Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 02

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Queste cose si facevano con grand'ordine dentro Ticonderoga, non senza
qualche confusione al monte Independenza. Si passava parola, andassesi a
far la massa generale a Skeenesborough, le navi procedendo pel
Wood-creek, la gente da terra per la via di Casteltown sulla destra riva
di quella fiumana. Usciva alle due della mattina da Ticonderoga
Saint-Clair, seguivalo alle quattro Francis. Gl'Inglesi non si addavano,
ed ogni cosa procedeva prosperamente. Ma in questo mezzo tempo il fuoco
appiccato ad una casa sul monte Independenza subitamente rischiarò
l'aria all'intorno. Ciò diè avviso al nemico, e gli discoperse tutto
quello che succedeva. Gli Americani, conosciuta la cosa, si sgomentarono
e disordinarono. Procedettero ciò nondimeno, sebbene all'inviluppata,
sino ad Hubbardton, dove fecero alto per pigliar riposo, e raccorre gli
smarriti. Ma intanto gli Inglesi non istavano a bada. Frazer coi soldati
leggieri, i granatieri ed alcune altre compagnie di corridori gli
seguitava per terra, prendendo il cammino sulla destra della fiumana.
Veniva dietro velocemente co' suoi Brunswicchesi Reidesel, sia per
riunirsi con Frazer, sia per operar da sè secondo le occasioni. Burgoyne
si determinò di far il perseguito in persona per la via del fiume. Ma
per poter ciò fare era mestieri disfar prima lo stecconato, e poscia il
ponte che avevano gli Americani construtto davanti Ticonderoga. Posero
tosto i marinari ed i guastatori inglesi la mano all'opera, ed in men
che non si potrebbe credere, questi congegnamenti, che tanta spesa e
tanta fatica costato avevano, furono distrutti. Entrarono adunque le
navi di Burgoyne, e con grandissima rattezza procedettero pel Wood-creek
in cerca del nemico. Non si sostava nè per la via di terra, nè per
quella dell'acqua. Alle tre dopo mezzodì l'antiguardo inglese composto
delle navi più leste arrivò poco distante dalle cascate di
Skeenesborough, ed attaccò la battaglia colle bastarde americane. In
questo mezzo tre reggimenti furon posti a terra nel South-bay, che è il
sinistro ramo del Wood-creek, acciò, valicata una montagna con molta
celerità, riuscissero alle spalle del nemico superiormente in sul
Wood-creek medesimo, distruggessero le fortificazioni di Skeenesborough,
e gli tagliassero in tal modo la strada verso il Forte Anna. Ma gli
Americani, fuggendo a rotta, prevennero il disegno. Sopraggiunte poi le
fregate inglesi sopraffecero le bastarde nemiche, le quali già a mala
pena potevano dalle navi sottili difendersi. Due si arrendettero, tre
arsero. Si disperarono gli Americani. Posto fuoco ai Forti, ai mulini,
ai battelli, e guastato ciò che ardere non potevano, fuggirono alla
spezzata, e precipitosamente pel Wood-creek, ricoverandosi al Forte
Anna. Gravissima fu la perdita loro; conciossiachè i battelli fossero
carichi di bagaglie e di munizioni troppo necessarie al sostentamento
loro, od all'esercizio della guerra.
Nè migliore era la condizione di quelle genti, che si ritiravano per la
via di terra. Era la vanguardia condotta da Saint-Clair pervenuta a
Casteltown, distante a trenta miglia da Ticonderoga, e a dodici da
Skeenesborough; la dietroguardia, sotto gli ordini dei colonnelli Warner
e Francis, s'era fermata la notte de' sei in Hubbardton a sei miglia più
sotto di Casteltown verso Ticonderoga. Alle cinque della mattina dei
sette arrivavano a furia le genti inglesi condotte da Frazer. Occupavano
gli Americani un forte luogo, e facevano sembiante di volersi difendere.
Frazer, ancora che inferiore di forze, e confidatosi molto nel valore
de' suoi, sperando fosse vicino il soccorso di Reidesel, e temendo, se
indugiasse, si difilassero gl'inimici, non esitò punto a dar dentro. La
battaglia fu lunga e sanguinosa. Gli Americani condotti e confortati da
Capi valorosi menavano le mani aspramente. Gl'Inglesi combattevano
anch'essi con molta ostinazione. Vi furono molte inondazioni dal cacciar
degli uni, e dal rincacciar degli altri. Gl'Inglesi incominciavano a
balenare, e si disordinavano. Ma i Capi di nuovo gli rannodavano. Davan
mano alle baionette, e con molta foga si avventavano contro gli
Americani. Questi cominciavano a rompersi. In questo forte punto
sopraggiungeva Reidesel colla testa della sua colonna composta di
corridori e d'alcuni granatieri. Senza metter tempo in mezzo gli
conduceva alla battaglia. Gli Americani sopraffatti dal numero si
diedero da ogni parte alla fuga, abbandonando Francis, il quale
combattendo valorosamente morì. Lasciarono sul campo dugento soldati
uccisi con molti uffiziali. I prigionieri furono altrettanti o più, tra
i quali il colonnello Hale. Si credette, i feriti aver sommato a ben
seicento, tra i quali molti miserabilmente perirono nelle selve privi di
ogni soccorso. Dei regj morirono o furono feriti meglio che cento
ottanta. Avute Saint-Clair le novelle della rotta del Warner, e sentiti
anche da un uffiziale delle bastarde, arrivato in quel punto, i disastri
di Skeenesborough, temendo, non gli fosse tagliato il ritorno al Forte
Anna, si voltò con gran rattezza a sinistra, inselvandosi; incerto, se
dovesse ripararsi nella Nuova-Inghilterra e ne' luoghi superiori del
Connecticut, od al Forte Edoardo. Ma raccozzatosi due giorni dopo a
Manchester colle restanti genti di Warner, e raccolti i fuggiaschi
s'incamminò al Forte Edoardo per ivi congiungersi col generale Schuyler.
Mentre queste cose si facevano sulla sinistra, i capitani inglesi
determinavano di cacciar gli Americani dal Forte Anna, posto più in su
verso le fonti del Wood-creek. Vi mandarono a questo fine il colonnello
Hill da Skeenesborough, e per aiutarlo nella sua mossa faticarono con
ogni industria di far passare i battelli sopra le cascate di
Skeenesborough, affine di poter assalire il Forte anche per la via
dell'acqua. Sentendo poi che gli Americani vi stavano dentro molto
grossi, mandarono in soccorso dell'Hill il brigadier Powell con due
reggimenti. Il colonnello americano Long, scampato dall'eccidio delle
navi con molti de' suoi, comandava al presidio del Forte Anna. Avuto
lingua, che i nemici s'approssimavano, saltò fuori e corse molto
gagliardo contro gl'Inglesi. Si difendevano questi animosamente. Già gli
Americani gli accerchiavano. In tanto pericolo Hill ordinava a' suoi,
pigliassero tosto un luogo più forte. La qual cosa eseguirono in mezzo
gli spessi e forti assalti dei repubblicani con molto ordine e coraggio.
Sostenevano la carica con mirabile costanza; gli Americani instavano
ferocemente. Il conflitto durava già ben due ore, e pendeva incerta la
vittoria. Ma gli Americani udivano in questo punto le grida terribili
dei Barbari, che si avvicinavano; e saputo altresì, che già erano vicine
le schiere di Powell, abbandonatisi, si ritirarono al Forte Anna. Nè qui
credendosi sicuri, arsa prima e distrutta ogni cosa, si ricoverarono al
Forte Edoardo, posto sul fiume del Nort. Già si trovava in questo luogo
Schuyler, ed il giorno dodici vi arrivò Saint-Clair colle reliquie del
presidio di Ticonderoga. Nè si potrebbero sì di leggieri descrivere le
fatiche e gli stenti, ch'ebbero queste genti a sopportare per la
mancanza delle provvisioni e delle vestimenta, e pei tempi avversi nel
cammin loro da Casteltown sino al Forte Edoardo. Quivi dopo l'arrivo di
Long e del Saint-Clair, siccome dei fuggiaschi, che arrivavano alla
spezzata, sommavano le genti americane a poco più di quattromila
soldati, incluse le milizie. Difettavano di ogni bisognevole, e ancor
più di coraggio, sconfortate dalle recenti sconfitte. Perdettero gli
Americani in tutte le descritte fazioni cento vent'otto pezzi di
artiglierie con una quantità maravigliosa di munizioni da bocca e da
guerra, e particolarmente di farine, che furon trovate in Ticonderoga e
nel monte Independenza. Tutta la contrada all'intorno poi si era
grandemente impaurita a tante disgrazie, e gli uomini cercavano
generalmente piuttosto di provvedere alla propria sicurezza, che non a
correre in ajuto della pericolante patria.
In così grave frangente Schuyler non ometteva nissuna di quelle
diligenze, che ad un buon capitano, e ad un ottimo cittadino si
appartenevano. Già si era, quando il nemico s'ingrossava a
Skeenesborough, ingegnato d'interrompere con ogni sorta d'impedimenti la
navigazione del Wood-creek da quel luogo sino al Forte Anna, dove cessa
il medesimo di esser navigabile. Dal Forte Arma poi sino a quel
d'Edoardo (distanza non maggiore di sedici miglia), la contrada è di per
sè stessa orribilmente aspra, deserta e selvaggia; il suolo rotto ed
ineguale tramezzato da spessi torrenti, e da profonde e larghe paludi.
Non mancava Schuyler di render per arte ancor più difficile al nemico
quel passaggio, che la natura stessa pareva aver voluto con ogni maniera
di più gravi ostacoli proibire. Faceva tagliate, guastava i sentieri,
rompeva i ponti, atterrava spessi alberi e grossi, e gli collocava di
lungo e di traverso coi rami intralciati qua e là nei luoghi di passo,
sicchè quella solitudine già di per sè stessa tanto orrida, era
diventata pressochè impenetrabile. Nè qui si ristava l'industria del
generale americano. Faceva sgomberare a luoghi più lontani il bestiame,
e dal Forte Giorgio trasportar all'Edoardo a molta fretta le munizioni e
le bagaglie, delle quali le sue genti sì fattamente abbisognavano, ed
acciò non venissero in mano del nemico. Instava poscia caldamente,
perchè si mandassero a congiungersi con lui tutti i reggimenti di
stanziali, che nelle vicine province si ritrovavano; e faceva spesse e
forti chiamate alle bande paesane della Nuova-Inghilterra, e della
Nuova-Jork. Nelle vicinanze poi del Forte Edoardo e della città di
Albanìa nulla lasciava d'intentato per far genti; nel che faceva molto
frutto, avendo egli presso quei popoli grandissima dependenza.
Finalmente per ritardar il nemico pensava di dargli gelosia sul suo
fianco sinistro; e perciò mandò il colonnello Warner col suo reggimento
ad alloggiar nello Stato di Vermont, comandandogli, facesse correrìe
verso Ticonderoga, e raccogliesse le milizie del paese. Brevemente
attese Schuyler per ogni verso ad attraversar il cammino all'inimico, ed
a difficultargli l'impresa.
Mentre in tal modo si travagliava dalla parte degli Americani, per
tenere il nemico ai passi in su quei luoghi aspri e selvaggi, si
arrestava Burgoyne a Skeenesborough, sia per la difficoltà dei luoghi,
sia per aspettare giungessero le tende, le bagaglie, le artiglierie e le
vettovaglie cotanto necessarie, prima d'ingolfarsi in quelle catapecchie
disabitate. A questo tempo erano i Burgoniani talmente ordinati, che la
dritta occupava i poggi di Skeenesborough, avendo sull'estremità
dell'ala le genti d'armi del Reidesel, la sinistra composta di
Brunswicchesi alloggiava sulla riviera di Casteltown, la brigata di
Frazer formava la battaglia tra l'una e l'altr'ala. Il reggimento degli
Essiani di Hanau stanziava alla testa dell'East-creek per proteggere
contro le correrìe del Warner il campo di Casteltown, ed i battelli sul
Wood-creek. Si lavorava intanto indefessamente a tor via gli ostacoli su
di questa fiumana, e così ancora delle strade per al Forte Anna.
L'intendimento di Burgoyne era, che il grosso dell'esercito, traversata
la solitudine del Forte Anna, si recasse al Forte Edoardo, mentre
un'altra banda da Ticonderoga, presa la via del lago Giorgio, ed
impadronitasi del Forte di questo nome, ch'è piantato all'estremità
superiore di quello, venisse ad accozzarsi al Forte Edoardo. Acquistato
il Forte Giorgio, gli arnesi da guerra e le munizioni dovevano condursi
per la via del lago di questo nome, essendovi la navigazione più facile
e più spedita, che per il Wood-creek, ed avendovi una carreggiata dal
Forte medesimo sino a quello d'Edoardo. Così si travagliava da ambe le
parti, gl'Inglesi credendosi sicuri della vittoria, gli Americani con
poca speranza di migliorar fortuna.
La vittoria di Ticonderoga, ed i seguenti prosperi successi di Burgoyne,
siccome riempirono di stupore e di spavento le province americane, così
a somma allegrezza commossero generalmente i popoli della
Gran-Brettagna. Delle quali cose, come prima vi si ebbe notizia, se ne
fecero grandi feste e rallegramenti in Corte, ed appo tutti coloro, che
la illimitata soggezione dell'America desideravano. Già tutti formavano
tra sè altissimi concetti, e credevano la vittoria certa, il fine della
guerra vicino. Riputavasi, esser cosa impossibile, gli Americani si
riavessero, non solo per le gravi perdite d'uomini, d'armi e di
munizioni, che fatte avevano, ma eziandio per quelle del coraggio e
della riputazione, che nelle guerre altrettanto giovano, e forse più
delle armi stesse. Quindi le antiche note di codardìa si rinnovellavano
dai nemici loro; ed i parziali stessi molto rimettevano della
estimazione loro verso i coloni. Poco mancava, non gli sentenziassero
indegni di difendere quella libertà, della quale tanto si gloriavano. I
ministri si facevano belli de' lieti eventi, ed andavano empiendosene la
bocca per tutta la Corte. Tutti gli lodavano; chiamavasi la loro
ostinazione, costanza; i disegni, che temerarj parevano, ora pieni di
prudenza stati essere stimavansi; e la pertinacia loro a non volere dar
udienza a nissuna proposta di composizione, avvisavasi essere stata
lodevole gelosia degl'interessi del regno. Essendo stati i consiglj
guerreschi dei ministri favoriti da successi tanto felici, anche la
maggior parte di coloro ch'erano fin là stati autori di concordia,
spiegavano tutte le vele al vento sì prospero della fortuna, e parevano
desiderar meglio la sottomessione, che l'accordo.
Ma in America la perdita dei laghi e di quella Fortezza, che si
riputavano le sicure chiavi degli Stati Uniti, fu tenuta altrettanto più
grave, ch'ella era inaspettata; poichè i popoli universalmente, il
congresso, ed il generale Washington medesimo si erano dati a credere,
che l'esercito britannico del Canadà fosse più debole, e quello di
Schuyler più gagliardo di quello ch'erano veramente. Avvisavano
massimamente, che col presidio lasciato in Ticonderoga, quella Fortezza
fosse posta in sicuro stato. S'incominciò a lacerar la fama degli
uffiziali dell'esercito del Nort, ma soprattutto di Saint-Clair. Lo
stesso Schuyler, esperto capitano però e cittadino integerrimo, il
quale, se già da lungo tempo serviva, da lungo tempo ancora non gradiva,
non andò esente dalle maldicenze. Quelle lingue serpentine, massimamente
della Nuova-Inghilterra, che come amico ai Jorchesi non lo amavano, lo
laceravano aspramente. Il congresso per onor delle armi sue, e per
soddisfar ai popoli decretò, si ricercasse la condotta degli uffiziali,
e si mandassero loro incontanente gli scambj. Fatta la ricerca, furono
assoluti; gli scambj sospesi per intercessione di Washington. Ma una
cosa, che dee far non poca maraviglia, questa si è, che in tanta
malvagità della fortuna, nissuna inclinazione si manifestasse tra gli
Americani per calare agli accordi. Nissun maestrato nicchiò; fra i
particolari nissuno, o pochi, e questi la maggior parte persone
rigattate, e uomini di scarriera.
Intanto il congresso temendo, che le infauste novelle, arrivate che
fossero in Europa, nuocessero a quelle pratiche, che già si erano
introdotte alla Corte di Francia, e riguardando più, come si suol fare,
all'interesse della propria causa, che all'onore de' suoi capitani,
pretendendo colore di viltà e d'imperizia in Saint-Clair alla verità
delle cose, aveva mandato speditamente dicendo a' suoi mandatarj,
andassero insinuando, che tutta la colpa era di quello, il quale con
cinquemila uomini di presidio, fornitissimi di ogni cosa, non aveva
saputo difendere una Fortezza quasi inespugnabile. Che del rimanente
stavano essi forti, ed ogni studio ponevano nel riparare ai sofferti
danni.
Washington, il quale in questo così gran sinistro dimostrò, come in
tutti i precedenti, una grande costanza, era tutto intento a' rimedj, ed
a fermare lo stato della tremante repubblica, rinforzando e provvedendo
l'esercito di Schuyler. Le artiglierie e le munizioni si spedivano dal
Massacciusset. Il generale Lincoln, uomo di molta dependenza nella
Nuova-Inghilterra, vi fu mandato per far correr sotto le insegne le
milizie. Arnold accorreva anch'esso, e speravasi, che l'ardir suo fosse
per ispirar nuovo ardire alle scoraggiate genti. Il colonnello Morgan,
uomo, come abbiam veduto, di smisurato valore, vi si avviava col suo
reggimento di cavalleggieri. Tutti questi modi, siccome opportunamente
ritrovati, così anche efficacemente usati, operavano i soliti effetti.
Gli Americani ripigliavano grado grado il coraggio, e l'esercito si
andava ingrossando.
In questo mezzo tempo Burgoyne con somma contenzione si affaticava
nell'aprir la via del Forte Anna al Forte Edoardo. E contuttochè tutto
l'esercito con grandissimo ardore si adoperasse in questa bisogna, i
progressi che si facevano, erano molto tardi. Tanti erano
gl'impedimenti, che la natura e l'arte avevano frapposti. Oltrechè e'
faceva di mestiero ripulir le strade dagli alberi atterrati, bisognò
ancora edificare da quarantotto ponti tutti nuovi, e rassettarne de'
vecchi. Tanto penò l'esercito a valicar questo piccolo spazio, che non
potè toccare le rive dell'Hudson nelle vicinanze del Forte Edoardo, se
non il dì 30 di luglio. Gli Americani, sia perchè erano troppo deboli a
poter resistere, sia perchè il Forte Edoardo era piuttosto una rovina
inutile, che un difendevole riparo, e sia finalmente perchè temevano,
che il colonnello Saint-Leger, superato il Forte Stanwix, non scendesse
per la sinistra riva del fiume dei Moacchi sino all'Hudson, e così
tagliasse loro la via al ritorno, si ritirarono più sotto a Still-water,
dove attendevano a fortificarsi. Nel medesimo tempo abbandonarono il
Forte Giorgio, arse prima tutte le navi, che tenevano sul lago dello
stesso nome, e rotta in varj luoghi la carreggiata, che da quello guida
al Forte Edoardo. In tal modo la via di Ticonderoga pel lago sino a
questo Forte diventò affatto libera dalla presenza dei repubblicani.
Gl'Inglesi giunti sulle rive dell'Hudson, e viste le sue acque, le quali
erano state per tanto tempo l'oggetto delle speranze loro, e per
arrivare alle quali tante fatiche sopportate avevano, e tanti pericoli
corsi, si rallegrarono grandissimamente, e già si promettevano tutte le
cose prospere dalla fortuna.
Ma, non ostanti così liete speranze, incominciarono a provare molte e
gravi difficoltà. Tutta la contrada all'incontro era nimichevole, e le
vettovaglie si potevano solo trarre da Ticonderoga. Quindi è, che
l'esercito britannico dai trenta di luglio sino ai quindici d'agosto
tutto fu intento, ed ogni opera usò per far venir i battelli, le
provvisioni e le munizioni dal Forte Giorgio sino al primo luogo
navigabile dell'Hudson, ch'era una distanza di circa diciotto miglia.
L'impresa era difficile; nè il frutto che vi si faceva dentro, francava
la fatica ed il tempo che vi si spendevano. La strada era rotta in
diversi luoghi, e non vi si poteva passare se prima non si rassettasse.
De' cavalli che si aspettavano, appena ne fosse arrivato un terzo. De'
buoi a malo stento se n'erano potuti raccorre cinquanta paia. Grosse e
continue piogge avevano accresciuto le difficoltà. Laonde avvenne, che
malgrado tutta la diligenza che si usava, appena che si fossero potute
procurar le vettovaglie pel logorar giornaliero dell'esercito, non che
per far riposte, acciocchè potesse procedere più oltre. Addì quindici
non si avevano in canova provvisioni che per quattro giorni, e dieci
battelli nell'Hudson.
Molto, ed acerbamente fu biasimato Burgoyne per causa degl'indugj
operati prima pel passaggio pei deserti del Forte Anna, e poscia per la
difficoltà delle vettovaglie nelle stanze del Forte Edoardo. Allegarono,
che invece di andarsi ad intricare in quei deserti avrebbe dovuto, dopo
occupato Skeenesborough, e sbaragliato tutto l'esercito nemico,
ritornarsene rattamente pel Wood-creek a Ticonderoga; di là imbarcar di
nuovo le genti sul lago Giorgio, procedere al Forte di questo nome, e,
presolo, incamminarsi spedito e pronto per lo stradone carrozzabile al
Forte Edoardo. Sarebbonsi, opinarono, in tal modo precipitati gl'indugj,
i quali, se riuscirono pregiudiziali all'esercito britannico, furono di
altrettanto vantaggio cagione agli Americani. Sarebbesi, continuarono,
l'esercito insignorito di Albanìa, prima che i nemici avessero potuto
raccorre il fiato. Si giustificava però Burgoyne con dire, che
l'indietreggiare in mezzo al corso della vittoria avrebbe scemato
l'animo a' suoi, e datone ai nemici; che questi avrebbero fatto testa
nel Forte Giorgio, ed intanto rotto la strada per al Forte Edoardo; che
passando, come fece, per le solitudini del Forte Anna, oltrechè si
avvezzarono i soldati alla guerra intricata delle selve, si obbligarono
i nemici a votar di piano il Forte Giorgio, e che avendo già una strada
aperta, si doveva sperare, non guasterebbero quell'altra, di cui si
tratta; che le navi, che si sarebbero dovute usare pel trasporto delle
genti sopra il lago Giorgio, si erano potute adoperare pel trasporto
delle bagaglie, armi e munizioni. Mostrava finalmente, che l'avere
anteposta la via sulla sinistra a quella sulla dritta pel lago Giorgio,
gli aveva fatto abilità di mandare a mano stanca un buon polso di genti
sotto gli ordini del generale Reidesel, perchè tenessero in gelosia il
Connecticut, e tutta la contrada di Vermont.
Quale di questo sia la verità, Schuyler molto acconciamente si giovò di
tali soprastamenti. Già alcuni colonnelli di stanziali erano da
Peek's-hill arrivati al campo, e le milizie della Nuova-Inghilterra,
quantunque corresse a quei dì la stagione delle messi, stormeggiavano da
ogni parte, ed andavano a congiungersi coll'esercito principale; in
guisa che, se questi non era ancora abile ad offendere, poteva almeno
sperare, occupati i luoghi forti, di difendersi convenevolmente.
In questo mezzo ebbe Burgoyne le novelle, che il colonnello Saint-Leger
colle sue genti d'ordinanza, ed una buona torma d'Indiani per la via del
lago Oneida era venuto da Oswego nella contrada dei Moacchi, e che di
già oppugnava il Forte Stanwix. Prese tosto speranza, che gli si potesse
aprir la strada a qualche buon successo. Perchè, se l'esercito
americano, che lo fronteggiava, corresse su pel fiume Moacco per andar
in soccorso del Forte, in tal caso rimaneva agl'Inglesi aperto l'adito
sino ad Albanìa, e si otteneva il finale intento. Oltredichè, se
Saint-Leger ne andasse colla vittoria, le genti americane trovate si
sarebbero tra due eserciti regj, quello di Saint-Leger da testa, e
quello di Burgoyne da coda. Se per lo contrario i repubblicani si
consigliassero, abbandonato il presidio del Forte Stanwix alle sue
proprie forze, di ritirarsi in Albanìa, in questo secondo caso tutta la
contrada dei Moacchi sarebbe venuta in poter degl'Inglesi, e questi
avrebbero fatto la congiunzione loro colle genti del Saint-Leger.
Ingrossato allora l'esercito, e vettovagliato dai Moacchi avrebbe
facilmente potuto procedere più oltre. Dal che doveva nascere, o che il
nemico combatterebbe una battaglia campale, e non si dubitava della
vittoria; o sarebbesi grado grado ritratto a luoghi più bassi, ed in
questo modo gl'Inglesi si sarebbero fatti padroni della città di
Albanìa. Ma se il disegno di spingersi avanti era molto opportuno, non
era meno pieno di difficoltà pel difetto delle vettovaglie. Il qual
difetto sarebbe anche diventato maggiore in proporzione che l'esercito
si allontanerebbe dai laghi, dai quali esse vettovaglie si traevano.
Avrebbersi di vantaggio dovute far venire con grosse scorte, ed ordinar
una lunga tela di guardie per preservarle dai subiti assalti del nemico.
La qual cosa non si poteva ottenere senza assottigliar con evidente
pericolo l'esercito già di per sè stesso non troppo gagliardo. Voltò
adunque Burgoyne il pensiero a far procaccio di vettovaglie in altro
modo, senza del che il disegno non si poteva a patto nessuno mandar ad
effetto. Sapeva egli, che i nemici avevano ammassato una gran quantità
di biade e di grascie, siccome pure un notabile carreggio ad una Terra
chiamata Bennington, posta tra i due rami, che poscia uniti formano il
fiume Hosick. Giace ella a venti miglia distante dal fiume del Nort.
Quivi si conducevano altresì grossi branchi per uso del campo
repubblicano, i quali venivano dalla Nuova-Inghilterra per le parti
superiori del Connecticut, e poscia per le contrade del Vermont. Da
Bennington si mandavano secondo il bisogno alle diverse parti
dell'esercito. La Terra poi era guardata soltanto da alcune bande di
milizie di numero incerto; imperciocchè, ora andavano ora venivano,
secondo che la propria volontà loro le aggirava. Sebbene la distanza dal
campo di Burgoyne a Bennington fosse di cencinquanta miglia, ciò non di
meno considerato, che il paese all'intorno, il quale Reidesel già aveva
cavalcato, si era dimostrato anzi quieto che no, e bene inclinato
all'obbedienza, spinto eziandio da una insuperabile necessità, ed
avidissimo di gloria, non disperò il capitano britannico di potere con
una improvvisa correrìa arrivare a Bennington, sorprendervi, e portar
via sul carreggio del nemico le munizioni. Fatta la risoluzione, ne fu
data la cura al luogotenente colonnello Baum, uno de' più riputati
capitani tedeschi, che si avesse l'esercito, e molto capace in questa
maniera di guerreggiare, scorrazzando il paese nemico. Lo accompagnarono
alla fazione da cinquecento soldati, dugento uomini d'armi a piè di
Reidesel, i corridori del Frazer, i volontarj del Canadà, una parte dei
provinciali molto pratichi dei luoghi, che seguivano le bandiere
britanniche, e ben cento Indiani. Seguitavano due pezzi d'artiglierie da
campo. Nel medesimo tempo il luogotenente colonnello Breyman col suo
reggimento di Brunswicchesi andò a pigliar gli alloggiamenti più sotto
verso Bennington sul Batten-hill, a fine di essere in grado di
soccorrere, ove d'uopo fosse, a Baum. Le instruzioni, che questi ebbe da
Burgoyne, erano molto accomodate; usasse grandissima cautela nel pigliar
i posti; facesse diligentemente esplorare la contrada dagl'Indiani verso
l'Otter-creek ed il fiume del Connecticut. Non lasciasse scorrazzar gli
uomini d'armi, ma sempre gli tenesse raccolti; facesse marciar gli
armati alla leggiera da fronte ed alla coda, per non dar dentro agli
agguati; non tentasse zuffe dubbie; se il nemico gli venisse
all'incontro molto grosso, pigliasse un buon posto, e vi si
fortificasse; desse voce, che tutto l'esercito voleva passare nel
Connecticut; in fine venisse a ricongiungersi con esso lui in Albanìa.
Per dar poi gelosia all'esercito nemico, e tenerlo a bada durante la
fazione, Burgoyne mosse tutto l'esercito all'ingiù sulla sinistra riva
dell'Hudson, ed andò a por gli alloggiamenti di rincontro a Saratoga.
Fatto anche un ponte di foderi, fe' passare a questa Terra le genti più
spedite, e faceva le viste, come se tutto l'esercito valicar dovesse per
andare ad affrontar il nemico, che stava tuttavia nel suo campo di
Still-water.
Ordito, nel modo che abbiam detto, il disegno, procedeva Baum con eguali
prestezza e cautela ad eseguirlo. Incontrava a prima giunta una masnada
nemica, che faceva la scorta ad un branco, ed a certa quantità di
munizioni. Gl'intraprendeva, e mandava al campo. Ora quivi incominciò a
manifestarsi quella mala fortuna, che già tanto aveva ritardato
l'esercito reale. Tal era la mancanza delle bestie da tiro e da soma, e
tanto si trovarono pei cattivi tempi sdrucciolenti e rotte le strade,
che Baum non potette, se non molto lentamente procedere verso il luogo,
al quale si avviava. Ebbe perciò il nemico, che stava attento in
Bennington, tostano avviso del suo arrivare. Comandava in questa Terra
il colonnello Starke testè arrivatovi colle bande paesane, che aveva
messo insieme nel Nuovo-Hampshire. Mandò rattamente dicendo a Warner, il
quale col suo reggimento, dopo la rotta di Hubbardton, era venuto ad
alloggiare in Manchester, venisse a raggiugnerlo. Tutte queste genti con
alcune milizie dei contorni sommavano a circa due migliaia di soldati.
Udito, che il nemico si avvicinava, aveva Starke spedito avanti a
sopravvedere il colonnello Gregg, credendo dapprima, fosse solamente una
torma d'Indiani che corresse il paese. Ma veduto, ch'erano gli
stanziali, si ritirava agli alloggiamenti principali di Bennington.
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