Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 07

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notte dei venti mandò il generale Gray con due colonnelli di gente
scelta, ed alcuni fanti leggieri a sorprendere l'inimico. Governò Gray
l'impresa con molta prudenza e celerità. Passando per tragetti arrivò a
un'ora della mattina inosservato vicino al campo di Wayne, e, oppresse
le prime sentinelle morte, che stavano alle vedette, si avventò,
marciando i suoi soldati al lume dei fuochi che accesi avevano, contro i
nemici sonnacchiosi e spaventati. In mezzo a quel buio ne fu fatta
grande strage colle baionette. Perdettero gli Americani molta gente con
le bagaglie, le armi e le munizioni. Sarebbero anche stati maggiormente
consumati, e forse tutta la schiera stata sarebbe tagliata a pezzi, se
non che risentitosi finalmente il campo de' repubblicani, e Wayne non
punto smarritosi in quell'estremo frangente, furon in fretta posti in
ordinanza alcuni pochi reggimenti, i quali valorosamente difendendosi
fecero retta contro l'impeto del nemico, sicchè le altre genti ebbero
facoltà di potersi salvare. La perdita degl'Inglesi fu di poco o niun
rilievo. Mentre così si combatteva nella selva allo scuro, Smallwood,
che veniva per congiungersi con Wayne, già era pervenuto ad un miglio
vicino al campo di battaglia. E se avesse guidato soldati più valorosi
che quelli non erano, che il seguitavano, avrebbe potuto far in modo,
che i vincitori si cambiassero in vinti. Ma quelle milizie, le quali,
pei romori che correvano nel paese, già stavano coll'animo molto
sollevato, udito prima un po' di strepito, e poi vedute comparire alcune
frotte di nemici, che perseguitavano le genti di Wayne, non istettero
più ad udire o veder altro; ma incontanente si difilarono in rotta.
Assicuratosi con questa vittoria il generale inglese alle spalle, si
consigliò di volere, o sforzar l'Americano di venirne ad una battaglia
giudicata, od allontanarlo talmente da Filadelfia, che, passato
improvvisamente lo Schuyl-kill, potesse alla sicura volgersi a dritta,
ed andare ad impadronirsi di questa città. A questo fine iva aggirandosi
con varie mosse sulla destra del fiume, molto opportune per far credere
a Washington, che l'intento suo fosse di marciare all'insù, e passato il
fiume là, dov'era meno grosso, e più facilmente guadoso, spuntar l'ala
sua dritta, ed impadronirsi dei magazzini pieni di vettovaglie e di
armamento, che si erano fatti a Reading. Per opporsi ad un tanto danno
l'Americano ritrasse il suo esercito più in su, ed andò a por gli
alloggiamenti a Pottsgrove. La qual cosa intesa, Howe varcò
improvvisamente, e senza resistenza alcuna con tutto l'esercito lo
Schuyl-kill in due luoghi a Gordon-ford, e più sotto a Fat-land-ford. La
notte dei 23 tutto l'esercito inglese alloggiò sulla sinistra riva del
fiume, trovandosi tra l'esercito di Washington e la città di Filadelfia.
Questa città non aveva più difesa alcuna, e già dovevasi riputare, come
se venuta fosse in balìa degl'Inglesi, seppure il generale americano non
si determinava a cimentarsi in una battaglia giudicata. Ma egli
consigliandosi più colla prudenza, che coi desiderj e le vociferazioni
dell'universale, si astenne dal venirne a questo fatale sperimento,
giudicando, temerario e precipitoso partito fosse il pericolare lo stato
dell'America all'incerto esito di una campale giornata. Aspettavansi di
breve le restanti genti di Wayne e di Smallwood, gli stanziali da
Peek's-hill, e le bande paesane della Cesarea sotto i comandamenti del
generale Dickinson. Erano i soldati non istracchi, ma rifiniti dalle
continue mosse, dalle malvage strade, dalla fame, da ogni spezie di
patimenti. Fatta una Dieta, e considerata la condizione dell'esercito,
tutti deliberarono di rimanersene nei presenti alloggiamenti per
concedere qualche riposo alle logore genti, e dar tempo, arrivassero gli
aiuti, che di già erano vicini. Deliberò Washington di procedere in ogni
cosa con modo cauto e circospetto per prender poi quelle occasioni, che
Dio per la gloria della pia impresa, e per lo bene della repubblica gli
avesse posto innanzi. Così fu abbandonata del tutto Filadelfia, come
sicura preda del nemico.
Quando si ebbero in questa città le nuove della dirotta pioggia, che
nella giornata dei sedici aveva impedito i due eserciti dal venirne alle
mani, e costretto l'Americano a ritirarsi sulla sinistra dello
Schuyl-kill, si era sciolto il congresso, aggiornandosi il giorno
venzette a Lancastro. Si votarono nel medesimo tempo con grandissima
sollecitudine i magazzini, e gli archivj pubblici, ed il navilio, che
presso la vicina spiaggia era sorto, si ritrasse alle parti superiori
della Delawara. Si sostennero venti e più gentiluomini, la maggior parte
della generazione dei Quaccheri, scopertisi nemici allo Stato, non
volendo essi, richiesti, fare il giuramento di leanza. Si mandarono a
confine a Stanton di Virginia. Il congresso concedette a Washington,
poichè egli aveva eccitalo tale concetto della sua virtù, che pareva,
che in lui sicuramente riposar potessero le speranze della repubblica,
la stessa autorità dittatoria, che gli era stata concessa dopo le rotte
della Cesarea. Poscia, crescendo ogni ora più il romore della venuta
degl'Inglesi, abbandonò del tutto la città. Lord Cornwallis il giorno
ventisei di settembre entrò in Filadelfia con una coda di granatieri
inglesi ed essiani. Il rimanente esercito si lasciò alle stanze di
Germantown. Così venne la ricca e popolosa città di Filadelfia, capo di
tutta la lega, dopo un aspro conflitto, e dopo molti non meno bene
considerati, che penosi avvolgimenti dei due eserciti, in poter dei
reali, nella quale i Quaccheri, che rimasti vi erano, e tutti gli altri
leali gli ricevettero con grandissime dimostrazioni di allegrezza.
Washington calandosi giù per la sinistra sponda dello Schuyl-kill si
avvicinò a diciotto miglia di Germantown, e pose gli alloggiamenti a
Shippach-creek, avendo nell'animo di accomodare quindi i suoi consiglj
ai progressi delle cose.
Insignoritisi gl'Inglesi della città di Filadelfia, dalla perdita della
quale gli Americani non solo non si sgomentarono tanto, quanto quelli si
erano dati a credere dover avvenire, ma ancora non si perdettero d'animo
nè punto, nè poco, applicarono tosto l'animo a piantar batterie sulla
Delawara per signoreggiare tutta la larghezza del fiume, proteggere la
città da ogni insulto per la via dell'acqua, ed interrompere a'
repubblicani la navigazione dalle parti basse alle alte, e dalle alte
alle basse. Mentre stavano in tal modo gl'Inglesi lavorando alle
batterie, gli Americani colla fregata la Delawara sorta a cinquecento
passi di distanza, e con altri legni minori incominciarono a fulminare
colle artiglierie loro i palaiuoli e maraiuoli; dal che ne ricevettero
essi nelle imperfette trincee, e la città stessa molto danno. Ei pare
però che non abbiano saputo acconciamente giovarsi di quella pratica,
che avevano dei luoghi nel fiume, dimodochè alla decrescente la fregata
rimase nelle secche, e non si potè rimettere a galla. Della qual cosa
accortisi gl'Inglesi, incominciarono a trarle contro colle artiglierie,
e ciò fecero tanto aggiustatamente, che, abbassata la tenda, si arrendè.
Poscia colle medesime artiglierie fecero allontanare e rifuggire all'in
su le altre navi minori con perdita di un giunco, che andò a traverso
sulla riva.
Avevano gli Americani, dubitando di quello che avvenne, cioè di non
poter preservare Filadelfia, interrotto con ogni maniera d'impedimenti
il corso della navigazione per la Delawara, affinchè l'armata inglese
non potesse per la via del fiume alcuna comunicazione avere
coll'esercito, che fosse entrato in quella città. Sapevano che quello di
Washington sarebbe per l'accostamento di nuove genti fra poco tempo
ingagliardito, e che allora correndo il paese avrebbe impedito le
vettovaglie agl'Inglesi. Dal che ne sarebbe nato, che quando non
avessero la facoltà del cibarsi per la via del fiume, sarebbero fra
breve stati costretti ad abbandonarla. A questo fine avevano costrutto
un Forte, e piantato artiglierie su di una isola piana, bassa e
maremmana, o per meglio dire uno scanno di mota e di sabbia posto a
rincontro delle bocche dello Schuyl-kill nella Delawara, la quale dalla
natura sua chiamano Mud-island, che vuol dire Isola della Mota. Sulla
opposta riva della Cesarea in luogo chiamato Red-bank avevano rizzato un
altro simil Forte, e munitolo di grosse artiglierie. In mezzo poi alle
acque navigabili del fiume avevano affondato parecchie file di quei
triboli tra l'un Forte e l'altro, dei quali già altre volte abbiam
favellato. Tre miglia più sotto avevano parimente ficcato altre
somiglianti file di triboli, e sulla vicina riva della Cesarea in un
sito chiamato punta di Billing fatto larghe trincee, le quali,
quantunque ancora non fossero a fine condotte, potevan però, già
guernite di artiglierie essendo, grandemente noiare il nemico, che si
attentasse di scostare dal luogo loro i triboli. Sopra poi, e presso
all'una e l'altra fila di questi triboli, stanziavano molte galere
fornite di grossi cannoni, due batterie galleggianti, e molti altri
legni minori, tutti bene armati con alcuni brulotti.
Conoscevano gl'Inglesi di quanta importanza fosse l'aprirsi la via
libera al mare per mezzo della Delawara; poichè le cose loro non
potevano mai riputarsi quiete e sicure, mentrechè le genti del nemico
avessero qualche ricetto sulle rive del fiume; ed andavano avvisando i
mezzi da poter ottenere prestamente questo fine. Già fin dal dì, che
avevano vinto la giornata di Brandywine, Lord Howe, che comandava a
tutta l'armata, aveva dirizzato il corso alle bocche di quel fiume, e di
già vi erano giunte alcune navi più sottili, e tra le altre il Roebuck,
condottevi dal Capitano Hammond. Fece questi sentire al generale Howe,
che, ov'ei mandasse una buona presa di genti ad assaltare sulle rive
della Cesarea il Forte della punta di Billing, facil cosa era il
conquistarlo; e che in tal caso gli bastava la vista di aprire un varco
alle navi tra le file dei triboli. Approvato il consiglio, mandò il
generale a questa fazione, il colonnello Stirling con due reggimenti.
Varcato il fiume a Chester, e posto piede sulle terre cesariane si avviò
rattamente ad assalir il Forte a ritroso. Gli Americani, credendosi di
non poter sostenere il nemico, che veniva di rovescio, precipitosamente
lo abbandonarono, non senza però aver prima chiodate le artiglierie, ed
arse le baracche. Entrati dentro gl'Inglesi guastarono il tutto, e
massimamente quei bastioni, che fronteggiavano il fiume. Assicurato in
tal modo dalle offese, che poteva ricevere dalle parti di terra,
Hammond, dimostrandosi in ciò prontissime le ciurme delle sue navi,
procedette alla difficil opera di aprir la via a traverso dei triboli.
Nel che tanto fece, e tanto s'affaticò, che finalmente, cansatone
alcuni, ed altri cavatone, riuscì nel suo intento. Aprì adunque uno
stretto callone per le file inferiori dei triboli, pel quale potevano,
sebbene non senza molta difficoltà, le navi inglesi passare, e recarsi
contro le file superiori, l'Isola della Mota ed il Red-bank.
Ritornarono, compiuta la spedizione loro, i due reggimenti dello
Stirling a Chester, dove venne a trovargli un altro mandatovi apposta,
acciocchè tutti e tre fossero di sufficiente convoglio ad una grossa
quantità di vettovaglie, che si dirizzavano al campo.
In questo mezzo Washington, il quale dimorava tuttavia nel suo campo di
Shippach-creek, avuto intenzione, che Howe aveva indebolito il suo
esercito coll'aver mandato i tre reggimenti alle raccontate fazioni, e
per aver lasciato Cornwallis con quattro battaglioni di granatieri, come
presidio in Filadelfia, giudicò, che questa fosse una occasione da non
ne aspettar un'altra. Si risolvette perciò a volersi valere
dell'opportunità, assaltando improvvisamente l'esercito britannico, che
stava accampato ne' suoi alloggiamenti di Germantown. Al qual partito
tanto più confidentemente si accostò, che già aveva ricevuto i rinforzi
di Peek's-hill, e le cerne della Marilandia.
Alloggiava l'esercito britannico in Germantown, grosso borgo posto a
dodici miglia distante da Filadelfia sullo stradone, che da questa città
guida alle parti di tramontana. Esso è sì fattamente edificato, che
molto stretto essendo, si distende in lunghezza da una parte e
dall'altra dello stradone per lo spazio di due miglia. Il campo poi
delle genti regie era in tal modo ordinato, che la fila traversava ad
angoli retti il borgo, distendendosi l'ala sinistra sino allo
Schuyl-kill, e la dritta fuori del borgo medesimo un pezzo verso
levante. A fronte di quella un po' più in su verso il campo americano
alloggiavano, come quasi una prima schiera, i fanti ed i corridori
tedeschi armati alla leggiera; ed in fronte alla seconda un battaglione
di fanti leggieri inglesi coi corridori della reina. La battaglia poi,
che stanziava dentro il borgo, era guardata pure da fronte dal
quadragesimo, e da un altro battaglione di fanti leggieri, i quali
stanziavano in capo alla Terra a tre quarti di miglia innanzi.
Washington si risolvette a voler attaccar la giornata improvvisamente
coll'inimico, sperando, che, se lo potesse rompere, trovandosi quello
non solo lontano, ma ancora separato affatto dal suo navilio, avrebbe
potuto condurlo ad un totale sterminio. Ordinò le sue genti in modo, che
gli squadroni di Sullivan e di Wayne, fiancheggiati dalla brigata del
Conway, dovessero, assaltando il fianco dritto dell'ala sinistra e la
battaglia inglese, entrare dentro la Terra per la via principale di
Chesnut-hill; gli squadroni di Greene e di Stephens, fiancheggiati dalla
brigata di Macdougall, dato una giravolta verso levante, fossero per
attaccar il fianco sinistro dell'ala dritta, e, rottala, entrassero da
lato per la via delle fornaci da calce. L'intendimento di Washington
era, che impadronitosi con questo doppio sforzo di Germantown, venissero
separate e disgiunte l'una dall'altra le due ali dell'esercito inglese;
la qual cosa gli avrebbe dato una compiuta vittoria. Perchè poi il
fianco sinistro dell'ala sinistra inglese non potesse, ristringendosi,
correre in soccorso del destro, comandò, che il generale Armstrong colle
milizie della Pensilvania girasse verso lo Schuyl-kill, e, scendendo per
la sinistra riva di questo fiume, minacciasse e di costa ed alle spalle
quel fianco. Istessamente, acciocchè il fianco destro dell'ala destra
dell'esercito britannico non potesse andar in aiuto del sinistro, il
quale stanziava presso le mura del borgo, fece volteggiare a levante i
generali Smallwood e Foreman colle milizie marilandesi e cesariane,
acciò comparsi improvvisamente alle spalle del fianco destro, e lo
tenessero a bada, e lo disordinassero. Gli squadroni del lord Stirling,
e le brigate dei generali Nash e Maxwell stavano alle riscosse.
Schierato adunque nel modo che si è detto l'esercito repubblicano,
commise Washington, che si toccasse la levata. Perilchè, lasciati gli
alloggiamenti di Shippach-creek, marciarono contro i reali la sera dei
tre ottobre alle ore sette. I corridori battevano le strade per
intraprendere chiunque avrebbe potuto portar le nuove dell'imminente
assalto al capitano britannico. Washington istesso accompagnava di
persona lo squadrone di Sullivan e di Wayne. Procedevano fra l'oscurità
della notte tacitamente e velocemente. Alle tre della mattina dei
quattro le prime scolte inglesi diedero al grosso delle genti l'avviso
di quello ch'era. Tosto il campo si risentì, e vi si diè all'armi;
ognuno andava a pigliare il suo posto con molta fretta, e non senza
qualche disordine, essendo la cosa improvvisa. Gli Americani
sopraggiungevano a levata di sole. Cacciate da Conway le prime scolte,
si avventavano a slancio contro il battaglione dei fanti leggieri.
Contrastavano questi valorosamente un pezzo; ma finalmente sopraffatti
dal numero furono espugnati. Gli Americani, perseguitandogli, gli
rincacciarono nel villaggio. La fortuna pareva in quella prima giunta
dar favore alla impresa loro: e certamente, se si fossero fatti padroni
di tutta la Terra, avrebbero ottenuto una segnalata vittoria. Ma in
questo mentre il luogotenente colonnello Musgrave con sei compagnie si
era riparato dentro di una casa forte e grossa, situata in capo alla
Terra, e di ella facendo fioccare sugli assalitori le archibusate,
impediva loro di recarsi più avanti. Diedero gli Americani furiosamente
la battaglia a questo inaspettato nido del nemico; ma quei di dentro
continuarono a difendersi risolutamente. Accostarono i cannoni per
batterla; ma tale era l'intrepidezza dei soldati del Musgrave, e la
spessezza dei tiri loro, che non si potè far frutto alcuno.
Mentre così si travagliava in questa parte, la colonna sottoposta
all'obbedienza di Greene si avvicinava all'ala destra inglese, e
azzuffatasi coi fanti leggieri e coi corridori della reina, dopo non
molta resistenza gli ebbe cacciati indietro. Greene difilandosi sulla
sua dritta, ed approssimatosi al villaggio dava dentro nel fianco
sinistro dell'ala dritta inglese, e faceva di forza per entrar nel
murato. Intanto si aspettava, che le milizie pensilvaniche menate
dall'Amstrong sulla dritta, le marilandesi e le cesariane condotte da
Smallwood e da Foreman sulla sinistra, eseguendo gli ordini del capitano
generale, assalito ed accerchiato avrebbero, quelle il fianco sinistro,
e queste il destro dell'esercito britannico. Ma o che arrivassero troppo
tardi per gl'impedimenti trovati fra via, o che mancassero d'ardire, le
prime si mostrarono bene a veduta dei fanti e dei corridori tedeschi; ma
non gli affrontarono. Le seconde arrivarono sul campo troppo tardi.
Quindi avvenne, che il generale inglese Grey, credutosi sicuro sul
sinistro fianco, ebbe comodità di correre con quasi tutta l'ala
sinistra, che obbediva a' suoi ordini, in soccorso della battaglia, la
quale dentro del borgo, nonostante la resistenza inopinata del Musgrave,
era gagliardamente pressata dagli Americani, che di già erano penetrati
molt'oltre. Quivi la battaglia diventò molto feroce, incalzando tuttavia
fieramente gli Americani, e difendendosi non meno animosamente
gl'Inglesi. Ella stette un pezzo dubbia. Nell'ardore della pugna il
generale Agnew con grandissimo ardire combattendo alla testa della
quarta brigata britannica, ferito improvvisamente, se ne morì. Il
colonnello Matthew dello squadrone di Greene spintosi avanti con
incredibile valore ruppe gl'Inglesi da canto alle mura della Terra. Ne
fe' molti prigionieri, e già faceva le viste di voler entrar dentro. Ma
per la folta nebbia, che in quell'ora ingombrava l'aria, e per qualche
inegualità di terreno, perduto di vista il restante dello squadrone, ed
attorniato egli stesso da un grosso di nemici, che contro di lui si
affoltarono dalla estremità del corno loro destro, dove per
gl'indugiamenti dei Marilandesi e Cesariani nissun timore avevano, fu
fatto prigione con tutti i suoi, avendo anche gl'Inglesi ricuperato i
cattivi. Questo sinistro accaduto a Matthew fu cagione, che due
reggimenti dell'ala dritta inglese potettero alla sicura entrare nel
villaggio, ed assalir di costa gli Americani, che vi erano dentro.
Questi allora non potendo resistere si ritirarono alla sfuggiasca dalla
Terra con notabile perdita di morti e di feriti. Musgrave stesso, al
quale si dee la principal lode di tutto questo fatto, fu liberato
dall'assalto. Avuta Grey la vittoria dentro la Terra, corse in soccorso
dell'ala dritta, la quale tuttavia combatteva contro la sinistra banda
della colonna di Greene. Gli Americani allora andarono in fuga,
abbandonando da tutte le parti agl'Inglesi quella vittoria, la quale
avevano creduto sulle prime di avere sicura nelle mani. La densa nebbia,
la quale fece sì, che una squadra non vedendo l'altra, tutte, credutesi
sole, s'intimorissero, il che più operò sugli Americani, gente nuova e
meno disciplinata, che sui veterani inglesi; l'inegualità del terreno,
per la quale, e più facilmente si disordinano, e più difficilmente si
riordinano i nuovi, che non i vecchi soldati, ed infine l'ostacolo
impensato del Musgrave, il quale seppe in un pericoloso istante una casa
comune come quasi in una forte bastata trasformare, furono le principali
cagioni, per le quali un ben composto disegno non ebbe effetto; e quella
fortuna, che già pareva favorevole dimostrarsi ad una parte, voltandosi
improvvisamente, inclinò del tutto a prò dell'altra. Cornwallis, che si
trovava a Filadelfia, avuto l'avviso dell'impensato assalto, corse con
alcuni cavalleggieri e granatieri al luogo della battaglia; ma arrivò,
che già gli Americani avevano dato volta.
Morirono in questa battaglia degli Americani da dugento; seicento furono
feriti, e da quattrocento fatti prigionieri. Fu soprattutto lamentata la
morte del generale Nash della Carolina Settentrionale. Degl'Inglesi
rimasero, o morti o prigionieri pochi più di cinquecento. Si noverò tra
i primi oltre il generale Agnew, capitano di molto valore, il colonnello
Bird. L'esercito americano si ritirò dopo il combattimento, conducendo
seco tutte le artiglierie e munizioni, alle stanze di Perkiomy-creek, a
venti miglia discosto. Lodò il congresso pubblicamente l'impresa, e
molto ringraziò i soldati pel valore, col quale avevano combattuto. Solo
il generale Stephens fu casso per aver mal guidato i suoi, durante la
ritirata.
Alcuni giorni dopo quello della battaglia Howe si ritirò con tutto
l'esercito a Filadelfia, inabile a seguitare il nemico per que' luoghi
forti per la mancanza delle vettovaglie, e pel desiderio, che aveva
grandissimo, di aprirsi la via sino al mare per la Delawara. Washington
accostatessigli alcune centinaia di milizie, ed un reggimento stanziale
della Virginia, di nuovo si avvicinò al nemico, pigliando i soliti
alloggiamenti di Shippach-creek. Così gl'Inglesi avevano a fare con un
nemico, il quale, non che si sbigottisse all'avversa fortuna, pareva per
lo contrario da questa nuove forze acquistare; che vinto, non che si
disbandasse, di nuovo tornava più feroce alle offese; e tanta era la sua
diligenza e la sua costanza, che operava in modo, che le vittorie
degl'Inglesi partorivano per essi gli effetti delle sconfitte. Nè si
erano ottenuti dalla possessione di Filadelfia que' vantaggi, che se ne
aspettavano. Imperciocchè i popoli non se ne sgomentarono di sorta
veruna; e l'esercito vincitore trovandosi da ogni parte attorniato da
uomini nemici, pareva fosse nelle mura stesse della città confinato.
Instava minaccevolmente Washington dai poggi dello Schuyl-kill; e faceva
anche correre con numerose torme di cavalleggieri e di pedoni lesti il
paese posto tra la destra riva di questo fiume e la Delawara, per
opprimere le bande scorrazzanti dell'Howe, acciò non potessero
foraggiare alla sicura, e per impedire, che dai male affetti o dagli
avari non si movessero vettovaglie verso il campo dell'esercito nemico.
Oltreacciò il congresso stabilì, si punissero di morte coloro, i quali o
munizioni di qualunque sorta, od altri aiuti fornissero alle genti del
Re.
Il generale inglese, vedutosi in tal modo ingannato della sua speranza
di poter trarre dalla parte di terra i viveri necessarj all'esercito,
volse i pensieri a volersi strigare dagl'impedimenti posti nel corso
della Delawara, e ad aprirsi totalmente il varco al mare. L'impresa era
molto difficile e pericolosa. Era mestiero, per ottener l'intento,
conquistar l'Isola della Mota, nella quale stava piantato il Forte
Mifflin, e la punta di Red-bank, che gli Americani chiamavano Forte
Mercer. Superate queste due Fortezze, si sarebbe potuto sgombrare la
Delawara dalla superior fila dei triboli. Deliberò pertanto Howe di
assaltar nello stesso tempo le due Fortezze, facendo anche a quest'uopo
servir quelle navi, che avrebbero potuto passare pel callone
dell'inferior fila di quelli. Aveva altresì piantato una batteria di
grossi cannoni sulla sponda pensilvanica della Delawara, di rincontro
all'Isola della Mota, per poter noiare il presidio anche da questa
parte. Aveva il comando nel Forte Mifflin il colonnello Smith, e nel
Red-bank il colonnello Greene, l'uno e l'altro capitani di molta stima
presso gli Americani. Nell'assalto da darsi al Forte Mifflin intendeva
Howe, che si procedesse in modo, che mentre le batterie piantate sulla
riva lo fulminassero sul destro fianco, la nave da guerra il Vigilante,
passando per quello stretto canale, che l'Isola di Hog-island dall'Isola
della Mota divide, lo combattesse a ridosso, e le fregate colle navi
l'Iside e l'Augusta approssimandovisi pel canale più largo e più
profondo del mezzo, da fronte. Il Red-bank poi si doveva, trasportate le
genti sulla sinistra del fiume, assalire alle spalle dalla parte della
Cesarea.
Ordinate in tal modo le cose, andavano gl'Inglesi alla fazione la sera
dei 21 ottobre. Il colonnello Donop, uffiziale tedesco, che si era
acquistato buon nome in tutto il corso di questa guerra, con una grossa
banda di Essiani varcò la Delawara a Cooper's-ferry rimpetto a
Filadelfia. Quindi marciando sulle terre cesariane lungo il fiume
all'ingiù, arrivò il dì seguente a ora molto tarda dietro il Red-bank.
Consistevano le fortificazioni in un recinto esteriore molto largo, in
mezzo del quale si era fatto una grossa trincea munita d'artiglierie e
di palificate. Andò Donop all'assalto con maraviglioso coraggio. Gli
Americani, fatta una leggiera resistenza nel recinto esteriore, nè
credendosi abili a difenderlo convenientemente per la troppa larghezza
sua, si ritirarono nel mastio, donde si difendevano con grandissimo
ardire. Si avvicinarono gli Essiani, e facevano una molto aspra
battaglia. Ma o per la difesa di quei di dentro, o perchè non avessero
le scale opportune, poco profittavano. Fu ferito in questo mentre
mortalmente Donop, e fatto prigioniero. Molti de' suoi migliori
uffiziali o furono del pari uccisi, od in tal modo malconci dalle
ferite, che furono costretti a ritirarsi dalla battaglia. Il colonnello
Mingerode stesso, il quale dopo l'infelice caso di Donop gli era
succeduto nel comando, toccò una ferita molto pericolosa. Furono allora
ributtati duramente gli Essiani; ed il luogotenente colonnello Linsing
gli faceva a gran fretta ritirare. Nel che furono grandemente
danneggiati dalle galere e batterie galleggianti del nemico. Rimasero
uccisi da quattrocento Essiani. Morì il giorno seguente delle sue ferite
Donop. Ebbe gran parte nella vittoria il cavaliere Duplessis, francese,
il quale con molta industria e valore governò le artiglierie. I vinti
ritornarono a Filadelfia.
Frattanto le navi si erano mosse per andar a fare il debito loro contro
l'Isola della Mota. Superata non senza grande difficoltà la fila
inferiore dei triboli, l'Augusta, grossa nave da guerra, parecchie
fregate, ed altri legni minori stavano aspettando il flusso; e
ricorrendo finalmente le acque all'insù, posto da canto ogni indugio,
andavano all'assalto. Ma un vento gagliardo da tramontana impedì, che il
Vigilante, siccome era ordinato, pigliasse il suo posto tra l'Isola e la
costa di Pensilvania. Gl'impedimenti poi, che gli Americani avevano
posti dentro il letto del fiume, lo avevano talmente dal suo corso
consueto divertito, che le due navi più grosse, l'Augusta ed il Merlino,
toccarono terra, e non poterono più oltre procedere alla fazione. Le
fregate però arrivarono alla disegnata stazione, e cominciarono a trarre
contro il Forte Mifflin. Nel medesimo tempo le batterie di terra lo
fulminavano. Gli Americani animosamente si difendevano. La notte, che
sopraggiunse, pose fine al combattimento. La mattina gl'Inglesi
ricominciarono la battaglia; non che nel presente stato delle cose
sperassero di acquistare la vittoria; ma per potere, trattenendo
l'inimico, rimettere a galla le due navi, che avevano dato nelle secche.
Ciò nonostante l'Augusta arse, e scoppiò. Il Merlino, non potendosi
muovere, fu arso a bella posta. Le fregate intanto, credendo non poter
far frutto, e temendo dell'incendio delle due vicine navi, si
allargarono prima, e poscia si ritirarono. Il congresso pubblicamente
ringraziò, e presentò con una spada i colonnelli Greene e Smith per
avere, quello sì valorosamente difeso il Forte Mercer, o sia il
Red-bank, questo il Forte Mifflin.
I capitani inglesi però non si perdettero d'animo all'infelice riuscita
di questi due assalti; e l'importanza del libero commercio loro col mare
per via della Delawara era tanta per causa delle munizioni, e per la
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