Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 11

Total number of words is 4564
Total number of unique words is 1581
41.7 of words are in the 2000 most common words
58.6 of words are in the 5000 most common words
68.1 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
giorni disputata; ma infine l’avanzo degli Svizzeri, la maggior parte
uccisi, non fuggitivo ma con virtù che non si crederebbe in uomini
avvezzi a fare ogni cosa per moneta, si ritrasse. Milano fu sgombro, e
Massimiliano Sforza, ceduto il castello e rinunciando allo Stato suo,
patteggiò vivere oscuro in Francia con la provvisione di settantadue
mila lire tornesi all’anno: ne’ primi d’ottobre il re Francesco entrava
in Milano.[112]
Al cominciare di questa guerra Leone era stato ambiguo e sospeso a
quale parte volgersi: avea lega col Re Cattolico, ma lo intimoriva
quel forte esercito dei Francesi e quell’ardore. Teneva inoltre col
re Francesco segrete pratiche, disegnando con armi unite conquistare
sugli Spagnoli il regno di Napoli e darne a Giuliano suo fratello la
corona. Ma perchè il Re si era mostrato risolutamente avverso a quel
partito,[113] creando Giuliano solamente duca di Nemours; teneva il
Papa in mano altre fila per fargli uno Stato di qualche importanza
di qua dal Po, mettendo insieme quelli di Parma e Modena e Ferrara,
la quale anelava torre agli Estensi. Gli conveniva da un altro lato
avere qualche rispetto alle cose di Firenze, dove l’appressarsi del
Re francese destava gli animi a nuovi pensieri, perchè all’antica
inclinazione dei Fiorentini si aggiungeva il gran capitale che avevano
in Francia sulla piazza di Lione e per le rive del Rodano: quivi gli
antichi traffici s’erano accresciuti per le molte case di fuorusciti
che mantennero in Lione allora e per lungo tempo una colonia divenuta
francese, ma sempre avversa ai Medici e speranza di quanti in Firenze
fossero amatori di libertà. Leone infine deliberato di osservare la
lega con Spagna, mandava col gonfalone e coi soldati della Chiesa
Giuliano a Piacenza, della quale aveva fatto Governatore Goro Gheri
pistoiese:[114] ma intanto Lorenzo anch’egli voleva essere qualcosa,
nè a lui bastando avere in Firenze il nome di Capitano, convenne anche
dargli soldati da condurre. Il Papa era tirato in più parti dalle
ambizioni dei suoi parenti; ma bentosto Giuliano essendo da inferma
salute costretto partirsi, lasciava il campo libero al nipote, cui
s’aggiungeva, in qualità di Commissario de’ Fiorentini, Francesco
Vettori. Doveano essi fare mostra di guerra senza venire a effetti:
chiedeva istantemente il Cardona passassero il Po, ma il Vettori
accortamente cavava Lorenzo d’impaccio negandogli il soccorso delle
genti fiorentine. Seguita la grande vittoria di Marignano, Lorenzo
mandava al Trivulzio Benedetto Buondelmonti, già essendo presso al Re
nunzio per il Papa Lodovico Canossa vescovo di Tricarico. Si venne
quindi a un trattato pel quale Parma e Piacenza erano date al Re
come facenti parte del ducato di Milano, con più altri accordi che,
ratificati dal Papa, condussero ad una amicizia tra lui e Francesco,
promettendo questi di recarsi a fare ossequio al Papa in Bologna, dove
Leone intendeva condursi a riceverlo. Pei Fiorentini al Re andavano
ambasciatori in Milano Francesco Vettori e Filippo Strozzi.[115]
Leone X, che si recava per la via di Toscana ad aspettare il re
Francesco, rimase tre giorni presso a Firenze nella villa dei
Gianfigliazzi a Marignolle, sinchè gli apparecchi nella città fossero
compiuti. Aveano all’entrare abbattuto l’antiporto perchè vi capissero
il Papa ed il seguito, nel quale erano diciotto Cardinali; per tutte le
strade archi trionfali con ornati, emblemi e figure, opere dei grandi
Artisti che aveva Firenze.[116] Leone discese nell’alloggiamento solito
dei Papi a Santa Maria Novella; poi continuava la via per Bologna.
Quivi stettero più giorni il Papa e il Re nella stessa casa, con
segni scambievoli di grande fiducia e conferendo tra loro due soli:
pensava Francesco a ripigliare i suoi diritti sul regno di Napoli;
e quanti disegni si facessero tra loro, e quanto palleggio di città
e di Stati cosicchè potessero trovarvi entrambi il conto loro, non è
possibile indovinare. Convenuti di abolire la così detta prammatica
sanzione per cui si reggeva la Chiesa di Francia, fecero accordi nei
quali il Papa e il Re avevano i guadagni loro, ma parve ingiuria a
quella Chiesa. Quando si furono dipartiti, il Re, licenziato l’esercito
e stato poco a Milano, tornò in Francia: il Papa, venuto a Firenze
pei giorni del Natale, vi dimorò qualche settimana nel Palazzo dei
Medici, ed era già in Roma nel febbraio del 1516. Pochi giorni dopo
moriva nella Badia di Fiesole senza figli Giuliano de’ Medici: era il
migliore della famiglia, di vita placida, grande spenditore, tenendo
intorno a sè uomini ingegnosi, ed ogni nuova cosa voleva provare.
Leone in quel tempo aveva già fermo nell’animo di privare del ducato
d’Urbino Francesco Maria della Rovere, al che Giuliano si opponeva
per la memoria del grazioso rifugio ch’egli ebbe in quella Corte,
dov’era il seggio d’ogni eleganza[117]. Ma in casa Medici assai poteva
l’Alfonsina degli Orsini, vedova di Piero, donna imperiosa, cui non
bastava pel figlio Lorenzo il grado tenuto da lui in Firenze. Usciva
condanna contro al Della Rovere, che lo spogliava per fellonia del
feudo d’Urbino; e il Papa ne dava a Lorenzo dei Medici l’investitura,
commettendo a lui di farne l’acquisto con le armi: il che non fu cosa
di molta fatica, e il duca Francesco Maria con la moglie e figli si
ridusse in Mantova presso al marchese Francesco suo suocero.
In Lombardia, dopo che il Re fu partito, Massimiliano imperatore
continuava quella sua guerra contro i Veneziani, ai quali prestavano
aiuto debole i Francesi. Aveva il Cardona sgombrato la Lombardia,
quando la morte di Ferdinando d’Aragona faceva re unico di tutte le
Spagne Carlo suo nipote, giovinetto che per gli anni andava col secolo
e aveva dal padre la signoria delle Fiandre. Il Cardinale Ximenes
reggeva lo Stato, e conchiuse con Francia una tregua che divenne pace,
cui aderiva a contro genio l’Imperatore. Per questa pace i Veneziani,
che prima avevano riacquistata Brescia, riebbero ai primi dell’anno
1517 anche Verona: dopo bene otto anni di guerre crudeli e di costanza,
l’antico Stato di Terraferma tornava intero alla Repubblica di Venezia,
ma guasto, misero, devastato, e mentre i commerci pigliando altre vie
mancavano a quella regina dei mari. D’allora in poi la veneta sapienza
non ebbe più altro che un solo pensiero, protrarsi la vita; e fu
grandissima sua lode averla condotta fino all’estrema decrepitezza,
dopo alla quale non è che la morte.
La pace tra’ grossi potentati che si disputavano l’Italia, lasciava
oziosi molti soldati spagnoli, guasconi, tedesche, svizzeri, italiani,
soliti a vivere della guerra. Vi erano poi gentiluomini delle più
illustri famiglie italiane, i quali faceano loro mestiere le armi,
seguendo chi l’uno chi l’altro principe; condottieri che differivano
dagli antichi, perchè non avevano compagnia stabile di soldati che gli
seguitasse: di essi taluni s’erano acquistata insigne fama di capitani.
Tra questi era in Mantova Federigo da Bozzolo, di Casa Gonzaga, il
quale diede animo a Francesco Maria Della Rovere di ricuperare lo Stato
d’Urbino: entrambi fecero aggradire cotesto disegno a Odetto di Foix,
signore di Lautrech, preposto allora dal re Francesco al governo di
Milano. A lui pareva che fosse bene indebolire le forze del Papa, il
quale tenendo tanto grande Stato e posto nel cuore d’Italia in mezzo
tra i Francesi e gli Spagnoli, poteva, se l’occasione gliene venisse,
intendere l’animo a cose maggiori: avea mostrato poco rispetto al Re
col negare al Duca di Ferrara la restituzione di Modena e Reggio, e
fare contro alle istanze sue l’impresa d’Urbino. Per queste ragioni
Lautrech diede mano a Francesco Maria ed a Federigo, i quali con grande
numero di quei soldati d’ogni nazione invasero la Romagna, e quindi
entrati su quello d’Urbino, recuperarono facilmente lo Stato intero
pel grande amore che aveano quei popoli alla casa Montefeltra, solita
reggerli con mansuetudine. Leone a quell’improvviso assalto richiese
d’aiuto i Re che si erano a lui collegati, e si mostrarono molto
freddi; assoldò i migliori di quei Capitani, Renzo da Ceri, Vitello
Vitelli, Guido Rangone, parte in nome suo, parte dei Fiorentini,
obbligando a seguitarlo Gian Paolo Baglioni per la dipendenza che avea
dalla Chiesa; ma le paghe non si facevano perchè il danaro andava
profuso dal Papa e dai suoi. Lorenzo dei Medici guidava l’impresa,
poco ubbidito dai Capitani, i quali cercavano tirarla in lungo, perchè
dallo stare sull’armi ottenevano oltre ai guadagni anche reputazione.
Vi furono scontri e assalti vari di castelli; in uno dei quali Lorenzo
ferito gravemente nella testa, dovette lasciare il campo e farsi curare
in Ancona: invece sua era mandato dal Papa il Cardinale Bibbiena,
ingegno pronto a ogni cosa, ma di guerra non s’intendeva. Dopo alcune
settimane Lorenzo venuto a Firenze dove lo dicevano già morto, ritornò
al campo: Francesco Maria, rinvigorito d’altri soldati che per non
essere pagati lasciarono il Papa, gli conduceva per le città della
Marca, dalle quali aveva danari in via di riscatto. Entrato nell’Umbria
e avendo trovato a lui connivente Gian Paolo Baglioni, assaltò Anghiari
nella Toscana, e avrebbe condotte le cose del Papa a mal partito, se
avesse avuto soldati che da lui veramente dipendessero. I due Re uniti
per la difesa di Leone, avevano entrambi sospetto di lui, e l’uno
dell’altro gelosia grandissima, ond’è che cercarono finire la guerra.
Dalle due parti erano Spagnoli, i quali Francesco Maria temette non
s’accordassero a tradirlo: costretto pertanto abbandonò al Medici
il ducato, avendo ottenuto con l’interposta dei due Re portare seco
le artiglierie e tutte le robe sue, e nominatamente la Libreria che
Federigo da Montefeltro suo avolo aveva raccolta in Urbino. Quella
guerra continuata per otto mesi aveva costato al Papa ottocentomila
ducati d’oro, pagati la maggior parte dai Fiorentini, ai quali più
tardi Leone cedeva in via di compenso la Fortezza di San Leo col
Montefeltro e il Piviere di Sestino.[118]
In quella pace tra’ Principi cristiani, e poichè vana riusciva ogni
pratica di fare lega contro al Turco, due cose cercava Leone ogni
volta che l’occasione gli se ne offrisse; domare l’avanzo degli
antichi feudatari della Chiesa, ed in Toscana fondare alla Casa dei
Medici un principato. Nei primi tempi che fu Papa, col minacciare di
guerra i Lucchesi ottenne restituissero ai Fiorentini Pietrasanta.
Volendo inoltre assicurarsi di Siena, cacciava con le armi Borghese
Petrucci figlio di Pandolfo che la teneva come in signoria, facendo
lo Stato passare in un altro di quella famiglia discaro ai Senesi,
ma che era tutto sua creatura. Del che pigliò tanta indignazione il
cardinale Alfonso Petrucci fratello di Borghese, che minacciava con
parole furiose la vita stessa del Papa, fino a dire che lo avrebbe un
giorno ucciso di sua mano in mezzo del Concistoro. Essendosi inoltre
offerto a Leone di fare venire da Firenze certo famoso chirurgo perchè
lo curasse di una fistola che lo molestava, fu detto avesse pagato il
chirurgo che lo avvelenasse. Temendo il Petrucci quindi per sè stesso,
fuggiva di Roma; dove tornato poi con salvocondotto, e imprigionato
e sottoposto ad un processo, moriva in carcere: altro cardinale
Bandinello Sauli, amico d’Alfonso, e condannato come lui, ebbe poi
grazia della vita. Raffaello Riario, dei più vecchi nel Cardinalato, e
soprattutti magnifico, il quale confessò avere conosciuti i propositi
del Petrucci, fu privato del grado, che riebbe quindi per danaro, ma
senza voce nel Concistoro: per somigliante motivo Adriano da Corneto
fuggiva, e nulla di poi se ne seppe: il Cardinale Soderini si ricovrò
fuori dello Stato della Chiesa: furono in Siena squartati alcuni minori
complici.[119] Dopo ciò il Papa fece un atto di molta risolutezza,
il quale può dirsi venisse a mutare sostanzialmente le condizioni
del Sacro Collegio; facea promozione di trentun Cardinali, contro
all’usanza, tutti in un solo giorno. Prima il Collegio era di pochi e a
lui poco amici, ma ora il molto numero abbassava la soverchia potenza
d’alcuni. Tra’ nuovi eletti erano uomini di qualità varie; insieme ai
parenti del Papa e agli amici, v’erano ecclesiastici dei più autorevoli
per bontà e dottrina, e alcuni nobili delle antiche famiglie romane
lasciate in disparte quando erano più temute: raccolse il Papa dai
promossi, com’era consueto, forte somma di danaro. Frattanto, e finchè
gli bastò la vita, seguiva Leone gli antichi disegni di Giulio e suoi
contro al Duca di Ferrara, cercando in più modi torgli lo Stato. Contro
a Gian Paolo Baglioni aveva più accuse in pronto: lo chiamò in Roma
a purgarsene con gran promessa di sicurezza; ma fattolo chiudere in
Castel Sant’Angelo, e ricercati per via di processo i molti e grandi
peccati che aveva, gli fece mozzare il capo: d’allora in poi Perugia
fu sottoposta al Governo immediato della Chiesa. La sorte medesima, o
poco dissimile, avvenne ad altri tirannucci; e quindi il seme di questi
spegnevasi in tutta l’Umbria e nelle Marche.[120] Il duca Lorenzo dei
Medici teneva lo Stato in Firenze.[121] Dal re Francesco ebbe in moglie
una fanciulla di sangue congiunto al sangue reale, Maddalena dei Conti
di Boulogne e dell’Alvergna: si celebrarono con gran pompa le nozze
in Parigi, dove Lorenzo tenne a battesimo un figlio del Re. Tornato
in patria, fra tante grandezze mutava contegno: viveva da principe,
aveva una corte, non soffriva l’eguaglianza cittadina, male si appagava
di quella mezzana signoria; si consigliava con Filippo Strozzi suo
cognato e con Francesco Vettori, uomini più da corte che da repubblica.
Ma vietava il Papa a lui di scuoprirsi, e di quel vivere gli faceva
colpa: Goro Gheri, segretario del Duca ed uomo di grande maneggio,
molto intendente delle faccende, tutto devoto a Casa Medici, dipendeva
dal Papa e dai suoi più autorevoli consiglieri, tenendo carteggio con
essi continuo.[122] Imposto al Duca dalla volontà del Papa, gli era
necessario quando i piaceri e quindi la malattia lo distraevano dal
governo. Ma intanto in Firenze mutavano i costumi, andavano i giovani
a quella parte dove era vita più gaia e più sciolta; molti disdegnando
gli antichi cappucci, portavano barbe alla francese, divenuti
gentiluomini della Corte, o lancie spezzate. Piacevasi il Duca di avere
attorno soldati, massime poi quando la presenza in Italia dei Francesi
temeva potesse ridestare le speranze dei molti ch’erano a lui contrari.
In quel tempo il Papa e Giulio cardinale, non si tenendo ben fermi
nella città, domandavano pareri intorno al modo che fosse migliore a
governarla: ne abbiamo a stampa uno di Francesco Guicciardini, dove
lodando il confidarsi a uno Stato largo, descriveva i modi che fossero
atti a tenerlo stretto in mano di pochi.[123] Ma bentosto, per vecchi
morbi e continui vizi, Lorenzo infermava; divenuto d’altiero salvatico,
non tollerava compagnia d’altri che del cognato Filippo Strozzi e di
un buffone che gli era conforto nelle ultime ore. Si moriva egli a’ 4
maggio 1519; e sei giorni prima era morta la moglie sua, dopo avere
partorito una figliola di nome Caterina che fu poi famosa regina
di Francia:[124] — con lui si spense la stirpe maschile del vecchio
Cosimo e di Lorenzo. Il Cardinale, venuto da Roma, pigliava lo Stato
in mano sua, ma con modi tutti differenti: nel Palazzo dei Medici era
un fare più semplice, una compagnia più grave, ai Magistrati mostrava
riverenza; fece andare per tratte non pochi uffici ch’era invalso
creare a mano e ad arbitrio. Quando il cardinal Giulio de’ Medici stava
in Roma, sia per l’ufizio della Vicecancelleria, o perchè il Papa si
era avvezzo averlo vicino, reggeva invece di lui lo Stato il cardinale
Silvio Passerini di Cortona.[125]
In questi tempi era una grande contesa in Europa. Vacato l’Impero per
la morte di Massimiliano nei primi giorni dell’anno 1519, facevano
forza per esservi eletti Carlo di Spagna e Francesco I, giovani
entrambi e potentissimi; quello dei due che fosse asceso all’Impero,
avrebbe grandezza da molti secoli non mai veduta. La scelta era in
mano dei sette Elettori, i quali mettevano i voti loro a caro prezzo;
nel che avea posta la sua speranza il Re francese, che intanto si era
con le armi accostato al luogo della elezione. Ma gli era contraria
nella opinione degli Alemanni quella stessa contiguità tra le due
nazioni, cagione di guerre tra Francia e Germania; gli Spagnoli erano
più lontani, e Carlo Arciduca, tedesco di nascita e di famiglia, era
destinato dall’avo ad essergli successore per mezzo di pratiche aperte
già prima da Massimiliano; tantochè al giorno della elezione facendo
concorso con le armi i principi e le città libere, ai 28 giugno il
nuovo eletto Imperatore pigliava nome di Carlo Quinto.
È ragionevole figurarsi che a Leone riuscisse molesto che tanta
grandezza di Carlo venisse a rompere quella bilancia la quale s’era
egli creduto tenere in Italia tra’ due Re stranieri. Aveva favorito
con modi palesi l’elezione di Francesco, non che molto si credesse o
che bramasse di farla riuscire, ma perchè essendo la parte più debole,
sperava, cercando che l’una con l’altra si pareggiassero, fare che la
scelta venisse a cadere, com’era da molti bramato, su qualche piccolo
principe d’Allemagna. Fallito il disegno, e poichè da tutti già si
vedeva tra’ due gran rivali inevitabile una guerra, Leone mostrava
tuttavia sempre di tenere la parte medesima; offriva però d’entrare
in lega co’ Francesi, qualora ottenesse la restituzione di Parma e
Piacenza e l’abbandono del Duca di Ferrara, che il Re teneva come
suo protetto. Tra queste pratiche si consumò l’anno 1520, in fine del
quale e quando la guerra già era imminente, Leone fermava in Roma un
Trattato, dov’era espressa con altri patti una promessa di aiutare
con le armi Francesco alla recuperazione di Napoli. Andava cotesto
Trattato in Francia per la ratificazione, che il Re indugiava temendo
che sotto vi fosse un inganno, e che una volta che egli fosse con le
armi sue nel fondo d’Italia, le forze del Papa se gli voltassero contro
d’intesa con Carlo. Dopo di che tosto Leone rompendo con Francia ogni
pratica, stringeva con Cesare solenne Lega, cui seguitarono pronti
gli effetti. Era stipulato che fosse tra loro confederazione a difesa
comune ed eziandio della Casa Medici e dei Fiorentini; s’obbligassero
insieme con le armi alla recuperazione del ducato di Milano, il quale
acquistandosi, ne fosse messo in possessione Francesco Maria, figlio
superstite di Lodovico Sforza; Piacenza e Parma tornassero sotto al
dominio della Chiesa, Carlo promettendo dare al Pontefice, oltre ciò,
aiuti contro al Duca di Ferrara. In questa Lega, dove ogni cosa era per
il Papa, non dimenticava questi nemmeno i suoi congiunti; e il Cardinal
Giulio ebbe una pensione di diecimila ducati sull’arcivescovado di
Toledo, e uno stato di eguale entrata nel reame di Napoli fu dato a un
fanciullo di nome Alessandro, bastardo lasciato dal Duca Lorenzo.
Fuori anche di questi vantaggi privati, più altre ragioni doveano
tirare l’animo del Papa. E prima di tutte quella grandissima di cercare
che l’Imperatore pigliasse in Germania con mano potente la difesa
della Chiesa, contro alla quale Martino Lutero già si era ribellato
scopertamente, avendo seco alcuni Principi e non poco favore nei
popoli. Ma quanto spetta poi alle cose d’Italia, è da pensare che i
Francesi da venticinque anni con le invasioni frequenti n’erano il
terrore, che degli Spagnoli più cauti e più lenti meno si temeva: che
la possessione del regno di Napoli in mano di Principi che dimoravano
in Ispagna andava quieta e umiliava poco gli Italiani, avvezzi da un
secolo a vedere su quel trono re Aragonesi, ch’erano stati cagione
all’Italia di continui turbamenti. Pensava il Papa come le possessioni
di questo Carlo, in tanti luoghi sparse, dovevano essergli di tanto
più difficili a tenere; laddove le forze compatte di Francia, e il non
mancare a quei Re il danaro e il genio guerriero di quella nazione,
portavano a noi vicino pericolo, se mano valida non le contenesse. Per
ultimo, un Papa di Casa Medici non poteva sentire in sè amore verso
i Francesi che erano amati da’ popolani fiorentini e da essi invocati
come propugnatori di libertà. Per queste ragioni crederono allora molti
che il volersi collegare con Francia non fosse per il Papa altro che
una mostra, e che egli covasse nel fondo dell’animo il pensiero più
gradito d’unirsi invece all’Imperatore.
Abbiamo una Lega o Confederazione segretissima tra’l Papa e Carlo
re in Ispagna: è del 17 gennaio 1519, sei giorni dopo alla morte di
Massimiliano. Già era un pezzo che i politici dei grandi Stati si
preparavano alle conseguenze di questa morte, tra le quali era massima
quella della creazione d’un nuovo Cesare: Leone aveva intorno a sè
uomini devoti a Spagna e volentieri gli ascoltava. Di qui la Lega,
che era tutta personale, da durare quanto la vita d’entrambi: dovea
rimanere segreta e avere per documento due soli esemplari da scambiarsi
tra’ due Principi che la giuravano; e il Papa nella sottoscrizione
promette osservarla _verbo romani pontificis_. Non poteva essere
infermata per qualsiasi altro trattato; doveva estendersi allo Stato
d’Urbino e a quello della Repubblica di Firenze, che nelle presenti
sue condizioni formava come una cosa sola insieme ai dominii della
Sedia pontificale. Carlo nominava come alleati suoi gli Elettori del
sacro romano Impero: ne sembra qui stare da parte di Carlo tutto il
motivo di quel Trattato, dove Leone con l’accettare per alleati quei
sette Principi faceva come se gli esortasse a eleggere Carlo dopo la
morte di Massimiliano. Aveva il Papa dal canto suo buone ragioni di
procacciarsi l’aiuto di Spagna, ma di ciò fare celatamente, perchè
una Confederazione vigeva tra lui e il re Francesco, e in Firenze
era una principessa di sangue francese, moglie di Lorenzo dei Medici.
Questi però travagliato da non curabile malattia, sapeva il Papa che
morrebbe presto, e dubitava se la prole già concetta di quel matrimonio
nascerebbe sana; così il legame di parentela col Re francese verrebbe
a sciogliersi. Era usuale cosa, non appena formata una Lega, cercarne
un’altra con la contraria parte; ma qui si voleva tenere il segreto
con ogni cautela, tantochè di questo Trattato non ebbero notizia gli
storici, ed uscì a stampa solo nei giorni nostri.[126]
Ma dai successi di quella guerra che non appena dichiarata fu mossa nel
giugno del 1521, sperava Leone grandi e (come allora taluni crederono)
arcane cose. Il Ceremoniere pontificio Paride de’ Grassi racconta nei
suoi Diari, che in Roma si diceva esservi altra secreta intelligenza,
per la quale Francesco Maria Sforza cederebbe a Giulio de’ Medici il
ducato di Milano, e questi a lui darebbe in compenso il cardinalato
e la cancelleria e i benefizi che allora godeva per l’entrata di
cinquanta mila ducati.[127] Ma checchessia di queste cose, certo è
che il Papa faceva la guerra a spese sue per la maggior parte: aveva
seicento uomini d’arme suoi e dei Fiorentini, ed altrettanti ne avea
recati da Napoli con duemila fanti il Marchese di Pescara; v’erano
duemila fanti Spagnoli, quattromila Italiani ed altrettanti Tedeschi e
Grigioni, soldati a spese comuni: duemila Svizzeri rimanevano al Papa
dei seimila che aveva pagati, e che ora cercava di recuperare. Tenevano
pratiche in Lombardia con Girolamo Morone, per sollevarla contro ai
Francesi; e Girolamo Adorno avea tentato, ma inutilmente, mettere in
Genova gli Spagnoli. Di qua dal Po erano i Francesi venuti innanzi
fino alle porte di Reggio, donde furono respinti, essendo in quella
città Governatore Francesco Guicciardini; quindi l’esercito della Lega,
già insieme raccolto, andò alla sua volta sino al fiume della Lenza,
per indi porre l’assedio a Parma. Il quale però andando in lungo,
deliberava Prospero Colonna, che aveva il governo di tutta la guerra,
portare questa senza indugio di là dal Po; che fu consiglio d’Antonio
da Leyva spagnolo, il quale di piccola condizione asceso nelle guerre
d’Italia per tutti i gradi della milizia, divenne famoso e ai nostri
danni ferocissimo capitano.
Varcato il Po a Casalmaggiore, andava pertanto l’esercito della Lega
direttamente alla volta di Milano. Al buono effetto di quella guerra
molto importava sollecitare la venuta di quelli Svizzeri che il
Cardinale Sedunense conduceva, ed ai quali era andato incontro Antonio
Pucci vescovo di Pistoia con gli altri Svizzeri che già erano ai soldi
del Papa. Si opposero a quella congiunzione debolmente i Veneziani,
e con peggior sorte il duca Alfonso di Ferrara, ch’erano in lega col
re Francesco. Aveva il Papa fatto Capitano di tutto l’esercito il
Marchese di Mantova, e Commissario generale Francesco Guicciardini
con molto ampia autorità; quindi, per emulazioni sopravvenute tra
’l Colonna ed il Pescara, mandava Legato il Cardinale Giulio, che si
partiva da Firenze a questo effetto. Così l’esercito si condusse con
forze congiunte al fiume dell’Adda, sul quale Lautrech avea concentrato
il maggior nerbo della sua difesa; ma vinsero l’impeto e l’arte degli
Spagnoli che si condussero al di là dal fiume, essendo in quel giorno
apparso mirabile agli occhi di tutti il valore di Giovanni dei Medici,
il quale sopra un cavallo turco nuotando per la profondità dell’acqua
passò all’altra ripa: un altro Giovanni, a noi già noto, lo ebbe
in Forlì da quell’animosa donna che fu Caterina figlia di Francesco
Sforza; non aveva compiuti per anche ventitrè anni, e già in più altri
fatti minori si era mostrato fra tutti ardito e felicissimo capitano.
Ma questa passata dell’Adda gettava grandissimo scoramento negli animi
dei Francesi e soprattutto di Lautrech, il quale tosto fuggitosi di
Milano, lasciava quella città in mano dei vincitori. In pochi giorni
ebbero questi altre città della Lombardia; Parma e Piacenza ritornavano
sotto al dominio della Chiesa.[128]
In Roma si succedevano gli avvisi di tante vittorie, nella felicità
delle quali il Papa si era recato a diporto alla villa della Magliana.
Ordinava rendimenti pubblici di grazie, e aveva intimato per un giorno
prossimo il Concistoro dei Cardinali, cui si proponeva comunicare
tutto il fatto. A questo fine tornò in Roma: e qui Paride de Grassi
racconta, aver egli chiesto al Papa se da quei fatti alcun beneficio
verrebbe alla Chiesa, la quale altrimenti non usava rendere pubbliche
grazie per le vittorie che un Principe cristiano avesse ai danni d’un
altro. Il Papa rispose festivo e ridente, che grandi ve n’era; per
il che, e per la somma letizia di quelli eventi mostrata con segni
affatto insoliti, si confermò il Grassi in quel suo supposto circa la
cessione del Ducato. Discorrevano tra loro le cose da fare, quando
il Papa avendogli detto che voleva riposare qualche ora solo, fu
côlto la sera da una piccola febbre che da principio compariva cosa
da nulla. Passarono due giorni, dopo i quali a un tratto la mattina
del primo dicembre si seppe che il Papa stava male, e poco dopo, che
il Papa era morto. Leone moriva nelle esultanze della vittoria e per
gli svaghi d’una villeggiatura. Fu detto, secondo il solito, essere
egli morto di veleno a lui fatto apprestare dal re Francesco per mezzo
d’un Barnabò Malaspina coppiere del Papa; ma costui preso, bentosto fu
liberato senza che nulla si scuoprisse. Espone il nostro Ceremoniere
gli argomenti del veleno, dei quali sembra egli però dubitare,[129]
intantochè gli Storici più insigni senz’altro corrono all’affermazione:
cotali accuse, troppo allora facilmente credute e spacciate sul conto
degli altri, ricadevano sopra di noi.


CAPITOLO VI.
FIRENZE SOTTO IL GOVERNO DEL CARDINALE GIULIO DE’ MEDICI, POI CLEMENTE
VII. — BATTAGLIA DI PAVIA. — SACCO DI ROMA. [AN. 1521-1527.]

La morte del Papa rompeva la Lega, nè più si vedeva a quali comandi
ubbidissero le armi della Chiesa. I Cardinali Medici e di Sion in poste
andavano al Conclave, lasciando l’esercito; il che bastò perchè il
Colonna ed il Pescara, che a stento pagavano i loro Spagnoli, fossero
costretti a licenziare i fanti tedeschi e il maggior numero degli
Svizzeri. Le quali cose rialzando gli animi di tutti gli oppressi, dal
morto Pontefice, Francesco Maria col solo mostrarsi recuperava lo Stato
di Urbino e Pesaro ed il Montefeltro; racquistava più tardi San Leo,
essendo rimasto alla Repubblica di Firenze il vicariato di Sestino.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 12
  • Parts
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 01
    Total number of words is 3899
    Total number of unique words is 1320
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    57.8 of words are in the 5000 most common words
    67.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 02
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1666
    41.8 of words are in the 2000 most common words
    58.2 of words are in the 5000 most common words
    66.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 03
    Total number of words is 4581
    Total number of unique words is 1701
    41.0 of words are in the 2000 most common words
    57.3 of words are in the 5000 most common words
    65.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 04
    Total number of words is 4577
    Total number of unique words is 1655
    40.6 of words are in the 2000 most common words
    56.9 of words are in the 5000 most common words
    65.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 05
    Total number of words is 4638
    Total number of unique words is 1637
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    54.6 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 06
    Total number of words is 4624
    Total number of unique words is 1639
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    59.0 of words are in the 5000 most common words
    67.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 07
    Total number of words is 4558
    Total number of unique words is 1589
    42.1 of words are in the 2000 most common words
    58.0 of words are in the 5000 most common words
    65.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 08
    Total number of words is 4573
    Total number of unique words is 1588
    43.8 of words are in the 2000 most common words
    61.6 of words are in the 5000 most common words
    70.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 09
    Total number of words is 4563
    Total number of unique words is 1606
    42.9 of words are in the 2000 most common words
    60.5 of words are in the 5000 most common words
    69.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 10
    Total number of words is 4551
    Total number of unique words is 1694
    40.3 of words are in the 2000 most common words
    57.1 of words are in the 5000 most common words
    64.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 11
    Total number of words is 4564
    Total number of unique words is 1581
    41.7 of words are in the 2000 most common words
    58.6 of words are in the 5000 most common words
    68.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 12
    Total number of words is 4614
    Total number of unique words is 1636
    42.1 of words are in the 2000 most common words
    58.7 of words are in the 5000 most common words
    67.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 13
    Total number of words is 4610
    Total number of unique words is 1616
    40.9 of words are in the 2000 most common words
    58.9 of words are in the 5000 most common words
    67.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 14
    Total number of words is 4716
    Total number of unique words is 1629
    42.0 of words are in the 2000 most common words
    57.5 of words are in the 5000 most common words
    64.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 15
    Total number of words is 4617
    Total number of unique words is 1722
    39.2 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    63.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 16
    Total number of words is 4645
    Total number of unique words is 1604
    43.6 of words are in the 2000 most common words
    59.5 of words are in the 5000 most common words
    67.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 17
    Total number of words is 4562
    Total number of unique words is 1578
    43.5 of words are in the 2000 most common words
    61.6 of words are in the 5000 most common words
    70.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 18
    Total number of words is 4565
    Total number of unique words is 1674
    40.1 of words are in the 2000 most common words
    55.5 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 19
    Total number of words is 4606
    Total number of unique words is 1628
    42.4 of words are in the 2000 most common words
    59.3 of words are in the 5000 most common words
    68.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 20
    Total number of words is 4572
    Total number of unique words is 1597
    42.6 of words are in the 2000 most common words
    59.1 of words are in the 5000 most common words
    66.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 21
    Total number of words is 4630
    Total number of unique words is 1544
    42.2 of words are in the 2000 most common words
    58.6 of words are in the 5000 most common words
    68.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 22
    Total number of words is 4596
    Total number of unique words is 1589
    42.4 of words are in the 2000 most common words
    60.2 of words are in the 5000 most common words
    67.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 23
    Total number of words is 4635
    Total number of unique words is 1657
    42.5 of words are in the 2000 most common words
    58.8 of words are in the 5000 most common words
    66.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 24
    Total number of words is 4428
    Total number of unique words is 1636
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 25
    Total number of words is 3958
    Total number of unique words is 1687
    21.0 of words are in the 2000 most common words
    26.7 of words are in the 5000 most common words
    31.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 26
    Total number of words is 4297
    Total number of unique words is 1164
    38.4 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    54.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 27
    Total number of words is 4300
    Total number of unique words is 1587
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    46.7 of words are in the 5000 most common words
    52.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 28
    Total number of words is 3730
    Total number of unique words is 1377
    30.3 of words are in the 2000 most common words
    45.4 of words are in the 5000 most common words
    52.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 29
    Total number of words is 3591
    Total number of unique words is 1178
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 30
    Total number of words is 3600
    Total number of unique words is 1112
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    53.0 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 31
    Total number of words is 3710
    Total number of unique words is 1211
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 32
    Total number of words is 3819
    Total number of unique words is 1184
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    64.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 33
    Total number of words is 3697
    Total number of unique words is 1147
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 34
    Total number of words is 3816
    Total number of unique words is 1140
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 35
    Total number of words is 3867
    Total number of unique words is 1158
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 36
    Total number of words is 3833
    Total number of unique words is 1237
    40.9 of words are in the 2000 most common words
    55.6 of words are in the 5000 most common words
    64.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 37
    Total number of words is 3836
    Total number of unique words is 1232
    45.9 of words are in the 2000 most common words
    60.9 of words are in the 5000 most common words
    67.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia della Repubblica di Firenze v. 3/3 - 38
    Total number of words is 1927
    Total number of unique words is 1016
    33.6 of words are in the 2000 most common words
    42.7 of words are in the 5000 most common words
    46.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.