La vita militare: bozzetti - 17

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ad aspettarlo! Gli sembrava di sentirsene venir all'orecchio fioche
fioche le voci festose, e fra quelle voci di distinguerne una più
caramente soave, e il cuore gli si stringeva, e avrebbe voluto che
quelle case fossero ancora lontane, tanto lontane da non iscorgerle
ancora; e invece erano lì, proprio lì, e pareva s'avvicinassero a lui
molto più rapidamente ch'ei non si avvicinasse ad esse, e chinava la
testa e chiudeva gli occhi per non vedere. Ma gli era un tormento
peggiore perchè schiudendo, per un istante, le ciglia e risollevando
lo sguardo, gli parea d'aver fatto, in quel frattempo, un grande
cammino, un cammino a cento doppi maggiore di quel che aveva fatto
in realtà. Allora pensò di volger le spalle al cavallo, e, girando
adagio adagio la gamba monca, si volse. Ma non gli venne fatto di star
lungo tempo così, chè ad ogni minuto si sentiva irresistibilmente
sforzato a torcer la testa all'indietro, con grave incomodo di tutta
la persona. Riprese la posizione di prima. E, gettando gli occhi a
destra e a sinistra della via, scorse, poco lontano, una gran quercia
col tronco spaccato nel mezzo, e i rami folti e frondosi, sotto la
quale v'era un'assicella sorretta da due pietre a uso di sedile;
fissò lo sguardo su quel sedile, si toccò con una mano la fronte come
per accennare a se stesso il sorgere improvviso d'un ricordo; gli
occhi gli sfavillarono, le gote gli si colorarono di fiamma, giunse
violentemente le mani incrocicchiando le dita, e, sempre tenendo lo
sguardo immobile là, andava abbassando e sollevando continuamente la
testa, come per dire di sì a tutte le ricordanze che gli si andavano
risvegliando, l'una chiamata dall'altra: di sì, di sì, che gli era
proprio quello il sito dov'egli era venuto una sera, con lei, malgrado
l'ammonimento della madre: Non v'allontanate di troppo! Ed ella non ci
voleva venire, chè gli era un dilungarsi sconvenientemente da casa,
e poi a quell'ora, a sera avanzata, sola con lui! Ma, Dio buono, ei
l'aveva tanto pregata, e il cielo era così limpido, e l'aria così
tepida, e tutta la campagna così odorosa, che le era stato forza cedere
e venire, ed era venuta. E s'eran seduti là, su quell'assicella, e
s'erano scambiate poche parole; ma rapide, accese, tremanti; ed egli
aveva cercato la mano di lei, che, impaurita dal pensiero del trovarsi
sola con quegli che amava, aveva stretto il pugno e lo ritraeva con
gentile violenza, ed egli aveva dovuto vincerne le dita uno per uno, e
mentre riusciva a stendere il secondo, si ripiegava il primo, finchè
la manina indolenzita si schiuse, e fu sua... Rapito nella ricordanza
di quella sera beata, il povero mutilato, per un'allucinazione in cui
ci fa cadere frequentemente la fantasia alla vista d'un luogo a cui
siamo legati per un caro ricordo, il povero mutilato rivisse in quella
sera, dimenticò il tempo che era trascorso fra quella sera e quel
giorno, dimenticò tutto ciò che era accaduto in quel tempo, la guerra,
la ferita, la gamba recisa; il pensiero che di lì a poco avrebbe
riveduto quella fanciulla gli si affacciò alla mente solo, staccato
da quei tanti altri pensieri dolorosi che solea trarsi dietro; il
sentimento d'una felicità sovrumana gl'invase l'anima, gliela inebriò,
gliela oppresse; mosso da un impulso irresistibile del cuore, fece uno
sforzo per rizzarsi in piedi senza l'aiuto delle braccia, e lo fe' sì
violento, che i nervi estremi della gamba monca, premuti forte contro
il legno, ne furono offesi e gli trasmisero alle reni un senso di
dolore tremendo, che gli strappò un grido dal labbro e, rigettandolo
duramente dalla cara illusione nel sentimento della triste realtà, lo
fece cadere bocconi sulle sacca del carro, colle mani nei capelli,
mormorando in accento singhiozzoso e desolato:--Oh! in questo stato non
mi vorrà più! non mi vorrà più!--
Il mugnaio, che andava a piedi dinanzi al carro, si volse e gli
chiese:--Vi sentite male?--Il soldato rispose seccamente di no; egli
non aggiunse parola. Il poveretto stette immobile a quel modo per un
lungo tratto della via, e fu meglio per lui, poichè se avesse girato
lo sguardo sulla campagna, ad ogni passo gli si sarebbe svegliata una
rimembranza nuova, e con essa un nuovo dolore.
Intanto, a casa sua, egli era atteso dai parenti, dai congiunti, dagli
amici, i quali, avvertiti il giorno innanzi di quel caro ed insperato
arrivo, erano convenuti gaiamente alla sua casa paterna per fargli un
po' di festa e un po' di onore.
Al primo rischiararsi del cielo, i due vecchi genitori s'eran levati
e vestiti con quella lieta pressa dei fanciulli che si apprestano a
una bella passeggiata in campagna; e s'eran messi a girar per la casa
a passi frettolosi, spalancando porte e finestre, battendo forte le
mani al capezzale dei dormienti, e vociando: animo, giù dal letto,
ragazzi. I dormienti, destati così all'improvviso, spalancavano gli
occhi e la bocca e giravano intorno uno sguardo pieno di sonno e
facevano quella cera imbroncita e stizzosa di chi è sturbato nella
pigrizia; ma, non appena riavutisi dal sonno, ed afferrata col
pensiero la ragione di quell'improvviso gridìo, s'animavano tosto di
una grande letizia, mescolavano allegramente le loro voci a quelle
dei parenti, balzavano anch'essi dal letto, si vestivano in furia, e
via per la casa, e per l'aia, per la via, e per gli orti, a sbrigare
con inconsueta sollecitudine le usate faccende, sorridendosi l'un
l'altro ad ogni incontro e facendosi dei cenni faceti da lontano e
incitandosi a vicenda colla voce a far presto. Poco dopo giungeva
ansando la giovinetta, la sposa promessa, la quale stava di casa là
presso; giungeva di corsa, accompagnata da due amiche, vestita a
festa, con un mazzolino di fiori nei capelli, tutta rossa nel viso;
incontrò subito la madre, sorrise, arrossì, le si gettò nelle braccia,
e poi scioltasene di repente e fattosi due e tre volte schermo col
gomito da chi volea guardarla nel viso per dirle una cortesia, si
pose in giro anch'essa per quella casa, che era come sua; e tutte
assieme cominciarono ad assestare e spolverare arredi e masserizie,
a lavorar di granata in ogni angolo più riposto, a rimuovere letti
dalle pareti, a smuovere sacconi, a bilicar cavalletti, a scuotere
fuor delle finestre lenzuola e coperte, a trar dagli armadi certi
candelieri d'ottone tenuti in serbo per le grandi occasioni, e
sulle rastrelliere, e nelle inferriate delle finestre, e attorno ai
quadretti, e al di sopra delle porte, a disporre e a legar frasche e
mazzetti di fiori campestri. Così che al primo apparir del sole, quella
casa era netta, nitida e odorosa come un giardino; l'aia liscia e
pulita come una lastra di marmo; non una foglia o un fuscello, chi lo
avesse cercato un'ora.--E non si poteva far di meno, via, per ricevere
come si deve un soldato che torna dalla guerra, e torna ferito!--Così,
poichè ebbero finito di lavorare, diceva la buona vecchia all'altre
donne, passando di stanza in stanza, ed indicando loro con compiacenza
il bell'ordine e la nettezza di tutte le cose.--Sicuro!--risposero
l'altre.
E uscirono sull'aia. La madre restò; chiamò per nome la fanciulla,
che accorse tosto salterellando; la prese per una mano, la condusse
nella sua stanza, e quivi, sospingendola dolcemente dinanzi a uno
specchietto:--guardati,--le disse,--ti si è sciupata la divisa.--Dio
mio!--esclamò la giovinetta facendo un viso tutto crucciato,--o come
mai?--Spenzolano frasche da tutte le parti,--rispose la vecchia,--e
tu corri di qua e di là come una pazzerella senza badare a chinar
la testa.... Siediti.--E la giovinetta sedette, e la mamma le si
fece dietro, e le sciolse le trecce, e le ravviò i capelli, e poi
stringendoglieli tutti con una mano per tenerli ben tesi e potervi
segnare coll'altra la dirizzatura, le faceva scherzosamente chinar la
testa all'indietro abbassando il pugno a grado a grado, e le serrava
fra il pollice e l'indice il mento o stuzzicavale con un dito la
fontanella della gola, per cui ella si scontorcea sulla seggiola con
quel riso convulso dei ragazzi solleticati. Le rifece le trecce, vi
riappuntò le forcine, le fe' scorrere due o tre volte sui capelli le
mani aperte e tese perchè riuscissero ben lisci e lucidi, e poi,
posatele le mani sulle spalle e guardatala in volto, le die' un bacio
e si allontanò dicendole:--Andiamo.--La fanciulla si alzò e la seguì
tenendo la faccia rivolta verso lo specchio fin ch'entrò nella stanza
vicina. Quivi, lasciata uscir la madre, sollevò leggermente un piede
da terra, e, fatto perno del calcagno dell'altro, die' un doppio giro
intorno a se stessa, e si accoccolò d'un tratto volgendo indietro la
testa a rimirar con vezzosa curiosità le gonnelle gonfiate dal vento
che parevano una veste co' cerchi. Subito dopo accorse anch'essa
sull'aia.
Tutti gli altri, parte sparpagliati sull'aia, parte sur un tratto della
via dinanzi alla casa, erano in continuo moto da quella a questa,
da questa a quella, come se scottassero i piedi a restar fermi un
momento. E in quel continuo girare, non si dava mai il caso di due
persone, le quali, incontrandosi e guardandosi, non si scambiassero
una lieta parola o un sorriso, però che lo sguardo dell'una rammentava
all'altra la gioia comune, e glie ne rinfrescava, per così dire,
il sentimento. Il fratello della fidanzata, passandole accanto, o
le dava un gagliardo pizzicotto nel braccio pel maledetto gusto di
strapparle un guaìto, o, sorpresala alle spalle, le afferrava ambo
i gomiti e li forzava l'un verso l'altro in atto di voler ch'e' si
toccassero, e quel: va via sgarbato! che gli toccava poi in castigo,
accompagnato dalla minaccia d'un ceffoncino che non veniva mai, gli
dava un gusto matto. Le amiche la traevano a volta a volta in disparte,
e si aggruppavano intorno a lei per susurrarle nell'orecchio non so
che parole, a cui soleva seguire uno scoppio di risa e un rompersi
repentino del crocchio e uno sparpagliarsi di corsa. Di quando in
quando il vecchio babbo, fermandosele dinanzi e facendo un visaccio
serio serio, le diceva:--Non viene.--Come? perchè? chi ve l'ha detto?
essa domandava concitatamente, tramutandosi in volto.--Mah!... me
l'immagino--rispondeva sorridendo il vecchio.--Ah! esclamava essa
mandando un sospiro e rasserenandosi ad un tratto--avete scherzato.
Voleva ben dire, io! Oh stiamo a vedere perchè non avrebbe dovuto
venire!
E poi volgendosi alla madre che era fuor del portone dell'aia e tendeva
lo sguardo lungo la via:--Mamma,--le chiese,--vedi nessuno?
--Non vedo che un carro lontano lontano.--La fanciulla riprese a
celiare col vecchio, senza darsi alcun pensiero.
Intanto il carro era giunto a poco più che trecento passi da quella
casa, e nel cuore del soldato era seguìto uno strano mutamento. Pareva
ch'ei non avesse più un vivo e vero sentimento del suo stato, che non
sapesse più dov'era diretto e gli fosse sfuggita la memoria dei luoghi
ove passava, tanto ei teneva lo sguardo stupidamente immobile sulla
sua casa di cui cominciavano ad apparire distintamente le finestre e i
terrazzini di legno, o lo girava lento e senza vita sui campi, sulle
case e sugli orti vicini alla via. S'avvicinava a casa sua come ad
un luogo sconosciuto. La sensitività del suo cuore si era, in certo
modo, esaurita. Siffatta è la nostra natura, che subiamo con fredda
impassibilità e con una specie di morto abbandono l'eccesso di quei
dolori, che ci eran parsi insopportabili da principio. E però quel
povero infelice, come se avesse smarrito affatto il presentimento della
desolazione che andava a gettare nella sua famiglia, ora stava tutto
intento, colla bocca aperta e gli occhi immoti, al rumore monotono
del carro; ora, dato un colpo colla mano aperta sur un sacco, stava
attonito a rimirar il bianco spolvero che se ne levava; ora sfibbiava
e raffibbiava sbadatamente le cinghie tese fra quelle due stecche
commesse al vasotto di legno in cui S'introduce la gamba monca
(due stecche che stringon fra loro e tengon ferma la coscia sul suo
sostegno); ora, impugnata una gruccia presso al puntale, ne andava
battendo leggermente il manico sulla punta del piede.... Ma già da un
po' di tempo risentiva un lieve dolore all'estremità di quella povera
coscia, comunque l'avesse accuratamente ravvolta in certe pezzuole
di cui gli avean riempite le tasche all'uscir dallo spedale; e però,
quasi senza addarsene, sfibbiò un'ultima volta le cinghie, allungò
il braccio, tolse quello sciagurato arnese, lo sollevò, e se lo pose
allato. Rimasta libera la coscia, il dolore si attutì.
E il carro andava, andava, ed egli, senza darsi altro pensiero, passava
e ripassava la mano sulla coscia come per addormentare quel po' di
dolore che ancor vi rimaneva, quando, levati gli occhi, si tramutò
improvvisamente nel volto, giunse le mani, die' un grido e stette
immobile, come una statua, in quell'atto. Aveva veduto il tabernacolo
di quella sera; era ritornato in sè stesso; tutte le memorie, già
da qualche tempo sopite, gli si erano, in quel punto, ridestate
tumultuosamente, e il suo cuore, assalito all'improvviso da una folla
di affetti violenti, gli avea dato una terribile scossa. Guardò
lungamente il tabernacolo colla faccia pallida e gli occhi dilatati
e le labbra tremanti; poi tese le braccia in atto supplichevole e
gridò:--Oh Gigia! Oh mia Gigia!--e ricadde bocconi sul carro.
In quel punto un grido acuto gli ferì l'orecchio e gli rimescolò il
sangue da capo a piedi. Levò la testa, guardò, intravide, afferrò
la gamba di legno, vi cacciò dentro la coscia, adunghiò colle dita
convulse le cinghie, tentò, tentò, non riusciva ad affibbiarle,
Dio mio! non riusciva; e intanto tutta quella gente si avvicinava,
colle braccia aperte, colla bocca preparata ad un grido di gioia che
non potea mandar fuori; e oramai il poveretto non faceva più che
stropicciarsi con ambe le mani la coscia come un insensato.... Ah!
eccoli, eccoli presso; fu la madre la prima; gli tese le braccia con
un sorriso divino sul volto, chinò gli occhi, intravide, gettò un
grido, dal più profondo dell'anima, tremendamente disperato, gli si
avviticchiò al collo gemendo, e stette. Tutti gli altri si copersero
colle mani la faccia.
Dopo un minuto egli era a terra; le cinghie gli erano state affibbiate
senza ch'ei se ne accorgesse.--Lasciarlo andare da sè, pensarono tutti
ad un tempo, vederlo camminare a quel modo? Oh no! bisogna portarlo.
Portarlo? No! no! si portano i moribondi, e non.... no portarlo,
no!--Questo pensiero passò, come un lampo, per la mente di tutti. In
quel lampo il povero mutilato s'era messo le gruccie sotto le ascelle,
e per abbreviare ai suoi cari quello spettacolo doloroso, s'era
diretto, a lunghi salti, verso casa. Lo guardarono! Tutti, tranne la
madre e la fanciulla; esse aveano celata la faccia l'una nel seno
dell'altra.
Entrò in casa pel primo; subito dopo gli furon tutti intorno, gli
tolsero di mano le gruccie, lo fecero sedere presso alla tavola; egli
vi incrociò sopra le braccia e abbandonò sulle braccia la testa. Ma
tosto una mano tremante gli si posò sulla fronte; egli alzò il capo, si
vide innanzi un seno ansante con grande violenza, conobbe di chi era
senza levar gli occhi, e nascose il volto in quel seno. Intorno intorno
era un profondo silenzio; non si poteva piangere ancora.
Tutto ad un tratto scoppiò un singhiozzo. Il mutilato si svincolò
rapidamente dalle braccia della madre, lanciò uno sguardo
all'intorno:--Sei tu!--gridò, cogli occhi lucenti di pianto, ed aperse
le braccia. La giovinetta vi si gettò con uno slancio che avea del
delirio. La madre, colpita da una subita idea, si volse agli astanti,
fe' loro un rapido cenno e tutti sparirono in un istante, ed essa li
seguì.
La fanciulla girò l'occhio nella stanza, e, non vistovi alcuno,
avvicinò in fretta una seggiola a quella del suo povero soldato,
sedette, gli afferrò una mano colla manca, gli posò la destra sur
una spalla, e col volto tutto sparso di lagrime e col petto ansante
cominciò un dire sommesso, precipitato, rotto, affannoso, gettando
all'uscio un'occhiata ad ogni ripresa di fiato, per veder se alcuno
giungesse.
--Senti, Carlo, e credimi; credimi, che io ti parlo proprio col cuore;
io ti voglio più bene di prima, io ti sposo più volentieri così....
come sei adesso, che se tu fossi ancora com'eri una volta; vorrei
morire, guarda, morire in questo momento se non ti dicessi schietto
schietto quello che sento; e se fossi tu,--sentimi, Carlo e non
piangere a quel modo,--se fossi tu che non mi volessi più me, ebbene,
e verrei io a pregarti colle mani giunte per essere tua, a dirti che
senza di te io non posso vivere, ecco; e se tu mi rispondessi di no, io
cadrei subito malata.--Ma via, non disperarti così.--E se tu non fossi
ritornato dalla guerra, se io (e premette le labbra).... se il Signore
m'avesse mandata questa disgrazia di doverti perdere, o che tu credi
ch'io n'avrei preso un altro in vece tua? Nemmeno se fosse venuto il
re, guarda. E adesso, sai, se prima ti voleva già un bene dell'anima,
adesso (e in ciò dire si coperse il volto col grembiale e die' in un
forte scoppio di pianto).... adesso ti starei davanti in ginocchio.
E scivolò giù dalla seggiola e cadde ginocchioni davanti a lui che,
affatto fuor di sè dalla gioia, con certi gemiti tronchi, con certe
voci inarticolate, e più coll'atto animato del volto che improntava
divinamente il pensiero, e con un agitar convulso delle mani, le
voleva dire una parola, una sola parola; ma non gli bastava il fiato
a mandarla fuori intera, e si andava sforzando, sforzando, finch'ella
eruppe tre volte, sonora, sviscerata, entusiastica:--Oh grazie! Grazie!
Grazie!--
E la prese per le braccia e fe' atto di sollevarla.
--No! no!--ella rispose con un accento risoluto in cui si sentiva tutta
la veemenza del suo vergine affetto;--lasciami stare così, voglio stare
così.--E si rasciugò gli occhi e proseguì concitata:
--Staremo sempre assieme. Io non andrò più a lavorare in campagna,
ti starò tutto il giorno vicina, non ti lascerò mai solo un momento,
lavorerò in casa, seduta accanto a te, così come adesso.... Ma che
cos'hai, Carlo, che piangi in quel modo? Dimmelo a me, che ti voglio
tanto bene....; che cos'hai?
--Ma....--le rispose il poveretto con voce timida e tremante,--ed io...?
E non potè seguitare.
--E tu?... Ebbene, che vuoi dire con ciò? Dimmi tutto, Carlo.
--Ed io! io! come faccio a lavorare io?--e chinò la testa fra le mani
scotendola in atto disperatamente sconsolato.
--Ma Carlo, ma perchè mi parli in quel modo? Ma non ci son io per
te? Non ci siamo tutti? Io a cucire in bianco son buona; capirai non
lo dico mica per lodarmi; con te, figurati!.... E la signora, quella
tale, sai, quella della villa qui accanto, m'ha già offerto del lavoro
altre volte, ed io ho sempre detto di no; ma adesso...., e tanto più
quando essa saprà che sei tornato così....; ed io mi porterò il lavoro
in casa, sta bene? E lavorerò accanto a te, e tu mi racconterai tutto
quello che hai visto, e i paesi e le campagne dove siete passati, e se
ti ricordavi sempre di me, e cosa facevi tutto il giorno, e se avevi
dei compagni qui del paese, e di che cosa discorrevate fra voialtri....
E tirava innanzi su questo tenore, e si andava man mano infervorando,
sempre ginocchioni davanti a lui, tenendogli una mano sopra una spalla
e rigirandogli per diritto, coll'indice e il pollice dell'altra, i
bottoni del cappotto ch'eran rimasti col numero alla rovescia. Le gote
le si erano suffuse d'un vivo color di rosa, gli occhi le s'erano
animati d'un lume soave, e la parola le scorreva dal labbro così
spontanea, così calda e viva e improntata di tanta dolcezza, e v'era
nei suoi gesti, nei suoi sguardi, ne' suoi sorrisi, in tutta la sua
persona, e persino in quel suo umile atteggiamento tanta ingenuità,
tanta grazia, che il buon soldato la guardava e la stava a sentire
come un estatico, e quand'ella ebbe cessato di parlare e gli fissò gli
occhi negli occhi come per domandargli d'una parola di consolazione, ei
gliene diede una che la giovinetta non poteva desiderar più cara.--Oh
Gigia--le disse--tu mi fai dimenticare la mia disgrazia!
--E non te la lascierò mai più ricordare!--gridò con trasporto quel
buon angelo. E si abbracciarono e piansero.
La mamma aveva avuto una buona idea.
In quella, sentirono venir dall'aia un rumor concitato di molti passi
e un bisbiglio confuso di molte voci. La giovinetta balzò in piedi e
si scostò d'alcuni passi dal suo soldato; entrambi volsero gli occhi
alla porta da cui veniva il rumore.--Dov'è? Dov'è?--gridò una voce dal
di fuori. E quasi nel tempo stesso apparve un giovanotto, pallido,
trafelato, senza voce; guardò intorno, e non sì tosto vide il soldato
che gli fu d'un salto fra le braccia. Erano stretti amici da molti
anni. Il nuovo arrivato era però assai minore d'età, e apparteneva
alla seconda categoria della classe del milleottocento quarantacinque,
stata chiamata, appunto in quei giorni, alle armi. E proprio quella
sera, il buon giovanotto, pigliato congedo, non senza pianto, dai
suoi, moveva alla volta della città, allorchè, passando dinanzi alla
casa dell'amico di cui ignorava il ritorno, era stato chiamato dalla
famiglia, fatto consapevole dalla sventura toccata al suo Carlo,
e sospinto nelle sue braccia. Tutta la famiglia gli aveva tenuto
dietro, e la madre, appena posto piede nella stanza e lanciato uno
sguardo indagatore sul volto dei due fidanzati, tuttora lagrimoso, ma
illuminato d'una gioia profonda, aveva tutto compreso, si era sentito
al cuore un grande sollievo, e mentre suo figlio tenea il capo fra le
braccia dell'amico, aveva trasfuso quel sollievo, più co' cenni che
colle parole, negli altri.
Finalmente il mutilato si sciolse da quel lungo abbracciamento, fe'
cenno all'amico che gli sedesse accanto, e, passato due o tre volte il
rovescio della mano sugli occhi, fece capire che avea da dir qualche
cosa. Tutti gli si strinsero attorno; più accosto a lui, la madre e la
fanciulla.
--Sta di buon animo,--egli cominciò rivolgendosi all'amico che pareva
scoraggito e triste;--sta di buon animo, camerata. Non ti lasciar
pigliare da certe malinconie. Lo so anch'io che, a veder me in questo
stato, ora che stai per partire, e hai lasciato la famiglia un momento
fa, e devi andare a fare il soldato, e vai adesso che c'è la guerra,
ti fa pena vedermi in questo stato; pensa un po' se io non lo capisco,
povero giovane. Bel guadagno, tu dirai, a far quel mestiere! Ma, Dio
buono, a che serve disperarsi? Bisogna farlo il soldato, volere o non
volere? Sì, e dunque! tanto vale torsela in santa pace e partire si
buona volontà; lo capirai anche tu. E poi, e poi.... io, già, ti dico
schietto che, se era proprio destino che mi toccasse una disgrazia
come questa, tra l'averla toccata qui ruzzolando giù da un carro o giù
da una scala, e l'averla toccata là, preferisco là. È naturale. Non
ti voglio mica dire con questo che io mi trovi contento del mio stato
d'adesso; ma in fin dei conti, vedi, in questo mondo ci si ha da star
poco, e quando c'è della gente che ci vuol bene, questo è quel che
preme, il resto che importa? Io son tornato così come vedi; ebbene, e
che per questo? Forse che mia madre, e mio padre, e qualcun altro mi
vogliono meno bene di prima?--
E alzò gli occhi su di loro. I vecchi genitori, giungendo le mani,
esclamarono:--Oh Carlo!--Qualcun altro non fece che lanciargli un lungo
sguardo d'inesprimibile tenerezza.
--Più di prima,--egli prosegui coll'accento e col volto improvvisamente
animati,--più di prima. E tutti, dopo che mi colse questa disgrazia, mi
vollero più bene di prima, tutti. Se tu ti fossi trovato all'ospedale
con me, avresti visto delle cose da non credersi, caro mio. Dopo
una ventina di giorni ch'io era là, passò per quella città il mio
reggimento; tutti gli uffiziali della compagnia son venuti a vedermi,
e anche degli altri, capisci? E son venuti intorno al mio letto, e ci
stettero una buona mezz'ora, e c'era il capitano che mi guardava e
piangeva, e un altro uffiziale, un giovinetto senza barba, anche lui.
E gli ho visto io co' miei occhi calar le lacrime giù per la faccia. E
un altro uffiziale (io aveva un po' di febbre) mi posò la mano sulla
fronte, e un suo vicino gli disse:--Levala, gli dài fastidio.--E mi
raccomandarono al dottore e agli infermieri e mi dissero che facessi
scrivere alla mia famiglia; ma senza dire che cos'era accaduto, chè
n'avrebbero sofferto troppo. E tutti, dal primo all'ultimo, prima
di andarsene via, mi strinsero la mano, e il più giovane, quello che
comandava la seconda squadra dov'ero io, colse un momento che gli
altri non guardavano e mi baciò sulla fronte, e quando fu sulla porta
si voltò ancora indietro a farmi un saluto colla mano. Hai capito? E
un giorno venne un generale vecchio vecchio, col petto tutto coperto
di medaglie, e tanti uffiziali dietro, e si avvicinò al mio letto col
berretto in mano, e anche tutti gli altri avevano il capo scoperto, ed
egli, il generale, mi domandò com'io stava e dov'era stato ferito e in
che modo, e quando gli ebbi raccontato tutto, mi pare ancor di vederlo,
alzò gli occhi al cielo, strinse le labbra con un sospiro, e mi
disse:--Fatti coraggio, figliuolo.--E poi mi strinse la mano, capisci,
lui che era generale. Aveva una mano scarna scarna; era tanto vecchio!
E io glie l'avrei baciata quella mano se non avessi avuto paura di
mancar di rispetto; mi pareva un altro mio padre. Ah! bisogna esservisi
trovati in quei momenti per poter sapere che cosa si prova! Si scorda
tutte le disgrazie, si scorda. E poi, anche prima... vedrai, camerata;
altro è parlarne da lontano, altro è trovarsi là, proprio là in mezzo a
tutte quelle baionette, i superiori dinanzi a cavallo colla sciabola in
aria, e le bandiere, e la musica, e tutte quelle grida; il cuore ti si
accende, e la testa ti gira e ti gira, e la palla t'ha già colto che tu
gridi ancora: Avanti....
In quel punto s'udì nella strada un'armonia festosa di canti e di suoni
di piffero e di zampogna.
--Sono i miei compagni che partono,--gridò il coscritto balzando in
piedi con subita allegrezza.
Il mutilato si accese repentinamente nel volto, si rizzò anch'egli in
piedi sorretto dalla madre e dalla fidanzata, si fece condurre sul
limitare della porta, vide i coscritti che partivano, e die' loro un
grido:--buon viaggio, ragazzi, buon viaggio!--Essi si voltarono verso
di lui, intravidero la gamba tronca, capirono, e gli risposero tutti ad
una voce:--Viva i bravi soldati!
E il nostro poveretto li ringraziava agitando le mani e scuotendo la
testa, chè oramai la foga della tanta dolcezza gli chiudeva il varco
alla voce.
--Viva i bravi soldati! queglino ripeterono allontanandosi.
Il mutilato fece un ultimo atto colle mani e col capo, e poi, passato
un braccio attorno al collo della giovinetta che lo sorreggeva a
sinistra, si volse alla madre che gli stava dall'altro lato, e, con
voce interrotta dai singhiozzi, esclamò:
--Oh mamma? lo vuoi credere?... io sono contento!--
E le lasciò cader la testa sul seno.
Gli occhi di tutti i circostanti si empierono di lagrime. La musica
moriva a poco a poco allontanandosi lentamente giù per la via.


L'ESERCITO ITALIANO
DURANTE IL COLÈRA DEL 1867

Ogniqualvolta io ripenso a quanto l'esercito ha fatto e patito per il
paese durante il colèra del mille ottocento sessanta sette, e riprovo
quel vivo senso d'ammirazione e di gratitudine che mi si destava
in quei giorni alla notizia d'ogni nuovo suo atto di carità e di
coraggio civile, mi prende il dubbio che la maggior parte di quegli
atti siano già dai più dimenticati, che molti non siansi saputi mai,
che tutti poi, o quasi tutti, sien noti troppo vagamente per essere,
come e quanto si conviene, estimati e lodati. Forse i ricordi di tutti
que' begli atti individuali il popolo li ha già confusi in un solo
concetto,--l'esercito ha fatto del bene,--come dopo una battaglia
vinta esprime ed esalta nel nome d'un generale le gesta e le glorie di
centomila soldati. E maggiormente mi confermo in codesto timore quando
considero che il paese, il quale delle guerre non è che spettatore
e può e suole notar molte cose, essendo stato invece, in questa
occorrenza del colèra, attore e vittima ad un tempo del terribile
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