Le rive della Bormida nel 1794 - 13

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cascinaia su di una viuzza che menava a trovarlo.
Bianca ringraziò appena, e si mise a camminare frettolosa, lasciando
quei laici addietro a fare le congetture.
Proprio bell'e in mezzo al bosco, vi era uno spianato erboso, sopra il
quale i rami delle querce più antiche, erano infittiti per modo che
non vi poteva raggio di sole. Sorgeva a quell'ombra una cappella
modesta, quella se ci rammenta, a cui damigella Maria aveva fatto voto
di venire di notte per ringraziarvi San Francesco, della pace
ricondottale in casa dal padre Anacleto. Il Santo era dipinto sul muro
di quella cappella, a mani giunte dinanzi a un crocifisso, con a piè
della croce un teschio e un libro, i cui fogli parevano assai bene
agitati dal vento. Due lagrime gli colavano per la guancia scarna, e
le stigmate apparivano infiammate e sanguinose. La dipintura si vede
ancora ai nostri dì, e durerebbe intatta, se molte scalcinature non
mostrassero che vi furono tratte schiopettate, a prova o a disprezzo.
Quelle palle le tirarono i Francesi nel 1794, nè so come non sia stato
detto che il piombo rimbalzando uccise i profanatori. Nella vallata lo
si avrebbe creduto; e sarebbe rimasta fama di malurioso al luogo assai
bello. Il quale in un col convento minato, attende qualcuno che del
mondo n'abbia assai; e venga a farne la sede di piaceri tranquilli; e
ad allevarvi figliuoli, robusti come i nodi di quelle roveri
solitarie, che videro il mio frate e la fanciulla che l'andava a
trovare.
Egli pigliava il fresco, seduto su d'una delle pietre che giacevano a
piè della cappelletta; e lavorava a formare di canne un arnese, da
farne un presente al barone. Appena le due visitatrici l'ebbero
veduto, la cascinaia, da donna esperta, rattenne il passo; lasciando
che Bianca andasse oltre da sè. Questa che non bramava di meglio,
entrò sotto l'ombra delle querce, togliendosi la pezzuola che tra via
s'aveva messa in capo; e il suo volto acceso dal caldo già forte a
quell'ora, espresse subito il ristoro della freschezza che era là
sotto.
Alle pedate leggere, il frate alzò il capo, e visto lei che discosta
pochi passi si peritava a venire innanzi; levossi in piedi e le si
fece incontro sorridendo:
«Che miracolo--le disse--che tu, figliuola mia, sia venuta sin qua con
questo sole?
«Ci sarei venuta se anche avesse grandinato a baleni--rispose
Bianca.--O perchè stamane non si è fatta vedere?
«Eh! a casa tua ci verrò di rado d'ora in poi; tua zia si è fatta
capire che non le vado più a genio...
«Mia zia...? Ma le sarà parso, padre...
«Eh sì parso! E mi è parso che tiri dalla sua anche Margherita... Ma
finchè avete in casa un uomo che soffre io ci verrò... Vedi? Stava
appunto lavorando per lui quest'arnese, che è un'incannucciata da
reggervi il braccio, quando uscirà a passeggiare...
«Padre--disse Bianca chinando gli occhi, vergognosa di aver lasciato
che il frate entrasse pel primo a parlare di colui, che in parte era
la cagione di quella sua venuta,--egli è già uscito.
«Ebbene? che c'è da farti rossa per questo?
«Egli mi trovò sola, e mi chiese quale sarà il giorno che io
fisserò...
«Per le nozze, nevvero? Oh! E tu chi sa che avrai risposto...?
«Che bisognava parlare con babbo...
«Saviamente risposto! Ma... quella castellanina di cui parlammo una
volta, avrebbe avuto altro cuore.... E tu quando tuo babbo avrà
fissato il giorno; tu testolina, avrai viso di rispondere che non lo
vuoi più...
«Ma non ha visto padre, che gran signore egli è? Che dirò quando mi
condurrà nella sua città, nel suo palazzo? E sua madre? Mi troverà
fatta troppo alla buona...; e poi no... io non voglio andare così
lontano, voglio vedere sempre mia zia, mia sorella...
«Ah sempliciona! E tu una volta pensavi di andar monaca, di quelle che
non escono più di monastero nè vive nè morte! Stai pure, che
coll'amore si vince, e potremo tirare il tuo sposo a stabilirsi quassù
da noi.
«Per codesto, disse che comprerà tutta la vallata, o il castello; e
che lo farà ricostruire per me...
«Vedi, vedi? Lascia fare a me, che dentr'oggi s'ha a a fissare ogni
cosa...
«Oh! padre... no così presto...
«Sta zitta: Tutta la valle sa che ti hai a sposare.... E se la guerra
ce lo portasse via? Che si direbbe? Che t'ha piantata... Chi ha tempo
non aspetti. Tu sarai la prima dama del borgo; avrai fanciulle che ti
serviranno come una regina; ti faranno priora della confraternita di
Sant'Elisabetta; e quando sarai lassù nel tuo castello, a farti fresco
col ventaglio, affacciata al balcone; e vedrai questo povero frate,
per l'erta, venire da te..., dirai: «Sarei stata pur sciocca a non
dargli ascolto!» Ed io sarò contento, come fossi io stesso al tuo
posto.»
Bianca, ascoltando, fissava gli occhi nell'erba; e pareva le si
dipingesse su quella, la scena di cui il frate parlava. A un tratto
essa uscì in queste parole, che suonarono come un ultimo squillo di
tromba in mezzo alla sconfitta.
«Ma egli è soldato....
«E gli faremo smettere il mestiere!--sclamò il frate impettito come
chi ha superato l'ultimo riparo nemico:--gli faremo smettere il
mestiere: s'intende nè oggi nè domani, ma quando lo potrà, colla stima
dei gentiluomini suoi pari...
«Ma se venisse a sapere che io volli bene a quell'altro....
«E chi glie l'ha a dire....?
«E il Signore m'avrà perdonata...?
«Altro che perdonata!--interruppe il frate, prodigo di perdono,
appunto (per continuare la similitudine) come il vincitore di cure al
vinto;--va in buona ventura..., anzi t'accompagnerò io stesso....
«Oh no!--pregò Bianca--ci venga più tardi: il barone potrebbe credere,
che io sia venuta da lei a posta....
«E tu va... che io ti seguirò...»
Bianca stette un altro poco, quasi avesse qualcosa ancora da dire; poi
baciato quel benedetto cordone, che aveva avuti tanti suoi baci,
raggiunse la cascinaia rimasta sempre in disparte; e s'allontanarono,
spedito com'erano venute, per un sentiero, che lasciando il convento a
manca, metteva di là alla palazzina.
Poichè le ebbe viste sparire, il padre Anacleto si volse a quel San
Francesco della cappelletta, e dall'allegrezza gli parve di vedere il
diavolo, vestito alla foggia del paese, fatto della persona su per giù
come quel Giuliano di D..., fuggire colle corna rotte e colla coda tra
le gambe, più che se avesse avuto alle spalle una fiumana d'acqua
benedetta. Si prostrò dinanzi all'immagine del Santo e proruppe. «O
San Francesco, sia vostra gloria, se io senza correre in contrade
selvagge, senza attraversare mari e deserti, ho potuto togliere al
diavolo l'anima di questa fanciulla! Così il buon pievano di D...,
potesse acciuffare il giacobino che la voleva perdere; acciuffarlo e
guardandogli bene in viso, dirgli: «ma chi t'ha posto in corpo la
legione di demoni che tu ci hai? Pentiti, pentiti, pentiti!» e dargli
intanto squassi e benedizioni, finchè gli avesse tutti vomitati...!
Nella foga del dire, per poco non tese la mano ai capegli dipinti del
Santo, scambiandolo per un vivo, ma subito la rattenne proseguendo:
«San Francesco benedetto, tutta questa settimana e la ventura, dirò
messa al vostro altare...!»
Ciò detto, si mise di nuovo su quella pietra, si recò in mano
l'incannucciata che stava formando; e s'affrettò a terminarla cogli
occhi sull'opera, e i pensieri nel barone ed in Bianca.
La quale rientrando nella palazzina, udì la zia e Margherita che
parlavano tra loro in sala; e pur vergognandosi vinta dalla curiosità,
intese queste cose.
«Dunque non c'è verso a trovarla?--diceva la cieca--Ma si fosse almeno
certi della sua fuga...! Oh traditore! E colui? Affacciati, guarda se
lo vedi sempre?
«Sì--rispondeva Margherita--è laggiù all'ombra degli avellani...»
Bianca udì; e quelle parole della zia le fecero come una fiammata
levatasi improvvisa dal cuore per tutta la vita. Non sapeva bene il
perchè, ma si sentiva ferita proprio nel vivo dell'anima; e fattasi
forza salì, si mise dentro la sala, severissima nell'aspetto.
«Eccola! eccola!--gridò Margherita, battendo le mani e correndo ad
abbracciarla.
«Donde venite?--chiese levandosi ritta, la cieca--E Bianca, più sempre
ferita da quel sentirsi dare del voi rispose:
«Dal convento.
«Questa è la prima, e sia l'ultima volta che v'avrò vista
allontanarvi.... da sola! Almeno, dico sin che io sarò qui....: dopo
farete il piacer vostro!
«Ah zia»--sclamò Bianca, dandosi le mani nel viso; e col cuore alla
gola salì in camera. Là il pensiero le ritornò sui giorni passati
nella solitudine e nel pianto. Ma allora niuno aveva pensato di lei,
quello che le pareva d'aver indovinato, nelle parole della zia. Adesso
l'ingiustizia le parve troppa; troppa verso di lei, troppa verso
l'Alemanno; e quasi per ricattarsi dell'offesa, si compiacque
amaramente nel desiderio, che il barone fosse vicino, per farsi udire
dalla cieca a parlare con esso.
In questo mezzo, il padre Anacleto, s'era mosso anch'egli dalla
cappelletta, e per diverso sentiero da quel che aveva visto pigliar da
Bianca, veniva alla palazzina. Quando all'uscire del bosco fu sopra un
poggiuolo scoperto, dal quale si poteva godere la bella vista del pian
di C...., che a quell'ora di mezza mattinata pareva una conca; si
fermò un istante, e gli cadde lo sguardo sopra un uomo, che giaceva
nel vigneto del signor Fedele, a piè d'un filare d'avellani. Il sito
era in parte, donde non si poteva vedere chi venisse dal convento per
la via fatta da Bianca; ma il padre Anacleto, che teneva altro
sentiero, fu visto da quell'uomo, il quale subito si levò in piedi, e
mosse ad incontrar lui, che facendosi solecchio colla mano procedeva
guardandolo.
Quell'uomo era il barone, stato quasi due ore a giacere sull'erba,
oprando poco da savio, uscito come era di malattia. Se n'avvide ai
primi passi che volle fare, perchè le gambe non lo volevano reggere, e
gli pareva che il cervello andasse per aria. Allora s'appoggiò ad un
albero e attese il frate, che disviando un tantino, veniva diritto
verso di lui.
«Figliuolo,--disse questi arrivando e facendo vedere
l'incannuciata;--ecco tutto quello che ci rimane di quel che sapeva
fare San Francesco: egli risanava gli infermi con un soffio, io ho
potuto appena formare quest'arnese che l'aiuti a reggere il braccio un
po' più agiato che codesta fascia....» E presogli il braccio, glie lo
acconciava, su quello strumento con molto amore.
«A me importa nulla guarire!»--disse il barone con voce profonda.
Allora il padre Anacleto guardandolo in viso, sfatto come fosse
tutt'altro che in via d'uscir guarito, diede un passo addietro e
proruppe: «O che la fa bestemmiare in codesta guisa? E che vuol dire
la faccia così smorta?»
«Ho fatto una mala azione, padre; e meriterei che mi si spogliasse
della divisa, e mi si mandasse ai Francesi, che mi uccidessero!.... In
casa al signor Fedele io non c'entro più, perchè uscii di camera,
trovai Bianca..., le parlai..., e suo padre non c'era....
«Oh ragazzo!--interruppe il frate;--uomini che con una spada in mano
affrontano la morte, tremano in casa d'amici, per una parola, per uno
sguardo! O Bianca non è sua fidanzata? E quando non ci si trova niun
male noi, voi ve lo trovate?»
L'Alemanno mise i suoi occhi verdastri, tra ciglio e ciglio al padre
Anacleto; e gli parve di non aver visto mai viso impresso di più
sincerità. Non aggiunse parola, si lasciò pigliare a braccetto, e
condurre alla palazzina; discosta quanto un uomo destro lancierebbe,
in due tratti, una pietra.
Là, il signor Fedele, tornato un momento prima da C... aveva cacciato
il capo dentro la camera dell'Alemanno, ma vistola vuota, rimasto col
piede sulla soglia, e col dito sul sali-scendi, chiedeva stupito alla
cognata, che non s'era mossa dalla sala:
«E il signor barone?
«Il signor barone--rispose asciuttamente la cieca:--potete cercarlo
fuori; in casa non c'è, e così non vi fosse stato mai!
«Oh lo spensierato che io fui!--sclamò il signor Fedele dandosi una
palmata nella fronte:--spensierato che io fui a lasciarvi sole, a non
tornare addietro, quando incontrai quel guasta capi di don Marco, che
veniva da questa parte! Che c'è venuto a fare qui? Chi l'ha chiamato?
dov'è? Ditelo, prima che vi ponga le mani addosso!
«Don Marco!--levossi a dire la cieca maestosa, mentre Margherita le si
rannicchiava dietro, paurosa del padre imbestialito:--don Marco? Fosse
venuto! ma egli non si cura di voi, nè di noi.., nè delle case come la
vostra...!
«Zitta!--disse il signor Fedele tra denti:--udite? il barone
arriva..., guai a chi osa fiatare».--E spingendo la cieca e Margherita
verso la loro camera minaccioso, le chiuse; poi si fece sulla scala a
vedere l'Alemanno che saliva aiutato dal frate.
Il barone era pallido, e pareva tornato ai giorni in cui la febbre
della ferita l'aveva più travagliato. Teneva, salendo, gli occhi nel
signor Fedele; e come fu in cima alla scala, li girò attorno, cercando
con gran desiderio. Il frate fece per disopra le spalle di lui, un
cenno a quello, che era lì per prorompere chi sa in quali
esclamazioni; e fra tutti e due si diedero attorno a riporlo a letto.
Egli si lasciava fare come un fanciullo.
Damigella Maria e Margherita spinte dal signor Fedele, in quella guisa
brutale, nella loro camera, stavano questa sbigottita, quella così
offesa nel vivo, e incerta di quel che s'avesse a fare; che si sarebbe
chinata a baciare i piedi, a chi fosse venuto a darle un consiglio. E
non le pareva vero che don Marco fosse passato da quelle parti, senza
rammentarsi di lei, e fantasticava, e si lagnava di lui colla nipote.
A un tratto si levò in piedi, e giunte le mani: «Oh guarda!--sclamò--e
non ci aveva pensato. Oggi è il natalizio di don Marco, e di certo
egli andò a dir messa laggiù a San Matteo. Non hai inteso la
campanella, che sarà un'ora, suonava! E sì che mi pareva d'udirla
dire: «vieni! vieni!» Margherita, dammi la mia pezzuola, poni in capo
la tua, anderemo tanto che lo troveremo!
Margherita obbedì sollecita; e non viste nè udite dal signor Fedele,
uscirono guadagnando spedite la via, che sul margine d'un rigagnolo
detto dei frati, menava diritto a un gruppo di case, raccolte, come
famiglia concorde, intorno ad una chiesicciuola, in fondo alla
vallicella.
Là don Marco soleva andare il dì del suo natalizio, a dir messa e a
pregare pei suoi vecchi; che erano stati di quel casale. I villani
accorrevano dai campi e dai vigneti; reverenti a quel prete buono, che
riveniva ogni anno, come la rondinella della gronda, a far sentire la
sua parola d'amore nella chiesetta. Detta la messa, egli andava a far
colazione con qualcuno di essi; poi se ne tornava a casa, e fino
all'altro anniversario non lo si vedeva più comparire.
La cieca pensò, che il meglio era aspettarlo a un bivio, a mezza
strada tra la palazzina e quel casale; e ivi si fermò appunto in
quella, che egli spuntava a una svolta della via, camminando colla
testa bassa, e forse pensando alla gente della palazzina, che vedeva
poco discosta.
«È qui--disse Margherita, e damigella Maria si sentì dare un gran
tuffo al sangue.
Appena le vide, don Marco affrettò il passo, e quasi turbato disse
alla cieca: «grazie, o Maria, grazie! io da lei non mi sentiva il
cuore di venirvi!
«O don Marco! in casa nostra non ci si può più vivere; ci comanda il
padre Anacleto, e Bianca pare che le abbiano mutato il cuore. Venga,
venga un po' lei, ci scampi tutti, per carità...
«Andiamo--disse don Marco: e Margherita che s'era tirata in disparte,
e in quel mattino s'era indonnita più che non avrebbe fatto in un
anno; corse a dar in mano alla zia un po' della sua gonna, come
soleva, per aiutarla a camminare. Così mossero, badando essa e il
prete, che la cieca ponesse a modo i piedi per quelle sassaie; e
s'avviarono alla palazzina.
Bianca che non s'era più tolta dalla finestra della sua camera, gli
scoperse improvvisamente. L'apparizione di don Marco, fu per lei, come
se l'avessero posta dinanzi ad uno specchio, e di bellissima che era
stata, si fosse vista divenuta deforme. Ripensò a quel giorno, in cui
s'era andata a gittare a' piedi della signora Maddalena, in casa del
prete; sentì come un'eco lontana delle parole che aveva detto quel
giorno; e misurato l'abisso che già la disgiungeva da quella d'allora;
provò dentro qualcosa a guisa dei fanciulli, i quali svegliandosi al
buio, colti da terrore, s'affagottano nelle coltri a segno d'affogare.
La sua coscienza si fece codarda; e presa da uno sgomento invincibile,
si cacciò su per una scaletta angusta, e si rifugiò in una torretta,
che spiccava alta sul tetto della palazzina. Alcuni colombi, che
annidavano lassù, turbati fuggirono a stormo per la campagna; ed essa,
pensando che quegli innocenti l'avessero in orrore, si rannicchiò in
quel luogo immondo, e non ebbe il conforto manco del pianto. Fu quello
il momento più amaro della sua vita; ma pur di fuggire la vista di don
Marco, sentiva che sarebbe stata lassù tutta l'eternità, come in luogo
di penitenza.
Damigella Maria, Margherita e don Marco, giungevano intanto alla
soglia della palazzina; e questi veniva messo dentro dalla cieca, in
una stanza terrena, dove nella state si soleva raccogliere la famiglia
a godere il fresco.
«Maria--disse egli--io aspetto qui suo cognato; vorrei parlargli da
solo, gli dica che col suo comodo ci venga un momento.»
La cieca salì con Margherita, e trovato il signor Fedele che stava
mangiando col padre Anacleto gli disse: «V'è di sotto una persona che
vi vuole....»
Al tono della voce severo, al silenzio di Margherita, egli si levò da
mensa, ricambiò col frate alcuni sguardi, discese a terreno, e si vide
innanzi a Don Marco. Se l'aspettava e non se l'aspettava; ma da quel
fino dissimulatore che egli era, non fece segno di essere scontento;
anzi, gli fu incontro colle braccia aperte, come chi accoglie un amico
desiderato.
«Fedele--cominciò don Marco--fummo amici da giovani.
«Amiconi, diascolo! In che ti posso servire?...
«In una cosa...; dimmi, in casa tua siete tutti felici?
«Felici! Tu insegni che il Signore felici non ne vuole; ma per quanto
si può....
«Tu stai per maritare Bianca?
«Te lo voleva dire quel giorno, in cui venni in casa tua a pigliare lo
sposo....
«Sposo! E tu pensi che Bianca lo ami, codesto sposo che tu vuoi darle?
Bada, Fedele; al mondo, dei miseri ve ne sono già troppi; e pensa che
degli affetti delle fanciulle, un cristiano deve farne altra stima da
quella che si suole. La donna è abbastanza infelice da sè: e darla
contro il suo cuore, a chi piace a noi; è forse un aprire la via della
fuga alla virtù, che prima o poi se ne va. Tua figlia ama un altro; lo
sai?
«Che ha il nostro Don Marco?»--entrò dicendo il padre Anacleto,
disceso in quel punto, a porsi tra i due.
«Ho che qui si vuol rovinare una fanciulla inesperta!--sclamò Don
Marco all'improvvisa apparizione del frate:--ed ella dovrebbe aiutarmi
a fare che non avvenisse!
«Ma Don Marco,--disse il signor Fedele, tutto cuore a sentirlo:--chi
ti fa credere, che io voglia maritare per forza mia figlia?
«Va--interruppe il padre Anacleto, sicuro del fatto suo:--va, falla
venir quà, che egli la vegga, la oda; certe cose non c'è che vederle
da sè... va....»
Fedele salì, in cerca di Bianca; e il frate e il prete rimasero un
istante a guardarsi in viso.
«Don Marco;--disse alfine il padre Anacleto:--ella è il decano del
clero di C...; parliamoci chiaro: viene per intercedere a prò di quel
suo scolare di D..., Giacobino e Volterriano, più prossimo al carcere
che all'aule, dove dà a credere di stare a studio?
«Empio?--rispose Don Marco:--io, quanto a me, non so a qual uomo
getterei in faccia questa parola. Che io poi sia qui pel bene di quel
giovane, è la verità....
«E poichè ella dice la verità, la dirò anch'io; sì anch'io son qui, e
ci fui, e ci sto: lieto d'aver tolta Bianca al pericolo di perdere
l'anima sua, e d'averla tornata nell'obbedienza del padre....
«Oh se noi,--sciamò doloroso Don Marco--se noi ci immischiassimo meno
della salute dell'anime; e si pensasse a fare che sulla terra fosse un
po' più di giustizia! Si soffrirebbe meno, e si godrebbe abbastanza; e
il fumo del peccato non s'innalzerebbe con quello degli incensi, che
noi abbruciamo ogni giorno! Padre Anacleto, abbandoniamo questa casa
ambedue, la luce del Signore vi discenderà da sè....»
A questo punto, il signor Fedele tornava con Bianca. L'aveva cercata
coll'aiuto di Margherita, ed anche di damigella Maria; e scovertala in
quel nascondiglio, erano riusciti a cavarnela più a forza, che colle
preghiere. Di che stizzita, vergognosa, aveva dato in ismanie
dapprima; poi sbigottita al pensiero dell'Alemanno che poteva udirla,
e disperando d'essere lasciata in pace; «che si vuole da me?--aveva
sclamato--che chiede Don Marco? Mi cerca? dov'è? io non lo fuggo
mica!» E mentre la cieca si sentiva rimpicciolire il cuore, il signor
Fedele quasi in punto di battere le mani dall'allegrezza, menava la
figlia giù per le scale a quella stanza, dove erano Don Marco e il
frate.
Alla vista dei due, Bianca fu quasi colta da capogiro: sentì gli
ultimi pensieri di rispetto che aveva pel prete, cozzare coi nuovi
postile in mente dal padre Anacleto, e involarsi; appunto come avevano
fatto poco prima i colombi alla sua apparizione. E Don Marco, con voce
impressa d'affetto pietoso le disse:
«O Bianca; sono venuto a vederti, e tu non mi dici nulla..., che
pensi, che fai?...»
Essa chinò gli occhi e rispose:
«Io non ho nulla a dire... faccio quello che il Signore comanda...,
obbedisco mio padre....
«Dunque tutto quell'affetto....
«Ho pianto abbastanza;--interruppe Bianca--e non voglio peccare, pur
col rammentare il passato...»
Don Marco rimase come uomo che acciechi improvvisamente. Aperse le
braccia, guardò in alto, e senza più dire parola, uscì di quella casa,
dove gli pareva di sentirsi strozzare. La famiglia del cascinaio lo
vide allontanarsi quasi fosse perseguitato da qualche nemico; e vide
anche il padre Anacleto venir sulla soglia, e fargli dietro una croce,
per mandarlo segnato e benedetto. Questi, rientrando, stava per fare
le feste di quella sua nuova vittoria; quando tastoni, ansante,
pallida come una morta, veniva giù della scala madamigella Maria.
«E voi--sclamava--voi avete scacciato Don Marco? Scacciate dunque me
pure!»--E così dicendo faceva atto d'andarsene sola. Senonchè il
cognato, il padre Anacleto, la stessa Bianca le furono attorno, e
ingegnandosi di trattenerla, questa diceva:
«O zia, Don Marco se n'è andato da sè..., io gli dissi che farò quello
che mio padre vuole, ed egli rimase contento che il Signore m'abbia
illuminata....
«Illuminata!--diceva singhiozzando la cieca: dunque tu andrai
lontana?... tu m'ingannavi?... Fu nulla tutto quello che io penai per
te... o Bianca, Bianca!...» E presa tra le mani la testa di lei, le
baciava i capelli, la fronte, la bocca, per tutto dove in quella
angoscia le cadevano le labbra.
La fanciulla piangeva; il signor Fedele era quasi commosso; il padre
Anacleto coglieva il modo di quetare la cieca, e diceva:
«Come! e tu Bianca non hai detto a tua zia, che lo sposo t'ha promesso
di stare quassù; di far tua, se vorrai, tutta la valle; di riedificare
il castello..., e tante altre bellissime cose? Datti pace Maria, tu
starai sempre con essi, sarai l'angelo consolatore della loro casa; ma
ora per carità non facciamoci intendere da lui; che potrebbe
risentirne la sua salute.»
Damigella Maria, solo a udire che Bianca sarebbe rimasta sempre in
C..., sebbene tutti quei giorni si fosse accostumata a fidarsi poco
del padre Anacleto, si quetò un tantino; e disse che pigliava un po'
di tempo per trovare il partito che più le conveniva. Fu lasciata con
Bianca; e il signor Fedele salì dall'Alemanno il quale stando a letto
aveva udito quel viavai, ma per buona sorte non ci si era
raccapezzato.
Nella palazzina si rifaceva la quiete, essendo quasi l'ora di
mezzogiorno; e il padre Anacleto tornando al convento guardava se in
qualche punto della vallicella scoprisse Don Marco; il quale dallo
sgomento di quelle sconfitte, doveva a sentir suo, avere smarrita per
lo meno la via.


CAPITOLO XI.

Se altra fosse stata la vista del padre Anacleto, ed egli avesse data
un'occhiata alla via, che di là della Bormida, a seconda di questa,
menava a D...; avrebbe scoperto Don Marco, sotto i vecchi castagni,
avviato a quella volta.
Uscito dalla palazzina, che gli pareva di non aver più senso di nulla,
il buon prete era andato alla ventura; ma a poco a poco rivenutigli i
pensieri, aveva colto quello d'andare a D..., e là, detto apertamente
ogni cosa alla signora Maddalena, porla in grado di sapersi governare
col figlio. Il quale poteva capitare a casa da un giorno all'altro; e
si sarebbe trovato ai fatti dolorosi, che s'andavano compiendo.
Per guadagnare la via che aveva a fare, gli era bisognato piegare a
manca, e varcare la Bormida su d'una palancola, la quale si specchiava
in un lago verdastro, formato dalle acque vorticose e raccolte là
sotto, in un gorgo pauroso. Questo a chi vi passava sopra, dava le
vertigini, e ne riverberava l'immagine, rotta in cento maniere. Di là
del varco, fatti pochi passi su per un macereto, si trovava la via; e
Don Marco vi si mise di quell'andatura, che consentivano gli anni, e
la passione che lo turbava.
Così, colle mani appaiate sulle reni, un passo innanzi l'altro, fu in
un'ora al villaggio di R..., mezzo ancora sossopra per la passata
dello stormo di quei di D.... Cansò le case, pigliò i traghetti, e
nascosto dalle siepi degli orti, si ripose più oltre sulla via
maestra. Quando giunse a scoprir D..., i vichi sulle riva del
torrente, il castello, il campanile, tutto parve sorridergli come ad
un amico, e dirgli che dei guai di Giuliano, e dei patimenti della
signora Maddalena, niuno sapeva nulla. Il suo sguardo si posò sulla
casa di lei, che spiccava fra l'altre, col suo piazzale ombrato di
viti prosperose; e a mirare quelle mura d'allegra vista, non sembrò
vero manco a lui, che lì dentro si fosse annidata la sventura.
A quel punto del suo cammino, udì un cavallo che gli veniva dietro di
trotto; e tirandosi in sulla proda della via, si fermò per lasciarlo
passare. Il cavaliero era un ulano alemanno, di quei che avevano
svernato a C..., il quale come fu vicino al prete, rattenne la
cavalcatura, si scoperse, e facendo vedere un foglio, dimandollo molto
rispettosamente:
«Signor prete, sarebbe lei il pievano di D....
«No,--rispose Don Marco:--Salga su quel monticello dove vede quel
campanile; il pievano abita lassù; vada pur dritto che non può
fallare....»
Il soldato salutò di nuovo, e ripigliando il trotto, tirò innanzi.
Ma così non fece Don Marco; chè avendo cansato la terricciuola di
R.... per non imbattersi nel curato, il quale l'avrebbe annoiato col
volerlo seco qualche ora; adesso si studiava passare in parte da non
essere visto dal pievano di D.... nè da altri preti, che gliene
potessero dire. Si sentiva mal disposto verso gli ecclesiastici; e
disviando, discese sul greto del torrente, per guadare alla riva
sinistra, e quindi arrivare alla casa della signora Maddalena, che
giaceva su quella.
Al guado più agevole, sedette sul primo sasso che trovò, si scalzò
lentamente; e dando uno sguardo alle sue gambe insecchite, quasi per
confortarle a porsi nell'acque; sorrise, e pensò che tra non guari le
avrebbe poste a riposare nelle buche dei morti. Entrato nell'acqua, i
ciottoli del fondo gli scivolavano sotto le piante; ma sebbene ad ogni
passo gli paresse di cadere, la freschezza dell'onda gli temperava il
disagio, e guadagnò l'altra sponda. Là si rimise in gamba le grosse
calze di lana, che non erano più nere, ma d'un colore come di panno
strinato; poi contento del tepore che gli ravvivava le carni, prese un
sentieruolo, il quale lungo l'argine d'una gora guidava al molino del
borgo, donde in pochi passi, si saliva al piazzale della signora
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