Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 05

Total number of words is 4357
Total number of unique words is 1195
36.5 of words are in the 2000 most common words
49.8 of words are in the 5000 most common words
57.0 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
e nel vecchio Provincial romano scritto da più di cinquecento anni
addietro, questi due si dicono appartenere alla Provincia romana, e
negli ultimi tempi quello di Rapolla fu estinto, ed unito al Vescovo di
Melfi.
Non si vede ora l'Arcivescovo di Benevento avere suffraganei ne' due
_Apruzzi_, che prima eran compresi nel Principato di Benevento; poichè
i Vescovadi di queste due province, quasi tutti, come a Roma vicini,
furono immediatamente sottoposti alla Sede Appostolica. L'Aquila
edificata dall'Imperador Federico II, sopra le ruine d'Amiterno,
del cui Vescovo fassi spessa memoria nell'Epistole di S. Gregorio
M. fu fatta sede Vescovile da Alessandro IV, il quale da Forcone
col consentimento di Bernardo, che n'era Vescovo, intorno l'anno
1257, traslatò quivi la sede, ed avendola collocata nella chiesa
de' SS. Massimo e Giorgio, ordinò, che non si nomasse più Vescovo
di Forcone, ma dell'Aquila, secondo che appare per la Bolla sopra di
ciò spedita, riferita dal Bzovio negli Annali ecclesiastici, e se ne
conserva copia autentica in pergameno nell'Archivio del convento di S.
Domenico di Napoli, fatta estrarre ad istanza del Vicario di Paolo suo
Vescovo nell'anno 1363. E questa Chiesa non è ad alcun Metropolitano
suffraganea; ma immediatamente sottoposta a quella di Roma. Chieti
parimente ebbe il suo Vescovo sotto l'immediata subordinazione del
Papa, e non fu, se non negli ultimi tempi da Clemente VII, nell'anno
1527, renduta metropoli, a cui per suffraganei furono dati i Vescovi di
Penna, d'Adria, e di Lanciano; ma questi pure da poi se ne sottrassero,
e ritornarono sotto l'immediata soggezione di Roma; e Lanciano fu poi
in metropoli innalzato, ma senza darsegli suffraganeo alcuno, ritenendo
solamente le preminenze ed il titolo di Arcivescovo; e solo il Vescovo
di Ortona rimane ora suffraganeo al Metropolitano di Chieti.

_Principato di SALERNO._
Il Principato salernitano meritava pure, che in questo decimo secolo,
siccome quello di Capua e di Benevento, avesse il suo Metropolitano;
onde è che Giovanni Principe di Salerno ne richiese il Pontefice
Benedetto VII, il quale nell'anno 974, innalzò questa città in
metropoli, ed istituì Arcivescovo di quella Amato[119]; gli fu poi
confermata questa prerogativa dal Pontefice Giovanni XV, onde l'Indice
aggiunto all'Istoria del Regno d'Italia del Sigonio, che rapporta
l'istituzione di questo Arcivescovado a Sergio IV nel 1009 contiene
manifesto errore. Ebbe prima per suffraganei molti Vescovi, fra' quali
furono quelli di Cosenza, di Bisignano, e di Acerenza. Questi, secondo
la disposizione delle sedi sottoposte al Trono costantinopolitano,
rapportata nel libro sesto di quest'istoria, furono attribuiti
dall'Imperador Lione, cioè i Vescovi di Cosenza e di Bisignano al
Metropolitano di Reggio, di cui erano suffraganei, e il Vescovo
d'Acerenza al Metropolitano di S. Severina; ma da poi furono restituiti
al Trono romano, e al Metropolitano di Salerno aggiudicati. Il Vescovo
di Consa parimente era suo suffraganeo, siccome quello di Pesto, di
Melfi, de la Calva, di Lavello, e di Nola; ma da poi quel di Pesto
fu unito a quello di Capaccio, gli altri di Melfi, di Lavello e di
Bisignano, se ne sottrassero, e si sottoposero immediatamente alla Sede
Appostolica, e quello di Nola fu fatto suffraganeo all'Arcivescovo di
Napoli. Il monastero della Cava, essendo surto in questi tempi, di cui
Alferio ne fu il primo Abate, innalzato poi in amplissima dignità, e da
Urbano II nel 1091 decorato il suo Abate Pietro dell'uso della Mitra,
fu da Bonifacio IX eretto in Cattedrale[120]. Ma Lione X diede poi alla
Cava particolar Vescovo, e fu quello sottoposto immediatamente alla
Sede Appostolica. Tre altri di questi Vescovadi furono da poi ancor
innalzati a metropoli, e furon que' di Consa, di Acerenza e di Cosenza.
Il Vescovo di Consa da chi, ed in quali tempi fosse stato innalzato
a Metropolitano, è molto incerto: forte conghiettura è quella
dell'Ughello[121], che crede da Alessandro II, ovvero da Gregorio
VII suo successore, essersi Consa resa metropoli; poichè si vede, che
nell'anno 1051 sotto il Ponteficato di Lione IX il Vescovo di Consa
era ancor suffraganeo all'Arcivescovo di Salerno; ed il primo, che
s'incontra nominarsi Arcivescovo di Consa, fu Lione, che visse sotto
il Ponteficato di Gregorio VII, e da questo Lione poi successivamente
senz'interruzione si veggono tutti gli altri nominati Arcivescovi. Gli
furon dati per suffraganei i Vescovi, che di tempo in tempo s'andavan
ergendo ne' luoghi vicini; onde se gli diede il Vescovo di S. Angelo
de' Longobardi, quello di Bisaccia, di Lacedogna, di Montemurro, di
Muro, e di Satriano; ma quest'ultimo passò poi sotto il Metropolitano
di Salerno. Dell'altro di Belfiense, di cui nel Provinciale Romano
fassi memoria, come sottoposto al Metropolitano di Consa, non ve n'è
ora presso di noi alcun vestigio.
Il Vescovo d'Acerenza, che prima, secondo la Novella di Lione, era
suffraganeo al Metropolitano di S. Severina, sottoposto al Patriarca
di Costantinopoli, restituito al Romano, riconobbe per Metropolitano
l'Arcivescovo di Salerno, e si legge dall'anno 993 insino al 1051
essere stato a costui suffraganeo. Fu poi da Niccolò II innalzato,
e renduto Metropolitano; poichè ciò che alcuni scrissero questa
dignità essergli stata conferita da Benedetto V, s'asserisce senza
verun legittimo documento. Alessandro II, che a Niccolò succedè,
nell'anno 1067 confermò all'Arcivescovo Arnolfo questa prerogativa
di Metropolitano, e l'uso del Pallio; e gli diede per suffraganee
le Chiese di Venosa, di Montemilone, di Potenza, Tulba, Tricarico,
Montepeloso, Gravina, Oblano, Turri, Tursi, Latiniano, S. Quirico,
e Virolo co' suoi castelli, ville, monasteri, e plebe; onde il nome
degli Arcivescovi d'Acerenza cominciò a sentirsi, di cui anche nelle
nostre decretali[122] sovente accade farsene ricordanza. Ma in decorso
di tempo, desolata Acerenza, per le continue guerre, d'abitatori,
bisognò che a lei per sostenerla s'unisse la Chiesa di Matera, la quale
da Innocenzio II, essendo stata renduta cattedrale, fu con perpetua
unione congiunta a quella d'Acerenza con legge, che l'Arcivescovo
d'Acerenza per accrescer dignità alla Chiesa di Matera, si chiamasse
ancora Arcivescovo di Matera, e che quando dimorava in Acerenza, nelle
scritture il nome di Acerenza fosse posto innanzi a quello di Matera;
e tutto al rovescio poi si praticasse quando l'Arcivescovo trasferiva
sua residenza in Matera. Questa alleanza non durò guari, poichè sotto
Eugenio IV per togliere le discordie fra i Capitoli, e' cittadini
dell'una e dell'altra città, furono divise, ed assegnato a Matera il
proprio Vescovo. Tornaronsi poi ad unire; ma sotto Lione X insorte
nuove contese, finalmente nel Ponteficato di Clemente VII fu dalla
Ruota romana deciso il litigio a favor d'Acerenza, conservandole le
antiche sue ragioni e preminenze. Ma questa città ridotta nell'ultimo
scadimento, avendo perduto l'antico suo splendore; ed all'incontro,
siccome portano le vicende delle mondane cose, Matera essendo divenuta
più ampia, e d'abitatori più numerosa, bisognò trasferire la sede degli
Arcivescovi di Acerenza in Matera, ove ora tengono la loro residenza;
e le restano ancora cinque Vescovi suffraganei, quello d'Anglona
trasferito nell'anno 1546 da Paolo III per la sua desolazione in Tursi,
quello di Gravina, e gli altri di Potenza, di Tricarico e di Venosa.
Il Vescovo di Cosenza prima suffraganeo al Metropolitano di Reggio,
e sottoposto al Trono costantinopolitano, tolto da poi a' Greci, e
restituito da' Normanni al Romano, fu suffraganeo dell'Arcivescovo
di Salerno; ma in qual anno, e da qual Pontefice ne fosse stato
sottratto, ed innalzata Cosenza ad esser metropoli, non se ne sa niente
di certo[123]. Comunemente si crede, che nel principio dell'undecimo
secolo fosse stata decorata di questa dignità; poichè nell'anno
1056, nella Cronaca di Lupo Protospata si fa memoria di un tal Pietro
Arcivescovo di Cosenza; ed altri reputano che questo trasmutamento
fossesi fatto sotto il Ponteficato di Gregorio IX o poco prima.
Ancorchè le rendite, che gode, siano grandi, non ha che uno solo
suffraganeo, e questi è il Vescovo di Martorano, essendo tutti gli
altri Vescovi vicini esenti, e sottoposti immediatamente alla sede di
Roma.
Ma sopra tutti gli altri Metropolitani di queste nostre province
niuno come l'Arcivescovo di Salerno, può pregiarsi della prerogativa
di Primate, della quale fu egli decorato da Urbano II, dichiarandolo
Primate di tutta la Lucania; onde ancorchè i Vescovi di Consa, di
Acerenza e di Cosenza, ch'erano suoi suffraganei, fossero stati poi
innalzati a Metropolitani, Urbano II per una sua Bolla istromentata in
Salerno nell'anno 1099, sopra questi, e sopra tutti i loro suffraganei
lo costituì Primate. Ferdinando Ughello trascrive la Bolla, parte della
quale vien anche rapportata dal Baronio, dove ad Alfano Arcivescovo di
Salerno, ed a' suoi successori si concedono le preminenze di Primate
sopra gli Arcivescovi di Acerenza e di Consa, e sopra tutti i loro
suffraganei, i quali dovessero promettere prestargli ogni ubbidienza;
prescrisse eziandio il modo della loro elezione: che presente il Legato
della Sede Appostolica, e l'Arcivescovo Primate nelle loro metropoli,
col consiglio ed autorità de' medesimi si dovessero eleggere, e, dopo
eletti, colle loro patenti mandarsi in Roma a consecrarsi, e a ricevere
il Pallio, ed a giurar da poi ubbidienza all'Arcivescovo di Salerno,
come lor Primate. Ma queste prerogative col correr degli anni andarono
in disuso, ed ora l'Arcivescovo di Salerno solamente sopra i Vescovi
suffraganei, che gli sono rimasi, esercita le ragioni di Metropolitano.
Gli restano oggi i Vescovi d'Acerno, di Campagna, di Capaccio, di
Marsico nuovo, di Nocera de' Pagani, di Nusco, di Policastro, di
Satriano e di Sarno.

I. _Disposizione delle Chiese sottoposte al greco Imperio, restituite
poi da' Normanni al Trono romano._ PUGLIA.
La principal sede del Magistrato greco, donde era amministrata non men
la Puglia che la Calabria, la veggiamo ora collocata in Bari; quindi
dagli Scrittori fu chiamata Capo di tutte le città della Puglia,
e che ella teneva il primato in questa provincia. Il suo Vescovo
perciò estolse il capo sopra tutti gli altri Vescovi della Puglia;
s'aggiunsero i favori de' Patriarchi di Costantinopoli, i quali
avendoselo appropriato, e sottoposto al Trono costantinopolitano, di
molti privilegi, e prerogative lo ricolmarono. Ma sopra ogni altro si
estolse per lo trasferimento quivi fatto delle miracolose ossa del
santo Vescovo di Mira Niccolò; le quali fin dalla Licia, navigando
alcuni Baresi per Levante, e ritornando da Antiochia per mare, dando
a terra nelle maremme di Licia, venne lor fatto di involar di colà
il sacro deposito, e nell'anno 1087, trasportarlo in Bari. Così Bari
gareggiando ora con Benevento e con Salerno, se costoro pregiavansi dei
corpi di due santi Appostoli, ella si vanta di quello di S. Niccolò; e
con tanta maggior ragione, quanto che coloro ne conservano l'ossa aride
ed asciutte, ma Bari le ha tutte grondanti di prezioso liquore; di che
ne abbiamo un'illustre testimonianza, quanto è quella dell'Imperador
Emanuel Comneno, il quale in una sua Novella[124] lo testifica. Ebbe
la Chiesa di Bari suoi Vescovi antichi; hassi memoria di Gervasio, che
nell'anno 347, intervenne nel Concilio di Sardica: di Concordio, che si
sottoscrisse nel Concilio romano, sotto il Pontefice Ilario nell'anno
465, e di altri, che non erano, che semplici Vescovi. Antonio Beatillo
nella sua Istoria di Bari vuole, che sin dall'anno 530, nel Ponteficato
di Felice IV, da Eugenio Patriarca di Costantinopoli fosse stato
Pietro Vescovo di Bari innalzato al titolo ed autorità di Arcivescovo
e di Metropolitano, essendo manifesto dalle greche Bolle, che si
conservano ancora nel Duomo di Bari, che i Patriarchi di Costantinopoli
confermavano gli Eletti, e ne spedivano le Bolle; ma siccome è vero,
che Bari quando era sottoposta al greco Imperio, fu ancora attribuita
al Trono costantinopolitano, leggendosi in Balsamone nell'esposizione,
ch'egli fa de' Vescovadi a quel Patriarcato soggetti, fra gli altri,
quello di Bari al numero XXXI, quello di Trani al numero XLIV, l'altro
d'Otranto al LXVI e gli altri di Calabria al XXXVIII, nulladimanco ciò
non deve riportarsi a tempi cotanto in dietro e remoti infino all'anno
530, quando queste province con vigore erano governate da' Goti, e
nelle quali non avean che impacciarsi così nel politico e temporale,
come nell'ecclesiastico e spirituale i Greci; essendo allora tutte
le nostre Chiese amministrate dal Pontefice romano, nè l'ambizione
de' Patriarchi di Costantinopoli s'era in que' tempi distesa tanto,
sicchè avesse potuto invadere anche queste nostre province, siccome si
vide da poi ne' tempi di Lione Isaurico, e più, sotto gl'Imperadori
Lione Armeno e Lione il Filosofo, che si portano per autori della
disposizione delle Chiese sottoposte al Trono di Costantinopoli; ond'è
da credere, che i Vescovi di Bari decorati prima secondo il solito
fasto de' Greci col titolo di Arcivescovi, si fossero da poi renduti
Metropolitani da' Patriarchi di Costantinopoli, con attribuir loro
dodici Vescovi suffraganei, molto da poi, che Reggio, S. Severina
ed Otranto furono sottoposti al Trono costantinopolitano, quando,
vindicata Bari da' Longobardi e da' Saraceni, pervenne finalmente sotto
la dominazione de' Greci.
La città di Canosa in tempo della sua floridezza gareggiò con Bari
in quanto a' Vescovi: ebbe ancor ella suoi Vescovi antichi, e lungo
di lor catalogo ne tessè Beatillo, incominciando dall'anno 347 fino
all'anno 800, nel quale egli dice che Pietro Longobardo affine di
Grimoaldo Principe di Benevento fu eletto Vescovo di Canosa, il qual
egli crede che fosse l'ultimo, poichè ei soggiunge, che fu poi la
sua sede innalzata in metropoli nell'anno 818, ond'egli fu l'ultimo
Vescovo, e 'l primo Arcivescovo di Canosa; e non potendo dirsi, che a
questo grado l'avesse innalzato il Pontefice romano, poichè verrebbe
ad esser più antico di quello di Capua, quando tutti i nostri più
appurati Scrittori questo pregio d'antichità lo attribuiscono a Capua,
è da credere che dal Patriarca di Costantinopoli, non già dal Romano
fosse stato a questi tempi il Vescovo di Canosa renduto Arcivescovo.
Che che ne sia, distrutta da poi Canosa da' Saraceni, si videro uniti
questi due Arcivescovadi nella persona di un solo, e la Chiesa di
Canosa fu unita a quella di Bari; ed Angelario, che a Pietro succedè,
fu il primo, che nell'anno 845, si chiamasse Arcivescovo insieme di
Bari e di Canosa, siccome da poi usarono tutti i suoi successori.
Tolte da poi queste Chiese al Trono costantinopolitano, e restituite
da' Normanni al Romano, i Pontefici romani lasciandole colla medesima
dignità, cominciarono a disporne come a se appartenenti, concedendo
all'Arcivescovo di Bari l'uso del Pallio, che prima non avea; e
Gregorio VII, a richiesta del Duca Roberto, nell'anno 1078 creò
Arcivescovo di Bari Urso, cotanto famigliare di quel Principe, e da
poi nell'anno 1089 Urbano II da Melfi, ove tenne un Concilio, gito
a Bari, a preghiere del Duca Roggiero e di Boemondo suo fratello,
concedette, e confermò ad Elia allora Arcivescovo di Bari suo grande
amico, per essere dimorati insieme Monaci nel monastero della Trinità
della Cova, ed a' suoi successori per suffraganee le diocesi di Canosa,
di Trani, di Bitetto, di Bitonto, di Giovenazzo, di Molfetta, di Ruvo,
d'Andria, di Canne, di Minervino, di Lavello, di Rapolla, di Melfi, di
Salpi, di Conversano, di Polignano, ed oltramare, anche di Cattaro,
e le Chiese di Modugno, d'Acquatetta, di Montemiloro, di Biselpi, di
Cisterna con tutte le altre Chiese delle città e terre a queste diocesi
appartenenti, con spedirnele Bolla, che si legge presso Ughello, e vien
anche rapportata dal Beatillo.
Ma di tanti suffraganei al Metropolitano di Bari assegnati, molti in
decorso di tempo ne furono sottratti, passando chi sotto l'immediata
soggezione della Sede Appostolica, altri soppressi, altri dati a Trani,
la quale da poi fu innalzata anch'ella in metropoli. L'Arcivescovo
di Trani è fra' moderni il più antico, leggendosi molte epistole
d'Innocenzio III dirizzate al medesimo; ma la sua istituzione non deve
riportarsi a' tempi di Urbano II, ne' quali non era ancora che semplice
Vescovo. Quindi erra il Beatillo[125], che da questa Bolla di Urbano
vuol ricavare che noverandosi anche Trani fra l'altre Chiese attribuite
per suffraganee all'Arcivescovo di Bari, avesselo creato per ciò anche
Primate della Puglia, non altramente che l'istesso Urbano creò quello
di Salerno Primate della Lucania, e siccome l'istesso Pontefice sublimò
al grado e dignità di Primate in Ispagna l'Arcivescovo di Toledo, e
l'altro di Tarracona; poichè nel Pontificato d'Urbano II Trani non
era stata ancora innalzata a metropoli: ebbe quest'onore intorno a'
tempi d'Innocenzio III, o poco prima, e poscia gli furono attribuite la
città di Barletta, la quale all'Arcivescovo di Trani, non al Nazareno è
sottoposta, Corato, ed il Castello della Trinità. Fu poi unita a questa
Metropoli la Chiesa di Salpi, che per lungo tempo tenne i suoi Vescovi,
ma da poi nell'anno 1547, si riunì a quella di Trani, siccome dura
ancora. Tiene ora per suffraganei i Vescovi d'Andria e di Bisceglia,
poichè in quanto al Vescovo di Monopoli sta immediatamente sottoposto
alla sede di Roma.
Si sottrassero ancora dal Metropolitano di Bari il Vescovo di Melfi,
passando sotto l'immediata soggezione del Papa, e l'altro di Canne,
il quale sottratto da questa sede, fu attribuito all'Arcivescovo di
Nazaret. Gli restano adunque ora per suffraganei li Vescovi di Bitetto,
di Bitonto, di Conversano, di Giovenazzo, di Lavello, di Minervino,
di Polignano, e di Ruvo; e ciò che parrà strano, ritiene ancora per
suffraganeo il Vescovo di Cattaro, città della Dalmazia sottoposta a'
Veneziani, la qual prima era suffraganea all'Arcivescovo di Ragusi,
poi a quello d'Antivari, e finalmente a quello di Bari[126]. Ma non è
però, che insieme col Vescovo fosse a lui suffraganea la sua diocesi:
ella ora in buona parte viene occupata dal Turco, il rimanente ritiene
ancora il rito greco scismatico, e con esso molti errori: niegano il
Primato al Pontefice romano; niegano il Purgatorio, e la processione
dello Spirito Santo dal Padre, e dal Figliuolo; e gli ordini sacri dal
Vescovo di Rascia comprano. Ritiene ancora l'Arcivescovo di Bari la
giurisdizione di conoscere in grado d'appellazione le cause delle Corti
di Molfetta, di Canosa, di Terlizzo, e di Rutigliano.
Risplende eziandio la Puglia per un altro Arcivescovo, che collocato
nella città di Barletta, conserva ancora le memorie antiche della sua
prima Sede: egli è l'Arcivescovo di Nazaret. Fu Nazaret città della
Galilea al Mondo cotanto rinomata per li natali del suo Redentore, che
da lei volle cognominarsi Nazareno. Liberata che fu Gerusalemme dal
glorioso Goffredo, fortunato ancora che dopo il corso di tanti secoli
trovò chi di lui si altamente cantasse; i Latini costituirono Nazaret
metropoli; ma ritolta a costoro nell'anno 1190 la Palestina, ed in
poter de' Saraceni ricaduta, si vide quest'inclita città in servitù
de' medesimi, ed il suo Arcivescovo ramingo e fuggitivo, non trovò
altro scampo, che in Puglia; e quivi accolto dal romano Pontefice,
affinchè si ritenesse la memoria ed il nome d'un così venerando
Sacerdote, gli piacque costituirgli in Italia una sede onoraria, ed
in Barletta, città della diocesi di Trani, stabilì la sua residenza.
Fugli non lungi dalle mura di questa città assegnata una Chiesa con
tutte le ragioni e dignità di Metropolitano; ed indi a poco molte
Chiese parrocchiali furon a lui sottoposte. Non passò guari, che due
Chiese cattedrali al suo Trono furono attribuite: quella di Monteverde
nell'anno 1434 avendola Clemente VII unita alla Chiesa di Nazaret; e
l'altra di Canne, che nell'anno 1455 Calisto III parimente a quella
l'unì. Ruinata da poi per le guerre la prima Chiesa assegnatagli,
fu trasferita nell'anno 1566 per autorità di Pio V la sede dentro la
città, nella Badial Chiesa di S. Bartolomeo. L'Arcivescovo Bernardo da'
fondamenti la rifece, e con molta magnificenza l'ampliò e l'adornò.
Tiene quest'Arcivescovo la sua diocesi distratta in varie parti: ha
chiese a lui sottoposte in Bari, in Acerenza, in Potenza, nella Terra
di Vadula della diocesi di Capaccio, nella Saponara della diocesi di
Marsico, ed altrove, e gode di molti benefizj chiamati semplici. Egli
s'intitola Arcivescovo Nazareno, e Vescovo di Canne e di Monteverde per
ispezial privilegio concedutogli da Clemente IV, confermatogli da poi
da Innocenzio VIII, da Clemente VII e da Pio V, romani Pontefici. Tiene
una singolar prerogativa di portar la Croce, il Pallio, e la Mozzetta,
non solo in Barletta, e nelle altre Chiese della sua diocesi, ma per
tutto il Mondo cattolico, nè sotto qualunque pretesto di concessione
appostolica possono gli altri Arcivescovi contrastargliela. Egli non
è sottoposto ad altri, che al romano Pontefice, ed esercita nella sua
Chiesa e diocesi tutta quella giurisdizione, che gli altri Arcivescovi
esercitano nelle Chiese loro.

CALABRIA.
La metropoli più cospicua della Calabria sotto i Greci fu la Chiesa
di Reggio. I Patriarchi di Costantinopoli al Trono loro l'avean
sottoposta, e come si vide nel sesto libro di quest'Istoria, le aveano
assegnati tredici Vescovi suffraganei, i Vescovi di Bova, di Tauriana,
di Locri, di Rossano, di Squillace, di Tropeja, di Amantea, di Cotrone,
di Cosenza, di Nicotera, di Bisignano, di Nicastro e di Cassano.
Restituita poi da' Normanni questa metropoli al Trono romano, ritenne
la medesima dignità, onde nelle antiche carte istromentate a' tempi
di questi Normanni, e spezialmente del Duca Roggiero intorno l'anno
1086 si chiamano sempre Arcivescovi; e Gregorio VII intorno l'anno
1081 consecrò Arcivescovo Arnulfo, a cui il Duca Roberto fece profuse
donazioni, arricchendo la sua Chiesa di molti beni. In decorso di tempo
perdè poi alcuni di questi suoi Vescovi suffraganei.
Il Vescovo di Rossano, restituite queste Chiese al Trono romano, fu
innalzato a Metropolitano, e nei tempi di Roggiero I Re di Sicilia,
e poco prima, Rossano fu renduta sede arcivescovile: ond'è che fra le
memorie, che oggi ci restano di Papa Innocenzio III e dell'Imperador
Federico II, spesso degli Arcivescovi di Rossano si favella. Fu
questa Chiesa la più attaccata al rito greco, ed ancorchè fosse stata
restituita al Trono romano, non volle mai abbandonarlo; tanto che i
suoi cittadini non vollero rendersi al Duca Roggiero, se prima non
concedesse loro un Vescovo del rito greco; poichè questo Principe ne
avea nominato un altro del rito latino in vece dell'ultimo, ch'era
morto, onde Roggiero gli concedette il greco[127]. Ebbe sette monasteri
dell'Ordine di S. Basilio, onde tanto più la lingua ed i greci riti
si mantennero in quella. Le furono ancora date alcune Chiese per
suffraganee; ma da poi furon tutte sottratte, poichè alcune passarono
sotto la immediata soggezione di Roma, ed il Vescovo di Cariati, che
l'era rimaso, passò poi sotto il Metropolitano di S. Severina, tanto
che ora Rossano, non men che Lanciano, non ha suffraganeo alcuno.
Il Vescovo di Cosenza fu pure sottratto dal Metropolitano di Reggio,
e passò sotto quello di Salerno, ma poi anch'egli, come si disse, fu
innalzato a Metropolitano. Gli altri parte furon soppressi, come quello
di Tauriana, ora disfatta, nel cui luogo è succeduta Seminara, parte
passarono sotto altri Metropolitani; ed ora le restano i Vescovi di
Bova, di Cassano, di Catanzaro, di Cotrone, di Gerace, di Nicastro, di
Nicotera, di Oppido, di Squillace e di Tropeja.
Il Metropolitano di S. Severina al Trono costantinopolitano sottoposto,
restituito al romano, ritenne pure la medesima prerogativa, e nelle
carte date ai tempi del Duca di Calabria Roggiero si ha memoria
degli Arcivescovi di questa città. Dal Patriarca di Costantinopoli
gli furon dati cinque Vescovi per suffraganei; ma da poi quello
d'Acerenza fu renduto Metropolitano, l'altro di Gallipoli passò
sotto il Metropolitano d'Otranto, ed alcuni soppressi; ma in lor vece
essendosene altri creati, si vede ora il Metropolitano di S. Severina
avere per suffraganei i Vescovi di Cariati, d'Umbriatico, di Strongoli,
d'Isola, e di Belcastro. Teneva ancora il Vescovo di S. Lione, ma
fu poi soppresso, e le sue rendite furono unite alla metropoli: avea
eziandio i Vescovi di Melito e di S. Marco, ma questi furon sottratti,
e posti sotto l'immediata soggezione di Roma.

OTRANTO.
Al Metropolitano d'Otranto, se si riguarda la disposizione de' Troni
sottoposti al Patriarca di Costantinopoli, fatta dall'Imperador
Lione, non si vede assegnato alcun suffraganeo: ma da poi Niceforo
Foca, secondo che ci testifica Luitprando[128] Vescovo di Cremona,
intorno l'anno 968, sedendo nella Chiesa di Costantinopoli Polieuto
Patriarca, dilatò la provincia di questo Metropolitano, e gli diede
per suffraganee le Chiese di Turcico, d'Accrentilla, di Gravina,
di Matera, e di Tricarico, comandando al Patriarca Polieutto, che
consecrasse i suoi Vescovi. Ma non ebbe questo comandamento gran
successo; ed al Metropolitano d'Otranto, restituito che fu da' Normanni
al Trono romano, gli furono assegnati altri Vescovi per suffraganei,
e fu mantenuta questa Chiesa colla medesima prerogativa, leggendosi,
che nell'Assemblea tenuta nell'anno 1068 da Alessandro II in Salerno,
v'intervenne anche Ugo Arcivescovo d'Otranto. Gli furono poi da' romani
Pontefici assegnati altri suffraganei, i quali oggi ancor ritiene,
e sono i Vescovi di Lecce, d'Alessano, di Castro, di Gallipoli, e
d'Ugento.
Brindisi e Taranto restituite stabilmente da Lupo Protospata Catapano
intorno l'anno 980 all'Imperio greco, _a Constantinopolitano Sacerdotes
accipiebant_, come scrisse Nilo Archimandrita. Ma Roberto Guiscardo
Duca de' Normanni, avendo tolta Brindisi a' Greci, restituì la sua
Chiesa al Trono romano. Fu riconosciuta per sede arcivescovile da
Urbano II, il quale nell'anno 1088 la consecrò; e le fu dato per
suffraganeo il Vescovo d'Ostuni: un tempo stette unita colla Chiesa
d'Oria, onde gli Arcivescovi si nomavano di Brindisi e d'Oria; ma
poi furon queste Chiese divise, e quella d'Oria rimase suffraganea al
Metropolitano di Taranto, e Brindisi ritenne solamente quella d'Ostuni.
Taranto, restituita da' Normanni al Trono romano, fu da' Sommi
Pontefici renduta metropoli intorno l'anno 1100, e le furon dati per
suffraganei i Vescovi di Mottula e di Castellaneta, a' quali da poi
s'aggiunse l'altro d'Oria.

_Ducato di NAPOLI, e di GAETA._
La Chiesa di Napoli, come si è veduto nel sesto libro di questa
Istoria, non fu da' Greci innalzata a metropoli; ma i Patriarchi
di Costantinopoli solamente decorarono il suo Vescovo coll'onore e
titolo d'Arcivescovo, onde avvenne, che sopra tutti i Vescovi del suo
Ducato teneva egli i primi onori e preminenze. Fu ella innalzata al
grado di metropoli da' romani Pontefici nel dechinar di questo decimo
secolo, nei tempi stessi, che Capua, Benevento, Salerno, Amalfi, e
tante altre Chiese furono da' Pontefici innalzate a questa dignità. Nè
Napoli, sottoposta ancora al greco Imperio, poteva esser frastornata
dagl'Imperadori di Oriente, o da' Patriarchi di Costantinopoli a
ricevere dal Romano questo innalzamento. I Pontefici romani furon
sempre tenaci a non rilasciare la loro autorità sopra questa Chiesa,
e fortemente riprendevano i di lei Vescovi, i quali da' Patriarchi
di Oriente ricevevan l'onore d'Arcivescovi. Ma assai più in questi
tempi invigorissi la loro ragione, quando nel Ducato napoletano era
rimasa solamente un'ombra della sovranità degli Imperadori d'Oriente,
governando i Duchi con assoluto, e quasi independente imperio questo
Ducato, ridotto ora in forma di Repubblica.
Ma da qual romano Pontefice fosse stata innalzata Napoli in metropoli,
ed in qual anno, non è di tutti concorde il sentimento. Il P.
Caracciolo[129], per l'autorità di Giovanni Monaco sostiene che da
Giovanni IX intorno l'anno 904 fosse stata renduta Metropoli; ma
dal Catalogo de' Vescovi tessuto dal Chioccarelli, che giunge sino
a Niceta, il quale resse questa Chiesa dall'anno 962 sino al 1000,
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 06
  • Parts
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 01
    Total number of words is 4284
    Total number of unique words is 1428
    38.4 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 02
    Total number of words is 4383
    Total number of unique words is 1470
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 03
    Total number of words is 4395
    Total number of unique words is 1416
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 04
    Total number of words is 4375
    Total number of unique words is 1325
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 05
    Total number of words is 4357
    Total number of unique words is 1195
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 06
    Total number of words is 4398
    Total number of unique words is 1548
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 07
    Total number of words is 4376
    Total number of unique words is 1539
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    63.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 08
    Total number of words is 4284
    Total number of unique words is 1611
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 09
    Total number of words is 4325
    Total number of unique words is 1557
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    52.6 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 10
    Total number of words is 4368
    Total number of unique words is 1547
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 11
    Total number of words is 4386
    Total number of unique words is 1541
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 12
    Total number of words is 4366
    Total number of unique words is 1464
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 13
    Total number of words is 4384
    Total number of unique words is 1520
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 14
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1479
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    63.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 15
    Total number of words is 4423
    Total number of unique words is 1577
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.3 of words are in the 5000 most common words
    62.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 16
    Total number of words is 4425
    Total number of unique words is 1521
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 17
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1365
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    65.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 18
    Total number of words is 4415
    Total number of unique words is 1512
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 19
    Total number of words is 4470
    Total number of unique words is 1480
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 20
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1606
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 21
    Total number of words is 4434
    Total number of unique words is 1407
    40.4 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    65.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 22
    Total number of words is 4457
    Total number of unique words is 1476
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    56.1 of words are in the 5000 most common words
    64.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 23
    Total number of words is 4433
    Total number of unique words is 1485
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 24
    Total number of words is 4496
    Total number of unique words is 1412
    41.8 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 25
    Total number of words is 4451
    Total number of unique words is 1541
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    48.2 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 26
    Total number of words is 4405
    Total number of unique words is 1360
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 27
    Total number of words is 4410
    Total number of unique words is 1461
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    53.0 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 28
    Total number of words is 4379
    Total number of unique words is 1241
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 29
    Total number of words is 4534
    Total number of unique words is 1519
    40.5 of words are in the 2000 most common words
    56.2 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3 - 30
    Total number of words is 476
    Total number of unique words is 262
    57.9 of words are in the 2000 most common words
    70.8 of words are in the 5000 most common words
    76.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.