Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 17

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determinato secondo ciò che teneva la Chiesa latina; ma non per questo
finì lo scisma, che sostenuto con ardore da ambe le fazioni per lungo
tempo tenne divise queste due Chiese, che non valse umana diligenza per
riunirle.
Spedito Urbano da questo Concilio portossi in Roma, ove dopo esser
intervenuto al Concilio romano, del quale poc'anzi si disse, non
passarono molti mesi, che in questo medesimo anno 1099 finì in quella
città i giorni suoi. Meritò questo Pontefice essere annoverato tra i
più grandi Papi ch'ebbe la Chiesa romana; egli tenendo questa Sede poco
men che dodici anni, adoperò molte eroiche azioni, e si rese celebre al
Mondo per la spedizione de' Crociati, essendone stato il primo autore,
Egli sopra tutti gli altri Pontefici fu il più ben affezionato a'
nostri Principi normanni, nè con essi ebbe occasion alcuna di disturbo,
ma gli amò come padre i propri figliuoli, e per quanto s'apparteneva a
lui, proccurò i loro maggiori vantaggi. Per la di lui morte fu eletto
Papa l'Abate Rainerio di Toscana, che Pascale II appellossi; ed in
questo medesimo anno i nostri presero Gerusalemme, e ne fu eletto Re
il famoso Goffredo Buglione, al quale dopo la sua morte succedette
Balduino suo fratello, avendo intanto Boemondo presa Antiochia, e
fattosene Principe, che la trasmise a' suoi posteri.
La morte di Urbano fu non molto tempo da poi seguita da quella del Gran
Conte Ruggiero: egli essendo già molto avanzato in età, trovandosi
in Calabria, rese chiara al Mondo la città di Melito ove morì nel
mese di Luglio dell'anno 1101[368]. E non a bastanza pianto da' suoi,
fugli nella maggior chiesa di quella città edificata da lui, eretto
un sepolcro, ove ancor oggi si conservano le sue gloriose ossa. Egli
visse settanta anni, avendone regnato sedici dopo la morte di Guiscardo
suo fratello. Ebbe più mogli, dalle quali avea avuti molti figliuoli,
ma tre soli maschi a lui sopravvissero, nati dalla sua ultima sposa
Adelasia, la quale prese il governo degli Stati immantenente dopo
la morte del marito con Roberto di Borgogna suo genero[369]. Questi
tre figliuoli furono Simone, che morto poco dopo il padre, non ebbe
la sorte di succedergli nel Contado di Sicilia[370]. _Goffredo_
soprannominato di Ragusa, di cui l'istoria non ci somministra alcun
riscontro: alcuni[371] credono che fosse nato dalla prima moglie
Erimberga, e che insieme col fratello Giordano fosse al padre premorto.
Ruggiero II fu quegli al quale lasciò i suoi Stati in una situazione
così illustre e vantaggiosa, che poco da poi gli possedette con titolo
e Corona di Re, e che la fortuna l'innalzò ad unire nel suo capo le
due Corone di Puglia e di Sicilia, e che con titolo regio signoreggiò
ancora queste nostre province, come qui a poco diremo. Lasciò ancora
il Conte Ruggiero due figliuole, Matilda ed Emma: Matilda fu moglie
di Rainulfo Conte d'Avellino. Per la qual cagione ne' disturbi che
accaddero da poi tra il Re Ruggiero, con l'Imperador Lotario II ed
il Papa Innocenzio II fu da Innocenzio, Rainulfo costituito duca di
Puglia contro Ruggiero suo cognato nell'anno 1137. Fu questa Matilda
quella che persuase ad Alessandro Abate Telesino di scrivere l'Istoria
di Ruggiero suo fratello, com'e' testifica nel primo libro della
medesima. Emma altra figliuola fu moglie di Rodolfo Maccabeo Conte di
Montescaglioso[372]; non facendo allora questi Principi difficoltà di
dare le loro figliuole, o sorelle per ispose a' loro Baroni, i quali
per la maggior parte erano dell'illustre sangue normanno o longobardo,
e potenti per molti ampi Stati, e ricche Signorie. Coloro che fanno
Costanza moglie d'Errico Imperadore figliuola di questo Ruggiero,
errano di gran lunga; fu ella nipote, non già figliuola del Gran Conte
Ruggiero, come nata dal Re Ruggiero suo figliuolo, come diremo.
Il principio di questo duodecimo secolo, nel quale siamo, fu
luttuosissimo non solo per la morte del Gran Conte Ruggiero, ma di
molti altri Principi che lo seguirono. Morì poco da poi nel mese di
gennaro dell'anno 1106. Riccardo II Principe di Capua dopo la cui
morte non lasciando di se figliuoli, gli succedè al Principato Roberto
suo fratello, che lo tenne insino al 1120 nel qual anno morì[373].
Nell'istesso anno 1106 nel mese d'agosto finì ancora i giorni suoi
l'Imperador Errico III a cui succedette Errico IV suo figliuolo,
il quale non meno che il padre, quasi ereditando co' Stati l'odio
contro i Pontefici romani, fu assai più acerbo con Pascale II e co'
suoi successori di ciò ch'era stato suo padre con Gregorio VII. Egli
volendo sostenere con maggior vigore le ragioni delle investiture,
minacciava di voler calare con potente armata in Italia contro Pascale.
Questo Pontefice per occorrere ad un tanto periglio, venne a Capua
per sollecitare il Principe Roberto, ed il Duca Ruggiero, perchè
l'aiutassero contro gli sforzi d'Errico; ma Errico venuto in Italia
con valido esercito, e giunto in Roma, ove il Papa era ritornato, ed
eragli (credendo così reprimere il suo orgoglio) col Clero e 'l Popolo
romano andato incontro per riceverlo, lo fece conducere con tutti
i suoi dentro i suoi alloggiamenti, come prigioniero, ove per forza
gli estorse le ragioni dell'investitura, e lo costrinse di vantaggio
secondo il solito rito e cerimonie a farsi incoronare Imperadore[374].
Ma subito che Errico partì d'Italia, Pascale in un Concilio tenuto da
poi in Laterano, annullò, e cassò tutti quegli atti, avendo intanto
poco prima sollecitato il Duca di Calabria, ed il Principe di Capua
con gli altri Normanni, e l'istesso Boemondo, perchè unite le loro
armate soccorressero la Chiesa romana contra le persecuzioni, che, come
diceva, sofferiva da Errico.
Ma la morte di questi due Principi Boemondo e Ruggiero accaduta l'una
poco dopo l'altra, frastornò tutti i suoi disegni. Morì Boemondo in
quest'anno 1110 in Antiochia, ed il suo cadavere trasportato in Italia,
fu fatto seppellire a Canosa nella Chiesa di S. Sabino. Lasciò di se un
figliuolo nomato pur Boemondo, che al Principato d'Antiochia, ed agli
altri suoi Stati successe. Lasciò ancora un'altra sua figliuola, ed
amendue raccomandò a Tancredi suo nipote.
Ma più deplorabile fu a queste nostre province la morte accaduta
in Salerno nel mese di febbraio dell'anno 1111 del famoso Duca
Ruggiero[375]. Fu egli con gran pompa, e molte lagrime sepolto nella
maggior chiesa di Salerno, edificata dal Duca Guiscardo suo padre:
nè lasciò di se altra stirpe virile, se non Guglielmo, natogli dalla
Duchessa Ala sua seconda moglie, il quale, morto suo padre, al Ducato
di Puglia ed agli altri suoi Stati succedette.
Il Duca Guglielmo, non meno che suo padre volle continuar col Papa
l'istessa amicizia e corrispondenza, nè mancò di soccorrerlo nelle
contese che con più ardore si proseguivano con Errico. Eransi a questi
tempi cotanto esacerbate queste contenzioni, che l'Imperador Alessio
Comneno pensò profittarne, scrivendo a Pascale II che se voleva
riconoscer lui per Imperadore d'Occidente, l'avrebbe prestati contro
Errico validi aiuti[376]. Ed intanto avendo Guglielmo stabilito in più
perfetta forma lo Stato, non mancò di chiedere al Papa la conferma
dell'investitura del Ducato di Puglia, e di Calabria, come i suoi
predecessori aveano ricevuta. Nè Pascale mancò tosto di concedergliela,
come fece nell'anno 1114 mentre era in Cepperano a celebrar un
Concilio, ove Guglielmo portossi per riceverla[377]. Ma mentre questo
Pontefice era tutto inteso per reprimere gli sforzi d'Errico oppresso
da gravi, e noiose cure ammalossi in questo anno 1118 nel quale a' 12
gennaro finì di vivere[378].
Morì ancora nel mese d'agosto del medesimo anno Alessio Imperadore
d'Oriente, a cui nell'Imperio successe Giovanni Porfirogenito
suo figliuolo. Ben tosto ci libereremo dalla cura di tener conto
degl'Imperadori d'Oriente; poich'essi avendo perduto tutto ciò, che
possedevano in queste nostre province, con poca speranza di più
riacquistarlo, non vi fu occasione di più pensare, ed intrigarsi
negl'interessi di queste regioni. Niente più era loro rimaso che
un'ombra di sovranità, che ancor ritenevano sopra il picciolo Ducato
napoletano, il quale non guari si vedrà passare altresì sotto la
dominazione del famoso Ruggiero I Re di Sicilia e di Puglia. Si
governava ancora questo Ducato sotto forma di Repubblica per suoi Duchi
e Consoli, ed in questi Tempi n'era Duca Giovanni, il quale morto non
molto tempo da poi, mentre regnava in Oriente Porfirogenito, fece luogo
a Sergio, ultimo Duca che fu de' Napoletani. Poichè passata da poi
Napoli sotto Ruggiero, ancorchè non immutasse la forma del suo governo,
vi creava egli nondimeno i Duchi a suo arbitrio e vi costituì Duca,
Anfuso uno de' suoi figliuoli, come si dirà a più opportuno luogo.


CAPITOLO IX.
_Litigi, ch'ebbe l'Imperador ERRICO IV con Papa GELASIO II. Investiture
date da questo Pontefice a' nostri Principi normanni; e scisma fra
CALISTO II e GREGORIO VIII._

Intanto dopo la morte di Pascale, il Clero ed il Popolo romano elessero
per suo successore Giovanni Gaetano Monaco Cassinense, che Gelasio II
chiamossi[379]. Tosto che l'Imperador Errico seppe l'elezione calò
in Italia, mandando intanto suoi Legati a Gelasio, con ambasciata,
che se egli era disposto ad accordargli ciò che Pascale aveagli prima
conceduto intorno alle investiture, egli era per riconoscerlo per
Pontefice, in altro caso, avrebbe posto un altro Papa nella Chiesa.
Ma repugnando Gelasio, e vedendo che l'Imperadore s'approssimava
con potente armata a Roma, uscì da questa città, ed accompagnato da
molti Vescovi e Cardinali, dal Prefetto di Roma e da molti Nobili di
quella, in Gaeta sua patria ricovrossi: quivi ordinato Prete, essendo
ancor Diacono, fu da quei Vescovi e Cardinali che seco avea, e dagli
Arcivescovi di Capua, di Benevento, di Salerno e di Napoli, in presenza
di molti Principi ed Abati, consecrato Pontefice romano.
I nostri Principi normanni, e sopra gli altri Guglielmo Duca di
Puglia, Roberto Principe di Capua, Riccardo dell'Aquila, e moltissimi
altri Baroni di queste Province, accorsero tutti a Gaeta offerendogli
ogni lor aiuto[380]. Guglielmo, ed il Principe di Capua prestarono
i giuramenti di fedeltà come ligi della Sede appostolica ch'erano,
ricevendo essi la conferma dell'investiture in quella guisa che i loro
predecessori aveanle ricevute dagli altri Pontefici. Ed è da notare
che i Principi di Capua in questi tempi prestavan l'omagio al Papa,
nell'istesso tempo, ch'erano ligi al Duca di Puglia.
Ma non è qui da tralasciare ancora, che Guglielmo non bastandogli aver
avuta l'investitura da Pascale, la volle anche da Gelasio, dal quale
non potè ottener altro, che una conferma ristretta sempre al Ducato
di Puglia e di Calabria, guardandosi bene di stenderla al Principato
di Salerno ed Amalfi, ed a tutti quegli altri Stati, ch'erano già
passati sotto la dominazione de' Duchi di Puglia. Così leggiamo nella
formola di questa investitura rapportata dall'Abate della Noce[381],
che Gelasio la diede a Guglielmo: _Quemadmodum Gregorius Papa tradidit
illam Roberto Guiscardo Avo tuo; et sicut Urbanus Papa eam Rogerio
Patri tuo prius, et postea tibi tradidit; sic et ego trado tibi eandem
Terram cum honore Ducatus per illud idem donum, et consensum_. Ma è
da notare l'errore occorso in questa formola, e mancare in essa dopo
la parola _postea_ il nome di _Pascalis_; poichè Guglielmo non mai
da Urbano ricevè investitura, come quegli che premorì a Ruggiero suo
padre, e Guglielmo succedè al padre nel Ponteficato di Pascale, dal
quale, e non da Urbano la ricevette, come rapporta Pietro Diacono.
Intanto s'esacerbarono le contese tra il Papa e l'Imperadore: questi
tosto che seppe essersi Gelasio partito da Roma, fece elegger Maurizio
Arcivescovo di Braga, che si fece chiamare Gregorio VIII. Dall'altra
parte Gelasio venuto a Capua scomunicò l'Imperadore, l'Antipapa, e
tutti i complici ed operò che Roberto Principe di Capua ragunasse le
sue truppe per opporle ad Errico, affinchè introducesse lui in Roma.
Roberto, unita una considerabile armata, prende il cammino verso il
monastero Cassinense, per quindi passar in Roma insieme col Papa,
come aveagli promesso; ma avendo inteso che l'Imperadore non era
molto lontano con forze superiori, non volle partirsi da Cassino, ed
avendo quivi ricevuti gli Ambasciadori d'Errico, che lo consigliavano
a ritirarsi, egli abbandonando l'impresa a Capua tornossene. Quindi
Gelasio, dopo varie vicende di fortuna, abbandonato dai Normanni,
finalmente non potendo resistere a tante forze, pensò andarsene con
alquanti Vescovi e Cardinali in Francia, e giunto nel monastero di
Clugnì, stanco finalmente per tante cure moleste e per tanti incomodi
sofferti in quel penoso viaggio, quivi infermatosi finì la sua vita il
dì 29 di gennaio dell'anno 1119 dopo aver non più che un'anno e cinque
giorni con tanti travagli, e patimenti tenuta quella sede.
Tosto i Cardinali, vedendosi privi d'un tanto Pontefice, e che mal
potevano opporsi a Gregorio, se immantenente non provvedessero al
successore, elessero in quel medesimo monastero Guido Cardinale
Arcivescovo di Vienna nato di regal stirpe, come quegli ch'era
figliuolo del Conte di Borgogna a' Re di Francia per sangue cotanto
vicino, e Calisto II chiamossi, il quale subito portossi in Roma,
ove dal Clero, dal Senato e Popolo romano con segni di molta stima fu
ricevuto. Il falso Papa Gregorio lasciando Roma si fortificò a Sutrio,
castello per sito ben forte, ove co' suoi ritirossi[382].
Intanto Calisto, per toglier dalle radici questo scisma, pensò non
esservi altro rimedio, che il ricorrere agli aiuti de' nostri Principi
normanni, venne perciò a Benevento, ove fu visitato dal Duca Guglielmo,
da Roberto e da tutti i Baroni di quel contorno, i quali offerendogli
le loro truppe, tutti stimarono doversi Sutrio stringere di stretto
assedio. In fatti non passò molto che fu questo Castello strettamente
assediato, tanto che finalmente bisognò rendersi: Maurizio venne
nelle mani di Papa Calisto, il quale lo fece strettamente custodire
in una forte Rocca come suo prigioniero. E qui finì questo scisma
di travagliare di vantaggio la Chiesa romana, nella quale cominciò a
godersi qualche pace.
Ma fu questa pace interrotta dalla morte accaduta in quest'anno 1120
di Roberto Principe di Capua, dal quale Calisto avea ricevuti sì
importanti servigi. Non lasciò questo Principe, che un solo figliuolo
chiamato Riccardo III, il quale al suo padre nel Principato successe.
Ma questo Principe non più che pochi giorni tenne il Principato: poichè
appena consecrato secondo il solito costume de' Principi di Capua
normanni, che solevan ungersi col sacro olio per mano dell'Arcivescovo,
finì tosto i giorni suoi in Capua; nè lasciando di se progenie alcuna,
gli succedè Giordano II, suo zio, fratello di Roberto suo padre[383].
Resse Giordano il Principato di Capua senza disturbo ben sette anni,
insino al 1127 nel qual anno morì. Sua moglie fu Gaitelgrima figliuola
di Sergio Signor di Sorrento, la quale sin dall'anno 1111 erasi con
lui sposata, e gli avea portato in dote Nocera con molti luoghi vicini
sottoposti a quella città. Da questa sua moglie gli nacque Roberto
II, che gli successe, e fu l'ultimo Principe di Capua della razza
di Asclettino; poichè discacciato dal Principato da Ruggiero I, Re
di Sicilia, ebbe la disgrazia di vedere dalla sua casa uscire questa
grandezza, che i suoi maggiori per lo spazio di tanti anni s'avevano
con tanta prudenza e valore mantenuta, come diremo nel Regno di
Ruggiero.
Intanto Papa Calisto, sedate alquanto le discordie, attese a comporre
in quella miglior forma, che potè lo stato della sua sede; e sopra
tutto proccurò di conservar col Duca di Puglia Guglielmo quell'istessa
corrispondenza ed amicizia che v'avea tenuto il suo predecessore. Nè
Guglielmo mostrò sentimenti diversi, poichè volle da lui, siccome avean
fatto i suoi predecessori con Gelasio e Pascale, ricevere l'investitura
del Ducato di Puglia e di Calabria, facendosi uomo ligio della Sede
Appostolica, e ricevendo con lo stendardo l'investitura; ed arrivato
Calisto in Troja, egli lo ricevette in quella città con ogni segno
di stima e di riverenza[384]; siccome fece nell'anno 1121 in Salerno,
ove venuto, trovandosi ivi ancora il Conte di Sicilia Ruggiero, fu da
questi Principi accolto con molto rispetto ed ossequio[385].
Tenne da poi nell'anno 1123 un Concilio in Laterano per dar rimedio
a molti disordini, che nella sua Chiesa erano nati per le gare avute
con Errico. Proccurò aver pace col medesimo, e dopo avere con molta
prudenza quietate le cose della Sede Appostolica, finalmente nell'anno
seguente 1124 finì in Roma i suoi giorni[386], lasciando di se gran
desiderio e molta afflizione; e si vide ben tosto quanto fosse riuscita
grave alla Chiesa romana tal perdita, poichè appena morto, divisi
i Cardinali in fazioni elessero due Papi, alcuni Lamberto Vescovo
d'Ostia, che Onorio II chiamossi, gli altri Teobaldo Cardinale di S.
Anastasia, che Celestino II fu appellato. Ma questo scisma, che si
temeva non dovesse lungamente perturbar la Chiesa, fu con istupore
di tutti ben tosto represso; poichè cedendo il partito di Celestino,
come più debole, a quello d'Onorio, i di lui partegiani s'unirono con
costui, onde sedati i disordini, Onorio fu da tutti avuto e venerato
per vero Pontefice.


CAPITOLO X.
_LOTARIO Duca di Sassonia succede nell'Imperio di Occidente per la
morte d'ERRICO; ed unione di tutte queste nostre province nella persona
di RUGGIERO Gran Conte di Sicilia, per la morte di GUGLIELMO Duca di
Puglia._

Le discordie, che nell'anno 1125 accaddero in Germania per la morie
di Errico IV, turbarono in gran parte lo stato delle cose d'Italia:
per non aver lasciato questo Principe di se prole maschile, sursero
tra i Principi della Germania grandi dissensioni per eleggere il
successore: due sopra tutti gli altri aspiravano all'Imperio, e con
maggior contenzione di animo; Corrado nipote d'Errico, e Lotario Duca
di Sassonia[387]. I Principi dell'Imperio ragunati per togliere i
disordini, che ne potevan nascere, furono risoluti di compromettere
quest'elezione nell'arbitrio dell'Arcivescovo di Magonza, dichiarando
che colui, il quale egli avesse stimato degno dell'Imperio romano,
senza dubbio avrebbero tutti eletto. L'Arcivescovo che portava odio
implacabile non pur ad Errico, ma a tutti della sua razza; senza
molto deliberare ne escluse tosto Corrado, e proponendo Lotario come
Capitano in guerra esercitatissimo, pio e prudente, lo prepose a
tutti, giudicandolo il più degno ed idoneo, che all'imperiale seggio
potesse innalzarsi: fu approvata l'elezione, e Lotario per Imperadore
salutato. In cotal guisa per l'industria e destrezza di questo Prelato
passò l'Imperio da' Tedeschi, che per tanti anni l'aveano tenuto, a'
Sassoni nella persona di Lotario, che alcuni III, altri con più verità
chiamarono II.
Corrado impaziente della repulsa, nè potendo soffrire, che altri che
egli fosse stato surrogato in luogo di suo zio, avendo tirati al suo
partito alcuni Principi della Germania, si fece da questi coronare per
Re di Germania. Così cominciarono le discordie tra questi Principi,
le quali a lungo andare cagionarono molti disordini e confusioni
nell'Imperio; ma Lotario come eletto dalla maggior parte, e ciò che
più importava, confermato da' Pontefici romani, fu riconosciuto per
Imperadore per tutto Occidente.
Ma ecco che mentre Onorio reggeva la Sede Appostolica, e Lotario
l'Imperio, mentre per la morte accaduta di Giordano, reggeva Capua
Roberto suo figliuolo, e mentre Sergio ultimo Duca governava il Ducato
di Napoli, accadde in Salerno in quest'anno 1127[388] la morte di
Guglielmo Duca di Puglia, il quale dopo la morte di Ruggiero suo padre,
avea retto queste province per lo spazio di sedici anni[389].
La morte di questo Principe cagionò alla fine, che interamente tutte
queste nostre province s'unissero in una persona in forma di Regno,
e che s'introducesse per conseguenza nuova politia, e più stabile
e perfetta forma di governo. Poichè non avendo questo Principe
lasciato di se figliuoli, s'estinse in lui e nel suo ramo la progenie
di Roberto Guiscardo[390]. Non vi era altri, che avesse potuto
succedere a' suoi Stati, che il Conte di Sicilia Ruggiero suo zio
cugino, come quegli, che era figliuolo ed erede di Ruggiero, fratello
del Guiscardo. Nè poteva ricercarsi allora altro Principe di forze
più potente, di consanguinità cotanto stretto, espertissimo delle
armi, accorto e prudente, quanto il Gran Conte di Sicilia, il quale
portandogli la fortuna un retaggio sì grande, ne abbracciò avidamente
l'occasione. In fatti, perchè non fosse impedito da altri, non tardò
Ruggiero un momento a prendere il possesso di una tanta eredità. Egli
tosto imbarcatosi in Messina sopra una armata venne improvvisamente
in Salerno, ove secondo il costume e la solita cerimonia si fece
dall'Arcivescovo di Capua consecrar Principe di Salerno[391]. Passò
immantenente a Reggio, ove Duca di Puglia e di Calabria fu salutato;
e scorrendo per queste province, fu da tutte le città ricevuto ed
acclamato per loro Sovrano.
Il Pontefice Onorio subito ch'intese, che Ruggiero con tanta celerità,
senza sua saputa e senza richiederne da lui investitura, erasi
impossessato, oltre della Puglia e della Calabria, del Principato di
Salerno, di Amalfi e di tutti questi Stati, se n'offese grandemente; e
temendo che uniti colla Sicilia tanti dominj, la soverchia potenza di
Ruggiero finalmente non terminasse in depressione della Chiesa di Roma,
cominciò ad alienarsi da lui, ed a pensar modo di trattenere il corso
di tanta felicità. Quindi i suoi successori, come si vedrà più innanzi,
scorgendo che Ruggiero, ciò che i suoi predecessori Duchi di Puglia non
poterono conseguire, avea gloriosamente unita nel suo capo la Corona
di Puglia e di Sicilia, ebbero sempre per sospetta la sua potenza, e
mutando stile, cominciarono ad essergli avversi, ed a frapporre mille
impedimenti al suo ingrandimento. Ma questo Principe col suo valore
e prudenza ruppe gli ostacoli, e condusse felicemente a fine i suoi
disegni; poichè ancorchè i Principi di Capua fossero ligi a' Duchi di
Puglia, amministrandosi però quel Principato con piena libertà e potere
da Roberto II, Ruggiero dopo esserne stato investito da Anacleto,
nell'anno 1135 ne discacciò Roberto, che fu l'ultimo Principe, ed a
se appropriò sì gran Principato. Il Ducato napoletano ch'era l'ultimo
rimaso a passar sotto la sua dominazione, e che per tanti secoli s'era
mantenuto in libertà contro gli sforzi de' Longobardi e de' Normanni,
finalmente nell'anno 1139 lo ridusse egli sotto il suo dominio. Tanto
che niente restava in queste nostre province, che a Ruggiero non fosse
sottoposto. Ed in cotal maniera, avendo unito nella sua persona tutte
queste province, vedutosi in tanta sublimità, sdegnando i titoli
di Conte e di Duca, volle prendere il titolo di Re; e poichè avea
costituito per capo del Regno di Sicilia Palermo, ivi trasferì la
sua regia sede. Ed avendo sotto la sua dominazione tutto il Ducato di
Puglia e di Calabria (anche quelle terre ch'erano state lasciate al
Principe Boemondo) tutto il Principato di Salerno e di Capua, il Ducato
d'Amalfi, l'altro di Napoli e di Gaeta, ed il Principato di Bari,
volle perciò ne' pubblici atti intitolarsi: _Rex Siciliae, Ducatus
Apuliae, et Principatus Capuae_. Il qual titolo fu da' suoi successori
lungamente serbato: sotto il nome di Re di _Puglia_, ovvero di Re
d'_Italia_ tutte queste nostre province comprendendo.
Ma le famose gesta di Ruggiero I, Re di Puglia e di Sicilia,
com'egli colla sua prudenza e valore superasse i molti ostacoli,
che i romani Pontefici, e Lotario Imperadore frapposero a questa sua
grandezza, come con nuove leggi ed istituti stabilisse meglio questo
Reame, e più perfetta forma gli desse, saranno ben ampio soggetto
del libro seguente; ricercando intanto l'istituto di quest'opera,
prima d'incominciarlo, che in breve diasi un saggio della forma e
disposizione nella quale trovò Ruggiero queste nostre province quando
ereditolle, non solo per ciò che concerne il numero de' suoi Baroni e
la politia ecclesiastica, ma sopra tutto delle leggi e delle lettere
che in questa età in quelle fiorivano.


CAPITOLO XI.
_Leggi longobarde e feudali ritenute da' Normanni. Le discipline
risorgono nel Regno loro per gli Monaci Cassinensi; e per gli Arabi in
Salerno._

I Normanni, ancorchè secondo le leggi della vittoria, conquistate che
ebbero queste nostre province, avessero potuto impor quelle leggi a'
vinti, ed introdurre ne' luoghi conquistati quella forma di governo,
che lor fosse stato più a grado; nulladimanco lasciarono vivere i
Provinciali con quelle stesse leggi ed istituti che aveano; anzi
insino ad ora, nuove leggi da loro non furono introdotte, siccome
fecero i Longobardi, ma ben paghi delle leggi longobarde e romane,
a loro imitazione non solo lasciarono vivere i loro sudditi nelle
proprie leggi, ma essi medesimi si adattarono a quelle. Il primo, che
nuove leggi v'introdusse, fu Ruggiero I Re, come nel seguente libro
diremo[392].
Portò ciò in conseguenza, che niente ancora mutossi intorno a'
Feudi, le cui Consuetudini procedenti per la maggior parte dalle
leggi longobarde, restarono così intatte com'erano, e le leggi
degl'Imperadori sino ora su di quelli stabilite, furono da essi con
non minor rispetto ricevute e fatte osservare. Anzi avendo discacciati
dalla Puglia, dalla Calabria e dalla Sicilia i Greci ed i Saraceni,
che Feudi non conobbero: furono essi, che in queste province ed
in quell'isola li introdussero, ad esempio dell'altre, che erano
più lungamente durate sotto la dominazione de' Longobardi. Quindi
multiplicossi il numero de' Baroni, ed oltre di coloro ch'erano ne'
Principati di Benevento, di Salerno e di Capua, si sentirono anche
da poi nella Puglia i Conti di Conversano, di Trani, di Lecce, di
Monopoli, di Andria[393] e moltissimi altri; e nella Calabria que'
di Catanzaro, di Sinopoli, di Squillace e di Cosenza, di Tarsia, di
Bisignano, di Girace, di Melito, di Policastro, e molti altri.
E se bene queste due province ritolte a' Longobardi da' Greci,
avessero sperimentato per lungo tempo la loro dominazione, nulladimanco
conquistate da' Normanni, furono ben tosto le leggi longobarde in esse
introdotte, e tutte le città delle medesime secondo i lor dettami si
reggevano; anzi Bari che fu la principal sede, prima degli Straticò,
e da poi de' Catapani, più di tutte le altre, alle leggi longobarde
s'attenne, e le consuetudini di questa città, non altronde derivano, se
non dalle leggi longobarde; per la qual cosa Ruggiero I Re di Sicilia,
dopo aver presa ed espugnata quella città, volendo riordinarla di buone
leggi, fu da' Baresi richiesto, che lasciassegli vivere con le proprie
loro consuetudini e particolari costituzioni, che tenevano, tratte
dalle leggi longobarde, essendo stata lungo tempo la lor città sotto
i Longobardi, come sotto Ajone, Melo, Meraldizo, Grimoaldo ed altri
Principi di sangue longobardo: e Ruggiero avendole lette e commendate,
ordinò che quelle s'osservassero, siccome lungamente da poi ebbero
vigore, ed insino a' nostri tempi s'osservano[394].
L'avere i Normanni per lo spazio poco men d'un secolo, da che
conquistarono la Puglia insino a Ruggiero I Re, tenuto tanto conto
delle leggi longobarde, e l'averle preposte a tutte le altre, fece
sì che passassero in queste province per legge comune; ed i nostri
Professori non indrizzavano ad altro il loro studio, che a queste per
appararle, come quelle, che poste in maggior uso ne' Tribunali aveano
tutta autorità e vigore, e per quelle solamente le liti erano decise.
Le leggi romane erano, come più volte si è notato, solamente ritenute
come una tradizione: e presso la plebe, ch'è l'ultima a deporre gli
antichi istituti erano rimase come antica usanza, non già come legge
scritta. La romana giurisprudenza, ed i libri di Giustiniano, ne'
quali era contenuta (siccome tutte l'altre discipline) erano andati
in dimenticanza, e d'essi rara era la notizia in questi tempi, ed in
queste nostre parti, e molto meno lo studio e l'applicazione.
Ma non dobbiamo fraudar qui della meritata lode i Monaci Cassinensi,
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