Le rive della Bormida nel 1794 - 19

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tutto una commedia; e mi pareva d'essere a C..., ad una mensa
lautissima, e che il mio bicchiere urtasse in quello d'un'altra
persona.
«Ma falla finita con coteste tue fantasie! O che alla fine non v'hanno
più fanciulle al mondo? Dà retta: pensava qualche cosa anch'io. Di là
dai monti, nell'altra vallata, in M..., ci ho una figlioccia. Saranno
dieci anni che non l'ho riveduta; ma a quel che era, di certo a
quest'ora s'è fatta bella come un sole. Va a vederla..., odila... e se
ti parrà...
«Ah! non parliamo di matrimonio, mamma,--rispose il giovane--io non mi
sposerò mai!»
A queste parole la signora rimase muta. E intanto veniva Marta recando
un cacio della parti di Santa G..., dove le greggie pascendo erbe
odorose e timi alpestri, danno latte a dovizia e squisito. Mettendolo
in tavola, coperto d'alcune foglie di viti, disse:
«Quei parenti di Rocco, hanno accolto Tecla assai bene, e mandano
questo presente.
«Appunto,--uscì a dire Giuliano rischiarandosi un poco in viso--Tecla
non l'ho ancora veduta: mamma, non mi scriveva che se l'aveva tirata
in casa?»
Marta che era lì appena fuori della stanza, strizzò l'occhio
nell'udirlo, e ricordando che la sua pensata di dar Tecla per isvago
al signorino, aveva mosso a sdegno la padrona; si fece tutta orecchi
per sentir questa, che pronta rispose:
«Non hai inteso? Tecla è a Santa G..., in casa ai parenti di sua
madre...
«Già--disse Giuliano--ricchi o poveri son tutti compagni! Andate pure,
o fanciulle fuori degli occhi delle vostre madri; l'innocenza è una
cosa, che una volta uscita, può tornare a casa con voi sicura e
sempre...!»
La signora Maddalena provò una stretta dolorosa al cuore, pensando che
quelle parole toccavano in parte anche lei; e subito chiamò Marta. La
quale umiliata dall'onesto dire del giovine, stava così ristretta in
sè e confusa, che pareva frugasse chi sa in qual fondo della sua
coscienza, e non vi trovasse tanta sicurtà da farsi avanti. Ma la
signora la chiamò una seconda volta; e come allo scricchiolar della
scranna parve alla vecchia che si movesse per venirla a cercare,
presentandosi sulla soglia, balbettò; «comandi.»
«Dite a Rocco, che prima di sera torni a Santa G..., e rimeni qui la
figliuola.»
Giuliano pensava intanto a quell'ultima volta che aveva vista la
villanella sul prato a ricogliere la tela; e quel canto malinconico
alla rondinella, gli tornava nell'orecchio e nell'anima, come uno dei
più soavi ricordi della sua vita. Oh! quanto gli si erano mutati i
casi da quella volta! E l'immagine di Tecla, mescolata alle sue
rimembranze d'amore, gli riusciva cara, come a dire un fiore, un
nonnulla avuto dalla donna amata; che lo si serba, lo si contempla, lo
si porta sul cuore, e fin si pensa di farlo mettere nella bara, la
quale nelle mestizie della giovinezza, torna così spesso e così
desiderata alla mente. La signora Maddalena poi, pensava anch'essa a
Tecla, vi pensava con un desio strano; e se egli fosse uscito a dirle:
«madre, voglio sposare la figlia di Rocco» forse gli avrebbe risposto:
«se ti pare, domani.»
Marta apparve di nuovo sulla soglia, ad annunciare rimescolata, che
qualcuno voleva la padrona.
«Chi è?--sclamò questa levandosi sollecita e correndo in sala.»
La fantesca le additò in fondo; ed essa attraverso l'uscio socchiuso,
vide nell'atrio donna Placidia, turata nella sua guarnacca, a guisa di
persona che volesse andare sconosciuta.
«Oh...! ma venga, venga oltre...--disse alla sorella del pievano,
affrettandosi verso di lei per tirarla dentro.
Ma donna Placidia non si sarebbe risicata per nulla al mondo, a porre
il piede dove di certo avrebbe incontrato Giuliano. Chè anzi, se non
fosse stata la tema di offendere la signora, l'avrebbe pregata di
chiudere quell'uscio, da cui, le pareva venisse fuori un odore di
zolfo. Tante ne aveva intese pur allora sul conto dello scuolaro, che
essa, quasi non osava toccar le mani della signora. Ma vinta la
riluttanza, la trasse verso il piazzale, e in fretta in fretta
bisbigliò queste parole:
«Su nel presbiterio, ho lasciato il generale alemanno e il signor
pievano che si consigliano. Gli ho uditi parlare di molti
carceramenti, fatti non so se ieri o ieri l'altro a Torino; ho veduto
per la toppa certi fogli, che il generale diceva di aver ricevuti
caldi caldi di là. Oh! quel che devono aver fatto i giacobini! Delle
chiese bisogna che ne abbiano incendiate, e dei preti ammazzati
molti... Basta!... Il generale e il signor pievano parlavano di suo
figlio, fuggito alla giustizia di laggiù..., e questa notte
verranno... ad acchiapparlo. Io non so nulla, non dico nulla, lei è
avvisata...»
E detto appena, come fossero state d'accordo, diedero di volta, donna
Placidia per un verso a togliersi da quel luogo; la signora Maddalena
a rientrare in casa, mezza fuori di sè. E se non fosse stata la tema
di far parere il figliuol suo colpevole davvero, sarebbe corsa a
gettarsi a' piedi del pievano e a chiedere pace, baciando la polvere
dove egli metteva le piante. Ma da questo lato non v'era nulla a
sperare; di che fattasi innanzi risoluta:
«Giuliano,--disse a lui, spaurito di vederla così mutata--sii sincero,
che avete fatto a Torino, tu e i tuoi amici?
«Nulla!--rispose il giovane.
«Meglio! Ma se non vuoi vedermi morire prima che sia notte, parti... e
non parlar più di Torino... Tu sai la via della montagna, a due ore di
qui si varca il confine della repubblica di Genova...: là ti riposerai
a tuo agio... Non dirmi di no, perchè sono tua madre, e te ne
pentiresti tutta la vita... Rocco verrà con te, danari in casa ne
abbiamo...; o Giuliano, quella bella riviera vicino a Savona...! Io vi
passai con tuo padre una volta, e mi rimase negli occhi quel paradiso!
Dammi la consolazione di vivere alcuni mesi teco, in una di quelle
casette, sorridenti... affacciate tra quei cigli di rupi, tra gli
aranci e gli olivi, col mare in vista e il cielo! Sì, sì, Giuliano, tu
la cercherai una di quelle casette; non baderai a spese, e vedrai,
come vi staremo bene...: accontenta tua madre, perchè da un giorno
all'altro..., mi sento vicina a morire...!»
Non le sarebbe bisognato che quest'ultima parola, per avere da lui
tutto quello che bramava. Al pensiero di doverla veder morire un
qualche giorno; Giuliano si era sempre sentito come un navigante, che
rotta la nave in mare per fortuna, fosse sbattuto dall'onde sovra uno
scoglio; e là, solo, assiderato, di notte, sentisse una voce tuonar
dall'abisso: «tu aspetti il sole, e il sole non spunterà mai più!»
Questa immaginazione lo assaliva di quando in quando, e durava fatica
a torsela dalla mente; sicchè molte volte ne aveva pianto. Adesso
udire quelle parole dalle labbra di sua madre, e dire addio a Torino,
ai compagni, ad ogni disegno fatto, fu un punto solo, e rispose:
«Partirò.
«E che il Signore ti benedica!--aggiunse essa, e strettosi al seno
quel suo unico amore, lo baciò e ribaciò, come non aveva più fatto da
quando era bambino. Poi salì con esso nella sua stanza, dove gli diede
quant'oro aveva in serbo.
Marta, che s'era tenuta in disparte, e aveva inteso il discorso di
donna Placidia, e quello della signora; aveva fatto presto a correre
da Rocco, ma non per dirgli che andasse a Santa G..., a ripigliar
Tecla; bensì che venisse per accompagnare il signorino sul Genovesato.
Il pover'uomo, tornato da menar i cavalli, credè questa volta d'esser
pigliato di mira per canzonatura, e già perdeva la pazienza; senonchè
l'aspetto di Marta lo accertò che si faceva sul serio. Pensando che
s'usciva dal territorio, e che il domani era festa, salì di sopra, si
mise indosso i migliori suoi panni e in capo una sorta di
cappellaccio, che si poteva assomigliare a una filucca capovolta, e
sarebbe tuttavia paragone gentile. Così conciato, prese congedo dalla
moglie, e fu in casa alla padrona, dove sedette vicino all'uscio della
sala; aspettando che essa e il signorino discendessero dalle stanze,
dove Marta gli aveva seguiti.
«Oh la bella musica!--diceva egli tra sè--si direbbe che in questa
casa non si può vivere colla pace di Dio! Proprio, chi ha pane, si
cava da sè i denti per non mangiarlo...!»
E volgeva gli occhi in sù, come parlasse allo scarpiccìo che s'udiva
nelle stanze sopra il suo capo.
Intanto Marta discese, ed egli, levandosi, le chiese se il signorino
avesse roba a portare.
«Credo che no--rispose la vecchia--perchè portando roba si farebbe
scorgere...»
Rocco arricciò il naso, quasi a una ventata di cattivo odore, ma non
parlò; perchè giù delle scale venivano Giuliano e la signora, la quale
proseguendo il discorso fatto di sopra, diceva:
«Dunque siamo d'accordo: la casetta sia pur modesta quanto vorrai, ma
trovala in un bel sito; e la stanza dove mi metterai a dormire, guardi
il mare. Spaccerai qualcuno a dirmi quando dovrò venire a
raggiungerti...: ho proprio bisogno d'un'altr'aria... d'un altro
cielo...!»
Rocco intenerito a quelle parole, andò fuori ad aspettare; e già,
pensando alla casa della padrona disabitata, alle finestre, alla porta
sempre chiusa, immaginava le meste risposte, che avrebbe dovuto dare a
chi fosse per capitarvi.
Giuliano usciva colla madre e con Marta; e stringendo ad esse le mani,
come a persone che di certo avrebbe rivedute di là a pochi giorni;
lasciava che quella desse a Rocco gli ordini per quell'andata.
«Pigliate il sentiero lungo la gora--diceva essa--e fate come se
accompagnaste mio figlio a dare un'occhiata ai poderi; quando vi
sarete allontanati, trovate la via più corta, e state sempre con lui,
finchè abbiate varcato il confine. Questo è un po' di danaro per voi
se vi abbisognasse...
«Mio padre era contrabbandiere:--rispose Rocco, brancicando le monete
che la signora gli porgeva;--e le vie dei monti le so meglio del
lupo.»
Mentre la povera donna aggiungeva a queste, parecchie altre
raccomandazioni; Giuliano stava aspettando sul balzo tagliato a filo
sopra il torrente, in capo al piazzale. Faceva notte, e il rumore
delle acque cadenti dalla pescaia del mulino, ridestavano in lui
memorie lontane e soavi. Soleva da fanciullo addormentarsi a quel
suono d'acque monotono e dolce, talvolta assomigliandolo al canto
d'una processione udito da lungi; tal'altra al rumore del mare, di cui
aveva inteso dire da suo padre, come fosse maraviglioso. Avrebbe
voluto rimanere là a pensare; ma ecco Rocco a dirgli che bisognava
porsi in cammino. In quelle corte notti d'estate, si torna a rivedere
l'alba assai presto; e poteva incontrare di dover disviare chi sa
quante volte, per non dare nelle guardie alemanne, che guardavano
tutti i varchi. Di che giovava molto avere d'avanzo qualche ora di
buio; e a dirla schietta, avendo saputo dalla padrona che il signorino
sarebbe cercato dai birri, Rocco voleva fare ogni sua possa, per
menarlo in salvo; ma intanto bramava di uscire dal territorio prima di
giorno, per non essere visto a trafugarlo.
Mossero, e la notte era bella. Su pel cielo cominciava la pioggia di
stelle cadenti, copiosa, che pareva vi fosse lassù qualche gran festa.
I grilli trillavano nei prati, i rospi gracidavano; e nelle altissime
regioni dell'aria, si udivano le strida degli ultimi rondoni tardi a
migrare.
«Ode?--diceva Rocco a Giuliano,--i grilli cantano per farci maturare
le uve; e lassù tutte quelle stelle si staccano dal cielo, per
festeggiare la Madonna degli Angeli, che cade domani.»
Il giovane non volle togliere all'uomo semplice di cuore, quel tantino
di poesia che gli raggiava nell'anima; perchè sarebbe stato come
rubare ad un mendico il tozzo accattato per amor di Dio. Ma quell'udir
menzionare la Madonna degli Angeli fu per lui un gran che; e rammentò
come la prima volta ch'egli s'era aperto colla madre sull'amor suo,
questa avea detto d'aver visto Bianca appunto a quella sagra. Subito
l'immagine della fanciulla gli apparve bella e sdegnosa, a
rimproverarlo di averla creduta infida, senza essersi curato di
sincerarsi qual fosse più, o colpevole o sventurata.
«E tu,--gli diceva quell'immagine--tu te ne vai con codesto amaro
nell'anima, spregiando o maledicendo la donna che amasti! Ma, chi ti
disse che tu non faresti a tempo per avermi tua?»
Queste voci della fantasia, gli parvero dolci, come quelle d'un
usignolo, il quale già dal principio del viaggio, accompagnava i due
camminanti, avanzandoli di lunghi voli, e sempre fermandosi ad
aspettarli e salutarli col suo canto. Allora si pentì d'aver perduto
in casa quel giorno e la notte innanzi; sperò che Bianca non fosse
ancora sposata; e quel pensiero venutogli tante volte a Torino, di
correre a C... e sposa o rapita, portare, la fanciulla anco in capo al
mondo; rinacque in lui così urgente, che tutto quel ch'era stato sino
a quel punto, gli parve nulla.
Di questa guisa aveano varcato il torrente su d'una palancola, e sulla
destra di questo s'erano innoltrati per la strada maestra, sin dove si
spiccano da essa due sentieri; dei quali uno, piegando a mancina,
verso le montagne a levante, era quello per cui dovevano porsi. Rocco
passò innanzi al signorino, per andare primo, ora che la via diveniva
disagevole; ma quegli volgendo a destra, si mise nel sentiero opposto,
pel quale si scendeva di bel nuovo al torrente, o a dirla in una
parola era lo scorciatoio per andare a C...
«Che fa?--chiese Rocco soffermandosi a guardare--cotesta non è la
nostra via.
«Venite--rispose il giovane--venite dietro a me.»
Il colono capì all'accento che quello non era tempo da ridire al
signorino una cosa; e taciturno gli tenne dietro immaginando che la
signora Maddalena, gli avrebbe di certo seguiti col pensiero
sull'altra via; e provava di ciò una sorta di rimorso, come a saperla
a quell'ora, sola in una boscaglia.
«Eccoci al ponte di San Giovanni!--disse il giovane, arrivando sul
ponte antichissimo, che è in un lato di quella campagna, dove nessuno
dei vecchi o dei giovani ha mai capito a che vi fosse e per agio di
chi. I suoi archi e le sue pigne, sono uguali a quelle di tutti i
ponti, che per la vallata si specchiano nella Bormida; e pare sia
stato messo là in serbo, a godersi l'ombra d'un pioppeto che lo
nasconde, e a servire intanto alle foresi, che vi passano in autunno,
colle ceste in capo, colme d'uve deliziose, maturate sui colli
dell'altra riva. I quali subito s'innalzano, offrendo a chi vuol
guadagnarne la cima, una salita tutta a petto; che a Rocco ed a
Giuliano, sebbene gagliardi, diede quella notte tanto affanno, da
costringerli a sostare in sulla vetta per ricogliere fiato.
Di lassù se fosse stato giorno, s'avrebbero vista dinanzi la pianura
di C.... che fa di lontano un assai bello vedere; ma a quell'ora,
nulla invitava a star là, più di quanto bisognasse a ripigliar lena. E
i due ripresero la via, lungo una costiera, che ad un certo punto
metteva ai lembi più alti della selva del convento di San Francesco, a
quell'ameno sito, che noi sappiamo. Rasentando la selva, si trovarono,
di là a mezz'ora, ad essere discesi dove incominciano i prati, a piè
delle piaggie più basse. E l'edificio del convento biancheggiò, alla
loro destra, informe nell'ombra, come una nebbia che si levasse da una
fondura paurosa; e i pilastrini dei pergolati, somigliavano ad una
processione di morti, che usciti di quella nebbia andassero in volta
per penitenza.
Giuliano si fermò a guardare. E se in cambio di Rocco avesse avuto
seco un uomo da poter discorrergli assieme; avrebbe parlato delle alte
cose, che gli venivano in mente in quella quiete. Pensava con affetto,
con doloroso affetto, a Francesco d'Assisi; il quale dalla sua Umbria,
era venuto mendicando a trovare quel lembo di terra, a farvi sorgere
quelle mura; coll'opera volonterosa degli oppressi, colla promessa del
regno dei poveri e di Dio. Pensava a quella promessa mancata, ai
secoli venuti dopo il Santo, ai frati vissuti in quel convento, che
subito furono più amici dei castellani oppressori, che dei popoli
languenti all'ombre di quei castelli; e vedeva l'immagine di Francesco
andare afflitta, tra gli spiriti di coloro, che amarono gli uomini e
furono grandemente delusi. Quell'edificio che aveva dinanzi, al cui
nascimento avevano presieduto chi sa che alti pensieri; gli pareva
d'età in età venuto basso, quasi tempio che si muti in ricovero di
sfaccendati.
Rocco in piedi, dietro di lui, non osava disturbarlo, ma già gli
pareva, che un tratto qua un tratto là, si sarebbero indugiati tanto
da non poter passare, di notte, il confine: e cominciando a far segno
di spazientarsi, stava per dire aperto di voler tirare innanzi.
Senonchè s'udì rompere un gridìo confuso e discorde dal convento; e
lumi apparirono alle finestre, e lumi negli orti; indi subito un
rumore di pedate come di parecchie persone inseguite si fece sentire;
e risa represse, e parole rotte, che venivano per un sentiero del
bosco, appunto verso il signorino e lui.
«Chi va di notte?--gridò Rocco, piantandosi dinanzi a Giuliano, e
levando in alto il bastone.
«Chetati, villano, o t'ha a coglier male!---rispose una voce; e
quattro giovani sbucarono dalla macchia, pronti per l'abbrivo che
avevano, a buttar a terra Rocco, Giuliano ed anco un par d'altri, che
gli avessero voluti fermare. Ma riconosciuti da quest'ultimo e
chiamati a nome, gli si fecero attorno, molto stupiti di trovarlo a
quell'ora in quel sito; e interrogando, e rispondendo, e sempre
rompendo in risa che non volevano finire, stati un pezzo a vedere il
seguito della loro avventura, si unirono a lui, per guadagnare la via
di C....
Erano quattro suoi condiscepoli, dei bei tempi in cui era stato
scuolare di don Marco; e già s'ha bell'e capito che uscivano dalla
cella del padre Anacleto; nella quale gli avevamo lasciati a fare buon
tempo. Il frate aveva mesciuto, e tornato a mescere dei suoi fiaschi,
sino a che i loro umori s'erano scaldati; poi da smanioso giuocatore
di tarocchi gli aveva costretti a giocar seco una partita. Ed essi
dapprima di mala voglia, quindi con ardore, gioca e bevi, ribevi e
gioca, erano andati innanzi parecchie ore; in capo alle quali il frate
dormiva gomitoni sulla tavola, e due di loro non avevano più in tasca
il becco d'un quattrino, ed era vicina la mezzanotte. Allora si
ricordarono di C.... della sposa, e del ballo cui erano aspettati.
«Ah frate! Tu mi hai fatto perdere il ballo e i quattrini; stai pure
che t'ha a costar cara....!--disse tra denti uno dei due
perditori:--amici, spegniamo il lume, facciamo le viste di continuar
la giocata, e vorremo ridere!»
Così dicendo, spense la candela, e rimasero come in gola a un lupo. E
messisi a picchiare con garbo, a bisbigliare di semi e di figure, e
delle mille scioccherie di cui si parla giocando, fecero che alfine il
frate si riscosse. Alzò la testa.... udiva...., e non vedeva nessuno.
Si fregò gli occhi col dorso della mano, ma venne a dir niente...:
tornò a fregarseli.... buio. Sentì per la schiena un sudore
ghiacciato; stette a bocca aperta un tratto, sperando che si fosse in
sulla burla; poi colla voce e col cuore tremanti, osò dire:
«Figliuoli, accendete il lume.
«Abbia pazienza un tantino;--rispose uno dei quattro--si finisce la
partita e si va via.
«Che tu accenda il lume!--gridò allora arrangolato il padre Anacleto;
e colle sue agguantò tre o quattro mani sul tavolino, stringendole
come fosse stato con una morsa.
«Gesù Maria!--sclamò quello dei quattro, che era l'autore della
crudele pensata:--o vedete il padre!... che cosa ha padre, che i suoi
occhi paiono di cristallo?
«Ah!--urlò il frate dandosi due gran palmate nella fronte:--oh!
disgraziato a me! correte, chiamate il cerusico, il barbiere, venga
padre Anselmo, a cavarmi sangue...., l'ho tutto nel capo, me lo sento
come un'otre.... sono cieco!»
E rovesciando panca e scranne, e dalla rapina non accorgendosi dello
sbellicarsi che i quattro facevano; si trascinò fino all'uscio,
tempestando colpi colle mani e coi piedi, da parere un dannato.
Pei corritoi si sentirono i passi frettolosi dei padri che
accorrevano; e un aprirsi di celle, e un interrogarsi da un capo
all'altro che fosse; tutta la frateria fu in un baleno sossopra. Ai
quattro giovani, cominciarono a tremare le gambe, per lo sbarraglio
cui s'erano posti; ma fattisi animo, aprirono la finestra della cella,
un dopo l'altro saltarono nell'orto, e all'ultimo mise l'ali un grido
selvaggio, del padre Anacleto. Perchè un raggio di lume dal corritoio,
si era posato per la toppa sul ventre del frate; il quale capita a un
tratto la brutta canzonatura, si volse imbestialito per acciuffare il
primo dei ribaldi che gli fosse caduto tra l'ugne. Ma i birboni non
v'erano più.... Ahimè! E la frateria affollava l'uscio; la voce del
guardiano, chiedeva al padre Anacleto che aprisse; i guatteri, il
cellaio, i cuochi, andavano di su, di giù, bracaloni pel chiostro; e
si fu appena a tempo di fermare il sagrestano che già entrava in
chiesa, per dare nella campana gridando: ai ladri!
Intanto che il padre Anacleto, aperto l'uscio, s'ingegnava a dare ai
frati chi sa qual ragione del caso suo; i quattro amici camminavano
verso C..., narrandolo a Giuliano per filo e per segno. E Rocco
ascoltando, annuvolava fieramente, e provava nelle braccia tale un
prurito, che se non fosse stata la tema d'offendere il signorino,
agguantati volta a volta due dei quattro nequitosi, gli avrebbe
sbattuti l'uno contro l'altro, come ciabatte vecchie e polverose.
Canzonare a quel modo un frate, gli pareva cosa da essere punita con
un buon abisso spalancato improvviso sotto i piedi; e a tratti si
turava le orecchie per non udire quel racconto. Nè di questo pigliava
diletto Giuliano, troppo occupato dalle proprie cure; ma quando in
riga di commiato alla narrazione, uno dei quattro parlò della festa
nuziale, seguita quel giorno, e pel padre Anacleto finita con quella
burletta; egli si sentì arricciare la vita. E udì da essi, che il
frate aveva menato vanto d'essere stato lui a raddurre Bianca
nell'obbedienza del padre; a farle preferire l'Alemanno a un tale che
amava da morirne; e udendo, colla destra nello sparato della camicia
s'abbrancava le carni per modo, che maggior dolore non gli avrebbe
recato l'artiglio d'uno sparviero. Gli altri continuavano a dire della
cerimonia, dello sposo e della sposa; parevano gli amici di Giobbe
intenti a straziare l'amico; ed egli guardando in alto, quasi a
chiedere consiglio a qualcuno di lassù: più degli astri che
risplendevano silenziosi e tranquilli; più dell'inno che si levava
dalla natura verso il regno dell'anime; più dell'amore com'egli
l'aveva sempre inteso, gli parve bella la morte. Dunque, colui che gli
aveva tolta la donna sua, non era quel soldato straniero, ma un uomo
della sua terra, della sua lingua, un frate; quel frate che aveva
predicato a D.... la quaresima, e che sua madre aveva tanto lodato?
Oh! se non fosse stato il pensiero di lei cui aveva già dati troppi
scontenti; se non fossero state quelle sue parole di morte, che solo a
rammentarle gli toglievano ogni forza; che sì che sarebbe tornato al
convento, e aspettato tanto che quel frate venisse fuori, gli avrebbe
insegnato a leggere nel vangelo! Ma sua madre...., sua madre l'aveva
nella fantasia, nell'atto in cui era rimasta sulla soglia di casa sua,
ad accennargli colla mano di tirare innanzi; e ne udiva la voce
gridare: «pace, pace, perdono; va alla tua ventura» e volle obbedire.
«Vieni tu con noi, a vedere il ballo?--disse finalmente uno degli
amici a Giuliano, fermandosi a mezzo il borgo, in capo a un vicolo,
dal quale s'udiva venire un suono di strumenti festoso.
«O perchè no?--sclamò egli provocato da quel suono come da
un'ingiuriosa parola:--andiamo e vediamo la sposa!
«Signorino--disse Rocco, accostandosi a lui in guisa da non farsi
udire dagli altri:--sua madre mi raccomandò di accompagnarlo oltre il
confine, prima che sia giorno....
«Ho io ucciso qualcuno?--rispose il giovine--stai pure, mia madre a
quest'ora è tranquilla.»
Fosse stata a vederla; povera signora Maddalena! Una mano di soldati
Alemanni le mandavano in quell'ora la casa sossopra; chiedendole del
figlio, come se loro avesse avvelenato l'acqua e l'aria, e rubato la
corona al loro Imperatore. Ed essa, non badando allo strazio che le
facevano d'ogni cosa; camminava col pensiero dietro a Giuliano, e lo
stimava arrivato in terra della repubblica; e benediceva donna
Placidia, venuta a farle la carità d'avvisarla.
Marta, non potendo altro, fece le corna agli Alemanni tutto il tempo
che stettero a frugare; e per la prima volta trovò che Giuliano non
aveva avuto torto a maledirli, quella tal sera della pasqua passata. E
anche don Apollinare, le pareva scaduto di molto: ond'essa guardando a
squarciasacco dalla banda del castello, pregava di tanto in tanto
ch'ei fosse nei panni della signora, egli che sapeva dire dal pulpito
al popolo della pieve tante parole di carità.
In quell'istessa ora, il pievano seduto sul suo seggiolone, con una
gamba accavallata e dondollata sull'altra, se la faceva colla sorella,
raccontandole come Sua Eccellenza il generale Alemanno, avesse saputo
da Torino, che il figlio della signora Maddalena era fuggito alla
giustizia, la quale lo cercava per congiurato ai danni del re e della
religione; e che confidatosi a lui del carico datogli di farlo
acchiappare se mai si fosse rifugiato a D..., egli l'aveva supplicato
a far di notte, per minor vergogna, non del reo, ma di sua madre.
Queste cose, egli diceva a Donna Placidia; la quale ascoltando, un po'
accennava col capo come a dire che sapeva; un po' niegava: come per
dire: «Giuliano non l'acchiapperanno.»
Un tratto queste due parole le fuggirono dette a mezza voce, di tra le
labbra.
«Oh come non l'acchiapperanno, gridò don Apollinare levandosi in
piedi.
«Ma--rispose donna Placidia, vi fu chi ne fece avvisata la signora
Maddalena.
«E chi, se non voi, può avere ascoltato ciò che il generale non disse
ad altri che a me?
«E voi non dite sovente dal pulpito, che bisogna fare il bene al
prossimo? Ora la carità non si fa tutta di pane.»
Don Apollinare le diede un'occhiata bieca; e senza parlar oltre, tolto
il suo lume da mano, s'andò a chiudere in camera, per non farsi
trovare dal generale. Il quale rimasto a mani vuote, chi sa come
sarebbe venuto a tempestare nel presbiterio bell'e a quell'ora.
«Tanto e tanto,--diceva spogliandosi in fretta--mi sapeva male che uno
della mia pieve cascasse in mano a questi signori. Ma to! questa mia
sorella come me l'ha appioppata! Bella coppia essa e don Marco!
Proprio il dettato è giusto; «chi fa quel che noi preti si dice..., va
in paradiso diritto, come colomba al nido, e come io in questo mio
letto...»
Si coricò disteso; e contento come quella sera, non aveva più giaciuto
da parecchio tempo.


CAPITOLO XVI.

Quello in cui a C... si ballava, era stato palazzo dei feudatari; e
abitato ai dì nostri da una famiglia per bene, sorge a piè della
roccia, dalla cui vetta il castello in rovina pare lo guardi
imbroncito; quasi chiedendo se sia cosa giusta, ch'egli debba stare
lassù a disfarsi alla pioggia e al gelo, mentre il palazzo sta ritto
qual era nell'età fiera, in cui di ribalderie fatte dai loro padroni
ne videro entrambi d'ogni colore. Sullo scorcio del secolo passato, vi
alloggiavano le genti del Re di Sardegna, messe a guardia del confine
tra il regno e la repubblica di Genova; e però il borgo fioriva pel
molto spendere degli uffiziali di quelle milizie, dei quali alcuni
lasciarono le ossa e il nome alle sepolture della chiesa parocchiale;
altri le sembianze sull'insegna del caffè di Marocco, rimasta salda
sugli arpioni molti anni dopo che il povero caffettiere era morto, ed
ora buttata ai tarli in non so quale solaio.
Per accedere alle scale ampie ed agiate, che di certo furono fatte per
non affannare il petto alle baronesse; bisognava attraversare una
sorta d'atrio, che di costa aveva un cortile lungo quanta era la
facciata dell'edifizio. Da quel cortile parecchie viti, accompagnate
nei loro serpeggiamenti da mano amica, s'erano arrampicate così alte,
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