La vita militare: bozzetti - 27

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di galoppo qua e là; poi, a poco a poco, le schiere ristringersi,
ricomporsi e continuare il cammino.--Bravo! io gli gridai.--A un
altro.--Pigliò un'altra volta la mira e un'altra volta colse nel segno.
Il vecchio battè la palma della mano sul letto.
--Colse perfettamente nel segno; la colonna si scompigliò più di
prima; di nuovo gli uffiziali le corsero intorno, e di nuovo essa si
ricompose; ma si soffermò. Nello stesso punto si videro apparire di
lontano quattro cannoni, giungere di gran trotto sulla linea delle
colonne, due di essi collocarsi fra quella del centro e quella di
sinistra, gli altri due tra quella di destra e quella del centro, e
cominciare a tirare contro di noi.--Coraggio! io gridai rivolgendomi
ai miei soldati; questa è una buona occasione per far vedere
chi siamo.--Cominciammo a tirare contro i cannoni del nemico. Le
colonne retrocessero d'un buon tratto. Quella del mezzo si avvicinò
ad una piccola casa, e parve che v'entrasse una buona parte dei
soldati.--Sergente!--gridai a vostro figlio; mettetemi una palla in
quella casa.--Sissignore! sempre con quel suo accento fermo e risoluto.
In quel punto passò di galoppo dietro di noi un colonnello di stato
maggiore, sentì le mie parole, si fermò e voltosi verso il cannone di
destra disse forte:--Vediamo.--Fuoco! comandò quasi nello stesso tempo
quel bravo giovane, e dal tetto della casa vedemmo levarsi in alto e
piombare in mezzo alla colonna assi, tegole e travi, e una frotta di
soldati precipitarsi fuori e sparpagliarsi in tutte le direzioni.
Il padre stropicciava con tutt'e due le mani la coperta del letto come
se fosse preso da un accesso nervoso.
--Bravissimo!--esclamò il colonnello, e s'allontanò di carriera.
Ma i cannoni austriaci tiravano a meraviglia. Le palle venivano
a cadere a otto, a dieci passi intorno a noi e si conficcavano
profondamente nei solchi, sollevando dei nuvoli di terra e di sassi
che tratto tratto avvolgevano cannoni e cannonieri e li nascondevano
intieramente ai miei occhi. Scomparso il nuvolo, si vedeva sempre il
vostro bravo figliuolo cavarsi sorridendo la terra d'in fra il collo
e la cravatta, tranquillo, impassibile, come se per lui non ci fosse
alcun pericolo.... Ma fummo sfortunati. Una palla cadde in mezzo alla
compagnia di fanteria che ci stava di scorta alle spalle e uccise
tre soldati. Dopo un momento uno dei nostri cavalli fu ucciso e due
altri caddero gravemente feriti. Questo però fu il minor male.... Non
eran trascorsi due minuti, quando s'udì uno schianto terribile e un
altissimo grido; una palla avea spezzato la ruota d'un cannone e stesi
a terra, sformati, due cannonieri.... Non era il cannone di vostro
figlio.
Il vecchio respirò come se gli restasse speranza che suo figlio vivesse.
--A quella vista, mi ricordo che vostro figlio si diede un gran colpo
della mano sulla fronte e mise un grido di dolore. Non eravamo però
ancora ridotti in condizione disperata; avremmo potuto star fermi
al nostro posto ancora per un pezzo; ma due nuovi cannoni nemici
si vennero ad aggiungere ai primi quattro; le colonne austriache
ricominciarono ad avanzarsi; noi non potevamo restar più a lungo in
quel punto. Improvvisamente sentimmo dietro di noi un rumore confuso
di passi, di voci e di armi, e vedemmo due battaglioni schierarsi in
fretta sulla cresta della collina nell'attitudine di respingere un
attacco. Fra la cresta e noi, il terreno, come dissi, s'avvallava;
perciò alla fanteria non conveniva di avanzarsi fin sulla nostra
linea; toccò a noi a retrocedere. La colonna del mezzo veniva innanzi
molto rapidamente. Aspettai che giungesse a tiro e comandai:--Tiro a
mitraglia!--Al comando di «fuoco» si udì come uno scoppio di tuono
accompagnato da un sibilo orrendo, si sollevò un gran nuvolo di polvere
che ci nascose la colonna, e poi subito scomparve, e vedemmo nelle
file dei nemici uno sgomento, una rotta, uno scompiglio d'inferno.
Ma era tardi. I nemici, così com'erano sparpagliati e confusi,
continuarono audacemente a salire; non c'era tempo da perdere,
bisognava salvare i cannoni. I cavalli non bastavano:--A braccia!
io gridai; indietro!--Trenta braccia vigorose afferrarono subito le
ruote, gli orecchioni, le bocche, e cominciarono a spingere indietro
i cannoni. Al cannone di destra mancava un artigliere; Vostro figlio
ne fece le veci; afferrò egli stesso la ruota di sinistra.--Coraggio!
gridava: forza! forza!--Ma il tratto di terreno che dovea percorrere
il suo pezzo era smosso; le ruote affondavano; lo sforzo che si dovea
fare per ismoverle era tremendo; quei cinque bravi soldati facean la
forza di venti; si vedevano i muscoli di quelle mani e di quei colli
rilevarsi e tremare che pareva volessero lacerare la pelle; eran
color di fuoco, grondanti sudore, trasfigurati. Coraggio! dicevano i
soldati e gli uffiziali d'in sulla vetta del colle. E gli artiglieri,
sbuffando, gemendo, raddoppiavano gli sforzi. Già ci sentivamo alle
spalle il passo pesante della colonna nemica e le voci animatrici degli
uffiziali; una catena di cacciatori spinta innanzi dalla colonna nemica
di sinistra ci tempestava di palle, eravamo quasi sulla vetta.... In
quel punto egli fu ferito!
--Dove? dove ferito?--domandò ansiosamente il povero vecchio come se
sentisse per la prima volta quella notizia.
--....Alla gamba.
--Oh! E in che punto?
--....Qui,--rispose il capitano indicando alla sfuggita il polpaccio
della gamba destra.--Appena ferito, si voltò un istante a guardar la
gamba e gridò: nulla! nulla! animo, forza; e seguitò a spingere la
ruota.
--Bravo!--interruppe con voce ferma e sonora il malato.
--Oh sì! bravo davvero; e in fatti i soldati ch'eran là presso gli
gridarono: Bravo! I cinque valorosi fecero un ultimo sforzo, spinsero
il cannone fin sulla vetta e mandando un altissimo grido: È salvo!
caddero spossati a terra. Si rialzarono però subito....
--Ma non si rialzarono tutti!--esclamò il vecchio coprendosi il volto
colle mani;--oh lo sapevo!
--....Era stato ferito in un fianco.
Seguì un momento di silenzio.
--Appena i cannoni ebbero oltrepassata la vetta, i due battaglioni
di fanteria ruppero in un fittissimo fuoco di fila sulla colonna
assalitrice. Il cannone di destra fu trascinato innanzi per altri
trenta passi. Mentre lo trascinavano (a questo punto il capitano si
levò in piedi), il vostro bravo figliuolo, steso in terra, premendo una
mano contro la ferita, gridò ancora due o tre volte: Forza! forza! Poi
gli mancò la voce, fece ancora un cenno colla mano....
--Oh capitano!--gridò il vecchio con voce di pianto.
--Sentite.... Appena i nostri cannoni furono fermi, ci arrivarono i
cavalli di alcuni altri pezzi caduti in mano del nemico; ordinai che li
attaccassero subito. Il luogotenente, sceso da cavallo, badava a far
eseguire i miei ordini, stando fermo davanti al pezzo di destra, colle
spalle volte dalla parte del nemico; i cavalli erano già attaccati;
egli era sul punto di volgersi a me per dirmi: siamo pronti. Quando
tutto ad un tratto si sente stringere un ginocchio di dietro, si volta
e vede....
Il vecchio balzò a sedere sul letto e afferrò gagliardamente la destra
del capitano domandandogli con un grido:--Chi?
--Vostro figlio.
--Dio!
--Vostro figlio, che estenuato, moribondo, s'era trascinato carponi sin
là per dare l'ultimo addio al suo cannone, ai suoi compagni....
--Capitano!
--Tutti i cannonieri gli si fecero attorno: due di essi lo presero
sotto le ascelle e lo sollevarono in ginocchio. Agitava tutte e due
le braccia, e apriva e chiudeva la bocca guardando il luogotenente
come se volesse dirgli qualche cosa.--Che cosa vuoi, bravo
soldato?--il luogotenente gli domandò con una voce piena di affetto
e di slancio,--che cosa vuoi?--Allora egli alzò le braccia e giunse
le mani come per far l'atto di abbracciare. Il luogotenente ebbe una
buona idea, battè la mano sulla bocca del cannone e poi gli domandò:
Questo?--Sì! sì! sì! parve ch'egli volesse dire scotendo la testa e
dando segno d'una vivissima gioia. I due soldati lo alzarono fino al
cannone, egli lo ricinse colle braccia, vi si serrò sopra col petto,
mandò un grido e.... morì.
Il padre che fino allora era stato a sentirlo con una commozione sempre
crescente, stringendogli convulsamente ora la mano, ora la sciabola,
ora le falde della tunica, e palpandogli le spalle e le braccia come
avrebbe fatto un cieco per riconoscerlo, a quell'ultime parole ruppe
in un singhiozzo violento che avea insieme del riso e del pianto; i
suoi occhi s'infiammarono e tutto il suo volto s'illuminò d'una gioia
superba.
--....La vista di quella morte da eroe--proseguì con accento
appassionato il capitano--ci rapì d'entusiasmo. Il luogotenente afferrò
con tutt'e due le mani la testa di vostro figlio, e fissandogli gli
occhi negli occhi come s'egli fosse ancora vivo, gridò due volte quasi
fuor di sè stesso: Caro! Caro!--Viva! proruppero ad una voce tutti
i soldati, ed io gridai:--Salutatelo,--e tutti levarono la mano al
berretto e lo salutarono, e ripeterono tutti insieme: Viva!
Il vecchio diede in uno scoppio di pianto.
--Sì, sì,--continuò il capitano sempre più concitato; versatele
pure queste dolci lacrime; queste vi fanno bene; versatele; egli è
l'orgoglio della nostra batteria; non sarà dimenticato mai più; fra
vent'anni, i nostri soldati, pronunziando il suo nome, si sentiranno
battere il cuore come noi adesso, pochi giorni dopo ch'egli è morto,
e diranno tutti ch'egli è stato un valoroso, e lo ameranno e lo
benediranno come un fratello lontano.... Sì, sì, piangete pure adesso;
adesso potete piangere; anzi, piangete qui, voglio che me la bagniate
del vostro pianto questa divisa; qui, qui....
E ciò dicendo, ricinse colle braccia e si serrò sul petto la bianca
testa del vecchio, e se la tenne un pezzo così. I figliuoli piangevano.
L'infermo spossato dalla lunga e profonda commozione, appena sciolto
dall'abbraccio, abbandonò la testa sul guanciale, e disse con voce
fievole e interrotta:
--Grazie, capitano; grazie dal più vivo del cuore. Le vostre parole
m'hanno fatto un gran bene. Mi pare che il mio cuore si sia sollevato
d'un gran peso. Mi par quasi di non soffrir più. Mi avete dato un gran
conforto, mio buon capitano.... vi ringrazio.--
E socchiuse gli occhi e riposò così qualche tempo che parea che
dormisse. In questo mentre, tutti e tre i fratelli erano andati l'uno
dopo l'altro nella stanza vicina ed eran successivamente tornati
tenendo ciascuno un braccio dietro la schiena. Da ultimo, anche il
capitano avea preso quell'atteggiamento. L'infermo non s'era accorto di
nulla.
--Capitano!--disse finalmente, riscotendosi.
--Signore?
--Egli era vostro sergente.
--Sì.
--Allora.... forse.... voi avrete qualche suo scritto, qualche
lettera.... o qualche....--e non trovava la parola.
--Rapporto, volete dire?
--Appunto; l'avete, capitano?
--Ne ho; ne ho molti; appena arriverò a Torino ve li manderò subito
subito. Oh io ci avea pensato a questo! Se voi ora non me ne aveste
parlato, ve ne avrei parlato io.
--Oh capitano!--esclamò il vecchio;--quanto siete buono! Quanto vi
debbo!... Io lo conserverò religiosamente tutto quello che ha scritto
il mio povero figliuolo, lo leggerò dieci volte al giorno, lo terrò
sempre sott'occhio.... Oh voi mi manderete un gran conforto, capitano,
mandandomi quelle carte.
--Ma non sarà il solo conforto ch'io vi voglio dare.
--E qual altro?--interrogò vivamente il buon padre, e si levò di nuovo
a sedere.
--Questo, per esempio,--rispose il capitano, e gli porse un berretto da
sergente d'artiglieria che teneva nascosto dietro la schiena.
Il vecchio mandò un lieve grido, afferrò con tutt'e due le mani il
berretto e lo baciò tre o quattro volte ardentissimamente.
--Babbo--disse allora il figliuolo maggiore--ho anch'io un conforto da
darti.... eccolo qui--e gli porse un paio di spalline da sergente.
E il padre afferrò e baciò anche le spalline.
--Ne ho uno anch'io--disse subito dopo il secondo fratello, e porse al
padre i cordoni gialli da parata.
Egli li prese e li baciò collo stesso slancio di prima.
--Ed io....--disse finalmente il ragazzo.
--Oh bambino!--esclamò affettuosamente il padre giungendo le mani.
--Ho anch'io da darti una cosa in.... (e pensò un istante) in
anticipazione, come mi ha detto che dicessi il signor capitano; eccola.
E porse al padre una medaglia al valor militare col nastro.
Il padre aveva appena intraveduta che già la teneva fra le mani e
si stringeva sul petto in un solo amplesso la testa del bambino, i
cordoni, le spalline, il berretto, dicendo:--Oh qui c'è mio figlio! c'è
mio figlio! io lo sento!
Lasciò finalmente libero il ragazzo e ricadde spossato sul guanciale,
sempre tenendo stretti sul seno colle braccia incrociate que' suoi
oggetti preziosi. E di tratto in tratto, cogli occhi socchiusi,
ripeteva a fior di labbro:--Oh qui c'è mio figlio.... lo sento.... lo
sento.--E stringeva le braccia più forte.
Tacquero tutti per un po' di tempo, finchè il capitano disse sottovoce
ai figliuoli ch'era ora ch'ei partisse. Eran le otto: non si poteva
pregarlo di indugiare.
--Babbo!--disse forte uno dei giovani. Il vecchio aprì gli occhi.
--Il capitano deve partire.
--Partire?... Di già partire? Oh Dio buono, e perchè? Non potete
restare ancora qualche ora con noi, signor capitano?
--Non posso, caro signore, e me ne rincresce; bisogna proprio ch'io
parta subito....
--Capitano!
--Caro signore!... Stringetemi la mano. (Il padre glie la strinse
vigorosamente.) Tornerò; verrò qualche volta a trovarvi; vi scriverò,
non dubitate.--È impossibile che io mi scordi mai più di voi, nè di
questo bel giorno. Io vi voleva bene prima di conoscervi, perchè il
padre di un bravo soldato non si può non amarlo, anche senza averlo mai
visto; ma adesso! Adesso che ho conosciuto da vicino il vostro cuore
generoso e il vostro animo nobile, adesso vi ammiro, v'amo mille volte
più di prima. Vi saluto, dunque; fatevi animo; ricordatevi qualche
volta di me, e pensate che come ho sofferto del vostro dolore, così
sarò sempre orgoglioso del vostro orgoglio, e che colla stessa intima
gioia con cui voi potete dire: Quell'eroe era un mio figlio, io dirò
sempre: Quell'eroe era un mio soldato. Addio, caro signore.
--Addio.... Oh io non posso ancora dirvi addio, caro capitano. No.... è
troppo presto.... non posso....
Il capitano aprì la bocca per parlare; ma il vecchio gli fece un cenno
risoluto colla mano come per imporgli silenzio, abbassò la testa e
stette immobile nell'atto di chi tende l'orecchio a un rumore lontano.
--Che c'è?--domandò uno dei fratelli.
--Silenzio!--ripetè il padre.--Tutti ammutolirono. Il capitano tese
anch'egli l'orecchio, fece un atto di sorpresa e di rincrescimento,
e disse tra sè:--Che se ne sia scordato? Che non m'abbia capito?--Si
sentiva infatti un rumore lontano, sordo, indistinto, che cresceva a
mano a mano.
--Babbo, che cosa senti?--domandò un'altra volta il figliuolo.
Il padre senza muovere il capo nè gli occhi, stese la mano verso
il capitano, lo afferrò pel braccio, lo trasse a sè e gli domandò
sottovoce:--Capitano, sentite?
--Io?... nulla.
In quel punto si sentì una voce lontana che parve un comando militare;
il rumore si era fatto più distinto.
--Capitano!--gridò impetuosamente il vecchio balzando a sedere;--questi
sono cannoni!
Il capitano tremò.
--Questa è la vostra batteria!
--Chè! Non può essere, v'ingannate, ve l'assicuro...
--È la vostra batteria, vi ripeto! Io la sento! Io la veggo! Ditemi la
verità, signor capitano!--La sua voce e il suo volto avevano qualcosa
di terribile.
--Ma no!--ripetè il capitano alzando la voce per coprire il rumore,
e tutti gli altri fecero lo stesso;--non è possibile, vi ripeto; io
son venuto qui solo; la mia batteria è a Torino già da più giorni;
questo che sentite è un convoglio di carri delle sussistenze militari;
credetelo, ve l'assicuro; che ragione avrei d'ingannarvi? Io non....
--Oh tacete tutti!--gridò imperiosamente il vecchio svincolandosi dai
figliuoli che lo tenevano abbracciato; --voglio che taciate tutti!--
Era impossibile disobbedire; tutti tacquero, e si sentì distintamente
il rumore dei carri, lo scalpitìo dei cavalli e le varie voci dei
comandanti.
--Ah, ve lo diceva io! gridò con un accento di trionfo il povero
vecchio quasi fuor di sè dalla gioia; ve lo diceva io! Ma se lo sentiva
il mio cuore che erano cannoni! Ma se li vedevo io!... Qua, presto,
subito, i miei vestiti, voglio alzarmi, voglio scendere....
--Ma no, babbo, no! no! proruppero tutti assieme i figliuoli; tu
non puoi scendere, tu sei malato, tu potresti farti del male;...--e
tentavano di tenerlo fermo sul letto. Ma egli, aprendo vigorosamente
le braccia e respingendoli tutti da sè:--Lasciatemi, gridò, in nome
del cielo! Voi volete farmi morire! Qua i miei vestiti, subito, li
voglio!--E fece l'atto di gettarsi giù dal letto. Glielo impedirono; ma
non era più possibile frenarlo; dovettero obbedire; gli porsero i panni
e l'aiutarono in fretta a vestirsi, pur non restando dal supplicarlo
a desistere.--No.... no.... no.... egli andava ripetendo con voce
soffocata e affannosa, voglio scendere.... voglio vedere....
Vestito alla meglio, sorretto dai figliuoli, si diresse a passi
ineguali fuori della camera. Ma in quel frattempo il capitano s'era
affacciato alla finestra e, chiamato il luogotenente che passava
proprio in quel punto, gli avea ordinato che mettesse la batteria al
trotto. L'ordine fu eseguito. Il vecchio giunse nella strada, vide che
la batteria s'allontanava di corsa, mandò un grido disperato e tentò
di gettarsi ai piedi del capitano supplicandolo a mani giunte:--Oh per
pietà, capitano, per pietà!...
Il capitano non potè resistere--Caporale!--gridò al primo caporale che
gli passò dinanzi;--andate a dire al luogotenente che fermi subito la
colonna!--
La colonna si fermò. Il vecchio, sempre sorretto dai figliuoli,
preceduto dal capitano, s'avviò barcollando verso la batteria che lo
aveva oltrepassato di un buon tratto.
Giunsero all'ultimo cannone; il vecchio si voltò verso il capitano e,
non potendo articolar parola, gli fece un cenno.
--No, non è questo,--il capitano rispose;--avanti.
In quella capitò il luogotenente. Giunsero al secondo cannone.
--Nemmen questo; avanti ancora.--
Giunsero al terzo. Il capitano non ebbe mestieri di parlare. Il vecchio
si slanciò con un trasporto inesprimibile di tenerezza sopra il cannone
e lo ricinse colle braccia verso il mezzo: il figlio morente lo avea
abbracciato alla bocca.--Qui! qui!--gridò il capitano battendo la mano
sulla bocca. Il padre spinse le braccia verso la bocca, vi si serrò
contro col petto e vi lasciò cader sopra con affettuosissimo abbandono
il viso, singhiozzando:--Oh figliuolo!.... figliuolo mio!...
In quel mentre, a un cenno del capitano, il luogotenente era sceso da
cavallo, erano scesi di sul cassone i due cannonieri che avean sorretto
il sergente moribondo, e si eran messi tutti e tre dietro al vecchio,
l'uffiziale in mezzo, i due soldati ai fianchi.
--Signore!--esclamò il luogotenente.--Il padre, senza staccar le
braccia dal cannone, voltò la faccia, intravide quei tre, gli balenò
alla mente la scena narratagli dal capitano, balzò in piede, gettò un
braccio a destra e uno a sinistra intorno al collo dei due cannonieri e
chinò la fronte sul petto del luogotenente. Questi, commosso, rapito,
strinse fra le mani la testa del vecchio e gli rese sulla fronte il
bacio che avea dato al figlio sul campo di battaglia.
--Tutti i miei figli!--gridò il povero padre.
Il capitano fece un cenno; tutti i soldati si levarono in piedi e lo
salutarono militarmente.
Il buon vecchio si sentì mancar sotto le ginocchia e cadde fra le
braccia dei figliuoli.
Qualche minuto dopo, l'ultimo cannone della batteria stava per isparire
in fondo alla strada, e il padre appoggiato al braccio dei figli
dinanzi alla porta di casa, lo salutava colla mano come se veramente
partisse con esso il suo morto figliuolo.
--Oh babbo--gli disse uno dei giovani--nostro fratello non è morto!
Egli, levando alteramente la testa, rispose:
--E non morirà più.


IL PIÙ BEL GIORNO DELLA VITA.

Chi non ha provato quel senso di tedio stanco e quasi melanconico, che
ispira una città grande, a guardarla dall'alto d'una collina, dopo il
tramonto del sole, quando la si vede come a traverso un velo di nebbia,
e ci presenta l'immagine d'un'ampia macchia biancastra che svanisce a
poco a poco sul fondo bruno della valle? Quella moltitudine di case
d'ogni forma e d'ogni grandezza, agglomerate, strette, che par che si
pigino e si opprimano, e le une escan fuori dalle altre, e le ultime
s'innalzino sui tetti delle prime, e facciano a sovercharsi a vicenda e
a rubarsi l'aria e la luce; e tutte quelle finestre che viste così di
lontano paion buche; e i terrazzini, stie; e le piazze, cortili; e le
strade, chiassuoli; e la gente, formiche; oh che spettacolo uggioso e
meschino in confronto di quello che ci si offre allo sguardo volgendo
intorno la testa: questi bei colli, questa bella verzura, quest'aria
pura ed aperta. Oh qui si vive, qui ci si sente dilatare le vene, e
le arterie battere in armonia, e tutte le potenze vitali esercitarsi
con un attrito tanto soave! Ma laggiù, Dio mio, là dentro, in quel
formicolaio, in quell'aere corrotto, in mezzo a quello strepito, come
si fa a vivere! come si fa a respirare! come resiste a starci tutta
quella gente! E io dovrò ritornar là? Oh se avessi una villa anch'io!
Se avessi quella lassù, in cima a quel monte, o quest'altra ai piedi
del colle, od anche quella là più piccina, su quel poggio, con quella
corona di cipressi; io me ne contenterei, e vivrei là solo, tranquillo,
leggendo, studiando, ricordandomi appena della città come d'un paese
lontano e sconosciuto.... Che dolce vita io vivrei, che serenità, che
pace! Oh se avessi una villa anch'io!--Così si sente e si pensa qualche
volta, e si finisce coll'esclamare sospirando:--Ah che mondo!
Era così amena e romita, come noi ce la fingeremmo col desiderio, una
villa, ch'io vidi qualche anno fa, vicino a Valdieri, in cima a un
bellissimo colle, sul confine delle terre riserbate alle caccio del re.
Quel colle è l'ultima altura d'una catena, da cui son divise le valli
anguste di due torrentelli che gli si vengono a congiungere ai piedi.
Qui v'è un ponte; al di là delle acque poche casuccie e una chiesuola;
alcune capanne sparse lungo la riva; tutt'intorno montagne altissime
popolate di abeti, di noci e di castagni enormi; verdi in basso, d'un
verde vivo e scuro; azzurre lassù, dove appena arriva lo sguardo.
Il colle, la valle, il paesello, tutto deserto e queto; la presenza
dell'alpi gigantesche par che imponga alla circostante natura una
specie di raccoglimento pauroso e solenne.
La strada del ponte ascende la collina, passa dinanzi alla villa,
e va oltre. La villa è una casina a due piani, di color rosso e di
forma graziosa. Da un lato ha la casa dei contadini; dall'altro un
gran pergolato di forma quadrata, chiuso verso la strada da un ampio
frascato; sul davanti, fra la strada e la casa, un tratto di terreno
erboso, largo quanto un piccolo cortile, circondato da un'alta siepe,
e tutto ombrato da quattro grandi castagni che intrecciano i rami.
Finestre e porte sempre chiuse. A passar per di là, si sente qualche
volta dalle finestre a terreno una voce d'uomo che legge forte; ma
per lo più v'è un silenzio profondo. Quella casina solitaria, mezzo
nascosta dagli alberi, chiusa, queta, par che dica a chi le passa
davanti:--Zitto!
Ma fu un giorno, dieci anni fa, in cui si vide quella villa stranamente
mutata. Fin dalla mattina per tempo tutte le finestre erano spalancate;
spenzolavano dai davanzali ghirlande di fiori campestri; dalla
finestra di mezzo sporgeva una bandiera tricolore; quattro bandierine
sventolavano ai quattro angoli del pergolato; molti palloncini di carta
colorita, di quei che s'usano per le luminarie, pendevano dai rami dei
quattro castagni; nel piccolo prato, lungo la siepe, panche, seggiole
e tavolini; sulla strada, davanti al cancello, una schiera di ragazzi
accorsi dalla campagna, che stavano guardando colla bocca aperta.
Perchè tutto questo?
Un momento; bisogna prima conoscere il padrone di casa; egli è là,
sotto il pergolato, seduto dinanzi a un tavolino, e scrive. Si è levato
per tempo, come vedete; non sono ancora le sei della mattina. Egli
non ha perduto le abitudini della vita di soldato. Era colonnello;
ora è in ritiro, e passa qui nella quiete della sua villa que' pochi
anni di vita che gli rimangono; perchè è vecchio, quasi ottuagenario,
e ha molto faticato e patito; da soldato a colonnello, figuratevi!
Ma badate; non è mica uno di quei soliti colonnelli in ritiro che
si veggono nelle commedie e nei drammi, tutti fatti sul medesimo
stampo, con quei baffi irsuti, con quel cipiglio, con quel vocione.
No, egli è mansueto, egli è sereno, e di quella serenità aperta ed
uguale, che si dà in pochi vecchi; in quei soli ne' quali alla letizia
naturale dello spirito s'unisce quella più profonda che sorge dalla
coscienza d'una gioventù ordinata e d'una virilità operosa ed onesta;
serenità che cresce, si può dire, cogli anni, sino a diventare in
alcuni un'allegrezza quasi infantile; e il colonnello è un di questi.
Ha modi e gesti subiti e franchi, come di giovane; e una parlantina
viva e piena d'affabilità ingenua. I bimbi gli voglion bene subito,
e dopo poche parole allungano la manina per afferrargli un baffo; e
le ragazze che vengono la sera a far crocchio sulla via, si divertono
tanto a starlo a sentire, quand'egli appuntando il dito ora verso l'una
ora verso l'altra, con quell'aria malignuzza, dice che sa di gran
misteri, e che parlerà. Ed è un vecchio vegeto, e quei capelli lunghi e
bianchissimi fanno un grato vedere intorno alla sua fronte abbronzata,
e ha l'occhio grande e soave, e quando ride mostra due file di denti
bianchi che certo una volta non devono aver penato di molto a lacerare
la cartuccia.
Ha finito di scrivere, guarda intorno e chiama:--Cesare!
--Eccomi!--risponde una voce fuori del pergolato.
Un giovinetto sui ventisei anni, vestito in gala, con un bel panciotto
a fiori e una gran cravatta a colori che gli si annoda sul petto,
pettinato, liscio, lindo, si viene a piantar davanti al colonnello. È
un contadino; ma non n'ha l'aspetto, e sembra serio e fiero; ma quando
sorride, il suo viso si trasforma, s'illumina e non par più quel di
prima; è un bel giovane.
--Buon giorno, signor colonnello.--
Il colonnello lo guarda e lo riguarda da capo a piedi, e poi gli rende
il saluto.
E dopo un'altra guardata, sorridendo:--Come hai dormito questa notte?
--....Male!
--Ma per l'ultima volta.
--Oh sì!--risponde il giovane con un sorriso e un sospiro.
--Dunque.... trovàti i compagni?
--Trovàti; ma ho fatto un gran girare, sa! Ne ho radunati una
quindicina. Non li ho potuti veder tutti, qualcuno era fuor di
casa; ma l'ho lasciato detto ai parenti, e verranno lo stesso. E ne
trovai quattro o cinque che non volean credere.--Ma se noi non lo
conosciamo il signor colonnello! Ma come mai gli è venuta quest'idea?
domandavano.--Che v'ho da dire? io rispondevo; gli è venuta perchè
è un signore di cuore, ecco. E non se ne capacitavano ancora e
dicevano:--Scusateci, ma l'è una cosa che non s'è mai veduta!--Lo so
anch'io che non s'è mai veduta, ma la vedrete adesso. E lì a spiegare
che lei era colonnello, che voleva un po' di bene a me, per bontà
sua, e che io ho fatto il soldato, e che oggi debbo sposare, e che il
signor padrone ha voluto farmi quest'onore di invitare alle nozze tutti
i giovani dei dintorni che sono stati al servizio, perchè egli vuol
bene ai soldati, e di tanto in tanto gli piace di vedersene qualcuno
intorno, che gli pare di ritornare in mezzo al suo reggimento, e via
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