Le rive della Bormida nel 1794 - 23

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l'accompagnava verso quell'arco, di cui pareva tanto invaghita. Bianca
si lasciava menare, con un batticuore crescente, man mano che
s'accostava all'arco; e camminava leggera come temesse che qualcuno
udisse i suoi passi, dolendosi seco di quelli del marito troppo gravi
e sgarbati. A un tratto giunti a scoprire l'atrio in fondo al
piazzale, essa diede volta quasi spaurita, ed egli rimase a guardarla,
impensierito: poi le tenne dietro, la raggiunse, le chiese che cosa
avesse visto, ed essa rispose, che nulla. Mentiva la giovane donna, e
s'egli in cambio di crederle, accagionando di quella sua
fanciullaggine cose lontane dal vero le mille miglia, si fosse
pigliata la libertà d'entrare in casa alla signora Maddalena; forse
avrebbe colto il filo di quella storia. La madre di Giuliano stava
appunto nell'atrio mentre che gli sposi erano comparsi vicino
all'arco; e subito ravvisata Bianca, s'era rimescolata come persona
cui venga fatto un oltraggio improvviso. Senza badare se i due
venissero innanzi; entrata in casa aveva detto a Marta s'andasse a
porre nell'atrio, e se qualcuno chiedesse di lei, rispondesse che non
si sentiva il caso di far accoglienze. Marta uscì, e trovando il
piazzale deserto, corse insino all'arco, donde vide gli sposi che
s'allontanavano pel vicolo lentamente. Si mise in capo di sapere chi
fosse la giovane compagna di quel soldato: e fattasi oltre finchè
trovò le comari del vicinato, raccolte a chiaccherare, intese da esse
che quella era la figliuola d'un signore di C..., sposata a
quell'Alemanno; il quale a lor parere sarebbe stato un bellissimo
uomo, se avesse avuto sulle spalle una testa un po' meno da far paura.
Marta tornò in casa studiandosi di far viso allegro, e in verità molto
afflitta, avendo capito che quella doveva essere la donna stata
carissima a Giuliano: l'accusò tra sè per trista e sfacciata; disse
che in sul piazzale non v'era nessuno; sentì l'amarezza delle lagrime
che la padrona aveva negli occhi; ma non cercò d'appiccare discorso,
nè di consolarla. La signora non si lagnò, ma anche quest'altro
dolore, di vedersi colei ronzare attorno alla casa, l'offerse in cuor
suo a chi ha in mano le bilance d'una giustizia più alta di quella
degli uomini. E allora, benedì la persecuzione degli Alemanni, che
avea costretto Giuliano a partire; perchè s'ei fosse stato in D...
essendovi anche Bianca, non sapeva qual guaio sarebbe potuto seguire.
Appunto in quel giorno capitò l'ortolano genovese colla lettera di
Giuliano. La signora Maddalena fattosi raccontare dal messo, quanto ei
sapeva del suo figliuolo; molto lo pregò di non dirgli come l'avesse
vista sofferente; lo pagò da donna larga del suo; lo chiamò amico di
sentimento; e gli confidò la risposta che abbiamo visto, certa che
Giuliano l'avrebbe obbedita. Così contando i giorni, e tribolandosi la
vita coi pensieri mesti e tremando sempre; la povera donna finiva
l'estate senza più avere novelle di lui; e non osando manco
affacciarsi a guardare il cielo dalla parte dove egli era, dalla tema
di rivedere quella Bianca, che in verità non comparve più, ma che le
pareva venuta là per ischerno. Le donnicciuole del vicinato, non
vedendola più da tanto tempo, chiedevano a Marta se la signora fosse a
letto ammalata: e la vecchia non rispondendo nè si nè no, faceva
spallucce e alzava gli occhi al cielo, quasi volesse dir loro che ne
chiedessero a quello. Esse sospiravano, badando a tenere lontani i
fanciulli, che non facessero chiasso intorno alla casa; e se a
qualcuna bisognava qualcosa da Marta, s'accostava alla porta, e
batteva riguardosa, per non dare molestia.
Ma una volta tra l'altre fu battuto da una mano che, s'udì al suono,
non aveva tanti rispetti. Era l'indomani di quel giorno, in cui
Giuliano e Mattia, incontratisi nel campo dei Francesi, il sagrestano
aveva pigliato l'incarico di venire a D... piantando il negozio e ogni
cosa, per far servigio al giovane fuggitivo. E per monti e per borri,
cansata la via lungo la vallata, in riva alla Bormida, ingombra di
soldati, che per allora o Francesi o Alemanni gli tornavano pericolosi
all'istessa maniera; costui giungeva alle ventidue, a scoprire il
borgo, dalla parte più aspra a venirvi. Non è da credere che alla
vista di quel suo luogo quasi nativo, egli cadesse ginocchioni
sclamando: o patria, o dolce paese! perchè a questa sorta di affetti
non ci aveva fatto il cuore; e per lui la casa e la patria, erano dove
si stentava meno il boccone. Ma un tratto che parve stesse
contemplando, lo spese invece a risolvere cui avesse a presentarsi
prima, o al signor pievano, il quale chi sa di qual occhio l'avrebbe
riveduto; o alla signora Maddalena, che di certo gli sarebbe stata
gratissima delle novelle che ei le portava. Gli uomini hanno sempre
caro di essere tenuti dabbene e generosi; e Mattia messo da parte il
pievano, deliberò di visitare la signora. Di che, passo passo, per
certi orti, tra siepi e fossati, giunse non visto sino al torrente, in
quella stagione quasi secco; lo varcò, fu sul piazzale a noi noto, e
appressatosi battè alla porta, in guisa, che ne rimbombò la sala, le
stanze, e la cucina nell'angolo più lontano della casa. Qual fu la sua
maraviglia quando gli si aperse, e si trovò dinanzi una persona, che
per poco non gli fece recare le mani agli occhi, dalla tema d'avere
sbagliato! Colei che l'invitava ad entrare con tanta cortesia era
proprio la figlia di Rocco? Proprio la figlia di Rocco, che a lui
apparito a quel modo, mentre lo si credeva morto da tutto il borgo,
sapeva domandare donde venisse con parole che parevano dette da una
signora? E quella veste, che egli rammentava d'aver veduta molti anni
prima, foggiata altrimenti, indosso alla signora Maddalena; come stava
bene a quella fanciulla! E l'acconciatura com'era di garbo; e le mani
come le si erano fatte bianche! Un forastiero l'avrebbe creduta figlia
della padrona; ma Mattia aveva buona la memoria, e nel suo stupore
tempestò le domande: «o tu, tuo padre e i tuoi, che cambiamenti vedo?
«E voi chi vi ha insegnato a battere alla porta come su un tamburo, e
a dar del tu alle zitelle?» disse Marta sopravvenendo a troncare le
parole del sagrestano: ma visto costui, mutò la cera e tacque,
maravigliata di quell'apparizione d'un uomo creduto morto.
«Meritereste,--disse Mattia altezzoso--che mi voltassi addietro, e le
novelle che porto me le tenessi per me...
«No... no! Mattia!--pregò Tecla, cui il cuore aveva già promesso assai
cose solo a vedere il vecchio,--venite, venite... se sapeste come la
signora è ammalata...!
«Malata!--sclamò Mattia quasi parlando seco stesso:--allora gli è
inutile che egli le mandi a dire che la aspetta là....»
Tecla si fece di fuoco in faccia, poi come un panno lavato; capì che
Mattia non poteva recare altre novelle che di Giuliano; e corse
volando di sopra, a dirne alla signora Maddalena.
«Dunque portate notizie di Giuliano?--sclamò Marta rimasta lì sulle
brage:--O Santa Vergine! e perchè non lo avete detto subito? Levatemi
di quest'agonia; dove l'avete visto?»
Qui Mattia cominciava a sballarne di grosse; e chi sa quante lune nel
pozzo avrebbe fatto vedere a Marta; ma buon per questa che Tecla,
scendendo la scala da non toccarne i gradini per la gran fretta,
chiamava lui dalla signora. E vi salirono tutti e tre, Marta
raccomandando pianamente a Mattia di parlar basso, per non dare
molestia alla povera donna, la quale di nulla si sentiva far male.
La signora Maddalena non discendeva più dalla scala da parecchi
giorni; perchè non era più il caso a salirla, senza pigliarne un
affanno, da durare oppressa delle ore. E però usava stare nella sua
camera, dove poteva coricarsi in certi languimenti che la coglievano
di quando in quando; e nelle ore men tribolate sedeva sul divano, di
contro al ritratto del marito, di cui parlava con Tecla a lungo ogni
giorno, narrando la dolce vita avuta con esso.
A vedersi dinanzi Mattia seppellitore di morti, e creduto morto egli
stesso da lunga pezza; la povera donna sebbene non fosse ubbiosa,
provò un senso, come se la morte glielo mandasse, chiedendo per esso
se fosse pronta. Tuttavia fece segno di volerglisi fare incontro, ma
rimase seduta, perchè alle forze non le riuscì.
«Mettetevi a sedere:--gli disse dolcemente--non vi chiedo nulla di
voi, che dovete essere abbastanza felice di rivedere i vostri...; ma
il mio Giuliano? che dice? che vita mena....? Mi aspetta sempre?»
Mattia sedutosi timidamente, la guardava; e tanto era il mutamento che
la vedeva aver fatto, che quasi gli pareva di udire la voce di
persona, la quale avesse sperimentata la morte e l'eternità. E stette
così senza rispondere; finchè la signora sclamò spasimata:
«Ma dunque voi mi portate qualche trista nuova?
«No signora--rispose Mattia al quale era rimasto nell'orecchio il
suono dell'altra domanda:--egli non la aspetta più...; anzi mi manda a
dirle, che ella si levi il pensiero di andarlo a raggiungere; perchè
il disagio della via è grande; la guerra sta per ricominciare;
potrebbe capitarvi in mezzo...
«E come sa egli che la guerra sta per ricominciare...?
«Eh!... chi l'ha a sapere se non lui...?
«Dunque s'è fatto soldato?--gridò la signora levandosi a mezzo
esterrefatta.
«Soldato no!--rispose Mattia dolendosi d'aver detto troppo:--ma al
campo dei Francesi è ben veduto, e tutti lo vogliono, persino i
generali... Insomma... io debbo andarmene.... non tema, egli spera di
vederla qui e presto...»
E si levava in piedi per andarsene davvero; perchè gli pareva che di
quel passo sarebbe uscito col dire alla signora, quello appunto che
Giuliano gli aveva imposto di tacere. Ma lo rattenne Marta, perchè la
signora diceva:
«Mattia, una cosa; di qua ai luoghi dov'è mio figlio, qual'è la via
più corta, e come si può fare a trovarlo?
«Si va a Savona;--rispose Mattia--di là si tira oltre verso Finale,
finchè si trovano i campi dei Francesi: si chiede del signor Giuliano,
e tutti sanno dire dov'è... Ma se manda qualcuno da quelle parti, non
gli dica che io ho detto...
«Non temete, Mattia; mio figlio non saprà che voi m'avete detto più
ch'egli non volesse. Marta, cercate nel cantarano... datemi
quell'involtino che sapete...»
E Marta avendo obbedito, la signora cavò una moneta d'oro e porgendola
a Mattia gli disse:
«Non per pagarvi, ma perchè vi ricordiate di me...
«Grazie--rispose Mattia pigliando la moneta:--e se posso servirla mi
comandi...
«Eh!... forse presto--rispose la signora sorridendo mestamente; e
tolti gli occhi da lui che usciva accompagnato da Tecla, nascose il
viso nelle mani e disse a Marta: «io non so che stanchezza mi venga
indosso: fate un po' più scuro, mi par di morire...»
Marta corse alla finestra, guardò nel cielo splendido laggiù
all'occidente che pareva tutto una gloria; e tentennando leggermente
il capo, alzò il pensiero dolendosi a Dio con un confuso timore. Poi
accostati gli _scurini_, tornò a sedere; e rimase zitta accanto alla
padrona, pensando a quest'altro mal passo di Giuliano.
Tecla intanto, accompagnato Mattia fino all'atrio, gli poneva
anch'essa in mano alcune monete, avute già in dono dalla signora; e
fissandolo con occhio che sarebbe stato impossibile mentirle, chiese
al vecchione:
«Dunque è proprio vero che egli verrà?
«Verissimo. Ma poveretto, a vederlo come è accorato c'è da compatirlo.
Oh! ora che mi ricordo, mi ha detto di raccomandarvi tanto a sua
madre...
«Addio, Mattia,»--disse la giovinetta arrossendo; e piantandolo
confusa e piena di fantasie, tornò su dalla padrona. In punta di piedi
s'accostò a Marta; questa le accennò di sedere e di tacere, ed
entrambe stettero mute, che si sarebbe inteso un moscerino a volare.
Mattia dato il primo passo fuori del piazzale, fu scoperto da alcuni
monelli che ruzzavano al piè d'un muricciolo, giocando alle palle di
piombo. Avessero visto ciascuno il suo nonno tornare dalla fiera colle
chicche, coloro si sarebbero mostrati meno allegri, che vedendo
Mattia; e subito gli furono quali addosso, quali dinanzi; correndo e
facendo capriole; dando voce pei vicoli di quell'arrivo improvviso.
«Il malanno ai ragazzi!» tempestò tra sè il sagrestano; e non potè
andar oltre a suo modo, perchè di qua, di là, due, quattro, dieci
paesani gli si fecero attorno sclamando, chiedendo, stringendo: in
pochi istanti si vide affollato di maniera, che a dare una risposta a
tutti, non sarebbe arrivato in castello insino a sera.
Lassù don Apollinare avea in casa l'Alemanno e Bianca; i quali,
tornando dalla loro passeggiata, solevano andarsi a posare da lui,
quasi ogni giorno. E Bianca conversava con donna Placidia, alla quale
pareva persona di poco cervello, tanto era sempre assorta e tarda alle
risposte: lo sposo se ne stava in un altro lato del salotto con don
Apollinare, ascoltando i racconti che questi gli faceva, sulla caduta
dei feudatari di quelle parti. Accertava il prete, che gli uomini non
erano vissuti mai tanto felici, quanto ai tempi di quei buoni signori;
e affermava che delle anime ne andavano salve in una di quelle
generazioni, più che in dieci dei tempi di poi. Intanto per rallegrare
l'ospite, gli narrava dell'ultimo signorotto di certo castello, che si
vedeva diroccato su di un poggio poco discosto. Diceva raccontando che
colui aveva saputo essere uomo pio e insieme buontempone; e che era
arrivato cogli anni vicino agli ottanta, senza un dolor di capo. Ma,
quasi agli ultimi mesi di sua vita, gli si era innestato il capriccio
di non volere certe grinze in sulla faccia, che sapeva lui di che
danno gli fossero, e quanto avrebbe dato per potersele levare. E si
lagnava di questo guaio in guisa così noiosa; che alfine un suo
servitore si mise in capo di uccellarlo e beccarsi i quattrini. Un
giorno, mentre che il messere era nel buono del lamentarsi, gli disse
in gran segreto, che egli sapeva d'un certo unto, che gli poteva
rifare le guance fresche come a vent'anni; ma che per averlo occorreva
sciogliere i legacci alla borsa. Pigliati la borsa intera! rispose il
messere, fuori di sè dalla gioia; e dato al servitore quello che gli
parve, n'ebbe l'unto. La sera del sabbato se ne fece spalmare la
faccia per bene, proprio da lui, prima di coricarsi. Il ribaldo lo
lasciò colla buona notte, e col divieto di specchiarsi per quattro
giorni, pena di perdere il frutto del filtro: e il messere dormì
sognando il bel viso che avrebbe avuto l'indomani, giorno appunto di
festa. Uscito di buon mattino, fu grato in cuor suo al servitore, che
aveva preso cura di portar via gli specchi; e subito andò in chiesa, a
farsi ammirare dal contadiname raccolto alla messa. Gongolava
vedendosi guardato con meraviglia, e pensava che quasi non lo
ravvisassero dal tanto che era mutato: ma il cappellano quando si
volse la prima volta a dire il _dominus vobiscum_, e vide il
feudatario nero in faccia come la pece; diede in una risata così
pronta e sonora, che uomini e donne stati fino a quel punto colle
labbra tra denti, dalla tema di ridere e buscarsi dal padrone chi sa
che pena, fecero coro al sacerdote; e, salvo il rispetto dovuto al
luogo, fu una vera scenata. Il feudatario strabiliò, imbestialì, seppe
com'era concio; e quando intese che il servitore se n'era fuggito sin
dalla notte alle proprie montagne, dove egli non avrebbe potuto nulla
contro di lui, per poco non iscoppiò dalla rabbia. Ma quasi più del
mal gioco, gli spiacquero le risa del cappellano; e passata la
collera, studiò giorno e notte per trovar modo di ricattarsene con
usura. Non venendone a capo, pensò nulla essere meglio del promettere
e giurare perdono al servo gabbatore; patteggiando per via di messi
che l'avrebbe ripigliato in castello, se egli riuscisse ad uccellare
il cappellano, ma in guisa da ridere un anno. Il servitore, avuto il
giuramento, rivenne; e stette poco a macchinare una ribalderia
peggiore della prima. Abitava il cappellano in una casetta, accanto
alla chiesa a pie' del palazzo; e soleva andare a veglia dal
signorotto, donde usciva ad ora tarda, dopo aver giocato e bevuto
molto. Però prima di ritirarsi, non mancava mai di passare in chiesa a
dire l'orazione, e ad aggiungere olio nella lampada se bisognava. La
sera fissata tra il servitore e il feudatario ai danni del cappellano;
fu fatto alzare il gomito al poveretto, il quale uscito da veglia
vicino alla mezzanotte, volle tuttavia andare in chiesa; dove, fosse o
paresse, vedeva pei finestrelli i ceri tutti accesi. Appena ebbe
aperto, e messo il piede sulla soglia, fu colto da un religioso
terrore, e corso a pie' dell'altare, cadde ginocchioni adorando. I
ceri erano proprio tutti accesi; e sopra il tabernacolo, vestito di
bianco, stava coll'ali aperte un angelo, che al cappellano parve
disceso dal paradiso. «O Santo uomo--disse colui dopo essere stato un
tantino a vedere:--tu hai abbastanza pregato, ed in premio hai da
venire con me»--«Sia fatto il vostro volere!» rispose il prete, con un
filo di voce, sebbene pensasse d'andarsene in paradiso. «Ma prima, tu
lo sai, bisogna morire;--soggiunse l'altro dall'altare--però non
temere di nulla, che vedrai come la morte sia dolce.»--Il prete
s'inchinò; un'ondata di sudore gli colò dal dorso in sulle reni; diede
una capata sui gradini dell'altare e svenne. Allora il servitore del
signorotto, buttò via le ali e i panni bianchi; e fattosi adosso al
cappellano, lo ficcò in un sacco, ve lo legò dentro per bene, e se lo
recò sulle spalle; poi lesto lesto lo portò nel pollaio. Entrato là
appunto, tornava la vita al poveraccio; il quale udendo il gran
svolazzare dei polli, turbati nel bello dei loro sonni, credette
d'essere a traversare i regni dei dannati; perchè le chicchiriate, il
fetore, il buio ch'erano là dentro, gli parevano cose proprio
d'inferno. Ma qual fu il suo terrore, quando si sentì deposto in quel
luogo, e udì un passo allontanarsi, poi farsi silenzio! Un tratto
credè di morire: ma subito ricordandosi d'essere già morto una volta
poc'anzi; fu preso da tale spasimo, che menando calci e spingendo le
pugna dentro il sacco, creduto a prima giunta una nuvola in cui
l'angelo l'avesse avvolto, urlò disperato: «San Pietro, San Pietro,
aprite le porte!» Allora una gavotta suonata da strumenti noti;
un'apparire di lumi, che egli vedeva, attraverso il tessuto del sacco;
risa sgangherate e voci di gioia sguaiate, tra le quali si discerneva
alta, piena, soddisfatta quella del feudatario; fecero accorto il
cappellano ch'egli era più vicino al castello che all'inferno.
Ammutolì, prese il broncio; sciolto e cavato dal sacco, al cospetto di
mezzi gli abitanti del castello, se n'andò difilato in casa, dove si
chiuse, rodendosi dal dolore. Ma pochi giorni di poi ebbe anch'egli a
perdonare, perchè il castellano morì, forse per la gran satolla di
risa che s'era fatta.
Qui don Apollinare scoppiò in una risata; ma la novella che sebbene
grossolana d'ordito, era stata detta assai giocondamente, non potè far
muovere le labbra dell'Alemanno manco a un sorriso. Egli dal giorno in
cui Bianca aveva fatta quella misteriosa voltata, alla porta di quella
casa, guardata con tanto desiderio; s'era sentito calare sull'animo un
velo di malinconia mai più provata. Aveva stimato cosa men degna di sè
e della sposa, il tornarle a chiedere il perchè di quell'atto; ma alla
ciera, ai silenzi, allo spesso aggrottare delle ciglia, mostrava
d'avere dentro qualche rodimento segreto. Si doleva il pievano, e
quasi era mortificato di non essere riuscito a ricrearlo; e forse
stava per cavarne qualcun'altra delle tante che si udivano da quelle
parti, stando d'inverno vicino al fuoco, col bicchiere in mano: ma a
un tratto s'intese un gridìo venir su dal colle, e una folla invadere
il piazzale dinanzi al presbiterio: e «Mattia, Mattia, è tornato
Mattia!» erano le parole che suonavano più alte, urlate a squarciagola
da mezza la ragazzaglia della pieve.
«Mattia!» sclamò balzando ritto il pievano; e affacciatosi d'un salto
alla finestra, vide, rimase colle braccia aperte, stralunato;
coll'alito mozzo; poi dato un grido, corse in cima alla scala,
affollato da donna Placidia, da Bianca, dall'Alemanno. E vedendo che
il campanaro stentava a farsi far largo, urlò: «Via di costì i
monelli, via! e voi Mattia chiudete l'uscio!»
La voce del pievano fu come lo scoppio d'un'archibugiata, vicino ad un
passeraio. Tutta la baraonda spulezzò ammutolita; e Mattia potè salire
la scala accolto da don Apollinare, benedetto da donna Placidia, e
guardato da capo a piedi dall'Alemanno, cui non tornava nuovo quel
viso sgherro.
«Signor pievano,--sclamò Mattia come fu in cima, facendo segno di
volerlo abbracciare:--io non mi credeva mai più rivederlo...!
«Nè io voi,--rispose il pievano tenendolo discosto colla mano, tanto
che in faccia all'Alemanno, non avesse a vedersi usata quella
confidenza.
«Nè noi voi--ripeteva donna Placidia facendo eco al fratello; e
soggiungeva di suo:--che Dio vi benedica, quante volte vi sognai morto
nella spedizione del maggio passato!»
Don Apollinare avrebbe voluto far tornare in gola alla sorella queste
parole; perchè potevano dare appicco a Mattia per qualche discorso da
rimanerne svergognato; ma in quel mezzo l'Alemanno, riconosciuto il
campanaro per quello sciagurato tratto come spione dinanzi al suo
generale, la notte prima del fatto d'arme in cui egli aveva toccata la
sua ferita, gli chiese parlando aspro:
«Voi, da quella volta che foste preso per spia, dove siete stato?»
A quella voce, a quelle parole che gli fecero tremare le vene, Mattia
credette d'essere tornato in mano dei crudeli che l'avevano
maltrattato, e l'avrebbero moschettato quattro mesi prima, se non
sopravvenivano i Francesi, a salvarlo per caso. E dato un tuffo colla
mente per cercare qualcosa da rispondere, si trovò a dire la verità,
rispondendo:
«Oh, eccellenza! lo dica il signor pievano, se io era una spia; mandi
a chiedere alla signora Maddalena, se non le ho portate notizie del
suo Giuliano, se non sono stato fino a ieri prigioniero dei Francesi!
«Birbante!--urlò il pievano, a cui quelle parole fecero cigolare gli
orecchi, come per un tizzo ardente messovi dentro;--scommetto che voi
siete di balla con quel giacobino, vergogna della mia pieve...! Guai a
lui, e guai a voi, Mattia! se mai avreste fatto meglio a non venirmi
tra piedi...»
E così dicendo era lì per dire all'Alemanno, che quel Giuliano di cui
si parlava era stato tanto audace da innamorarsi di quell'angelica
Bianca; ma vedendo il modo con cui egli la guardava, abbuiato nel
viso, non ebbe cuore di farlo. La povera donna, al nome della signora
Maddalena e poi a quello di Giuliano, s'era fatta pallida come una
morta; e cogli occhi bassi, tremando come colomba che sente il nembo
addensarsi, stava così che, vorrei dire, le pareva d'essere un libro
aperto in cui il marito leggesse, vicino a trovarvi la parola, che
l'avrebbe fatto rompere in una sfuriata improvvisa e tremenda.
Ricordava egli colla mente i mesi passati; le lunghe riluttanze di
Bianca a concedergli la sua mano; e all'idea che si formava di quel
Giuliano a lui sconosciuto, s'univa la memoria di quel giovane
capitato a C... in sul finire delle danze la sera delle sue nozze; e
il senso fatto allora da colui su Bianca, gli pareva ora una stessa
cosa col turbamento da essa provato a udire quel nome. Combattuto in
guisa dolorosa dai ricordi, dai sospetti, dalla certezza che i
sospetti non erano mal fondati, egli non badava più ai discorsi del
pievano nè a quei di Mattia.
Il quale continuando a raccontare la vita fatta in mezzo ai Francesi e
il suo incontro con Giuliano, diceva gesticolando:
«E non conto storie, no; di là dai monti pare la valle di Giosafat! I
Francesi vi sono come le formiche; un andare e tornare da far paura.
Se ne veggono di tutti i colori; hanno cannoni, cavalli e generali,
che, io non me ne intendo, ma ho udito dire che sono terribili: e
quando comincieranno da capo a menar le mani, fanno conto d'essere qua
in quattro e quattr'otto! Allora sarà una grande tragedia; perchè
dovunque arrivano, i primi a toccarne sono i preti.
«Ode, signor barone?--diceva don Apollinare collo spasimo in faccia,
agguantando il braccio dell'Alemanno:--i Francesi verranno, e i primi
a toccarne saranno i preti!
«E vengano!--proruppe l'Alemanno con voce, che parve d'uomo cui
l'annunzio di grandi pericoli torni lo spirito; e presa la donna sua
per la mano e stringendogliela forte, soggiunse tra ironico e
addolorato, ma più basso:--vengano pure i Francesi, signor pievano, e
stia di buon animo, chè al mondo ci siamo a posta per morire, per
ammazzare, per far posto ad altri! Bianca, andiamo ad aspettare i
Francesi.»
E senza dir altro si mosse tirandosi dietro la sposa; in fondo alla
scala si volse a salutare senza cerimonie il pievano e donna Placidia,
rimasti in cima stupefatti; ed uscì. Poi condusse Bianca verso il
muricciolo che faceva riparo al sagrato, dond'essi potevano vedere la
borgata giù a piè del colle, e le chiese:
«Dove abita quella signora Maddalena?
«Laggiù--rispose Bianca timidamente, additando la casa vicino alla
quale egli l'aveva una volta menata.
«E voi--diss'egli sfolgorando collo sguardo di sotto le ciglia
agrottate:--voi in questo borgo non ci eravate venuta mai, nevvero?
«Mai!--sclamò Bianca imprimendo questa volta la voce, di tutta
l'offesa sentita dall'anima sua.
«Ritiriamoci,--mormorò il marito;--stassera dovrò montare a cavallo, e
star fuori forse tutta la notte.
«Ma che volete farmi morire?--disse la donna angosciosa.
«E che--rispose egli severo--non ho io una spada cui debbo qualche
parte di me? È una gran lama che io stimai di buona tempera la prima
volta che la vidi in Vienna dal mio spadaio; e quando l'ebbi in mano
provai che non m'era ingannato all'aspetto. Ma io vi parlo d'armi e di
tempere e vi faccio ridere...»
Bianca capì, ma non disse nulla: e lasciandosi condurre silenziosa, si
ritirò con lui nella casa dove alloggiavano. Il vecchio servitore, che
dal giorno in cui l'Alemanno s'era allogato nella palazzina del signor
Fedele, s'era tenuto in disparte; per non mettere di suo manco un
pensiero, in quel matrimonio; vedendoli entrare annuvolati a quel
modo, si ritirò nella stalla, dove, quasi parlando ai cavalli
brontolò: «siamo finalmente a' guai!»
Intanto Mattia, rimasto nel presbiterio a sbrigarsela col pievano,
detto e ridetto dei Francesi e di Giuliano da averne secca la gola;
finì promettendo che non si sarebbe più scostato dal presbiterio, e se
ne andò diffilato verso la sua catapecchia. Ponendo il piede sulla
soglia si volse addietro, allo scalpito d'un cavallo; e vide
l'Alemanno partire spronando per una via dietro la chiesa, senza dare
uno sguardo a Bianca che si era affacciata al balcone, forse per
supplicarlo con un ultimo atto. A lui quell'andata non faceva nè caldo
nè freddo, ma non potè stare senza consolarsi per questo, che grandi o
piccini, tra marito e moglie tutti avevano i loro guai. E pensava alla
gran briccona che era la sua, la quale di certo aveva saputo del suo
ritorno, e non si era mossa ad incontrarlo, anzi teneva l'uscio
accostato contro il costume. Stava essa al fuoco cuocendo un po' di
polenta, e appena Mattia ebbe aperta la porta e messo il piede sulla
soglia, la megera si volse strillando:
«Chiudete codest'uscio, che il vento mi porta via la fiamma di sotto
la pentola...!
«O moglie--diss'egli sempre ritto in sulla soglia--e non sai dirmi
altro?
«Io dico che potevate stare dove siete stato sinora!
«E un po' di polenta non me la darai?
«Mangereste il bene di sette chiese voi!
«Ah!--urlò Mattia alzando le mani, e correndo per darle le pugna nel
capo: ma si rattenne, non per paura del materello che la moglie gli
misurò fumante sulla gota; bensì pel ricordo che gli venne in quel
punto di aver visto un soldato Francese, vituperato più che alla
berlina, per uno schiaffo dato a una donna. Si rattenne, e cavando di
saccoccia le monete d'oro messe in serbo quei mesi:
«Vedi--le disse--vedi il bene delle mie sette chiese quant'è? E ne
avrei di più molto, ma il meglio l'ho perduto nell'ottava chiesa, che
è quella dove il diavolo mi ti ha condotta sposa!
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