Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 01

Total number of words is 4333
Total number of unique words is 1571
37.1 of words are in the 2000 most common words
51.5 of words are in the 5000 most common words
59.1 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.

STORIA DELLA GUERRA
DELLA INDEPENDENZA
DEGLI
STATI UNITI DI AMERICA

SCRITTA DA
CARLO BOTTA

VOLUME TERZO

MILANO
PER ANTONIO FONTANA
M.DCCC.XXVII


STORIA DELLA GUERRA AMERICANA


LIBRO OTTAVO

[1777]
Avevano i ministri inglesi già da lungo tempo, siccome abbiam narrato,
fatto il disegno di aprirsi la via dal Canadà sino alla Nuova-Jork per
mezzo di un esercito, il quale venuto dai laghi sulle rive dell'Hudson
si congiungesse nei contorni di Albanìa con tutto, o con una parte di
quello, che militava sotto gli ordini del capitano generale Howe. In tal
modo sarebbero state separate le province orientali dalle occidentali;
il che si credeva, avrebbe dato al certo la vittoria finale della
guerra. Imperciocchè le prime, dov'erano i popoli più avversi, oppresse
da quella prepotente forza, non avrebbero potuto correre in soccorso
delle seconde. Queste poi, quantunque molto lontane dall'Hudson,
avrebbero anche dovuto accostarsi alla fortuna del vincitore, sbigottite
dall'infelice caso dell'altre, abbondanti di leali, che si sarebbero
levati in capo, e fors'anche ingelosite contro la Nuova-Inghilterra per
la potenza sua, ed inritrosite, perchè foss'ella stata la principal
cagione, per l'ostinazione sua, delle presenti calamità. Che poi
quest'impresa non fosse per avere una difficile esecuzione lo dimostrava
l'opportunità dei luoghi tutti aperti, se si eccettua un piccol tratto,
alla navigazione; ed i Francesi medesimi l'avevano tentata nel corso
della precedente guerra. Si era sperato, che già fin nel varcato anno
sarebbe stata mandata ad effetto. Ma parte per gli ostacoli incontrati
sui laghi, parte per la perversità della stagione, e parte perchè,
mentre Carleton procedeva verso Ticonderoga, e per conseguente verso
l'Hudson, Howe, in luogo di salir su per questo fiume per incontrarlo,
si era volto a ponente, ed osteggiava la Cesarea, la cosa non era
riuscita. Ma ora si rinfrescavano vieppiù questi pensieri, e quello che
nei precedenti anni era stato solamente una parte del disegno, soggetta
anche agli accidenti, era diventato in questo il capo più essenziale e
necessario della guerra. Stava tutta la nazione britannica in
grandissima aspettazione, e pareva che di altro non si favellasse presso
la medesima, che di questa spedizione del Canadà, dalla quale si sperava
di breve il totale soggiogamento dell'America. Conciossiachè, o si
poteva senza ostacolo la congiunzione dei due eserciti effettuare, ed in
tal caso si otteneva di queto l'intento; o per impedirla gli Americani
ne sarebbero venuti ad una battaglia giusta, ed in questo caso non si
dubitava punto della vittoria. Nè i ministri avevano tralasciato alcuno
di quei provvedimenti, che ad una tanta impresa erano creduti necessarj;
avendo essi abbondantemente tutte quelle cose somministrate, che i
generali medesimi avevano saputo e immaginare e desiderare. Erasi il
generale Burgoyne, capitano molto esperto, pratico dei luoghi, ed
amantissimo della gloria, recato in Inghilterra nel trascorso inverno,
dove, fatte molte consulte coi ministri, aveva con essi, e formato il
disegno di questa fazione, e fermato il modo di eseguirla. Questi, presa
molta confidenza nell'ingegno suo e nell'ardire, e molta speranza
collocando in quell'ardentissimo desiderio, da cui era egli tormentato
notte e dì, di far chiaro il nome suo nelle cose della guerra, lo
elessero a Capo di tutta la impresa. Nel che ebbero poco rispetto al
grado ed ai servigj prestati in questa medesima provincia dal generale
Carleton, al quale pareva, spettasse il trarla a fine, poichè già
l'aveva incominciata. Era poi anche uomo, al quale bastava, del pari che
a qualunque altro, la vista di governarla con prudenza e con valore. De'
luoghi ancora era assai pratico, avendovi fatto dimora parecchj anni, ed
esercitatovi la guerra. Ma forse erano ai ministri dispiaciute la sua
ritirata dalle mura di Ticonderoga, e la ripugnanza, che dimostrato
aveva grandissima all'adoperar gl'Indiani in questa guerra. Forse anche
la severità sua nell'esercizio del generalato aveva contro di sè
concitati gli animi di alcuni uffiziali, che perciò diventarono poco
favorevoli rapportatori dell'azioni sue. Burgoyne poi determinatosi ad
usar la occasione era venuto in Inghilterra, dove favorito nella Corte,
serpentando alle porte dei ministri, essendo presente, promettendo mari
e monti, tanto fece e tanto disse, che, messo in disparte Carleton, fu
egli eletto generale di tutto l'esercito canadese. Ma il governatore,
vedutosi contro l'aspettazione sua privo del comando dell'esercito, e
ristretta l'autorità sua nella provincia del Canadà, dimandò licenza di
ritornarsene in Inghilterra. Arrivava Burgoyne sul principio del mese di
maggio a Quebec, ed incontanente poneva mano a fare con ogni possibile
sforzo l'uffizio, che stato gli era commesso. Niuna cosa lasciava
intentata per compir gli apparecchiamenti, ch'erano necessarj per
fornire con celerità e felicità la impresa. Arrivavano intanto
dall'Inghilterra le navi cariche d'armi, di munizioni e di bagaglie in
grandissima copia. Carleton con lodevole esempio di temperanza cittadina
secondava Burgoyne in tutti quei modi, che meglio poteva e sapeva,
usando efficacissimamente e l'autorità che gli dava l'ufficio suo di
governatore, e quella che dagli amici ed aderenti suoi, che erano
numerosissimi, derivava. L'opera sua riuscì di molta utilità, e già
tutte le cose erano in pronto per questa fazione, la quale doveva
definire la fortuna di tutta la guerra, e dell'America. Si noveravano
nell'esercito burgoniano tra fanti inglesi e lanzi, meglio di settemila
soldati di ordinanza, non inclusi quei di artiglieria; cioè circa
tremila ottocento Inglesi, ed il rimanente Tedeschi, tutti una bella e
buona gente. Gli artiglieri poi sommavano pressochè a cinquecento. A
questi debbonsi aggiungere quasi che settecento altri soldati, i quali,
sotto gli ordini del colonnello Saint-Leger, erano destinati a fare una
correrìa nella contrada dei Moacchi per ivi assaltare ed insignorirsi
del Forte Stanwix, altrimenti detto il Forte Schuyler. Questi si
componevano di alcune compagnie di stanziali inglesi con alcune reclute
jorchesi, pochi corridori di Anhalt e qualche banda di Canadesi ed
Indiani. Al principal nervo delle genti di Burgoyne erano, secondo il
disegno dei ministri e del generale medesimo, per accostarsi due
migliaia di Canadesi, parte combattenti, e parte spianatori, pallaiuoli,
e marraiuoli, dei quali si prevedeva, si avrebbe, per racconciar le
strade, grandissimo bisogno. Seguiva una numerosa banda di navicellai
per governar le navi sui laghi e sull'Hudson. Oltre i Canadesi che
seguitar dovevano l'esercito, fu fatta la chiamata a molti altri,
acciocchè corressero la contrada, e tenessero i posti mezzani tra
l'esercito, che procedeva verso l'Hudson, ed il presidio, che si
lasciava nel Canadà, il quale sommava, inclusi i fuorusciti montanari, a
meglio di tre migliaia di soldati. Era questo necessario per
intraprendere la comunicazione tra il nemico, ed i mal'affetti nel
Canadà, per raffrenare i disertori, per tramandar le novelle e gli
ordini prontamente, ed in ogni modo per tenere i paesi alle spalle
sgombri e sicuri. Nè qui si ristettero le richieste fatte ai Canadesi.
Molti ancora furon fatti venire per rassettar le fortificazioni del
fiume Sorel, i porti Chambly e San Giovanni, e l'Isola delle Noci. Fu
finalmente fatta tra i medesimi popoli un'accolta di saccardi per condur
all'esercito le vettovaglie, le armi, le munizioni sì da bocca che da
guerra, e tutti gli arnesi creduti alla fazione necessarj. Tra questi
non teneva l'ultimo luogo una grossa quantità di abiti militari da
fornirsi a quei leali, i quali, non si dubitava, sarebbero venuti col
favore della vittoria a congiungersi coi soldati regj. Ma si credette
anco, che allo stabilimento delle cose del Re importassero molto gli
aiuti degl'Indiani; e perciò aveva il governo ordinato a Carleton, che
facesse ogni sforzo, ed ogni arte usasse per raccozzarne il numero di un
migliaio, ed anche più, se si fossero potuti ottenere. Egli, quantunque
per l'umanità sua, che difficilmente poteva tollerare la crudeltà loro,
ed ancora perchè aveva per isperienza trovato, che nelle guerre giuste
ed ordinate, come questa era, doveva l'opera loro più dannosa riuscire
che utile, tuttavia si era con ogni possibile diligenza adoperato per
sollevar quei barbari, e fargli correre all'armi sotto le bandiere
inglesi. Nel che fece grandissimo frutto; conciossiachè o ciò procedesse
dall'autorità sua, la quale invero era grande presso quelle nazioni, o
dalla sete del sangue, o dal desiderio della preda, o dalla leccornìa
dei presenti inglesi, concorrevano a stormo, e talmente si affoltarono,
che i capitani britannici temettero, dessero piuttosto impedimento, che
novella forza all'esercito. Perciò furono costretti a dar licenza a
coloro, i quali, o meno atti parevano alla guerra, o più crudeli, o meno
disciplinabili. Il fornimento delle artiglierie era eccellentissimo, e
tale, che forse mai altro esercito eguale a questo ne trainò
altrettante, nè meglio instrutte, nè più acconciamente governate da
pratichi artiglieri. Si credette un tanto corredo di somiglianti armi
molto necessario per poter isbaragliare di leggieri un nemico
indisciplinato alla campagna, o per isloggiarlo dai luoghi forti e
difficili. I generali, che accompagnavano Burgoyne alla fazione, erano
tutti delle cose militari intendentissimi, e da ogni parte uomini di
guerra compiutissimi. Tra questi tenevano il primo luogo il generale di
artiglieria Philipps, che si aveva acquistato buon nome nelle guerre di
Germania, i brigadieri generali Frazer, Powel, e Hamilton, il
maggior-generale Reidesel brunswicchese, ed il brigadier-generale
Specht. Tutto l'esercito poi in un coi capitani era pieno di ardire e di
speranza. Già si promettevano nella mente loro la vittoria certa e la
conquista dell'America.
Essendo adunque ogni cosa in concio, e tutte le genti, sì proprie che
ausiliarie, arrivate, andò Burgoyne a por gli alloggiamenti presso il
fiume Bouquet sulla occidentale riva del lago Champlain, poco distante a
tramontana da Crown-point. Quivi sendo vicino il tempo di dar principio
alle ostilità, e temendo egli molto della barbarie indiana, la quale,
oltre il disonore che ne nasceva alle armi britanniche, poteva
grandemente nuocere all'esito di tutta l'impresa, si deliberò di raunare
questi Barbari a parlamento, e giusta un costume loro, di far quello
ch'essi chiamano _il banchetto della guerra_. In questa circostanza
favellò ai convitati molto gravemente, e con accomodate parole, affine
di eccitar l'ardor loro nella comune causa, e nel medesimo tempo di por
un freno alle crudeli voglie. Per questo molto s'affaticò nel metter
sotto gli occhi loro la differenza che passa tra una guerra che si fa
contro un comune nemico, nella quale tutta la contrada ed i popoli sono,
e debbonsi nemici riputare, e quella che di presente si esercitava, in
cui i fedeli coi ribelli, i traditori cogli amici tramescolati si
ritrovavano. Raccomandava loro, e severissimamente comandava, non
istessero ad uccider altri, se non coloro, che armati e contrastanti
incontrassero; alle donne, ai vecchi, ai fanciulli, ai prigionieri
perdonassero. Soprattutto contro di questi non usassero, nè lo
scarpello, nè l'ascia, neanco nel calore delle mischie. Solo gli
adoperassero contro i cadaveri di coloro, che morti avessero nelle
giuste battaglie; si guardassero bene sotto niun pretesto, colore o
sotterfugio di non iscarpellare i feriti, e nemmeno i moribondi, e molto
manco ancora di non uccidergli a fine di eludere la proibizione. Metteva
finalmente a prezzo ciascun prigioniero, che vivo gli conducessero
davanti, e minacciava le più aspre pene contro coloro che i viventi
scotennato avessero.
Mentre dall'un de' lati Burgoyne cercava di mansuefare la naturale
ferocia dei Barbari, da un altro si affaticava colle minacce di questa
d'intimorire i popoli, ed alla soggezione disporgli. Mandò egli a questo
fine un bando dal suo campo di Putnam-Creek, dato addì 29 giugno, nel
quale molto magnificava le forze degli eserciti e delle armate
britanniche, che da ogni parte dovevano l'America attorniare e correre;
con parole molto gravi, e con colori assai vivi dipingeva le enormità
commesse dai Capi della ribellione, siccome pure l'infelice condizione,
alla quale era ridotta l'America per opera loro. Rammentava le
arbitrarie incarcerazioni ed i tormenti fatti sperimentar a coloro, che
fedeli si erano dimostrati al Re ed alla patria loro; andava spaziandosi
col descrivere la tirannide esercitata dalle assemblee e dai Consiglj
contro i quieti sudditi, senza distinzione di età e di sesso,
perch'erano essi, o forse perchè solo si sospettava che fossero a quel
governo aderenti, sotto il quale erano nati, e tanto tempo vissuti, ed
al quale erano da ogni legge divina ed umana obbligati. Ricordava, che
si era fatto violenza alle coscienze coll'aver forzato ai giuramenti, od
all'armi coloro, che le inudite usurpazioni detestavano. Proseguiva con
dire, che veniva con un fiorito e potente esercito da parte del Re per
por fine a tante enormità; che invitava i buoni a congiungersi seco lui
per ristorar l'autorità delle leggi; che i casalinghi, gli industriosi,
gl'infermi protetti avrebbe, purchè continuassero a starsene quieti, ed
i bestiami, le biade, e qualunque spezie di foraggi rimossi non avessero
dai luoghi loro, o rotto i ponti, o guaste le strade, e nessun'altra
dimostrazione nimichevole fatto avessero; che fornissero il campo di
ogni sorta di viveri, i quali a contanti sarebbero stati a giusti prezzi
pagati. Denunziava finalmente una terribil guerra a tutti quelli, che,
con menti caparbie ed indurate, nella ribellione continuato avessero;
minacciando loro, che la giustizia e la vendetta gli attendevano in sul
campo, accompagnate dalla devastazione, dalla fame, e da tutti quegli
orrori, che sogliono loro tener dietro. Gli ammoniva in ultimo, non
isperassero di trovare scampo per la lontananza, o nei nascondiglj;
perciocchè solo, che rallentasse il freno agl'Indiani, che a migliaia
(magnificando il numero loro per ispaventare) lo seguitavano, avrebbero
essi razzolato in tutti i canti, e, trovatigli, a condegno gastigo
tratti i nemici della Gran-Brettagna e dell'America.
Questo bando, il quale era poco degno del capitano di una polita
nazione, fu molto, e molto meritevolmente, non che nelle due Camere del
Parlamento, ed in tutta l'Inghilterra biasimato, ma in tutta l'Europa da
tutti gli uomini temperati e generosi. Nè vale il dire, siccome si scusò
Burgoyne, che l'avesse fatto per isbigottire, e non per eseguirlo.
Imperciocchè colle armi esercitate secondo l'usanza delle nazioni
civili, e non colle minacce dei Barbari si debbono i nemici intimorire.
Senza di che le soldatesche, e massimamente gl'Indiani, erano pur troppo
già di per sè stessi inclinati al sacco ed al sangue, e ad intender
daddovvero quello, che forse per finta e per arte annunziava il
capitano. Male si può scherzare con questa sorta di gente, e la materia
stessa non era da burla. Checchè di ciò ne sia, operò il bando un
effetto tutto contrario a quello che l'autor suo ne aspettava.
Quell'ardita generazione di uomini, e molto latina di bocca, che abitano
la Nuova-Inghilterra, non che non ne impaurissero, se ne trastullavano,
ed incontrandosi per le compagnevoli brigate, andavan dimandando l'un
l'altro le novelle di quel ventoso intronamento, come lo chiamavano, e
di quelle vesciche che venuto era a vendere in America l'ampolloso
capitano della Gran-Brettagna.
Gittati Burgoyne questi fondamenti alle cose sue, dopo d'aver soprastato
alcuni giorni a Crown-point per ordinarvi e riempirvi i magazzini, per
fondarvi gli ospedali, e per altri servigj farvi, necessarj
all'esercizio della guerra, procedeva con tutte le sue genti alla volta
di Ticonderoga. L'ala dritta marciava sulla riva occidentale del lago,
la sinistra sull'orientale, e la battaglia era trasportata sulle navi
per le acque del lago medesimo. La presa di quella Fortezza, senza la
quale non si poteva a patto nessuno passare più oltre, era la prima
fazione che si proponeva di fare l'esercito reale. Era il luogo assai
forte per natura e per arte, e si aveva ancora la memoria dell'infelice
assalto datogli nel 1758 dalle genti britanniche contro le francesi, che
vi erano dentro. Ma parte per levarsi dal viso quella macchia, parte
perchè tal era l'ardire del presente esercito di Burgoyne, che ogni più
difficile impresa, piana e facile riputava, credeva di doverne fra
brevissimo tempo riportar la vittoria. Giungevano sotto le mura di
Ticonderoga il dì delle calende di luglio. Nel medesimo tempo quella
squadra spedita, che abbiam detto dover correre il paese dei Moacchi,
condotta da Giovanni Johnson, e dal colonnello Saint-Leger si moveva da
Oswego, per andar ad osteggiare il Forte Stanwix. Il quale acquistato,
s'intendeva, dovesse recarsi a campo tra questo medesimo Forte e quello
d'Edoardo, posto sulle rive dell'Hudson, a fine di tagliare il ritorno
alla guernigione di Ticonderoga, ed ivi congiungersi col grosso
dell'esercito.
L'esercito americano, al quale era commessa la cura di contrastar il
passo alle genti del Re, e difendere Ticonderoga, era troppo più debole,
che non si conveniva ad un tanto bisogno; che anzi era stato sì stremo
di soldati durante l'inverno, che si temette, non gl'Inglesi non se ne
impadronissero per una battaglia di mano. Giunta la primavera, e
spesseggiando ogni dì più gli avvisi, che l'esercito nemico si
avvicinava, faceva il generale Schuyler, al quale aveva testè il
congresso dato il comando di tutte queste genti, ogni sforzo, ed ogni
arte usava per fare accolta di nuove. Desiderava egli, e sperava di
raccorre un novero almeno di dieci migliaia, il quale era necessario per
l'opportuna difesa di tutti quei luoghi. Ma la bisogna dello arrolare
procedeva molto lentamente. Ripugnavano in questo tempo i popoli
grandemente a condursi sotto le insegne, sia per una naturale freddezza,
sia perchè, o per arte degl'Inglesi, o per credenza dei capitani
americani si era divulgata la opinione, che l'esercito del Re non
dovesse già fare la fazione di Ticonderoga, ma sibbene che imbarcatosi
pel San Lorenzo, e quindi viaggiando per mare, fosse per andar a
congiungersi con quello del generale Howe. Per le quali cagioni,
allorquando le genti del Re apparvero improvvisamente sotto le mura di
Ticonderoga, se quelle di Schuyler arrivavano, certamente non passavano
il novero di cinque migliaia, incluse quelle che si trovavano dentro la
Fortezza, le quali sommavano ad un dipresso a tre migliaia, numero poco
sufficiente a difendere un sì gran circuito di mura, e tante pendici.
Siede Ticonderoga sulla riva occidentale di quell'emissario, pel quale
le acque del lago Giorgio scorrono in quello di Champlain.
Quest'emissario è lungo da dodici miglia, ed alla sua bocca inferiore
verso il Champlain è posta appunto la Fortezza di Crown-point.
Ticonderoga è fondata sopra una punta di terra, la quale da tre parti è
circondata dalle acque, le sponde delle quali sono alpestri e dirupate.
La parte a maestro, la quale sarebbe aperta, ha per difesa una profonda
palude, e le fortificazioni già fatte construrre dai Francesi. Gli
Americani avevano questo fianco assicurato con nuove fortificazioni.
Istessamente sulla sinistra un po' più in su verso il lago Giorgio nel
luogo dov'erano i mulini da segare, fatto avevano nuovi bastioni,
siccome pure sulla dritta un po' più in giù verso il lago Champlain.
Dall'altra parte dell'emissario, cioè sulla riva orientale di lui, e di
rincontro a Ticonderoga havvi un poggio, che gli Americani chiamarono
col nome di monte Independenza. Molto diligentemente lo affortificarono,
e munirono con grosse artiglierie. In cima al poggio, dov'era una
piccola pianura, construssero un Forte stellato, e sui fianchi grosse
trincee e ripari, perchè stessero a sopraccapo, e difendessero quelle
fatte a riva l'acqua. E perchè la comunicazione tra Ticonderoga ed il
monte Independenza fosse libera ed aperta, avevano gli Americani
edificato un ponte sull'emissario, opera di molta fatica ed industria.
Consisteva esso in ventidue grosse travi conficcate profondamente nel
letto dell'acqua, le quali servivano di pile. I tramezzi poi erano fatti
di grosse assi fortemente tra di loro e colle pile collegate con catene,
ed enormi aguti ribaditi. Ma siccome il nemico, che abbondava di
navilio, poteva facilmente venire contro il ponte e romperlo, così
avevano essi ficcati nel fondo da una riva all'altra dell'emissario
davanti, o sia sotto il ponte, alcuni aguzzi stecconi uniti insieme con
barre di ferro riconficcate, e con grosse catene. In tal modo non solo
era aperta la via tra l'un Forte e l'altro sulle due rive
dell'emissario, ma ancora l'adito affatto chiuso da tramontana a ostro.
Quella parte dell'emissario ch'è sotto Ticonderoga, ed è il capo del
lago Champlain, si allarga molto, e diventa capace di grosse navi, ma
l'altra parte, ch'è sopra la Fortezza, ed è la coda del lago Giorgio, è
molto stretta e difficile pei gorghi e le cadute. Ma sotto le mura di
Ticonderoga viene a congiungersi con esso lui sulla sua destra riva un
altro fiume, o piuttosto fiumana, che chiamano in questo luogo
Southriver, e più in su, come già abbiamo detto in uno dei precedenti
libri, Wood-creek. Tutte queste acque congiunte insieme formano una
specie di lago a ostro del ponte sopraddetto, e la punta di terra che si
comprende tra le medesime chiamano, essendo essa elevata a guisa di
monte. Sugar's-hill. La chiamavano altre volte Mount-Defiance, o sia
monte Diffidenza. Questo monte signoreggia del tutto Ticonderoga,
dimodochè chi ne fosse padrone, e vi conducesse in cima le artiglierie,
potrebbe battere e rovinar a posta sua la Fortezza. Di ciò si erano
benissimo avvisati gli Americani, e fattovi su una diligente consulta.
Ma considerato, che di già troppo erano deboli per guardare le altre
fortificazioni, si rimasero dall'occupare e fortificar questo monte.
Speravano altresì, che la difficoltà della salita, ch'era grandissima,
in un colla asprezza ed ineguaglianza della cima avrebbero trattenuto il
nemico dal voler tentar di montarvi, ed impeditolo soprattutto di trarre
fin là su le artiglierie.
Era il generale Saint-Clair preposto alla custodia della Fortezza di
Ticonderoga con un presidio di tremila soldati, dei quali un terzo erano
milizie delle province settentrionali. Ma mancavasi di molte cose
necessarie alla difesa, soprattutto di armi, particolarmente di
baionette tanto necessarie per ributtar il nemico, che tentasse di
salire sulle mura. Essendo comparsa l'ala dritta dell'esercito
britannico condotta da Philipps ai due di luglio sul fianco sinistro
della Fortezza, Saint-Clair, o perchè fosse egli stesso troppo debole
per difender tutte le pendici, o che credesse il nemico meno forte di
quello ch'egli era veramente, fe' votare tutti quei ripari, che si erano
fatti sulle rive dell'emissario del lago Giorgio sopra Ticonderoga. Il
che eseguirono i suoi prestamente, non senza però aver prima guasto ed
arso ogni cosa, e massimamente i mulini da segare. Philipps, usando la
occasione, s'impadronì, senza che gli assediati alcun motivo facessero
per disturbarnelo, di un posto di molto momento chiamato il Mount-Hope,
o monte Speranza, dal quale non solo signoreggiava da sopraccapo le
fortificazioni loro, ma ancora tagliava loro affatto la via da
Ticonderoga al lago Giorgio. Occupato il monte Speranza, tutta quella
schiera inglese, ch'era passata sulla riva occidentale del Champlain, si
distese da quel monte a questo lago, di maniera che tutto il fianco
della Fortezza, che guarda verso maestro, era investito, e la via
serrata per la parte di terra. La schiera tedesca guidata da Reidesel,
la quale aveva camminato sulla riva orientale del lago, era giunta
anch'essa sotto le mura della Fortezza, e stava alloggiata a
Three-Mile's-point distendendosi dalla riva del lago, ed essendo
attelata dietro il monte Independenza sino all'East-creek. Di là poteva
essa facilmente, procedendo più avanti, occupare quello spazio di terra,
ch'è frapposto tra l'East-creek ed il South-river, o sia il Wood-creek;
ed in tal modo serrare affatto il passo agli Americani sulla destra riva
del Wood-creek medesimo, per la quale si ha la via a Skeenesborough. Ma
il posto di maggior importanza da pigliarsi dagl'Inglesi quello era del
monte Diffidenza, il quale sta a ridosso, e signoreggia tutta la
Fortezza. E certo era, che, occupato questo e condottevi le artiglierie,
la guernigione doveva o votar precipitosamente la Fortezza, o venirne ai
patti. Fu il monte Diffidenza attentamente esplorato dai generali
inglesi, i quali vennero in isperanza, sebbene credessero ciò non
potersi senza molta fatica e difficoltà eseguire, di potervi salire e
piantarvi in cima le artiglierie. Dal detto al fatto si misero
all'opera, e con tanto studio lavorarono nello sterrare e spianare, che
il giorno cinque era fatta la via e montati i cannoni, di maniera che
all'indomani si poteva dar la batteria. Il presidio non s'ardì mai di
saltar fuori per noiar gli assedianti nell'opere loro, ed impedire o
almeno ritardare i lavori dell'oppugnazione. Trovavansi adunque in
grandissimo pericolo di avere di corto chiuse tutte le strade alla
ritirata. S'accorgevano benissimo, che, perduto il monte Diffidenza,
Ticonderoga non aveva più rimedio; e che non potevano sperare di far una
breve, non che una lunga resistenza. L'unica via allo scampo, che
rimaneva loro, era lo stretto passo tra l'East-creek ed il Wood-creek,
che Reidesel poteva chiudere ad ogni momento. In questo stato di cose
Saint-Clair, chiamati a Dieta i Capi del presidio, ed esposto loro il
vicino pericolo che correvano, i progressi fatti dal nemico, e
l'imminente chiusura da tutte le parti, richiedevagli, se paresse loro
bene, si votasse tostamente la Fortezza. Tutti opinarono del sì. Nessuno
non potrà negare, che questa deliberazione della Dieta militare di
Ticonderoga non sia stata necessaria; poichè oltre i progressi fatti dal
nemico nella circonvallazione, il presidio era sì debole, che non poteva
difendere la metà delle fortificazioni, e sarebbe stato fra breve tempo
totalmente dall'incomportabile fatica oppresso. Rimanendo si perdeva e
la Fortezza ed il presidio; partendo, quella si perdeva solamente, e
questo si poteva condurre a salvamento. Sapeva ancora Saint-Clair, che
Schuyler, il quale si trovava a quei dì al Forte Edoardo, non aveva
forze sufficienti da difendere sè, non che da poter soccorrer gli altri.
Ma quello, del che non si è mai addotto, nè che presso nessuno ha
trovato scusa, si è, che giacchè i generali americani conoscevano sè
stessi impotenti a difender la Fortezza, non l'abbiano più tostamente, e
nel buon dì abbandonata. La qual cosa, se avessero eseguita, e la
ritirata sarebbe stata sicura, e le bagaglie, le munizioni e le armi
avrebbero potuto tutte trasportarsi in salvo. Che se poi erano essi
ingannati intorno la forza del nemico esercito, e molto più debole lo
riputavano di quello ch'era, ciò dimostrerebbe pure una imperizia
nell'arte della guerra, che non si potrebbe abbastanza biasimare.
Ma tornando al filo della storia, i Capi americani, fatta la
risoluzione, si fecero ad eseguirla. La notte dei cinque si mettevano
all'impresa. Saint-Clair guidava l'antiguardo, il colonnello Francis il
retroguardo. Ordinavano ai soldati, procedessero con grandissimo
silenzio, e portassero seco panatica da logorare per otto giorni.
Imbarcaronsi a molta fretta su dugento battelli, che stavano
apparecchiati, e su cinque bastarde tutti i soldati invalidi, le
suppellettili dell'ospedale, e di munizioni e d'artiglierie tutte quelle
che per la brevità del tempo fu permesso; le rimanenti si guastarono, o
chiodarono. Montò sulle navi per guardia il colonnello Long col suo
reggimento ed alcuni soldati scelti. Allo stendare si spegnevano i lumi.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 02