Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 05

Total number of words is 4350
Total number of unique words is 1627
37.2 of words are in the 2000 most common words
51.8 of words are in the 5000 most common words
59.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
difficili, ai quali si era riparato; obbligate a star in armi di
continuo, la scaglia, e le palle delle artiglierie nemiche spruzzando e
strisciando di colpo e di rimando per ogni dove le file, e molti traendo
a morte ogni momento, serbavan esse tuttavia la solita costanza; e se
cedevano ad una dura necessità, mostravansi però di miglior fortuna
meritevoli. Nissun atto, nissuna parola fecero, che degna non fosse
d'uomini forti e valorosi.
In fine nessuna novella di soccorso, non che fondata, vana, trapelando
da parte nessuna, fu fatta la mattina dei tredici la veduta dei fondachi
pubblici, e si trovò, che vi era in munizione da vivere, e ciò molto
scarsamente, solo per tre dì. In tale stato l'andare ed il rimanere
essendo egualmente fuori della potestà loro, considerato, che quanto più
si differiva una deliberazione terminativa, tanto procedeva in maggior
precipizio la condizione dell'esercito, convocarono una Dieta generale,
alla quale intervennero non solo i primarj uffiziali, ma ancora tutti i
capitani delle compagnie. Mentre deliberavano le palle nemiche frullando
orribilmente, andavano qua e là traforando la tenda, dove si teneva il
Consiglio. Tutti unitamente opinarono, doversi cedere alla fortuna, ed
introdurre una pratica d'accordo col generale americano.
Usò Gates modestamente la vittoria. Solo propose, che le genti regie
deponessero le armi dentro gli alloggiamenti; la quale condizione
parendo loro di troppa iniquità, sdegnosamente rifiutarono gl'Inglesi.
Volevano tutti piuttosto esser menati al nemico in una disuguale
battaglia, che macchiarsi di una tanta vergogna. Dopo diverse pratiche
si accordarono il giorno quindeci gli articoli della capitolazione.
Dovevano sottoscriversi da ambe le parti la mattina dei diciassette. La
notte arrivò al campo di Burgoyne il capitano Campbell, mandatovi a gran
fretta dal generale Clinton, il quale recava le novelle, che questi
venuto sopra l'Hudson si era fatto padrone del Forte Montgommery; e che
il generale Vaughan colle genti più spedite già si avvicinava ad Esopo.
Rinascevano in alcuni le speranze di salute. Furono ricerchi gli
uffiziali del parer loro, se i soldati in un caso disperato abili
fossero a combattere, e se la fede pubblica fosse impegnata pel verbale
accordo. Molti risposero, i soldati infievoliti dalle fatiche e dalla
fame non potersi reggere; tutti furono apertamente fautori, essere
impegnata la fede pubblica. Solo Burgoyne opinò del no. Ma era obbligato
a seguire la pluralità dei suffragi. Gates intanto, conosciute queste
mene, e le nuove speranze, donde procedevano, il giorno diciassette
molto per tempo ordinò tutto il suo esercito alla battaglia, e mandò
dicendo a Burgoyne, giunto essere il tempo prefisso a sottoscrivere;
perciò si il facesse immediatamente, o si combatterebbe. Questi non si
fe' più pregare. L'accordo fu sottoscritto, il quale intitolarono:
convenzione tra il luogotenente generale Burgoyne, ed il
maggior-generale Gates. Le principali condizioni, oltre quelle per le
provvisioni, ed altre cose da somministrarsi all'esercito britannico
durante il suo cammino per a Boston, e la sua dimora in questa città,
furono che le genti uscissero dagli alloggiamenti con tutti gli onori
della guerra, colle corde accese, coi tamburi battenti, le bandiere
spiegate, le artiglierie da campo; deponessero le armi, e lasciassero le
artiglierie in un luogo a posta presso un'antica Fortezza; avessero la
facoltà d'imbarcarsi liberamente, e di passar in Europa da Boston, con
patto però non potessero portar le armi contro l'America durante la
presente guerra; non fossero sparpagliate, nè i soldati smembrati dagli
uffiziali loro; le chiamate, ed altri uffizj militari fossero permessi;
ritenessero gli uffiziali le spade; tutte le robe dei privati fossero
salve, le pubbliche si consegnassero di buona fede; non si svaligiassero
le bagaglie; tutti coloro, che seguitavano il campo di qualsivoglia
condizione, o paese si fossero, godessero il benefizio della
capitolazione; e fosse fatto abilità ai Canadesi di ritornarsene alle
case loro.
Non solo le condizioni di quest'accordo, se si considera il disperato
frangente, a cui si trovava l'esercito britannico condotto, sono molto a
questo onorevoli, ma Gates per una somma cortesia, e per un benigno
riguardo verso i vinti, fe' ritrarre dentro gli alloggiamenti le sue
genti, acciocchè moleste spettatrici non fossero alle inglesi, quando
elleno deponevano le armi. La qual cosa gli si dee non solamente ad
umanità, ma a sopportazione, e ad altezza d'animo recare; imperciocchè
già sapeva egli le inudite depredazioni, che andava facendo all'uso dei
Barbari sulla destra riva dell'Hudson il generale Vaughan, e come avesse
questi tutto il villaggio d'Esopo inesorabilmente arso e distrutto. Egli
è debito nostro di non passar sotto silenzio, che siccome Gates in tutto
il corso di questa guerra sulle rive dell'Hudson compì tutte quelle
parti, che ad accorto, valoroso e sperto capitano di guerra si
appartengono, così medesimamente niuna di quelle lasciò indietro, che
adornar sogliono gli animi generosi, onesti e civili. E questa
amorevolezza usò verso i sani, ma più ancora verso i malati, che la
fortuna dell'armi aveva posto nelle sue mani, ai quali tutti quei
soccorsi fe' ministrare, che meglio per la condizione delle cose seppe,
e potè. Sommava l'esercito americano il dì dell'accordo a un di presso a
quindici migliaia di soldati, dei quali dieci migliaia a circa di
stanziali; l'inglese a 5791, cioè 2412 Tedeschi, e 3379 Inglesi tra
combattenti, e non combattenti. Acquistarono gli Americani quarantadue
pezzi di belle artiglierie tra cannoni, obici, e bombarde, da 4600
archibusi, una quantità notabile di cartocci, di bombe, di palle, di
carcasse e di altri instrumenti da guerra.
Cotal fine ebbe la spedizione inglese sulle rive del fiume del Nort, la
quale cominciata con grandissima riputazione cadde in tanta difficoltà,
che coloro, i quali ne avevano sperato sì prosperi successi ne
ricevettero gravissimo danno, e quei che sì grandemente ne avevano
temuto, ne riportarono grandissimo benefizio. Certo è, che, se ella fu
disegnata prudentemente, siccome a noi pare, fu improvvidamente
governata da coloro che dovettero mandarla ad effetto. Conciossiachè il
buon successo suo dipendeva in tutto dagli sforzi uniti dei generali,
che comandavano su i laghi, e di quelli che amministravano la guerra
della Nuova-Jork. Ma invece, procedendo con separati consiglj, quando
uno veniva, l'altro se ne andava. Allorquando Carleton si era
impadronito dei laghi, Howe non che salisse per l'Hudson alla volta di
Albanìa, osteggiò nella Cesarea, e si volse verso la Delawara Quando poi
Burgoyne entrò vincitore in Ticonderoga, Howe s'imbarcò per andare ad
assaltar Filadelfia, e così l'esercito canadese restò privo dell'aiuto,
che aspettava dalla Nuova-Jork. Forse credette Howe, che la presa di
Filadelfia, città tanto principale fosse, per isbigottire sì fattamente
gli Americani, e tanto i disegni loro disordinasse, che dovessero, o
venire a patti, o far debole resistenza. Forse ancora avvisò, che il
correre con possente esercito contro le parti di mezzo, e, per così
dire, dentro il cuore stesso della lega, fosse un molto efficace mezzo
di diversione in favore dell'esercito settentrionale, di maniera che non
sarebbe stato in potestà degli Americani il mandar genti sufficienti
sull'Hudson a contrastargli. Forse finalmente trasportate dall'ambizione
si era fatto a credere da sè solo potere, ed esso solo dover godere la
gloria del por fine alla guerra. Ma ella è cosa, che ognuno può di per
sè stesso conoscere, che qualunque potesse essere l'importanza
dell'acquisto di Filadelfia, non era però da paragonarsi a patto nessuno
con quella della congiunzione in Albanìa dei due eserciti canadese e
jorchese. Poichè, che l'insignorirsi di quella città dovesse dar vinta
totalmente la guerra, era molto dubitabile; la congiunzione degli
eserciti verisimile. Senza di che gli Americani sarebbero venuti per
impedir questa ad una campale battaglia, l'evento della quale non poteva
quasi esser dubbio, nè per la susseguente congiunzione terminativo.
Oltreacciò due eserciti, i quali entrambi concorrer debbono allo stesso
fine, ciò molto meglio, e più convenientemente possono fare, quando più
vicini sono l'uno all'altro, che non quando ne son lontani. Per quanto a
noi pare adunque la presente fazione è stata e bene immaginata nel suo
principio, e con tutti i convenienti mezzi, eccettuata però quella peste
degl'Indiani, dai ministri britannici accompagnata; sicchè, giusta
l'opinione nostra, non abbiano essi meritato quei rimproveri, che e nel
Parlamento, e dagli scrittori parziali vennero loro in questo proposito
fatti. Bene ci sembra, che, forse perchè portassero troppo rispetto alla
persona, alla fama, al grado, ed alla militare sperienza di Guglielmo
Howe, abbiano commesso errore col non mandargli ordini più risoluti.
Perciocchè da quanto noi abbiam potuto spillare ci pare, che gli ordini
datigli dai ministri in proposito della cooperazione sua coll'esercito
canadese siano stati piuttosto discretivi, che assoluti; e dal difetto
di questa cooperazione nacque evidentemente tutta la rovina
dell'impresa.
Gates dopo la vittoria mandò speditamente al congresso il colonnello
Wilkinson a portar le felici novelle. Arrivato, ed introdotto disse:
«Stare l'intiero esercito britannico cattivo a Saratoga; l'americano
pieno di sanità e d'ardire aspettar gli ordini loro. Deliberassero i
Padri, a quale impresa propizia alla patria dovesse la forza, la virtù e
la prontezza sue dirizzare». Il congresso rendè immortali grazie a Gates
ed alle sue genti. Decretò, si presentasse Gates con una medaglia d'oro
gettata espressamente, tramandatrice ai posteri di così chiara vittoria.
V'era in quella coniato il ritratto del generale colle parole intorno:
_Horatio Gates, Duci strenuo_; ed in mezzo: _Comitia Americana_. Era sul
rovescio raffigurato Burgoyne in alto di render la spada, e dietro da
una parte e dall'altra i due eserciti d'Inghilterra e d'America. Sopra
stavano intagliate queste parole: _Salus regionum septentrion._, e sotto
quest'altre: _Hoste ad Saratogam in deditione accepto. Die XVII Oct.
MDCCLXXVII._
Se alle novelle di sì felice caso si rallegrassero gli Americani, non è
mestier di dirlo. Cominciarono a promettersi maggiori prosperità; ognuno
si avvisava, essere sicura la independenza. Tutti sperarono, e non senza
molta ragione, che così lieto evento fosse finalmente per indur la
Francia, e gli altri potentati che stavano con essa, a scoprirsi in
favor dell'America, cessati essendo i dubbj sui futuri accidenti, ed il
pericolo di pigliar il patrocinio di una nazione perdente.
Mentre Burgoyne si trovava a sì strette condizioni ridotto, Clinton era
partito sul principio d'ottobre dalla Nuova-Jork con poco più di tre
migliaia di soldati per recarsi alla sua fazione sull'Hudson in soccorso
di quello. Occupavano gli Americani comandati dal generale Putnam le
aspre montagne, tra mezzo le quali scorre velocemente il fiume del Nort,
e che incominciano ad innalzarsi nelle vicinanze di Peek's-hill. Oltre
la fortezza del luogo, essendo in mezzo di queste montagne le rive del
fiume ripide, e quasi inaccessibili, avevano gli Americani assicurati i
passi in diverse guise. Stavano più in su a sei miglia di Peek's-hill
sulla sponda occidentale due Forti chiamati l'uno Montgommery e l'altro
Clinton, divisi fra loro da un torrente, che scendendo dalle vicine
montagne scorre nel fiume. Eran essi posti su certi colli aspri e
scoscesi molto, dimodochè dalle falde loro non vi si sarebbe potuto
salire, ed erano del tutto signori di quel fiume. Altra via non v'era
aperta al nemico per accostarsi ai medesimi, che quella di entrar fra le
montagne più sotto verso Stony-point, e passando per luoghi difficili e
stretti riuscir loro a sopraccapo. Ma tali erano queste forre, che, se
si fossero convenevolmente guardate, sarebbe stato il passare, non che
malagevole, impossibile. Poichè poi il nemico non potesse, navigando,
oltrepassargli, s'erano ficcati dentro del fiume triboli, e fatto uno
stecconato, protetto eziandio da una grossissima catena di magnifica
opera da una riva all'altra. Queste cose si erano fatte con mirabile
industria e fatica. Erano difese dalle artiglierie del Forte, da una
fregata, e da certe galeotte sorte un poco sopra lo stecconato. Tali
erano i ripari, che i repubblicani avevano rizzati sulla destra riva, e
dentro le acque dell'Hudson per tener serrati questi passi, dei quali in
tutto il corso della guerra erano stati in tanta gelosia; perchè sono
essi la sbarra e lo steccato al nemico, che volesse scendere dal Canadà.
Sulla sinistra poi sopra un poggio molto elevato, ed a quattro o cinque
miglia distante all'insù di quei di Clinton e di Montgommery avevano
piantato un Forte, che nominarono Independenza, ed un altro chiamato
Costituzione a sei miglia più in su di questo dentro un'isola vicina
alla riva sinistra. Anche qui avevano coi triboli, e con uno stecconato
interrotta la navigazione del fiume. Stava Putnam alla custodia di
questi passi, il quale aveva con sè da seicento stanziali, ed alcune
cerne, il numero delle quali era incerto. Un Clinton americano governava
nei Forti.
Sapeva benissimo il general britannico, che l'assalire i Forti Clinton e
Montgommery di fronte sarebbe stata opera piuttosto impossibile, che
difficile. Fece pertanto il disegno di andare all'assalto con riuscir
loro a ridosso, entrando nelle forre presso Stony-point. Ma perchè gli
Americani non pensassero di mandar grossi rinforzi alle guernigioni,
determinò di far le sue determinazioni sulla sinistra del fiume, come se
suo intendimento fosse di voler assalire il Forte Independenza. Per la
qual cosa sbarcò con tutte le genti il giorno cinque ottobre a
Verplanks-point poco sotto a Peek's-hill, dove Putnam aveva le sue
stanze. Questi si ritirò più in su a luoghi alti e disagiosi.
Gl'Inglesi, imbarcatisi di nuovo la maggior parte la notte, sbarcarono
la mattina seguente per tempissimo sulla destra riva a Stony-point, e
rattamente entrati nelle strette salivano per alla volta dei Forti.
Intanto per le mosse, che andavano facendo le navi inglesi, e per la
piccola presa di genti lasciate a Verplanks-point continuava Putnam a
credere, che l'assalto fosse diretto contro il Forte Independenza. In
questo mezzo camminavano gl'Inglesi per la via delle montagne
sollecitamente. Il governator Clinton s'era tardi accorto
dell'avvicinarsi dei nemici. Sopraggiunsero contro l'uno e l'altro Forte
nel medesimo tempo gl'Inglesi, e fugati di leggieri i primi feritori,
ch'erano usciti fuori per intrattenergli, andarono a furore all'assalto.
In questo punto era arrivato anche il navilio inglese, e fulminava colle
artiglierie. Gli Americani, quantunque si fossero veduti gli avversarj
addosso fuori di ogni opinione loro, si difendettero però gagliardamente
buon pezzo; ma finalmente non potendo sostenere il ferocissimo impeto
degli assalitori, essendo anche troppo deboli per poter acconciamente
fornire tutte le fortificazioni, dopo grave perdita di morti e di feriti
cedettero, e si ritirarono. Molti, tra i quali il governatore Clinton,
essendo pratichi dei luoghi, scamparono. La strage fu grande, irritati
gli Inglesi dalla resistenza e dalla morte di alcuni uffiziali. Arsero
gli Americani le fregate e galeotte loro. Gl'Inglesi s'impadronirono
dello stecconato e della catena.
I Forti Independenza e Costituzione, avvicinativisi gl'Inglesi da terra
e da acqua, furono i giorni seguenti votati ed arsi dai difensori.
Gl'impedimenti del fiume vennero in mano degli assalitori. Tryon fu
mandato il giorno nove a distruggere in fondo una Terra chiamata il
villaggio Continentale, nel quale avevano i repubblicani in gran copia
ammassate le munizioni.
In cotal modo vennero in poter degl'Inglesi i forti passi delle montagne
dell'Hudson, che gli Americani sforzati si erano di assicurare con ogni
maniera di fortificazioni. Erano essi riputati meritamente le chiavi
della contea d'Albanìa. E si vede, che se i reali fossero stati più
grossi, avrebbero potuto porgere un efficace soccorso all'esercito di
Burgoyne, e forse far piegare in favor loro tutta la fortuna della
settentrionale guerra. Ma non potettero concorrere all'impresa, sia per
esser di gran lunga troppo deboli, sia perchè Putnam ingrossatosi fino
alle sei migliaia di combattenti per la congiunzione delle milizie del
Connecticut, della Nuova-Jork e della Cesarea gli minacciò da fronte ed
alle spalle.
Non potendo gl'Inglesi vincere si posero in sul depredare. Il giorno
tredici Jacopo Wallace con una armatetta di fregate sottili, ed il
generale Vaughan con una grossa presa di soldati salirono pel fiume
mettendo a sacco, a fuoco, ed a sangue tutto ciò che loro si parava
davanti; barbarie tanto più da condannarsi, quanto più ella non era, nè
poteva essere di giovamento alcuno. Si avvicinarono ad una bella e
fiorita Terra chiamata Kingston, o Esopo posta sulla riva occidentale
del fiume, e scacciati a furia di cannonate i repubblicani, entraron
dentro, e tosto vi appiccarono il fuoco da ogni parte. Arse tutta; una
sola casa non vi rimase in piè. Arsero medesimamente una considerabile
quantità di munizioni da guerra e da bocca. Allegò Vaughan per
giustificare sì barbarico furore, che i repubblicani avessero tratto
dalle finestre. La qual cosa negaron essi con maggior fondamento di
probabilità. Poichè e' pare, che la Terra abbandonassero, tostochè
osservarono, che le genti del Re erano sbarcate sulla vicina spiaggia.
Queste crudeltà usavano i reali nel medesimo punto, in cui Gates
concedeva onorevoli termini al vinto esercito di Burgoyne. L'Americano
scrisse una lettera molto grave, e sdegnosa a Vaughan, nella quale,
dolutosi prima aspramente dell'arsione di Esopo, e delle orribili
devastazioni usate sulle due sponde del fiume, continuò con dire: «in
cotal modo sperare i generali del Re le genti convertire alla real
causa? Ma le crudeltà loro operare un contrario effetto; l'indipendenza
fondarsi sul disdegno universale dei popoli; più abili generali, e più
anziani, che non si riputasse il generale Vaughan egli stesso, aver la
fortuna della guerra in sue mani posti; poter un dì la condizion loro
diventar la sua, ed allora nessuna umana cosa poterlo dalla giusta
vendetta di un offeso popolo salvare».
Ma Vaughan e Wallace, udito, che Gates si avvicinava velocemente
marciando, non istettero più a soprastare. Smantellati i Forti, e
portando seco loro il bottino, si allargarono da quei confini, e se ne
tornarono in un colle restanti genti di Clinton più che di passo alla
Nuova-Jork. Molto fu notabile il danno che gli Stati Uniti ricevettero
da questa correrìa degl'Inglesi su per le rive del fiume Hudson; perchè
credendosi universalmente, che quei luoghi alti e scoscesi fossero del
tutto inaccessibili alla furia del nemico, vi avevano in grandissima
copia ammassato ogni sorta di armi e di munizioni. Di artiglierie, tra
quella che guernivano i Forti, e quelle che si trovarono sulle navi
arse, o distrutte, o prese, se ne perdettero meglio di cento pezzi di
diversa grandezza; quindici a ventimila libbre di polvere, delle palle
all'avvenante, ed ogni ordigno atto a fabbricare, od acconciare tutti
quest'instrumenti da guerra.
Intanto l'esercito cattivo s'incamminava alla volta di Boston. Partendo
da Saratoga passava tra mezzo le fila dell'esercito vincitore, che stava
attelato a bella posta lungo la strada, e sui vicini colli da ambe le
parti. Si aspettavano i brobbj e gli scherni. Nissuno fiatò; memorabile
esempio di temperanza cittadina e di militar disciplina. Per istrada
saccheggiarono a rotta ogni cosa, massimamente quei lanzi
incorreggibili; onde la gente giudicò, da quello che facevano vinti, a
quello che farebbero vincitori. Arrivarono a Boston, ed ebbero gli
alloggiamenti nelle baracche di Cambridge. Gli abitatori gli
avversavano, non potendo sgozzare l'incendio di Charlestown, e le
novissime rapine.
Burgoyne, fatta la capitolazione, provò dal canto dei generali americani
ogni sorta di cortesia. Gates lo convitò alle sue tavole. Pareva
taciturno e sbattuto. Il conversare era onesto, e nulla si toccò delle
disgrazie per non fargli male. Solo gli chiedettero, come gli fosse
bastato l'animo di ardere gli abituri del povero popolo. Rispose, sì
aver fatto, perchè così gli avevano imposto di fare, o perchè le leggi
della guerra per la propria difesa così richiedevano. Quegli uomini
linguacciuti della Nuova-Inghilterra se ne empievano la bocca. Ma queste
erano intemperanze di plebe. Gli uomini civili lo accarezzavano.
Schuyler fra gli altri lo fece gentilmente accompagnare da un aiutante
di campo sino in Albanìa, e lo albergò in casa sua, dove la sua donna
tutte quelle gentilezze gli usò, che da una gentildonna meglio
desiderare si potevano. Eppure Burgoyne nei contorni di Saratoga, dove
Schuyler possedeva larghissimi poderi, gli aveva fatto ardere una
bellissima magione, di magazzini, e di altri edifizj per un valsente di
più di trecentomila franchi. Arrivato poi a Boston il generale Heath,
che comandava al Massacciusset, lo accolse in casa sua, e complì con lui
con termini di cortesia. Andava a posta sua e veniva per la città, senza
che se gli facessero le affoltate intorno per dirgli villanìa.
Ma però gli altri uffiziali non isperimentarono tanta agevolezza. I
Bostoniani non gli volevano albergar nelle case loro. Perciò furon fatti
alloggiare nelle baracche. Se ne dolse Burgoyne prima col generale
Heath, e poi con Gates, allegando, che il mal trattamento, e poco
convenevole al grado loro fatto agli uffiziali era un rompimento della
fede data nella capitolazione di Saratoga. Si aggiunse a questo, che
Burgoyne, dubitando, non arrivassero in Boston, dove l'imbarco doveva
aver luogo giusta gli articoli della capitolazione, sì tosto per la
malvagità della stagione le navi necessarie per trasportar l'esercito in
Inghilterra, aveva ricerco Washington, perchè consentisse, che invece di
Boston, s'imbarcassero a Nuovo-Porto nell'Isola di Rodi, od in qualunque
altro luogo del Sound. La quale richiesta non credendo Washington aver
facoltà nè di negare, nè di concedere, l'avea al congresso trasmessa,
perchè definisse egli. Dispiacque grandemente al congresso questo menar
per parole; e massimamente quel protestare della rotta fede; pel quale
poteva riputarsi Burgoyne sciolto da quella, che egli stesso aveva dato.
Parve altresì al congresso, che le navi condotte a Boston pel trasporto
delle genti non fossero sufficienti a tanta moltitudine, nè
bastantemente provvedute di vettovaglie per un sì lungo tragitto. E
finalmente notò che gl'Inglesi non avevano puntualmente osservati i
patti nel consegnar le armi, non avendo rimesse le fiaschette da tenervi
entro le polveri, ed altri arnesi, i quali, se non sono armi, all'uso di
queste però strettamente appartengono. Della qual cosa per altro Gates
molto, ed efficacemente giustificava gl'Inglesi. Per la qual cosa il
congresso, che voleva la gara, e che cercava le cavillazioni, perchè non
avrebbe voluto, che i cattivi s'imbarcassero per timore, che, contro i
capitoli, andassero a congiungersi con quelle dell'Howe, od almeno, che
arrivando molto per tempo in Inghilterra, avesse il governo inglese
facoltà di mandarne tosto altrettante in America, decretò, dovesse
Burgoyne fornire al governo americano i ruotoli delle rassegne, dove
annoverati fossero per nome, e per grado non solo gli uffiziali, ma
ancora i sotto uffiziali, e perfino tutti i gregarj. Parve cosa strana
all'Inglese, e perciò si andava divincolando per non fornirgli. Howe poi
procedeva con molta grettezza e sofisticheria negli scambj dei
prigionieri; il che accresceva vieppiù i disgusti ed i sospetti. Da
questa renitenza dell'uno e dell'altro entrò maggiormente in sospetto il
congresso; e perciò stanziò, si soprassedesse all'imbarco del Burgoyne,
e di tutte le genti cattive, fino a tantochè una chiara ed espressa
ratificazione della convenzione di Saratoga non fosse convenevolmente
dalla Corte della Gran-Brettagna al congresso notificata. Mandarono nel
medesimo tempo al generale Heath, ordinandogli, se alcune navi da
servire all'imbarco arrivassero nel porto di Boston, queste dovesse
tostamente sforzare a dipartirsene. Provvidero di vantaggio, si
moltiplicassero le guardie attorno le genti burgoniane. Rescrisse
Burgoyne, giustificandosi con molto efficaci parole, ed affermando, non
essersi mai creduto disobbligato dai capitoli di Saratoga, e
promettendo, darebbero per iscrittura ciascuno, e singoli gli uffiziali
la fede di osservar quei capitoli. Tutto fu indarno. Il congresso non si
lasciò svolgere, e fu giuocoforza ai cattivi, se ne rimanessero in
America. Cosa, che riusci loro molto grave, e servì di pretesto ai
ministeriali per gravar gli Americani colla nota di perfidia. Se poi
questi sospetti dal canto degli Americani avessero stabile fondamento,
noi lasceremo in dubbio, senza biasimare l'imprudenza di Burgoyne, o
lodare le cautele, o condannar la diffidenza del congresso. Certo è
bene, che in quei rancori ed alterazioni civili le apparenze diventavano
realtà, e le probabilità certezze. Certo è ancora, che a quei tempi
molto si richiamarono gli Americani della perfidia inglese, e gl'Inglesi
della infedeltà americana.
Veduto Burgoyne, che non poteva impetrare per gli altri, pregò per sè,
ed ottenne facilmente di potersene ritornare in Inghilterra. Infatti
poco tempo dopo partitosi arrivò a Londra, dove si mise tosto giù a
vociferare, ed a tempestare contro quei ministri, dei quali poco prima
aveva con ogni studio ricercato il favore, e dai quali, trascurato un
antico e provato capitano, aveva ricevuto la opportunità di far chiaro
il nome suo con una grande ed onorata impresa. Non mancarono a Burgoyne
nè l'ingegno svegliato, nè la scienza, nè l'esperienza dell'armi. Ma uso
in quelle guerre germaniche non si muoveva, se non sicuro, e lentamente,
e solo quando erano tutte le cose abbondantemente in pronto. Nè andava
ad alcuna fazione, se non allora, che tutte le più strette regole della
militare arte stat'erano osservate. Male conobbe egli il modo di
esercitare la guerra americana, la quale doveva spedita essere, e fatta
alla leggiera. In una regione, come l'America è, tanto frequente di
passi forti e difficili, e contro un nemico più destro ad
affortificarsi, a scorrere in masnade, a dar gangheri, a porre agguati,
a mozzar le vie alle vettovaglie, a tagliare i ritorni, doveva meglio
usarsi la celerità, che arrecava un pericolo presente, ma evitabile, che
la tardanza, la quale colla presente sicurezza arrecava un pericolo
futuro ed inevitabile. Si perdè la occasione di vincere, perchè non si
volle mai correre il rischio di perdere; e per non essersi voluto por
niente in arbitrio della fortuna, non si potè guadagnare il suo favore.
Senza di che l'adoperare i Barbari nelle guerre non fu mai principio di
buoni e stabili successi; nè fu mai uso dei capitani prudenti il
provocar l'inimico colle minacce, od il disperarlo colle arsioni e colle
ruberìe.
Mentre verso tramontana si governavano le cose in questa fortuna,
veleggiavano per l'alto mare coll'armata loro i fratelli Howe, incerti,
a quali dei due partiti si appiglierebbero, o di entrare nella Delawara,
ovvero di prendere il cammino pel golfo del Chesapeack, a fine di andar
sopra la città di Filadelfia. Stava Washington nella Nuova-Cesarea
pronto a soccorrere ai passi dell'Hudson, se l'armata britannica volta
si fosse a quei contorni, od a Filadelfia, se alla volta di questa città
si fosse incamminata. Intanto, finchè si avessero le novelle certe della
via tenuta da quella, e dei disegni dei capitani britannici, sentendosi
venir addosso una sì gran piena, faceva tutti quei provvedimenti, che
migliori immaginar sapeva per abilitar il suo esercito a sostenere il
peso di tanta guerra. Procacciava nuove armi e munizioni; faceva
ragunate di milizie da tutte le vicine province, e chiamava a sè tutti
quei reggimenti di stanziali, che per la difesa dell'Hudson risparmiare
si potevano. Tutte queste genti poi esercitava diligentemente alle
mosse, ed alle fazioni militari. Nella qual cosa di grandissima utilità
riuscivano, e l'esempio, e gl'insegnamenti degli uffiziali francesi, i
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 06