin muri e bastioni:
e pattuglie battan d’ogni dove le spiagge, per far la scoperta
dell’armata nimica. Presso Marsala questa approdò; tentò uno stormo
contro la città; e funne respinta. Accozzatovisi Arrigo de’ Mari con
dodici galee più, sbarcaron di nuovo; e ributtati nella seconda prova
con maggior sangue, senza infestar l’isola altrimenti, fean vela per
Napoli[35].
Ma all’assedio del castel d’Agosta, poichè il re invano intimava la
resa più volte per Corrado Lancia, adoprossi ogni ingegno di guerra de’
tempi. Leggiamo che con una specie di parallela fean gli approcci,
tirando un muro a protegger gli artefici; che i fabbri della flotta
costruivan terricciuole mobili a ruote, e cicogne, e un gatto da
percuoter le mura, bruciato poi dagli assedianti in una sortita; che
con mangani e altre macchine fean piover sassi nella fortezza, più
micidiali perchè aggiustati a prender il balzo; e afferma il Neocastro
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 02
  • Parts
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 01
    Total number of words is 4310
    Total number of unique words is 1850
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    53.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 02
    Total number of words is 4456
    Total number of unique words is 1816
    31.7 of words are in the 2000 most common words
    45.1 of words are in the 5000 most common words
    52.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 03
    Total number of words is 4461
    Total number of unique words is 1799
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 04
    Total number of words is 4433
    Total number of unique words is 1776
    33.7 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 05
    Total number of words is 4425
    Total number of unique words is 1914
    32.6 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    53.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 06
    Total number of words is 4457
    Total number of unique words is 1804
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 07
    Total number of words is 4467
    Total number of unique words is 1842
    32.6 of words are in the 2000 most common words
    47.1 of words are in the 5000 most common words
    54.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 08
    Total number of words is 4490
    Total number of unique words is 1877
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    47.8 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 09
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1813
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    54.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 10
    Total number of words is 4481
    Total number of unique words is 1877
    32.4 of words are in the 2000 most common words
    45.3 of words are in the 5000 most common words
    52.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 11
    Total number of words is 4428
    Total number of unique words is 1816
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 12
    Total number of words is 4437
    Total number of unique words is 1736
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 13
    Total number of words is 4478
    Total number of unique words is 1687
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    55.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 14
    Total number of words is 4371
    Total number of unique words is 1771
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 15
    Total number of words is 4321
    Total number of unique words is 1814
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    45.6 of words are in the 5000 most common words
    51.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 16
    Total number of words is 3554
    Total number of unique words is 1517
    12.2 of words are in the 2000 most common words
    17.9 of words are in the 5000 most common words
    21.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 17
    Total number of words is 3822
    Total number of unique words is 2461
    9.3 of words are in the 2000 most common words
    12.7 of words are in the 5000 most common words
    15.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 18
    Total number of words is 3815
    Total number of unique words is 1999
    12.1 of words are in the 2000 most common words
    16.7 of words are in the 5000 most common words
    20.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 19
    Total number of words is 3816
    Total number of unique words is 1847
    7.9 of words are in the 2000 most common words
    12.1 of words are in the 5000 most common words
    16.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 20
    Total number of words is 3925
    Total number of unique words is 1766
    6.2 of words are in the 2000 most common words
    9.7 of words are in the 5000 most common words
    13.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 21
    Total number of words is 4108
    Total number of unique words is 1724
    6.5 of words are in the 2000 most common words
    10.0 of words are in the 5000 most common words
    14.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 22
    Total number of words is 4020
    Total number of unique words is 1949
    17.9 of words are in the 2000 most common words
    24.5 of words are in the 5000 most common words
    29.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 23
    Total number of words is 3832
    Total number of unique words is 1325
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 24
    Total number of words is 4113
    Total number of unique words is 1312
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 25
    Total number of words is 4113
    Total number of unique words is 1285
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 26
    Total number of words is 4186
    Total number of unique words is 1322
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 27
    Total number of words is 4188
    Total number of unique words is 1331
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 28
    Total number of words is 4253
    Total number of unique words is 1352
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 29
    Total number of words is 4052
    Total number of unique words is 1411
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 30
    Total number of words is 222
    Total number of unique words is 155
    45.7 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.