La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - 26

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Diploma del 28 marzo duodecima Ind. (1299), perchè sulle pubbliche
entrate di Salerno si pagassero once 12 annuali a Colino di Ducato, in
compenso _de bonis quondam Joannis de Procida militis_, che il detto
Colino avea risegnato alla curia, e questa ai procuratori di Giovanni
di Procida. Reg. seg. 1299, A, fog. 30.
Diploma del 16 aprile duodecima Ind., perchè lo stratigoto di Salerno
facesse rendere al procuratore de’ beni di Giovanni, ereditati da
Tommaso di Procida, alcuni beni burgensatici presi da supposti
creditori; e se costoro avesser dritto, il facesser valere innanzi il
giudice competente. Ibid., fog. 15, a t.
Diploma della stessa data allo stesso effetto, ibid., fog. 210,
pubblicato a docum. XXVIII.
Diploma dato di Napoli a 6 maggio duodecima Ind., per lo quale son
resi a Tommaso di Procida alquanti beni, già conceduti ad altre
persone, e a queste è assegnato un compenso. In questo diploma è
notevole il principio: _Sub presentanone promissionis facte per nos
magnifico principi domino Jacobo regi Aragvnum filio nostro carissimo
de restaurandis Thomaso de Procida militi fideli nostro burgensaticis
bonis omnibus que quondam Johannes de Procida pater ejusdem Thomasii
discessus sui tempore de regno nostro Sicilie in regno ipso tenuerat,
etc_. Ibid., fog, 56, e replicato a fog. 119.
Altro diploma della stessa data, per altri beni dello stesso Procida,
simile al tutto. Ibid., fog. 56 a t.
Diploma del 18 agosto duodecima Ind., perchè senza strepito di giudizio
si rendesse ragione a una vedova, che chiedea il pagamento di un debito
che avea contratto con lei _quondam Joannes de Procida miles dum erat
in gratia clarissime memorie domini patris nostri_, Ibid., fog. 213.
Diploma della stessa data del 18 agosto. Compenso di alcuni beni,
ch’erano stati di Giovanni di Procida, e i presenti possessori li
aveano ceduto al fisco per renderli a Tommaso. Ibid., fog. 137 a t.
Diploma del 29 settembre 1300, cavato dallo stesso r. archivio di
Napoli e pubblicato dal Buscemi, Vita di Giovanni di Procida, docum. 8.
[200] Quintana, Vidas, etc., tom. I, pag. 170, dice che questo
sepolcro si vedea ancora nel monastero di Santa Croce dell’ordine di
san Bernardo in Catalogna; e trascrive la modesta iscrizione che vi
si leggea ancora, secondo la quale Loria morì il 17 gennaio 1865.
Ibid., tom. II, pag. 125, è pubblicata la disposizione testamentaria
dell’ammiraglio per la sua sepoltura.
[201] Il sac. Buscemi, nella Vita di Giovanni di Procida, porta che
finisse i suoi giorni di settembre 1299, argomentandolo dal diploma
del 30 settembre 1300, docum. 8, in fin del suo lavoro, nel quale
riconcedeasi a Tommaso, suo secondo figlio, il castel di Procida, di
cui il primogenito, Francesco, non avea curato di prender l’investitura
nel solito termine di un anno e un giorno dalla morte del padre. Gli
altri diplomi da me trovati nell’archivio di Napoli e citati nella nota
precedente mandano indietro la morte del Procida almeno infino a marzo
1299.
[202] Ricordinsi i documenti che ho notato nel cap. precedente a
mostrare il tradimento di Giovanni di Procida alla Sicilia.
[203]
Vadi a mia bella figlia, genitrice
Dell’onor di Cicilia, e d’Aragona.
DANTE, _Purgat_., c. 3.
[204] Veg. le autorità allegate dallo Inveges, Palermo Nobile, parte 3.
Anni 1260–61–62.
[205] In gran parte ho tolto queste riflessioni su la regina Costanza,
da Speciale, lib. 3, cap. 20, 21.
Nelle costìt. di Federigo II (capitoli del regno di Sicilia), si
confermano tra gli altri privilegi quei della regina Costanza: _nec non
Aragonum et Siciliae regina sanctissima mater nostra, etc_.
Per la morte della regina Costanza veggasi il Montaner, cap. 185.
[206] Federigo rimeritò la lealtà di Randazzo con alcune franchige
nelle dogane di terra e di mare, per diploma del 15 giugno 1299,
pubblicato dal Testa, op. cit., docum. 17.
[207] La fellonia di Tommaso di Lentini è confermata da un diploma
del 18 febbraio 1299, col quale Federigo die’ in feudo a Bartolomeo
Tagliavia la terra di Castelvetrano, posseduta da quello. Nei Mss.
della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 3.
[208] Nic. Speciale, lib. 3, cap. 22.
Anon. chron. sic., cap. 57.
La presenza di Federigo all’assedio di Castiglione, si attesta da
un diploma del 27 agosto 1297, dato nel campo sotto Castiglione,
pubblicato dal Testa, Vita di Federigo, docum. 11. La dedizione del
castel di Aci è da porsi nel mese di novembre 1297, perchè non tardò
guari dopo quella di Castiglione ma infino al 18 novembre sapeasi in
Napoli che tenesse pur quel castello; come si scorge da un diploma
pubblicato dal Testa, ibid., docum. 14.
[209] Sembra che questa guerra di Calabria, di che parla Speciale, sia
stata la cagion della chiamata al militar servigio in tutto il reame
di Puglia, della quale ci restan moltissimi diplomi dati a 19 aprile,
7, 22, 23, 25, 27 e 30 maggio, 2, 11, 17, 18, 20, 22 giugno 1297,
nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag.
179 a 188. Ivi si legge a pag. 180 un altro diploma del 4 maggio, che
accorda once 10 a un Giovanni _pro sumptibus itineris ad exercitum_.
[210] Conferma questo attestato dello Speciale un diploma del 29 aprile
1297, col quale Roberto vicario generale dava a Riccardo de Avenis
alcune terre in Calabria, _dummodo infra kalendas Augusti ad Ecclesie
romane et Regis fidem redeat a qua defecerat_. Elenco cit., tom. II,
pag. 179.
[211] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 1.
[212] Diplomi del 18 novembre (certamente 1297) e del 9 febbraio
undecima Ind. 1298 (si legge 1297 computando gli anni dal 25 marzo),
pubblicati dal Testa, Vita di Federigo II, docum. 14 e 18.
[213] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 33.
[214] Diploma del 18 novembre 1297 citato di sopra, e i molti altri
accennati nel seguito di questo capitolo.
[215] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 2.
L’Anon. chron. sic., cap. 59, porta l’impresa di Giacomo, _operante
supradicto papa Bonifacio_.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 33.
Montaner ci abbandona al tutto in queste guerre di Giacomo contro
Federigo. Porta gli armamenti del primo, come fatti per amor di fermare
la pace tra re Carlo e Federigo; a questo il dice venuto in Italia con
centocinque galee; nè fa motto del passaggio in Sicilia nel 98, nè di
quel dell’anno appresso, nè della battaglia del capo d’Orlando; ma
crede aver soddisfatto all’uficio d’istorico, chiudendo il cap. 186 con
queste parole: «Altri senza dubbio dirà: come dunque Montaner passa sì
lieve su questi fatti? Se tai parole indirizzasse a me, replicherei che
v’ha delle domande le quali non meritano risposta.»
Le trattative intorno la restituzione al re di Maiorca non appartengono
direttamente al presente lavoro, ma fan vedere che Bonifazio per
amor dell’impresa di Sicilia sagrificava gli interessi di Giacomo di
Maiorca, e temporeggiava con Filippo il Bello che li volea sostenere.
Ciò si conferma coi documenti degli archivi del reame di Francia qui
appresso notati:
Diploma di Giacomo re d’Aragona, dato di Valenza a 15 febbraio 1237,
permettendo a Carlo II di stabilire in suo nome, che per due anni
non farebbe guerra a Filippo il Bello, e permetterebbe i commerci
co’ suoi sudditi, J. 588, 20. Breve di Bonifazio dell’8 agosto 1297,
pel quale temporeggia con Filippo il Bello, che insisteva a favore
del re di Maiorca, J. 715, 24. Diploma di Giacomo di Maiorca, dato
a Saint–Germain–des–Prés l’8 gennaio 1298, consentendo un certo
differimento alla restituzione, stabilito tra i re d’Aragona e di
Francia, J. 598, 1. Atto pubblico dato in Aix a 2 maggio 1298, nelle
stanze di Carlo II, che stipola le condizioni coi re di Francia e
Maiorca, a nome di Giacomo d’Aragona; secondo il citato diploma del 15
febbraio 1297, che anche trascrive, J. 511, 6.
[216] Diploma del 15 giugno 1298, tratto da’ registri della real
cancelleria di Sicilia, pubblicato dal Pirro, Sicilia sacra, pag. 409,
ed. 1733.
[217] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 3 e 4.
Anon. chron. sic., cap. 58, 59.
[218] Il Testa, nella Vita di Federigo, porta l’armata ad 80 galee
e 90 altre navi, non computatevi le sottili; a 500 cavalli e 1,156
pedoni le genti da sbarco venute d’Aragona con Giacomo. Quest’ultimo
numero è tolto da un diploma del 23 giugno 1299, il quale per vero
non descrive le forze portate da Giacomo, ma quelle da lui lasciate
in Sicilia al fine di questa prima impresa, che poteano esser minori
per cagion degli uomini perduti nella guerra, o maggiori pei Catalani
e altri avventurieri che poi vi s’aggiugnessero. Picciolissimo fu in
questa armata il numero delle navi napoletane, come si vede da parecchi
diplomi dati tra il fin di marzo e mezz’aprile 1299, nel r. archivio di
Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 1 a 15.
Quanto alle forze terrestri, che furono certo assai grosse, si vegga
nel seguito del presente capitolo ciò che scrive Spedale delle perdite
sofferte nello assedio di Siracusa.
L’Anon. chron. sic. porta venuto Roberto con re Giacomo. Speciale. non
ne parla che nel consiglio per discior l’assedio di Siracusa. E per
vero si ritrae ch’ei passava in Sicilia in fin di novembre 1298, o più
tardi; leggendosi in alcuni diplomi che i feudatari del regno di Napoli
dovessero far la mostra alla sua presenza in Napoli il dì 20 novembre
per muover contro la Sicilia. Elenco delle pergamene del r. archivio di
Napoli, tom. II, fog 209 e 210, diplomi dell’8 e 23 novembre 1298.
[219] Anon. chron. sic., cap. 59.
Nic. Speciale, lib. 4, cap. 10.
Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 35.
[220] Veggansi le concessioni feudali in Sicilia fatte da Giacomo a
Fulcone Barresio, per diploma del 13 settembre 1298, e a Simone de
Belloloco e Filippo di Porta, per altre carte accennate ne’ diplomi
del 24 luglio 1299 e 28 dicembre 1300, e la intitolazione d’un atto
pubblico dato di Novara il 1 luglio 1299; de’ quali diplomi, il primo
e l’ultimo citansi nel seguito di questo capitolo, gli altri due nel
cap, XVII. Non abbiam traccia di alcuna delegazione di tanta autorità,
che facesse Carlo II a Giacomo. E però è manifesto, che Giacomo la
esercitava come capitan generale della corte di Roma, la quale poco
prima avea disposto di dare in feudo a Loria il castel d’Aci, come
sopra si è detto. La finzione del ceder l’isola a Roma presto fu
dismessa; ma non cessarono le pretensioni di Bonifazio, anzi ne nacque
una timida gelosia nella corte di Napoli, come si argomenta dal diploma
di concessione feudale a Virgilio Scordia, docum. XXXVI.
[221] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 4.
Anon. Chron. sic., loc. cit.
[222] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 5.
Anon. chron. sic., cap. 59.
[223] Diploma del 8 gennaio 1299 (per errore 1297 col computo dell’anno
dal 25 marzo), pubblicato dal Testa, Vita di Federigo II, docum. 9.
[224] Parmi che tornino a questo concetto le parole di Speciale: _plus
sapere quam oportebat attentans, neque intelligens verbum illud: curo
possidente possideas_. Questo traditore giovò molto alla causa dei
nemici, come si vede da un diploma di Carlo II, dato il 1 luglio 1299,
nel quale è perdonato e redintegrato ne’ suoi feudi, perchè se nella
ribellione fallì per concorso, oggi ravveduto, osservava la fede al re
angioino, animo et opere. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A,
fog. 158 a t. e 24 a t.
Oltre a questo, il governo angioino, per diploma dato lo stesso dì, gli
concedea l’aspettativa di altre terre e feudi, del valore d’once cento
annuali. Ibid., fog. 158.
Mostra ancora la importanza del Barresi, che fu seguito da un suo
fratello per nome Fulcone, un altro documento. A costui Giacomo re
d’Aragona die’ in feudo in Sicilia a dì 13 settembre 1298, con diploma
dato di Milazzo, pe’ suoi continui e rilevanti servigi a pro della
Chiesa, il castello e casal di Chila tra Mineo e Caltagirone, con mero
e misto impero. Raffermò questa concessione Roberto a dì 10 settembre
1299 da Aidone; e Carlo II da Napoli a 16 febbraio 1300. Nel r.
archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C; e ne’ Mss. della Bibl. com. di
Palermo, Q. q. G. 2, fog. 88.
Il di Gregorio, nella Bibl. arag., tom. II, pag. 520, pubblicò un
diploma di Federigo, pel quale furon conceduti a Blasco Alagona il
castello e la terra di Naso, posseduti una volta da Giovanni e Matteo
Barresi traditori. Questo documento porta la data di Palermo a 26
gennaio decima Ind. anno dell’Incarnazione 1297, e 2º del regno di
Federigo; ma io credo errata manifestamente questa data, perchè la
decima Ind. cadde bene di gennaio 1297 nell’anno comune, ma nell’anno
dell’Incarnazione rispondeva al gennaio 1296. Indipendentemente da tal
errore, si può corregger senza alcun dubbio duodecima ind. gennaio
dell’anno dell’Incarnazione 1298, ossia gennaio 1299 dell’anno comune,
perchè Barresi si ribellò da Federigo al passaggio primo di Giacomo,
cioè tra agosto 1298 e la primavera del 1299 dell’anno comune. Il
riferisce Speciale, diligentissimo nel descrivere questi tempi di
Federigo, ne’ quali ei visse ed ebbe alto stato.
[225] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 6 e 7.
[226] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 7 e 8.
Tolomeo da Lucca, Ann. in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1303. Anon.
chron. sic., cap. 60, che porta un po’ diverso il numero delle galee.
Non mi è riuscito di trovare una interpretazione plausibile di questo
soprannome di Garsagnini o Garfagnini, con ch’eran proverbiati que’
prigioni catalani. Gli scrittori contemporanei non ne danno la origine;
non si trova nella nostra lingua parlata; il Du Cange, nel glossario,
la nota senz’altra spiegazione, che d’essere stata adoperata come
ingiuria nel caso particolare narrato di sopra. Il Testa, leggendola
garsagnini, spiega per _sfregiati, marcati_, rappiccandola con la
voce _garsa_ che suonava profondo cincischío, e così è rapportata
dal Du Cange, e così resta ancora nell’idioma siciliano, in cui
talvolta si pronunzia anche _gassa_. Ma io non so accettare che i
siciliani guerrieri di que’ tempi, si beffassero delle cicatrici
di altri guerrieri; a d’altronde questo combattimento del Faro non
fu sì ostinato, che la più parte de’ prigioni potesse escirne con
ferite. Perciò crederei più tosto leggere _garfagnini_ per metatesi
da _qrafagnini, grifagnini, grifagni_, o derivato da aggraffare, e in
siciliano _aggranfari_. Ed era ben naturale che i nostri guerrieri
cittadini dessero di saccardi, predoni, rapaci ladroni, a que’ soldati
venderecci di Giacomo.
Non credo che questo soprannome potè trarsi in alcun modo dai
Garfagnini, abitatori della Garfagnana nello stato di Modena.
[227] Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1271, sì legge un diploma
del 12 gennaio decimaquarta Ind. (1278), col quale è conceduta a
Guglielmo de Mosterio la terra di Grattieri, posseduta già dal conte
Arrigo Ventimiglia, traditore, dicea re Carlo.
[228] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 9.
[229] Speciale dice 18,000 uomini perduti; ma sembran troppi.
[230] Si vede dal citato diploma del 23 giugno 1299, Testa, docum. 16.
[231] Nello stesso diploma e in un altro della stessa data del 23
giugno, citato nel seguito di questo capitolo, si fa menzione di Pietro
Cornel, nominato da Speciale in questo luogo.
[232] Nic. Speciale, lib. 4, cap. 10 e 11.
Anon. chron. sic., cap. 60 e 61.
Per la infermità di Giacomo in Napoli e il figliuolo quivi partoritogli
da Bianca, veg. Surita, Annali d’Aragona, lib. 5, cap 37 e 38.
La data del ritorno di Giacomo in Napoli dopo questa prima impresa di
Sicilia, si conferma per un diploma dato di Napoli a 5 marzo duodecima
Ind. (1299), nel quale, dicendosi abbisognar molto frumento _pro
adventu illustris regis Aragonie_, il re comandava trovarne subito
2,000 salme e farne biscotto, sì che fosse pronto il 12 marzo. Nel r.
archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 41 a t.
Tra le terre ch’eran rimase a’ nemici in Sicilia fu anche Novara, e
tenne per Loria, come si ricava da un diploma del 1 luglio 1299, dato
in quella terra col titolo di re Giacomo d’Aragona....._existente etiam
et dominante domino nostro domino Rogerio de Lauria milite, regnorum
Aragonum et Sicilia ammirato, nec non et gratia Dei et regis et per
sanctam Romanam Ecclesiam inclito domino Castellionis, Francavillae
Nucariæ, Linguegrossae, Cremestadis, S. Petri supra Pactas, Ficariæ, et
Turturichii, sui dominii praedictarum terrarum et locorum anno primo
feliciter, amen_.
Dal monastero Cisterciense di Santa–Maria di Novara. Tra’ Mss. della
Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 178.
Quanto a’ soccorsi di Napoli alle castella che teneansi nelle costiere
settentrionali di Sicilia, dà validissimo argomento a supporli un
diploma del 1 aprile tredicesima Ind. 1299, col quale è ordinato di
mandarsi ad _partes Sicilie_ per conto di Ruggier Loria 10 salme di
sale. Certamente il governo di Napoli non si limitava a questa sola
provvedigione. R. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 31.
[233] Raynald, Ann. ecc., 1298, §. 17, breve al patriarca d’Armenia, 26
ottobre anno 4.
[234] Ibid. 1299, §§. 1 e 2, brevi dell’8 e 9 giugno.
[235] Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 87, 88.
[236] Docum. XXIX e XXX.
[237] Dei pagamenti fatti a Giacomo in Napoli dan fede i diplomi del
21, 22 e 25 marzo e 4 maggio, 15 e 18 giugno e 8 luglio duodecima Ind.,
nel registro del r. archivio di Napoli segnato 1299, A, fog. 24, 23,
33, 54 a t., 92 a t., 110 e 209 a t. Son quietanze ai capitani delle
città di Aquila, Lucera, Guastimone e Salerno per le somme consegnate a
Consalvo Garzia, commissario del re d’Aragona, e tolte da’ sussidi che
quelle città avean promesso per la presente guerra.
Tre diplomi del 30 maggio, 6 giugno e 8 luglio attestano il pagamento
di altre once 220 al medesimo Consalvo Garzia, su la sovvenzione che
forniva la città di Napoli; e tutti questi danari furono di carlini
d’argento di 60 all’oncia. Ibid., fog. 126 a t. e 138 a t.
Un altro diploma del 24 giugno duodecima Ind., porta il pagamento
stipendi di alcuni uomini d’arme del re di Aragona, fatto dall’erario
di Napoli per mezzo di Consalvo Garzia. Un di questi condottieri, per
nome Bertirando Artus, avea 12 once al mese, e’ suoi scudieri 2 once;
un altro condottiero 6 once, ec. Reg. citato 1298, A, fog. 115.
Questi pagamenti stentati e spezzati, fatti a misura che s’avea il
denaro delle sovvenzioni, ancor mostrano quanto fosse esausto l’erario
di Napoli in quel tempo. Veg. anche i diplomi del 25 maggio, 5 e 23
giugno nelle seguenti note.
[238] Diploma del 23 giugno 1299, dal registro del r. archivio di
Napoli segnato 1299, A, fog. 111, pubblicato dal Testa, op. cit.,
docum. 16, dal quale si ricavano i seguenti particolari:
Che Giacomo avea lasciato in Sicilia 79 cavalli _alferrati_ (cioè
uomini scelti, armati da capo a pie’, donde forse presero il nome gli
alfieri o portatori d’insegna), 422 altri cavalli, e 1,156 fanti; da
pagarsi da gennaio ad aprile 1299, per once 5,259; e per maggio ancora,
nel numero di 78 cavalli alferrati, 426 cavalli e 1,203 fanti, per once
2,071,15.
Che la flotta catalana si dovea pagare per 5 mesi da gennaio a tutto
maggio; ma si contentava di 4 mesi di soldo per once 8,951, essendo
rimasta gran pezza ne’ porti.
Che tornaron di Sicilia con Giacomo alferrati 28, cavalli 425, fanti
151 ch’erano già soddisfatti in Napoli.
Che i Catalani andavan creditori inoltre di once 6,085,28, per
supplimento a’ cavalli morti o perduti.
Da ciò si argomenta ancora che a tutto dicembre 1298, avea pagato
queste genti il papa o re Carlo.
[239] I mercatanti fiorentini, massime della compagnia de’ Bardi,
prestavan danari a re Carlo, pigliando in sicurtà o in isconto la
tratta de’ grani.
Diploma dell’ultimo febbraio duodecima Ind. (1299), nel quale si
legge che il danaro col quale gli angioini comperarono dal traditore
Berengario degli Intensi la città d’Otranto, era stato pagato in parte
dal mercatante Bartolomeo della compagnia dei Bardi, la quale avea
promesso dare in prestito alla corte di Napoli a tutto marzo 1299 once
4,000, e le era stata ceduta la tratta di 40,000 salme di frumento. Nel
r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 22.
Diploma del 25 maggio duodecima Ind. a Lippo Ildebrandini e altri della
compagnia de’ Bardi di Firenze. Saducetto d’Adria _graffiere_ di Carlo
II, e Consalvo Garzia cavaliere di re Giacomo, erano stati deputati
insieme a raccorre il danaro della sovvenzione generale per la guerra,
e tutt’altro danaro appartenente a Carlo o a Giacomo. La compagnia
Bardi avea promesso once 4,000 per prezzo della tratta di 40,000 salme
di grano. E i due suddetti le davan questa scritta per le once 4,000,
da lei veramente pagate. Reg. cit. 1299, A, fog. 185.
Diploma del 5 giugno duodecima Ind. Carlo II dà cautela per 10,000
once d’oro, pagate da alcuni mercatanti della compagnia degli Spini
di Firenze, mercatanti di Bonifazio VIII. Questo danaro era stato
rassegnato in vari giorni, a un cassiere dei re e a Consalvo Garzia. E
Bonifazio il dovea a Carlo _pro pretio quorundum jocalium_. Ibid., fog.
183.
Diploma del 23 giugno. Sen vede che a tutto quel mese Giacomo dovea
a Pietro Cornel condottiero, per stipendi e prezzo di cavalli, once
1,941. Per mezzo de’ Bardi ne fu pagata una parte in Provenza; il
rimanente dovea soddisfarsi entro un anno. Ibid., fog. 112. Questo
Cornel, citato dallo Speciale come consigliator della ritirata da
Siracusa nel 1298, nella state del 1299, pria della nuova impresa,
se ne tornò in Ispagna, come si vede da un altro diploma dato l’8
giugno, ibid., fog. 104, che gli accordò il permesso dell’uscita dalle
frontiere.
Diploma del 23 giugno duodecima Ind., per once 1,120 date in prestito
da Benedetto Bonaccorsi della compagnia de’ Bardi di Firenze, con
cessione di tratta dì grani. Ibid., fog. 141.
Diploma del 23 giugno 1299, ibid., fog 96 a t., che contiene altri
imprestiti e cessione della tratta di grani alla compagnia de’ Bardi di
Firenze.
Diploma dell’ultimo di giugno duodecima Ind. Altri imprestiti de’
Bardi. Ibid., fog. 97.
Diploma dell’ultimo di giugno. Da questo si vede che la compagnia de’
Bardi avea casa in Marsiglia; e che avea tratto di Marsiglia e pagato
in Napoli once 2,200 per tasse di Provenza, e decime ecclesiastiche di
quelle chiese, concedute dal papa per la presente guerra. Ibid., fog.
185 a t.
Altro diploma del 4 luglio, ibid., fog. 147, per altri imprestiti di
mercatanti italiani.
Diploma del 2 agosto duodecima Ind., ibid., fog. 167 a t., per un’altra
tratta di vittuaglie alla stessa compagnia.
Altri se ne veggono sullo stesso proposito nell’Elenco delle pergamene
del medesimo r. archivio, tom. II, pag. 193, 213 e 215, in data del 5
maggio 1298, 7 gennaio, 20 e 25 febbraio 1299.
Molti altri diplomi attestano che la compagnia de’ Bardi avea in
affitto la zecca di Napoli; e talvolta gli ufici delle segrezie di
qualche provincia.
[240] Veg. la nota 238, pag. 128.
[241] Diploma del 12 febbraio duodecima Ind. 1299, dall’archivio di
Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 17. Vi si legge come tre cardinali da
parte di Bonifazio aveano intimato a Carlo che pensasse a soddisfare
i grossi debiti verso la santa sede, per imprestiti a lui e al padre,
censo non pagato, e sussidi sì nella guerra, sì per lo maritaggio della
figliuola con re Giacomo.
[242] Diplomi del 18 e 20 marzo, 8 e 23 aprile, dai quali si ritraggono
vari atti di forza privata commessi da masnade e genti armatesi
popolarmente in Vico, Maddaloni, e altre terre anche in Principato.
Ibid. fog. 21 a t., 23 a t., 30 a t., 51, 75.
[243] Diploma del 25 marzo duodecima Ind. per le vittuaglie che si
portavano clandestinamente a’ confini dei nemici in Basilicata,
particolarmente dalla terra di Colubrano. Reg. cit. 1299, A, fog. 24 a
t.
Diploma del 9 aprile duodecima Ind., al capitano di Bari. È la
commissione del suo uficio, pel buono e pacifico stato de’ cittadini, e
perchè _ab hostium non ledantur insidiis_. Ibid., fog., 26.
[244] Diploma del 22 marzo duodecima Ind., ibid., fog. 23, nei quale si
legge un capitano in Lucera.
Diploma del 26 marzo duodecima Ind., pel quale è eletto un capitano in
Bari con mero e misto impero. Ibid., fog. 25.
[245] Diploma del 26 marzo duodecima Ind. (1299), col quale è fornita
una picciola somma per riparazione delle galee testè tornate di
Sicilia. R. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 524.
Diploma del 9 aprile duodecima Ind., perchè si fornissero di biscotto
alcune galee napoletane e aragonesi nel porto d’Otranto. Ibid., fog. 31
a t.
Diploma del 12 aprile duodecima Ind., per comperarsi subito gran copia
di stoppa da rispalmar le galee. Ibid., fog. 51 a t.
Diploma del 2 maggio duodecima Ind., per cinque galee catalane ch’erano
a Brindisi, e si dovean vettovagliare, e armarne quattro, non bastando
la gente per cagion delle malattie. Ibid., fog. 65 a t.
Diploma del 29 maggio duodecima Ind. Remiganti in gran copia assoldati
in Pozzuoli, Salerno, Sorrento, e Castellamare. Ibid., fog. 85.
Vari diplomi del 30 maggio duodecima Ind., per remiganti da assoldarsi
in Gaeta, Amalfi, Castellamare e altri luoghi. Ibid., fog. 93.
Diploma del 2 giugno, per armarsi dieci galee e provvedersi di viveri.
Ibid., fog. 87.
Tre diplomi della stessa data, che contengono altre richieste di uomini
per la flotta. Ibid., fog. 88 e 99.
Diploma del 23 giugno, per armamento di galee in Brindisi. Ibid., fog.
97.
[246] Riguardo all’esercito si trovano nel r. archivio di Napoli questi
documenti:
Diploma del 28 marzo duodecima Ind., per lo quale fu differita infino
alla pasqua l’adunata in arme di tutte le milizie feudali a Foggia,
bandita prima per marzo. Reg. 1299, A, fog. 26 a t.
Diploma del 18 aprile duodecima Ind., perchè da Principato e Terra di
Lavoro si recassero in Napoli balestrieri e fanti. Ibid., fog, 51 a t.
Diploma del 27 aprile duodecima Ind., Chiamata al militar servigio in
Calabria. Ibid., fog. 80.
Diploma del 2 maggio, duodecima Ind., per trovarti balestrieri e pedoni
pronti agli ordini di Roberto duca di Calabria, vicario generale.
Ibid., fog. 54.
Diploma dell’8 maggio, duodecima Ind. Chiamata al militar servigio e
allo addoamento. Ibid., fog. 79.
In tutto il registro 1299, A, ci son molti altri diplomi per armamento
de’ cavalli all’impresa di Sicilia.
[247] Diploma del 18 aprile, duodecima Ind., al castellano di Pozzuoli,
per aver cura che di quella spiaggia non andasser marinai a Ischia e
Procida, e non si facessero segnali alle dette isole con fuoco e fumo.
Reg. cit., fog. 51 a t.
Diploma del 6 maggio, duodecima Ind,, pel quale è differito l’ordine
dato al comune di Aversa che mandasse 1,000 uomini, _armis et
instrumentis aliis decenter munitos ad rebelles insulas nostras Iscle
Capri et Procide_. Ibid., fog. 61.
Diploma del 5 giugno 1299. Ibid., fog. 103 a t. Per adunarsi fanti con
accette e scuri da mettere a guasto le campagne d’Ischia, ove Giacomo
si dovea portare con la flotta. Napoli dovea fornir 400 uomini, Aversa
300, Capua 300.
Diploma del 12 giugno, duodecima Ind. Si doveano pagare per 10 dì,
alla ragione di dieci grani al giorno, i 300 fanti d’Aversa, mandati
pel guasto d’Ischia. Provvedeasi che il danaro si ritraesse da una
contribuzione degli abitanti d’Aversa. Ibid., fog. 128.
[248] Veg. docum. XXVI e XXVII, e questi altri:
Diploma del 12 marzo, duodecima Ind. (1299), per la custodia degli
statichi del castell’Abate. Reg. cit. 1299, A, fog. 45.
Diploma del 14 marzo. Il dì 20 i principi Roberto e Filippo si dovean
trovare con le genti loro sotto il castell’Abate, per combatter quelle
di Federigo, se venissero al soccorso. Perciò, affinchè abbian giusto
numero di cavalli e fanti, è provveduto: _quod de quolibet foculario
mictant servientem peditem unum, munitum armis decentibus et expensis
que sibi sufficient amorandum ibidem cum duce prefato_. Ibid., fog. 46.
Diploma del 28 marzo. Per la medesima cagione, chiamati al militare
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