Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 10

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accesero i fuochi lavorati assai magnificamente. Partì poi Howe pochi
giorni dopo, e portato dalla fregata l'Andromeda, felicemente arrivò il
secondo di luglio a Londra, dove i ministeriali lo lacerarono
aspramente, gli oppositori lo innalzarono fino alle stelle.

FINE DEL LIBRO OTTAVO


LIBRO NONO

[1778]
Avutesi in Inghilterra le novelle della rotta di Burgoyne, e delle poco
profittevoli vittorie di Howe era in tutto l'universale una tacita
mestizia e scontentezza; le quali tanto maggiori si dimostravano, quanto
più vive erano state le concette speranze, e più grandi le promesse dei
ministri. S'erano a questi dal Parlamento concedute tutte quelle cose,
che per l'esercizio dell'americana guerra avevano richieste; nè avevano
essi mancato di mandarle in America alle fazioni del varcato anno con
quella prontezza, che si poteva desiderare. I Capi militari poi stati
proposti all'impresa, ed i soldati che vi si erano dentro adoperati,
erano de' migliori e de' più riputati, che si avesse non che
l'Inghilterra, l'Europa. Quindi si argomentava, che un qualche ostacolo
per la natura stessa delle cose insuperabile si opponesse alla vittoria,
ed incominciavasi a disperare del fine della guerra. Imperciocchè e
migliori, e più grossi eserciti dei passati non si potevano in America
mandare; e se gli Americani, nel principio del reggimento loro, avevano
le genti inglesi non solo combattute, ma vinte e prese, che si doveva
credere, fossero per fare nell'avvenire, più confidenti diventati per
l'avute vittorie, confermato lo stato dall'uso e dall'esperienza, e
fatti pel conceduto tempo maggiori provvedimenti contro il nemico? E non
che si dubitasse di acquistare quello che non si aveva, si temeva
grandemente di perder ciò che si possedeva. Temevasi particolarmente del
Canadà pei presidj poco gagliardi lasciativi, per la vicinanza e per
l'ardire dell'esercito vincitore. Nè non si stava senza apprensione, che
pel calore delle parti non vi nascesse qualche tumulto pregiudiziale
agl'interessi del Re: perciocchè la independenza sia esca dolce a tutte
le nazioni, e massimamente alle lontane; e la fortuna propizia agli
Americani causasse un più ardente desiderio di quella. Senza di che,
essendo i Canadesi, i più Francesi, dubitavasi, che la nimistà nazionale
accrescesse viemmaggiormente questi nuovi desiderj, e gli facesse in
atti pericolosi prorompere. Moltissima passione poi dava al governo il
vedere, quanto la bisogna del reclutare fosse diventata difficile in
America, intimoriti i leali dalle fresche vittorie dei repubblicani, e
nell'Inghilterra stessa, essendovi più che mai parziali e scontenti i
popoli. Ripugnavano questi assai all'andar soldati in una lontana e male
avventurosa guerra, che molti chiamavano ingiusta e crudele, e che tutte
le circostanti cose dimostravano a quei dì dover avere infelice fine. Nè
migliori speranze si avevano di ottener nuovi soldati dall'Allemagna.
Conciossiachè dall'un de' lati i grossi eserciti stanziali tenuti
continuamente in piè dall'Imperator d'Allemagna, e dal Re di Prussia
facevano sì, che si facessero leve in ogni canto, dimodochè pochi
rimanevano, che volessero condursi a pigliare i soldi inglesi; e
dall'altro, o questa stessa cagione, o gli uffizj fatti presso quei
principi dalla Francia, o que' dei mandatarj americani, o quella
benevolenza, la quale verso la causa loro manifestata si era in ogni
parte dell'Europa, che sel facessero, alcuni fra i principi tedeschi
erano giunti a tale, che avevano proibito il passo per gli Stati loro a
quelle poche genti, che con incredibile fatica si erano dagli agenti
inglesi raggranellate. Ma una cosa, che principalmente teneva sospesi
gli animi di tutti, si era il pericolo, che si vedeva vicino, che la
Francia si scoprisse in favor degli Americani, e che non più coi segreti
maneggi, o colla tacita protezione del loro corseggiare, ma sibbene
coll'armi in mano apertamente e gagliardamente il patrocinio loro
intraprendesse. Aveva questa tutti gli suoi apparecchiamenti di guerra,
massimamente marittimi, a fine condotti, e le novissime vittorie degli
Americani sulle rive dell'Hudson in una colla longanimità loro nelle
perdite fatte sulle rive della Delawara facevano certissimo argomento,
che chi entrasse a parte con loro non correrebbe pericolo di collegarsi
con un amico o troppo debole, o poco fedele, o meno costante. La
occasione tanto desiderata dai Francesi di abbassare la potenza e la
superbia inglese, e che con tanta gelosia spiavano, e con tanta
industria, e da sì lungo tempo fomentavano; era loro adesso posta avanti
dalla favorevole fortuna, dalla pertinacia, e dagli errori dei ministri,
e dei capitani britannici, i quali misurarono male la importanza e la
condizione delle cose, ed infine dal valore e dalla costanza americana.
Nè dubitavasi punto in Inghilterra, che la Francia non fosse per usare
convenevolmente quella opportunità, che le parava davanti il mezzo di
potere le antiche ferite sanare. Queste cose tutte molto travagliavano
l'universale, e si vedeva da tutti la necessità o di un accordo poco
onorevole con coloro stessi, che mai non si erano voluti udire, e contro
i quali tante stranezze prima, e poscia una sì crudele guerra esercitate
si erano. E sebbene non mancassero i ministri, e coloro che seguitavano
le parti loro, di buone ragioni per giustificar sè, ed i procedimenti
loro, tuttavia credevasi dai più, sarebbe stato miglior consiglio, che,
dato una volta ascolto alle supplicazioni degli Americani, o seguitando
i partiti parecchie fiate posti nel Parlamento dagli oppositori, si
fossero posate le armi, ed introdotto un negoziato, il quale avrebbe
potuto condurre ad un acconcio componimento. Dolevansi acerbamente, che
tante buone occasioni di pace si fossero trasandate; e che si avesse
ostinatamente voluto aspettare quel tempo, in cui non si poteva più nè
accordare con onore, nè guerreggiare con gloria; e nel quale non che si
avesse speranza o di conquistare, o di amicarsi l'America, dovevasi
temere di aver a perdere altre parti preziose del Regno. Molto
lamentavano specialmente, che dopochè già tante inutili pruove di
ridurre gli Americani all'obbedienza col mezzo della forza si erano
fatte, e primachè gli estremi sforzi si tentassero, oltre i quali, se
vani riuscissero, si doveva del tutto disperare della vittoria, non si
avesse voluto udire la proposta d'accordo fatta dal lord Chatam nella
tornata del Parlamento addì 20 maggio dell'anno prossimamente trascorso.
Dubitando egli delle fatali calamità, che alla patria sua sovrastavano,
vedendo, essere risoluti i ministri a voler mettere l'ultima posta, ed
accorgendosi benissimo, che ai pericoli della guerra interna si
sarebbero di breve aggiunti quei della esterna, quantunque impedito
dagli anni, e da una grave malattia, erasi nella Camera dei Pari recato,
ed ivi con mirabil eloquenza orando, e stando tutti intentissimi ad
ascoltarlo, aveva e pregato, e scongiurato, si sospendessero le ire, si
cessassero le armi, ad un tratto si rivocassero tutte le lamentate
leggi, s'introducesse una pratica d'accordo.
«Questo, diceva, è un momento, che fugge. Sei settimane forse, e non più
lasciate ci sono per arrestare i pericoli che ci attorniano. Il
tempestoso nugolo, ch'è sorto buon tempo fa, sta per iscoppiare. Già già
si rompe, e trabocca. Da quanto è finora accaduto, difficile cosa è al
governo lo strigarsi dagli sfidatori del Re, dagli sfidatori del
Parlamento, dagli sfidatori del popolo. Non sono io sfidator di persona;
ma se non si pon fine a questa guerra, è posto fine a questa contrada.
Nè mi fido io in questo al giudizio fatto nel presente stato della
salute mia; ma questo è il giudizio de' miei migliori dì; il
risultamento di quarant'anni d'attenzione all'America. Sono eglino
ribelli. Ma perchè son essi ribelli? Sicuramente non per difendere i
loro incontrastabili diritti. Che cosa han fatto altre volte questi
ribelli? e' mi sovviene, quando levarono quattro reggimenti di loro, e
del loro, e tolser Luisburgo dai veterani della Francia. Ma trascorsero
eglino a gravi eccessi. Vero è ciò, nè voglio io farmi panegirista loro.
Ma noterò ciò nondimanco gli erronei ed ostinati consiglj che
prevalsero. L'adito alla misericordia, ed alla giustizia stato è chiuso
contro di essi. Ma possono ancora esser pigliati nelle parole delle
prime protestazioni loro. Sapete voi, quanta sia la importanza
dell'America? Ella è un doppio mercato, una piazza di consumazione, ed
una di fornimento. Questo doppio mercato di molti milioni di cose
marinaresche, voi siete in punto di darlo al vostro ereditario rivale.
Se non provvedete in tempo, l'America, che già vi ha condotti ad una
guerra di quattro anni, vi condurrà alla morte. Consiglio è di saggio il
mutare i pregiudiziali consiglj. Voi avete ogni canto della Bassa
Sassonia rovistato. Ma quarantamila villanzoni di Allemagna atti non
sono a far istare dieci migliaia di liberi Bretoni. Possono essi
devastare; conquistare non mai. Voi dite, vogliam conquistare. Che? la
mappa dell'America. Io sto forte, e son pronto ad affrontarmi in questa
materia con qualunque uomo di guerra. Che cosa avete fatto voi lungi
dalla protezione delle vostre flotte? Di verno, se ammassati, affamano;
se dispersi, l'Americano gli spazza. Ho sperimentate le speranze di
primavera, e le vernali promesse. Conosco le parole vantevoli dei
ministri. Ma sopraggiungono infine l'equinoziali disdette. Diconvi i
ministri, che avrete un esercito altrettanto forte, quanto quello
dell'anno varcato era, il quale non era forte abbastanza. Non avete in
America altro guadagnato, che stazioni. Voi avete insegnato tre anni
continui ai coloni l'arte della guerra. Son essi abili scolari stati, e
son per dire alle Signorie Vostre, che fra i gentiluomini americani
sonvi uffiziali atti a capitanar gli eserciti di tutti i potentati
d'Europa. Le genti, che là mandato avete, son troppe per far la pace,
troppo poche per far la guerra. Poniamo la conquista, e che ne sarà?
Farete voi, che vi rispettino? Farete, che vi amino? Farete, che si
vestano delle robe vostre? Certo mai no. Rimeriteranno la crudel guerra
con un odio irreconciliabile. Voi state donando l'America alla Francia
al costo di dodici milioni all'anno. Ogni cosa profittevole alla
Francia, e l'Inghilterra, la vecchia Inghilterra, pagherà per tutti. Il
vostro traffico languisce, le vostre tasse s'accrescono, le vostre
rendite diminuiscono; e la Francia in questo sta assicurandosi, e
traendo a sè quel commercio, che creava i vostri marinari, che
alimentava le vostre isole, che era il principale fondamento della
ricchezza, della prosperità, e della potenza vostra. Si è fatto lo
sperimento dell'assoluta soggiogazione, si faccia quello dell'assoluta
emendazione. Ciò dimostrerà l'animo del Parlamento volto alla pace, ed
aprirà la via all'accordo. Affermano i ministri, non esservi per ancora
trattato colla Francia. Bene sta, l'onore è in salvo. Se domani si ode
esistere quel trattato, domani s'ha a denunziare la guerra alla Francia,
quand'anche non s'avessero, che cinque navi in porto. Ma la Francia
s'indugerà, quanto potrà, per vederci consumare. Siete ora voi posti
alla mercè di ogni piccola cancelleria germanica, e le pretensioni della
Francia ogni giorno s'accresceranno, finchè infine si discopra, e parte
diventi o nella pace, o nella guerra. Parlasi della dignità del regno;
ma meno se ne perderà rivocando le leggi, che sottomettendosi alle
domande delle cancellerie germaniche. Noi siamo gli assalitori. Gli
abbiamo noi sì fattamente assaltati, come l'armata spagnuola assaltava
l'Inghilterra. Il compassionare, ed il perdonare non possono
danneggiare. Si farà fondamento al trono del Re colla benevolenza dei
popoli; e milioni d'uomini, i quali ora malediscono, o ribellano,
pregheranno per lui. La rivocazione, e la misericordia causeranno in
America le dissensioni, la concordia in Inghilterra. Ponete innanzi
all'America una elezione. Finora non ebb'ella elezione. L'Inghilterra le
disse: _pon giù le armi_. Ed essa spartanamente rispose: _vieni,
prendile_».
Nè l'autorità dell'uomo, nè la forza dell'orazione, nè le disgrazie
presenti, nè il timore delle future poterono tanto operare, che fosse
accettata la proposta. Si disse dalla contraria parte, che non ne
starebbero gli Americani contenti; che fin dal principio avevan essi
posto la mira all'independenza. Favellarono della dignità del regno,
della debolezza della Francia, del numero dei leali in America pronti a
discoprirsi, ove l'occasione si parasse loro davanti, della tirannide
del congresso già venuta a noia a tutti, della votezza della Camera sua,
del disavanzare precipite dei biglietti di credito, del desiderio nato
in ognuno dell'antica tranquillità.
In cotale modo fu ventilata la quistione della pace e della guerra,
allorquando era tuttavia incerto l'avvenire, e che peranco non si era
fatto un giusto sperimento di tutte le forze inviate nell'America. Ma
ora, che si era venuto al cimento, e ch'era riuscito tanto esiziale
dall'un de' lati, e dubbio dall'altro, si condannava pressochè
universalmente l'ostinazione dei ministri e si levava al cielo la
prudenza, e la preveggenza del Chatam. Le quali opinioni, che nate siano
in coloro a cui queste cose sì strettamente toccavano, e nei quali erano
i sangui riscaldati, non dee far maraviglia. Ma si può affermativamente
credere, che il partito posto da quell'uomo, per altro degli affari di
Stato intendentissimo, sarebbe riuscito di un esito molto incerto, per
non usare parole più gagliarde. Imperciocchè già avevano allora gli
Americani chiarita la independenza; e quello, che operato avrebbero le
proposte concessioni, accompagnate dai poderosi eserciti, prima
dell'anzidetta dichiarazione, del pari non avrebbero potuto operare dopo
di questa, e quando già si appresentava alla mente degli Americani per
l'effetto della dichiarazione medesima, e per la resistenza fatta
all'armi dell'Howe sulle terre della Cesarea, più probabile quello
spiraglio degli aiuti della Francia. Oltrechè, se era incerto a quei
tempi l'esito di un negoziato, sarebbe stato fuor di dubbio poco
onorevole al governo il calar agli accordi senza sperimentare prima
quelle armi, che con tanto sforzo, e con sì grave spesa apparecchiate si
erano, ed in America mandate. La vittoria poi avrebbe, siccome si doveva
credere, prodotto la soggiogazione, od almeno più favorevoli condizioni
alla Gran-Brettagna. Essendosi adunque risoluti i ministri a voler
continuar nella guerra, facevano ogni più efficace opera loro per
ristorare quei danni che o per errore altrui, o per la malvagità della
fortuna si erano nel trascorso anno ricevuti. Si voltavano prima di ogni
cosa a voler far nuove genti, ed al procacciar pecunia oltre di quelle,
che loro stat'erano dal Parlamento concedute. Consideravano, che sebbene
molti vi fossero nel regno, i quali la guerra americana condannavano, un
certo numero tuttavia, seguendo o la opinione loro, o la aderenza ai
ministri, la medesima ed approvavano, e procuravano. A tutti costoro
determinarono di far le richieste, acciocchè di buon grado, e di propria
volontà gli uomini, e la necessaria pecunia somministrassero. Temendo
però in quest'affare le vociferazioni degli oppositori nel Parlamento,
perchè questo levar soldati, o pecunia, quantunque volontariamente,
senza il consenso di lui era cosa, che se non era, molto si avvicinava
ad una violazione della costituzione, mandavano ad effetto questo loro
disegno nelle vacanze del Parlamento, che caddero nel principio del
vertente anno, le quali a questo medesimo fine furono oltre il solito
fatte allungare. Si aveva in questo tanto migliore speranza, quanto che
per la dichiarazione dell'independenza, e per la congiunzione colla
Francia, della quale ogni dì vieppiù si avevano manifesti segni, molti,
che sulle prime si erano favorevoli dimostrati agli Americani, ora
avevano da quelli fatto secessione, e si erano ai ministeriali
accostati. Si mandarono adunque uomini a posta in diverse parti del
regno, ed in quelle, nelle quali avevano essi maggior credito, perchè
operassero in modo, che le genti corressero sotto le insegne, e con doni
gratuiti venissero in sollievo dello Stato. Rammentavano l'ingratitudine
americana, la nimistà della Francia, i bisogni della patria, la gloria e
lo splendore del nome inglese, ch'era d'uopo ai posteri immaculato
tramandare. La cosa ebbe effetto in alcune città principali, ed in altre
minori Terre in nessuna più compiutamente, che in quelle di Liverpool e
di Manchester, le quali l'una e l'altra levarono a proprie spese un
reggimento di mille soldati. Nella Scozia poi per l'animo guerriero
della nazione, e per l'opinione che vi regnava favorevole ai disegni del
governo in questa bisogna americana, il desiderio e l'ardore di correre
all'armi erano universali. Levò Edimburgo mille uomini, altrettanti
Glasgow. I montanari calavano a furia dalle balze loro, e s'accozzavano
nelle compagnie, buona, e cappata gente. Nè meno volonterosi si
dimostravano nel fornire della pecunia loro il pubblico, ed i doni
gratuiti si moltiplicavano. Avrebbe desiderato il governo, che la città
di Londra così grossa e così ricca, e capitale di tutto il regno fosse
entrata anch'essa in questo andazzo, e che anzi se ne fosse fatta testa.
Si sperava, avrebbe levato, ed a proprie spese mantenuto cinquemila
uomini per tre anni, o sino al finir della guerra. La cosa non pruovò.
Fatto un convento di popolo, ricusarono. Convocati i maestrati,
negarono. I ministeriali non se ne sgomentavano. Andavan, gridando su
pei canti, ch'era pur vergogna alla città, la quale pochi dì prima s'era
accordata a concedere ragguardevoli somme di denaro da impiegarsi in
benefizio dei prigionieri americani stati presi coll'armi in mano volte
contro l'Inghilterra, ora si ritraesse dal fornire checchessia a
sovvenimento della patria. Fu fatta un'adunata dei contenti, i quali si
obbligarono a ventimila lire di sterlini. Gli stessi maneggi si facevano
a Bristol, e collo stesso evento. Soldati non se ne poterono avere. Si
ottenne altrettanta pecunia quanta a Londra. In contado poco
prosperamente succedeva il disegno ministeriale, inritrositi i contadini
dalla gravezza delle taglie, e dall'essere stati ingannati delle
speranze e prese, e date loro a posta, che le tasse americane andar
dovessero in diminuzione delle loro. In somma questo consiglio dei
ministri di voler levar le buone voglie, e di raccor denari spontanei,
se non fu inutile del tutto, non fu a gran pezza altrettanto
profittevole, quanto avevano a sè medesimi persuaso. Bene se ne fece poi
in Parlamento un grande scalpore; però colla solita riuscita, prevalendo
i ministeriali.
Mentre nel modo che abbiam detto si travagliava in Inghilterra circa le
cose occorrenti alla guerra, si riscaldavano vieppiù le pratiche, che
già buon tempo indietro si erano dal congresso presso la Corte di
Francia introdotte. Avevano i commissarj americani a Parigi ogn'ingenio
usato, ed ogni opera posta, perchè quella si discoprisse, ed apertamente
il patrocinio della causa loro abbracciasse. Ma quantunque eglino
entrassero spesso sotto ai ministri francesi per trarre da loro qualche
partito terminativo, sempre girarono essi largo, e si andavano
schermendo. Imperciocchè ne' primi periodi non voleva la Francia,
essendo tuttora troppo incerto l'esito delle cose, venire a parte dei
pericoli altrui, e collegarsi con coloro, che non parevano aver forze
sufficienti a sostenere tanta mole di guerra. Temevano, che in sul bello
non fossero per partirsi dalla lega, e coll'Inghilterra di nuovo non si
racconciassero. Non era nascoso a quei che dirigevano i consiglj
francesi, che ove la Francia si discoprisse, avrebbe potuto
l'Inghilterra col far le addomandate concessioni precipitarsi ad un
tratto agli accordi coll'America; nel qual caso la guerra ne sarebbe
rimasta addosso a lei tutta. S'aggiungeva a questo, che si volevano,
prima di venir a rottura colla Gran-Brettagna, e riassettare le finanze,
e ristorar le cose marinaresche, le une e le altre a miserabile
condizione condotte dal mal ordine, dalle calamità, e dalle prodigalità
del precedente Regno. Egli è vero, che la dichiarazione
dell'independenza aveva il pericolo della subita riconciliazione
allontanato; ma rimaneva tuttavia quello dell'incertezza della
resistenza. Nè si dee tralasciar di dire, che se la Francia amava meglio
l'independenza dell'America, che la sua riconciliazione
coll'Inghilterra, amava ancora di vantaggio la lunga guerra tra di
quelle, che non la independenza. Che anzi anteponeva essa forse la
conquista fatta di viva forza, e la susseguente ricongiunzione, che non
la independenza medesima; perchè nel primo caso o ne sarebbero le
colonie inglesi attritate, e le ricchezze loro guaste e distrutte, ed
allora ne perderebbe l'Inghilterra tutti quei frutti, che dal commercio
loro traeva a' tempi di pace, e tutti quelli, che a' tempi di guerra
ricavava dalla forza e dalla potenza loro. Ovvero le vinte colonie
l'antica prosperità conserverebbero, ed allora ne sarebbe l'Inghilterra
obbligata a mantenervi una parte delle forze sue per impedir le
ribellioni, non potendo quei popoli non conservarsi pieni di sdegno per
la memoria delle ricevute offese, e delle commesse crudeltà. Ma nel
secondo caso, cioè in quello della independenza si vedeva
manifestamente, che l'esempio sarebbe stato pernicioso per le colonie
degli altri principi europei; o che per lo meno si sarebbe dovuto
lasciar loro con grave danno della metropoli una piena ed intiera
libertà di commercio. Queste cose molto ben considerate dai ministri
francesi facevano sì, ch'essi, tenendo occulta la cupidità loro alla
guerra, non si scoprivano, e portavano il negozio in lungo. Solo si
contentavano di dar agli Americani benigne parole, e di concedere loro
quegli aiuti sottovia dei quali abbiamo in altro luogo parlato. E questi
ancora concedevano più o meno nascostamente, meno o più liberalmente,
secondochè la ruota della fortuna girava avversa o favorevole alle armi
americane. E tanto era o voleva parere in questo rispettiva la Francia,
sia per non inimicarsi prima del tempo l'Inghilterra, sia per metter il
piede addosso agli Americani, e più con essi tirarsi in alto colle
dimande, che quando arrivarono le novelle della presura di Ticonderoga,
e del procedere vittorioso di Burgoyne alla volta di Albanìa, pei quali
le cose inglesi in America parevano ricevere sì grande augumento, si
mandarono spacciatamente ordini a Nantes, e negli altri porti del regno,
acciò non si ammettesser dentro i corsali americani, se non quando ciò
fosse loro indispensabile o per racconciar le navi, o per far
provvisioni, o per iscampar alle fortune di mare. Così la Francia,
seguendo accuratamente quella ragion di Stato, che alla condizione sua
ottimamente si apparteneva, iva dall'un canto intrattenendo i ministri
inglesi con protestazioni d'amicizia; e dall'altro coi segreti aiuti gli
Americani incoraggiava, coll'incertezza e colla grettezza dei medesimi
di maggior desiderio gli accendeva, e colle promesse della futura
cooperazione gli faceva stare nel proposito loro costanti e fermi. In
tal modo stando ella in sui generali, non si strigneva a nissun partito,
aspettando di veder prima, qual via pigliasse quest'acqua. Non cessavano
ciò nondimanco i commissari del congresso di stringere, e di conquidere
il governo di Francia, acciò ne venisse finalmente a capo. Ma i ministri
francesi alzavano la testa, e facevano spallucce, pretendendo varie
cagioni al loro temporeggiare; ora che la flotta piena di eccellenti
marinari, che si aspettava da Terra-Nuova, non era peranco arrivata, ora
che i galeoni di Spagna erano tuttavia in mare, ed ora qualche altro
sutterfugio o scusa cercando. Così talvolta avanzando, talvolta
rinculando, e sempre non lasciandosi intendere, tenevano gli Americani
incerti e dubbj. Finalmente i commissarj per ricogliersi una volta, e
strigarsi, se possibil fosse, da questo nodo, e vederne il fine, si
deliberarono di toccar certo tasto, e di mettere ai ministri francesi
tal dubbio, che non potessero non risentirsene; e questo fu di far loro
sentire, che, se i Francesi non gli aiutavano tosto, si sarebbero gli
Americani, o d'amore o di forza coll'Inghilterra accordati.
A questo fine si appresentaron essi verso la metà d'agosto del passato
anno con un memoriale appresso di que' ministri, col quale andarono
discorrendo, che se la Francia credeva, che la guerra potesse ancora,
senza l'intervento suo, continuar lungo tempo, s'ingannava a gran
partito. Imperciocchè il governo britannico aveva ogni cosa a perdere, e
niuna a guadagnare nella continuazione della guerra; ch'esso governo si
persuadeva di poter nel corso del presente anno l'America conquistare,
ed a questo fine faceva gli estremi sforzi suoi; che sperava, che la
fortuna avrebbe porta la occasione di alcune poche vittorie, le quali in
un coi bisogni ed i disagi dei coloni indurrebbero questi a ritornarne
all'antica dependenza più o meno stretta o larga; che s'accorgeva
ottimamente il medesimo governo, che se mai gli doveva esser fatto
abilità di poter l'America soggiogare, ciò nel presente anno dover luogo
avere, o non mai. Imperciocchè, come poter migliori successi sperare nei
susseguenti, allorquando saranno le prime difficoltà, in cui si
trovavano gli Americani, rimosse, i nuovi governi loro meglio stabiliti,
ed i popoli più convenevolmente armati, disciplinati, usi all'armi, e
forniti di tutte le cose necessarie alla resistenza? Perilchè era cosa
chiara agli occhi dei ministri britannici, che il continuar la guerra
oltre quest'anno altro non sarebbe, che prolungare il pericolo, e far
nascere per arrota, dell'americana l'europea guerra; che intendevano
certamente i medesimi ministri, dopo fatto lo sperimento di quest'anno,
qualunque ne avesse ad essere il fine, di far la pace colle migliori
condizioni, che ottener potessero; e se non potevano ricuperar le
colonie come suddite, riconoscere la independenza loro, e sicurarle con
un'alleanza; che perciò nissun mezzo era rimasto alla Francia per
impedire, che i coloni non si accordassero di breve colla
Gran-Brettagna, o come sudditi o come alleati, se non se quello di
contrarre immediatamente coi medesimi tali obbligazioni, che di
necessità serrassero la strada a qualunque altra, fermassero per sempre
il commercio e l'amicizia loro, e gli abilitassero ed a ributtar gli
assalti, ed a sprezzar le offerte del presente nemico. Continuarono con
dire, che si doveva la Francia rammentare, che la prima resistenza dei
coloni non era già stata per ottener l'independenza, ma sì solamente la
riparazione dei torti; che molti fra di loro si ritrovavano, i quali
anche adesso starebbero contenti ad una limitata soggezione verso la
Corona britannica; che per verità i più si erano scoperti a favor
dell'independenza, ma che ciò avevano fatto confidando, che la Francia,
attendendo a' suoi più importanti interessi, avrebbe dato pronti,
confessati, ed efficaci aiuti. Ma quando si trovavan essi caduti dalle
speranze loro, quando vedevano alcuni fra i principi europei fornir
genti ad impiegarsi nella soggiogazione loro, un altro proscrivere il
commercio (volendo parlare del Re di Portogallo), gli altri starsene,
quali indifferenti spettatori, a musare, esser cosa molto probabile, che
disperando degli aiuti esterni, e strettamente pressati dai nemici, e
dai bisogni loro siano per accostarsi ad accettar quelle condizioni, che
sarà per l'interesse, e per l'animo suo il governo britannico per
concedere; ciò aver detto lo stesso lord Giorgio Germaine poco fa nella
Camera dei Comuni; vale a dire, che la migliore speranza, che si avesse
di terminar l'americana guerra quest'anno, quella era, che collocava
nell'aontarsi dei coloni al vedere, che nissuna probabile assistenza
potevano aspettar dalla Francia; che gli aderenti dell'Inghilterra in
America non avrebbero mancato a sè stessi collo spargere ed accrescere
vieppiù quest'onta e questo dispetto con acconci rapportamenti; e che
già pur troppo andavano essi dicendo a tutti quelli che lo volevano
udire, che la Francia, ugualmente nemica alle due parti, la presente
guerra solo fomentava per render l'una e l'altra gl'istromenti della
vicendevole distruzione loro.
Se con questi, o con altri modi riuscisse la Gran-Brettagna a
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