Foscolo, Manzoni, Leopardi: saggi - 29

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Leopardi nel _Nuovo Ricoglitore di Milano_; _Studi filologici_, pp.
283-4.
[190] Nè dell'una, nè dell'altra è in tutto sicura la data.
[191] _Die Welt als Wille und Vorstellung_, vol. I, §§ 36, 38. Veggasi
come il Leopardi nella _Comparazione delle sentenze di Bruto Minore
e di Teofrasto_ rilevi il contrario modo tenuto nel filosofare da
Aristotele e da Platone (_Prose_, p. 469).
[192] _Epistol._, vol. I, p. 253.
[193] _Ibid._, p. 456.
[194] _Epistol._, vol. II, p. 280.
[195] Lett. 16 dicembre 1822; _Epistol._, vol. I, p. 375.
[196] _Alla sua donna._
[197] _Al conte Carlo Pepoli._
[198] Benefico inganno, e perciò in piena contraddizione con la
scienza, osserva un altro pessimista, il BAHNSEN (_Das Tragische als
Weltgesetz und der Humour als ästhetische Gestalt des Metaphysischen_,
Lauenburg i. P., 1877. p. 5).
[199] _Inf._, XI, 103-5.
[200] Ben s'intende, del resto, che anche in ciò sono dall'uno
all'altro differenze e contrasti. Un pessimista che col Leopardi ebbe
non piccola somiglianza, il SENANCOUR, incarnandosi nel protagonista
di un suo romanzo, diceva: «La scène de la vie a de grandes beautés.
Il faut se considérer comme étant là seulement pour voir. Il faut s'y
intéresser sans illusion, sans passion, mais sans indifférence, comme
on s'intéresse aux vicissitudes, aux passions, aux dangers d'un récit
imaginaire: celui-là est écrit avec bien de l'éloquence». _Obermann_,
nuova edizione, Parigi, 1840, lett. LXXX, p. 434. La prima edizione è
del 1804, la seconda del 1833.
[201] _Epistol._, vol. I. p. 362.
[202] _Epistol._, vol. II, p. 314. E così s'accordava col padre, che
in una lettera a lui aveva schernita quella eroica morte, chiamando
il Broglio _brigante volontario e pazzo. Lettere scritte a Giacomo
Leopardi dai suoi parenti_, p. 261.
[203] Trovo questa giustissima osservazione, insieme con quella che la
precede, nel già citato scritto del SULLY, _Le pessimisme et la poésie;
Revue philosophique_, a. e v. cit., pp. 394, 398.
[204] Deliberatamente dico frigidità fisiologica e non psicologica;
questa non può essere imputata al Leopardi; e quanto a imputargli
la prima, bisogna andar molto cauti; tanto più che il poeta stesso
si contraddice, e la materia è intricata e difficile. Credo esageri
di molto il PATRIZI (_op. cit._, p. 114) quando scrive: «Egli nutrì
sempre il saldo convincimento che gli stati d'animo, attraverso ai
quali passò nelle sue relazioni con persone d'altro sesso, fossero
al tutto esenti da bisogni fisiologici». Il Patrizi stesso, del
resto, riconosce che tali bisogni ebbero parte non piccola nell'amore
per la Targioni Tozzetti (Aspasia), e ricorda a questo proposito la
testimonianza, anche troppo esplicita, del Ranieri (pp. 119, 120). Che
il Leopardi amasse sopratutto l'_amorosa idea_, e, più che la donna
reale, il fantasma che se ne veniva creando nella mente, è un fatto;
ma è un fatto frequente nella vita psichica degli artisti, e che non
prova tutto ciò che gli si vorrebbe far provare. Sant'Agostino, che fu
bene, a suo modo, un artista, amò sopratutto, com'egli stesso ebbe a
dire, il sentimento e la fantasia dell'amore (_nondum amabam et amare
amabam..... quaerebam quod amarem amans amare_); ma non per questo
si lasciò morir vergine; e il Rousseau, che si innamorava dei proprii
fantasmi a tal segno da provarne ebbrezza e delirio, sapeva, a tempo
e luogo, riconoscer quelli in creature reali e scendere di cielo in
terra, e gustare qualche parte almeno della felicità sognata. È da
credere che il Leopardi sarebbe pure alcuna volta riuscito ad imitarlo
se avesse trovato donne più caritatevoli. Alfredo De Musset, dopo
aver molto amato e troppo goduto, scriveva il _Souvenir_, per dire, in
sostanza, che il sogno dell'amore e il ricordo dell'amore valgono più
che l'amore stesso.
[205] Vedi più specialmente _Die Welt als Wille und Vorstellung_, vol.
I, § 36; vol. II (_Ergänzungen_), cap. 31.
[206] _Dialogo della natura e di un'anima; Prose_, pp. 81-3.
[207] _Prose_, p. 467.
[208] _On Heroes, Hero-Worship and the Heroic in History, Lecture III.
The Hero as Poet_; ediz. di Londra, 1895, p. 75.
[209] Vedi su di ciò RUTGERS MARSHALL, _Op. cit._, pp. 143-4. Egli
parla più propriamente di un campo di godimento (_field of pleasure
getting_): io userò la parola _campo_ a denotare più propriamente la
estensione della nostra _impressionabilità_ estetica, considerando il
godimento come un fatto consecutivo alla impressione.
[210] Lett. alla sorella Paolina, 3 dicembre 1822; _Epistol._, vol. I,
p. 365.
[211] Lett. al fratello Carlo, 25 novembre 1822; _Epistol._, vol. I, p.
360.
[212] Ed era prossimo il tempo in cui lo Stendhal, ponendo lo
spettacolo di Roma sopra tutti gli spettacoli della terra, doveva
scrivere delle impressioni che ne derivano: «Un jeune homme qui n'a
jamais rencontré le malheur ne les comprendrait pas» (_Promenades
dans Rome_, 13 _août_ 1827). Chi dunque più del Leopardi avrebbe
dovuto essere preparato a riceverle, quelle impressioni? Quattr'anni
innanzi ch'egli vi andasse, il Byron aveva salutata Roma come la città
dell'anima, alla quale accorrono gl'infelici (_Childe Harold_, c. IV,
st. 78).
Oh Rome! my country! city of the soul!
The orphans of the heart must turn to thee,
Lone mother of dead empires!
Si confrontino le lettere romane del Leopardi con quelle che lo Shelley
scriveva nel 1818 e 1819 a Tommaso Love Peacock. L'Osvaldo di madama di
Staël «ne pouvait se lasser de considérer les traces de l'antique Rome»
(_Corinne_, l. IV, c. IV).
[213] Lett. 5 aprile 1823; _Epistol._, vol. I, p. 434. Al Foscolo
la Venere del Canova inspirava sentimenti e parole da innamorato.
Leggasi una pagina dello Shelley ov'è squisitamente descritta la
Venere anadiomene (_Prose Works_, ediz. di Londra, 1888, vol. I, pp.
407-8). L'Apollo del Belvedere inspirò al Sully Prudhomme un sonetto,
e la Venere di Milo un lungo e magnifico canto, ove, tra gli altri, si
leggono questi versi:
Dans les lignes du marbre où plus rien ne subsiste
De l'éphémère éclat des modèles de chair,
Le ciseau du sculpteur, incorruptible artiste,
En isolant le Beau, nous le rend chaste et clair.
[214] Lett. 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I, p. 64. Il Giordani gli
rispondeva (_Epistol._, vol. III, p. 95): «L'opera del Cicognara mi
pare degnissima e necessaria ad una libreria come la sua. Io non dirò
ch'ella debba leggerla ora; ma certo una tale raccolta de' monumenti
perfettissimi d'arte è una gran cosa: e il non poter nulla giudicare o
gustare nelle belle arti sarebbe una grande infelicità; e bellissima
cosa avere per giudicarne una guida tanto intelligente come il
Cicognara».
[215] Lett. 1 febbraio 1823; _Epistol._, vol. I, pp. 403-4.
[216] Affermare non si può; ma non sarei lontano dal credere che
la prima mossa a tutto il componimento sia venuta da una fantastica
visione del monumento futuro, del _nobil sasso_ a cui tante lacrime
avrebbe serbato l'Italia.
[217] Lett. 24 luglio 1827; _Epistol._, vol. I, p. 224.
[218] _Al conte Carlo Pepoli._
[219] Lett. 5 febbrajo 1823; _Epistol._, vol. I, pp. 408-9.
[220] _Epistol._, vol. I, p. 399.
[221] Lett. al Giordani, 30 giugno 1820; _Epistol._, vol. I, p. 279.
[222] Canto VI, st. 47.
[223] Vedi la lettera al Jacopssen, 23 giugno 1823; _Epistol._, vol. I,
pp. 454-5. Quivi il poeta dice espresso: «je ne fais aucune différence
de la sensibilité à ce qu'on appelle vertu». Se il tempo lo concedesse,
sarebbe agevole rintracciar nel Rousseau, anzi nel pensiero del secolo
XVIII tutto intero, la origine di sì fatta opinione.
[224] _Epistol._, vol. I. p. 61.
[225] Scritto citato. Qualche traccia di umorismo il Leopardi lascia
scorgere nella _Scommessa di Prometeo_ e nel _Copernico_, testè citati,
e ancora nel _Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie_, nel
_Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggiere_ e altrove;
ma niuno di certo vorrà dire il Leopardi un umorista.
[226] RUTGERS MARSHALL, _Op. cit._, pp. 137 segg.
[227] _Il Parini, ovvero della gloria_, cap. IV; _Prose_, pp. 189-90.
[228] _Ibid._, pp. 191-2.
[229] _Ibid._, cap. III, p. 184.
[230] _Epistol._, vol. I, p. 270.
[231] _Lettere scritte a Giacomo Leopardi dai suoi parenti_, p. 148.
[232] Vedi una lettera di Giacomo del 5 febbrajo 1823: _Epist._, vol.
I, p. 407.
[233] Il Preyer capovolse la formola, riconoscendo nell'aritmetica un
esercizio musicale.
[234] _Vom Musikalisch-Schönen_, 1ª ediz., Lipsia, 1854; 7ª, 1885. Cf.
PANZACCHI, _Nel mondo della musica_, Firenze, 1895. pp. 3-37.
[235] Vedila discussa dal FECHNER, _Op. cit._, parte I, pp. 158 segg.
[236] _Die Welt als Wille und Vorstellung_, vol. I, pp. 309-13; vol.
II, pp. 511, 512, 523.
[237] _La vita solitaria._
[238] L'AMIEL, le cui somiglianze morali col Leopardi non sono nè poche
nè lievi, lasciò scritto (_Fragments d'un journal intime_, 7ª ediz.
Ginevra, 1897, volume II, p. 77): «Ce matin, les accens d'une musique
de cuivre, arrêtée sous mes fenêtres, m'ont ému jusqu'aux larmes.
Ils avaient sur moi une puissance nostalgique indéfinissable. Ils me
faisaient rêver d'un autre monde, d'une passion infinie et d'un bonheur
suprême. Ce sont là les échos du paradis, dans l'âme, les ressouvenirs
des sphères idéales dont la douceur douloureuse enivre et ravit le
cœur».
[239] Lett. 5 febbrajo 1823; _Epistol._, vol. I, p. 408.
[240] Lett. alla sorella Paolina, 18 maggio 1827; _Epistol._, vol. II,
p. 208.
[241] Lett. alla sorella Paolina, 7 luglio 1827; _Epistol._, vol. II,
p. 221.
[242] Il PATRIZI, _Op. cit._, p. 142, vede in questi desiderii e
giudizii del poeta un segno dell'abituale stanchezza e debolezza di
lui. Non a torto, credo; ma errerebbe, parmi, chi non volesse vedervi
altro. Quei giudizii e quei desiderii hanno anche una ragione estetica.
[243] Cap. IV; _Prose_, pp. 193-4. Confrontisi con alcune ingegnose
pagine del BOURGET intitolate _Paradoxe sur la musique_ in _Études et
Portraits_, Parigi, 1889, vol. I.
[244] Vedi ARRÉAT, _Mémoire et imagination_, Parigi, 1895, pp. 60-1.
I De Goncourt affermarono che anche il Lamartine ebbe la musica in
orrore, ma si può dubitare della verità della loro affermazione. Vedi,
per non dir altro, il commento con cui lo stesso Lamartine accompagnò
la poesia intitolata _Encore un hymne_, nelle _Harmonies poétiques et
religieuses_.
[245] _Purgat._, II, 107-11.
[246] _Lettere famigliari_, l. XIII, lett. 8; volgarizzamento di G.
Fracassetti.
[247] L. I, dial. 23, _De cantu et dulcedine a musica_.
[248]
Music! oh, how faint, how weak,
Language fades before thy spell!
[249]
I pant for the music which is divine,
My heart in its thirst is a dying flower.
[250] _L'Adone_, c. VII. st. I.
[251] COMBARIEU, _Les rapports de la musique et de la poésie
considérées au point de vue de l'expression_, Parigi, 1894, pp. XV,
XXI.
[252] _Ibid._, p. 284.
[253] «Manzoni pensava che dal modo di declamare i versi, esagerando
alquanto l'inflessione della pronuncia che ne indica l'espressione, si
poteva cavarne embrioni di motivi atti a musicarsi. E recitava a quel
modo per dimostrazione alcune strofette del Metastasio». _Alessandro
Manzoni, la sua famiglia, i suoi amici_, appunti e memorie di S.
S(TAMPA) (figliastro del poeta), Milano, 1885-9, vol. II, p. 423.
[254] _L'art de la lecture_, 43ª ediz., Parigi, s. a., p. 124.
[255] Lett. al fratello Carlo, 6 gennajo 1823; _Epistol._, vol. I, p.
390.
[256] RANIERI, _Op. cit._, p. 40.
[257] _Op. cit._, p. 54.
[258] Lett. al Giordani, 30 aprile 1817; _Epistol._, vol. I, p. 61.
[259] Cap. IV; _Prose_, pp. 191-2.
[260] _Le ricordanze._
[261] Lo Chateaubriand fece esperienza del contrario. «Aujord'hui je
m'aperçois que je suis moins sensible à ces charmes de la nature.....
Quand on est très-jeune, la nature muette _parle_ beaucoup, parce
qu'il y a surabondance dans le cœur de l'homme.....: mais dans un âge
plus avancé, lorsque la perspective que nous avions devant nous passe
derrière, que nous sommes détrompés sur une foule d'illusions, alors
la nature seule devient plus froide et moins _parlante, les jardins
parlent peu_. Il faut, pour qu'elle nous intéresse encore, qu'il s'y
attache des souvenirs de la société, parce que nous suffisons moins à
nous-mêmes.....». (_Souvenirs d'Italie, d'Angleterre et d'Amérique_,
Londra, 1815, vol. I, pp. 23-4).
[262] Un'altra eccezione molto notabile alla regola comune ci è
offerta da un poeta francese della prima metà di questo secolo, morto
giovanissimo, e rimasto per lungo tempo pressochè ignoto, Maurizio De
Guérin. Come il Leopardi, questi ebbe orror della folla, amò la natura
con sensitività femminea e virginale, solo allora felice quando, vinto
da una specie di languor delizioso, poteva abbandonarsi tra le braccia
e nel grembo di lei. Lasciò scritte, fra le altre, queste parole:
«Quitter la solitude pour la foule, les chemins verts et déserts
pour les rues encombrées et criardes où circule pour toute brise un
courant d'haleine humaine chaude et empestée; passer du quiétisme à la
vie turbulente, et des vagues mystères de la nature à l'âpre réalité
sociale, a toujours été pour moi un échange terrible, un retour vers
le mal et le malheur». (_Journal, lettres et poèmes_, nuova edizione,
Parigi, 1864, p. 92). Il sentimento di questo poeta per la natura
somiglia a quel del Leopardi sotto più di un aspetto, ma ne differisce
anche non poco, perchè dà luogo, assai più che quello del Leopardi
non faccia, alle impressioni distinte, particolari e minute. Noto di
passata che l'amore della solitudine e l'amore della natura andavano
insieme congiunti nei seguaci del Budda.
[263] _Epistol._, vol. I, p. 253.
[264] _De la littérature considérée dans ses rapports avec les
institutions sociales_, parte prima, cap. V.
[265] Vedi _La vita solitaria_.
[266] _Dialogo di Timandro e di Eleandro, Prose_, p. 361.
[267] _Il primo amore._
[268] _A Silvia._ Il DE MUSSET, nella _Confession d'un enfant du
siècle_, cap. IV: «Je passais la journée chez ma maîtresse; mon grand
plaisir était de l'emmener à la campagne durant les beaux jours de
l'été, et de me coucher près d'elle dans les bois, sur l'herbe ou sur
la mousse, le spectacle de la nature dans sa splendeur ayant toujours
été pour moi le plus puissant des aphrodisiaques». Per contro la natura
guarì dall'amore il Ruskin: e in qual modo? empiendolo tutto di sè
e di sè sola; suggerendogli, non solo una dottrina dell'arte, ma una
morale, una sociologia, una religione e persino, starei per dire, una
metafisica.
[269] _L'infinito._
[270] _La vita solitaria._
[271] Nella poesia intitolata _La vache_.
[272] Vedi intorno alle origini e alla diffusione di quel gusto
FRIEDLAENDER, _Ueber die Entstehung und Entwicklung des Gefühls für das
Romantische in der Natur_, Lipsia, 1873; BIESE, _Die Entwickelung des
Naturgefühls im Mittelalter und in der Neuzeit_, Lipsia, 1888, cap. XI,
_Das Erwachen des Gefühls für das Romantische_, pp. 322-57.
[273] «Strong, pure nature-feeling leads to accurate and minute
observation». VEITCH, _The Feeling for Nature in Scottish Poetry_,
Edimburgo e Londra, 1887, vol. I, p. 17.
[274] Il PATRIZI, _Op. cit._, p. 137, dice che «nel Leopardi il
sentimento della natura era avvinto ad idee e non ad imagini». Direi:
poco ad immagini, molto a idee e moltissimo ad affetti.
[275] Circa alla parte importantissima che spetta all'associazione
nelle impressioni che gli spettacoli naturali producono in noi, vedi
FECHNER, _Op. cit._, parte 1ª, pp. 123 segg.
[276] MAURIZIO DE GUÉRIN (_Op. cit._, p. 34): «Si l'on pouvait
s'identifier au printemps..... se sentir à la fois fleur, verdure,
oiseau, chant, fraîcheur, élasticité, volupté, sérénité!» L'AMIEL,
(_Op. cit._, vol. II, p. 18): «Dans ces états de sympathie universelle,
j'ai même été animal et plante, tel animal donné, tel arbre présent».
[277] _La vita solitaria._
[278] _La quiete dopo la tempesta._
[279] _La sera del dì di festa._
[280] Forma parte di quello che il poeta intitolò _Supplemento
generale a tutte le mie carte; Appendice all'Epistolario e agli Scritti
giovanili_, a cura di Prospero Viani, Firenze, 1878, p. 238.
[281] _La sera del dì di festa._
[282] Tra le poesie del LONGFELLOW n'è una intitolata _Daylight and
moonlight_. Il poeta dice d'aver letto, durante il giorno, un mistico
canto, e di non averne quasi riportata impressione; d'averlo riletto in
tempo che la luna, _simile a uno spirito glorificato, empieva la notte
e l'innondava delle rivelazioni della sua luce_, e d'esserselo allora
sentito risonar nella mente come una musica.
Night interpreted to me
All its grace and mystery.
Il LAMARTINE (_Poésie ou paysage dans le golfe de Gênes_, nelle
_Harmonies poétiques et religieuses_):
Ah! si j'en crois mon cœur et ta sainte influence,
Astre ami du repos, des songes, du silence,
Tu ne te lèves pas seulement pour nos yeux;
Mais, du monde moral flambeau mystérieux,
A l'heure où le sommeil tient la terre oppressée,
Dieu fit de tes rayons le jour de la pensée.
L'AMIEL (_Op. cit._, vol. II, pp. 165-6): «Rêvé longtemps au clair
de lune qui noie ma chambre de ses rayons pleins de mystère confus.
L'état d'âme où nous plonge cette lumière fantastique est tellement
crépusculaire lui-même que l'analyse y tâtonne et balbutie. C'est
l'indéfini, l'insaisissable, à peu près comme le bruit des flots formé
de mille sons mélangés et fondus. C'est le retentissement de tous les
désirs insatisfaits de l'âme, de toutes les peines sourdes du cœur,
s'unissant dans une sonorité vague qui expire en vaporeux murmure.
Toutes ces plaintes imperceptibles qui n'arrivent pas à la conscience
donnent en s'additionnant un résultat, elles traduisent un sentiment de
vide et d'aspiration, elles résonnent mélancolie. Dans la jeunesse, ces
vibrations éoliennes résonnent espérance: preuve que ces mille accents
indiscernables composent bien la note fondamentale de notre être et
donnent le timbre de notre situation d'ensemble».
[283] Lo SHELLEY, nella poesia intitolata _A calm Winter Night_:
Heaven's ebon vault,
Studded with stars unutterably bright,
Through which the moon's unclouded grandeur rolls.
[284] _Alla luna._
[285] _La vita solitaria._
[286] _Il lume della luna ossia l'origine dell'ellera._
[287] _Alla luna._
[288] _An den Mond_:
Füllest wieder Busch und Thal
Still mit Nebelglanz,
Lösest endlich auch einmal
Meine Seele ganz.
Breitest über mein Gefild
Lindernd deinen Blick,
Wie des Freundes Auge mild
Ueber mein Geschick.
[289] _Bruto Minore._
[290] _Ultimo canto di Saffo._
[291] _Canto notturno di un pastore errante dell'Asia._
[292] _Al conte Carlo Pepoli._
[293] _Ultimo canto di Saffo._
[294] Se ne ha la prova nel terzo libro dell'opera sua principale.
«Wie ästhetisch ist doch die Natur», esclama egli in un luogo (Vol. II,
_Ergänzungen_, cap. 33, p. 462).
[295] _Op. cit._, vol. I, § 38, pp. 232-3.
[296]
Non fra sciagure e colpe,
Ma libera ne' boschi e pura etade
Natura a noi prescrisse,
Reina un tempo e Diva.
(_Bruto Minore_).
Oh contra il nostro
Scellerato ardimento inermi regni
Della saggia natura! I lidi e gli antri
E le quiete selve apre l'invitto
Nostro furor: le violate genti
Al peregrino affanno, agl'ignorati
Desiri educa; e la fugace ignuda
Felicità per l'imo sole incalza.
(_Inno ai patriarchi_).
[297] _Bruto Minore._
[298] _Sopra un basso rilievo antico sepolcrale_, ecc.
[299] _Il risorgimento._
[300] _La ginestra._ Vedasi, tra le prose, il _Dialogo di un folletto e
di uno gnomo_, e il _Dialogo della natura e di un Islandese_.
[301] _A Silvia._
[302] _Sopra un basso rilievo_, ecc.
[303] _La vita solitaria._
[304] _La sera del dì di festa._
[305] _Il sogno._
[306] _A sè stesso._
[307] _Palinodia al marchese Gino Capponi._
[308] _La ginestra._
[309] _La quiete dopo la tempesta._
[310] _La ginestra._
[311] _Palinodia_ ecc.
[312] _Aspasia._
[313] _Le ricordanze._
[314] _A sè stesso._
[315] _Alla primavera o delle favole antiche._
[316] _Ibid._
[317] _Le pèlerinage d'Harold._
[318] _Il risorgimento._
[319] _Sopra un basso rilievo_ ecc.
[320] Il Leopardi nella _Ginestra_:
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Ch'alla formica.
[321] _La maison du berger._ In un luogo del suo giornale il poeta
chiama stupida la natura. L'AMIEL, dopo aver prodigato alla natura
i più teneri nomi, finisce a scrivere (_Op. cit._, vol. II, p. 78):
«Certes la Nature est inique, sans probité et sans foi».
[322] «Dans ces bouleversements qui désolent la nature, il y a un baume
pour les plaies du cœur». NODIER, _Le peintre de Saltzbourg, Romans_,
Parigi, 1884, pag. 26.
[323] _Obermann_, ediz. cit., pp. 510-4.
[324] Nella poesia _An die Natur_:
Da der Jugend goldne Träume starben,
Starb für mich die freundliche Natur.
[325]
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
[326] _Prose_, pp. 246-8.
[327] _Amore e morte._
[328] _Cantico del gallo silvestre; Prose_, p. 336.
[329] Il buddistico Mâra è, a un tempo stesso, il principe dei piaceri
del mondo e il principe della morte, colui che seduce ed uccide.
[330] _Paradise Lost_, l. X, vv. 249-51.
[331] Alcun che di simile si ha pure in un racconto ebraico. Qui viene
opportuno il ricordo della famosa incisione di Alberto Dürer, dove si
vede effigiato un cavaliere che, senza dar segno alcuno di terrore, si
trova preso fra il diavolo da una parte e la morte da un'altra.
[332] Vedi AUGUSTO CESARI, _La morte nella Vita Nuova_, Bologna, 1892,
pagine 11-12.
[333] _Il Canzoniere annotato e illustrato da_ Pietro Fraticelli,
Firenze, 1861, pp. 115 e segg.
[334] _Trionfo della fama_, cap. I, secondo la volgata.
[335] _Vita nuova_, cap. XXIII. Cf. l'opuscolo del Cesari testè citato.
[336] Sonetti: _Non può far Morte il dolce viso amaro_, e _Spirto
felice che sì dolcemente; Trionfo della Morte_, c. I.
[337] _Kinder-und Hausmärchen_, N. 44.
[338] Per il prolungamento di questa poetica tradizione nel secolo
XVI vedi CESAREO, _Nuove ricerche su la vita e le opere di Giacomo
Leopardi_, Torino, 1893, pp. 64-8.
[339] Ma non ai tempi d'Omero. Achille nell'Hades confessava ad Ulisse
che avrebbe piuttosto voluto essere un bifolco sopra la terra che il re
delle ombre sotterra.
[340] Vedi I. DELLA GIOVANNA, _L'uomo in punto di morte e un dialogo di
Giacomo Leopardi_, Città di Castello, 1892.
[341] _Amore e morte._ Circa il sentimento di beatitudine che
l'uomo può provare in sul punto della morte vedi: EGGER, _Le moi des
mourants_; SOLLIER, MOULIN, KELLER, _Observations sur l'état mental des
mourants; Revue philosophique_, anno 1896, vol. 1.
[342] Sonetti: _Alma felice, che sovente torni; Discolorato hai, Morte,
il più bel volto; Nè mai madre pietosa al caro figlio; Se quell'aura
soave de' sospiri; Levommi il mio pensier in parte ov'era; Vidi fra
mille donne una già tale; Tornami a mente, anzi v'è dentro, quella;
Dolce mio caro e prezioso pegno; Deh qual pietà, qual angel fu sì
presto; Del cibo onde 'l Signor mio sempre abbonda; Ripensando a
quel ch'oggi il cielo onora; L'aura mia sacra al mio stanco riposo_.
Canzone: _Quando il soave mio caro conforto_.
[343] Cito dall'edizione curata dal Mestica, _Le rime di Francesco
Petrarca restituite nell'ordine e nella lezione del testo originario_,
Firenze, 1896.
[344] _Die Welt als Wille und Vorstellung_, vol. II, (_Ergänzungen_),
cap. 44, pagina 609.
[345] Per più particolari vedi DE RIDDER, _De l'idée de la mort en
Grèce à l'époque classique_, Parigi, 1897.
[346] _A sè stesso._
[347] Lett. 26 luglio e 17 dicembre 1819; _Epistol._, vol. I, pp.
208, 243. In molt'altre sue lettere manifesta il Leopardi propositi
di suicidio. Lett. al fratello Carlo, luglio 1819 (_Epistol._, vol. I,
p. 212); al Brighenti, 7 aprile 1820 (p. 263); allo stesso, 21 aprile
1820 (p. 264); al Perticari, 30 marzo 1821 (p. 324); al Melchiorri, 19
dicembre 1823 (p. 485); ad Adelaide Maestri, 24 giugno 1828 (vol. II,
p. 305); al De Sinner, 24 dicembre 1831 (p. 448).
[348] Con argomenti che molto somigliano a quelli di Obermann.
Confrontinsi con gli argomenti di Werther e di Jacopo Ortis.
[349] _Canto notturno_ ecc., ultimo verso.
[350] _La quiete dopo la tempesta_, ultimi due versi.
[351] Nella poesia intitolata _Le Gouffre_. Questo medesimo sentimento
espresse il Baudelaire in molti altri suoi versi. Confrontisi con la
_Comédie de la mort_ di Teofilo Gautier.
[352] _Il pensiero dominante._
[353] Lett. al Giordani; _Epistol._, vol. I, p. 240.
[354] _Amore e morte._
[355] _Cantico del gallo silvestre_, l. cit.
[356] _Sopra un basso rilievo antico sepolcrale_ ecc.
[357] _Ibid._
[358] _Il sogno._
[359] _A Silvia._
[360] _Il sogno._
[361] _Sopra un basso rilievo_ ecc.
[362] _Sopra il ritratto di una bella donna_ ecc.
[363] _A Silvia._
[364] La nota poetessa francese Luisa Ackermann, in un lungo e bello
componimento intitolato _L'Amour et la Mort_, ritrasse il contrasto
dell'Amore e della Morte, quello desideroso di eternità, questa
accelerante la fine; quello creator della vita, questa di ogni vita
distruggitrice.
[365] _Detti memorabili di Filippo Ottonieri_, capp. IV e VI; _Prose_,
pp. 283-4, 293; e altrove.
[366] _Pensieri_, XXX. Cf. _Detti memorabili_, cap. V; _Prose_, p. 288.
[367] _Ad Angelo Mai._
[368] _Inno ai patriarchi, o dei principii del genere umano._
[369] Lett. al De Sinner, 24 dicembre 1831; _Epistol._, vol. II, p. 450.
[370] Lett. al Melchiorri, 3 ottobre 1825; _Epistol._, vol. II, p. 27.
Era il tempo in cui veniva preparando per l'editore milanese Stella
una edizione latina e un'altra latina e italiana di tutte le opere di
Cicerone.
[371] Lett. allo Stella, 12 marzo 1826; _Epistol._, vol. II, p. 111.
[372] Lett. al Melchiorri testè citata, _l. cit._
[373] Lett. al padre, 3 luglio 1826; _Epistol._, vol. II, p. 149.
[374] _Opere inedite di Giacomo Leopardi pubblicate sugli autografi
recanatesi da_ Giuseppe Cugnoni, Halle, 1878-80, vol. II, pp. 369, 374.
[375] Tra le carte del poeta, lasciate dal Ranieri, è una _Canzone
sulla Grecia_; ma non se ne conosce altro che il titolo, ed anzi
potrebbe darsi non ve ne fosse altro che l'argomento. Vedi CAMILLO
ANTONA-TRAVERSI, _Il catalogo de' manoscritti inediti di Giacomo
Leopardi sin qui posseduti da Antonio Ranieri_, Città di Castello,
1889, p. 19. Potrebbe darsi fosse tutt'uno con quella di cui lasciò
ricordo in altra sua scheda il poeta (vedi _Appendice all'epistolario e
agli scritti giovanili_, p. 239); nel qual caso avrebbe contenuto una
esortazione ai principi, perchè si commovessero ai casi della _povera
Grecia_, e un ricordo dei fatti di Parga.
[376] _Opere_, Milano, 1854-63, t. IV, p. 414.
[377] _Del rinnovamento letterario in Italia_, in _Bozzetti critici e
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