Le rive della Bormida nel 1794 - 28

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calpestare dai loro cavalli: Bianca poi non era più il caso di badare
a nulla, nè a vita nè a morte.
Intanto il generale, lasciato ad un altro uffiziale che servisse il
prete e le due donne, in quel che loro potesse bisognare; mosse con
tutta la brigata e salì in castello. Allora don Marco disse al
cavaliero che egli aveva da ricondurre la giovane donna a suo padre,
in C...: e subito colui gli trovò un carro da bovi, di quelli tolti
nei villaggi della vallata, per le bagaglie; ed egli stesso si offerse
d'accompagnarlo, con altri due soldati a cavallo. Così montati su quel
carro, Don Marco, donna Placidia e Bianca; si misero in via alla volta
di C.... muti, pensosi, tanto diversi dal gaio aspetto dei tre
Francesi, da parere persone condotte a prigionia.
Attraversarono le case dell'altro vico lentamente, per la gran briga
di soldati, che ingombravano la via; e appena usciti da quelle,
cominciarono a vedere i primi morti, bocconi, supini, atteggiati nella
guisa in cui la morte gli aveva colti. Ve n'erano che parevano
addormentati dalla stanchezza, vicino ad altri attrappiti, travolti
nelle sembianze ancora impresse dell'ira, che gli aveva agitati
nell'ultima loro corsa. Quelli erano quasi tutti Francesi, caduti
sulle soglie del borgo, dove avevano osato inseguir gli Alemanni; ma
quando il carro, tirando innanzi fu nel bel mezzo dei campi dov'era
stato il forte della battaglia; i morti delle due nazioni, giacevano
quasi in ugual numero confusi tra loro. A un tratto il Francese
accennò a donna Placidia di coprire il viso di Bianca. La quale le si
era abbandonata col capo in grembo, e a misura che si allontanava da
quei luoghi, le pareva di rinascere al suo antico amore; di poter
ancora sperare. La sorella del pievano, capì il desiderio
dell'uffiziale; e con una sua pezzuola coperse la faccia di Bianca,
accusando il sole, che spuntava in quel momento. Giungevano appunto
allora nel sito dove s'erano azzuffati i cavalli Alemanni e i cavalli
Francesi; e già i due soldati cominciavano a parlare del fatto; ma
l'uffiziale li fece star zitti, dalla tema che la giovane donna,
capisse i loro discorsi. Il carro passò discosto pochi passi dal
cadavere del barone; il quale giaceva ancora dove era caduto. I suoi
grandi occhi erano aperti, e parevano fissi in chi passava; ma con uno
sguardo pieno di pace e di noncuranza.
Don Marco guardò quel morto, e sentì dentro tanta pietà; che se
Giuliano gli fosse stato vicino, avrebbe pensato d'essere compianto da
lui meno che il barone. Donna Placidia lo vide anch'essa, e diè
un'occhiata a Bianca, pensando alla propria gran ventura di non aver
mai avuto il capo all'amore; e tornò a guardare piena di stupore pel
campo. Qua e là costretti dai soldati Francesi, gruppi di contadini
lavoravano a scavar fosse o a seppellire i morti; facendo così alla
stracca che, anco da lungi, si capiva di che animo obbedissero. Del
rimanente non v'era più nulla sulla terra o nell'aria, che portasse
traccia degli ardimenti, delle ostinatezze, dell'ire della battaglia;
un silenzio lugubre regnava per tutto, turbato soltanto dallo
schiamazzo, che veniva a ventate dal borgo di D...; dove i
repubblicani cominciavano a darsi spasso, e a far le satolle di roba
alemanna.
Verso le quindici ore d'Italia, il carro che portava Bianca, vedova ed
umiliata, alla casa paterna, giungeva sul ponte di C..; e alla vista
dei Francesi che l'accompagnavano, i tre o quattro borghigiani curiosi
che andavano a zonzo, cercando le notizie, si allontanarono paurosi.
Don Marco ne provò la contentezza, di cui poteva essere capace il suo
cuore trambasciato; e quando fu alla porta del signor Fedele, gli
parve di aver finito la via crucis. Fatta discendere Bianca, aiutato
da donna Placidia, la menò su per quelle scale, che essa aveva
discese, l'ultima volta, felice. Ora la povera donna si lasciava tirar
su da quei due, che parevano più afflitti di lei; ma quando furono
all'uscio, e il prete tirò il cordoncino del campanello, e s'udì di
dentro un rumor di passi, e sulla soglia comparvero il signor Fedele,
la cieca, Margherita e il frate Anacleto, che s'era piantato in quella
casa come fosse sua; si gettò nelle braccia del padre, quasi egli già
sapesse tutta la sventura in cui era caduta, per cagion sua, e avesse
bisogno d'essere perdonato.
«Che è stato? ahimè! Bianca, don Marco, come torni così? tuo marito
dov'è?»--tempestò il signor Fedele, ingegnandosi di sciogliersi da
Bianca.
«Il barone è morto!» disse don Marco.
«Morto!» proruppe il signor Fedele, e stese le mani come per afferrare
qualcosa; diede il capo addietro, cogli occhi socchiusi; tremò: poi
senz'altro che con un ruggito, cadde nelle braccia del padre Anacleto.
Allora fu uno scompiglio compassionevole. Il frate e don Marco,
aiutati da qualcuno del vicinato corso alle grida, portarono il signor
Fedele nel proprio letto. La cieca, Margherita e donna Placidia,
trascinarono Bianca, nella camera più appartata della casa. Credevano
esse che il signor Fedele si fosse soltanto smarrito, per l'improvviso
dolore di vedersi la figliuola tornata a casa, in quel modo pietoso: e
s'affaccendavano intorno a questa che pareva instupidita. Ma egli
giaceva sul suo letto, uscito del tutto di conoscimento; il suo volto
si era fatto pavonazzo, i suoi occhi erano aperti, ma nuotavano nel
buio; le sue mani si facevano diacce; e del rantolo durato alcuni
istanti, non gli avanzava che un filo di fiato. Don Marco, e il padre
Anacleto, stavano in capo a quel letto, uno per parte; e di tanto in
tanto levando gli occhi dal signor Fedele si guardavano tra loro. Ma
il primo a riabassarli era sempre il frate, nel quale cominciava a
entrare una gran confusione. A un tratto don Marco non perchè avesse
perso ogni speranza di vedere l'infermo riaversi; ma pensando a quello
che l'aspettava a D...., accennato al frate di seguirlo, si trasse con
esso in disparte, sulla soglia della camera. E «padre,--gli disse
dolcemente;--io vengo da D.... dove ho due morti da seppellire, il
barone e la madre di quel Giuliano che ella conobbe; e torno laggiù.
Mi pare che questa storia di guai non sia per finire così presto.... e
se mai, le raccomando questo nostro amico. Prenda cura di questa
famiglia.... lei ed io siamo oggi al nostro posto. Badiamo a non
stancarci....»
Il frate chinò il capo, promettendo coi cenni di non allontanarsi da
quella casa; e don Marco passò nella stanza dove erano le donne, colla
sorella del pievano di D.... fattasi domestica con loro, in quel
momento d'afflizione, quanto non la sarebbe divenuta in un anno.
S'ingegnava di confortarle con una meravigliosa trovata, che le pareva
d'aver fatto; dicendo che forse il barone era in quell'ora coi suoi
commilitoni sano e salvo, e soltanto addolorato d'aver la sposa
addietro, in man dei Francesi.
«No.... no.... non c'inganniamo,--disse don Marco, entrando appunto
mentre donna Placidia diceva queste cose;--non ci inganniamo col
rifiutare i dolori.... essi vengono un dopo l'altro, e non dobbiamo
essere crudeli a noi stessi, cercando di allontanare un calice, che
bevuto a poco a poco sarà più amaro. Maria, Margherita, coraggio...,
alzate i cuori.... Bianca, tu sei vedova da ieri, e forse fra qualche
ora sarai orfana anche del padre....»
Un urlo come di naufraghi che si veggano le acque alla gola, e sentano
sotto le piante mancar la barca che affonda; potrebbe somigliarsi a
quello che alle parole del prete, si levò in quella stanza. Egli non
tentò neppure una parola di conforto; donna Placidia si sentì
rimordere di non più trovare neanch'essa qualcosa da dire: e poichè
dall'altre stanze furono corsi alcuni dei pochi venuti al soccorso; i
due abbandonarono senza commiati quella casa dolorosa, per andare a
quell'altra, dove sapevano da quali afflitti erano attesi.
«Bisogna farsi animo,--diceva il prete a donna Placidia
discendendo:--noi due dobbiamo fare il viso fiero ai dolori, come
questi bravi soldati, che non si sono mossi di qui.»
A don Marco veniva giusto il paragone, perchè i tre Francesi erano
ancora col carro a quella porta; e da gente accostumata per mestiere
alla dura obbedienza; pur lamentando l'indugio e il doversi stare a
udire il piagnisteo che empieva quella casa; non s'erano scostati un
passo. Sulle loro faccie, impresse dei segni vigorosi, stampativi
dalla vita travagliata dei campi, non si vedeva punto curiosità di
sapere quel che fosse avvenuto: ma dopochè il prete e donna Placidia
furono rimontati sul carro, partirono mostrandosi lieti d'essere tolti
da quella noia.
Affrettando col desiderio, il passo lento e rassegnato dei bovi; la
piccola brigata giungeva a rivedere D... avendo tra l'andare e tornare
fatte le venti e un'ora. Pel campo non si vedeva più anima viva;
l'opera del seppellire era compiuta; e il corpo del barone era
nascosto sotto uno di quei cumuli indistinti di terra, che qua e là
rendevano il suolo ineguale. Ma entrando nel borgo, pareva di capitare
in un altro mondo. I Francesi avevano cavato dalle canove le grasce,
le farine, i vini, tutto il ben di Dio lasciatovi dagli abbondanzieri
Alemanni; e dopo aver diluviato tutto quel giorno, e fattesi ognuno le
provviste per altri due o tre da venire; sperdevano la roba, che a
vedere metteva raccapriccio. Torme di avvinazzati andavano ciondoloni
per le vie cantando; in castello suonavano le musiche intorno
all'albero della libertà, piantato dinanzi la chiesa: e i pochi
abitanti, che per vecchiaia o per non aver fatto a tempo a fuggire,
erano rimasti; se ne stavano turati in casa, col cuore tra due sassi.
Don Marco pensò arrivando, che le ore dovevano essere parse assai
lunghe a Marta ed a Tecla; e disceso dal carro con donna Placidia,
corse difilato alla casa di Giuliano, quasi senza ringraziare i
Francesi della buona compagnia avuta. Appena fu sul piazzale diede
un'occhiata all'atrio, e vide l'uffiziale messosi a guardia sulla
cassapanca sin dal mattino, fermo a quel posto. Gli si allargò il
cuore per la certezza, che niuno poteva aver turbato la pace
religiosa, che si conveniva a quella casa; e diede una stretta di mano
riconoscente al Francese, che entrò con lui e con donna Placidia,
nella sala terrena. Là Marta, aiutata da parecchi altri uffiziali
amici di Giuliano, finiva d'ornare la morta, già bella e vestita del
saio, e adagiata dentro la bara. Tecla accompagnava collo sguardo
l'opera della vecchia, come persona che non sa perchè sia lasciata al
mondo. Don Marco stupì di vedere a quel segno la mesta bisogna; ed uno
dei Francesi, che riconobbe appunto per quello da lui inteso il dì
innanzi, con piacevolezza domestica parlar a Giuliano; gli si fece
incontro e gli disse:
«Spero che l'amico nostro, mi scuserà d'aver fatto fare questa bara,
da due dei miei soldati....
«Ma, e di Giuliano sa nulla?---venne interrompendo Marta--Poveri noi,
va a finire che da un'ora all'altra sentiamo che anch'egli è morto...!
«Oh! no.... Marta;--rispose don Marco--i forti addolorati cercano la
solitudine....
«Come i leoni del deserto:--aggiunse il Francese. A cui don Marco:
«E il vostro Generale, ci concederà di fare i funerali?
«Anche a questo ho pensato:--rispose il Francese;--e il generale mi ha
detto che farà onorare dall'esercito, la madre di quel valente
giovane, che io gli presentai pel primo; e il trasporto sarà fatto da
quattro soldati dei nostri.
«Che Dio lo benedica!--esclamò don Marco; e poi volgendosi a donna
Placidia:--allora, troveremo qualcuno, che ci aiuti in chiesa a far
quel poco che potremo.
«Oh! per codesto basto io:--rispose donna Placidia:--solo che mi si
accompagni lassù, lasci fare a me.
«La accompagnerò io stesso;--disse il Francese: e rimasti d'accordo
con don Marco, che il corteo funebre si sarebbe mosso di là a
mezz'ora; si avviò al castello con donna Placidia, che andava innanzi
confidente e sicura, come fosse stata con suo fratello. Giunta lassù,
fece le meraviglie di vedere la chiesa non rubata, il presbiterio non
saccheggiato. Non poteva capacitarsi, che quei soldati diavoli in
carne, che pur avevano lanciato qualche motto a veder la sua gonna
passare in mezzo a loro, fossero così rispettosi; e accomodandosi con
alcuni di essi assai bene, mise a segno meglio che potè le cose del
funerale; fece scoperchiare la tomba della famiglia di Giuliano; poi
ne mandò due a dare nelle campane a morto.
Allora, giù nella casa di Giuliano, si fece folla di soldati, e di
borghigiani, tornati alla notizia dolorosa, quasi fosse stata pegno di
pace tra loro e i Francesi: e la bara partì, portata sulle spalle
poderose di quattro soldati. Seguita da don Marco, da Marta, da Tecla,
e da una processione che la più lunga non si era mai veduta; la morta,
col capo scoperto su d'un guanciale, pareva salire al trionfo verso il
castello. Al suo passaggio tacevano le clamorose brigate, si
scoprivano, e si mettevano nel corteo: e intanto le campane,
proseguivano a mandar lontani nei monti, i loro suoni lugubri, a
turbare, a commovere, a mettere in pensieri i borghigiani fuggiti, che
ignoravano per qual morto suonassero i funerali.
Ma non l'ignorava Giuliano, il quale andato errando di montagna in
montagna, riveniva per selve e burroni al mesto richiamo; e
dirigendosi a corsa verso la chiesa, giungeva che le benedizioni erano
state fatte da don Marco, la bara già calata nel sepolcro, e udiva
ancora la pietra di questo ricadere, sonando cupa, nella
incastonatura.
«Per carità, un momento!» gridò egli, fendendo colle braccia la folla;
ma arrivato a fatica dove don Marco, donna Placidia, Marta e Tecla, si
erano inginocchiati a dire l'ultime preghiere; cadde vicino al prete,
baciò la lapide e rimase con essi a pensare in silenzio.
Marta provò vedendolo un gran sollievo, il cuore di Tecla si turbò, e
don Marco e donna Placidia scambiavano tra loro sguardi pietosi.
Intanto l'uffiziale Francese che si adoperava in quei fatti, come
fosse uno della famiglia di Giuliano; faceva sgomberare la chiesa dal
popolo e dai soldati, parendogli che il raccoglimento di quelle
persone, fosse cosa da non essere vista da tanti. Indi venuto a lato
del giovane, lo toccò leggermente nella spalla e gli disse: «ora vi
prego di venir via; il vostro dolore sarà grande altrove quanto qui, e
eterno; però non deve essere noto che a chi l'intende...
«Sì--rispose Giuliano--andiamo a nasconderlo altrove.»
E a braccietto dell'uffiziale, seguito da don Marco, che accompagnava
Tecla e Marta, uscì di chiesa avviandosi giù dal colle. Donna
Placidia, non volle più staccarsi da quel suo posto, dove le pareva
che qualcuno, o lei o il pievano, avesse il dovere di stare; e li
salutò, per tornare nel presbiterio, a farvi gli onori di casa ai
Francesi, che già vi si erano posti a lor agio, senza la licenza di
lei.
Come la comitiva fu al piano, ed ebbe passato il ponte, l'uffiziale
fece segno di voler tirare innanzi verso la casa di Giuliano. Ma
questi gli disse: «amico, ho pensato.... ho deciso: accompagnatemi
ancora un tratto con queste donne, e lei don Marco, mi perdoni, ma ho
bisogno di lei sin lassù, alla cappella di San Giovanni.
«Per me ti seguo sin dove ti pare:--rispose il prete, cui parve di
indovinare il pensiero che il giovane volgeva in mente; e senz'altre
parole, si misero per una viuzza, attraverso ai vigneti dei poggi, che
sorgono baldanzosi a sinistra del borgo.
La cappelletta cui accennava Giuliano, si vede tuttavia su d'una
vetta, ombrata ora da una quercia, che per farsi gigantesca com'è in
suolo arido e magro, deve essersi nudrita dei molti Francesi e
Alemanni, caduti là intorno, la vigilia di quel dì. Perchè sin là
appunto si era stesa l'ala destra dell'esercito imperiale; là era
stato uno dei più stretti gruppi della battaglia; ma a quell'ora anche
là era scomparsa ogni traccia di lotta; e soltanto ne rimanevano i
segni nella porta della chiesuola sfondata, e negli arredi sconvolti.
«Io vi ho fatto venir qui,--disse Giuliano al Francese, che a quelle
parole parve riscotersi da un sogno, essendo venuto su pel colle,
pensando alle cose del giorno innanzi:--io vi ho fatto venir qui,
perchè mi siate testimonio, che io dinanzi a Dio e a questo mio
maestro, offro la mia vita a questa fanciulla, se essa si contenta
d'essere donna del figlio di quella santa, che l'ha tanto amata....
«Tecla, vuoi essere sposa di Giuliano?--chiese don Marco, brillando
nelle pupille d'una gioia divina, alla giovinetta rimasta lì quasi
trasfigurata. Essa chinò gli occhi e all'atto della persona e al
rossore di cui si tinse, parve rispondere: «ecco, o Giuliano, la
vostra ancella.»
Don Marco prese le mani dei due giovani, se le strinse al cuore e
disse: «Figliuoli, Gesù è morto da diciotto secoli promettendo vicino
il regno de' poveri. Se il regno de' poveri è cosa di questo mondo;
tu, o Giuliano, che hai capita la parola di Gesù, e tu Tecla che hai
visto adempiersi in te la sua promessa; ricordatevi che al mondo vi
sono molti afflitti, che ne aspettano dai felici il compimento per
tutti.
«Ed ora addio Tecla,--disse Giuliano stringendo tra le sue le mani
della giovinetta:--tu starai nella casa di nostra madre, finchè io
tornerò. Marta, voi servirete la mia sposa, come serviste mia madre:
lei don Marco, se vuol farmi un gran bene, stia con queste due
creature, finchè i tempi sieno più quieti.
«Ma e tu?--chiese don Marco con ansia.
«Io vado alla casetta, dove mia madre sperò di vivere con me qualche
tempo. Tornerò di laggiù, quando lo spirito di lei mi consiglierà a
farlo. No... no... maestro, Marta... nessuno mi contrasti con
preghiere... io debbo andare. E voi--soggiunse volgendosi al
Francese:--proteggete la mia casa, e pregate per me il generale a
proteggere il mio povero borgo.»
L'ufficiale non potè rispondere se non con uno sforzo, per far il viso
fiero; tanto per non mostrare la tenerezza, che si sentiva dentro a
quello spettacolo.
Ancora pochi detti, poche raccomandazioni, pochi sguardi
d'intelligenza tra quelle anime; poi don Marco si pigliò Tecla e Marta
una per lato; il Francese gli tenne dietro e si misero a discendere il
colle.
Giuliano li accompagnò collo sguardo giù per la china, fin che furono
giunti nell'atrio della sua casa che si vedeva di lassù assai bene.
Quando essi si volsero a cercare cogli occhi, s'egli fosse ancora
sopra quella vetta, lo videro sparire scendendo dall'altra china. Il
suo ultimo sguardo si era posato su due tetti di D...; quello di Tecla
fatta sua, e quello della chiesa parocchiale, sotto le cui volte
posava sua madre.


COMMIATO.

Queste cose io le ebbi da un vecchio ottuagenario, morto da parecchi
anni, il quale me le dava stando al fuoco colle molle in mano. Egli mi
diceva che erano tutte vere verissime: ma rammentando ora certo
sorriso che gli veniva sulle labbra, ogni volta che io notava in un
mio libercolo qualche fatto: temo forte, che con alcune sue
immaginazioni sia riuscito a infinocchiarmi. E voleva il buon vecchio
piantarmi senza più dir nulla, alla morte della signora Maddalena;
protestando di non voler venire col suo racconto più in quà della fine
del secolo, per non far conoscere i personaggi sopravvissuti. Pose
anzi cura nel togliermi di mano le fila, tanto che nel cercare da me
non mi raccapezzassi: aggiungendo che sarebbe stata opera vana, perchè
nulla mi avrebbe aiutato, neanco l'aspetto dei luoghi, mutati del
tutto dai nuovi abitatori. A stento aggiunse le poche cose che ho
scritte: e avendogli io chiesto qual fine avessero fatto don Marco,
padre Anacleto, Bianca e gli altri personaggi; mi rispose che se io
voleva vedere a spegnere i ceri l'un dopo l'altro, andassi in chiesa
la settimana santa. Io tacqui: ma se quel che raccolsi da altri, si
accorda con quello che ebbi da lui; don Marco deve essere vissuto sino
all'anno in cui capitarono la seconda volta i Francesi condotti da
Buonaparte. Quella volta don Apollinare, tornato col suo comodo alla
sua Pieve, non fuggì più. Stette invece saldo al suo posto, aiutando i
buoni a tener la pace tra paesani e Francesi; con molte lodi di
Giuliano, tornato anch'egli, dopo un anno di lontananza a casa sua.
Però non si parlarono tra loro che quella sola volta; sebbene paia che
il giovane medico e Tecla e la famiglia che venne su, non siano stati
infelici. Marta morì l'istess'anno in cui donna Placidia cessò di
parer viva; consolata, povera vecchia, d'aver visto nascere in quella
casa un bambino della terza generazione. Ma fino alla morte, non cessò
di dolersi d'essere venuta al mondo, in tempi in cui di matrimoni tra
una villanella come Tecla, e un giovane signore come Giuliano, non
usava vederne. In quanto al signor Fedele durò ancora parecchi anni,
senza vivere nè campare; assistito da quell'angelo di bontà che era la
cieca Maria; ma nè l'uno nè l'altra videro il loro secolo finito. Di
Margherita non seppi mai che cosa avvenisse nè di Bianca; se pure
questa non fu una signora, morta prima del venti, vissuta tutta chiesa
e casa, consigliata sino all'ultimo da un prete che era stato frate
nel convento dei Minori Osservanti di C... spiantato dai Francesi,
otto o dieci anni dopo le cose narrate. Chi sa che quel frate non
fosse il padre Anacleto secolarizzato? Se fu, povera Bianca!
Comechessia, io finisco, sazio del nome di quel frate, come non vorrei
che fosse del mio racconto, chi chiude ora il libro con una grande
rifiatata.

FINE.

INDICE
DEDICA Pag. 3
CAPITOLO PRIMO 7
» II 25
» III 45
» IV 61
» V 85
» VI 102
» VII 121
» VIII 144
» IX 164
» X 182
» XI 201
» XII 219
» XIII 242
» XIV 257
» XV 274
» XVI 291
» XVII 310
» XVIII 333
» XIX 352
» XX 369
» XXI 394
» XXII 410
COMMIATO 423


NOTE DI TRASCRIZIONE:
Sono stati corretti i seguenti refusi:

d'avventori paesani, che l'avrebbero tenuto sobrio obrio.
pareva un matone, glielo pose aperto tra le
grondante sudore, e colla giumenta ridotta che sei
avesse avuto a fare un altro quarto di miglio gla
sarebbe cascata sotto. Smontò a fatica, tanto avevo
indolenzite le gambe; e lasciata la bestia che andi
tiriamo in disparte: dunqne il santo non vi sarà stato.
quello, che era lì per prorompere chi sà in quali esclamazioni;
la marchesa menzionava; e intando i discorsi dei crocchi
ogni giorno, sicchè egli nel tortare non l'avrebbe più
quella furia; ma la bellezza dal cavallo, dava a pensare
del castello pareva assotigliarsi, Tecla si sentiva crescera
vigilia della Madonna degli Angeli, festa dei Minori Orservanti
Mentre l'omicciatolo diceva, Giuliano affrettato il passo
lagnava di questa guaio in guisa così noiosa; che alfine
da averne secca la gola; finì promettendo che non si sasarebbe
Quella sera l'avemaria suonò all'intess'ora dell'altre
la corea, per giungere a C.... prima che fosse suonato il
del borgo si fossero ritirati, e badasse a non anandar
alla finestra per chiamarlo chi son con qual grido, si vide
del Settapani, da tutta la giogaia; sui fianchi della
gli uomini; vi si ammazzino tra loro; e un palmo di
alzarle un tantino, fu per dare alla sfuggita un'occhiata
sè in mano di quegli Alemanni, che un mese prima, l'avano
oh! questo è il suo! Giuliano, Giuliano, se tu stavi un altr'ora,
all'orecchio della madre e sommessamente le disse?

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