Foscolo, Manzoni, Leopardi: saggi - 30

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discorsi letterari_, Livorno, 1876, p. 169.
[378] Lett. ad A. F. Stella, 27 marzo 1818; _Epistol._, vol. I, p. 131.
Le _Osservazioni_ del cavaliere Di Breme erano state pubblicate nello
_Spettatore_ del medesimo Stella.
[379] Quella prima parte è conservata fra le carte lasciate dal
Ranieri, e sinora non fu potuta veder da nessuno. Vedi il _Catalogo_
citato, p. 19.
[380] Lett. al Giordani, 19 febbrajo 1819; _Epistol._, vol. I. p. 172.
[381] _Opere inedite_ cit., vol. II, p. 371-3. In una sua lettera del
18 luglio 1826 Luigi Stella esortava ancora il Leopardi a scrivere
intorno allo spirito della letteratura italiana a que' tempi.
_Epistol._, vol. III, p. 357.
[382] Il romanticissimo Obermann, scostandosi dalle opinioni della
Staël c dello Chateaubriand riferite di sopra, stimava la mitologia
conferir molto al sentimento della natura e all'arte, e non taceva
divario, per tale rispetto, fra mitologia classica e mitologia non
classica. «Quand les arbres, les eaux, les nuages sont peuplés par les
âmes des ancêtres, par les esprits des héros, par les dryades, par les
divinités; quand des êtres invisibles sont enchaînés dans les cavernes
ou portés par les vents; quand ils errent sur les tombeaux silencieux,
et qu'on les entend gémir dans les airs pendant la nuit ténébreuse,
quelle patrie pour le cœur de l'homme! quel monde pour l'éloquence!».
Lett. LXX, ediz. cit., p. 392.
[383] _Vénus de Milo_ in _Poèmes antiques_.
[384] Appartiene arche questa, insieme con _Hypathie_, ai _Poèmes
antiques_.
[385] _L'Anti-mitologia, sermone da_ GIUSEPPE BELLONI, _antico militare
italiano, indirizzato al sig. cavaliere_ Vincenzo Monti _in risposta di
un sermone sulla mitologia da quest'ultimo pubblicato_, Milano, 1825,
p. 17. Fu questa una delle molte risposte che s'ebbe il sermone del
Monti.
[386] Lett. al Broglio. 13 agosto 1819; _Epistol._, vol. I, p. 223.
[387] _Dialogo di Tristano e di un amico; Prose_, p. 442.
[388] _Pensieri_, C.
[389] _Pensieri_, XLVIII, XLIX.
[390] _Dialogo della moda e della morte: Prose_, p. 51.
[391] _Palinodia_ ecc.; _Proposta di premii fatta dall'Accademia dei
Sillografi_.
[392] _Detti memorabili di Filippo Ottonieri_, cap. IV; _Prose_, p. 281.
[393] _Dialogo di Tristano e di un amico; Prose_, p. 453.
[394] _Ibid.; Palinodia_ ecc.
[395] _Pensieri_, I.
[396] _Epistol_., vol. I. pp. 337-8.
[397] _Ibid._, p. 242.
[398] _Prose_, p. 359.
[399] Lett. 14 agosto 1820; _Epistol._, vol. I, p. 289. Vedi un'altra
lettera di quel medesimo mese, allo stesso, p. 291.
[400] Questo Adolphe ha molta somiglianza col Leopardi, col quale ha
in comune la melanconia e la timidezza orgogliosa, la noja e quella
strana ironia che non ischifa di accompagnarsi con l'entusiasmo. Il De
Vigny lasciò scritto nel suo giornale: «Oh! fuir! fuir les hommes et se
retirer parmi quelques élus, élus entre mille milliers de mille!».
[401] Lett. al Giordani, 17 dicembre 1819; _Epistol._, vol. I, p. 243.
[402] _La vita solitaria._
[403] _Pensieri_, LXXXV.
[404] _Storia del genere umano; Prose_, p. 27.
[405] _Histoire de la littérature anglaise_, 2ª ediz., Parigi, 1866-71,
vol. IV, pagina 285. Una osservazione. Per opera della civiltà, della
specificazione della cultura e della division del lavoro, i nostri
_simili_ divengono da noi sempre più _dissimili_, e i dissimili, se da
un sentimento o da un'idea superiore non sono consigliati altrimenti,
tendono a segregarsi. _Chi si somiglia si piglia_ e _Qui se ressemble
s'assemble_: se questi proverbii son veri, altrettanto veri sono i loro
contrarii.
[406] Lett. al Giordani, 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I, p. 57.
[407] Lett. al Giordani, 17 dicembre 1819; _Epistol._, vol. I. p. 243.
[408] _Dialogo di Plotino e di Porfirio; Prose_, p. 404; _Pensieri_,
LXVII, LXVIII.
[409] Vedi LOSACCO, _Il sentimento della noja nel Leopardi e nel
Pascal; Atti dell'Accademia reale delle scienze di Torino_, 1895.
[410] _Pensieri_, LXXXIV, LXXXV.
[411] _Il risorgimento._ Cf. _Le ricordanze_.
[412] _A sè stesso._
[413] _Troisième lettre à M. de Malesherbes_, 26 gennajo 1762. Molte
volte, nel corso di queste pagine, si sono notate tra il Leopardi e
il Rousseau conformità di pensiero e di sentimento. Altre assai se
ne potrebbero notare. Del resto lo stesso poeta avverti tra sè e il
filosofo ginevrino certa somiglianza. Vedi _Detti memorabili di Filippo
Ottonieri_, cap. IV; _Prose_, p. 279. Vedi pure il Pensiero XLIV, dov'è
citata una opinione del Rousseau, ma non il nome.
[414] Lo stesso DE MUSSET nella _Confession d'un enfant du siècle_: «Je
serai un homme, mais non une espèce d'homme particulière».
[415] Non per questo credo si possa parlare di vagabondaggio del
Leopardi (Vedi PATRIZI, _Op. cit._, p. 170-1). Il Leopardi diede
prove di assiduità e di perseveranza negli studii meravigliose. Nessun
paragone è possibile fra lui e un vero e proprio e confesso vagabondo
quale il Verlaine. La irrequietezza del Leopardi, quel non potersi
trovare a lungo in un luogo senza desiderar di partirsene, quelle
frequenti mutazioni di sede, non provano ciò che si vorrebbe far loro
provare. «Il viaggiare mi ammazza», scriveva egli al Puccinotti: e
«in che luogo si può star contento senza salute?» al fratello Carlo
(_Epistol._, vol. II, pp. 187, 229). Ma ciò richiederebbe più lungo
discorso. Parmi, del resto, che la paresi motoria, asserita dal Patrizi
(p. 149), mal possa accordarsi col vagabondaggio.
[416] _Catalogo_ cit., p. 11.
[417] _Epistol._, vol. I, p. 241.
[418] «Poetry, in a general sense, may be defined to be _the expression
of the imagination_». _A Defence of Poetry_, in principio.
[419] Lett. 27 novembre 1818; 19 febbrajo 1819; 20 marzo 1820;
_Epistol._, vol. I, pp. 150, 174-5, 260.
[420] Andrea Chénier s'era contentato di dire:
Sur des pensers nouveaux faisons des vers antiques.
E il Pindemonte raccomandava al Foscolo:
antica l'arte
Onde vibri il tuo stral, ma non antico
Sia l'oggetto in cui miri.
[421] Lett. al Giordani, 13 luglio 1821; _Epistol._, vol. I, pp. 339-40.
[422] Lett. 21 maggio 1819; _Epistol._, vol. I, p. 201.
[423] Lett. a Venanzio Broglio, 21 agosto 1819, e al Brighenti, 28
maggio 1821; _Epistol._, vol. I, pp. 233, 334.
[424] _Opere inedite_, vol. 11, p. 371.
[425] Lett. al Vieusseux, 21 gennajo 1832; _Epistol._, vol. II, p. 454.
[426] _Opere inedite_, vol. II, pp. 369-70, 374.
[427] Lett. al Giordani, 24 luglio 1828; _Epistol._, vol. II, p. 316.
[428] Lett. al Puccinotti, 5 giugno 1826; _Epistol._, vol. II, p. 142.
Il Leopardi stesso disse di amare «per inclinazione di natura con certa
parzialità la poesia»; ma ebbe in conto di «bene meschino letterato
quegli che non sapesse scrivere altro che versi». Lett. al Giordani, 30
maggio 1817; _Epistol._, vol. I, pp. 73-4.
[429] Il DE SANCTIS (_Studio su Giacomo Leopardi_, 2ª ediz., Napoli.
1894, pagine 182-3) parla di questi disegni leopardiani di letteratura
civile e patriottica, ma attinenze col romanticismo non ne rileva.
Parmi anzi ch'egli giudichi un po' troppo alla lesta quando dice (p.
244): «Leopardi avea comune con tutti i letterati di quel tempo,
massime i classici e i puristi, il disprezzo della moltitudine,
l'orrore del volgare e del luogo comune. La poesia dovea essere togata
e solenne, sopra alla realtà, e, come diceasi, ideale». Dai luoghi che
ho riferiti, quel disprezzo delle moltitudini non appare. Riconosco
di buon grado che il Leopardi non addimostra per gli umili quella
tenerezza che tanto è notabile in Werther; ma gli umili, in alcune sue
poesie, nella _Sera del dì di festa_, nella _Quiete dopo la tempesta_,
nel _Sabato del villaggio_, sono ricordati con tutt'altro che con
disprezzo.
[430] Lett. al Colletta, marzo 1829; _Epistol._, vol. II, p. 357.
[431] Lett. al Giordani, 8 agosto e 30 maggio 1817; _Epistol._, vol.
I, pp. 89, 77. Vedi una breve nota circa i pregi rispettivi dell'una e
dell'altra lingua nell'_Appendice all'epistolario_, p. 246.
[432] Lett. al Giordani. 20 novembre 1820; _Epistol._, vol. I, p.
308. Nel 1816 CARLO GIUSEPPE LONDONIO aveva, nella sua _Risposta d'un
Italiano ai due Discorsi di madama la baronessa De Staël-Holstein_,
contraddetto al consiglio che costei dava agl'Italiani di molto
leggere e tradurre gli scrittori stranieri. Invano aveva giudicato il
Goethe che chi conosce una lingua sola gli è come se non ne conoscesse
nessuna.
[433] Lett. 25 luglio 1826; _Epistol._, vol. II, p. 153.
[434] Lett. al Giordani, 13 luglio 1821; _Epistol._, vol. I. pp.
339-40. Cfr. DE SANCTIS, _Op. cit._, pp. 341-2.
[435] Lett. al Giordani, 20 novembre 1820; _Epistol._, vol. I, p. 308.
[436] _Dai vari pensieri, Appendice all'Epistolario_, p. 248; Lettera
al padre, 8 luglio (1831?); _Epistol._, vol. II, p. 427.
[437] Lett. 26 giugno 1832; _Epistol._, vol. II, p. 487.
[438] Nel Num. 61, gennajo 1826.
[439] Lett. al De Sinner, 21 giugno 1832; _Epistol._, vol. II, p. 485.
[440] Per tropp'altre prove è risaputo quanto fosse tenace nelle
inimicizie il Tommaseo; ma questa mi sembra davvero una delle
più curiose. In quel suo libretto: _Di Giampietro Vieusseux e
dell'andamento della civiltà italiana in un quarto di secolo_, Firenze,
1863, del Leopardi non è ricordato neppure il nome. Oh, santa carità
dei letterati, anche religiosissimi! e questo aveva scritto, tra
l'altro, _Bellezza e civiltà_!
[441] Lett. al Melchiorri, 8 gennajo 1825; _Epistol._, vol. I, p. 523.
[442] L'_Antologia_, t. XXVIII (1827), fasc. III, p. 273. Qui si
discorre dei _Versi_ stampati in Bologna nel 1826. Lo stesso Montani
lodò poi i _Canti_ pubblicati dal Leopardi in Firenze nel 1831 (t.
XLII, fasc. I, pp. 44-53). Vedi intorno al troppo dimenticato critico
_Memorie della vita e degli scritti di Giuseppe Montani_, Capolago,
1843.
[443] _Epistol._, vol. II, p. 141.
[444] Lett. al Vieusseux, 15 dicembre 1828; _Epistol._, vol. II, p. 341.
[445] Non dovette conoscere questo passo di lettera lo ZANELLA, il
quale s'affaticò a dimostrare che il Leopardi aveva letto il Byron,
e anche lo Shelley, del quale, per altro, il Leopardi non fa parola.
Vedi _Percy-Bysshe Shelley e Giacomo Leopardi_, nei _Paralleli
letterari_, Verona, 1885, pp. 245 segg. In un sunto di lettura fatta
dallo ZDZIECHOWSKI all'Accademia delle scienze di Cracovia (_La poésie
de Leopardi considérée dans ses rapports avec les principaux courants
littéraires en Europe; Bulletin international de l'Accadémie des
sciences de Cracovie, Comptes rendus des séances de l'Année_ 1892), si
legge che il Leopardi non imitò e non ammirò mai il Byron, ma che, ciò
nondimeno, le sue prime poesie sembrano inspirate dallo stesso spirito
di quello, e che il Leopardi diede la soluzione più larga dei problemi
concernenti la vita posti dal Byron (?!). Questo scritterello, così
largo di promesse nel titolo, è pieno d'inesattezze e di avventati
giudizii. Ci si afferma, tra l'altro, che l'amor di patria fu nel
Leopardi cosa effimera, dovuta ad influsso del Giordani.
[446] Nel 1832 CESARE CANTÙ pubblicava nell'_Indicatore_ di Milano
il suo saggio _Di Vittore Hugo e del romanticismo in Francia_,
accompagnando molto sensatamente e molto equamente le lodi di qualche
biasimo, ma invitando insomma i giovani italiani a prendere esempio dal
poeta francese.
[447] L'_Antologia_, t. XXXV (1828), fasc. I, pp. 185-6.
Nell'_Antologia_ il Tommaseo si sottoscriveva con le iniziali K, X, Y.
[448] _Dai varii pensieri; Appendice all'Epistolario_, pp. 251-2.
Nell'edizione bolognese del 1824 il Leopardi ristampava, rifatta in
parte, la dedica al Monti. Mi par ragionevole credere che il severo
giudizio sia posteriore a quell'anno.
[449] Lett. al Vieusseux. 31 dicembre 1827; _Epistol_., vol. II. p. 271.
[450] _Epistol_., vol. II. p. 241.
[451] _Ibid_., pp. 234-5.
[452] _Manzoni e Leopardi_; _Nuova Antologia_, vol. XXIII (1873), p.
763.
[453] _Epistol_., vol. II, p. 278.
[454] _Ibid_., p. 304.
[455] _Ibid_., p. 303. Per altri particolari vedi BENEDETTUCCI,
_Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni_, scritto ripubblicato nel già
citato volume di C. ANTONA TRAVERSI, _Studj su Giacomo Leopardi_. Vedi
nello stesso volume un _Saggio cronologico di una bibliografia del
Leopardi e del Manzoni_.
[456] Lett. alla sorella Paolina, 12 novembre 1827; _Epistol_., vol.
II, p. 247. Quasi le stesse parole scriveva il poeta al Vieusseux quel
medesimo giorno, _ibid_., p. 248.
[457] L'Oriente, tanto sfruttato da una generazione intera di
romantici, appare soltanto nell'_Inno ai patriarchi_, con l'aranitica
valle
Di pastori e di lieti ozi frequente.
[458] Cf. MARC DE MONTIFAUD, _Les romantiques_, Parigi, 1878, p. 3.
[459] _Opere inedite_ cit., vol. II, p. 372.
[460] Il PLUEMACHER scrisse (_Op. cit_., p. 116): «Il Leopardi è poeta
perchè ha ragion di dolersi; ma si sente che se le cose sue andassero
bene, se egli potesse avere una sequela di giorni lieti, le ragioni
del poetare gli verrebbero meno». E il PATRIZI (_Op. cit_., p. 133):
«L'erompere dell'anima lirica coincide in Leopardi colle prime minacce
del male al suo benessere». Credo avesse piuttosto ragione il BOUCHÈ
LECLERQ di scrivere (_Giacomo Leopardi, sa vie et ses œuvres_, Parigi.
1874, p. 168): «La nature avait fait Leopardi poète. Elle lui avait
donné la sensibilité délicate et l'imagination vive dont la réunion
constitue le tempérament poétique». Era già un poeta il fanciullo che
con lunghi immaginosi racconti intratteneva i suoi compagni di giuoco.
[461] _Chateaubriand et son groupe littéraire sous l'empire_, nuova
edizione, Parigi, 1872, troisième leçon, p. 114. Cf. quanto nel
capitolo II fu detto della fantasia del Leopardi.
[462] A far meglio intendere ciò gioverebbe istituire un raffronto fra
le _Ricordanze_ e la _Vigne et la maison_, poesie di affine argomento.
[463] Qui, e il più delle volte altrove, per immagine intendo, non
quella dei retori, ma quella degli psicologi, e propriamente quel
residuo della percezione che può essere ravvivato nella memoria.
[464] Il PLUEMACHER, _Op. e l. cit._
[465] Com'è noto il Gautier da prima si consacrò alla pittura, poi
l'abbandonò per darsi alle lettere.
[466] PATRIZI, _Op. cit._, p. 98. Vedi ivi stesso le osservazioni sulla
sensitività cromatica del poeta.
[467] Lett. alla sorella Paolina, 19 dicembre 1825; _Epistol._, vol.
II, p. 72.
[468] Vedi addietro a pp. 223-4.
[469] KRANTZ, _Le pessimisme de Leopardi; Revue philosophique_, anno V
(1880) vol. II, p. 412 n.
[470] _Epistol._, vol. I, p. 408; vol. II, pp. 149. 246-7. 248. 214.
[471] Dell'Aspasia dice il poeta che appar _circonfusa d'arcana
voluttà_. Questa denotazione è assai vaga e generica, ma pure ottiene
l'effetto di suscitare il fantasma. E perchè? Perchè, commovendo
direttamente in noi il senso erotico e genesiaco, e quel tutto insieme
di ricordi e d'immaginazioni che gli suol far compagnia, ci suscita
dentro l'immagine della donna più avvenente e più desiderabile di cui
sia capace la fantasia di ciascuno di noi. Dante, che fu un visuale
poetico forse insuperabile, nel più bel sonetto della _Vita Nuova_ non
descrive punto Beatrice, ma accenna soltanto ch'ella fa diventar muta
ogni lingua, e dice che,
Benignamente d'umiltà vestuta,
par cosa venuta di cielo in terra, e che dà una dolcezza al core che
non la può intendere chi non la prova, e che dal suo volto muove uno
spirito soave pien d'amore
Che va dicendo a l'anima: sospira!
eppure, chi dopo aver letto que' quattordici versi, non riesce a vedere
l'_angelica forma_, non so qual altro miracolo di penna o di pennello
gliela potrebbe mai far vedere. Dove si nota che la pittura non può far
vedere le cose se non ritraendole, e la poesia le può far vedere senza
ritrarle; e ciò dovrebbero meditare coloro che credono di avvantaggiar
la poesia accomodandola dei mezzi che appartengono alla pittura e
privandola de' suoi proprii.
[472] La poesia suggestiva, più di quella che chiameremo espositiva o
rappresentativa, richiede lettore esperimentato e colto, perchè essa
non può suggerire in sostanza se non ciò ch'è già in qualche modo
nell'animo nostro.
[473] _Studio_ già citato, p. 231. Perciò ebbe giusta ragione il
Mestica d'intitolare _Il verismo nella poesia di Giacomo Leopardi_ un
saggio inserito nella _Nuova Antologia_ del 1º luglio 1880.
[474] Intorno alla sensitività termica e dolorifica del Leopardi vedi
PATRIZI, _Op. cit._, pp. 100-1.
[475] Cap. II; _Prose_, p. 260.
[476] Vedi PATRIZI, _Op. cit._, p. 100. Quando leggo que' versi:
L'aura di maggio movesi ed olezza,
Tutta impregnata dall'erba e dai fiori;
e quegli altri:
Non avea pur natura ivi dipinto,
Ma di soavità di mille odori
Vi facea un incognito e indistinto;
non posso tenermi dal credere che quel gran naso di Dante fosse dotato
di più sottil senso che non quell'altro gran naso del Leopardi.
[477] Com'è felice in quel _fluttuare_ anche l'immagine ottica!
[478] Scrisse il PATRIZI (_Op. cit._, p. 142) che nell'opera artistica
del Leopardi «si discerne sempre l'influenza della sua debolezza». Non
direi sempre.
[479] Lett. al Melchiorri, 5 marzo 1824; _Epistol._, vol. I, pp. 496-7.
[480] Sul modo di comporre del Byron vedi ELZE, _Lord Byron_, 3ª ediz.,
Berlino, 1886, pp. 408-11.
[481] Leggasi questo passo del giornale di Maurizio De Guérin (pp.
93-4): «J'ai chômé dans l'inaction la plus complète mes six semaines de
vacances..... Mais ce repos, cette _accalmie_ n'avait pas éteint le jeu
de mes facultés ni arrêté la circulation mystérieuse de la pensée dans
les parties les plus vives de mon âme..... Je goûtais simultanément
deux voluptés..... La première consistait dans l'indicible sentiment
d'un repos accompli, continu et approchant du sommeil; la seconde me
venait du mouvement progressif, harmonique, lentement cadencé des
plus intimes facultés de mon âme, qui se dilataient dans un monde
de rêves et de pensées, qui, je crois, était une sorte de vision en
ombres vagues et fuyantes des beautés les plus secrètes de la nature
et de ses forces divines». E leggasi ora questo dell'Amiel (vol.
I, p. 52): «Oui, il faut savoir être oisif, ce qui n'est pas de la
paresse. Dans l'inaction attentive et recueillie, notre âme efface ses
plis, se détend, se déroule, renaît doucement comme l'herbe foulée
du chemin, et, comme la feuille meurtrie de la plante, répare ses
dommages, redevient neuve, spontanée, vraie, originale. La rêverie,
comme la pluie des nuits, fait reverdir les idées fatiguées et pâlies
par la chaleur du jour. Douce et fertilisante, elle éveille en nous
mille germes endormis. En se jouant, elle accumule les matériaux pour
l'avenir et les images pour le talent».
[482] _Epistol._, vol. I, p. 261.
[483] Lett. 5 gennajo 1821; _Epistol._, vol. I. p. 313.
[484] Lett. 10 settembre 1821; _Epistol._, vol. I, p. 242.
[485] Lett. 16 gennajo 1829; _Epistol._, vol. II, p. 347.
[486] Lett.... marzo 1829; _Epistol._, vol. II. pp. 357-8.
[487] _Les confessions_, parte prima, l. III.
[488] Lett. 4 agosto 1823; _Epistol._, vol. I, p. 466.
[489] Lett. al Giordani. 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I. p. 62.
[490] Nella lettera al Melchiorri poc'anzi citata, scriveva: «Gli altri
possono poetare sempre che vogliono, ma io non ho questa facoltà in
nessun modo, e per quanto mi pregaste, sarebbe inutile, non perchè io
non volessi compiacervi, ma perchè non potrei. Molte altre volte sono
stato pregato e mi sono trovato in occasioni simili a questa, ma non ho
mai fatto un mezzo verso a richiesta di chi che sia, nè per qualunque
circostanza si fosse».
[491] Lett. al Giordani, 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I, p. 60.
[492] _Studi filologici_, p. 282.
[493] _Die Welt_ ecc., vol. II, cap. 37. p. 484.
[494] _Alla luna._ La più parte de' suoi canti migliori il Leopardi
compose nel detestato soggiorno di Recanati, dove si aggravavano di
solito tutti i suoi mali, e dov'egli si sentiva più disperatamente
infelice.
[495] La natura e la moda nelle _Operette morali_; il mondo in un
dialogo inedito.
[496] Che il contrasto forma, in certo qual modo, l'anima della poesia
del Leopardi, fu avvertito già da parecchi, e largamente dimostrato da
I. DELLA GIOVANNA, _La ragion poetica dei canti di Giacomo Leopardi_,
Verona, 1892.
[497] _Schopenhauer e Leopardi_; _Saggi critici_, 4ª ediz., Napoli,
1881, p. 296. Ma nel già più volte citato _Studio_, a p. 292, il De
Sanctis scrisse: «A Giordani e agli altri letterati potè parere quella
prosa un deserto inamabile, e più uno scheletro che persona viva».
[498] _Abbozzo dell'opera Storia dello spirito pubblico d'Italia per_
600 _anni considerato nelle vicende della lingua_; _Opere_, t. IX. p.
109.
[499] _Studio su Giacomo Leopardi_, pp. 289, 292.
[500] Lett. al Giordani, 30 aprile 1817 e 12 maggio 1820; _Epistol._,
vol. I, pagine 60, 272.
[501] Lett. al Giordani, 21 giugno 1819; _Epist._, vol. I. p. 207.
[502] Lett. al Giordani, 12 maggio 1820; _Epistol._, vol. I. p. 272.
[503] Vedi addietro, p. 339.
[504] _Appendice all'epistolario e agli scritti giovanili_, pp. 248-9.
[505] Non so se il Giordani si fosse lasciato persuadere dal Vida, il
quale prescriveva, a chi volesse divenir poeta, assidua e diligente
lettura di Cicerone.
[506] Lett. del 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I, pp. 61-3.
[507] Nè ad essa contraddiceva il Leopardi, quando, col Paciaudi,
chiamava la prosa la _nutrice del verso_. _Appendice all'epistolario_,
p. 243.
[508] La metrica del Leopardi potrebbe dare argomento a lungo discorso;
ma non è qui luogo da ciò. Il tema fu toccato già da parecchi; ma
nessuno, ch'io sappia, ne fece trattazione ordinata e compiuta.
[509] Per le questioni cui può dare materia il ritmo, vedi NEUMANN,
_Untersuchungen zur Psychologie und Aesthetik des Rhythmus_;
_Philosophische Studien_ X (1894).
[510] Veggasi ciò che scriveva al Giordani il 27 di marzo del 1817;
_Epistol._, vol. I. p. 41.
[511] Questo saggio fu pubblicato la prima volta nella _Nuova
Antologia_, Serie IV, vol. LXVII (1897).
[512] _Die Entartung_, 2ª ediz., Berlino, 1893, vol. I. pp. 201, 203-5.
[513] Ai nuovi spasimanti della natura, epigoni inconsapevoli di
Gian Giacomo Rousseau, e, come questo, condannati alle più stridenti
contraddizioni, raccomanderei la lettura e la meditazione di quel breve
ma succoso saggio cui lo STUART MILL pose titolo _Nature_.
[514] _Lettre à la jeunesse_, nel volume intitolato _Le roman
expérimental_, pagina 103. Un officio in tutto simile fu pure assegnato
alla poesia dal Nordau.
[515] Debbo avvertire che, discorrendo del simbolismo, io prendo la
parola simbolo nel suo significato più largo, intendendo per esso,
così il simbolo propriamente detto, come l'allegoria: e ciò faccio, non
tanto per amore di semplicità, quanto per attenermi all'uso stesso dei
simbolisti.
[516] Lo stesso HUYSMANS, l'autore ultrarealista e pornografo
di _Marthe_ e di _les sœurs Vatard_, convertito al cattolicismo,
pubblicherà fra breve un romanzo intitolato _Cathédrale_, e si accinge
a scrivere la Vita di Santa Lidvina. Peccato che questa santa donna
lasci desiderar qualche cosa sotto il rispetto della celebrità!
La buona memoria di Pietro Aretino parmi s'avvisasse assai meglio
scrivendo la _Vita di Santa Caterina_, la _Vita di San Tommaso
d'Aquino_, la _Vita di Maria Vergine_ e la _Umanità di Cristo_.
[517] _The origin and function of music_, nel vol. II degli _Essays_,
edizione del 1891, pp. 424-6.
[518] Vedi tra i recentissimi FOUILLÉE, _Le mouvement idéaliste et la
réaction contre la science positive_, Parigi, 1896, pp. XXVII-XXVIII.
Parmi meriti d'essere ricordato che, sino dal 1707, Giambattista Vico
affermava, in una delle sue orazioni inaugurali, la virtù della scienza
nel togliere _la varietà delle opinioni_ e conciliare _l'uomo con
l'uomo_.
[519] Veggasi il libro del compianto GUYAU, _L'art, au point de vue
sociologique_, Parigi, 1889, libro di molto valore, sebbene non iscevro
d'errori.
[520] _L'Ermitage_, aprile 1894.
[521] Alcuni simbolisti italiani ostentano di parlare del De Sanctis,
non pure con ammirazione, ma con venerazione. Fanno benissimo; ma non
dovrebbero dimenticare ch'egli espresse una sua saldissima e costante
opinione quando, nel saggio su Francesca da Rimini, scrisse che quello
che non si riesce a capire non merita d'essere capito, e che _quello
solo è bello che è chiaro_.
[522] _La littérature de tout à l'heure_, Parigi, 1889, p. 324.
[523] _The philosophy of style; Essays_, ediz. cit., vol. II, p. 356.
[524] Sulla potenza suggestiva delle grandi scene di paese, vedi le
belle osservazioni dello SPENCER, _The Principles of Psycology_, 3ª
ediz., Londra. 1881. vol. I, cap. VIII, p. 485.
[525] Parlo, s'intende, in generale; ma non voglio escludere la
possibilità che, _tra persone in cui il fenomeno si produce in modo
affatto eguale_, il fenomeno stesso dia occasione e modo di ottenere
certi _effetti_ d'arte. V. SUAREZ DE MENDOZA, _L'audition colorée.
Étude sur les fausses sensations secondaires physiologiques et
particulièrement sur les pseudo-sensations de couleur associées aux
perceptions objectives des sons_, Parigi. 1890.
[526] Non mancano in Italia alcuni giovani che sentono altamente
dell'arte, ripugnano agli andazzi, e, cercando il nuovo, non credono
però necessario di vituperar tutto il vecchio. Se dovessi parlare di
loro, parlerei con quella lode che stimo esser loro dovuta.
[527] Qualcuno potrebbe obbiettarmi: E le recenti prose e i
recenti versi del D'Annunzio? Riconosco in quelle prose e in que'
versi l'influsso del simbolismo; ma non per questo ho in conto di
simbolista il D'Annunzio. Anzi le più spiccate e veramente proprie
sue virtù d'artista mi pajono contrastare al simbolismo e non potersi
conciliare con esso. Chi scrisse, per citare un esempio, l'_Allegoria
dell'autunno_, non può non essere un nemico nato della _chanson grise_.
[528] _L'évolution de la poésie lyrique en France au dix-neuvième
siècle_, Parigi. 1894. vol. II, pp. 255-56.
[529] Ma non alle macchine tipografiche, con l'ajuto delle quali,
fattosi editore di sè stesso, guadagnò molti quattrini!
[530] _Geschichte der Aesthetik in Deutschland_, Monaco, 1868, pp. 74 e
segg., 512-14.
[531] Tale appunto è la tesi sostenuta dal FECHNER, _Vorschule der
Aesthetik_, Lipsia, 1876, dal GUYAU, _Les problèmes de l'esthétique
contemporaine_, Parigi, 1884, e, più recentemente ancora, dal RUTGERS
MARSHALL, _Pain, Pleasure and Aesthetics_, Londra, 1894.
[532] Vedi in proposito RIBOT, _La psychologie des sentiments_, Parigi,
1896, pp. 301 e segg.
[533] _Le naturalisme au théâtre_, nel già citato volume _Le roman
expérimental_, pp. 141, 147.
[534] Fra le tendenze avverse al naturalismo bisogna pure annoverare
quella che si manifesta nello psicologismo, e che ha trasformato, negli
ultimi anni, il dramma ed il romanzo. Il naturalismo non conosce quasi
altra vita interiore se non quella ch'è determinata da cause esterne:
lo psicologismo fa conoscere tutta una vita interiore complicatissima,
immediatamente determinata dall'azione e reazione degli elementi e dei
fatti psichici gli uni sugli altri. Il naturalismo tende a dissolvere
l'uomo nell'ambiente; lo psicologismo a circoscriverlo in mezzo a
quello.
[535] Copiosissima sopratutto in Germania, dove la _Deutsche Arbeiter
Dichtung_ e il _Socialdemocratisches Liederbuch_ empiono più volumi.
Che nel settentrione d'Europa l'idea sociale s'è quasi insignorita del
teatro è risaputo da tutti; e che alcuni dei molti drammi suscitati
da quell'idea sono opere d'arte di gran valore non fa bisogno di
ricordare.
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