Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 06

Total number of words is 4380
Total number of unique words is 1512
37.0 of words are in the 2000 most common words
53.2 of words are in the 5000 most common words
60.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
quali si erano testè condotti a militare nell'esercito americano. Tra
questi, e per la nobiltà del sangue, e per lo splendore della persona, e
per la fama dell'onesto costume teneva il primo luogo il marchese de
La-Fayette, il quale, siccome sogliono agli animi generosi facilmente
riuscir care ed accette le generose imprese, così questa d'America,
parendogli, come a quasi tutti gli uomini di que' tempi, e
particolarmente ai Francesi, non solo generosa, ma giusta ed alta,
grandemente amava e favoriva. Nel che tanto più vivi erano i suoi
desiderj, quantochè oltre il candore dell'animo suo, era egli in
quell'età constituito, non passando i diciannove anni, nella quale non
solo il buono par buono, ma bello; ed in cui l'uomo non solo ama, ma
s'innamora. E parendogli mille anni di trovarsi presenzialmente in quei
fatti, dei quali sì gran fama suonava in Europa, fin dal 1776 aveva il
suo pensiero di volersi in America condurre ai commissarj americani in
Parigi disvelato; i quali a ciò fare molto lo confortarono. Avutesi
poscia le novelle delle sconfitte della Cesarea, e parendo a quei dì non
che pericolante, disperata la fortuna della repubblica, eglino con
onesta sincerità dal suo proposito il dissuadevano. Aggiunsero, ch'erano
delle cose loro rimasti così bassi per le infelici novelle, che non
erano valevoli a noleggiar una nave, la quale il potesse in America
trasportare. È fama, che il valoroso giovane rispondesse, esser appunto
quello il tempo di servire alla causa loro. Quanto più erano i popoli
sfiducciati, tanto maggiori effetti dovere la sua dipartita operare; e
poichè procacciar la nave non potevano, una ne noleggerebbe del suo per
trasportar sè, e gli spacci loro in America. E come disse, così fece. I
popoli molto si maravigliavano, e molti discorsi facevano del consiglio
preso da un uomo di sì chiaro nome. La Corte di Francia, o che facesse
le viste per non ingelosir l'Inghilterra, o che questo fosse in vero
l'intendimento di lei d'impedir questa andata, ordinava a La-Fayette,
non istesse a partire. Dicesi, mandasse anche navi a posta per
intraprenderlo nelle acque delle Antille. Ciò nonostante, dipartendosi
egli dall'amata donna, che garzonissima era, s'imbarcava, e navigato
alla larga da quelle isole arrivava in Georgestown. Non omise il
congresso nissuna di quelle dimostrazioni, che potessero persuadere al
Francese, ed universalmente ai popoli, in quanto grado ei tenesse la sua
persona, il suo buon animo, ed i pericoli, che, siccome pareva, aveva
corso, e correva tuttavia per esser venuto soccorrere di presenza alla
pericolante America. Riceveva egli nel grato animo queste dimostrazioni
del governo americano, e prometteva, di voler far tutto quello, che
meglio sapeva e poteva. Solo richiedè, gli fosse fatto abilità di servir
a proprie spese, e d'incominciar a militare come volontario. Questa
generosità e modestia del marchese de La-Fayette riuscì tanto più grata
agli Americani, quanto che parecchj fra quei Francesi, i quali condotti
si erano ai soldi dell'America, volevano, e grosse paghe tirare, ed i
più alti gradi nell'esercito americano riempire. Il Deane era quello,
che questi patti era ito facendo in Francia con coloro, i quali volevano
agli stipendj americani condursi. La qual cosa molto dispiacque al
congresso, e fu causa principale, per cui poco poscia mandò lo scambio a
Deane nella persona di Giovanni Adams. Il congresso decretò, che siccome
il marchese de La-Fayette pel suo zelo verso la libertà, per la quale
gli Stati Uniti combattevano, aveva lasciato la famiglia, i parenti e
gli amici, ed era ito a sue spese ad offerir i suoi servigj senza voler
trar paga, o altro emolumento godere; e che molto desiderava di spendere
la sua vita in difesa loro, così si accettavano i suoi servigj; e per
quel riguardo, che si doveva avere alla famiglia, ai parenti e
dependenti suoi, avesse ad avere il grado di maggior-generale
nell'esercito degli Stati Uniti. Itosene il marchese al campo molto ivi
si addomesticò col generale Washington, il quale assai lo onorò, e tenne
caro. Nacque allora tra loro due quell'amicizia, la quale durò sino alla
morte del generale americano.
Stando l'esercito in questi termini forte di genti, montando la somma,
incluse però le milizie poco sperimentate alle battaglie stabili, a
quindici migliaia di combattenti, confidente nei Capi, e fatto ardito
dalla presenza, dall'esempio, e dai conforti loro, si ebbero le novelle,
che l'armata nemica si era scoperta sopra il capo May, posto alle bocche
della Delawara, veleggiando verso levante. Entrava tosto Washington in
gelosia in rispetto alle rive dell'Hudson, le quali era stato solito
avvertir diligentemente fin dal principio della guerra; e mandava a
quelle schiere, che lo dovevano venir a trovare nella Cesarea da
Peeck's-hill, stessero, ed a quelle che già erano in cammino, facessero
alto nei luoghi loro. Compariva di nuovo il giorno sette agosto l'armata
britannica a veduta della Delawara; ma spariva di corto, e non se ne
sentiva più nuova per molti giorni. L'Americano non poteva apporsi, nè
accertarsi del disegno del nemico; stava dubbio, e non si muoveva, non
sapendo, dove avesse quel nembo a scoccare. Ma, passati molti dì, la
lunghezza dell'indugio gli dava sospetto, che l'intenzione dell'Howe non
fosse punto di volersi condurre sull'Hudson; perciocchè soffiato avendo
lungo spazio i venti da ostro, se tale fosse stato il disegno del
generale Inglese, avvisava benissimo, che già sarebbe al destinato luogo
pervenuto. Inclinava dunque a credere, che avessero gl'Inglesi in animo
di far impressione in qualche parte delle province meridionali. Dubitava
in vero del golfo di Chesapeack; ma essendo questo poco lontano dalle
bocche della Delawara, vi avrebbe il nemico già dovuto comparire.
Considerate Washington tutte queste cose temeva di Charlestown di
Carolina. Ma in questo caso non avrebbe potuto arrivare in tempo
coll'esercito per soccorrere a quella città. Oltre a ciò quel paese era
mortalissimo per le malattie, massimamente nella stagione che correva.
Howe poi avrebbe potuto imbarcar di nuovo le sue genti, e gettarsi
improvvisamente a scaricare a Filadelfia, la quale, essendo spogliata di
capitano e di gente da guerra, non avrebbe avuto rimedio. Per la qual
cosa si risolveva di ristarsi per essere più propinquo alle cose della
Pensilvania, lasciando le Caroline totalmente esposte all'impeto delle
genti nemiche, e solo fondate in su quelle difese, che di per sè stesse
potevano apparecchiare. Ma per compensare i danni, che elleno avrebbero
potuto ricevere, si determinava di procedere con tutto l'esercito alla
volta del fiume del Nort, per voltarsi quindi, come più convenevole gli
parrebbe, o contro Burgoyne verso il Forte Edoardo, o contro Clinton
verso la Nuova-Jork sprovveduta della più gran parte de' suoi difensori.
Appena aveva fatto questo disegno, che ricevè le novelle essere il
nemico comparso con tutte le sue forze nel Chesapeack. Ciò pose fine
incontanente a tutte le ambiguità, e l'animo suo dubbio piegò in una
certa parte. Mandò spacciatamente ordini a tutte le diverse schiere,
venissero a gran giornate a rannodarsi nelle vicinanze di Filadelfia,
per quindi procedere alla punta del golfo di Chesapeack. Comandò alle
milizie della Pensilvania, della Marilandia, della Delawara, e delle
parti più settentrionali della Virginia, corressero alle insegne, ed
andassero a congiungersi coll'esercito principale.
Mentre queste cose si procedevano dal canto degli Americani, entrava
l'armata inglese a piene vele nel Chesapeack, e navigava col vento in
fil di ruota verso la punta di questo golfo, la quale chiamano Elk-head,
o sia capo dell'Elk. Aveva quest'armata, subito dopo la sua partenza da
Sandy-hook, sperimentato i venti molto contrarj, sicchè penò bene una
settimana per girare i capi della Delawara. Avendo quivi i capitani
britannici avuto lingua, che avevano gli Americani con tali impedimenti
interrotto la navigazione del fiume, che il poter salire sino a
Filadelfia era divenuta cosa affatto impossibile (quantunque, secondochè
alcuni credono, si sarebbero facilmente potute sbarcare le genti a
Wilmington, dond'era uno stradone molto comodo per a Filadelfia), si
fermarono di voler procedere al Chesapeack, e l'esercito su di quelle
terre della Marilandia sbarcare, le quali vicine essendo al capo d'Elk,
sono anche poco lontane da Filadelfia. Ma nella gita dalla Delawara al
Chesapeack soffiarono i venti sì fattamente contrarj, che si passò oltre
la metà d'agosto prima che potessero entrar in questo golfo. Il quale
indugio fu d'incredibil noia alle genti inglesi affoltate e stivate
nelle strette navi coi cavalli, e cogli innumerevoli arnesi
dell'esercito nella più calda stagione dell'anno. Sarebbe anche stato
molto pregiudiziale alla sanità dei soldati, se non che i Capi avevano
provveduto di vettovaglie, di camangiari, e di acqua una copia
inestimabile. Il mare si mostrò più favorevole nel Chesapeack, e
viaggiandovi a golfo lanciato già tenevano le terre della Marilandia.
Così si avvicinavano l'uno all'altro i due eserciti con grande
aspettazione dei popoli. In questo mezzo tempo fu fatta da Sullivan una
rilevata fazione contro l'Isola degli Stati, prospera nel principio,
infelice nel fine. Perciocchè sbarcatovi prima, e fattivi molti
prigionieri, funne poscia ributtato con non lieve perdita de' suoi.
Quindi s'incamminò rattamente alla volta di Filadelfia.
Il giorno 25 agosto sbarcava l'esercito britannico, nel quale si
noveravano diciotto migliaia di soldati, non lungi dal capo dell'Elk.
Era esso fornitissimo di tutte le cose appartenenti all'uso della
guerra. Solo difettava di cavalli, tanto pei soldati, quanto per le
salmerìe, essendone morti molti per carestia di strame il precedente
inverno, ed alcuni nell'ultimo tragitto dalla Nuova-Jork all'Elk. Il
quale difetto non poteva non nuocere grandemente alle genti regie nei
luoghi piani della Pensilvania, ed in que' campi atti a ricevere
cavalli, ed a maneggiarvisi larga guerra. Il giorno venzette procedette
Howe coll'antiguardo a capo d'Elk, ed il dì seguente a Gray's-hill. Là
venne poscia a congiungersi con lui Knyphausen col retroguardo, che era
stato lasciato indietro, finchè lo sbarco di tutti gli arnesi fosse
stato condotto a fine. Tutto l'esercito pigliò gli alloggiamenti dietro
il fiume Cristiana, avendo Newark alla dritta, e Pencada, o sia Atkins,
alla sinistra. Una colonna condotta da Cornwallis, incontratasi nei
corridori di Maxwell gli fugò, cacciandogli sino al di là di
White-clay-creek con perdita di alcuni morti e feriti.
L'esercito americano, mostratosi innanzi tratto per la città di
Filadelfia per tener in fede gli amici, e per isbigottir gli avversi,
acciò non pazzeggiassero, andava, affine di arrestar l'inimico, ad
accamparsi dietro il White-clay-creek. Poco poi, lasciati i corridori
nel campo medesimo, si ritirava Washington col grosso dell'esercito
dietro il Red-clay-creek, alloggiando coll'ala sinistra a Newport presso
il fiume Cristiana, e sullo stradone che conduce a Filadelfia, e colla
dritta a Hockesen. Ma questa positura di sito malamente era difendevole;
e l'inimico, che si era ingrossato per l'accostamento del retroguardo
guidato da Grant, tenendo a bada colla sua destra la battaglia degli
Americani, faceva le viste di voler girare colla sinistra dietro il loro
destro fianco. Considerate queste cose, Washington ritirò le sue genti
dietro il fiume Brandywine, e pigliò gli alloggiamenti sui poggi, che da
Chadsford si distendono da maestro a scirocco. I corridori di Maxwel
ronzavano sulla destra del Brandywine per bezzicare, ed intrattenere
all'uopo l'inimico. Le milizie sotto i comandamenti d'Amstrong
guardavano un passo più sotto l'alloggiamento principale di Washington,
e l'ala dritta più in su guerniva la sponda del fiume a certi luoghi più
difficili a varcarsi. Il passo di Chadsford, siccome più agevole di
tutti, era custodito dalla più grossa e migliore schiera di tutta
l'oste. Ordinato in tal modo l'esercito, aspettava il generale americano
l'incontro dell'Inglese. E quantunque il Brandywine, essendo facilmente
guadoso qua e là, non potesse servire di sufficiente difesa contro
l'impeto del nemico, tuttavia erasi sulle sponde fermato, avvisandosi
benissimo, che volere o no, non si poteva evitare la battaglia, e la
città di Filadelfia salvare, se non colla vittoria. Howe mosse
prestamente la fronte del suo esercito più innanzi, non però senza molta
cautela. Arrivò a Kennen-square poco distante dal fiume, e di là mandava
i corridori a far cavalcar il paese a dritta verso Wilmington, a
sinistra sulla strada per a Lancastro, e da fronte verso Chadsford. I
due eserciti si trovavano a sette miglia distanti l'uno dall'altro,
scorrendo tra di loro il Brandywine.
La mattina degli undeci settembre in sul far del dì gl'Inglesi andavano
alla battaglia. Aveva Howe spartito il suo esercito in due schiere. La
dritta sotto gli ordini di Knyphausen, la sinistra sotto quei di lord
Cornwallis. L'intendimento suo era, che, mentre la prima facesse
sembianza con ogni possibile dimostrazione di sforzare il passo di
Chadsford, dimodochè i repubblicani non potessero l'attenzione loro
rivolgere ad un'altra parte, la seconda montando su per la riva del
fiume, e dando una gran giravolta, lo andasse a passare là, dove,
essendo in più rami diviso, è più facilmente guadoso. S'incontrarono i
primi feritori inglesi coi corridori del Maxwel, e tostamente gli uni
cogli altri si mescolarono. A prima giunta questi eran ributtati
indietro; poi ricevuti rinforzi dal campo rincacciarono gl'Inglesi. Ma
infine venute medesimamente in soccorso loro nuove genti, e prevalendo i
reali di numero, Maxwel con tutti i suoi fu costretto a ritirarsi al di
là del fiume. Sopraggiungeva colla sua schiera Knyphausen, ed assaltava
molto furiosamente colle artiglierie il passo di Chadsford, e faceva
ogni dimostrazione, come se lo volesse sforzare. Si difendevano
gagliardamente gli Americani; mandando anche gli armati alla leggiera
sulla destra del fiume per noiare gli assalitori sui fianchi. Ma furono
tosto a viva forza rincacciati al di là, ed allora Knyphausen instava
più che mai per passare il fiume, come se veramente avesse avuto in
animo di passarlo; e tempestava, e menava un romore incredibile. In tal
modo teneva egli occupatissimo il nemico in questa parte della
battaglia.
Intanto iva Cornwallis girando colla sinistra schiera chetamente, e
velocemente verso la parte superiore del Brandywine. Arrivava senza
essere osservato alla diramazione, e senza ostacolo passava i due rami a
Trimbles ed a Jeffery's-ford alle due dopo mezzo giorno. Scendeva quindi
frettolosamente sulla sinistra riva del fiume, e difilavasi per la via
di Dilworth contro il fianco destro dell'esercito americano. Non tardò
il generale repubblicano a ricever la notizia di questa mossa del
nemico; e, siccome suole avvenire in somiglianti casi, i rapportatori
magnificavano la cosa dicendo, che l'Howe di presenza guidava la
schiera. Appigliossi perciò tosto a quel partito, che meglio era
conveniente, sebbene pieno di molto ardire. Avvisò adunque di passare
con tutta la battaglia e l'ala sinistra il fiume, e con feroce assalto
attritare Knyphausen. Pensava ottimamente, che la vittoria avuta sopra
la destra del nemico avrebbe abbondantemente compensato il danno, che
questi avrebbe potuto fare colla sua sinistra sforzando la dritta degli
Americani a ritirarsi. Ordinò pertanto a Sullivan, varcasse il fiume ad
un passo superiore colla sua schiera, ed assaltasse la sinistra di
Knyphausen. Egli intanto si metteva all'ordine per traghettar più sotto,
e fare impressione contro la destra. Già si avviavano gli uni e gli
altri alla fazione, quando arrivarono le novelle, esser falso quello
ch'era vero, cioè che il nemico non avesse varcato il fiume presso la
diramazione, e che non si fosse mostrato sul destro fianco dell'esercito
repubblicano. Ingannato dal falso avviso Washington si ristette; e
Greene, che già passava colla vanguardia, fu fatto tornare indietro.
Mentre si stava con questa incertezza, ecco, che si ebbero le certe
novelle, che non solo gl'Inglesi avevano varcato, ma che di più si
avviavano grossi, e minacciosi contro il destro fianco. Era l'ala destra
degli Americani composta delle schiere dei generali Stephens, Stirling e
Sullivan, la prima in un sito più alto su per la via del fiume, e per
conseguente più vicina agl'Inglesi; le altre due prossimane per grado,
quella di Sullivan essendo la più bassa. Tosto questi allontanandosi dal
centro dell'esercito, corse a congiungersi colle due prime, e, siccome
più anziano, pigliò il comandamento di tutte tre. Washington
accompagnato da Greene si avvicinò anch'esso con due grossi squadroni
all'ala destra, e pigliò gli alloggiamenti tra questa e quelle genti,
che aveva lasciate di rincontro a Chadsford sotto i comandamenti di
Wayne, acciocchè ostassero al passare di Knyphausen. I due squadroni poi
guidati da Washington servivano di schiera di riscossa per correre
secondo il bisogno in aiuto di Sullivan, o di Wayne.
Intanto, essendo già gl'Inglesi guidati da Cornwallis comparsi a veduta
degli Americani, Sullivan metteva i suoi in ordinanza in luogo eminente
sopra Birmingham-meeting-house, colla sinistra presso il Brandywine,
avendo questa e la destra fasciate da folte boscaglie. Le artiglierie si
erano piantate sui vicini colli molto opportunamente. Ma egli pare, che
la schiera propria di Sullivan arrivasse, avendo fatto un gran giro,
troppo tardi sul campo di battaglia, e perciò non fosse ancora, come si
aveva dato ordine, acconciamente posta in ordinanza, quando si
incominciò a combattere. Veduto gl'Inglesi la positura delle genti
americane, si affilarono, corsero in caccia, e in furia alla battaglia.
Incominciò questa con molta foga da ambe le parti alle quattro
meridiane. Gli Americani si difendettero valorosamente buon tempo, e
crudelmente si sboglientò la battaglia. Ma tanta fu la furia
degl'Inglesi e degli Essiani che menavano le mani a gara, che nè
l'opportunità dell'alloggiamento, nè le bene poste, e bene amministrate
artiglierie, nè la tempesta dell'archibuserìa, nè il coraggio dei
soldati potettero reggere contro. I fanti leggieri, i corridori, i
granatieri e le guardie inglesi si cacciarono con tanta intrepidità
dentro le file repubblicane, che ne furono a viva forza scompigliate e
ributtate. Cominciò a piegare, ed a disordinarsi il fianco sinistro,
poscia di mano in mano si perturbò ed andò in volta tutta la fila. I
vinti si rifuggirono nelle vicine selve. I vincitori gli perseguitarono,
e procedettero avanti per la strada maestra verso Dilworth. Appena aveva
Washington udito il primo romore, che avvisandosi di quello ch'era,
mandò alla schiera di Sullivan i due squadroni soccorrevoli.
Approssimandosi al campo s'incontrarono nei soldati di Sullivan, che
fuggivano a rotta, e s'accorsero, che niuna speranza rimaneva di
ristorar la battaglia. Greene con eccellente industria aprì i suoi
ordini per dar luogo ai fuggiaschi, e poscia rannodatigli di nuovo si
ritirò coll'ordinanza intiera, ritardando il perseguitar del nemico
colle artiglierie, che traevano a ritroso alla coda. Trovato poi una
stretta con boscaglie dai due lati vi arringò i suoi, e voltò di nuovo
il viso al nemico. Erano Virginiani, e Pensilvanesi. Quivi attestati si
difendevano, massimamente i Virginiani capitanati dal colonnello
Stevens, disperatamente.
In questo mezzo tempo Knyphausen veduto, che gli Americani avevano alle
mani di che fare sulla destra loro, e che le schiere che gli stavano
all'incontro dall'altra parte del fiume erano state assottigliate pei
soccorsi mandati a Sullivan, si era apparecchiato a mandare ad effetto
quello di che fin allora aveva fatto solo sembianza di voler fare, cioè
di varcare. Il passo di Chadsford era difeso da una trincea, e da una
batteria. Contrastarono un pezzo i repubblicani; ma udito le novelle
della sconfitta dell'ala destra, e vedendo comparire sul destro fianco
alcuni soldati inglesi, i quali sbrancati, erano trapelati sin là per le
folte selve, si ritirarono disordinati, lasciando sul campo le
artiglierie e le munizioni, delle quali, varcato il fiume, s'impadronì
il generale tedesco. Nella ritirata, o, per meglio dire, fuga loro
passarono vicino ed alla coda di Greene che tuttavia si difendeva, e fu
l'ultimo a spiccarsi dalla battaglia. Finalmente, fattosi già scuro,
anche questi dopo lungo e bravo combattere si ritirò, e tutto l'esercito
procedè la stessa notte a Chester, ed il giorno seguente a Filadelfia.
Quivi arrivavano ad ogni ora i fuggiaschi condottisi a salvamento per
tragetti e vie sconosciute. I vincitori passarono la notte sul campo di
battaglia. Se non fosse opportunamente sopraggiunto il buio, egli è
molto probabile, che tutto l'esercito americano ne sarebbe stato
distrutto. Perdettero i repubblicani in questa giornata da quattordici
centinaia di soldati tra morti, feriti e prigionieri, con dieci cannoni
ed un obice. De' reali morirono a un dipresso cento, e quattrocento ne
furono feriti. Gli uffiziali francesi furono agli Americani di molta
utilità, sia nell'ordinar le genti alla battaglia, sia nel riordinarle
dopo la rotta. Tra questi il barone de Saint-Ouary fu fatto prigione con
gran dispiacere del congresso, il quale lo aveva in grande stima. Al
capitano di Fleury, il quale combatteva egregiamente, fu morto sotto il
cavallo. Il congresso lo presentò con un altro alcuni giorni dopo il
fatto. Il marchese de La-Fayette, mentre si affaticava colla voce e
coll'esempio a rannodar i fuggiaschi, toccò una ferita in una gamba.
Continuò però a far il debito suo, e come soldato combattendo, e come
capitano confortando e riordinando. Combattette anche con molta lode il
conte Pulaski gentiluomo polacco, che guidava i cavalleggieri. Lo
riconobbe pochi giorni poi il congresso, dandogli le compagnie dei
cavalli, ed il grado di brigadiere.
Se tutte le genti americane combattuto avessero nella battaglia di
Brandywine col medesimo valore che i Virginiani ed i Pensilvanesi, e che
Washington non fosse stato indotto in errore da un falso rapporto, forse
che avrebbero esse, nonostante l'inferiorità del numero loro, e
l'imperfezione dell'armi, ottenuto la vittoria, o almeno l'avrebbero
lasciata più sanguinosa agl'Inglesi. Comunque ciò sia, certo è bene, che
l'ordine della battaglia dato dall'Howe è stato eccellente; che le
diverse mosse furono eseguite con eguale prudenza e celerità, e che i
soldati tanto inglesi che tedeschi combattettero con maraviglioso
valore.
La sera, che venne dopo a quella, in cui si combattè la giornata,
mandarono i capitani britannici una frotta di genti spedite a
Wilmington, luogo posto alla congiunzione della Cristiana e del
Brandywine. Quivi fecero prigione il governatore dello Stato della
Delawara, e presero a bottino molta moneta, e robe sì pubbliche che
private, come pure parecchie scritture pubbliche d'importanza.
Seguitarono la fortuna della vittoria le altre Terre della bassa
Pensilvania, le quali tutte furono ricevute nell'obbedienza del Re.
Non si sgomentò punto il congresso ad un tanto sinistro di fortuna, e
faceva ogni sforzo per persuadere ai popoli, non esser le cose tanto
afflitte, nè ridotte in tanto sterminio, che presto non potessero
risorgere. Andavasi spargendo, che avevano bene gli Inglesi acquistato
il campo di battaglia, ma non già la compiuta vittoria, stantechè la
perdita loro altrettanta era, e forse maggiore di quella che gli
Americani fatto avevano. Affermavano, che, sebbene disperso in parte,
era tuttavia intiero l'esercito loro; e che fra pochi dì sarebbe
rammassato, ed in grado di affacciarsi incontro a combattere l'inimico.
E perchè quello, che forse non facevano le parole e le esortazioni, se
lo facessero le dimostrazioni animose, il congresso non faceva nissuna
vista di volersene partire da Filadelfia. Ordinò, che quindici centinaia
di regolari si facessero venire da Peek's-hill; che le milizie della
Nuova-Cesarea, quelle stesse della città di Filadelfia, quelle del
generale Smallwood, ed un reggimento di stanziali, che allora si trovava
in Alessandria, venissero rattamente a far capo grosso coll'esercito
principale nella Pensilvania. Diè ancora balìa al generale Washington,
richiedesse di forza dagli abitatori carri, cavalli e munizioni ad uso
dell'esercito, dando loro però le polizze del ricevuto.
Washington parimente tutto era in questo, che si spirasse nuovo coraggio
al cuore dei soldati, facendo creder loro, che per niente dimostrati si
fossero inferiori ai nemici, e che un'altra volta si sarebbe potuto
ottener ciò, che al Brandywine era stato lasciato dubbio. Lasciava
intanto riposare un dì gli suoi nel contorni di Germantown, mandando
però sulla destra riva dello Schuyl-kill sino a Chester le genti più
spedite e più intiere, acciocchè spiassero gli andamenti del nemico,
frenassero le sue gualdane, e nel medesimo tempo raccogliessero gli
Americani sbrancati, ed erranti alla sfidata. Egli intanto era ito in
Filadelfia, dove era sovente col congresso a fine dì accordar con esso
lui quello che per rimedio delle cose afflitte fosse da fare. Ma il dì
quindici partitosi dalla città, e traversato di nuovo lo Schuyl-kill
dalla sinistra sulla destra riva con tutto l'esercito, se ne andò per la
via di Lancastro sino a Warren, stabilmente risoluto a combattere
un'altra volta il nemico, ovunque il trovasse. Credendo poi, che questi
molto fosse impedito dai malati e dai feriti, ordinò a Smallwood,
ronzasse coi corridori più lesti sul fianco di lui ed alla coda, e gli
facesse tutto quel male che potesse. Scassinavasi nel medesimo tempo il
ponte di Filadelfia posto sullo Schuyl-kill, acciocchè all'uopo si
potesse rompere del tutto. Il generale Amstrong colle bande
pensilvaniche stava alla difesa del fiume, e l'ingegner francese De
Portail con molta industria lo fortificava.
Ma Howe, passata la notte degli undici sul campo di battaglia, avviò il
giorno seguente un forte squadrone sotto gli ordini del generale Grant a
Concordia, al quale venne poscia a congiungersi Cornwallis. L'uno e
l'altro procedettero a Chester sulle rive della Delawara, come se fosse
per correre improvvisamente a Filadelfia. Howe voltò il grosso
dell'esercito alla strada su per Lancastro, e già era arrivato il giorno
sedici a Goshen, quando ebbe ad un tratto l'avviso, che Washington si
avvicinava con tutte le sue genti per combattere, ed era già arrivato a
sei miglia distante. L'una parte e l'altra si apparecchiava alla
battaglia, e già i primi feritori si avvisavano; quando ecco, che
sopravvenne una sì grave scossa d'acqua, che divenuti molli e fracidi i
soldati, il continuar nel combattimento diventò ad ambi gli eserciti
cosa impossibile. Gli Americani massimamente ne ricevettero grandissimo
danno nelle armi e munizioni loro. I focili degli archibusi, grossamente
lavorati, non combaciando davano via all'acqua che trapelava, ed umidiva
le polveri sui foconi. Istessamente le fiaschette dove il soldato suol
tenere i cartocci, per la mala costruzione loro, non arrestando l'acqua,
questi ne furono guasti, e diventarono inabili all'accendersi. Tutte
queste cose imponevano a Washington necessità a dover temporeggiare.
Perciò ritirò un'altra volta le genti al di là dello Schuyl-kill,
passando a Parker's-ferry, e pose gli alloggiamenti lungi il
French-creek, o sia Rivo Francese. Ma siccome per questa mossa
Smallwood, troppo lontano, rimaneva esposto a qualche fazione improvvisa
da parte del nemico, ordinò a Wayne, andasse a scorrazzare con una forte
squadra alle spalle di lui, ed ogni ingegno ponesse per accozzarsi con
Smallwood. Procedesse però con molta cautela per non aprir niun varco al
nemico, onde potesse offenderlo.
La malignità del tempo impedì agl'Inglesi di dar dietro agli Americani.
Solo restringevano le genti troppo sparpagliate, ed andavano a campo a
Trydruffyn, donde mandarono una frotta a pigliar certe farine ed altre
munizioni, che i repubblicani avevano lasciato a Valley-forge.
Howe ebbe spia, che Wayne con quindici centinaia di soldati andava
buzzicandosi per le vicine selve sul fianco suo sinistro ed alle spalle.
Dubitò perciò di qualche improvviso danno, e si determinò a voler far
provare a Wayne quello che questi intendeva di far provar a lui. La
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 07