Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 10

Total number of words is 4368
Total number of unique words is 1547
38.2 of words are in the 2000 most common words
53.7 of words are in the 5000 most common words
62.2 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
recati da Costantinopoli, proccurò corrompere molti Pugliesi, e' più
famigliari del Conte Drogone, e fra gli altri si guadagnò un uomo
appellato Riso, ch'era anche suo compare[224]. Questo traditore,
mentre Drogone era in una delle sue Piazze, appellata Montoglio,
ed andava su'l mattino alla chiesa, si nascose dietro la porta, ed
avventandosegli sopra con un pugnale l'uccise; gli altri congiurati,
i quali si erano parimente nascosti con Riso, uccisero un gran numero
di gente della guardia del Conte, e presero il Forte. Lo stesso
fu eseguito in diversi luoghi della Puglia, ch'erano intesi della
congiura; tanto che fu de Normanni fatta maggior uccisione per questo
tradimento, che non in tante guerre di molti anni.
Ma Umfredo, che vivente ancora Drogone era stato fatto Conte, subito
che con estremo cordoglio ebbe intesa la morte di suo fratello, ed il
barbaro assassinamento, che i Pugliesi aveano fatto alla sua Nazione,
unì tutte le sue truppe, e rigorosamente avendo assediato il Forte
Montoglio, se ne rese dopo questo assedio padrone; ed avuto in mano
l'assassino co' suoi complici, fecegli morire con differenti sorti di
rigorosissimi supplicj. Volle opporsi Argiro, mettendosi alla testa
d'alquante truppe che unì; ma Umfredo gli fu sopra, lo disfece, ed
obbligollo a ritirarsi confuso e vinto, il che gli tirò sopra la
disgrazia dell'Imperadore, onde poco tempo dapoi ne morì di dolore.
Da questo avvenimento, i Normanni per vendicarsi dei Greci rivoltarono
tutti i loro pensieri per discacciargli dalla Calabria, e cominciarono
a star più cauti coi Pugliesi, ed a trattargli con più rigore; i
quali male sofferendo perciò il lor dominio, cominciarono ad empire
di querele il Mondo, ed inventare contro i Normanni le più atroci
calunnie, con accagionargli di mille delitti; e qualificando il loro
dominio per tiranno e per crudele, portarono le loro querele ad Errico,
e poco da poi al Papa Lione, onde nacquero tante novità e disordini,
come saremo ora a narrare.


CAPITOLO III.
_Origine delle nostre papali investiture: spedizione infelice di LIONE
IX contro i Normanni: sua prigionia e morte._

Il soggetto che abbiamo ora per le mani, per la sua novità e stranezza
non ha bisogno di commendazione: contiene l'intraprese de' Pontefici
romani sopra questo Reame, ed in qual maniera, e per quali deboli
principj abbiano finalmente conseguito, che sia ora riputato Feudo
della Chiesa romana. Nè della stranezza sarà minore la maraviglia, come
senz'eserciti e senz'armate, unicamente per la loro somma accortezza e
continua vigilanza abbiano potuto stabilirsi questo diritto, da essi
acquistato non già come Capi della Chiesa universale, o Patriarchi
d'Occidente, ma come Principi del secolo, e siano giunti a conseguire
ciò che gl'istessi Imperadori d'Occidente e d'Oriente non poterono
con lunghe guerre, e con eserciti armati stabilmente ottenere. Ma le
gare degli altri Principi competitori, la stupidezza e superstizione
de' Popoli, il secolo ignorante e barbaro, ed all'incontro la loro
somma accortezza e diligenza, tutte queste cose unite insieme, poteron
togliere tutti gli ostacoli ed impedimenti.
Dovendosi da ora innanzi spesso parlare de' Pontefici romani, perchè
non mi s'imputi a temerità, il mio proponimento è di favellarne non
come Sommi Sacerdoti e Vicarj di Cristo, ma come Principi del secolo,
i quali per possedere molti Stati e Principati in Italia, si erano
attaccati agl'interessi di quella, come tutti gli altri Principi, che
nella medesima aveano dominio. Distinguerò bene in loro questi due
personaggi: di essi come Capi della Chiesa e Patriarchi d'Occidente,
che hanno il governo delle nostre Chiese, si tratta quando della
politia ecclesiastica si ragiona. Ora intrigati negli affari del
secolo, solamente come gli altri Principi rappresenteranno la lor
figura. Per tal cagione non si avrà difficoltà di vedergli a questi
tempi mettersi alla testa d'eserciti armati, trattar leghe, ed arrolar
soldati. Quindi resosi vie più irreconciliabile lo scisma tra' Greci
e Latini, diedesi occasione a' Greci di chiamare i romani Pontefici,
non già più Vescovi, ma Imperadori; e Pietro Diacono[225] negli atti
della disputa che ebbe avanti l'Imperador Lotario, difesi per veri
dall'Abate della Noce[226] contro il sentimento del Baronio, narra, che
venuto in Italia da Grecia un Filosofo, orò avanti l'Imperador Lotario,
e fra l'altre cose gli disse: _Romanum Pontificem, Imperatorem, non
Episcopum esse_; e rapporta questo medesimo Scrittore[227], che avendo
egli avuta disputa col medesimo intorno alla processione dello Spirito
Santo dal Padre, e dal Figliuolo, fra l'altre cose gli rinfacciò il
Greco, parlando d'Innocenzio II, dicendogli: _In Occidentali climate
nunc impletum videmus, quod Dominus per Prophetam dicit, erit, ut
Populus, sic Sacerdos, cum Pontifices ad bella ruunt, sicut Papa vester
Innocentius facit, pecunias distribuunt, milites congregant, purpurea
vestimenta amiciuntur_.
Egli è però anche vero, che non potendo somministrargli i loro Stati
forze e denaro sufficiente per mantenere eserciti numerosi, univano
sovente alle armi temporali le spirituali, per le quali si rendevano
ai Principi superiori ed a' Popoli tremendi. S'aveano appropriata
la facoltà di deporgli da' loro Regni e Signorie, d'innalzargli ed
abbassargli a lor talento, creare Duchi e Conti, ed infino di credersi
facitori anche di Re e di Monarchi; e la cosa si ridusse negli ultimi
secoli a tale estremità, che non vi fu Principe d'Europa, che come
ligio non prestasse omaggio alla Sede Appostolica. In fine per questi
mezzi pervennero a fare credere, che questo Regno fosse Feudo della lor
Chiesa, ed a trattare i possessori come loro sudditi e vassalli.
Quindi nacquero le tante rivoluzioni e li tanti inviti di stranieri
Principi fatti da' Pontefici al possesso di questo Reame, onde
germogliarono tante guerre e disordini; e che in decorso di tempo i Re
di Napoli considerando la potenza de' Pontefici essere istromento molto
opportuno a turbargli il Regno, il quale per lunghissimo spazio confina
col dominio ecclesiastico; alcuni, che non vollero soffrire il giogo,
furon loro perpetui nemici, avendo moltissime volte perseguitati con
l'arme i Pontefici, ed occupata più volte Roma; altri più placidi, che
non vollero con quelli attaccar brighe, ricordandosi delle calamità
accadute per ciò nel Regno de' Suevi, e negli ultimi secoli delle
controversie, le quali i Re Alfonso I e Ferdinando suo figliuolo aveano
molte volte avuto con loro, ed essere sempre pronta la materia di nuove
contenzioni per le giurisdizioni de' confini, per conto de' censi,
per le collazioni de' benefizi, per lo ricorso de' Baroni, e per molte
altre differenze, proccurarono tenersegli amici, ed ebbero sempre per
uno de' saldi fondamenti della sicurtà loro, che da se dipendessero o
tutti, o parte de' Baroni più potenti del tenitorio romano[228].
Si parlerà adunque ora de' Pontefici romani, come Principi; ed
io reputo trattar così meglio la loro causa in questo soggetto
dell'_Investiture_, che d'introdurgli in iscena con quell'altro
personaggio. I Principi del secolo se riguarderanno i principj degli
acquisti dei loro Reami e Monarchie, pochi potranno giustificargli con
titoli legittimi. Essi non troveranno, che quello loro arreca la ragion
della guerra, e molti troveranno usurpazioni e rapine; ma il lungo e
pacifico possesso di molti secoli, gli fornisce di bastante ragione, e
fa ora, che giustamente le posseggano, ed ingiusti saranno gl'Invasori.
Così riguardando i Pontefici romani in quest'occasione come Principi, i
quali possedendo in Italia molti Stati, eransi attaccati agli interessi
di quella, ancorchè non potessero mostrar titolo bastante e legittimo
di queste investiture, come qui a poco vedrassi, nulladimanco l'essersi
per più secoli mantenuti in questo possesso, fa che oggi non possano
reputarsi affatto spogliati di queste ragioni. Ma all'incontro a'
Vicari di Cristo, ciò che a' Principi del secolo si reputa bastare,
forse ciò non sarà sufficiente: essi dovrebbero entrar in iscrupolo,
ed esaminare non tanto il tempo, ed il lungo possesso, ma l'origine, e
riguardar le cagioni, i titoli ed i principj de' loro acquisti.
Ma prima, che si faccia passaggio a manifestar queste origini, e come
a questi tempi cominciassero i romani Pontefici per queste investiture
ad attentare sopra il temporale di queste province, con rendersele
finalmente feudatarie, egli sarà a proposito, che in accorcio si faccia
vedere lo stato di quelle, nel quale erano a questi tempi, e da qua'
Principi eran dominate.
I tre Principati di Benevento, di Salerno e di Capua a' Principi
longobardi eran sottoposti; in Benevento regnava Pandolfo III, col
figliuolo Landolfo; in Salerno Guaimaro IV ed in Capua Pandolfo. Il
Ducato d'Amalfi insieme con quello di Sorrento, che prima a quel di
Napoli eran uniti, a Guaimaro ubbidivano. Quello di Gaeta era governato
da Giovanni: l'altro di Napoli da Sergio era amministrato. La Puglia
in gran parte era passata sotto la dominazione de' Normanni, e la
Calabria n'era in pericolo, ma insino ad ora all'Imperio d'Oriente
s'apparteneva. I due Imperadori d'Occidente e l'altro d'Oriente
ugualmente sopra questi Stati vi pretendevano la sovranità e alto
dominio. Quel d'Occidente come Re d'Italia lo pretendeva sopra tutto
quel tratto di paese, che era prima compreso nell'antico Ducato di
Benevento, ed abbracciava quasi tutto ciò che ora è Regno; quindi
è, che sopra i Principi longobardi v'esercitava tutta la sovranità
e potenza con deporgli, discacciargli da' loro Stati, e ad altri
concedergli. Pretendeva lo stesso sopra la Puglia e la Calabria, che
prima al Ducato beneventano furon in gran parte aggiunte; e poichè
l'ambizione non ha confini che la possano circoscrivere, non v'era
angolo di queste nostre regioni, che non pretendessero esser ad
essi sottoposte; quindi s'arrogarono la facoltà d'investire Rainulfo
del Contado di Aversa, ancorchè questa città fosse stata edificata
nel territorio del Ducato di Napoli, il quale per antiche ragioni
agl'Imperadori d'Oriente, non già a quelli di Occidente s'apparteneva.
All'incontro l'Imperadore de' Greci, forse con più ragione, pretendeva
al suo Imperio d'Oriente appartenere tutte queste province, donde da'
Longobardi furon divelte ed ingiustamente occupate. Le province di
Puglia e di Calabria essere indubitatamente a quello sottoposte: e
li Ducati di Napoli, d'Amalfi, di Gaeta e di Sorrento dal suo Imperio
esser dipendenti.
Fra questi due Principi fu contrastata e combattuta la sovranità
di queste nostre province, per la quale nacquero in fra di loro le
tante guerre, che abbiamo nel corso di quest'Istoria narrate. Insino
ad ora i Pontefici romani non si erano sognati d'entrar per terzi, e
pretender anch'essi sopra le medesime qualche ragione di sovranità.
Essi se bene sopra le spoglie de' Longobardi, che a' Greci l'aveano
tolte, mercè di Carlo Magno e de' suoi successori, si fossero resi
Signori del Ducato romano, dell'Esarcato di Ravenna, di Pentapoli e
d'alcune altre città d'Italia, come si è veduto ne' precedenti libri
di questa Istoria: sopra queste province però che oggi compongono il
nostro Regno non estesero mai la loro mano; e se bene si legga presso
Ostiense, che sopra Gaeta vi pretendessero dritto, e che alcun tempo
la possedessero, nulladimeno ben tosto ritornò sotto il dominio de'
Greci, e poi dai particolari Duchi di quella città fu governata: e
quest'istesse pretensioni, che si leggono sol ristrette sopra Gaeta,
maggiormente convincono, che sopra tutte le regioni dell'altre province
non vi era di che dubitare Nè potevano in questi tempi tali pretensioni
nascere dalla finta donazione di Costantino, o da quella di Carlo M.
o di Lodovico il Buono; poichè è costante opinione presso i più gravi
Scrittori, che tutti questi istromenti e diplomi, nella maniera che ora
si veggono conceputi, furono supposti ne' tempi d'Ildebrando; e molto
meno poteva sorgere questa loro pretensione da ciò che nel privilegio
di Lodovico il Buono, e degli altri Imperadori suoi successori si
legge di avergli questi Principi confermato il patrimonio beneventano,
salernitano, capuano, napoletano e gli altri di Puglia e di Calabria;
poichè questi patrimonj, siccome altrove abbiam veduto, non eran altro
se non che i beni che la Chiesa romana per la pietà de' Fedeli, che
glie le aveano offerti, teneva in queste province, e si dicevano il
Patrimonio di S. Pietro; onde mal fece il nostro Chioccarelli[229], che
per dar fondamento a queste investiture, si valse della donazione di
Costantino e de' privilegi di Lodovico e d'Ottone. Nè si è mai inteso,
che i Principi di Benevento, que' di Salerno, o di Capua, e molto meno
i Greci, avessero insino ad ora riconosciuti i romani Pontefici per
loro Sovrani, o che mai avessero de' loro Stati ricercate investiture,
con farsegli uomini ligi, o giurargli fedeltà ed omaggio.
Non è dunque da dubitare che i Pontefici romani sopra queste nostre
province non v'aveano alcuna superiorità, nè ragione alcuna, onde
mai potessero indursi a pretenderla, ma per le occasioni che loro
si manifestarono a questi tempi, e delle quali, ricevute da essi
avidamente, con molta accortezza seppero valersi, finalmente se
l'acquistarono nella maniera, che diremo.
Dopo la morte di Clemente II, accaduta in Germania, dove nove mesi
prima erasi unitamente coll'Imperadore portato; Benedetto, il quale
scacciato da Errico erasi ritirato e munito ne' suoi propri castelli,
invase ben tosto di nuovo il Ponteficato; ma non potè più ritenerlo,
che otto mesi, poichè l'Imperador Errico dalla Germania mandò tosto
Popone Vescovo di Brixen in Roma per successore di Clemente, che
fu Damaso appellato. E questi morto di veleno dopo 22 giorni della
sua esaltazione, i Romani cercando ad Errico, che gli mandasse per
successore Bruno Vescovo di Toul, uomo di Nazione tedesco, e nato da
regal stirpe, ma molto più illustre per la sua dottrina e santità de'
costumi, lo elessero nell'anno 1049 romano Pontefice, e Lione IX fu
appellato.
Si credè allora, come rapportano i Scrittori[230] suoi contemporanei,
che per l'elezione di sì eminente soggetto, che in tempi sì rei non
fu poco rinvenirlo, dovessero aver fine i tanti disordini del Clero,
e riposarsi l'Italia in una tranquilla pace; ma quantunque la pietà
di Lione e i suoi costumi incorrotti fossero tali, che finalmente
l'avessero meritato il titolo di Santo; non è però che non tanto per lo
suo naturale, quanto per l'altrui istigazione, non fosse stato riputato
per autore di molte novità, che portarono con se disordini gravissimi,
e conseguenze assai perniziose. Egli fu che mentre traversava la
Francia vestito con abiti pontificali, incontratosi a Clugnì con
Ildebrando Monaco Cassinese, uomo di singolar accortezza, si fece da
costui persuadere, che deposti gli ornamenti pontificali entrasse
in Roma da pellegrino, ed ivi dal Clero e dal Popolo si facesse
eleggere Pontefice, togliendo l'abuso da mano laica ricever quel sommo
Sacerdozio[231]. Seme, che fu de' tanti disordini e guerre crudeli,
che sursero da poi tra i Papi e gl'Imperadori d'Occidente, intorno
alle investiture, i quali vedutisi contrastare questa prerogativa, che
per più anni si aveano mantenuta, mossero per conservarsela eserciti
armati, portando da per tutto incendi e ruine: e che all'incontro i
successori di Lione, e sopra gli altri l'istesso Ildebrando, che tenne
quella Sede, colle scomuniche, deposizioni e congiure, insino a far
rivoltar i figliuoli contro i propri genitori, ponessero in iscompiglio
Europa; onde persuasi assai più dall'esempio di Lione, che dalla forza
della ragione renderonsi i Pontefici più animosi e ostinati nelle loro
intraprese.
Ma assai più pernizioso, e di più ree conseguenze fu l'altro esempio,
che diede Lione di porsi alla testa d'eserciti armati. Altre volte
abbiam veduto Giovanni VIII e X romani Pontefici alla testa d'armate,
però questi ebbero almeno il pretesto d'impugnar l'armi temporali
contro i perfidi ed infedeli Saraceni, e contro coloro che s'erano a'
medesimi collegati; ma ora Lione l'impugna contro i più fini Cristiani,
come erano i Normanni, che in pietà, e nella religione cattolica non
eran inferiori a qualunque altra Nazione: l'impugna senza ragionevole
cagione o pretesto di religione, ma per solo fine d'ingrandire le
forze temporali della Chiesa, e d'arricchirla di beni mondani; move
un'ingiustissima guerra cotanto a Dio spiacente, che coll'evento
infelice fece palese la sua ira ed indignazione. Se a quest'impresa
si fossero accinti i suoi predecessori, che per i loro abbominevoli
costumi eran riputati la peste del Mondo, non avrebbe ne' suoi
successori portato questo esempio tanto male; ma essere stata opera
di Lione santo Pontefice, fecegli più animosi, nè si ritennero da poi
avanzarsi in maggiori stranezze e novità; non avvertendo ciò che Pier
Damiani Scrittor contemporaneo, parlando di questo fatto di Lione, dice
che l'Appostolo Pietro fu Santo, non perchè negò Cristo, ma per l'altre
sue insigni ed incomparabili virtù, siccome Lione non per questi fatti,
ma per la sua innocenza e per gl'incorrotti suoi costumi, meritò questo
titolo.
Lione IX adunque per la sua pietà e divozione ebbe frequenti occasioni
di portarsi in molti luoghi di queste province. Venne nell'istesso
anno 1049 che fu assunto al Ponteficato, e nel quale accadde la
morte di Pandolfo Principe di Capua, a visitar il santuario del Monte
Gargano[232]: indi al ritorno portossi a Monte Cassino, ove conversando
assai familiarmente con quei Monaci, di molte prerogative ornò quel
monastero, ed indi a Roma ritirossi. Ma non fece passar molto tempo,
che nell'anno seguente 1050 vi ritornò di bel nuovo: vi è chi scrive,
che in questo medesimo anno tenesse un Concilio a Siponto ove depose
due Arcivescovi; ma di questo Concilio sipontino soli Viberto e
l'Anonimo di Bari ne fan menzione, poichè nè presso Ostiense, nè in
altri ve n'è memoria: indi terminate le visite de' santuari, volle
vedere le città più cospicue del paese, si portò prima in Benevento,
ove ebbe occasione di ben affezionarsi que' cittadini, e tiratigli
alla sua divozione, poichè stando ancora quella città sottoposta
all'interdetto di Clemente suo predecessore, egli lo tolse.
Da poi nell'anno seguente volle veder Capua, indi ritornò la seconda
volta a Benevento, nè volle tralasciare di portarsi in Salerno in
questo medesimo anno 1051. Questa città nel seguente anno 1052 fu
veduta ne' maggiori sconvolgimenti per l'orribile assassinamento di
Guaimaro oppresso da una congiura orditagli dagli Amalfitani, che avea
egli indegnamente trattati, da' suoi congionti e da alcuni Salernitani,
i quali presso il lido del mare avendolo crudelmente ucciso, invasero
la città. Ma Guido fratello di Guaimaro aiutato da' Normanni, dopo il
quinto giorno riebbela, ed a Gisulfo figliuolo di Guaimaro fu resa, che
al padre succedè nel Principato[233].
Ma nelle dimore che faceva in queste città il Papa piacevagli sentire
le querele, che gli erano portate da' Pugliesi, e dagli stessi
Principi longobardi contro i Normanni, i quali ricevendo tutto
giorno maggiore incremento per li nuovi acquisti che facevano nella
Calabria e nel Principato di Benevento, cominciavano ad insospettire
i Principi vicini; e molto più a Lione, il quale, siccome i suoi
predecessori s'insospettirono de' Longobardi, così egli mal soffriva
che i Normanni s'avanzassero tanto, ed avendo scorto ch'erano uomini
non così facili da potergli ridurre a lasciare l'acquistato, e che
sovente facevano delle scappate sopra i beni delle Chiese, riputò
non ben convenire agli interessi suoi, dell'Imperadore Errico suo
cugino, e dell'Italia che questa Nazione più oltre s'avanzasse:
deliberò pertanto di passar in Alemagna, come fece in quest'istesso
anno 1051, e portatosi dall'Imperadore Errico, l'espose che i Normanni
resi oramai insoffribili agli abitanti del paese, estendevano i loro
confini oltre i luoghi, de' quali furono da lui investiti, e che
tentavano di soggiogar tutte quelle province, e sottrarle dall'Imperio
d'Occidente; che insolenti depredavano ancora le robe delle Chiese: che
non bisognava più sofferirgli, perchè avrebbero portato maggiore ruina,
ma che dovessero di Italia scacciarsi: che gli dava il cuore di farlo,
se fornito d'un numeroso esercito, lo rimandasse in Italia, perch'egli
ponendosi alla testa di quello avrebbe scacciati questi Tiranni. Furono
così efficaci gli ufficj di Lione appresso Errico, che lo persuase
a dar mano a quest'impresa, ed avendo comandato, che s'unisse un
numeroso esercito d'Alemani, ne diede il comando a Lione istesso, il
quale già aveva ordinato che marciasse verso Italia[234]. Ma Gebeardo
Vescovo di Eichstat, il quale era in grande familiarità dell'Imperador
Errico, e ch'era suo Consigliero, riprovando un fatto sì scandaloso,
che i Pontefici romani dovessero porsi alla testa d'eserciti armati
contro i Cristiani, non potè non riprenderne acremente l'Imperadore,
e tanto adoperossi, che destramente fece tornar indietro le truppe,
solamente alcune rimanendone appresso Lione. Nè dee qui tralasciarsi,
che quest'istesso Vescovo fatto poi Papa, detto Vittore II mutò
tosto sentenza, e si doleva di questo fatto d'aver impedito a Lione
sì numeroso soccorso, riputando forse, che con quello meglio avrebbe
potuto avanzar Lione gl'interessi della sua sede, di ciò che non gli
venne fatto; poichè per la sua prigionia li peggiorò.
Non tralasciò allora Lione in questa occasione di pensare anche
agl'interessi della sua Chiesa romana per una commutazione, nella quale
così egli, come Errico trovavano i loro vantaggi. Errico I da' Germani
appellato II avea in Bamberga a spese del proprio patrimonio edificata
una magnifica chiesa in onore di S. Giorgio; e volendola ergere in
cattedrale, proccurò da Benedetto Papa, che la consecrasse, ed in
sede vescovile la ergesse: così fu fatto; ma bisognò che l'Imperadore
offerisse alla Chiesa di Roma un annuo censo, che fu stabilito d'un
generoso cavallo bianco con tutti i suoi ornamenti ed arredi, e di
cento marche d'argento ogn'anno.
(L'Imperadore Errico il Santo nell'anno 1005 la Chiesa da lui edificata
in Bamberga in onore di S. Giorgio, come scrive _Ostiense_, ma secondo
gli Scrittori germani chiamata di S. Pietro, da un Sinodo tenuto in
Francfort, precedente il consenso del Vescovo di Erbipoli, dentro i
confini della cui diocesi era posta, l'avea fatta ergere in cattedrale,
come si legge negli atti di questo Sinodo presso _Ditmaro_[235],
_Episcopatum in Bamberga, cum licentia Antistitis mei facere hactenus
concupivi, et hodie perficere volo desiderium_, dando in iscambio
al Vescovo d'Erbipoli alcuni beni. E così l'erezione, come questa
commutazione fu da poi nel seguente anno 1006 confermata per una bolla
di Giovanni XVII che si legge presso Gretsero nella vita d'Errico c.
40. E nel 1007 in un altro Sinodo di Francfort da tutti i Vescovi,
che vi intervennero, fu di nuovo tutto ciò confermato ed ordinato
_Eberardo_ per primo Vescovo di Bamberga; onde opportunamente avvertì
_Struvio Syntag. Hist. dissert_. 13. §. 26 _pag_. 385. che per ciò
alcuni Scrittori confondendo la fondazione con questa confermazione,
fissarono la fondazione nell'anno 1006 ed altri nell'anno 1007. Fu
da poi nell'anno 1011 secondo _Mariano Scoto_, ovvero nell'anno 1012
secondo gli _Annali Einsidelensi_, Ditmaro, e Schafnaburgense, questa
chiesa con gran celebrità dedicata, e consecrata da Giovanni Patriarca
di Aquileia coll'intervento di 35 Vescovi, siccome narra _Ditmaro_ ad
d. An. 1012. E da poi _Errico_ di ciò non contento volle avere anche
il piacere, che Benedetto VIII venisse egli di persona a consacrarla,
ed ergerla in sede vescovile, del qual fatto parla _Lione Ostiense
lib_. 2 _c_. 46 tralasciando le cose precedenti, poichè questo faceva
al suo istituto, ch'era di additarci l'origine e la cagione della
commutazione, che poi da _Errico il Negro_ si fece di queste ragioni
acquistate per Papa Benedetto alla Chiesa romana sopra quella di
Bamberga, colla città di Benevento.)
Voleva ora Errico il Negro liberar questa Chiesa dal censo, e dalla
soggezione della Chiesa romana, con renderla esente da tal peso: Lione
non ripugnava di farlo: ma non potendo ciò seguire, se vicendevolmente
alla Chiesa romana non si assegnasse altra cosa, si pensò a
qualch'espediente. Fu tosto ritrovato un modo vantaggioso per ambedue.
Errico per gl'indegnissimi tratti de' Beneventani, che avevano avuto
ardimento di chiudergli in faccia le porte, odiava a morte quella
città; e pensando che con difficoltà avrebbe potuta ridurla sotto il
suo arbitrio per vendicarsene, pensò commutarla col Papa per queste
ragioni di Bamberga. Lo stato allora del Principato di Benevento era,
come si è detto, che la città si reggeva dal Principe Pandulfo, e
Landolfo suo figliuolo, ma gran parte di quello era già passato sotto
la dominazione de' Normanni, a' quali l'istesso Errico avea in quella
occasione, che si disse, conceduta tutta la terra beneventana; nè
i Normanni, che anche senza questo, sapevano approfittarsi sopra le
altrui spoglie, aveano tralasciato di farlo sopra il rimanente del
Principato. Così Errico, che poco dava del suo, se non le ragioni
di sovranità, che pretendeva sopra quella città, posseduta allora da
Pandolfo diede in iscambio a Lione la città di Benevento, che egli a'
Normanni non avea conceduta, nè s'estese oltre, poichè del territorio
beneventano ne avea egli stesso poco prima investito i Normanni. E
sarebbe stata cosa pur troppo incredibile, che questa permutazione
fessesi fatta coll'intero Principato di Benevento, che se bene in
questi tempi si trovasse molto estenuato per li Principati di Salerno
e di Capua divelti; nulladimanco abbracciava più città e terre di una
ben ampia e grande provincia del Sannio, che comprendeva gli Abruzzi,
il Contado di Molise, e molte altre parti ancora dell'altre province;
e sarebbe follia il credere, che il Principato di Benevento si fosse
cambiato per cento marche d'argento, poichè il Cavallo bianco non fu
rimesso; nè veramente può comprendersi, come alcuni moderni Scrittori,
chi inconsideratamente, altri però per malizia, abbiano potuto farsi
uscir dalla penna stravaganza sì grande senza appoggio alcuno di
Scrittore contemporaneo, ed invece della città di Benevento, scrivere
del Principato beneventano; poichè noi non abbiamo Scrittore più
antico, che parli di questa commutazione, che Lione Ostiense[236],
il quale chiaramente rapporta, siccome la cosa istessa lo dimostra,
che tal commutazione fu del Vescovado di Bamberga, colla città di
Benevento non già del Principato; e Pietro Diacono[237], che poco da
poi di Lione aggiunse al suo luogo questo successo, pure della città
sola parla, non già del Principato: siccome le cose seguite da poi
lo rendono manifesto, poichè la Chiesa romana ha ritenuta la città
sola, non già il Principato, sopra il quale non pretese mai avervi
particolar ragione, ma corse la fortuna di tutte le altre province,
come osserverassi nel corso di quest'Istoria. Anzi nè meno a questi
tempi ebbe esecuzione tal permuta; poichè Lione tornato in Italia
colle truppe datogli dall'Imperadore, ancorchè pel terrore dell'armi,
il Principe Pandolfo col suo figliuolo, all'arrivo di Lione fossero
stati esiliati[238] da quella città, e fossesi eletto per Principe di
Benevento un tal Rodolfo, nulladimanco ben presto vi ritornarono, e
tennero Benevento per molti anni, insino che da Roberto non ne fossero
scacciati nell'an. 1076 dal qual tempo per accordo fatto co' Normanni,
la città di Benevento cominciò ad esser governata dalla Chiesa romana,
ed il Principato da' Normanni; come più innanzi diremo; onde il
novello Istorico napoletano[239], che con grande apparato di parole
narrando questi trattati avuti per questo cambio, dice essersi fatto
col Principato di Benevento, erra d'assai, e si vede non aver letto
Ostiense, che parla della città sola di Benevento.
Lione intanto postosi alla testa d'una grossa armata fornita di truppe
alemane, e d'un gran numero di truppe italiane, e composta non meno di
Laici, che di Cherici[240] diede il comando delle alemane e di quelle
di Suevia a Guarnerio Suevo, e dell'altre ad Alberto Tramondo, ad Asto
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 11
  • Parts
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 01
    Total number of words is 4284
    Total number of unique words is 1428
    38.4 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 02
    Total number of words is 4383
    Total number of unique words is 1470
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 03
    Total number of words is 4395
    Total number of unique words is 1416
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 04
    Total number of words is 4375
    Total number of unique words is 1325
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 05
    Total number of words is 4357
    Total number of unique words is 1195
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 06
    Total number of words is 4398
    Total number of unique words is 1548
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 07
    Total number of words is 4376
    Total number of unique words is 1539
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    63.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 08
    Total number of words is 4284
    Total number of unique words is 1611
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 09
    Total number of words is 4325
    Total number of unique words is 1557
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    52.6 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 10
    Total number of words is 4368
    Total number of unique words is 1547
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 11
    Total number of words is 4386
    Total number of unique words is 1541
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 12
    Total number of words is 4366
    Total number of unique words is 1464
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 13
    Total number of words is 4384
    Total number of unique words is 1520
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 14
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1479
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    63.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 15
    Total number of words is 4423
    Total number of unique words is 1577
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.3 of words are in the 5000 most common words
    62.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 16
    Total number of words is 4425
    Total number of unique words is 1521
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 17
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1365
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    65.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 18
    Total number of words is 4415
    Total number of unique words is 1512
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 19
    Total number of words is 4470
    Total number of unique words is 1480
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 20
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1606
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 21
    Total number of words is 4434
    Total number of unique words is 1407
    40.4 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    65.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 22
    Total number of words is 4457
    Total number of unique words is 1476
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    56.1 of words are in the 5000 most common words
    64.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 23
    Total number of words is 4433
    Total number of unique words is 1485
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 24
    Total number of words is 4496
    Total number of unique words is 1412
    41.8 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 25
    Total number of words is 4451
    Total number of unique words is 1541
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    48.2 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 26
    Total number of words is 4405
    Total number of unique words is 1360
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 27
    Total number of words is 4410
    Total number of unique words is 1461
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    53.0 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 28
    Total number of words is 4379
    Total number of unique words is 1241
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 29
    Total number of words is 4534
    Total number of unique words is 1519
    40.5 of words are in the 2000 most common words
    56.2 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 30
    Total number of words is 476
    Total number of unique words is 262
    57.9 of words are in the 2000 most common words
    70.8 of words are in the 5000 most common words
    76.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.