Le rive della Bormida nel 1794 - 05

non trovarsi con Giuliano in quell'ora cattiva; e siccome questi non
era più là ad aspettarlo, così essa credeva che il cielo se ne fosse
proprio immischiato.
«Men furia e più memoria!--disse il pievano vedendola affrettarsi alla
sua volta.
«O signoria, so che cosa vuol dirmi; ma stamattina sono tornata che la
signora era in sul partire; darle colazione, aiutarla a vestirsi,
correre su e giù..., sa pure che io qui sono Marta, ma faccio anche da
Maddalena; e come diceva..., la sua ambasciata, il signorino... non
l'ho ancora veduto...»--E subito aggiunse colla mente: «dacchè l'ho
lasciato qui.
«E per dove è partita la signora!
«Ma..., se per in giù o per in su... non mi ha detto nulla... Già sarà
per affari; morto il padrone buonanima tutti hanno approfittato per
usurpare,...» Qui si picchiava mentalmente il petto, per le due bugie
sgusciatele in un lampo; e pensando che se il pievano stava là un
quarto d'ora, altro che purgatorio! faceva il conto agli anni di pena
che s'era procacciata, contandone sette per ognuna di quelle bugie.
Il prete che non soleva farsi uccellare, mise in disparte quel
discorso, e fissandola bene tra ciglio e ciglio, le disse:
«Dunque il signorino si può vederlo?
«Ah! questo sì...--rispose essa rimescolata--cioè, posso guardare, era
qui..., sarà là... sarà...»
Sarà di qua sarà di là, avrebbe dato i suoi salari di cinquant'anni,
se in quel momento le campane del castello avessero suonato qualcosa,
anco se occorreva una agonia, pur di vedere il pievano tornarsi
addietro: invocò un'altra volta il cielo, ma il cielo l'abbandonò; e
don Apollinare segnando col bastone in fondo all'orto, mostrò d'aver
scoperto Giuliano, che si vedeva traverso il fitto degli alberi, non
ancora fronzuti. Senza dire alla vecchia nè ai nè bai, s'avviò da
quella parte, punto da una smania che gli correva dal cuore sino al
sommo dell'unghie; ma da uomo avvisato si seppe rattenere, e pigliare
in viso un poco di calma.
Giuliano gli dava le spalle; ma udendo le pedate, si volse e vide lui,
e Marta dopo che trinciava segni, faceva l'occhio supplichevole, e
coll'indice teso su dal mento in sulla bocca, pareva volergli dire
mille cose, e che fosse prudente. Salutando cortese per amor di lei, e
per l'onor della casa, egli si fece incontro al pievano; questi
rispose con un cenno, e subito uscendo nelle piacevolezze, disse alla
fantesca:
«State allegra, Marta, che con questa sorta di ortolani avrete la più
bella ortaglia del mondo!»--E rise in cadenza, soggiungendo a
Giuliano:--Ebbene, torinese? Come si stà al paese del Re?
«Bene--rispose il giovane;--ma non quanto tra questi nostri monti; che
qui almeno tutta questa primavera ci pare cosa nostra, e c'entra nel
sangue bevuta a sorsi...
«Gioventù foco e fiamme!--sclamò don Apollinare: e Giuliano
giocondamente a lui:
«Le spegneremo con due bicchieri di moscatello...»
Quasi non ebbe il tempo di proferire queste parole, che Marta, beata
di vedere i propri timori risolversi in un brindisi, non attese
d'essere comandata, ma andò da sè per la bottiglia, lesta che il
pievano manco se ne avvide.
«Lasciate stare il moscatello dov'è;--disse egli a Giuliano,
annuvolando improvvisamente;--lo beveremo se io partirò di qua
amico...
«Amico?--sclamò il giovane--ma di casa nostra non so che uno sia mai
partito scontento!
«Sarà... ma io in casa vostra ci vengo, non per avere cortesie, ci
vengo per rimproverarvi di non avere obbedito! Voi non avete ancor
fatta la pasqua?
«La pasqua? Oh io la faccio quando mi pare; anzi l'ho fatta con mia
madre, e vorrei essere lasciato in pace con essa, sempre...!
«Proprio come un debitore che dicesse al creditore: non darmi noia!
Bravo!
«Via, signor pievano, non vada in collera! In faccia a questa bella
natura che si risveglia, in questi giorni di vera risurrezione,
facciamo come gli uccelli; li sente? Cantano d'amore e d'accordo che è
un desio. E in quest'inno che si diffonde dalla terra al cielo, non ci
capisce nulla, lei? Questo per me è una pasqua! e non mi par vero, che
noi così piccini, eppure fatti a godere di sì grandi cose, ci abbiamo
a guastare tra noi...
«Come sarebbe a dire?--interruppe il pievano.--E chi siete voi che
osate parlarmi a cotesto modo?
«Io? Non sarei mai venuto a dirglielo; ma poichè lo vuole, sappia che
io oso molto di più! Oso persino alzare la voce e la mente al cielo,
dove mia madre m'insegnò da bambino a cercare quel padre che non
s'addonta di udirci parlare amorosi tra noi; che capisce il suo, il
mio, tutti i linguaggi; quel Dio che io amo, e che ella vorrebbe che
io temessi...
«Orgoglioso!--gridò il pievano, cui tremolavano le guancie, e il viso
si faceva rosso:--orgoglioso ubriaco di letture infami! Li voglio!
andiamo, venite a darmi tutti i vostri libri!»
«I libri? E perchè non mi chiede addirittura i pensieri, il cuore,
l'anima mia?
«Ah giovane traviato! Uno come voi non ce l'ho mai avuto nella mia
pieve; non ce l'hanno in tutti i parrochi delle Langhe! E non so che
gran peccato io abbia commesso, per meritare il castigo di una pecora
così marcia in mezzo al mio branco. Me ne duole per voi; ma verrà il
vostro giorno, e vorrei che Dio v'aspettasse in buon punto. La morte
galoppa, e sarà una bella gloria pel vostro casato, che si porti il
vostro cadavere nel borro selvaggio, cogli scellerati, cogli empi, le
cui ossa contaminerebbero quelle dei fedeli defunti...!»
Questo borro selvaggio era una sorta di baratro, nelle selve di quelle
parti, vicino a Montenotte; e di quei tempi si credeva che vi fossero
portati di notte, a lume spento, tra nugoli di corvi e fischi di
diavoli, coloro che morivano in cattivo odore a Santa Chiesa. Giuliano
udendolo menzionare dal pievano non si sdegnò, ma sorrise mestamente e
rispose:
«A lei duole per me; ma io mi dovrei dolere molto più per lei, che
crede di servire il Signore spaventando i semplici con codeste
novelle! Ma che vuole che faccia a me il borro selvaggio? Più in
questa che in quella terra la pace del sepolcro sarà tutt'una per
me..., in fondo al mare, come in una chiesa, sotto una zolla di questo
orto, come sotto una piramide dell'Egitto...
«Ma che vi ha fatto la Chiesa? Che vi ho fatto io..., vostro pastore?
«La Chiesa? Oh! quando io era fanciullo, e vi veniva la sera..., e
udiva là dentro quelle voci di donne, di vecchi, di giovanetti,
cantare le litanie, mentre l'oscurità discendeva, e avvolgeva gli
altari e noi, e tutto nelle tenebre; io pigliava colle mie le mani di
mia madre, e stringendomi ad essa mi pareva d'andare portato in un
vuoto misterioso e dolcissimo...! E poi quando s'accendevano i ceri, e
vedeva lei all'altare incensare in alto, e benedire la moltitudine
silenziosa e reverente, provava certe ebbrezze...! E la Chiesa
l'amava! E amava anche lei, signor pievano; e nel mio pensiero mi
pareva di veder Dio che lo mirasse di lassù; che le facesse cenni; ed
io lo credevo l'uomo più grande, più buono, più santo dell'universo!
«Oh...! tornate, Giuliano; torna, figlio mio, con noi... Vedremo
Dio...»
Così dicendo, fosse commosso o fingesse, il pievano era lì per
abbracciare il giovane; senonchè questi ritraendosi:
«No--rispondeva con calma--io col gregge, col branco non ci tornerò
più, non vedrò più quel Dio...
«E perchè?--proruppe allora don Apollinare, ripigliando il suo posto,
severo.
«Perchè? Non mica perchè io non creda; non mica perchè io nutra odio
per lei no; ma che vuole? ho cavato la lucerna di sotto al moggio; ho
un po' letto la storia; ho pensato al bene che voi preti avreste
potuto fare, e al male che avete fatto; ho capito che voi foste sempre
dalla parte dei più forti, ed io amo i deboli...; e voi preti,
soldati, principi, tutti, mi parete una mano di congiurati, che avete
a capo un Dio di vostra testa, un Dio che ha figli reietti e figli
beniamini; e vi godete in suo nome il mondo, beni e persone!
«Sciocco! sciocco! sciocco! E se non fossimo noi, i vostri coloni, che
s'assaettano mattina e sera a lavorare i vostri campi, e stentano il
boccone; v'accopperebbero un bel giorno, e vi lascerebbero a mangiare
ai lupi sull'aia, dove non avete sudato, eppure andate a dividere il
grano...!
«Signor pievano, manco se ella mi avesse tirato uno schiaffo, io non
le avrei fatto l'oltraggio che ella si fa da sè con le sue parole.
Bella gloria per la Chiesa l'essere tenuta in codesto conto da' suoi
stessi preti! Ah! la parabola dell'Epulone pare che Gesù l'abbia detta
ieri...; ma se tutti i sacerdoti la pensano come lei, lo parrà ancora
di qui a migliaia d'anni...!»
«Ma Epulone è all'inferno, ed Eleazaro nel seno d'Abramo! Ed è più
facile ad un camello passare per la cruna d'un ago, che ad un ricco
entrare nel regno dei cieli...! Questa consolazione, ai poveri, l'ha
lasciata Iddio...
«Ebbene!--disse Giuliano--allora le ripeto che io non vo' sapere di
questo Dio. Smettiamo di parlare di lui!
«Ed egli vi punirà colla morte del corpo e con quella dell'anima...!
«No..., egli quando gli pare, ci coglie sulla via di Damasco, e di
Saulo fa San Paolo! Ma via, ha più nulla a chiedere da me?
«Che veniate a fare la pasqua; chè questo scandalo nella mia pieve non
lo voglio soffrire!
«Ripeto che la Pasqua la faccio con mia madre: e salendo talvolta su
qualcuno di questi monti, mentre nasce il sole o quando va sotto. In
quelle ore piene di voci misteriose, io m'inginocchio volentieri, e
guardo, e ascolto... Allora Dio mi si fa sentire più vicino..., e
rifaccio la pasqua alla mia maniera con lui....
«Ah! ah!--sclamò il prete, e si vedeva chiara la collera che gli
fiottava dentro:--penso che voi vorreste salirne uno dei monti, ma uno
tanto alto, da poter vedere la Francia e Parigi, e le carnificine, che
desiderate di poter fare anche qui!
«Sì--rispose il giovane con sicurezza meravigliosa--la Francia e
Parigi....; ma non occorre tanto...! Vede laggiù il Settepani, San
Giacomo, tutta quella catena? I varchi sono facili, e dall'altro
versante, forse in questo punto, l'esercito della repubblica salisce?
«Salisce,.. salisce, un corno!--urlò il pievano, terribile in vista
non si capiva bene se per minaccia che gli paresse d'aver ricevuta, o
che volesse fare:--matto voi e chi vi somiglia! Già! Li vedete?
Aspettano i Francesi per farci scannare! Aspettate pure, che noi
pregheremo tanto, e tanto faremo pregare in chiesa, che il Dio degli
eserciti manderà su quei monti legioni d'Arcangeli a nostra difesa.
Oggi bandirò un triduo in onore di San Giorgio, di San Martino, di
tutti i Santi che hanno portate armi; vi nominerò dall'altare, vi farò
conoscere a tutto il borgo..., ma pregherò il Signore che v'illumini,
mi vendicherò di voi colla carità.
«Della carità mandi a farne laggiù a quella svolta, oltre quei
vigneti. Là, una povera donna muore di stento con quattro fanciulli
che le piangono intorno.... Là, lei ed io potremo fare insieme la
carità che m'ha insegnato mio padre....
«Vostro padre era un....
«Zitto!--gridò il giovane con tanta maestà della persona e nel viso,
che più non potè darne Michelangelo al suo Davide--zitto, e se ne vada
subito! Quà ella non può più stare da uomo; da prete, nessuno ha
bisogno di lei; vada e non si volga addietro!»
Nelle parole e nell'atto di Giuliano v'era da cacciare ben altri che
il prete, il quale non se lo fece ridire e partì. Ma si sentiva
l'animo rintuzzato, far dentro come focoso cavallo, che raccolto col
freno e tormentato collo sprone, gonfia le nari, s'impenna, sbuffa,
tesse colle gambe su poco suolo rabbioso e soffre; ma si farà vedere
quando gli verrà dato lanciarsi di carriera.
Passando vicino la Marta, a quale tornata che quella sorta d'alterco
era sul forte, stava poco discosta, coll'impaccio d'una bottiglia e di
due bicchieri in mano; non badò al profondissimo inchino, che la
poveretta fece per rabbonirlo, o per mostrargli che essa non ci poteva
nulla. Ma come avesse voluto lasciarle un'altra ambasciata, disse tra
denti: «sfacciato! l'avrà a pagare!» E via più che di passo, in pochi
istanti disparve oltre l'arco, in fondo al piazzale.
«Ahimè!» povera donna,--sclamò Marta--vecchia come la terra d'un
castagneto, e chi sa che cosa mi toccherà vedere!
«E che volete vi tocchi?--Le chiese il giovane che s'era avvicinato,
soave nella voce, e mettendole sopra la spalla una mano.
«Certe parole--rispose essa scotendosi quella mano di dosso--bisogna
proprio averle imparate dal diavolo! Lasciavano il segno nell'aria
come le saette!
«Oh santa semplicità!--esclamò egli sorridendo mestamente;--Una volta,
che in una città di questo mondo, i preti stavano abbrucciando un
uomo, che loro non piaceva guari; una vecchierella come siete voi,
recava legna da aggiungere al fuoco, per aiutarli, e dare gloria a Dio
con essi!»
«E una volta--rimbeccò Marta provocata da quel raccontino:--una volta
che saranno sessant'anni, ed io me ne ricordo; lo speziale qui di
D..., per aver detto a un prete molto, ma molto meno di quello che voi
diceste al signor pievano; fu condannato a starsi ginocchioni in mezzo
alla chiesa, con due birri uno per lato, e con un grosso cero acceso
tra le mani, legate, la domenica dell'ulivo, tutto il tempo della
messa grande. Sì, sì, ridete; ma non rise la sua povera moglie morta
di vergogna; non rise lui, che stato in carcere parecchio tempo, uscì
spiantato bottega e figli: perchè gli era cascata addosso la
maledizione di Dio. E siccome questa maledizione cascherà anche sopra
questa casa..., così io ho deciso di andarmene. Sono vecchia, ma se
non troverò un tozzo di pane lavorando, l'accatterò di porta in porta;
pur di salvar l'anima non mi fa di morire, se occorre, anco in mezzo
la via...!»
Qui Marta imbambolava: e Giuliano che s'era sentito cader l'animo, al
racconto di quella moglie morta miseramente; subito gli si affacciò il
pensiero, che così triste ventura, avrebbe potuto cogliere la sua
povera madre; nè potè por mente all'ultime parole della vecchia.
Accennandole di moversi, le tenne dietro silenzioso fino al sedile di
pietra fuori l'atrio; e là sedette un'altra volta, chè in casa non
aveva cuore d'entrarvi. Marta invece si mise dentro, e si diede
attorno ad ammanire il desinare, l'ultimo che le pareva di cuocere in
quella cucina, governata da lei cinquanta e più anni. Faceva per non
uscire di là col rimorso di avere trasandata una faccenda anche
piccina; che se no avrebbe mandato all'aria piatti e tegami: e di qual
animo fosse si può pensare.
Rimasto solo, egli tornò a meditare; e parlava a bassa voce tra sè,
come coloro che sono travagliati da forte passione. «Sicuro!--diceva--a
conti fatti il meglio è che io parta. E me ne duole, perchè questo
signor pievano crederà d'avermi impaurito. Ma se io rimango? E se gli
si fosse annestato il capriccio di farmi un qualche gioco? Mia madre ne
morrebbe, come la moglie di quello speziale! Eppoi...., non potrebbe
andarne rotto il mio matrimonio? Si fa presto a mettere uno in conto
d'eretico al signor Fedele; ed egli che quasi si picca d'essere una
colonna della Chiesa, la sua figliuola non me la darebbe più, di certo!
Sì, sì.... sto a vedere quel che mia madre porta da C..., do una corsa
fin lassù, dirò a Bianca.... che cosa ci diremo con Bianca? Non ci
siamo parlati mai! Come era bella ieri, mentre andava in chiesa! E mi
ha veduto, e a me parve mi raggiasse in viso il sole! E il giovedì
santo! Mi feci vedere troppo improvviso.... dalla confusione inciampò
nel lembo della veste, e damigella Maria se n'accorse, perchè le
agguantò la mano, e le parlò....: forse le chiese che avesse..., chi sa
che abbia risposto? Io..., io se fossi stato in lei, avrei risposto:
«ho veduto un giovane che gli voglio bene, e che ne vuole a me tanto...
tanto....»
La signora Maddalena spuntò dall'arco in quell'istante camminando a
piedi; e gli ruppe il filo di quei dolci pensieri. Egli balzando
ritto, le corse incontro, e coll'anima tutta negli occhi, le disse:
«dunque?»
«Andiamo in casa:--rispose essa colta a quel modo; e per non farsi
leggere in viso, passò rapidamente innanzi a lui, che cansando Marta
venuta oltre, forse per spiatellare lì ogni cosa alla padrona, seguì
sua madre su per le scale.
Se di queste ve ne fossero state venti da salire sino al tetto, la
signora Maddalena le avrebbe fatte tutte, per pigliare quell'altro
poco di tempo; tanto le pareva d'essere sprovveduta di fermezza e di
parole acconcie al fatto del figliuolo; sebbene v'avesse studiato
sopra tutta la via. Ma più su del secondo piano non si poteva
ascendere; ond'essa fattasi animo, si fermò, si volse a lui che le
stava ai panni coll'agonia di udirla, e senza dargli tempo di tornarle
a dire quell'«ebbene?» spasimato, rispose:
«L'ho veduta....
«E le hanno detto di sì?
«Sì...., ma sai pure..., sono certe cose..., basta! se tu ti condurrai
bene...
«Oh! per me..., mi dicano quel che debbo fare.... Vede? solo a pensare
che le hanno detto di sì, e che quella dell'Alemanno era una favola.
«Che sapevi tu d'un Alemanno...?--sclamò senza volerlo la signora,
facendosi in viso come un panno lavato.»
Giuliano la guardò fisso, e le colse negli occhi la verità.
«Ah! dunque era vero?--proruppe--per carità, mamma, parli..., mi dica
tutto, non tema di nulla, parli..., o monto a cavallo, vado da me a
vedere, e stassera mi perdo...!
«Perdiamoci insieme una volta!--disse la signora, smarrito per un istante
il disegno fatto C... con don Marco, ma subito ripigliandosi:--che cosa
t'ho detto? che Alemanno mi vai maledicendo? Ebbene? E se uno chiede una
zitella in isposa, gli è forse come l'avesse sposata?
«Sì... perchè ella non sarebbe così sbigottita!--E abbandonandosi su
d'una scranna, colla fronte tra le mani, i capegli scomposti;--oh
stolto, proseguiva Giuliano, stolto che io fui a tardare tanto! l'ho
meritato...! l'ho meritato...! dunque hanno fatto gli sponsali! Non
v'è più speranza? E Bianca ha potuto dimenticarmi?
«Giuliano--disse la signora--forse il meglio è che tu sappia la verità
tutta intera. Io avrei voluto non dirtela; ma sii uomo, perchè tu non
faresti che mettere il tuo ed il mio nome sulle labbra ai maligni
della vallata...
«E vengano, parlino i maligni! son qua!--gridò egli levandosi in
piedi: ma essa ingegnandosi di quetarlo colle mani, coll'atto del
viso, colla voce:
«Sì, lo so--proseguiva--noi non li temiamo; ma pazienza se vi fosse da
disperarsi! Allora direi vada all'aria ogni cosa! Invece, se tu avrai
giudizio qualche anima del purgatorio pregherà per noi; e Bianca,
vedrai, non acconsentirà a sposarsi a quello straniero; me l'ha
promesso.
«Proprio l'ha promesso a lei?--disse il giovane di subito sentendo
rinascere la speranza:--o Bianca, tu l'hai promesso, tu mi fai questa
grazia, e già dubitava di te!»--E rimase colle mani giunte, come se la
fanciulla fosse stata davvero dinanzi a lui.
Allora la signora, pigliando consiglio dallo stato del figliuolo; gli
raccontò ogni cosa seguitale a C...., e più animandosi a misura che lo
vedeva rischiararsi:--ecco, diceva, così ti voglio, pieno di speranza
e di fede. L'Alemanno poi e il signor Fedele facciano pure: Bianca è
sicura di sè; Don Marco è dalla parte nostra; i Francesi son lì alle
porte....
«Domani, fossero qui domani!--sclamò Giuliano! afferrando l'idea che
sua madre non aveva esposta intera:--venissero domani, e avessi cento
vite, tutte le porrei a combattere con essi, contro queste orde di
schiavi!
«Combattere?--disse la signora rimescolata e pentita d'aver toccata
quella corda; e facendosi severissima in faccia,--tu, sin che io sarò
viva, questa parola non la proferirai più...! Sii buono, dà retta a
chi ti vuol bene; prima di tutto fa di essere medico, e parti per
Torino...
«Oh...!--rispose Giuliano, spirando da tutta la persona l'aria d'un
guerriero pigliato dallo sconforto;--gli è che noi, allevati come
siamo..., si riesce una razza d'imbelli..., e a partire ci aveva
pensato da me. Partirò sì, ma prima voglio andare a C...
«Tu guasteresti ogni cosa! Finiresti di rovinare Bianca, e mostreresti
di non obbedire una madre che tu vedi e sai quel che farebbe per te...
«Ma che male c'è a vederla ancora una volta, a dire addio a don
Marco...
«No..., tu partirai.
«Ebbene!--disse il giovane chinando il capo--domani all'alba partirò.
«Oh! non ti si scaccia mica!--sclamò la signora, che pur di saperlo
disposto a non tornare a C..., l'avrebbe rattenuto, anzichè fargli
fretta a partire. Ma egli non si lasciò smuovere, e ripetè severo:
«No... no mamma, l'aveva bell'e deciso, parto domani.»
Appunto in quel momento, Marta d'in fondo alla scala, mandava su quel
noioso annunzio del desinare, già troppo ritardato, e messo in tavola
a raffreddarsi. Essi discesero, sedettero a mangiucchiare colla
malavoglia della sera innanzi; ma alla fantesca pareva non finissero
mai, dalla tanta smania di rimanere sola colla signora, per dirle del
gran parlamento fatto dal giovane col pievano; e del suo proposito di
lasciar quella casa. Così i minuti le si facevano ore, ma alfine
Giuliano si levò da mensa ed uscì. Allora essa raccolse quanto fiato
potè, e si fece oltre verso la signora per cominciare; senonchè questa
si tolse da sedere, e parlando prima di lei:
«Animo--le disse--prepariamogli un po' di roba...
«Come?--sclamò la vecchia--che se ne va? che il Signore gli ha toccato
il cuore?
«Che Signore... che cuore... che cosa mi dite?--chiese la signora,
guardando Marta, e maravigliando di quell'esclamazione, e della sorta
d'allegrezza che l'aveva accompagnata.»
La vecchia ondeggiò un istante; e in quell'istante capì, quanto le
sarebbe poi riuscito amaro lasciare quella casa che si poteva dir sua;
quella padrona che l'aveva tenuta più da amica che da serva; per
buttarsi su d'una via, in cerca di pane e di ricovero. Se Giuliano
partiva, che vi poteva essere di meglio per lei? Avrebbe potuto
rimanere tranquilla al proprio posto, chè il pericolo d'offendere Dio
servendo un peccatore era bell'e cessato. E quanto a sè abbandonò del
tutto il suo disegno; ma quanto al pievano, quel che gli era seguito
col signorino, non le riuscì tenerlo sullo stomaco, manco un minuto.
Vinta dalla propria natura, e dallo sguardo della padrona, cominciò
dall'ambasciata avuta in castello al mattino; e le narrò ogni cosa,
sino al modo in cui don Apollinare se n'era andato imbestialito
mezz'ora prima. Le eresie buttate dal giovane, e la minaccia del prete
di fargliela costar saporita, diedero alla signora il tuffo; e le
venne addosso una smania, che le pareva di non poter durare sino
all'alba dell'indomani. E se non fosse stata la tema di vederlo
intestarsi a rimanere, avrebbe pregato Giuliano a montare a cavallo, e
a partire subito segnato e benedetto. Ma si quetò un poco pensando,
che alla fine delle fini, per acchiapparlo bisognavano birri, e che a
D...., come Dio voleva, di quella roba non ve n'era. Chi sa? forse il
pievano aveva minacciato così per minacciare; o alla peggio non
avrebbe spacciato uno di carriera per avere da C.... o da altri luoghi
man forte. Di là all'indomani non c'era molto, e in ogni caso Giuliano
si sentiva in gambe per scampare di forza. Non potendo divorare le
ore, affrettò quella faccenda del fardello; e pur confusa com'era,
aiutata da Marta, adoperava ogni diligenza perchè nulla avesse a
mancare. Brache di nanchino per la state che s'avanzava; camicie di
tela casereccia con belle gale agli sparati; e sottovesti, e giubbe, e
calzette di seta, riponevano col garbo concesso dal turbamento,
cercata da prima ogni cosa se bisognasse qualche rammendatura.
Così facendo parlavano sottovoce perchè Giuliano non le avesse a
sentire; non sapendo che egli era discosto da casa un trar di
schioppo, in parte donde poteva scoprire le lontane ruine del castello
di C..., alcune cime a lui note, certi sentieri biancheggianti nelle
montagne, e fino una rupe su d'una vetta selvaggia e foresta, dove don
Marco soleva accompagnare lui e gli altri suoi scolari a diporto.
Messosi a giacere sull'erba, coll'occhio or su l'una or sull'altra di
quelle viste, immaginava che Bianca stesse sull'altana di casa sua a
pensare a lui; pianse d'affetto; e provò non sapeva che pietà per quel
soldato, che nella sua fantasia gli pareva di vedere umiliato dai
rifiuti della fanciulla. Stette così adagiato, finchè s'avvide del
sole che andava sotto, e allora tornò verso casa. Il sentiero correva
fra due siepi di biancospino e di rose silvestri che facevano allora
le boccioline; ed egli veniva giù, ascoltando una voce di suono
dolcissimo, la quale cantava alle rondinelle una soave canzone.
L'affetto del canto, temperava la rozzezza delle parole; e le rondini,
tornate di quei giorni, radendo a volo i prati, levandosi in alto
alcune braccia, stando a brillare un istante, e ripiombando fulminee,
parevano far segni di rispondenza amorosa alla cantatrice.
Giuliano diede un'occhiata per di sopra al siepe, e vide che la
cantatrice era Tecla, una figlia sedicenne di Rocco, il suo colono.
Essa stava seduta all'un dei capi d'una lunga tela greggia, distesa là
sull'erba, perchè tra per l'acqua che vi si buttava sopra, e pel sole
divenisse bianca. E se ne raccoglieva sulle ginocchia, tirando e
addoppiando di quella, quanto erano lunghe le sue braccia nude fino al
gomito; e la tela s'accorciava man mano, strisciando sull'erba; e per
il fruscìo la giovinetta non avendo inteso la pedata di Giuliano,
proseguiva a cantare. A un tratto si accorse di lui che s'era fermato
lì accosto, e tacque arrossendo. Finito di raccogliere la tela, si
levò in piedi rimescolata, e tenendosela in fascio contro il seno,
stette vergognosa di vedersi guardata come non s'era mai vista da
niuno.
«Perchè non canti più?--le chiese il giovane: ed essa cogli occhi
bassi e col cuore agitato, fece atto di partirsi senza dir nulla.
«A buona Tecla, tu sei felice!--proseguì Giuliano--oh! se Bianca fosse
nata qui, lontana da quella gente... e povera come te. Se tu fossi
Bianca! Addio Tecla, va... canta, canta pure, che sei felice.»
La fanciulla si tolse di là dimessa e sbigottita. Egli stette a
guardarla, poi sclamò: «in verità vorrei essere nato contadino, perchè
sento che a falciar erba e a vangare campi sarei felice come sei tu!»
Qui subito pensando al colloquio avuto con don Apollinare, soggiunse
sdegnoso, e parlando a sè stesso: «e tu!--tu osi dire che questa
povera gente è felice? E sai tu l'anima di questa fanciulla? Tu che ti
trattieni a guardarla; e le dai del tu; e solo che ti venisse in capo,
potresti farla piangere, mandandola ramminga coi suoi, fuori del tuo
podere?»
Così pensando fu in casa. Là Rocco, il padre di Tecla stava pigliando
gli ordini della signora, che gli raccomandava di tenersi lesto
all'alba, col suo bardotto e colla giumenta del figliuolo. Il quale
aggiunto qualcosa di suo, e stato in sala un altro poco; prese licenza
e andò a gettarsi sul letto, dove quanto fu lunga la notte non gli
venne fatto dormire mezz'ora di seguito, travagliato com'era dai
pensieri che ogni poco gli rompevano il sonno.
In sala rimasero la signora e Marta, le quali ad ogni più leggero
rumore tremavano, e credevano fossero i birri. Vegliavano per essere
pronte a far fuggire il giovane prima dell'ora fissata, dove
occorresse; ma quando l'orologio di castello ebbe suonate le sei
d'Italia, e per tutto fu quiete altissima, la fantesca disse:
«Signora, se ne vada pure a riposare, che oramai se qualcosa aveva ad
accadere non saremmo più qui...»
E tanto fece e disse, che la signora, sebbene non volesse per nulla,
dovè andarsi a riposare. Ma prima salì in camera a Giuliano, che
appunto dormiva uno di quei corti sonni che ho detto. S'avvicinò
cauta, facendo schermo colla mano al lume, che dandogli negli occhi
non lo destasse, e lo guardò con amore lungamente. Povera donna! A
quel che già sapeva da lui, e a quel che le era stato detto da Marta,
circa al fatto del pievano; pensò che della fede in cui l'aveva
allevato, egli nè serbasse punta o poca. Provò al cuore una stretta