Le rive della Bormida nel 1794 - 09

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all'ombra delle viti che vivono ancora assai rigogliose.
Il rimanente dell'edificio, era somigliante, in ogni parte, a tutti i
conventi. Aveva due corridoi lunghi, incrocicchiati, ai capi dei quali
si aprivano grandi balconi: e lungo le pareti porte di celle anguste,
ognuna col suo santo, monaca o frate, a fresco sopra l'architrave. Il
refettorio poi, (che io non lo dimentichi), era in sito delizioso; e
dava colle finestre su d'un orto ricco, d'alberi e di pozzi d'acque
limpidissime. Questi pozzi coperti di viluppi d'erbe, oggi paiono
poco; ma in fondo vi gracidano le rane, quasi per ammonire l'uomo che
badi a non vi cascar dentro, essendovi l'acqua pericolosa, e di rado
v'ha qualcuno per averne aiuto.
I frati di questo convento erano la meglio parte delle terre di
Monferrato e delle Langhe. Ve ne venivano talvolta dalla Liguria; ma
gli uni e gli altri, a quel che intesi dai vecchi, vi si accomodavano
assai bene, e se ne andavano a malincuore. Tenevano in mano molte fila
della vita civile e domestica nei borghi vicini; predicavano,
confessavano, pregavano, parevano tanti santi e tra loro in gran
concordia; sebbene anche in quello come in tutti i sodalizi del mondo,
covassero le invidie, le gelosie, gli odi; e si potesse assomigliarlo
ad un lago quieto come specchio alla faccia, e giù giù nei fondi,
agitato da pesci d'ogni sorta, persino mostruosi. I loro cercatori
correndo i contadi raccoglievano copia d'ogni ben di Dio, n'avessero
potuto portare; e rivenivano ogni sera carichi come api ed allegri
sempre.
Costoro non si veggono più girare per le vie e pei campi, col sacco
della cerca in ispalla; e del vasto edificio avanza appena un'ala che
si possa abitare da cristiani. Vi sta una famigliuola di coloni, che
mandano innanzi a podere le terre intorno. Corridoi e celle sono
crollati o offesi da larghe crepe: la chiesa non ha più tetto; gli
altari sono scalcinati; il campanile si regge a stento, e fa segno di
non saper bene dove si abbia a coricare, o sulla terra, dell'orto, o
sul grembo erboso della chiesa. Ma non andrà guari e sarà anch'esso
confuso coi ruderi sconvolti come per terremoto; e nulla, più nulla,
parlerà di quello che era il convento or sono settant'anni. A me duole
assai di questo, ma più dei frati, chè tra loro neppure uno ha
lasciato memoria di sapienza, d'amore, o d'altre virtù. Che importa a
noi sapere che venivano coll'età molto avanti? Forse gli è appunto per
aver badato a vivere lunga vita, che sono morti del tutto: e sebbene
delle loro ossa siano piene quattro tombe; queste non han nulla da
dire al visitatore, che ascolta le coppie di colombi tubare dal
campanile i loro dolci amori, ricolmando di mestizia gli archi, le
vôlte, quell'ingombro di ruderi, e quell'erbe lussureggianti. Incontra
talora di vedere qualche personcina, sfatta, macilenta, gialla come
per febbre maremmana, fuggire per un bosco, far capolino da un uscio,
o nascondersi dietro una colonna cadente. V'ha da rimanere attoniti,
come se fosse un'anima di frate venuta dall'altro mondo; e sarà un
figlio del colono, guasto, poveretto, dalla malaria di quelle ruine.
Il bosco è bello ancora, ma mostra qua e là di larghe radaie; la mano
del tempo e dell'uomo vi fanno a gara nel distruggere; tuttavia
l'occhio si posa da lontano, assai volentieri, su quella valletta,
come in luogo di pace.
Quando la cascinaia del signor Fedele giunse al convento, il padre
Anacleto era sul rialto, donde poche ore prima, il guardiano aveva
arringata la turba andata in guerra. Egli girava intorno a certo
pilastro sormontato da una croce di ferro, al fresco delle grandi
querce che ombravano il poggiolino. I frati solevano venirvi a
riposarsi in sul desinare, e a dire le barzellette alla gente che
passava, per la via appiè di quello. Essendo ancora mattino, il padre
Anacleto vi stava solo soletto, teneva il breviario sotto il braccio,
e colle mani una sull'altra, diceva passeggiando le ore.
Parve alla povera donna, che Dio l'avesse posto là ad aspettar lei; e
appressandosi peritosa, come potè chiamollo a nome sommessamente.
«Oh!....--sclamò il frate mettendosi sulla persona altezzoso;--sei tu?
Ebbene? Tuo marito se n'è andato anch'egli col figlio maggiore
nevvero?
L'altra imbambolava a queste prime parole, e stava per fregarsi gli
occhi col dosso della mano; ma il frate accorto, soggiungeva:
«Hanno fatto bene! L'intenzione è santa..., ma io credo che non avremo
mestieri delle loro forze; e quand'anche fosse, il Signore sa quali
sono i nostri....; bisogna avere fede in lui, e starsi di buona
voglia. Allegri!»
E tornò a passeggiare, come, se con questo le avesse detto addio. Ma
essa con voce umile e timorosa:
«O signor padre, mi perdoni, sono venuta per parlare con lei....
«Con me? Allora son qui!» rispose il frate fermandosi di nuovo; e
prese l'aspetto d'uomo che tiene una mano su in cielo e l'altra sopra
la terra: certo che colei veniva con qualcuna delle noie, solite ad
essergli date dalle foresi, le quali erano lì ogni poco, a fargli
recitare il responsorio di Sant'Antonio per ritrovare la gallina
perduta; o con uno scrupolo da sciogliere; o con un sogno da
decifrare.
«Veniva per confessarmi--disse la campagnuola. Ed egli a lei:
«Ma se fa appena un mese che hai fatta la pasqua. Che ci hai di nuovo?
«Peccati, no: ma ho certa cosa che mi pesa sull'anima; e mi pare che
se io non la dico, il mio povero uomo avrà la mala ventura. Son venuta
qui parecchie volte...
«Spicciati, spicciati,--interruppe il frate.
«Ecco! Ella sa che i padroni sono in villa: ma ha da sapere che quella
notte in cui ci vennero, voglio dire quando fu mattino, il signor
Fedele, prima di tornare a C.... mi disse che portando la colazione
alle signore, badassi bene a non parlare con esse, perchè alla Bianca
voleva dar volta il cervello, e vedeva tutto, spie, nemici, Francesi e
che so io....
«Caspita!--sclamò il frate, quasi maravigliando di quelle cose seguite
a sua insaputa.
«Ascolti, ascolti!--continuò la donna pigliando animo:--portando la
roba io mi sono lasciata tirare dalla curiosità, e andai ad origliare
all'uscio delle donne. Parlavano tra loro, e Bianca diceva cose...,
cose, poverina, da far piangere! Altro che impazzare! parlava come un
libro; ma non ho potuto capire nulla, salvo che vuol farsi monaca, e
che non vuol essere sacrificata... Basta! Il fatto è questo, che da
quel giorno, in casa ci pare il mortorio; e il signor Fedele, quando
lo vedo, fa tremare anche me. È torbido come se gli si avesse tolto il
pasto di bocca... Se ella ci andasse a vedere un poco... Ah!... già mi
dimenticava; il padrone sin da stamane s'è nascosto in cantina, e non
c'è santi per farlo venir fuori: la palazzina è chiusa, ma dentro ci
si sente la disperazione!
«Allora vado»--disse il frate; e la donnicciola ringraziandolo mosse
verso il convento a udirvi messa, spigliata come si fosse tolto di
dosso un macigno. Egli poi, stato un altro poco a girare intorno al
pilastro, si segnò due volte, e s'avviò alla villa del signor Fedele.
Vi giunse che questi aveva scacciato con grandi minaccie Bianca e
Margherita, tornate a pregarlo si togliesse di quel brutto luogo, che
quei furiosi se n'erano andati: ma le loro preghiere avrebbero mosso a
pietà qualunque crudele, non lui. Scendevano e salivano dalla cantina
alla stanza, dov'era la zia Maria, e con essa facevano le dolorose
querele; quando s'intese un picchio leggero all'uscio di sotto, e
Bianca affacciandosi sclamò: «il padre Anacleto!»
La cieca, credè, a quel nome, di ricevere un messaggio del cielo;
Bianca corse da non veder le scale, a suo padre, dicendogli del frate;
e Margherita non aveva quasi avuto tempo di raggiungerla, che il
signor Fedele, come se una mano poderosa l'avesse afferrato per le
gambe; vergognoso di sè, in meno che non aveva fatto ad entrare in
quella sorta di tana, ne era già fuori. Ma ahimè, come concio! Pareva
un masnadiero fuggito, per qualche fogna al bargello; per giunta un
nugolo di molesti moscioni, gli si turbinavano intorno al viso, ed
alla persona. Bianca si provava a nettarlo, e piangeva; Margherita,
aperta la porta, faceva venir dentro il padre Anacleto.
«_Deo gratias!_»--disse questi facendosi oltre diritto, verso la parte
onde veniva la voce del signor Fedele; ma vedendolo qual era--«che
fatto è questo--sclamò,--che ti veggo scompigliato a codesto modo?» Il
frate dava del tu a tutti, salvo che agli ecclesiastici più vecchi di
lui.
«Eh! padre--rispondeva l'altro,--ella viene in casa a un ospite
sventurato! Ero disceso in cantina, per vedervi come sto a vini
stagionati; mi prese il capogiro, caddi, e buon per me che queste mie
figliuole furono pronte ad aiutarmi.»
Se là dentro fosse stato un po' più di luce, il frate avrebbe visto
sui volti delle due fanciulle, i segni della maraviglia, in cui
l'infingimento del padre mise le loro anime semplici. Ma non ebbe
neanco tempo di dire al signor Fedele, che ringraziasse il Signore di
avergli tenuta sul capo la sua santa mano; che costui scaricando su
Bianca il miscuglio tempestoso di passioni, che gli fiottava
nell'animo:
«E voi--le gridava--voi, che ci fate qui? Andate al vostro posto!...»
La povera giovane, che quasi s'era dimenticata d'ogni patimento, solo
per aver potuto parlare quelle poche ore colla zia e colla sorella;
rimase a quelle parole, come se venuta tapina a chiedere la carità, le
avessero chiuso in faccia l'uscio di casa sua. Di che, chinando gli
occhi mestamente, si volse addietro, salì le scale, ritornò nella sua
camera, ai suoi silenzi. Margherita stette senza saper che si fare,
addolorata di veder ricominciata la trista istoria: poi usci sull'aia
singhiozzando da sola.
Allora il padre Anacleto, capì che sotto quei portamenti v'era
qualcosa, di cui la cascinaia gli aveva fatti a ragione i grossi
misteri. E valendosi della considerazione, in cui sapeva d'essere
tenuto dal signor Fedele, presolo per la mano, con dimestichezza
paterna, gli disse:
«Fedele, tu sei più vecchio di me, ma io sono più di te esperto della
vita. Sai che io ti sono amico, non t'ho mai veduto così severo colle
tue figliuole; che t'hanno fatto? Non mi hai detto or ora, come t'han
mostrato d'amarti? Dacchè non ti ho riveduto, tu sei mutato in viso,
ma molto mutato: segno che non sei contento! Perchè non sei venuto da
me? A dirti il vero qualcosa mi diceva qua dentro: «egli non viene da
te, e tu va da lui!» e sono venuto, ed ecco che non m'ingannai. Che
posso per te? Noi siamo ai servigi dei felici e dei mesti, dei ricchi
e dei poveri..... parla pure....
«Oh, padre!--rispose basso il signor Fedele--questa è la casa
dell'afflizione! Se dura così un altro mese, qualcuno di noi sarà
portato al sepolcro!
«Oh!--sclamò il frate--dunque c'è a mezzo qualche seria faccenda?
«Seria! altro che seria!--proseguì sospirando il signor Fedele, che
stato in forse quei pochi momenti, aveva deciso di confidarsi al frate
delle cose di casa sua:--i figliuoli de' nostri tempi, non obbediscono
più i loro padri, e il mondo va per la via torta....
«Il mondo si sfascia come un cadavere--sentenziò il padre Anacleto; ed
ambidue uscirono all'aperto, mettendosi sotto il pergolato tuttavia
poco ombroso. Buon pel signor Fedele che niuno lo vide, conciato
com'era; chè all'aspetto strano, gli avrebbe scemata la stima.
«Ecco--diceva egli continuando;--ella sa, padre, che le mie due
figliuole mi sono più care che le pupille. M'è capitato per la prima
di esse un partito, un partito da renderne invidiosa una principessa.
La trista non vuole saperne.... e sono settimane che mi arrovello a
trovar modo di farle far senno. Baje! Essa mi si fa sempre più
cocciuta, e quasi io perdo la santa pazienza. Non mi pare vero; così
dolce com'è....!
«Eh!--disse il frate--del vino dolce si fa l'aceto forte. Ma l'uomo
che tu le vuoi dare, le piace?
«Via!--rispose l'altro tentennando un tantino;--diciam gatta alla
gatta, pare che no.
«O allora, che vuoi? Farle forza? È tanto giovane, e non v'ha da
temere che ti rimanga in casa zitella. E colui del partito, non può
aspettare?
«Che aspettare! Questo partito mi fa come la palla; mi balza in mano e
se non le do mio danno! Mi sia segreto padre; questo partito è un
uffiziale alemanno, ricco come il mare; e la piglierebbe senza parlar
di dote. Così quel po' di ben di Dio che abbiamo al sole, mi
basterebbe a maritar la sorella più ricca....
«Dà retta--interruppe il frate--sai di qualcuno quassù cui tua figlia
voglia bene?
«Questo--rispose l'altro, tastandosi la nuca, e poi badando alle dita
che gli rimasero piene di ragnatele:--questo sospetto nacque anche a
me... e... giacchè ci siamo, le dirò tutto. Sarà un mese, proprio il
giorno in cui l'alemanno mi chiese Bianca; venne da me una signora di
D...: ella che fu laggiù a fare il quaresimale, la conoscerà.... è la
signora Maddalena.... venne, e quattro e quattr'otto, mi chiese
anch'essa la figlia per suo figliuolo che si chiama Giuliano....»
Udire questo nome, aggrottare le ciglia, farsi indietro un passo; fu
pel padre Anacleto un solo atto. E appuntando l'indice della destra
nel signor Fedele.
«E tu,--sclamò--dovevi risponderle, che se suo figlio vuole una
moglie, se la vada a cercare nelle terre di Calvino, di Lutero, in
Turchia....!
«Turchia?--disse il signor Fedele--o che è questo, ch'ella mi fa
tremare le gambe?
«Bisognerebbe che tu fossi stato a D.... sarà giusto un mese, per
sapere ciò che dico! Bisognerebbe avere inteso le parole, che colui
osò dire al pievano di laggiù. Cose da temere che gli si aprisse la
terra sotto i piedi! Ah Fedele, quale sventura, se tua figlia volesse
bene a quell'empio!»
«Oh Dio! che può essere, e forse è!
«Non sai che colui è stato scolaro di don Marco?
«Sicuro!....
«E che dalla casa di questo matto benedetto alla tua, non v'ha di
mezzo che il vicolo?
«Già!
«Credilo a me, quando quella signora venne, i due giovani avevano
bell'e fatto l'accordo.
«Eppure non si sono parlati mai....! disse il signor Fedele rotando
gli occhi.
«Oh! quanto a questo, pensa alla tua giovinezza. Fedele, questa
passione, se v'è, la levo io dal cuore di Bianca. Una ragazza non deve
porre in pericolo l'anima sua.... dell'anime non ne abbiamo che una, e
con un Volteriano per marito, essa non si salverebbe di certo. Fammela
vedere.
«Sì! sì! padre, e badi a convertirla; io poi farò il debito mio verso
lei, e verso San Francesco....»
Così dicendo, mise dentro la palazzina il frate, e salirono in sala.
Là cortesie e accoglienze liete tra damigella Maria e Margherita e
quest'ultimo; il quale chiesto di Bianca, gli fu insegnato dalla
sorella la camera del piano di sopra, dov'era. Ed egli fece la scala
accompagnato dalle benedizioni delle due donne, cui pareva gran
ventura la visita d'un uomo, che forse veniva recando seco il segreto
della consolazione.
Frattanto il signor Fedele, che s'era andato a ricomporre un tantino i
panni in altra stanza, fattosi sull'uscio della sala, con certa
allegrezza nuova nella voce, diceva alla cieca:
«Cognata, pensate al desinare; lo voglio sontuoso, perchè terremo con
noi il padre Anacleto: tu Margherita corri dalla massaia, che tiri il
collo a un par di piccioni e a una gallina; con un sorso d'aceto che
io metterò loro in gola, diventeranno di buona cottoia lì per lì;
diamoci attorno leste, e se vi bisogna aiuto son qua io. Che? ridi?
ridete? In opera di cuocere vedrete chi sono!»
A questo fare piacevole, mai più costumato da lui, la zia Maria e
Margherita, si sentirono proprio rinate. Che tutto questo mutamento
d'anima e di modi, venisse dal padre Anacleto? Che gli avesse toccato
il cuore? Lo benedissero cento volte, nè la cieca avrebbe fatto di
più, se il frate le avesse dato un barlume. La nipote valeva dieci
cotanti più degli altri giorni; e di sù di giù, una affaccendata,
l'altra in cucina; in un batter d'occhio le pentole bollivano, le
padelle friggevano; avessero potuto imbandire pupille di fagiani,
sarebbero loro parso poco pel frate; al quale, l'odore delle vivande
gratissimo, saliva dalla cucina fin nella camera di Bianca.
Egli v'era entrato, come a entrare nella propria cella; mentre la
fanciulla, appoggiata al davanzale della finestra, guardava fuori la
campagna, e i colli e i monti lontani. E a veder biancheggiare qualche
campanile che accennasse un villaggio romito; si sentiva rapire il
cuore a quella lontananza, come se là avesse potuto vivere felice.
«Bianca,--aveva detto il padre Anacleto, dopo essersi soffermato un tantino
sulla soglia, a mirare la bella in quel suo raccoglimento:--Bianca, tu stai
guardando i campi, come se attendessi da qualche parte un portatore di
novelle liete...»
La fanciulla, che s'era volta addietro alla prima chiamata; col volto
chino, come temesse di lasciare scoperti i mesti pensieri; si fece
incontro al frate, per baciarli il cordone; ma questi le porse la
mano. Essa la baciò, e poi disse:
«Oh padre, come ha fatto bene a venire quassù! Non l'ho più riveduta
da due mesi, sa? quel giorno che venne a C.... al mortorio di quella
povera mia amica.... Povera! io, povera, e non essa! ma faccio per
dire...
«O che hai con queste malinconie!--sclamò il frate,--lo so anch'io,
che a questo modo andrai a male colla salute!--E tenendole alta la
fronte colla mano, che essa aveva baciata, e guardandola maestoso nel
viso, soggiunse:--dunque, tu non mi vuoi dire che cosa aspetti, o che
cosa cerchi cogli occhi, da quella finestra?
«Nulla!--rispose Bianca--io non aspetto nulla. Guardava così, per quei
campi; e pensava che sotterra si deve stare quieti quieti, in queste
lunghe giornate che non vogliono mai finire. Cercava, quale sarebbe il
più bel posto per farvisi scavare il sepolcro.
«Bei pensieri!--disse il padre Anacleto:--pensieri che sono nella
gioventù, come i tarli in legno prezioso!
«Eppure ci si prova una dolcezza, una soave dolcezza...!
«Un'amarezza che uccide lentamente, dovresti dire! Tu hai bisogno di
consolazioni, fanciulla; e se io potessi toglierti dal cuore le tue
malinconie, sarei lieto d'aver servito Dio nella sua creatura. Ma già
io non posso nulla....»
A queste parole Bianca prese animo e disse: «Oh! ella potrebbe tutto,
se volesse farmi il bene che io le chiederei...!»
«Parla son qui a posta!--s'affrettò a dire il frate--accostiamoci alla
finestra, e parla: che hai, che ti hanno fatto? io sono un umile
consigliere, un povero mortale, ma alle volte Dio si compiace in noi,
e parla colle nostre labbra.
«Ebbene,--cominciò Bianca, mostrando di volersi rimettere in
lui:--vidi soventi frati forastieri venire quassù; se da qualcuno di
questi, si potesse sapere dove sia il monastero più vicino a noi; ma
un monastero che vi si entri per non uscirne più, nè vivi nè morti....
e se mi ottenesse da mio padre la grazia di farmi monaca in quello: io
pregherei per la sua salute tutto il resto della mia vita, e mi
ricorderei di lei, padre, come del mio più grande benefattore....»
Il frate aveva sorriso alla semplicità di Bianca, la quale pensava che
oltre la cerchia di quelle montagne, il mondo fosse anche per lui
ignoto. Ed essa, dicendo, aveva a poco a poco osato alzare gli occhi
negli occhi di lui; e lo sguardo le si era fatto così eloquente, che
egli vi lesse dentro tutto l'animo della donzella, decisa a quel passo
di cui parlava. Stimò buona cosa venir col discorso a seconda di quei
desideri mesti e profondi; e dopo un tantino di silenzio, disse:
«E sta bene! Fanciulla che si manifesta inclinata a diventare sposa di
Cristo, bisogna aiutarla, e t'aiuterò. Appena di là di questi monti,
che abbiamo in faccia, nell'altra Bormida, in un luogo che più ameno
non potrebbe essere, v'ha un monastero dove tu saresti sempre la
benvenuta... Ma..., poni mente a quel che ti dico: quella che tu
vagheggi è una vita dura..., una vita di penitenze in cui si spegne la
giovinezza; anzi si cerca di struggerla, come un incenso che si brucia
per mandarne il profumo al cielo...»
Bianca provava una voluttà amara a udire di quel martirio; e il frate
continuava:
«Tu, lo veggo, gioisci a queste notizie, o anima eletta! Ma..., quando
avrai fatto il gran passo, oltre quella soglia da cui non si esce mai
più; se tu venissi a sapere che tuo padre ne sarà rimasto accorato da
morirne; se la tua Margherita, e la tua povera zia, che ti tenne
amorosa luogo di madre; perdendoti come tu fossi morta, non potessero
darsi pace, e morissero anch'esse di dolore: tu sapendolo là dentro,
(e lo saprai perchè, in quei chiostri solitari, dove non si fa altro
che patire e pregare per tutti i peccatori della terra, il cuore parla
la verità); ebbene non ti sentirai pigliare dallo sgomento di aver
fatto tanto male, d'avere aperto tre tombe ai tuoi più cari?»
La fanciulla ruppe in pianto, e le lagrime le caddero per le guancie
sul seno affannato. Di che il frate mutò subito la voce e gli atti, e
fattosi dolcissimo, soggiunse:
«Vedi? Oh, io lo so molto bene come sono fatti i vostri cuori! La
solitudine, il chiostro, illusioni; ma l'obblio delle case nostre, dei
nostri affetti, siamo sicuri di averlo acquistato? Non parlare più,
per ora, di monastero. Se Dio ne' suoi consigli t'avrà chiamata; quei
consigli non mutano, e te li significherà meglio, domani, tra un mese,
tra un anno, quando a lui piacerà... Oggi tu devi essere savia, avere
più fiducia nel mondo..., voglio dire ne' tuoi..., in tuo padre..., in
me se mi degni...: insomma se t'ho a dire la verità, io temo che tu
non mi dica nè tutto nè metà di quel che dovresti, ad uno cui domandi
aiuto; e se debbo andarmene, io me ne vado...»
E fece atto di partire.
«Oh! no, padre,--sclamò Bianca rattenendolo colle sue candide
mani;--non se ne vada, per amor di Dio! Adesso mi pare che avrei a
dirle tante cose; ma ho un cerchio al capo, un cerchio come di ferro,
di fuoco, e tutte le mie idee mi sembrano svanite...
«Via,--disse il padre Anacleto, segnando col dito il cuore della
fanciulla;--le tue idee svaniscono, ma non svanisce quello che tu hai
costaggiù. Dimmi il vero, Bianca, dimmelo che darai gloria a Dio! E
perdonami se io entro in te, ma lo fo pel tuo meglio...; dimmelo, tu
vuoi bene a qualcuno...»
Il fiore di melagrano appena sbocciato è una pallidezza, paragonato al
rossore di cui la giovinetta si tinse. Ma non fece segno di voler
celar l'animo; chè anzi guardando il frate umilmente, e rifatta
pallida, pallida, chiese sommessa: «È forse male?
«Male..., male no!--rispose il frate--anzi dirò che il voler bene,
come comanda Dio, viene da gentilezza di cuore... Ma alle volte,
questo benedetto cuore, inesperto, s'apre ad affetti, che poi si
mutano in pentimenti...; e ora che ti guardo meglio, mi pari così
diversa da quella di prima, che io temo tu non abbia posto amore in
qualche uomo indegno di te...
«Indegno?--proruppe Bianca facendosi tutta fuoco, e atteggiandosi che
non pareva più una fanciulla timida ed oppressa, ma donna forte da far
valere la verità:--Se ella conoscesse quel giovane, non avrebbe detto
questa parola!»
E rimase guardando il frate, le palpebre abbassate un tantino, e il
labbro sporto sdegnosamente, come chi ha detto, e non vuol udir altro.
Ma il frate senza scomporsi:
«Questo tuo sdegno nobilissimo mi persuade ch'egli sia giovane
dabbene; e se le mie parole t'avessero offesa, me ne dorrebbe assai.
Ma noi si fa sempre e si dice in fin di bene, e se tu vuoi che io ne
parli a tuo padre, dimmi il nome...
«Oh! no, no, per carità,--interruppe la giovinetta--non dica nulla!
Mio padre mi ha detto un giorno che se sapesse che io voglio bene a
qualcuno, egli sarebbe uomo da farlo ammazzare...!
«Bah! Sono cose che si dicono nella collera! Sta di buon animo, la mia
fanciulla, che tutto si accomoderà secondo il volere di Dio...
«Ma mio padre m'ha promessa ad un altro...!
«E tu fagli bel viso, che alla fine delle fini non è un tiranno! Forse
io sono destinato a ricondurti la gioia in casa... Ma tu hai un torto,
un torto grave...; non m'hai voluto dire quel nome... eppure me lo
dirai, lo saprò; oh! lo saprò e forse lo so fin d'ora...»
Se il signor Fedele non fosse entrato a rompere quel discorso, Bianca
avrebbe di certo finito per dire quel nome, che d'altra parte il padre
Anacleto sapeva da sè. Ingenua e col cuore traboccante di dolore,
stava per isfogare la sua grande passione, messa in vampe dalle parole
del frate, come brace sopra cui si scarichi improvvisa una buffa di
vento.
«Padre,--diceva il signor Fedele, facendosi sull'uscio della
cameretta;--oggi lo vogliamo a far penitenza con noi. Bianca, a
momenti s'entra in tavola, prega il signor padre a volerci degnare.»
Bianca, che a veder comparire il padre suo, s'era rifatta sopra sè
stessa, rivolgendo timidamente gli occhi alla campagna; stupì del modo
di quegli inviti, che tornava così diverso dai trattamenti avuti
un'ora prima. Il frate, scostatosi da essa, si fece far largo
dolcemente dal signor Fedele, per uscire, e gli susurrò all'orecchio:
«M'hai disturbato; ma va e sii dolce; col miele si pigliano l'api»--E
gradino, gradino discese in sala.
L'altro, che a quelle parole fece tra sè e sè conto di rimettersi
tutto nel frate; mosse verso Bianca, e vezzeggiandola, come non aveva
mai fatto, le prese la mano, e menandosela dietro amorevolmente,
diceva:
«Vieni, Biancuccia, che tu hai a fare gli onori di casa al padre
Anacleto; mangeremo un boccone in santa pace ed allegria; poi sarà
quel che Dio vorrà. T'ho maltrattata stamattina, ma quei villani
m'avevano fatto perdere il capo..., vieni...»
La fanciulla, si sentì come a cascar di dosso la gramaglia, e mutarsi
in una veste di tutti i colori più belli. A lei sorrise l'anima, a lui
sorrisero le labbra; e come se nulla fosse stato dei lunghi bronci,
discesero anch'essi in sala.
Trovarono la cieca, Margherita, col padre Anacleto che pareva stesse
dicendo loro le sue più dolci parole; ma costui quando li vide venir
dentro, bilicata tra l'indice e il pollice della destra la sua
tabacchiera, e facendole fare mulinelli, mutò discorso giocondamente.
«Dunque,--diceva--oggi m'ho a fermare a far penitenza con voi? Sarà
una penitenza assai dura a quel che sento nell'aria; ma cogli amici
ogni patire torna godimento...
«Sempre gaio il padre Anacleto!--diceva damigella Maria, la quale chi
sa quel che avrebbe dato, per vederlo un istante in viso.
«L'animo lieto fa l'età fiorita!--rispondeva egli: lo dice Salomone.
Ed essa:
«Mi vuole a lato?
«Sì! e vedrò di raccontarvi qualche istoria che vi tenga allegri...
«Allora entriamo a mensa;--disse il signor Fedele--e ad uno ad uno
come fanno i frati: dico bene padre?
«Ad uno ad uno, a far penitenza...»
Così rispose il frate, ed entrarono nella stanza, dove avevano messo
in tavola. Questa era un po' angusta, ma ariosa, e per la gran luce
che vi veniva dentro da due finestre, pareva la sede dell'allegrezza.
Pigliarono ognuno il suo posto; e Bianca quasi non rammentò d'essersi
seduta là tanti giorni, per inghiottire bocconi amari. A tutti
sembrava d'uscire da un inverno tetro e caliginoso, e che allora
appunto il tempo si mettesse alla più bella primavera del mondo.
Mangiavano, bevevano, chiacchieravano in un dolce abbandono d'ogni
cerimonia: e dissero a lungo della gente, mossa quella mattina contro
i Francesi. «Chi sa dove saranno...? a quest'ora avranno fatto sosta
qua, l'avran fatta là...; da C..., da M..., da A..., chi sa quanti ne
saranno andati? Forse i tali..., forse i tali altri...?» E poi
strologarono sul tempo che sarebbe durata l'impresa; e giù altre
congetture, altri presagi, che tutti venivano chiusi, come i salmi dal
gloria, con un: «sarà fatta la volontà di Dio!» detto dal padre
Anacleto devotamente. Così l'ilarità, e le piacevolezze, durarono
tutto il tempo del desinare; il quale fu lungo e inaffiato di vini
deliziosi, che il signor Fedele teneva riposti chi sa da quanti anni.
Ma come ogni cosa in cui si pigli diletto ha presto fine; così venne
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