La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 25

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la seconda ambasceria, e che questo istorico ci abbandona appunto alla
prima risposta del re, senza parlare di Celestino V, nè di Bonifazio
VIII, nè degli altri uomini o fatti che precedettero il trattato
d’Anagni. Però sono evidentemente diverse le due legazioni.
[107] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 8, il quale par che l’abbia
cavato da documenti, scrivendo con la usata diligenza, che il 4
novembre 1293 si stabilì l’abboccamento, e seguì nel corso di quel mese.
[108] Raynald, Ann. ecc., 1294 §. 3.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 5; e tutti gli altri contemporanei.
[109] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 8.
[110] Ciò non dice alcun cronista, ma lo fa supporr il silenzio loro
intorno i fatti della guerra, e il provano fuor di dubbio i seguenti
diplomi del tempo:
Diploma dato di Capua a 26 ottobre ottava Ind. (1294), a Pietro de
Rigibayo milite, perchè rendesse a un terrazzano di Castell’Abate once
trenta, presegli per riscatto contro i patti della tregua; di che avea
scritto al governo dì Napoli Federigo d’Aragona. Nel r. archivio di
Napoli, reg. seg. 1294–1295, A, fog. 34.
Diploma dato di Napoli a dì 8 novembre ottava Ind. anno 10 del regno di
Carlo II, perchè, secondo la tregua, si rendesse a Zaccaria di Roberto
e Bernardo di Mili da Messina, una lor nave carica di grano, spinta da
fortuna di mare a Gaeta. Ibid., fog. 49.
Diploma del 23 novembre, su la restituzione della medesima Ibid., fog.
65.
Diplomi dati di Napoli a 1 e 11 dicembre ottava Ind., per l’omicidio di
alcuni d’Ischia in Gaeta, del quale sollecitava la punizione Federigo,
figliuolo di Pietro una volta re d’Aragona. Ibid., fog. 64 a. t. e 79 a
t.
[111] Diploma dato di Aquila a 7 settembre 1294, ottava Ind. anno 10
di Carlo II. Cotrone era tornata in fede per opera d’un Ugone, detto
Rosso di Soliaco. Ratificava il re quantunque costui avea permesso a
favor di quella città: dava perdono, e assicurazione de’ beni in piena
forma, e anco, per quattro anni, franchigia dalle collette, taglie e
sovvenzioni, dritto di legnare ne’ boschi, e altri simili favori. Nel
r. archivio di Napoli, reg seg. 1294–1295, A, fog. 11.
[112] Diploma dato d’Aquila a 14 settembre ottava Ind. (1294).
Franchigia per 10 anni dalle imposte, accordata agli uomini di Castro
Simero in Calabria, in mercè de’ danni sostenuti nella guerra. Nel r.
archivio di Napoli, reg. seg. 1294–1295, A, fog. 3 a t. e 4 a t.
Diploma dato di Napoli a 21 novembre ottava Ind., che fa parola de’
danni che nella presente guerra avean sostenuto gli uomini di Positano.
Ibid., fog. 65.
Diploma dato di Napoli a dì 11 dicembre ottava Ind. Franchigia
accordata a que’ di Scala, Sorrento e Ravello per la miseria in cui li
avea gittato la presente guerra. Ibid., fog. 78 a t.
[113] Iacopo da Varagine, parte 12, cap. 9, in Muratori, R. I. S., tom.
IX.
Francesco Pipino, lib. 4, cap. 10, in Muratori, ibid.
Tolomeo da Lucca, Hist. ecc., lib. 24, cap. 29 a 32, in Muratori, R. I.
S., tom. XI.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 5.
[114] Bolla di Celestino, in Lünig, Codex Ital. dipl., tom. II, Napoli
e Sicilia, num. 63; e in Raynald, Ann. ccc., 1284, §. 15.
È da avvertire che il Giannone (Storia civile del regno di Napoli,
lib. 21, cap. 3, addiz. dell’autore) porta questo trattato con la data
del 14 novembre 1293, citando una bolla di Celestino, in Raynald,
Ann. ecc., tom. XV, in appendice. Questa citazione, che mi è costata
grandissima fatica al riscontrare, è inesatta. In quel luogo dei
Raynald, segnato dal Giannone sulla edizione di Roma per Mascardo,
che nella più corretta edizione di Lucca 1749, da me adoperata sempre
nel presente lavoro, risponde al §. 15 dell’anno 1294, non si legge
data degli accordi tra Giacomo e Carlo che vi sono inseriti. Forse il
Giannone tolse questa data da Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 8;
e pure errò, perchè quegli porta il 14 novembre come il giorno in cui
si stabilì di far poscia un abboccamento tra i due re, seguito, come
aggiugne il Surita, nel corso dello stesso mese.
[115] Brevi del 1, 2, 5, 7, 8 ottobre 1294, in Raynald, Ann. ecc, 1294,
§. 15.
[116] Questo, oltrechè si scorge da’ trattati successivi, è anche
provato dalla frequenza de’ messaggi che Carlo II mandava a Giacomo per
trattar la pace, non solamente dopo gli accordi di Junquera, ma ancor
dopo la ratificazione di papa Celestino, come il dimostrano questi
documenti:
Diploma dato d’Aquila a 19 settembre ottava Ind. (1294). È il
passaporto ad alcuni messaggi del re per Catalogna. Nel r. archivio di
Napoli, reg. seg. 1294–1295, A, fog. 4, a t.
Diploma dato d’Aquila il 2 ottobre ottava Ind. Tre religiosi sudditi
di re Carlo, Ruggier di Salerno, Rodolfo di Granville, e Roberto di
Pilaneto, mandati dal papa in Francia per negozi del re. Ibid., fog.
17,, a t.
Diploma dato d’Aquila a dì 3 dello stesso mese, al podestà e consiglio
di Lucca. Sovente occorrendo mandare e aver messaggi tra il re e
Giacomo d’Aragona perchè s’ultimasse la pace, il re chiedeva al comune
di Lucca, che nel transito non molestasse gli oratori di Giacomo.
Simile diploma lo stesso dì ad Amerigo signor di Narbonne, e ad Amerigo
figliuolo di lui. L’uno e l’altro, ibid., fog. 27, a t.
Diploma della stessa data e oggetto agli officiali del re di Francia.
Ibid., fog. 28.
Diploma della stessa data al podestà e consiglio di Lucca, per
Giuglielmo Lulio, e Bertrando d’Avellano da Barcellona, trattanti
questa pace. Ibid., fog. 28.
Diploma del 10 ottobre ottava Ind. Salvocondotto e raccomandazioni
per lo vescovo di Valenza e Bonifazio di Calamandrano, _Magistrum
Hospitalis Sancti Joannis Hierosolimitani in partibus cismarinis_,
messaggi del papa a Giacomo. Ibid., fog. 84, a t.
Diploma della stessa data e oggetto a Giacomo re di Malora. Ibid.
[117] Gio. Villani, lib. 8, cap. 5 e 6,
Francesco Pipino, Chron., lib. 4, cap. 40, in Muratori, R. I. S., tom.
IX.
Ferreto Vicentino, ibid., pag. 966, 967, 968, e 969.
Tolomeo da Lucca, Hist. ecc., in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1203.
Nic. Speciale, lib. 2, cap. 20.
Raynald, Ann. ecc., 1294, §§. 20 e 23, e 1295, §§. 11 a 15.
Guardai, e vidi l’ombra di colui,
Che fece per viltate il gran rifiuto.
DANTE, _Inf_., c. 3.
Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio,
Per lo qual non temesti torre a ’nganno,
La bella donna, e di poi farne strazio?
_Inf_., c. 19.
E comento di Benvenuto da Imola, che nota in questo luogo le stesse
tradizioni istoriche degli altri contemporanei da me citati.
[118] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 9.
[119] Diplomi inseriti nell’Anonymi chron. sic. in di Gregorio, Bibl.
arag., tom. I, pag. 163, 168.
[120] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 21.
Anon. chron. sic., cap. 53, loc. cit.
Geste de’ conti di Barcellona, in Baluzio, op. cit., pag. 578.
Il termine di settembre si legge in un breve di Bonifazio a Caterina di
Courtenay, dato a 27 giugno 1295, in Raynald, Ann. ecc., 1295, §§. 29,
30.
[121] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 6, cap. 12.
[122] Breve di papa Bonifazio, in Raynald, Ann. ecc., 1295, § 32.
[123] Atto del 20 giugno 1295, pel quale i legati di Francia e di Carlo
di Valois rinunziarono in mani del pontefice l’investitura, che qui
senza formole si dice accordata al re di Francia. Negli archivi del
reame di Francia, J. 587, 19.
[124] Diploma dato di Parigi il 12 gennaio 1295, col quale Giacomo
di Maiorca si dichiara decaduto dal sussidio accordatogli dal re di
Francia, nel caso che per sua colpa si sturbasse la pace. Il sussidio
era 30,000 lire tornesi picciole in tempo di guerra, e 20,000 in tempo
di tregua. Ibid., J. 598, 8.
[125] Di gennaio 1296, Filippo il Bello donò al Valois la sua casa de
_Fligella_ in Parigi. Carlo II oltre la dote della figlia, gli avea
accordato a 2 marzo 1293 le sue case anche in Parigi. Ibid., J. 377, 1
e 2.
[126] Questi particolari del trattato leggonsi in Surita, Annali
d’Aragona, lib. 6, cap. 10, il quale dice anche la data, e dà a
vedere aver letto i documenti. Similmente il Feliu, Anales de
Cataluña, lib. 12, cap. 4, annunzia tutte le condizioni dette da me
nel testo, e per tutte cita in generale i documenti dell’archivio di
Barcellona, aggiugnendo che i patti si tenner segreti per ingannare
i Siciliani. Ma è da avvertire che non si parla della Sicilia nel
trattato di Giacomo con Filippo e il Valois, conchiuso in Anagni alla
presenza del papa il 20 giugno 1295, dal vescovo d’Orléans e l’abate
di Saint–Germain–des–Prés, legati di Francia, e Gilberto Cruyllas,
Guglielmo Durford, Pietro Costa, e Guglielmo Galvani dottore in legge,
legati d’Aragona. Questo trattato è pubblicato dal Capmany, Memorias,
etc., tom. IV, docum. 10, e negli archivi del reame di Francia, J.
589, 10, avvene una copia in buona forma. Non si parlò in esso della
restituzione della Sicilia, la quale forse si stabilì in trattato
segreto; perchè Giacomo avea ben ragione di coprire le sue brutture.
Nei medesimi archivi di Francia, J. 587, 19, leggasi la rinunzia alla
concessione dell’Aragona, fatta in mani del papa lo stesso giorno 20
giugno dai legali di Filippo il Bello e di Valois. Nella bolla di
Bonifazio del 21 giugno, non si riferiscon tutti gli accordi, ma che
_inter caetera_ si era stabilita la cessione della Sicilia. Della
quistione de’ confini, della ristorazione del re di Maiorca, ancor
s’istruisce un breve di Bonifazio a Filippo il Bello, dato a 20 giugno,
in Raynald, Ann. ecc., 1295, §§. 26, 27, 28.
Ricordisi la nota in questo stesso capitolo, sopra la restituzione dei
beni a Giovanni di Procida.
Non ho citato intorno questa pace il Villani, che ne scrive nel lib. 8,
cap. 13, perch’egli è poco informato e pieno di anacronismi.
[127] Raynald, Ann. ecc., 1295, §§. 24 e 29 a 36, dove si leggono i
diplomi di Bonifazio, dati a 20, 21, 27 giugno, e 2, 4, 5 luglio.
Du Cange, Hist. de l’Empire de Constantinople, docum., pag. 36.
Queste condizioni della pace e pratiche con Federigo, si trovano con
poco divario e più brevemente nell’Anonymi chron. sic., cap. 51;
Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 20; Montaner, cap. 181.
[128] Ruggier Loria possedeva in Sicilia i feudi di Aci, Castiglione,
Francavilla, Novara, Linguagrossa, Tremestieri, San Pietro sopra Patti,
Ficarra e Tortorici, come si vede dal cap. 16; e in Ispagna quelli di
Cocentayna, Alcoy, Ceta, Calis, Altea, Navarres, Puy de Santa–Maria,
Balsegue, e Castronovo, nominati in un diploma di Giacomo dato di
Valenza il 5 dicembre 1597, che accordò in quelle terre a Ruggier Loria
il mero e misto impero. Leggesi questo diploma nel Quintana, Vidas,
etc., tom. II, pag. 192.
Non abbiam contro il grande ammiraglio prove manifeste di peculato,
ma fortissimi sospetti; perchè delle due cose è certa l’una, o
ch’egli fosse tenuto uomo d’una integrità senta pari, o che fosse
conosciuto ladro del danaro pubblico, e tollerato per forza. I due
diplomi di Giacomo dati di Barcellona il 7 marzo, forse 1291, e di
Roma il 2 aprile 1297, e pubblicati dal Quintana, tom. II, pag. 178
e 180, pongono senza dubbio questa alternativa; perchè il primo
scioglie li eredi dell’ammiraglio da ogni responsabilità per la sua
amministrazione s’egli prima dì morire non ne rendesse i conti; il
secondo, affidandogli un gran maneggio di danari, dice che renda solo
un conto finale, da credersi in parola e senza documenti. Per questo
diploma Ruggier Loria è eletto ammiraglio a vita in tutti i regni di
Giacomo. A lui è data la cura della costruzione delle navi da guerra;
l’autorità di far armare infino a due galee e prendere il danaro dalle
casse regie senza special mandato del re; e il maneggio del danaro
degli stipendi per tutta l’armata. Oltre a questo, gli è dato il dritto
di spedire le patenti de’ corsali; la giurisdizion civile e penale su
le genti della flotta durante l’armamento; l’autorità di scambiare i
comiti, ossia capitani, delle galee; la franchigia di esportazione
di qualunque merci lecite, comperate con suo danaro; il soldo di 60
sotbarch al giorno; la persona e le proprietà dello ammiraglio nemico
che fosse preso in battaglia; gli utensili non nuovi delle galee prese
e parte delle merci; gli scafi inutili delle navi regie; una ventesima
parte de’ Saraceni presi, e una decima parte de’ nuovi tributi imposti
su’ Saraceni; gli avanzi de’ naufragi; e gli altri dritti soliti
degli ammiragli. Queste concessioni, egli è vero, furono in parte il
prezzo del tradimento di Loria; ma non par dubbio ch’egli esercitasse
in Sicilia, tra dritto e abuso, la più parte di questa autorità e di
questi smisurati guadagni che gli si prometteano sotto le bandiere
d’Aragona.
[129] Bolla di Bonifazio, in Raynald, Ann. ecc., 1295, §. 37.
[130] Breve di Bonifazio, ibid., 1296, §§. 8 e 9.
Du Cange, Hist. de l’Empire de Constantinople, ed. 1657, pag. 204,
attribuisce il rifiuto ai consigli di Filippo il Bello.
[131] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 22.
L’Anon. chron. sic., cap. 68, porta i nomi di Ugone Talach e Giovanni
di Caltagirone, confondendoli con quei della legazione del 1293.
[132] Manifesto di Federigo, nell’Anon. chron. sic., cap. 54.
Vi si legge espresso fatta quella promessa da Federigo a’ Siciliani in
parlamento a Milazzo. Probabilmente fu lo stesso parlamento quello che
deputò gli ambasciadori a Giacomo, ancorchè Speciale non dica il luogo
dell’adunanza.
[133] Montaner, cap. 182, il quale, per onor di Giacomo, non fa punto
parola dell’ambasceria de’ Siciliani.
[134] Jerem. Threni, cap. I, v. 12.
[135] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 22.
Anon. chron. sic., cap. 52 e 54, il quale porta un diploma, che si
legge anco in Lünig, Cod. Ital. dipl., tom. II, Napoli e Sicilia, 64.
Geste de’ conti di Barcellona, cap. 29.
[136] Diploma citato. Altro del 30 ottobre 1295, in Testa, Vita di
Federigo II di Sicilia, docum. 5.
Veggasi anche il Montaner, cap. 182.
[137] Diploma del 12 dicembre 1295, nell’Anonymi chron. sic. e Lünig,
loc. cit.
[138] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 23.
[139] Montaner, cap. 184.
[140] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 22, 25.
Del ritorno de’ Catalani alla lor patria, fa menzione il Montaner, cap.
184; e a cap. 185, delle supposte ragioni di Federigo.
[141] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 23.
[142] Tien quell’errore il Montaner, cap. 185, e riferisce gli altri
motivi per cui Federigo si chiamò terzo, i quali non meritano che se ne
faccia parola.
[143] Raynald, Ann. ecc., 1296, §§. 7, 8, 9 e 10.
[144] Nic. Speciale, lib. 2, cap. 24.
Bolla di Bonifazio VIII, data il dì dell’Ascensione, anno 2, in Lünig,
Cod. Ital. dip., Sic. e Nap., num. 65.
[145] Nic. Speciale, lib 3, cap. 1.
Anon. chron, sic., cap. 54.
Montaner, cap. 185.
Dall’Anonimo pare che Giovanni di Procida fosse stato confermato
nell’uficio di gran cancelliere. Ma in due diplomi del 3 aprile e 15
maggio 1296, pubblicati dal Testa., Vita di Federigo II, docum. 8
e 15, è segnato Corrado Lancia gran cancelliere. Il nome di lui si
trova similmente in un altro diploma di concessione feudale a Federigo
Talach, dato il 12 dicembre 1296, ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo,
Q, q. G. 1, fog. 187. Ed è più naturale che Federigo avesse dato
quell’uficio a un suo fidatissimo partigiano, che al Procida, il quale
gli si era scoperto contrario.
[146] Docum. XLIV.
[147] Capitoli del regno di Sicilia, costituzioni di Federigo II, lib.
1, dal cap. 1 al 6. Per la parola ferracano, veggasi il cap. III del
presente lavoro.
[148] Per le _difense_ e l’asportazion delle armi, cap. 9. Per le
inquisizioni giudiziali, cap. 10. Eccezione per la falsità de’ pesi
e misure, cap. 11. Esazioni sui carcerati, cap. 12. Malleverie nei
giudizi criminali, cap. 13. Divieto delle esazioni negli stessi
giudizi, cap. 14. Simili pei notai o piuttosto officiali dell’erario,
cap. 15. Perdita dell’uficio ai magistrati che prolungasser le cause
oltre due mesi, cap. 18. Divieto a diroccar le case, o guastare i
poderi per misfatti dei proprietari, cap. 25.
[149] Cap. 7 ed 8.
[150] Cap. 17. Il cap. 16 è anche statuto di polizia, permettendo
ai conti, baroni e militi di portar la spada e il pugnale. Il 19
disobbliga i cittadini d’accompagnare i carcerati.
[151] L’antico fiume Gela o Imera.
[152] Cap. 20.
[153] Cap. 24, 22, 21. Il cap. 23 è regolamento per le greggi
transitanti. Il 26 di pena d’infamia, privazione d’uficio, e
ristorazione de’ danni al doppio, contro i magistrati e officiali
trasgressori di questi capitoli.
[154] Cap. 31, 32.
[155] Gap. 27, 28, 29, 30, 33. Il cap. 34 rimette ai famigliar! e
cortigiani del re il dritto del suggello delle concessioni, che per
avventura ricevessero dalla corte.
Il di Gregorio, Considerazioni sulla Istoria di Sicilia, lib. 4,
cap. 4, suppone che l’alienazione de’ feudi fosse veleno dato al
baronaggio in una coppa inzuccherata. Questa sarebbe in vero una lode
di altissimo intendimento a’ nostri legislatori di quel tempo; ma è da
considerare, che per lo meno non fu felice il trovato. Le condizioni
del commercio e delle altre industrie appo noi in quel tempo, non eran
tali che dal detto statuto potesse nascere una divisione di proprietà,
e indebolimento della casta de’ baroni. Infatti i peggiori abusi di
feudalità che ricordin le nostre istorie, seguirono dopo tal legge, nel
secolo XIV.
[156] Diploma del 3 aprile 1296, pubblicato dal Testa, Vita di Federigo
II di Sicilia, docum. 8.
Non ho fatto parola della descrizione generale dei feudi, che
sembrerebbe compiuta da Federigo in questo tempo, se fosse vera la data
del diploma che pubblicò il di Gregorio, Bibl. aragonese, tom. II, pag.
464 e seg. La data è del 1296, ma si dee senza dubbio portare oltre
il 1303, leggendovisi il nome della regina Eleonora, la quale sposò
Federigo II di Sicilia appunto in quell’anno.
[157] Nlc. Speciale, lib. 3, cap. 2.
[158] Diploma dato di Messina il 15 maggio 1296, pubblicato dal de Vio,
Privilegi di Palermo, fog. 35, e dal Testa, Vita di Federigo II, docum.
15.
[159] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 3 e 4.
Anon. chron. sic., cap. 55.
[160] Nic. Speciale, lib. 5, cap. 5.
[161] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 6.
Tali accordi, fatti da capitani di castella quando credeano che il lor
signore non poteali aiutare, non furon molto rari in questa guerra.
La forma di essi e le condizioni, che a un di presso doveano esser le
medesime, si veggono nel diploma di Carlo II, dato il 7 marzo duodecima
Ind. (1299), docum. XXVI.
[162] Fu costui il capitan generale di Carlo II, come si scorge da
molti diplomi del r. archivio di Napoli, nel 1291–1293.
Veggasi ancora Elenco delle pergamene del r archivio di Napoli, tom.
II, pag. 82, 91, 99, 131. Poi gli fu surrogato Guglielmo Estendard,
per diploma del 30 aprile 1295, ibid., pag. 156. Nel 1299 fu rifatto
capitan generale ad guerram in Calabria, Val di Crati e Terra Giordana,
diploma del 29 giugno duodecima Ind., nel r. archivio sud. reg. seg.
1299, A, fog. 117.
[163] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 7.
[164] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 8, 9.
[165] Nic. Spedale, lib. 3, cap. 9, 10, 11.
[166] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 15 e 16.
[167] Anon. chron. sic., cap. 55.
[168] Raynald, Ann. ecc., 1297, §§. 19 a 24, porta questa bolla
dell’anno precedente.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 18.
[169] Raynald, 1296, §. 11, breve del 5 febbraio.
[170] Bolla, In Lünig, Cod. Ital. dipl. Nap. e Sicilia, num. 65; e
presso Raynald, 1296, §§. 13, 14, 15.
Le pratiche di Federigo coi Colonnesi, sono rinfacciate da Bonifazio
nel manifesto contro questa famiglia, in Raynald, 1297, §§. 27 e 28.
[171] Raynald, 1296, §§. 13 e 15.
[172] Diploma del 28 agosto 1296, nell’Elenco delle pergamene del r.
archivio di Napoli, tom. II, pag. 171.
[173] Ibid., pag. 172, 177, diplomi di sett., 1296, e febb., 1297.
[174] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 20, 21.
[175] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 12, 13, 14.
[176] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 17.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 21, 23.
[177] L’ultimo concetto dell’orazione di Loria, riferita da Niccolò
Speciale sembrerebbe triviale e superfluo pei noti principî del dritto
comune e feudale. Ma ove si ricordi il dritto pubblico degli Aragonesi
e dei Catalani, si vedrà ch’esso era per lo meno assai dubbio intorno
il presente caso, cioè di combattere in paese straniero contro i
comandi del proprio monarca, e forse contro le sue stesse armi che
militassero da ausiliari.
[178] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 17 e 18.
Questi dice espresso che il re, tornando repente di Calabria per
quell’ambasceria, chiamò subito il parlamento a Piazza, e vinse il
partito; poi tornato a Messina, rimandò l’ambasciadore con la risposta.
Nei nostri capitoli del regno si leggono le costituzioni decretate
in parlamento a Piazza il 20 ottobre, promulgate dal re a Messina il
25 novembre 1296, come ben il mostra il comentatore monsignor Testa.
Dopo tuttociò non so comprendere come il Testa, nella Vita di Federigo
l’Aragonese, porti deliberate in quel parlamento le sole costituzioni,
e tenutone un secondo a Messina per quella principalissima faccenda
dell’ambasceria, ch’è contro la chiara testimonianza dello Speciale,
e contro la probabilità; non potendo supporsi che nel parlamento
convocato così in fretta si deliberassero tranquillamente nuove regole
di amministrazione pubblica, e si rimettesse ad altro tempo la vital
quistione della pace e della guerra. Se il secondo parlamento fosse
stato convocato, perchè nel primo non si era potuto conchiuder nulla
sull’oggetto principale, nel primo si sarebbero tutto al più prese
deliberazioni di poco momento, non quelle riforme a favor dell’elemento
municipale che mostrano l’azione d’un partito preponderante. Due cose
io credo abbian tratto in errore il Testa. La prima, aver seguito
nello Speciale (cap. 18) la lezione, _Fridericus Messanam egreditur_,
anzichè la più naturale di _regreditur_, ritenuta dal di Gregorio. La
seconda sorgente di errore fu l’error del Surita, il quale avendo per
le mani la cronaca di Speciale, che non porta date, e non i nostri
capitoli del regno, ma alcuni diplomi riguardanti un’ambasceria di
Giacomo a Federigo in febbraio 1297, pensò porre questa innanzi il
parlamento di Piazza; e narrò che Federigo, avuti i messaggi, rispose
che ne riferirebbe al parlamento, e que’ non vollero attendere. Il
Testa in parte seguendo Surita, e in parte correggendolo come que’ che
avea sotto gli occhi la vera data del parlamento di Piazza, compose
quel secondo di Messina. A me par chiaro, che nel parlamento tenuto
in Piazza il 20 ottobre 1296 si deliberarono insieme, come afferma
Speciale, la risposta all’inviato aragonese, e, come il provano i
capitoli del regno, le novelle costituzioni anzidette. Tengo ancor
vera la legazione di febbraio 1297, perchè Surita certo la trasse da
diplomi. E questo fatto, collocato così a luogo opportuno, riesce
verosimile: perchè Giacomo insistè dopo la prima ripulsa; Federigo se
ne rimise al solito al parlamento, e gli oratori aragonesi, avendone
istruzione del re, o comprendendo che riferirsi al parlamento era un
prender tempo a una seconda ripulsa, andaron via senz’aspettarla, come
afferma il Surita. Indi si vede più chiaramente l’errore del Testa,
che, togliendo al tutto da Surita questa legazione di febbraio 1297, fa
tener poi il parlamento in Messina, quando al creder di Surita, lib. 5,
cap. 26, fu convocato dopo la partenza de’ legati, e in Piazza.
[179] Cap. 45, 57, 37, 40, 42, 43, 44, 50, 51, 52, 54.
[180] Cap. 36, 38, 39, 46, 47, 48, 58.
[181] Cap. 45.
[182] Cap. 55, 41, 56.
[183] Cap. 53.
[184] Cap. 59 infino al 75.
[185] Cap. 76.
[186] Cap. 77 infino ad 84.
[187] Cap. 82, 83, 85.
[188] Questo statuto pel carcere è nel cap. 84.
[189] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 18.
Questa fazione d’Ischia si dee porre tra il 15 settembre e il 20
ottobre 1296, perchè di questa data abbiam due diplomi di Carlo II,
l’uno in Brindisi, l’altro in Roma; e Speciale afferma che il re si
trovava in Napoli quando tornaron le quattro teride fuggenti.
[190] Raynald, Ann. ecc., 1297, breve del 30 dicembre 1296.
[191] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 25. Veg. la nota a pag. 96
nel presente capitolo.
[192] Surita, ibid., cap. 28.
La bolla è data il 4 aprile 1297, in Raynald, Ann. ecc., 1297, §§. 2 a
16.
Veg. anche Gio. Villani, lib. 8, cap. 18.
Nic. Speciale, lib. 3, cap. 12.
[193] Raynald, ibid., §. 17.
[194] Diploma dell’8 giugno 1297, pubblicato dal Testa, Vita di
Federigo, docum. 7.
[195] Raynald, Ann. ecc., 1297, §. 18.
[196] Ibid., §. 25.
[197] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 18 e 19.
È gran danno che questo scrittore diligentissimo abbia a sdegno di
riportar le date de’ più notabili avvenimenti. In questo di Ruggiero
Loria, ancorchè certo si sappia che fin dall’anno precedente ei fosse
risoluto a spiccarsi da Federigo, pur importerebbe molto ritrarre
appunto il giorno che l’ammiraglio fu sostenuto a corte e poi si fuggi.
Perocchè Giacomo a 2 aprile 1297, il creava grande ammiraglio a vita
(diploma in Quintana, citato di sopra a pag. 69) e papa Bonifazio il
6 del mese stesso concedeva in feudo a Loria, tornato ad _Apostolicae
sedis gratiam et mandata_, il castello e la terra di Aci, del dominio
della chiesa o del Vescovo di Catania, e da lui al presente tenuti
(Breve inserito in un diploma di Carlo II, dal registro del r. archivio
di Napoli, seg. 1299, C, fog. 14, e pubblicato dal Testa, Vita di
Federigo, docum. 10). Or egli è chiaro, che se queste concessioni
furon fatte prima della fuga di Ruggiero, costui non tentennava già
tra i nemici e Federigo, ma dissimulava la tradigione; e se ne dee
conchiudere che Federigo, se errò, errò solo nel risparmiarlo. In
ogni modo il nome di Loria e quel di Procida, che prima d’esso s’era
gittato alla Via di tradigione, van condannati nel severo giudizio
dell’istoria. Il risentimento contro l’invidia de’ cortigiani, potea
portarli ad allontanarsi dalle faccende pubbliche e dalla corte, a
menar vita privata nelle lor castella, appunto come Loria minaccio a
Federigo dopo la presa ti Cotrone; non già a passare a parte nemica,
accettar da essa, dignità, beni, carezze. Entrambi abbandonarono
Federigo e la Sicilia, perchè non credeano ohe potessero reggere contro
le forze di mezz’Europa collegata; e Loria, che avrebbe pur chiuso
gli occhi al pericolo se Federigo si fosse lasciato governare da lui,
cedè a quell’interesse, quando vide contrariata la sua disorbitante
ambizione.
[198] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 20, 21, 22.
Anon. chron. sic., cap. 56.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 26 e seg.
Gio. Villani, lib. 8, cap. 18.
Veggasi anche il Montaner, cap. 185, il quale seccamente narra l’andata
della regina Costanza a Roma con Giovanni di Procida, ove il re
d’Aragona era venuto per trattar pace tra Carlo e Federigo. E per le
concessioni a Loria veggansi anche i due diplomi del 2 e 6 aprile 1297,
citati nella nota precedente.
[199] Molti documenti fornisce il r. archivio di Napoli intorno i
beni di Giovanni di Procida, e la restituzione che ne fece il governo
angioino dopo la sua, come piaccia meglio chiamarla, conversione o
tradigione. Ecco quelli in cui io mi sono avvenuto rifrustando i
registri angioini.
Diploma del.....Carlo II concedette ad Anselletto de Nigella, valletto
della sua corte: _In primis, de bonis que fuerant Joannis de Procida,
palatium quod dicitur Ferni cum terris adiacentibus eidem palatio
circum circa, arbusto de nova plantato, olivato, vinea, avellaneto et
castaneis etc._ e le rendite di alcuni villani di cui si trascrivono i
nomi, ch’eran tenuti a dare al signore una gallina per le feste di san
Martino, Natale e Quaresima (_carniprivio_) e trenta uova per Pasqua.
Reg. seg. 1294–95, A, fog. 81, a. t.
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