La vita militare: bozzetti - 22

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sorriso di gratitudine, che m'intenerisce e m'esalta.
Il colèra del sessantasette fu per l'esercito, non meno che pel paese,
una grande sventura; ma non senza frutto.
L'esercito si avvantaggiò nella disciplina, ed è facile comprenderne
il come. Anche per quei soldati cui la disciplina riusciva più
dura, o perchè di natura indocile e caparbia, o perchè digiuni
affatto d'ogni idea di patria e di nazionalità e inetti a rendersi
ragione, nonchè della necessità del rigor militare, neanco di quella
dell'esercito, anche per questi soldati, in mezzo alle sventure del
colèra, la disciplina si spogliò di quel che avea prima di odioso e
d'insopportabile, e assunse un nuovo aspetto. Naturalmente, poichè
anche le menti più rozze, comprendendo quanto vi fosse di nobile
e di generoso in quel tanto fare e patire per la pubblica salute,
intendevano pure che, se invece d'esser soldati uniti e soggetti a
una disciplina, fossero stati contadini o operai liberi e divisi,
avrebbero probabilmente, o tutti o quasi tutti, sfuggito ogni fatica e
ogni pericolo, e provveduto ciascuno da per sè alla propria salvezza.
Sentivano però che una parte del merito delle loro nobilissime opere
non spettava a loro, e la riferivano tacitamente a quella disciplina,
della cui mancanza erano al caso di vedere ed esperimentare tutto
giorno le deplorabili conseguenze nelle altre classi della popolazione.
A misura che si rendevan ragione dello scopo di tutte quelle leggi
e di tutte quelle consuetudini che soleano prima tenere in conto di
rigori irragionevoli o d'inutili aggravi, a misura che ne vedevano, in
certo modo, uscir dalle proprie mani gli effetti, e non potevano a meno
d'ammirarli e di andarne orgogliosi, si venivano formando un giusto
concetto della disciplina, e vi si rassegnavano come a una necessità
salutare. Di più, quella dimestichezza, quell'affratellamento che suol
nascere e crescere così rapidamente tra ufficiali e soldati nelle
occasioni di grandi pericoli e di grandi sventure comuni, aveva fatto
capire ai più ottusi e ai più malevoli che se nelle congiunture della
vita ordinaria v'è fra gli uni e gli altri una divisione rigorosa e
inalterata, ciò non proviene dal proposito spontaneo di ogni ufficiale,
ma da una convenzione, da una norma generale dettata dalla necessità
della disciplina e da tutti riconosciuta necessaria per intuizione
o per esperienza. Ciò compreso, dovevano naturalmente sparire tutti
quegli astii e quei rancori che soglion sorgere nell'animo dei soldati
riottosi contro gli ufficiali austeri e inesorabili; rancori che, per
lo più, un falso amor proprio produce, e la diffidenza e il timore
alimentano; e sparirono in fatti. Dinanzi a quel continuo spettacolo
della sventura, in mezzo a quella unanimità solenne di affetti e
di voleri, ognuno capì chiaramente quanto gli odi e i risentimenti
personali fossero ingenerosi e meschini, e se li sentì svanire dal
cuore senza bisogno di combatterli o di far forza a se stesso. Di più,
per lungo tratto di tempo gli uffici e le operazioni della truppa
erano stati di tale natura, che gli ordini dei superiori venivano a
coincidere, non solamente nella sostanza, ma anco nella forma, coi più
semplici precetti della religione, insegnati dalle madri ai fanciulli
nella più tenera età. Certi discorsi tenuti dagli ufficiali ai soldati
si sarebbero potuti ripetere parola per parola da un oratore sacro sul
pergamo, e certi ordini del giorno dei colonnelli erano squarci netti
e pretti di vangelo. Non era però possibile che neanco i soldati più
tristi e più in colti si ribellassero agli ordini dei superiori, o ne
ponessero in dubbio la rettitudine, o ne discutessero l'opportunità,
o disconoscessero il dovere dell'obbedienza. Quindi a poco a poco al
sentimento della disciplina s'era, per così dire, sostituito quello
della religione, e ciò che si sarebbe fatto a malincuore per obbligo,
si facea di buon animo per impulso di carità. Per altra parte, quella
sollecitudine affettuosa che in ogni occasione gli ufficiali avevano
mostrata pei loro soldati, visitandoli negli ospedali, soccorrendoli
dei propri denari, confortandoli, consigliandoli, proteggendoli, aveva
fatto sì che nel cuore di questi i due sentimenti della gratitudine e
della disciplina si compenetrassero e s'immedesimassero in modo, da
togliere persino l'idea ch'e' si potessero in alcun caso disgiungere
e contrariare. Intesa la disciplina per quello che è, e per quel che
dev'essere, intesi cioè i principii da cui move e su cui si basa, e
i fini a cui tende e gli effetti che ottiene, anche l'intelletto del
più umile soldato abbraccia tutto intero questo magnifico edifizio
dell'esercito, comprende il congegno mirabile e l'armonia delle forze
ond'egli è retto, sente che ne sono le fondamenta i primi affetti della
famiglia e le prime leggi della religione, e a misura che ne contempla
la sommità, la vede illuminarsi e levarsi in alto fin dove non giungono
le declamazioni dei filosofi e le querele dei volghi. Questo effetto si
ebbe nei soldati; in questo modo si rafforzò la disciplina.
E il paese?
La più splendida prova dell'effetto prodotto sul paese dalla stupenda
condotta dell'esercito l'ha data il popolo siciliano sulla fine del
sessantasette e l'ha ripetuta testè, la prova più cara ch'ei potesse
dare all'esercito e all'Italia,--il mirabile resultato della leva.--Oh
quel popolo pieno di fierezza, di ardimento e di fuoco non può dare che
dei bravi soldati!
* * * * *
E che premio ebbe il soldato?
Grande. La sera dopo la visita della ritirata, il furiere gli lesse
l'ordine del giorno del colonnello in cui gli si diceva:--Hai fatto il
tuo dovere.--


UNA MEDAGLIA.

--Sempre quella faccia rannuvolata e quello sguardo torvo!--Così, un
giorno, diceva tra sè e sè un capitano, dopo aver passato in rivista la
sua compagnia.--Ma perchè, poi? Cosa gli ho fatto io in fin de' conti?
Pensava a un soldato abruzzese che durante la rivista lo aveva guardato
in cagnesco.
V'hanno delle indoli chiuse, altiere, selvatiche, in cui l'amor proprio
è siffattamente vivo ed ombroso, che in ogni sorriso sospettano uno
scherno, in ogni parola un'insidia, in ogni persona un nemico. Indoli
buone, in fondo in fondo, e affettuose; paiono invece e son giudicate
superbe e cattive. Sono anime ritrose per naturale diffidenza degli
uomini; non hanno affetti spontanei; non aman mai per le prime; ma,
appena s'accorgono del tuo affetto, ti corrispondono con quella maggior
forza ed effusione di cuore che mostrano di meno, in generale, cogli
altri. Quando però s'incaponiscono nell'avversione e nell'astio, sono
incredibilmente ostinate e tenaci. Ma non odiano davvero; lo credono.
Tu sarai sempre in tempo, con una stretta di mano o un sorriso gentile,
a dissipare in loro un'antipatia che credevano invincibile e un rancore
che giuravano eterno.
Tal'era il soldato abruzzese che guardava torvo il suo capitano.
Il primo giorno ch'egli era venuto al reggimento insieme a tutti gli
altri coscritti vestiti ancora de' loro panni da contadini e da operai,
appena entrato nella compagnia, il capitano lo aveva squadrato con
una certa espressione di curiosità e aveva detto nell'orecchio al
suo luogotenente:--Guardi che faccia proibita.--E avea sorriso. E il
soldato avea notato quel sorriso. Condotto nel magazzino del vestiario,
s'era infilato il primo cappotto che gli avean messo tra le mani, e il
capitano, vedutolo, passando, così insaccato e infagottato, con certe
maniche che gli spenzolavano un palmo oltre le mani, e certi faldoni
che gli coprivan le ginocchia, s'era messo a ridere, esclamando:--Tu
mi sembri un sacco di cenci.--Ed egli s'era tutto rannuvolato e avea
lanciato al capitano un'occhiata di sotto in su che pareva una sassata.
Un'altra volta, in piazza d'armi, quando s'insegnava il passo di scuola
ai coscritti e si facevano uscir dalle righe uno per uno e camminare
soli per un lungo tratto, a suon di tamburo, movendo le gambe lente e
stecchite alla guisa delle marionette, egli, venuta la sua volta, s'era
vergognato e confuso a tal segno, che non riusciva a mutare due passi
senza vacillare o inciampare o far certe movenze stentate e grottesche,
che facevan ridere i compagni. Era sopraggiunto il capitano e lo avea
sgridato; ed egli peggio di prima. Allora il capitano, visto che gli
era fiato sprecato, se n'era ito dicendogli:--Siete il più brutto
soldato della compagnia.--Là presso c'eran delle ragazze con dei bimbi
che stavano a vedere, e s'eran messe a ridere forte. Egli, diventato
rosso fino alla radice dei capelli, era ritornato in riga arrotando i
denti come un cane arrabbiato.
Così si andò man mano raffermando nell'animo suo il convincimento che
il capitano l'avesse in uggia, e lo rampognasse per malignità, e lo
mettesse in ridicolo col malvagio proposito di farlo uscire fuori dei
gangheri, e di perderlo. E non era vero. Il capitano era un galantuomo;
astio non aveva contro di lui più di quanto ne avesse contro gli altri;
amava i suoi soldati; era incapace di un sentimento d'avversione
cieca ed ingiusta, e abborriva profondamente dalle prepotenze e dalle
persecuzioni meditate. Solamente non aveva ben compresa l'indole di
questo suo soldato. A vederlo sempre così fosco e bieco, lo aveva
giudicato di natura caparbia, indocile, rivoltosa, cattiva, e lo
voleva domare; ed egli era domabile; ma coi mezzi della persuasione e
dell'amorevolezza; colle vociaccie e colla prigione, no; era peggio.
Un giorno il nostro soldato stava parlando con una ragazza sull'angolo
d'una via; passò il capitano; egli non lo vide. Quegli credette che
avesse finto di non vederlo per non salutarlo, e gli fece una lavata
di capo in presenza della ragazza e di molt'altra gente che era là
attorno. Il poveretto n'ebbe tanta vergogna che, appena andato via il
capitano, disparve anch'esso di là e non vi si fece vedere mai più. Ma
il rancore contro il capitano gli s'accrebbe a cento doppi; divenne
odio, quasi; lo rodeva di continuo; non gli lasciava un istante di
pace; gli avvelenava la vita. Nè per quanto ei si sforzasse, poteva
riuscir mai a dissimularlo. Il capitano rimbrottava un soldato, ed egli
tossiva e stropicciava i piedi sul terreno; il capitano si volgeva
sdegnoso, ed egli, pronto, alzava la faccia in su a guardare le nuvole.
In marcia, se un soldato stava attento quando il capitano cercasse
da bere e gli porgeva la borraccia, egli sogghignava e, tratto in
disparte quel soldato, gli mormorava nell'orecchio: Imbecille! Quando
il capitano lo rimproverava, egli faceva mostra di non intendere,
stralunando gli occhi come un insensato e tentennando la testa, o
mandava dagli occhi socchiusi un lampo di riso maligno, torcendo la
bocca e sporgendo il labbro di sotto. E poi sempre lo sguardo torvo e
la faccia scura.
Una sera, in piazza d'armi, mentre si facevano gli esercizi, un
maggiore rimproverò ad alta voce il capitano; questi girò un
rapido sguardo sulle faccie dei suoi soldati; quella tal faccia
rideva.--Canaglia! urlò egli allora, cieco di rabbia, e fattosi dinanzi
al soldato, gli pose i pugni sul viso: il soldato impallidì. Pochi
minuti dopo si volse freddamente al suo vicino e gli disse:--Un giorno
o l'altro (e aggiunse qualche parola sotto voce).... o io non sono
abbruzzese.--Appena rientrato in quartiere e giunto ai suo letto,
sbattè il gamellino e lo zaino contro il muro. Il capitano sopraggiunse
inaspettato e vide.--Sergente, me lo cacci in prigione!--gridò, e
disparve. Il soldato addentò, ruggendo, le lenzuola e si percosse la
testa coi pugni. Tre o quattro compagni gli si slanciarono addosso,
l'afferrarono, lo trattennero:--Che hai? Che fai? Diventi matto?--
* * * * *
V'è un tratto della valle del Tronto, il tratto più angusto, in cui le
giogaie s'elevano dalle due parti ad una grande altezza e dirompendosi
in valloncelli, in dirupi e in burroni scuri e profondi, protendono
le falde sassose fin quasi sulla sponda del fiume. La valle, in quel
tratto, offre un aspetto cupo e malinconico. Tra l'acque e le falde
estreme, il terreno è tutto ghiaia e ciottoloni e macigni enormi,
precipitati giù dalle sommità de' gioghi; e dalle falde in su è
un laberinto di tane e di precipizi e di boschi folti e di greppi
senza sentiero. Qualche viottolo s'inerpica su per l'erta a gomiti
e a giravolte, e si perde in mezzo ai massi e alle macchie; qualche
abituro appare qua e là mezzo nascosto fra le sporgenze dei balzi;
qualche tratto di terra è piano e verdeggiante; in ogni altra parte è
verginità di natura aspra e selvaggia.
Era una sera d'autunno e piovigginava. Una pattuglia di pochi soldati,
l'un dietro l'altro, passava per cotesto tratto della valle, salendo,
scendendo, serpeggiando, a seconda dei rialzi del suolo e dei macigni
ond'era ingombro quel po' di sentiero che il piè dei viandanti, in un
lungo volgere d'anni, vi aveva segnato.
Un soldato precedeva la pattuglia d'una quarantina di passi; un altro,
alla stessa distanza, la seguitava. Camminavano a capo basso, col
fucile stretto sotto le ascelle, lenti e silenziosi.
Tutt'ad un tratto, il soldato che stava innanzi udì un rumore concitato
di passi, vide spuntare al di sopra d'un masso tre teste e luccicare
tre canne e tre lampi, e si senti staccar dalla fronte il cheppì e
sibilare due palle a destra e a sinistra del capo. Subito dopo si
slanciarono verso di lui tre briganti. Egli sparò il fucile, e l'un
d'essi die' un grido e stramazzò. S'avventò sull'altro, e con un colpo
poderoso del fucile gli respinse la carabina da un lato, e gli cacciò
nel ventre e ne estrasse in un sol punto la baionetta. Ma il terzo,
ch'era addietro, gli è sopra prima ch'egli possa rivolgersi contro
di lui; gli afferra colla manca il fucile, leva in alto coll'altra
un pugnale; il soldato abbandona l'arma, abbranca colla sinistra la
mano armata del brigante, gli ricinge il collo col braccio destro,
gli si stringe addosso come una serpe e gli addenta rabbiosamente
e gli dilania l'orecchio. Un urlo orrendo di spasimo erompe dal
petto dell'assassino, e qui s'impegna una lotta che fa spavento.
Fanno a rovesciarsi per terra; un piede in fallo è la morte; in men
d'un istante un largo tratto di terreno è impresso qua e là di orme
profonde; le pietre percosse dalle violenti pedate sbalzano all'infuori
dell'orribile arena; i due nemici si abbracciano e si svincolano e si
ricongiungono con una rapidità a cui vien meno lo sguardo; si pestano
coi pugni, si lacerano coi morsi, si dan dei gomiti e delle ginocchia
nel petto e nel ventre;--sbuffi--aneliti--grida di rabbia strozzate;
gli occhi orribilmente dilatati ed accesi; le bocche schiumose e
sanguigne discoprono, contraendosi convulsamente, i denti digrignanti;
oramai quei due visi non han più umana sembianza. Ma il soldato
tien tuttavia stretto nella ferrea mano il pugno nemico armato di
coltello.... Ad un tratto il brigante stramazza, percuotendo aspramente
il terreno; il soldato gli è sopra, lo stringe con ambe le mani alla
strozza, si fa schermo a mancina col ginocchio piegato, e mentre il
prostrato gli incide il braccio sinistro d'una profonda ferita, ei gli
solleva da terra, con supremo sforzo, la testa, e acconsentendo con
tutta la persona alla spinta, gliela fa battere violentemente contro un
sasso; profitta dello stordimento prodotto dal colpo, stringe con tutte
e due le mani e con tutta la lena che gli resta il polso del braccio
armato; la mano indolenzita s'allarga, e non sì tosto il coltello
dell'assassino è passato nel suo pugno che già ei glie l'ha cacciato
nella gola. Il ferro tagliente, ghiacciato, gli penetra nell'ugola
e gli rompe l'ossa del palato; un'onda di sangue gli prorompe
gorgogliando dalle fauci aperte, mista a un rantolo confuso, che fu
l'ultima sua voce.
Bravo! bravo!--urlarono, sopraggiungendo affannosi, gli altri soldati
della pattuglia; e gli si fecero attorno e l'affollarono di domande,
mentre egli immobile, ansante, col viso bianco e l'occhio stupido e
stralunato, stava guardando ora il brigante prostrato, ora il coltello
sanguinoso che teneva tuttavia stretto nel pugno.
La pattuglia era stata assalita nello stesso tempo da un branco di
briganti i quali, appena sparate le carabine, s'eran dati alla fuga. I
soldati li avevano inseguiti per un buon tratto di via.
Il soldato ferito in capo a pochi giorni guarì. La prima volta che
il capitano lo vide, passandogli dinanzi alla rivista, lo guardò
fissamente negli occhi e gli disse:--Bravo!--Subito dopo un suo vicino
gli susurrò nell'orecchio:--E tu dici che ti ha in tasca? T'ha detto
bravo!--Per forza!--egli rispose scrollando la testa, e sogghignò.
Tre mesi dopo quel giorno il reggimento fu trasferito in Ascoli.
Era trascorsa una settimana dall'arrivo alla nuova stanza, quando
il colonnello ordinò che l'indomani tutto il reggimento vestisse
l'uniforme di parata per assistere a una solennità militare sulla
piazza principale della città. Si doveva decorare un soldato della
medaglia al valor militare.
--Così presto? pensò il nostro capitano, quando gli fu detto l'ordine
del colonnello. E corse subito alla camera del furiere e gli domandò
ansiosamente:--Ha sentito l'ordine? Ha fatto tutto?--Tutto, fin da tre
giorni.--Oh respiro! Vediamo dunque; carta, penna e calamaio; voglio
esser sicuro del fatto mio.
Sedettero a tavolino e il furiere prese a tracciare sopra un brano di
carta certe strade e certe case, parlando a bassa voce, e ripigliando
di tratto in tratto il discorso.
Dopo un po' di tempo s'alzarono tutt'e due, e il capitano,
accomiatandosi, soggiunse:--Terza casa a destra, seconda porta?--Terza
casa, seconda porta.--Di sicuro?--Il furiere fece un atto come per
dire:--Diavolo, ne può dubitare?
Un'ora dopo il capitano era a cavallo sulla via che da Ascoli corre
ad Acquasanta, piccolo paese posto sulla riva del Tronto, a mezza
distanza, credo, o presso a poco, fra Ascoli e Arquata.
Giunse ad Acquasanta sul cadere del sole. Prima di entrare si sbottonò
la tunica per nascondere il numero dei bottoni e ripiegò all'insù la
tesa del berretto. Entrò. All'udire lo scalpitìo del cavallo qualcuno
delle prime case si fece sull'uscio; altri s'affacciarono alle
finestre; i ragazzi accorsero nella via. Il capitano guardò incerto
a destra e a sinistra, e poi si diresse verso una porta dov'era un
crocchietto di donne, le quali, al suo apparire, si schierarono
timidamente contro il muro e lo guardarono attonite.
--Chi mi dà un bicchier d'acqua, buone donne?--disse il capitano
fermando il cavallo e affettando un'aria sbadata.
--Io--rispose vivamente una delle donne, e disparve.--È lei! pensò il
capitano, non può esser altra che lei.--
La donna tornò di lì a un minuto con un bicchier d'acqua, e lo porse
al capitano. Questi la guardò attentamente e si pose a bere a lenti
sorsi; quella, intanto, lo squadrava da capo a piedi, piegava la testa
a destra e a sinistra e si alzava sulla punta dei piedi per vedere
di scoprire il numero del reggimento, e si stropicciava le mani, e
dondolava la persona, e non istava ferma un momento, e dallo sguardo
intento e vivo e dai rapidi moti della bocca lasciava trasparire una
contentezza timida e ansiosa, un desiderio intenso e irrequieto, che
non sapeva risolversi a palesare. Il capitano la osservava.
--C'è nessuna di queste donne che abbia dei figliuoli soldati?--domandò
poi restituendo il bicchiere e simulando, come prima, una indifferenza
distratta.
--Io!--rispose risoluta la donna che gli aveva porto il bicchiere.--Ne
ho uno!--e fece cenno col pollice e restò in atto d'aspettare, immobile
come una statua.
--In che reggimento?
La donna disse il reggimento e soggiunse in fretta:--Dov'è, signor
colonnello? Lo conosce? L'ha veduto?
--Io no.... Ma come mai non sapete dove sia?
--Mah!--esclamò la donna facendo un viso serio serio e incrocicchiando
e lasciando cadere abbandonatamente le mani;--sono due anni che non
lo vedo; un mese fa non era mica molto lontano di qui; era a far la
guerra ai briganti, povero figliuolo, e mi ha scritto; ma d'allora in
poi non ne ho più saputo nulla, non m'ha più mandato nessuna lettera.
O me n'avrà fors'anco mandata qualcuna, e non mi sarà arrivata. Quei
signori che devono spedire le lettere chi sa cosa n'avranno fatto! (E
andava man mano infervorandosi e imprimendo alle parole una crescente
espressione di dolore e di dispetto). Le lettere della povera gente
quei signori le conoscono dalla soprascritta e le buttano in un canto.
Lo so, io, come vanno le cose. Quei poveri figliuoli scrivono, e le
famiglie non ricevono niente. Ma gli uffiziali che comandano dovrebbero
badarci a queste cose; mi perdoni, sa, signor colonnello, io non dico
mica di lei; ma è una cosa che non mi par giusta, perchè noialtre,
povere donne, passano dei mesi senza che si sappia niente dei nostri
figliuoli, e si sta sempre in pensiero, e qui le mie amiche lo possono
dire, che mi vedono tutto il giorno e sanno che vita io faccio da un
tempo a questa parte, i batticuori, le paure, le pene che soffro per
quel povero ragazzo; e ci son dei momenti che proprio.... non posso più
reggere. Oh no! no! me lo lasci dire, signor colonnello, non è una cosa
giusta!--E si coperse la faccia col grembiale e si mise a piangere.
Tutte l'altre donne acconsentirono collo sguardo e coi cenni; il
capitano taceva.
--Guardate, buona donna!--disse poi improvvisamente.--La donna scoprì
il volto lagrimoso e lo guardò.
Guardate!--ripetè il capitano e si levò il berretto e glielo porse.
Essa lo prese facendo un viso di sorpresa e di stupore, lo guardò di
sotto e di sopra, girò gli occhi sulle amiche in atto d'interrogare,
poi li fissò in volto al capitano....
Il capitano rideva.
--Non c'è nulla che vi riguardi in codesto berretto?
La donna tornò a guardare e mise un grido:--Ah! il suo reggimento!
e afferrò con ambe le mani il berretto e lo baciò e lo ribaciò con
trasporto, e in un istante affollò il capitano di tante domande, di
tante preghiere, di tante dimostrazioni di gratitudine, di gioia,
d'affetto, ch'egli ne fu sopraffatto e non potè prima risponderle una
parola che la foga della dolcezza non le avesse spossate le forze e
interrotta la voce.
--Domani vedrete vostro figlio,--le disse poi.--Egli è in Ascoli, e vi
aspetta.--
La buona madre si slanciò per baciargli la mano; ei la ritrasse....
Mezz'ora dopo si rimise in cammino alla volta della città. Aveva
lungamente parlato con quella povera donna; ma della medaglia al valor
militare non le aveva detto parola.
Appena arrivato in Ascoli, appena entrato in casa, chiamò
l'ordinanza.--Eccomi.--Senti bene.--E spiccando le sillabe con gran
significazione e segnando gli accenti colla mano, filò un lungo
discorso, che l'ordinanza ascoltò cogli occhi spalancati e la bocca
aperta.--Hai capito?--Sì signore.--Farai tutto appuntino?--Non
dubiti.--Mi fido.--Ed uscì. L'ordinanza lo segui coll'occhio sin sul
limitare della porta, stette un minuto sopra pensiero e poi, infilato
con una mano uno stivale e afferrata coll'altra una spazzola, si mise
a lustrare di tutta forza mormorando:--Sei un vero galantuomo; meriti
un premio; domattina i tuoi stivali saranno i più lucidi stivali del
reggimento.
L'indomani mattina, intorno alle otto, l'ordinanza, appostata
all'angolo di una via che sbocca nella piazza principale della città,
vide venire innanzi lentamente una vecchia contadina, vestita in gala,
con due grandi buccole alle orecchie, un bel vezzo di corallo intorno
al collo e la gonnella screziata di tutti i colori dell'iride; veniva
innanzi guardando intorno con una cera tra l'allegro, l'attonito e il
curioso. La osservò attentamente e le si avvicinò.
--Buona donna!
--Oh! siete voi quel soldato?
--Io.
--Oh grazie, grazie di cuore. E il mio figliuolo? Non è qui? Dov'è?
Perchè non è venuto ad aspettarmi? Non glie l'hanno detto che venivo?
Ditemi subito dov'è, mio buon giovane; conducetemi subito da lui.
--Eh, un momento; ci vuole un po' di pazienza, subito subito non lo
potrete vedere. Bisogna aspettare una mezz'oretta. Bisogna star qui a
vedere una certa parata che deve fare il reggimento. Si tratta di dare
la medaglia del valor militare a un mio compagno; è un affare di pochi
minuti; ci vuole un po' di pazienza.
--Ancora mezz'ora! Oh Dio mio! E come faccio io ad aspettare una
mezz'ora?
--Lo capisco, buona donna, lo capisco; per voi una mezz'ora è un mezzo
secolo; ma non si può fare altrimenti; bisogna aspettare. Faremo due
chiacchiere; il tempo passerà presto.
--O Dio buono! mezz'ora! Ma.... ditemi, ditemi; devono venir qui, qui
in questa piazza, i soldati?
--Sicuro.
--Ma dunque lo vedrò subito, gli potrò subito parlare....
--Ma non si può, cara mia.
--Ma sono due anni che non lo vedo....
--Lo capisco; ma al soldato, quando è in riga, nessuno gli può parlare,
lo dovete sapere anche voi; il regolamento parla chiaro; qui comanda
il colonnello, mia buona donna; la mamma non c'entra; e s'anco venisse
la mamma del colonnello, anch'essa dovrebbe aver pazienza e tirarsi in
disparte e aspettare. Capite bene che il regolamento non l'han mica
fatto le donne.
--Capisco; ma....
In quel punto, s'intese un lontano rullo di tamburi e tutta la
gente ch'era nella piazza si rivolse da quella parte.--Ecco il
reggimento--disse il soldato.--La vecchia si sentì un forte tremito al
cuore, stette un istante perplessa, e poi improvvisamente fece atto
di slanciarsi verso il reggimento.--Aspettate!--le gridò il soldato
trattenendola pel braccio, e facendo cenno colla mano che stesse
quieta,--aspettate; fatemi questo piacere; s'egli vi vede, siamo a
guai. Volete farlo mettere in prigione? Basta poco, veh! Basta voltar
la testa a sinistra quando si deve tenerla voltata a destra.
--È vero!
E si contenne.
--Non si tratta che d'aspettare un quarto d'ora; è ben poca cosa; avete
aspettato due anni!--
La donna alzò gli occhi al cielo, sospirò e poi fissò lo sguardo
immobile allo sbocco della via per cui doveva comparire il reggimento.
Il rullo dei tamburi s'avvicina; la folla si apre in due ali; ecco
gli zappatori; ecco i tamburini, ecco la musica, ecco il colonnello a
cavallo....
--E i soldati?--domandò ansiosamente la vecchia.
--Un momento. Tra il colonnello e i soldati c'è sempre una diecina di
passi. Eccoli.--
La donna si slanciò un'altra volta, e un'altra volta il soldato la
trattenne.--Oh Dio benedetto! abbiate un po' di giudizio. Volete che ve
lo caccino in prigione a tutti i costi?--
Il reggimento è schierato.
--L'ho veduto! L'ho veduto!--grida la buona vecchia battendo palma a
palma.--Guardatelo là.--
--Dove?--La donna gli indica dove.
--Non è quello là; v'ingannate; ve lo assicuro io; Di qui non lo potete
conoscere; siamo troppo lontani.
--Allora è quell'altro là.
--Quale?--La donna gli indica quale.
--Ma no, vi dico, non è neppur quello là; è impossibile che lo possiate
vedere; è in seconda riga.
--In seconda riga?
--Già.
--Che cosa vuol dire in seconda riga?
--Vuoi dir dietro gli altri.
--Oh santa pazienza!--esclamò la donna e si passò la mano sulla fronte
e sospirò.--E adesso cosa fanno?
--Non vedete? Il colonnello è venuto a mettersi di fronte al reggimento
per fare un discorso. Prima di dare la medaglia a un soldato si usa
di fare un discorso, in cui si racconta il fatto com'è accaduto, e si
dice agli altri soldati che seguano l'esempio del loro compagno, che
è un bravo soldato, che ha fatto il suo dovere, che ha onorato il suo
reggimento e via discorrendo. Ecco; sentite.--
Il colonnello ha cominciato a parlare.
--Non sento niente. Cosa dice?
--Ecco, il fatto è questo. Il soldato che deve aver la medaglia, un
giorno è stato assalito da tre briganti, che gli tirarono nello stesso
punto tre fucilate. Non fu colpito, non si spaventò; scaricò subito
il fucile contro uno di quegli assassini, e lo stese morto; all'altro
piantò la baionetta nella pancia; al terzo tolse il coltello di mano e
glielo piantò nella gola.
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