Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 15

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nemico darlo via indifesi ed inonorati. Questi erano i motivi che
operavano nei ministri della Gran-Brettagna nel presente periodo della
guerra, ai quali accomodaron poscia tutte le risoluzioni loro. Ma
siccome si avvedevano benissimo, che quando l'Inghilterra non avesse
fatto altre dimostrazioni, non avrebbe mancato il congresso di
ratificare al trattato fatto colla Francia, e che dopo ciò molto più
difficile diventerebbe, che ed il congresso medesimo ed i popoli dalla
presa risoluzione si volessero discostare, così si consigliarono
d'inviar tosto e diffondere in America, anche prima che già fossero
approvate dal Parlamento, le provvisioni d'accordo, sperando in tal
modo, che vedutosi dagli Americani, che l'Inghilterra rinunziava a ciò,
ch'era stato la prima e la principal cagione della contesa, vale a dire
alla tassazione, avrebbero facilmente preso forma tutte le altre
difficoltà, e si sarebbe potuto la ratificazione impedire. Il che
ottenutosi, i commissarj, i quali sarebber venuti dietro, avrebbero dato
perfezione alla concordia. Arrivarono adunque le copie delle provvisioni
alla Nuova-Jork verso la metà del mese di aprile, ed il governator
Tryon, persona, come abbiamo veduto, attiva e sagace molto, fattele
prima pubblicare nella città, fece opera, che trapelassero in mezzo agli
Americani, molto magnificando il buon animo del governo verso l'America.
Scrisse nel medesimo tempo al generale Washington, ed al Trumbull,
governatore della Cesarea, richiedendogli, cosa nuova e strana, le
recassero a notizia, il primo de' suoi soldati, il secondo dei popoli
cesariani. Washington avanzò le provvisioni al congresso, perchè
provvedesse. Trumbull rispose al Tryon molto gravemente; si maravigliava
bene di questo insolito modo di procedere in un negoziato da introdursi
tra due nazioni; stantechè in somiglianti casi le domande e le proposte
sian solite ad indirigersi non all'universale dei popoli, ma sibbene ai
governi loro; che ciò nonostante forse una volta una tale proposta da
parte dell'antica patria avrebbe potuto riceversi con allegro e grato
animo; ma che quei dì erano trascorsi via irrevocabilmente. Rammentò le
petizioni non udite, le ostilità incominciate, la barbarie della guerra
esercitata dagl'Inglesi, l'insolenza loro nella prospera fortuna, le
crudeltà usate contro i cattivi, posto avere un insuperabile ostacolo
alla riconciliazione. La pace solo potersi ottenere coll'independenza.
Sperimenterebbergli gl'Inglesi affezionati e profittevoli amici, quanto
stati erano risoluti e fatali nemici. Se la pace volevano, non
procedessero con insidie, ma apertamente la dimandassero a coloro, che
concedere la potevano.
Intanto il congresso, ricevute le novelle, deliberava quello che fosse a
fare. Fe' decreto finalmente, già quasi sicuro degli aiuti francesi, ed
irritato a questi nuovi tranelli inglesi, che qualunque privato, o
qualsivoglia ordine di persone, i quali presumessero di fare qualunque
separata, o parziale convenzione, od accordo coi commissarj della Corona
della Gran-Brettagna, riputati fossero, e trattati come nemici agli
Stati Uniti; che non potevano decentemente essi Stati entrar in nessuna
pratica, o trattato con niun commissario dalla parte della
Gran-Brettagna, salvochè non incominciassero questi, come preliminare, a
ritirar le armate ed eserciti loro; e così ancora l'independenza degli
Stati Uniti espressamente, e positivamente riconoscessero. E siccome,
risolvettero in ultimo, il disegno del nemico si era, che da questo
suono soave della pace quasi addormentati i cittadini d'America manco
sollecitamente attendessero alle provvisioni della guerra, così si
richiedesse dai diversi Stati, usassero ogni opera, ed ogni sforzo
facessero per far genti; tenesserle pronte al campeggiare; le bande
paesane allestissero. Volendo poi il congresso dimostrare, in quanto
poco conto tenesse, e le raccontate provvisioni del Parlamento, ed i
maneggi del Tryon per farle andar attorno, le fece con generoso
consiglio nei diarj pubblici stampare in un colle risoluzioni prese. Per
altro temendo, che molti di coloro, i quali fin allora avevano seguitato
le parti inglesi, disperati di trovar perdono nella patria loro, non
solo nell'ostinazione continuassero, ma ancora usando la occasione dei
perdoni offerti dal governo britannico non traessero col credito e colle
aderenze che avevano, al canto loro anche i fedeli all'America, risolvè,
che si raccomandasse ai diversi Stati, acciocchè graziassero da ogni
colpa e pena, salve però quelle restrizioni, che credessero necessarie,
tutti coloro, i quali avevano portate le armi contro gli Stati Uniti, od
in qualunque maniera pôrti avessero aiuti al nemico, ordinando, che a
ciascuno fossero perdonati gli errori, ch'egli avesse fatti in fin
allora; e che tutte le ingiurie, oltraggi e offese che fossero seguite
tra i cittadini si rimettessero l'uno all'altro.
Ma i soldati inglesi, i quali in America si ritrovavano, ignari di
quelle mene politiche, colle quali si reggono gli Stati, e fieramente
crucciati alla ostinata resistenza degli Americani, non si può dire, a
quanto sdegno si commuovessero a queste inaspettate risoluzioni dei
ministri. Volevan essi l'assoluta conquista e la totale soggiogazione.
Non potevano nell'animo loro comportare queste vituperose calate, e che
ora con tanta vergogna si ritrattasse, e concedesse ciò, che detto e
negato si era primieramente con tanta asseverazione. Aspettavano; e così
si era promesso loro, un rinforzo di ventimila compagni, e ricevevano
invece i diplomi delle concessioni. Quindi è, che vi furon nel campo
delle male parole e dei brutti fatti, avendo alcuni perfino stracciate a
furore le insegne che portavano; ed altri, principalmente Scozzesi,
lacerate le provvisioni. E se sì fattamente alterati si mostrarono i
soldati inglesi alla ricantazione, nissuno non dubiti, che i fuorusciti
americani nol fossero molto più. Vedevan eglino ora tutto ad un tratto
svanire quelle speranze, che così verdi concette avevano, di potersene
come vincitori alle case loro ritornare; e forse alcuni dispettarono per
non poter più, come si avevan proposto, esercitar le vendette loro. Con
sì poco frutto si travagliava in America dagli agenti inglesi per
riconciliarvi gli animi verso l'antica patria, e con tanta efficacia si
affaticava il congresso di contrastargli!
Il giorno due di maggio era quello, in cui doveva essere alzata al colmo
l'allegrezza degli Americani, e porsi il sigillo della disgiunzione del
vasto e possente Impero britannico. Arrivò in quel dì a Cascobay la
fregata francese la Sensibile, capitanata dal signor Marignì, stata a
bella posta a quest'uopo allestita, e veleggiatrice molto alla leggiera,
la quale partita da Brest gli otto marzo vi aveva levato Simone Deane,
fratello di Silas, portatore al congresso dei trattati conclusi colla
Francia. Oltre di questo recava felici novelle di tutto il continente
europeo, e del consenso ora più, che mai stato fosse, universale dei
popoli, e dei principi in favore dell'America. Incontanente si convocò
il congresso, e, conosciuta la cosa, se contenti e lieti ne fossero,
ciascuno sel pensi. Esaminati i trattati, gli ratificarono. Poscia non
potendo capir in sè stessi, e trascorrendo oltre i termini della
prudenza, siccome soglion fare gli Stati nuovi, i quali per eccessivo
desiderio, e per posare colle speranze gli animi degli uomini, dicono
spesso, e fanno di quelle cose che non dovrebbero, in ciò diversi dagli
Stati vecchi, i quali cauti sempre ed avviluppati non la svertano
nemmeno, quando bisognerebbe, spalancarono di tratto ai popoli il tutto
non senza disgusto di varj potentati, e massimamente della Spagna, che
non avrebbe voluto prima del prefisso tempo scoprirsi. Parlarono nel
bando, che mandaron fuori a questo fine, non solo del trattato di
commercio concluso colla Francia, ma ancora di quello di alleanza;
annunziarono senza rispetto alcuno, che l'Imperadore di Germania, i Re
di Prussia e di Spagna si eran determinati a sostenergli; che il Re di
Prussia principalmente non avrebbe permesso, che i lanzi levati
nell'Assia, e nell'Hanau per esser condotti ai soldi dell'Inghilterra
avessero il passo per le terre di sua dependenza, e che sarebbe stato il
secondo potentato d'Europa, che riconoscerebbe l'independenza
dell'America; che cinquantamila Francesi marciavano sulle coste della
Normandia e della Brettagna, e che il navilio della Francia e della
Spagna (come se già fossero sicuri dell'intervento di questa) sommava a
ben dugento vascelli, pronti a commettere ai venti le vele soccorrevoli
all'America. Composero poi e pubblicarono colle stampe una solenne
dicerìa molto diligentemente elaborata, sebbene un poco nuova per lo
stile avventato e gonfio, e per le cose religiose che dentro vi
tramescolarono; ed ordinarono, che tutti i ministri del Vangelo di
qualsivoglia setta si fossero, la leggessero nelle chiese ai popoli
convenuti per assistere ai divini uffizj. Andarono ricapitolando, e con
vivissimi colori dipingendo le vicende dello Stato dai passati anni sin
là; la virtù, la fortezza, la pazienza americane; le insidie,
l'ingiustizia, la crudeltà, la tirannide inglesi; l'assistenza da Dio
visibilmente prestata alla giusta causa loro, e l'antica debolezza, che
aveva fatto luogo alla presente sicurtà. Da questa ultima, continuavano,
ne nacque, che un altiero e disdegnoso Principe, ed un Parlamento, che
gli disprezzavano e proscrivevano, ora calavansi ad offerire condizioni
d'accordo. Ma stessero avveduti contro gli agguati di coloro, che non
gli avevan potuti vincere; l'intento loro non poter esser dubbio. Perchè
andar essi tuttavia razzolando in ogni canto della Gran-Brettagna per
far soldati? Perchè andar vezzeggiando, come fanno, ogni tirannello
d'Europa per comprarne a danni dell'America gl'infelici schiavi? Perchè
aizzar di continuo contro l'innocente America i barbari Indiani?
Destassersi, attendessero, riconoscessero l'inganno. Non istessero solo
alle speranze delle leghe esterne. Assicurar esse la independenza, non
difender la contrada dalla desolazione, non le abitazioni dal sacco, non
le donne dagl'insulti e dalle violazioni, non i figliuoli dalla
beccheria. Arrovellati dalla non riuscita, esser gl'Inglesi per
esercitar la rabbia della non soddisfatta ambizione. Si alzassero
perciò, corressero al campo, si accingessero alle battaglie; tempo
essere di far tornar in capo al distruggitore la vendetta. Aver esso
colmato il sacco delle sue abbominazioni. Ora volere i macchinati eccidj
trarre ad effetto. Molto essersi fatto; molto rimanere a farsi. Non
aspettassero la pace, finchè un angolo solo dell'America fosse occupato
dai nemici. Cacciassergli via da quella terra promessa, da quella terra
ove fluivano il latte ed il mele; implorar tuttavia i fratelli loro
dall'estreme parti del continente l'amicizia loro e la protezione.
Debito loro esser l'aiutargli. Aver quelli fame e sete di libertà.
Fessergli partecipi del celeste dono; averne essi dai favorevoli fati la
facoltà.
Pubblicarono eziandio quei capitoli del trattato di commercio e
d'amicizia, i quali alle cose commerciali si appartenevano, acciò gli
abitatori degli Stati Uniti avessero ad uniformarvisi, esortandogli
molto infine a tener i Francesi in luogo di fratelli, siccome quelli,
ch'eran sudditi ad un gran principe, il quale avendo negoziato cogli
Stati Uniti in sui termini della perfetta uguaglianza e dei vicendevoli
interessi, si era dimostrato il protettore dei diritti del genere umano.
Ma le allegrezze furono grandi in tutte le parti degli Stati Uniti; ed
il nome di Luigi decimosesto era in bocca di tutti. Ognuno lo chiamava
il protettore della libertà, il difenditore dell'America, il salvatore
della patria. All'esercito poi, il quale tuttavia era accampato a
Valle-fucina, le felici novelle furono annunziale con molta solennità,
stando i soldati in armi ed in ordinanza.
Erano intanto sul principio di giugno arrivati nelle acque della
Delawara i tre commissarj per la pace, Carlisle, Eden e Iohnstone, i
quali il giorno nove si ripararono a Filadelfia. Clinton scrisse a
Washington la cosa, pregandolo, mandasse un passaporto al dottor
Fergusson, segretario dei commissarj, acciò sicuramente potesse recare
al congresso le lettere di quelli. Ricusò Washington il passaporto, ed
il suo rifiuto fu poscia grandemente approvato dal congresso. In tale
occorrenza spedirono i commissarj le lettere per gli ordinarj procacci.
Le ricevette il congresso nella sua tornata dei tredici con una lettera
di Washington. Furono lette sino a certe parole della lettera indiritta
ad Enrico Laurens, presidente del congresso. Ma, udite quelle, si levò
dentro un romore incredibile, vociferando molti, non doversi procedere
più oltre, stantechè erano ingiuriose al Re di Francia. Le parole eran
quest'esse: _Noi non possiamo far di meno di notare la insidiosa
interposizione di un potentato, il quale stato è fin dal bel principio
dello stabilimento di queste colonie mosso da nimichevoli mire alle due
parti; e nonostanti le date patenti, e le presenti forme delle offerte
francesi all'America settentrionale, egli è notorio, che queste furon
fatte, perciocchè s'era presentito, ch'era entrato nei consiglj della
Gran-Brettagna il disegno di un amichevole componimento, ed a fine di
prevenire la riconciliazione, e questa distruggitrice guerra
prolungare._ Dopo molto contrasto sostarono, aggiornando la cosa
all'indomani. Le contese, ed i dispiaceri non furon pochi anche nei
giorni seguenti. Finalmente, avendo da un canto colla precedente contesa
dimostrato il rispetto, che all'alleato loro portavano, e dall'altro
avvisandosi benissimo, ch'era miglior partito il rispondere, perchè
molte cose si sarebbero potute dire atte a persuader i popoli, a non
piegarsi alle profferte inglesi, quandochè lo starsi avrebbe fatto
nascere mali umori con molto pregiudizio degli Stati, si deliberarono a
leggere i dispacci dei commissarj. Consistevan essi nella lettera
scritta dai medesimi al presidente del congresso, ed in una copia sì del
mandato loro, come delle ultime provvisioni del Parlamento. Nella
lettera loro offerivano i commissarj più, che non avrebbe abbisognato
per intepidire gli animi degli Americani, e per ottenere la pace nel
primi tempi della querela, e meno di quello che sarebbe stato necessario
per ottenerla ai presenti. Si sforzarono di persuadere gli Americani,
che le condizioni dell'accordo erano non solo favorevoli, ma ancora
sicure, e di tale qualità, che le due parti venivano a sapere, come
avessero a vivere insieme, e che si salderebbe tra di loro, e
terminerebbe l'amicizia, come si conviene fare a due, che vogliono viver
chiari, ed osservanti l'uno all'altro. Si avessero a deporre le armi, sì
per terra che per mare; si ristorerebbe il libero commercio; si
ravviverebbe la vicendevole affezione; si rinnoverebbero i comuni
beneficj del cittadinatico fra le diverse parti dell'Impero; si
concederebbe al traffico tutta quella libertà, che i rispettivi
interessi delle due parti richiederebbero; si gradirebbe, che nissuna
forza militare sarebbe fatta stanziare nei diversi Stati dell'America
settentrionale senza il consenso del congresso generale, o delle
particolari assemblee; si concorrerebbe nei mezzi neccessarj per liberar
l'America dai debiti, e per rialzare il credito ed il valore dei
biglietti; per istabilire meglio in futuro le cose loro si facesse una
reciproca deputazione di uno, o di più agenti dai differenti Stati, i
quali avrebbero e seggio, e voce nel Parlamento della Gran-Brettagna, o
se mandati dalla Gran-Brettagna, avessero seggio, e voce nelle assemblee
dei differenti Stati; e ciò a fine, che attendessero ai diversi
interessi dei mandatori loro; e brevemente si stabilirebbero le facoltà
delle rispettive assemblee, di modochè regolassero le rendite, siccome
pure le cose civili e militari; esercitassero una perfetta e libera
facoltà di legislazione e di governo interno, inguisachè gli Stati
britannici della settentrionale America operando, sì in pace che in
guerra, con quei d'Europa, sotto il medesimo sovrano irrevocabilmente
godessero tutti quei privilegj, che stessero al di qua di una totale
separazione d'interessi, e potessero con quell'unione di forza
consistere, dalla quale dipende la sicurezza della religione e della
libertà britanniche. In ultimo annunziarono i commissarj il desiderio
loro di convenire, o con tutto il congresso, o con qualcuni mandati da
lui alla Nuova-Jork, o a Filadelfia, o a Jork-Town, od in qualunque
altro luogo che il congresso proponesse. In tale modo per terminare una
guerra già molt'oltre proceduta largheggiavano nelle condizioni coloro,
i quali prima, e sul principio di essa, volevano l'assoluto
sottoponimento dell'America.
Intanto cominciossi nel congresso a consigliare della somma delle cose.
Le discussioni che vi seguirono, furono assai lunghe; non già che
volessero porsi giù dall'independenza; perciocchè a questo partito
nissuno inclinò, ma sibbene intorno il modo della risposta da farsi ai
commissarj. Furono molte cose parlate, e ventilata la materia sino ai
diciassette del mese. In questo dì rispose brevemente, e con molta
gravità il congresso, già fatto sicuro pei prosperi successi della
guerra, e per l'accostamento della Francia, dal quale sì grandemente
erano aumentate le cose sue, che gli atti del Parlamento britannico, il
mandato stesso dei commissarj, e le lettere loro al congresso
supponevano, che i popoli degli Stati Uniti fossero sudditi alla Corona
della Gran-Brettagna, e che del tutto si fondavano sulla dependenza, la
quale a patto nissuno ammettere si poteva; che pure desideravano la
pace, nonostanti le inique cagioni, dalle quali aveva avuto origine la
guerra, e la barbarie, colla quale era stata esercitata; ch'eran pronti
a praticare di un trattato di pace e di commercio, purchè fosse ai
trattati di già esistenti consentaneo, e che il Re della Gran-Brettagna
dimostrasse un sincero desiderio in questo proposito, del quale
nissun'altra pruova avrebbero ammesso fuori di quella dell'espresso
riconoscimento dell'independenza, e del ritrarre dalle terre degli Stati
Uniti le armate e gli eserciti. Aggiunsero, che quest'erano le
condizioni, con le quali sole erano contenti di convenire. Così gli
Americani, tenaci nel proposito loro, determinarono di seguitar
piuttosto la propria, e la fortuna francese, quella provata, questa
fresca, che la inglese già stanca e sbattuta; e, lasciati i pensieri
quieti, si voltarono del tutto alla guerra.
In tal modo furono tagliate le pratiche d'accordo, e vennero meno le
speranze, che in Inghilterra si erano concette intorno il negoziato
della riconciliazione; nel quale se gl'Inglesi concedevano dopo ch'era
trascorsa la occasione, gli Americani molto opportunamente negarono.
Imperciocchè, quantunque non si possa di sicuro affermare, che questo
fosse un lacciuolo teso dai primi a fine di snodar i secondi tra di loro
e dalla Francia, la qual cosa ottenuta, ne avrebber fatto poscia il
voler loro, certo è bene, che gli Americani dopo le fatali ire e le
crudeli battaglie, dopo gli stupri, i rubamenti e le arsioni
innumerevoli, non potevano non dubitare, che i ministri britannici non
andassero a malizia, e non volessero usar fraude. La ferita era
insanabile, e l'amicizia non si poteva ristorare. La qual cosa era
evidente agli occhi di tutti, ed il parere voler credere il contrario,
doveva necessariamente dar sospetto d'insidia, e che diversi avessero a
riuscire i fatti da quello che risuonavano le parole. Chiunque considera
attentamente la lunga tela degli avvenimenti, la quale fin qui abbiamo
ordito, troverà, che gli Americani furono ogn'ora costanti nel proposito
loro; gl'Inglesi voltabili, incerti e titubanti. Quindi non dee far
maraviglia, che quelli abbiano trovato nuovi amici, e questi non solo
perduto abbiano gli antichi, ma di più sperimentatigli nemici in quel
punto stesso, in cui e meno potevano nuocere loro, e maggior danno
riceverne. I risoluti consiglj prevengono altrui; gl'incerti lascian
sopraffare.
Ma non istando i Capi americani senza apprensione, che le imbasciate
dolci e le larghe concessioni nuovamente avute dall'Inghilterra, e le
arti segrete, che i commissarj userebbero, non operassero efficacemente
nelle menti dei più impazienti cittadini, con tutto che il congresso
altra risposta non avesse voluto dare fuori di quella, che poco sopra è
stata raccontata, adoperarono in modo, che molti scrittori popolani la
causa americana, e la risoluzione ultimamente presa dal congresso
difendessero. Al che fare tanto più volentieri si accostarono, quanto
che i commissarj inglesi, vedutisi caduti dalle speranze di poter far
frutto appo il congresso, si eran volti a voler persuadere con dicerìe
stampate, e largamente sparse nell'universale dei popoli, che
l'ostinazione del congresso era quella che traeva al precipizio
l'America, allontanandola dagli antichi amici, e dandola in preda
all'inveterato nemico. Dal qual procedere dei commissarj un nuovo
argomento cavarono i libertini per avvertire i popoli, e convincergli
delle insidie e delle soperchierie inglesi. Fra gli scrittori loro
merita particolar menzione Drayton, uno dei deputati della Carolina
Meridionale, uomo di chiaro sapere, il quale con accomodate scritture,
che si facevano nei diarj pubblici stampare, si andò affaticando, e non
senza molto probabili ragioni, per dimostrare, che siccome già avevano
gli Stati Uniti concluso un trattato colla Francia, come Stati
independenti, ed a questo istesso fine di mantener la independenza, il
trattar ora coi commissarj sul supposto della dependenza sarebbe un
contaminare quella sincerità e generosità dalla quale le operazioni loro
dovevano essere accompagnate, un farsi stimare un fedifrago ed infame
popolo, ed un perder per sempre ogni speranza di forestieri aiuti;
mentre che da un altro lato si troverebbero intieramente nella balìa
posti di coloro, i quali finallora ogni fraude usato avevano, ogni
crudeltà esercitata contro di loro. E stante che gli accordi fatti coi
commissarj non avevano ad esser determinativi, ma abbisognavano ancora
della ratificazione, chi gli assicurava, fossero il Re, i ministri, il
Parlamento per ratificare? E quando ratificassero, come poter esser
certi, che un nuovo Parlamento non fosse per disfare tutta l'opera loro?
Si ricordassero, quest'essere quel nemico cotanto infido, cotanto
crudele, cotanto frodolento. E come poter credere non dormirci dentro lo
scorpione, quando si considera, che i commissarj ci mettevano
chiaramente di bocca, più larghe condizioni offerendo, che non
concedevano il mandato loro e gli atti stessi del Parlamento? In cotal
modo redarguivano i libertini le promesse, le profferte e gli argomenti
dei commissarj di modo, che questi non approdarono in alcuna cosa, e ne
restò il negozio della concordia imperfetto.
Ma se qualche speranza di prospero successo del presente negoziato fosse
rimasta, questa avrebbe intieramente distrutta il votare, che fecero
gl'Inglesi in questo medesimo tempo la città di Filadelfia, l'acquisto
della quale aveva costato tanto sangue, ed una guerra di due anni.
Temendo i ministri inglesi di quello che avvenne, cioè che una flotta
francese arrivasse molto per tempo nella Delawara, e ponesse in
grandissimo pericolo l'esercito britannico, che alloggiava in
Filadelfia, ed avendo anzi stabilito di portar la guerra nelle province
meridionali, e mandar una parte delle genti a difender le Antille
dagl'insulti del nuovo nemico, il che molto avrebbe scemato l'esercito
rimasto nel continente, avevano per mezzo del commissario Eden inviato
ordine a Clinton, perchè abbandonasse immediatamente quella città e si
riparasse alla Nuova-Jork. Questa risoluzione, la qual era non che
prudente, necessaria, apparì però come piena di timore agli occhi degli
Americani, e non poteva non nuocere grandemente al successo delle
pratiche di concordia. Che bisogno avevano gli Americani di venirne a
patti, quando gl'Inglesi, cedendo, inferiori all'armi loro si
dimostravano? Comunque ciò sia, Clinton si apparecchiava a mandar ad
effetto quello che il governo gli aveva comandato. E siccome prevedeva,
che a recarsi per la via di terra alla Nuova-Jork gli era mestiero
traversare la Nuova-Cesarea, paese per le ragioni nei precedenti libri
raccontate diventato molto avverso, e dalla lunga guerra consumato, e
perciò avrebbe difettato di vettovaglie, così prima di partirsene da
Filadelfia, ne aveva ammassato a dovizia, e postele sopra un
numerosissimo carreggio. Egli è vero, che essendo l'armata di lord Howe
in pronto nell'acque stesse della Delawara, si avrebbe potuto
trasportare l'esercito per la via del mare alla Nuova-Jork; della qual
cosa dubitavano gli Americani, e ne stava Washington molto sospeso. Ma
forse le difficoltà e la lunghezza dell'imbarco, ed il timore
d'incontrare per quelle piagge l'armata francese molto più gagliarda,
stornarono i Capi inglesi dal seguir questo partito. Per la qual cosa
fattisi e dal canto di Clinton, e da quello di Howe i necessarj
apparecchiamenti, la mattina dei 28 giugno per tempissimo tutto
l'esercito inglese varcò la Delawara, e navigato un tratto all'ingiù,
sen andò ad arripare alla punta di Gloucester sulle terre della
Nuova-Cesarea. Poco stante marciava con tutti gl'impedimenti verso
Haddonfield, dove arrivò lo stesso giorno.
Ebbe Washington nel suo campo di Valle-fucina subito avviso, che
l'esercito inglese era in sulla levata, e mandò tosto il generale
Dickinson a raunare sotto l'insegne le milizie cesariane, e nel medesimo
tempo, per confortarle con qualche buon polso di soldati stanziali,
comandò al generale Maxwell, si recasse nella Cesarea. Gli uni e gli
altri dovevano tutti quegl'impedimenti frapporre in sulle vie da tenersi
dall'esercito inglese, che meglio potessero; far tagliate, rompere i
ponti, atterrare e traversar alberi. Evitassero nel medesimo tempo le
imprudenti mosse o le fazioni improvvise. Questi erano i primi disegni
di Washington per ritardar l'esercito nemico, finchè egli medesimo
potesse spingere tutto l'esercito nella Cesarea, e veder da vicino
quello che fosse a fare. Intanto i capitani americani fecero subito
ridurre il Consiglio a Valle-fucina per deliberare, se si dovesse,
bezzicando il nemico alla coda, fargli tutto quel male che si potesse,
senza però venirne ad una battaglia giusta; ovvero se fosse più
accettevole partito il dar dentro a capo all'ingiù, e tentar la fortuna
di una giornata determinativa. Stettero un pezzo in questo dibattito, e
furon varie le opinioni. Lee, che poco prima era stato scambiato col
Prescott, considerata l'egualità delle forze dei due eserciti, e la
favorevole condizione degli Stati Uniti da non doversi più senza
necessità mettere al rischio delle battaglie, e fors'anche poco
confidando nella disciplina delle genti americane, opinava, non si
mettesse quell'esercito sul tavoliere, si schivasse il fatto d'armi.
Solo voleva, si seguitasse il nemico alla leggiera, spiassersi i suoi
andamenti, gli s'impedisse il far danno. A questa opinione si
accostavano i più. Gli altri, tra i quali Washington stesso,
dissuadevano questo consiglio, e volevano, quando però una buona
occasione si appresentasse, si attaccasse la battaglia campale, non
potendo nell'animo loro comportare, che il nemico si ritirasse
impunemente per sì lungo spazio di cammino, e persuadendosi che a
ragione ei potevano ben promettersi di quei soldati, la costanza de'
quali non avevan potuto superare la malvagità della stagione, e la
inopia di tutte le cose. Consideravano ancora, essere l'esercito inglese
molto impedito dalle salmerie, e non dubitavano punto, che in qualcuno
dei molti luoghi difficili, pei quali ei doveva passare, qualche buon
destro si potrebbe côrre di combattere avvantaggiati. Ciò nonostante
prevalse l'opinione dei più, non senza evidente disgusto di Washington,
il quale, come uomo molto di sua testa, stette pertinace nella sua
deliberazione. Il giorno medesimo, in cui gl'Inglesi abbandonarono
Filadelfia, si mosse dal suo campo di Valle-fucina, e varcata la
Delawara a Coryell's-ferry, perciocchè Clinton marciava all'insù del
fiume, andò il giorno 22 a por gli alloggiamenti a Hopewell. Stava molto
incerto intorno il disegno del nemico. Il proceder di lui così lento, il
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