Le rive della Bormida nel 1794 - 21

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«Tecla! Tecla!--e un volgere di teste, un mareggiare della gente, un
moto di braccia tenne dietro a quel grido; percossa dal quale, Tecla
si riscosse, e vedendosi allato i due sconosciuti, pieni gli occhi di
non sapeva qual fuoco, si sentì al viso le vampe, e potè appena
rispondere; «Son qui!»
Colui che l'aveva chiamata era lo zio, accortosi improvvisamente di
non averla più vicina; ma primo a romperle attorno la calca fu Rocco,
il quale capitando appunto, aveva riconosciuta la voce del cognato e
quella della figliuola.
«Largo! largo!--gridava egli lavorando di braccia;--cognato, Tecla son
qua io!--E si mostrava di subito così indraghito che guai a chi si
fosse avvisato di rattenerlo; guai a chi aveva fatto male alla
fanciulla; guai a quei due, che non la stringevano più, ma che non si
poterono cansare, quando egli per disopra le loro spalle potè porle la
sua larga mano sul capo, gridando: «è mia!»
«O chi ve la vuol mangiare?--sclamò uno dei giovani dalle male voglie,
vedendosi guardato da Rocco a squarciasacco.
«So dir che sì!--rispose Rocco, cui l'istinto paterno ammoniva del
vero; ma ravvisando colui per uno dei quattro, che la notte innanzi,
fuggendo dalla cella del padre Anacleto, s'erano imbattuti in lui e
nel signorino: «lei,--soggiunse--lei, lo so che cosa è buona a fare...
ma...!--e si morse la lingua, perchè il giovane era di casato da
fargli sudar le tempia. Baciò come si suol dire il bastone; e gli
parve un bel che, poter uscire di quel passo colla figliuola.
La tirava così per mano fuori della folla, pallida che metteva
compassione; e il cognato veniva dietro trovando scuse, ed egli a
rimproverarlo con aspre parole.
Bisticciandosi, andavano verso il convento; quando a stornarli nella
loro lite, videro la gente sul piazzale della chiesa far largo, e
udirono sussurrare; «gli sposi! gli sposi!» Era Bianca, era
l'Alemanno, con parte dell'allegra accompagnatura del giorno innanzi;
che avendo desinato nella palazzina del signor Fedele, venivano adesso
strascicando in quel luogo, la festa nuziale.
Tecla vide, e intelletto d'amore le fece indovinare chi fosse quella
donna felice. Osò guardarla in viso, e le parve bella, ma non più
della bellezza di cui aveva inteso parlare, tra la signora Maddalena e
don Marco. Ne gioiva la povera giovinetta, e in quella un frate
fattosi dal portichetto del convento ad incontrare la comitiva, salutò
la sposa con dimestichezza, e fu da tutti salutato reverentemente:
«padre Anacleto!»
Padre Anacleto! Rocco si tastò se era vivo, vedendo gaio quel frate,
udito a predicare in D..., e che di certo doveva essere l'istesso, di
cui aveva inteso la storia dai quattro capi scarichi la notte
innanzi... Ma più fu turbato quando vide sopraggiungere di quei
quattro, i due che poco prima s'erano messi ai panni della sua
figliuola; e tutti inchini e rispetti a quella dama, avere da essa e
dal frate strette di mano e sorrisi; come gente dabbene. A quei
portamenti non potendo più reggere fu a un pelo di correre dal padre
Anacleto, gridando:
«Oh che razza di frate è ella mai, che tutti i cattivi cristiani che
sono al mondo gli ha per amici?»
Senonchè in un uomo del popolo com'egli era, gli sdegni generosi
nascevano sì, ma subito si rincacciavano in cuore; e Rocco
rattenendosi anche questa volta, tirò via con Tecla, accommiatandosi
dal cognato, dolente di vedersela tolta in quella dispettosa maniera.
La fanciulla camminava dietro del padre, paurosa d'essere ricondotta a
casa, di spiacere alla signora Maddalena, e d'incontrarvi Giuliano; di
cui non sapeva che era partito; e Rocco, pensando a quei giovani, alla
propria collera della notte innanzi, al fatto del padre Anacleto;
combatteva con un dubbio che sulla santità dei sacerdoti, gli voleva
entrare nel cuore; nè per quanto fu lunga la via gli venne detta
parola.
Così giunsero a D..., nell'ora in cui la signora Maddalena aveva
costume di sedere in sala, al balcone che guardava dalla banda
ond'essi arrivavano; perchè vi si godeva una bella vista, e il sole
non vi poteva, e un venticello che pareva mosso dall'acqua del
torrente, vi recava una deliziosa freschezza.
Essa stava là appunto, donde non si era mossa in tutto il giorno,
piena ancora dello sgomento, cagionatole dagli Alemanni la notte
innanzi. E vedendo i due apparire, si levò coll'anima tutta negli
occhi.
«Ha passato il confine che appena era l'alba--disse Rocco arrivando
sul piazzale.
«Iddio lodato!--sclamò la signora; e togliendosi dal balcone venne
nell'atrio a incontrare il colono, che si fece passare la figliuola
dinanzi.
«E per via non aveste incontri?--chiese essa, tirandosi Tecla in casa
col padre.
Egli, avvicinando nella sua mente la fanciulla e Giuliano, per le
raccomandazioni avute dal giovane, proseguiva: «Passò franco come una
doppia di Spagna; e mi disse che fra pochi giorni avrà trovata la
casetta: e prega lei di andarlo a raggiungere subito.....»
La signora ruppe la parola in bocca al pover'uomo con un sorriso;
perchè a udir rammentato quel suo desiderio d'una casetta in riva al
mare, fece come l'uccello che migra, se giunto a scoprire la terra del
suo riposo, misuri le forze, e non le trovi da poterla arrivare. Ma
non aggiunse parola a quel mesto sorriso, da mostrare la speranza così
languita: bensì voltasi a Tecla:
«O Tecla,--diceva--dunque tu sei tornata...? Noi ripiglieremo le
nostre usanze, le nostre letture, le nostre penne... nevvero?
Perdonami sai, se t'ho fatta andare a Santa G...; hai fatto bene a
tornare, Marta ci darà da cena, tu rimani qua.... Rocco, voi e vostra
moglie verrete a mangiare con me un boccone, e mi racconterete
tutto....»
Tecla sempre colla mano nelle mani di lei si sentiva tremare il cuore,
e ringraziava il cielo che Giuliano non fosse a casa.


CAPITOLO XVII.

Giuliano detto addio a Rocco, s'era trovato solo, in parte dove niuno
faceva guardia al rigagnolo, che partiva le terre del Re di Sardegna,
da quelle della repubblica Genovese. Non gli rimanevano a fare che
pochi passi, e poi avesse avuto dietro di sè tutta la cavalleria, che
lungo la vallata della Bormida, pasceva i cavalli ungheresi coll'erbe
di quei poveri montanari; egli si sarebbe potuto volgere dall'altra
sponda, a riderle in faccia; sicuro come a essere a Genova in casa al
Doge. Sino a quell'ora, la neutralità della repubblica, era stata
rispettata dagli Alemanni.
Ma nell'atto di sconfinare, l'aveva preso un nodo al cuore, e si era
fermato come uomo che non può reggersi ritto a tirare innanzi. Forse i
proscritti dei tempi di mezzo, si fermavano in quella mesta guisa al
confine del loro comune; volgendo gli occhi alle torri, alle cupole
della città dond'erano sbanditi: e l'immagine di Guido Cavalcanti
sulla via di Sarzana, collo sgomento dell'esilio in viso, e colla
malinconia che gli ispirò la ballatetta afflitta e famosa; si forma
nella mia mente pensando qual fu Giuliano, in quell'ora.
Quante volte il giovane avrà voluto tornare, e quante avrà ritratto il
piede, già mosso a valicare quella poca acqua, che gorgogliava tra i
macigni e le radici sterrate dei salici e dei pioppi; egli che aveva
corso da Torino a D... tante miglia, quasi senza abbadarvi! Ma in quel
viaggio egli era venuto per terre, nelle quali era come essere in
patria: adesso, di là da quel rigagnolo, donde pur si potevano
scoprire le cime dei monti a' cui piedi era il suo borgo, avrebbe
messo il piede sopra terra straniera. Straniera secondo i conti
d'allora, sebbene la gente vi parlasse su per giù un dialetto uguale a
quello di D...: ma là si viveva sotto altre leggi; il popolo
v'obbediva altri magistrati; il rifugiarvisi dalla parte di qua ogni
sorta di perseguitati, dava a quella terra cattiva fama tra il volgo:
e pur non credendo di capitare in mezzo a gente sbattezzata, gli
sapeva male di doversi gettare fuori del regno come un malfattore. La
casa materna non gli era mai parsa lontana come in quel punto; e di
pensiero in pensiero si ridusse a pregarsi di potervi stare, non da
padrone, non da figliuolo della padrona, ma sconosciuto, da servitore;
pur di poter vedere la madre, Marta, e Tecla ogni giorno; Tecla che
gli si affacciava da lungi, e pareva venirgli incontro sorridente,
amica, sicura: e massime dopo il discorso avuto poco prima con Rocco,
gli si figgeva in mente come una cosa cui un giorno o l'altro avrebbe
dovuto pensare.
Sarebbe rimasto su quella sponda chi sa quanto, se non badava al sole
che intanto s'era fatto alto. Ond'egli, dato, sto per dire, uno
strappo a sè stesso, era disceso giù dalla ripa e aveva varcato le tue
acque, o ruscelletto modesto; le tue acque, che di quei tempi furono
di salvezza a tanti fuggitivi, come se san Giorgio il valente fosse
stato a galoppare, colla lancia in resta, lungo la tua sponda. E tu,
allora, non sorgevi vicino a quel ruscelletto, o modesto cimitero di
Carcare; nè tu che vi scendesti a riposare colla fede d'andare in
terra de' vivi, eri peranco nato, o maestro della mia giovinezza,
Atanasio Canata, povero Scolopio, cristiano antico. Ma le campane del
collegio, che suonavano a doppio la messa, nell'istante in cui il mio
profugo toccò il suolo della libertà, erano le istesse che dovevano
poi governare la tua vita tanti anni, o dolce maestro mio; quelle
istesse di cui mi rimase negli orecchi la romba, cara come la voce
tua, e come la vostra, o amici dall'adolescenza; che, se mai vi
capitasse tra le mani questo racconto, prego vi rammentiate di me,
come io mi ricordo di voi con amore; e vi veggo sempre sulle memori
panche della scuola, coi visi di vent'anni or sono.
Nessuno mi si faccia severo per questo viluppo d'apostrofi, le quali
non sono poi troppe, per chi novellando si trova con uno de' suoi
personaggi, in luogo di memorie dolcissime. E tiri pur oltre, che io
baderò a non farlo uscire spedato per le vie dirotte, che Giuliano
ebbe a fare su d'un muletto, pigliato a nolo nella terra di Carcare;
piena allora di contrabbandieri, che facevano servizio con pronto
animo, a chi avesse viso di perseguitato e di largo spenditore.
L'Apennino, salito al passo lento della cavalcatura, era sembrato
interminabile al giovane, che per tutta la via non aveva aperto bocca
a parlare colla sua scorta. Ma giunti in cima al giogo, il mulattiere
vedendo il viaggiatore nulla maravigliato della bella vista che si
parava dinanzi, quasi per consigliarlo che alzasse il capo a vedere,
sclamò:--il mare!
Quando io ripenso a quel mattino d'autunno, in cui giovinetto vidi la
prima volta il mare, di su quel colle; sempre si rinnova in me ciò che
allora provai nell'anima e nella persona, che non seppi mai dire. E
però non mi rischierei per nulla ad esprimere quello che provò
Giuliano; il quale essendo di tempera da sapersi prostrare collo
spirito, alle grandi bellezze della natura; accolta nel petto
largamente l'aria di quell'altezza, rimase a contemplare a lungo e
muto; poi prese la china come voglioso di correre a tuffarsi, a
smarrirsi, in quella lontananza sterminata.
A' nostri giorni la strada agevole e bella, menzionata sin dal
principio di questo racconto, scende da quella vetta, passando a piè
della torre di Cadibona; la quale mi ritorna nella mente colla croce
rossa di Genova dipinta sulla sua faccia, appunto come quella che io
vidi sul muro di non so qual edificio antico, che dà sul porto di
Bastia in Corsica; e che mi parve lasciata là, come promessa di
tornare, fatta dagli Italiani di Genova, nel vendere quella gemma dei
nostri mari. Passando vicino a quella torre, Giuliano levò gli occhi
in su, a mirarne l'altezza; e ad una delle finestre vide una donna
soave, bionda, mestissima, che gli sembrò una sorella, affacciata
lassù per dargli la buona andata. Tirò innanzi senza chiedere al
mulattiere chi fosse quella donna; ma si compiacque nell'immaginarla
figlia o sposa di qualche vecchio cannoniere della Repubblica, messo
là a riposare e a custodire la torre. Mesta la era, egli la stimò
anche infelice; e cominciò a fantasticare sulle sventure di quella
sconosciuta. Senonchè le fantasticherie si mutarono in maraviglia,
quando si vide innanzi il gruppo di colli anfrattuosi soggiogati dalla
torre. Su quei colli splendeva la virtù della forte razza ligure, che
assale le rocce, le spètra, le costringe a diventare feconde ed amene.
Giuliano ammirò i vigneti, prosperosi e fitti sulle macìe, murate con
interminabili fatiche a reggere la poca terra, donde quei montanari
cavano il pane. La vendemmia essendo vicina, pei lunghi filari,
sovraposti gli uni agli altri nei ripidi fianchi dei colli; si
vedevano i rossi berretti dei vignaioli, e i corpetti bianchi delle
loro donne, intente com'essi a legar alti i tralciati, affinchè i
grappoli cogliessero meglio i raggi del sole. E lavorando cantavano,
con mirabili accordi, lo loro vecchie canzoni; dalle quali spirava
qualcosa che somigliava alla tristezza magnanima che ci viene dal
canto della servitù di Babilonia; e quella mestizia di toni che non
pareva da gente così gagliarda, si mescolò nei sentimenti di Giuliano,
a farlo tornare col pensiero alla donna veduta poco prima e compianta.
Se fosse stato un giovane dei nostri tempi, egli avrebbe pregato tra
sè, che venissero i popoli d'ogni parte d'Italia a visitare quei
colli, e a impararvi come si muoia meritamente d'inopia e di viltà,
sui pingui campi lasciati mutarsi in paludi; mentre che le rocce
dell'Apennino paiono per man dell'uomo, la terra promessa. Ma egli
tirò oltre senza pensare a questo; e per boschi selvaggi, continuò la
sua via verso Savona; dove (tra il fermarsi a riposare, e a
rinfrescarsi, avendo fatto quasi notte) giunse colla sua guida,
all'ora in cui Tecla e Rocco erano comparsi a D..., a levar di pena
sua madre, come si è visto nel capitolo precedente.
Le vie della città, anguste e tetre per l'altezza delle case, erano
affollate di gente; e alle cantonate turbe di donnicciuole e di
marinai cantavano le litanie, ginocchioni dinanzi a madonne sorridenti
da belle nicchie, d'ardesia e di conchiglie di mille generazioni;
inghirlandate di fiori, con attorno le centinaia di lumicini. Le
botteghe dei mercanti, dalla più ricca dell'orafo, a quella dal
cenciaiolo, erano tutte chiuse; ma sovra le porte, avevano ognuna la
propria Madonnina, col beato Antonio Botta inginocchiato a' piedi;
uomo fortunato cui anticamente era apparita la Vergine, come i
Savonesi sapevano tutti. Le padrone delle botteghe, grasse e
sfolgoranti di vezzi d'oro agli orecchi, al collo, ai polsi, a
somiglianza di statue cariche di voti, cinguettavano dalle finestre
colle comari di faccia; preti, frati, monache d'ogni colore, andavano
e venivano, inchinati dalla gente devota: in mezzo alla quale Giuliano
ebbe molto a penare per farsi far largo, coll'aiuto del mulattiere,
che alfine lo fece scendere ad un'osteria, che dava sul porto. Di là
si vedeva un poggio, su cui sorgeva un edificio, che al sito ameno ed
al campanile donde era sormontato si conosceva per un convento; ed era
dei Capuccini, che appunto come a C.., festeggiavano la loro Madonna
degli Angeli anch'essi. La luminaria di lassù, riverberata dall'acqua
del mare sottoposto, dava all'altura un aspetto meraviglioso; e la
cittadinanza vogliosa di piacere ai frati, menava per le vie la festa
che Giuliano aveva veduto arrivando.
Fosse la tristezza dell'animo, le memorie di casa sua, o il suono di
cento campane, che facevano parere la città tutta una basilica; egli
provò un senso di scontento, e quasi gli dolse d'essere arrivato. E
ancora si aggiunse che dall'osteria d'Alba, a quella lì dov'era, ci
correva di molto; perchè subito si sentì fra gente che negli atti, nei
visi, nei detti, mostrava di non badare che a sè e ai propri negozi; e
sino le voci gli rendevano un suono come di monete che fossero contate
in fretta. Cenò di mala voglia col mulattiere, che volle alla propria
mensa; poi pagatolo largamente, s'andò a coricare.
All'alba del giorno appresso, egli era già in cammino, uscito dalla
città per la via che menava a Nizza; e potè, andando a piedi e a suo
agio, confortare la vista in quel teatro di spiagge e d'alture. Là i
borghi, a vederli di lontano, pajono navigli posati colle vele sciolte
in attesa di vento; o greggi calati dall'Apennino per abbeverarsi, e
rimasti sul greppo spauriti dalle troppe acque. Non erano tutti lieti
quei borghi; e passandovi, (alla vista che fanno le casette nane dei
pescatori, e certi fortini mezzi diroccati) il viaggiatore dà anche
adesso un'occhiata a questi, un'altra al mare; donde si direbbe che
stiano per scendere dalle loro barche, stuoli di Barbareschi, a far
scempio della povera gente. Ma quelli avevano a essere senza fallo i
luoghi piaciuti alla signora Maddalena, l'unica volta che era uscita
dalla terra di D... per così lontano paese; quelli i luoghi di cui
essa aveva parlato, pregando Giuliano di trovarvi una casetta, di
quelle, che tanto la erano rimaste nella memoria. Egli si mise
all'opera sin da quel giorno, sperando di dar del capo in una delle
palazzine, sulla quale si fosse posato il desiderio antico di sua
madre; e quasi giunge a credere che non avrebbe sbagliato, e che essa
venendovi ad abitare, l'avrebbe a prima giunta riconosciuta.
Girò quel giorno e quattro ed otto appresso, dando due passi innanzi
ed uno indietro; e fece quella vita sinchè si fu innoltrato quasi a
Finale, senza aver concluso nulla, nè stretta dimestichezza con
alcuno; essendo gli abitanti di quelle marine gente così allevata alle
proprie faccende, da parere coi forastieri la più disamorata che fosse
al mondo. Delle case ne aveva visitate parecchie e bellissime, ma ora
per una causa ora per un'altra, non gli erano parse da poter
accontentare la madre; e soltanto al decimo giorno, gira e torna, ne
trovò una, che stimò facesse benissimo al caso suo. Era una casetta
pitturata a liste scure e gialle, nascosta in una macchia d'olivi, in
fondo ad un valloncello deserto, a bacìo; alla quale si giungeva per
una viuzza torta, fuori mano, chiusa tra due macìe mezze diroccate; e
si vedeva chiaro, all'erba ond'era ingombra questa e ingombro il
piazzale dinanzi alla casetta, non visitata che assai di rado. L'aveva
murata un fantasioso, mortovi dentro per passione paturniosa molti
anni prima; nè di là in poi era più venuto in capo ad alcuno di
tornarvi a stare. E in verità pareva più da rinchiudervi uno cui si
volesse far morire di malinconia; che luogo da menarvi una donna
bisognosa di svaghi e di allegrezze; ma al figlio della signora
Maddalena, le cose seguitegli i giorni addietro, avevano formato un
umore sì tetro; che egli trovò tutto di suo genio. E gli tardò d'avere
seco la madre, cui già udiva fare le grandi lodi della casa, del sito,
e del mare, del quale non si vedeva che un lembo traverso una gola
angusta; un lembo come di cosa vietata.
S'affrettò allora a chiedere del padrone di quel podere; e trovatolo
nel vicino borgo di N... s'accomodarono per il fitto. Due giorni
appresso la palazzina era arredata, Giuliano vi dormiva dentro la
prima notte, contento della profonda solitudine che vi si godeva: e il
mattino alzatosi per tempo, scritta una lettera, uscì per trovare uno
che la portasse a sua madre. Non ebbe bisogno di scostarsi molto dal
suo romitaggio, che trovò un ortolano o vignaiolo che fosse; uno di
quei liguri robusti che da una certa età in su non ricevono più niuna
impronta degli anni; lavorano gai ed arzilli tutta la vita; e il
giorno in cui muoiono fanno stupire tutta la parrocchia, a udire
quanto hanno vissuto. Lo guardò un istante piantar la vanga, gli
piacque all'atto pronto e alla niuna cura, che si prese di lui; di che
avvicinandosi gli disse:
«Quell'uomo, sapreste dirmi dove potrei trovare uno da mandarlo alcune
ore lontano? Gli darei una bella moneta.
«Per una bella moneta son qua io?--rispose il vignaiolo rimanendo con
un piè sul vangile.
«Sta bene!--disse Giuliano... E la via di D... di là del giogo, in Val
di Bormida, la sapete?
«Chi lingua ha, a Roma va...
«Eccovi un colonnato per beveraggio. Ma avete a partire subito, e
giunto a D... chiedere della signora Maddalena, che tutti vi
insegneranno dove sta di casa. Le darete questa lettera; e tornando mi
cercherete a quella palazzina qui oltre...»
L'ortolano prese la moneta e la lettera, chiese licenza di andare sino
al suo tugurio, discosto di là un trar di pietra: e Giuliano
lasciatolo con molte altre raccomandazioni, tornò alla palazzina. Indi
a poco, di sulla porta, vide il suo messo con in capo la berretta
rossa, colle scarpe legate alla coreggia delle brache in sulle reni, e
colla giacchetta in sulle spalle, inerpicarsi a piedi ignudi per gli
scorciatoi, dilungarsi e sparire: ma non vide la donna di costui
appena ch'ei fu partito, andare al borgo a vuotare il gozzo. E sin da
quel giorno le femminette di N... cominciarono a mandare attorno le
novelle sul conto del giovano forastiero, che avea tolto a pigione la
casa del malaugurio; e chi lo diceva un uomo fastidito del mondo; chi
un peccatore confinato là a far penitenza; chi un soggetto da
badarsene come dalla peste. Egli intanto, volendo ingannare il tempo
finchè il messo tornasse, disegnò di fare una gita di là dal Finale a
vedervi i Francesi: i quali stavano a campo da quelle parti, e su pei
monti avevano le guardie fino alla vetta del Settepani.
Camminò parecchie ore sulla riva del mare, e s'abbattè alfine, quasi
stanco, in un posto di cavalieri, male in arnese, d'aspetto squallido
e misero, ma di sembiante magnanimo, come a vincitori si conveniva.
Tali li descrive il Botta, perchè pativano di grandi penurie: ma i
loro portamenti avevano quasi cancellate le brutte memorie, lasciate
due anni prima per l'eccidio d'Oneglia; di che i popoli di quelle
marine, cominciavano a mostrarsi con essi meno selvatichi, sebbene li
reputassero sempre nemici. Piacque a Giuliano la vista di quei soldati
sciolti, operosi, niente burberi; dissimili tanto dagli Alemanni, che
camminavano come gente curva sotto un gran peso. E negli anni che era
stato a Torino, avendo imparato un po' della lingua Francese, appiccò
discorso con un giovane uffiziale, che badava ad un drappello di
lancieri intenti a governare i cavalli; mentre alcuni fanti cuocevano
il mangiare, o ruzzavano coi monelli della terra vicina; ai quali
insegnavano giuochi e forze e tratti d'armi, con un'amorevolezza quasi
infantile. Quell'uffiziale aveva veduto la presa della Bastiglia, il
turbine popolare rovesciatosi sulla reggia, re Luigi prigioniero e
poscia morto; e tra l'uno e l'altro di questi fatti aveva combattuto
sul Reno, in Vandea, sull'Alpi; adesso innamorato del cielo d'Italia,
pareva lietissimo di poter barattare qualche parola con un giovane
italiano, che parlava la lingua della rivoluzione.
Giuliano tornò da quella gita collo scompiglio nel cuore. Oh! quelle
assise, quelle lance conficcate nelle arene, quelle lunghe spade!
Averne a fianco una, e una lancia nel pugno, e un cavallo tra le
ginocchia; e in ischiera con quei valorosi, accozzarsi quando che
fosse coi soldati Alemanni, di là dei monti, forse nei proprii campi!
E tra i nemici intoppare forse colui... no! questo pensiero non gli si
formava intero nella mente, e si mutava nell'immagine di Bianca che
guizzando come lampo che illumina e passa, gli lasciava negli occhi
scolpito, vivo, il viso di Tecla! L'indomani tornò al campo, rivide
l'uffiziale Francese, che pareva essere stato là ad aspettarlo per
fargli accoglienza, e con esso conobbe parecchi altri di quella
nazione. Gagliardi erano, d'onesta baldanza, e di maniere pronte e
così cortesi, che a parlare con essi uno si credeva cresciuto di
qualche spanna. Ed egli, di primo acchito, piacque tanto alla
compagnia, che lo vollero trattenere tutto il giorno: nè lo lasciarono
senza la promessa che sarebbe tornato, nè senza averlo menato su d'un
poggio, donde gli additarono i campi di loro gente, distesi lontano
per quella fuga di grotte, di greppi, di promontori; i primi scuri,
gli altri azzurri, gli ultimi vaporosi, nelle lontananze che formavano
col mare una bellissima scena. Egli poi, come potè, tornò col
visibilio del giorno innanzi, cresciutoli in capo di tre doppi: e
giunse alla sua casetta che era vicina la notte. Si sentiva rimordere
d'essersi tanto indugiato, mentre là vi era forse il messo colla
risposta di sua madre ad aspettarlo; ed in fatti il brav'uomo,
rivenuto da D... parecchie ore prima, giaceva sull'erba del piazzale,
non sapendo neanch'egli che si pensare.
Appena costui ebbe visto il signorino, spuntare da una svolta della
via; si levò in piedi e si frugò sotto i panni sclamando:
«Per questa volta è fatta; ma laggiù non tornerei per tutto l'olio che
butteranno questi oliveti! O che dalle sue parti, a un povero diavolo
che va per la sua via, perchè porta una berretta rossa in capo gli
danno dietro coi sassi gridando, al genovese? E non siamo tutti
cristiani?...»
Mentre l'omicciattolo diceva, Giuliano affrettato il passo arrivava, e
pigliando il foglio dalle mani di lui, senza badare a quei discorsi
chiedeva:
«Dunque che mi manda a dire?
«Ecco,--rispondeva l'ortolano, componendosi come uno che deve badare a
non essere colto bugiardo:--sua madre dice che non potrà venire in qua
prima di quest'altra settimana, perchè vuole lasciare le cose di
laggiù avviate in modo, da poter poi star qui quanto le piacerà, senza
pensieri della casa nè della campagna. Essa prega vostra signoria a
starsi tranquilla, e a non farsi venire in mente d'andare là,
perchè... perchè..., il perchè non me lo disse, ma ne deve parlare
codesta lettera, che mi ha molto raccomandata, coi saluti d'una
vecchia e d'una giovinetta che aveva seco....»
Giuliano aveva fissato il messo tra ciglio e ciglio, tutto il tempo
che costui aveva parlato; e allora aperse con gran furia la lettera,
sperando di trovarvi chi sa che cosa. Ma non vi erano scritti che
pochi versi. I caratteri erano della signora Maddalena, ed apparivano
rotti, intricati, sto per dire arruffati, come di mano che avesse
scritto tremando e a disagio. Dicevano come la casa fosse stata
cercata dagli Alemanni per ogni verso, proprio la notte della partenza
di lui, e come molte pattuglie erano state mosse a cercarlo per la
campagna: che non tornasse, non tornasse per l'amor di Dio, se non
voleva vedere sua madre morir di dolore.
Finito di leggere Giuliano tornò guardare in viso il messo, e colla
voce tronca dal batticuore: «ditemi il vero--sclamò:--ditemelo, se no
mal per voi...; mia madre è ammalata..., l'avete veduta?
«Malata no, che io non tocchi altra carne battezzata in mia vita!» E
così rispondendo il pover'uomo metteva peritoso la mano sul braccio
del giovane, e trangugiava qualcosa, come avesse avuto in gola il nodo
d'una bugia.
«Dio voglia... ma voi non rispondete franco!--soggiunse Giuliano
annuvolato molto.
«Gli è che lei mi... pare un giovane fiero... e poi non ho più
mangiato da D...
«Vedremo!» sussurrò il giovane, e porse due colonnati al messo, che se
li lasciò porre in mano, senza mostrare d'essere contento, come
anch'oggi usa dalle sue parti, dove i manciaioli non sono mai paghi,
nè ringraziano mai di nulla. Tuttavia profferì i suoi servigi per ogni
caso, e accommiatatosi se n'andò accarezzando fra il pollice e
l'indice le belle monete che aveva in tasca.
Rimasto solo, Giuliano rilesse due o tre volte la lettera di sua
madre; e sebbene gli si destasse in mente una guerra di dubbi
fortissima, a poco a poco si quetò nella promessa, che di là ad una
settimana sarebbe venuta. Così gli aveva detto il messo, ed egli quasi
per sincerarsi della verità, volò col pensiero a sedersi vicino a lei.
Se la immaginò in tutte le guise, sana, inferma, malinconica, lieta;
parlò con essa e con Marta di mille cose, e la presenza di quella
giovinetta che l'ortolano aveva menzionata, e che di certo era Tecla,
finì di metterlo in pace. Perchè gli parve che se qualcosa di guasto
fosse stato laggiù, Tecla non era cuore da tenerglielo celato; e
gliene avrebbe mandato a dire per via dell'ortolano stesso, o
spacciando il proprio padre. Con questi pensieri gli veniva soave
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