Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 20

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questo agl'Inglesi un acquisto di molta importanza. Oltrechè quivi
fecero poi il capo grosso di tutte le forze loro navali delle Antille, e
la riposta di tutte le armi e munizioni, potevano spiar da vicino, e
senza pericolo gli andamenti dei Francesi dentro la cala del Forte Reale
della Martinica, ed intraprendere i rinforzi e le conserve, che pel
canale di Santa Lucia a quella si avviavano. Infatti e molto la
fortificarono, e sempre vi mantennero gagliardi presidj, non senza però
gravissimo danno loro per l'insalubrità di quel clima.
Pochi giorni dopo la ritirata di D'Estaing, arrivò in quelle spiagge con
nove vascelli l'ammiraglio Byron, e diè fondo a Santa Lucia. Ne
seguitava quasi come una tacita tregua tra le due parti, prevalendo
dall'un canto troppo gl'Inglesi d'armi navali, i Francesi dall'altro
delle terrestri. Questa sospensione, la quale durò ben cinque mesi, non
fu rotta, se non quando già si era congiunto coll'armata del Byron
quella del comandante Rowley, ed all'armata di D'Estaing quella di
La-Motte-Piquet e del conte di Grasse, partita l'una e l'altra
dall'Europa sul finir del presente anno, o nell'entrar del seguente per
alla stazione delle Antille; perciocchè avevano ambidue i governi
conosciuto di quanta importanza fosse lo esser forte in sugli apparati
marittimi in mezzo a quelle isole molto ricche, le une alle altre
vicine, e tra di loro le nemiche frammescolate.
Tornando ora alle cose che si facevano sulla terra-ferma americana, è da
rammentare, che i ministri, ed i capitani britannici si eran risoluti ad
assalire con grandissimo sforzo di guerra le parti meridionali della
Lega. Al qual partito accostati si erano, non solo perchè speravano,
credendo eglino, che i popoli generalmente di quel nuovo Stato non si
contentassero, e fosse diventato loro molto grave l'imperio dei
libertini, colle spalle dei leali farle rivoltare all'obbedienza del Re,
ma ancora per molte altre, e tutte assai gagliarde ragioni. Sono le
province meridionali, e massimamente la Giorgia e la Carolina abbondanti
di feraci terre, le quali producono in gran copia le biade, e
soprattutto il riso tanto utile alle armate sì da terra, che da mare.
Del quale tanto maggiore bisogno si aveva, che queste si trovavano sì
gran tratto lontane dai luoghi, da cui potevan esse, e dovevano trarre i
viveri necessarj al loro logorare. Conciossiachè le province americane,
che sin là erano venute in poter degl'Inglesi, non potevano una quantità
sufficiente somministrarne; ed era loro mestiero far venire il rimanente
dalla lontana Europa; cosa molto incerta in sè stessa per l'instabilità
del mare, e pericolosa per l'ardimento dei corsari americani, i quali
spesso le navi, che portavan le vettovaglie, intraprendevano. Nè è da
passarsi sotto silenzio, che il riso della Giorgia e della Carolina
Meridionale serviva ad alimentar le flotte francesi ed i soldati, che
stavano in presidio nelle isole di loro pertinenza. E non solamente i
proventi dell'agricoltura giorgiana e caroliniana, la quale per la
quiete non mai quasi interrotta, della quale avevano gli anni addietro
queste due province goduto, era fioritissima, i nominati vantaggi
arrecavano agli alleati; ma ancora portati essendo in Europa, servivano
molto convenevolmente di materia ai commercio degli Americani in questa
contrada, e gli abilitavano a far gli scambj per quelle cose che ne
traevano, necessarie ed agli usi della guerra, ed a quei della pace.
Considerarono oltreacciò gl'Inglesi, che siccome la Giorgia confina
colla Florida orientale, così era questa non di rado vessata dalle armi
del congresso; e prevedevano benissimo che non si sarebbe posto fine
alle correrìe loro, ed assicurata la quiete in quella provincia, se non
quando le armi britanniche cacciato avessero dalla Giorgia e dalle
Caroline le americane. Non dubitavano poi, che la conquista della prima
riducesse prontamente in loro arbitrio anche le cose delle seconde; e
particolarmente molte speranze collocavano nella possessione di
Charlestown, città grossa, ricca e di molta importanza per l'opportunità
del sito e del porto. Tutti questi vantaggi speravano di acquistar
gl'Inglesi, se avessero cacciato gli avversarj dalle province
meridionali, e, levatele dall'obbedienza del congresso, sotto la propria
ridotte le avessero.
Per le quali cose tutte, e non potendosi per la stagione, che allora
correva molto rigorosa, altre fazioni tentare nelle province montagnose
poste a tramontana, aveva Clinton, siccome nel libro precedente abbiam
narrato, inviato alla volta della Giorgia forza di navi passeggiere,
scortate dalle navi da guerra di Hyde-Parker, le quali portavano da
duemila e cinquecento soldati parte inglesi, parte essiani, e parte
bande di leali e fuorusciti. Col favore di questi ultimi, e degli amici
ed aderenti loro, sperava di poter entrar facilmente in quella
provincia. Obbedivano tutte queste genti agli ordini del colonnello
Campbell valoroso, e molto esperto capitano di guerra. Nel medesimo
tempo aveva Clinton commesso al generale Prevost, il quale comandava
alle Floride, che, raccolte tutte quelle genti, che per la difesa di
quelle province necessarie non fossero, marciasse anch'esso contro la
Giorgia, dimodochè essa fosse assalita da fronte per la via del mare da
Campbell, e da fianco sulle sponde del fiume Savanna da Prevost.
Ordinatosi in tal modo dagl'Inglesi il disegno della conquista della
Giorgia, la quale giudicavano aver ad essere scala a quella delle due
Caroline, arrivarono sul finir di decembre Campbell e Hyde-Parker
all'isola di Tybee situata presso le bocche del fiume sopraddetto. Le
navi da carico non penaron molto a trapassar lo scanno, e ad entrar nel
fiume. Seguivano pochi giorni dopo quelle da guerra, sicchè tutta la
flotta addì venzette si trovò sorta nelle acque di quello, e pronta a
far i comandamenti dei capitani per l'invasion della provincia.
Ignorando questi, quali fossero le forze, i provvedimenti, e le
intenzioni dei repubblicani, fecero dar una scorribanda per le vicine
rive e spiagge da alcuni fanti leggieri, dai quali presi due Giorgiani,
s'intese da loro, non essersi avuta nella provincia contezza alcuna del
disegno dei regj, niuna nuova difesa essersi apparecchiata, le batterie
che proteggevano i fiumi rovinate, le galere starsene a mala guardia, e
sì fattamente poste da poter essere facilmente intraprese. Si ricavò
ancora essere debole il presidio di Savanna, città capitale della
provincia; ma però aspettarvisi di breve i rinforzi. Avute queste
notizie, non metteva l'Inglese verun tempo in mezzo per incominciar
l'impresa. Le due rive del fiume Savanna, partendo dall'isola di Tybee
prossimana alla sua foce per un buon pezzo all'insù, non essendo altro
che un continuo tratto di maresi, pei quali scorrono lentamente lo due
fiumane di Sant'Agostino e di Tybee, non offeriscono nissun luogo, che
servir possa di porto per isbarcare. Quindi furon costretti gl'Inglesi
di salir più in su per irsene a dar in terra al solito luogo dello
sbarco, dal quale ha principio un dicco molto stretto, che conduce
poscia alla città. Questo luogo, siccome molto difficile per sè stesso,
avrebbero gli Americani potuto difendere agevolmente. Ma parte perchè la
cosa era riuscita loro improvvisa, parte perchè non avevano forze
sufficienti, non se ne avvisarono. Gl'Inglesi, senza ostacolo veruno
incontrare, sbarcarono, i fanti leggieri i primi, poscia quei della
grave armatura. Corre il dicco sopraddetto tra mezzo una risaia
paludosa, ed è fiancheggiato da ambe le parti da un fosso assai fondo.
Più addentro a secento passi dal luogo dello sbarco s'incontra a capo
del dicco un poggetto, sul quale è posta una magione, che chiamano la
casa di Gerido. Stavanvi a guardia una banda di repubblicani. Non sì
tosto ebbero i fanti leggieri, la maggior parte montanari condotti dal
capitano Camerone, afferrato, che, postisi, in ordinanza, corsero,
camminando sul dicco, contro quella masnada di Americani. Non mancaron
questi a sè stessi, ed il nemico ricevettero con tiri molto fitti di
archibuserìa, dai quali rimase morto Camerone. Ma i montanari spinti dai
proprj spiriti generosi, e grandemente irritati all'uccisione del
capitano, si avventarono con tanta rattezza contro la casa di Gerido,
che non ebbero tempo gli altri di scaricar una seconda volta, e si
posero in fuga. Sottentrarono i montanari, e s'impadronirono del poggio.
Salito Campbell sopra di questo, e prospettando il paese all'intorno,
discoprì l'esercito nemico posto in ordinanza davanti, ed un po' a
levante di Savanna, il quale governato essendo dal maggior-generale
Roberto Howe, stava aspettando l'incontro dei reali, e faceva la vista
di voler gagliardamente difendere la città capitale della provincia.
Consisteva esso in una grossa schiera di stanziali e di bande paesane.
Era sì fattamente attelato, che le sue due ali si distendevano dentro
nel paese dall'una parte e dall'altra della strada maestra, che guida a
Savanna, la dritta capitanata dal colonnello Eugee, e composta di
Caroliniani a dritta di quella; ed era il fianco suo verso l'aperta
campagna protetto da una fitta selvosa, e dalle case di Tatnal. La
stanca poi si appoggiava col suo destro fianco alla strada medesima, e
col sinistro a terreni limacciosi. Erano questi la maggior parte
Giorgiani comandati dal colonnello Elbert. Le due punte eran guardate
ciascuna da una bocca da fuoco, ed il mezzo sullo stradone da due. A
cento passi poi innanzi, laddove questo passa tra due profondi maresi,
avevan fatto una tagliata, ed un buon tratto avanti questa, rotto un
ponte soprapposto ad un rio anch'esso paludoso. Alle spalle finalmente
erano assicurati dalla città stessa di Savanna, la quale era affossata.
Il capitano inglese, lasciato prima una grossa guardia al luogo dello
sbarco, ed una altra simile ad una strada vicinale, che attraversa lo
stradone a fine di assicurarsi alle spalle, iva avvicinandosi al nemico,
ed andava considerando del modo, che più accomodato fosse per assaltarlo
nella forte positura, nella quale si trovava. Non tardò ad accorgersi
dalle mosse e dall'ordinanza del nemico, che questi si aspettava e
desiderava, ch'egli assalisse il corno sinistro. Per la quale cosa non
lasciò indietro nissuna di quelle diligenze, che in simili occorrenze
soglionsi usare dagli esperti capitani per intrattenere l'inimico nella
concetta opinione. Traeva fuori sulla sua dritta una parte de' suoi, ed
andava anche distendendosi verso questa medesima parte coi fanti
leggieri. Si risolvette intanto ad attaccar la battaglia coll'ala dritta
degli Americani. Mentre andava tra sè stesso rivolgendo le diverse
maniere d'assalto che praticar si potevano, la fortuna gli condusse tra
le mani un Nero, dal quale seppe, esservi un sentiero poco conosciuto,
il quale a traverso di quella palude selvosa, che abbiam detto trovarsi
alla destra punta dell'esercito americano, andava a riuscir loro alle
spalle. Offerivasi il Nero di far la guida, e molto confortava il
capitano britannico a farne impresa. Deliberatosi Campbell ad usar la
occasione, che la favorevole fortuna gli parava davanti, comandò a
Jacopo Baird, che coi fanti leggieri si mettesse a quella via, acciocchè
girato intorno all'ala dritta degli Americani gli assaltasse poscia per
di dietro là, dove meno se lo potevano aspettare. Lo faceva seguitare,
acciocchè all'uopo potesse essere soccorso dai volontarj jorchesi,
condotti dal colonnello Tumbull. Mentre Baird e Tumbull, guidati dal
Nero, procedevano alla disegnata fazione, Campbell piantava le sue
artiglierie a sinistra accanto lo stradone in modo, che non potevano
esser vedute dall'inimico. Questo fece, perchè quando fosse venuto il
tempo di fulminar i Caroliniani, si potessero impedire, non si
avventassero contro i fanti leggieri del Baird. In questo mezzo traevano
furiosamente colle artiglierie loro i repubblicani contro i regj. Questi
non fiatavano. Il che avrebbe pur dovuto far sospettare gli altri di
qualcosa, se stati fossero, o più esperti o meno invasati. Infine
Campbell, quando si pensò, che Baird fosse pervenuto al luogo suo, diè
tutto ad un tratto fuoco alle artiglierie, e mosse spacciatamente i suoi
contro il nemico, che tuttavia ignorava il pericolo, in cui si trovava.
Tale fu l'impeto degl'Inglesi e degli Essiani, che gli Americani, non
sostenendo la carica, si volsero tostamente in fuga. I vincitori gli
seguitarono. Intanto erano già i fanti leggieri del Baird, dato una
giravolta, arrivati dietro le spalle dell'ala destra americana, ed
attaccatisi con alcune milizie giorgiane, che stat'erano poste alla
guardia dello stradone, che guida a Ogeechee, dopo breve contrasto le
fugavano, e si difilavano ratti contro il grosso delle genti americane,
che già erano andate in volta. Dal detto al fatto si mettevano a
trabocco dentro le fila dei fuggiaschi; e se qualcheduno rimasto vi era,
che serbasse tuttavia gli ordini ed il coraggio, questi coll'inaspettato
e velocissimo impeto loro ebbero subitamente disordinati e disanimati.
La vittoria fa compitissima. Trent'otto uffiziali, meglio di
quattrocento tra sotto-ufficiali e gregarj, 48 pezzi di buone
artiglierie, 13 bombarde, cento bariglioni di polvere, un Fortino con
entrovi tutte le munizioni, il navilio, ch'era sorto nel fiume, una
molto notabile quantità di provvisioni d'ogni sorta, e la città stessa
di Savanna vennero, prima che si facesse notte, in poter dei vincitori.
Degli Americani a cagione della pronta fuga loro non morirono più che
cento, parte nella battaglia, parte nelle paludi, mentre si sforzavano
di scampare. Fra gl'Inglesi i morti ed i feriti non arrivarono a venti.
Tanto lieta fu la vittoria partorita dagli opportuni ordinamenti di
Campbell. Nè minore fu la umanità sua, tanto più da lodarsi, quanto che
non poteva non ricordarsi dei mali trattamenti ricevuti nelle prigioni
di Boston, che fossero state la sua accortezza e la prudenza. Non solo
la città di Savanna fu preservata dal sacco; ma quantunque vi entrassero
i vincitori, come in una città presa d'assalto, ed alla mescolata coi
fuggiaschi, nissuno di quelli, che non avevano le armi in mano, o che si
arrendevano, furon posti a morte. Dal che si può argomentare, che le
enormità commesse ai tempi di guerra sono meglio dalla rilassatezza o
complicità dei capitani, che dal furor de' soldati da riconoscersi.
[1779]
Impadronitisi, nel modo che abbiam detto, gl'Inglesi della città di
Savanna, si distesero coll'esercito per tutto il paese; poscia mandaron
fuori un bando, pel quale e graziavano i disertori, ed esortavano gli
amatori del nome inglese a correre alle insegne del Re, e coll'armi in
mano difendere la causa sua, promettendo loro protezione e aiuto. La
cosa non restò senz'effetto. Venivano in buon numero, ed i capitani
britannici gli ordinavano in un reggimento di cavalleggieri. Ma i più
risoluti repubblicani, preferendo l'esilio alla soggezione, si
rifuggirono nella Carolina. Posero anche gl'Inglesi ogni ingegno, ed
ogni arte usarono per indur i soldati repubblicani fatti cattivi a
pigliar soldo nelle truppe del Re; ma in questo fecero poco o nissun
frutto. Furon perciò stivati a bordo delle navi, dove e pel fetore
dell'aria, e pel calore della stagione durante la state che seguì,
morirono un gran numero. Gli uffiziali però furon mandati sulla fede
loro a Sunbury, Terra la quale solo nella Giorgia teneva ancora pel
congresso. Solo fu ritenuto, e sostenuto prigione sulle navi, in mezzo
agli altri gregarj, Moisè Allen, cappellano dei Giorgiani, il quale non
solo colle esortazioni sui pulpiti aveva acceso i popoli a seguir questa
impresa loro, ma ancora colle armi in mano la difese egli stesso in
mezzo alle battaglie, dando un mirabil esempio di fortezza e d'amor
cittadino. Venutagli a noia la sua lunga e schifa cattività, gettossi un
dì a capo all'ingiù nel fiume, sperando di potersi salvar a nuoto in
un'isola vicina. Ma annegò con infinito rincrescimento dei popoli, i
quali e le sue virtù veneravano, ed il coraggio suo grandemente
desiderarono. I vinti scombuiati del tutto, varcato il fiume al passo di
Zubly, si ritirarono nella Carolina. I vincitori si distendevano, e
riducevano a divozione del Re la maggior parte della Giorgia,
accrescendo le scolte sulle rive della Savanna per la gelosia dei
nemici, che tuttavia erano padroni della Carolina.
Nel medesimo tempo il generale Prevost si era messo nella Florida
orientale in punto per eseguir ciò, che stato gli era comandato da
Clinton. Nel che incontrò gravissime difficoltà, sia per la stranezza
de' luoghi, come per la disagevolezza delle vettovaglie. Arrivato
finalmente dopo incredibile fatica nella Giorgia, pose l'assedio al
Forte ed alla Terra di Sunbury. Vi eran dentro dugento soldati di
presidio, i quali mostravano di volersi difendere, dimodochè l'Inglese
già aveva incominciato a far le trincee. Ma poco stante, perduta ogni
speranza di soccorso, si abbandonarono e diedero la Terra a discrezione.
Furon trattati umanamente. Questo accadde nel tempo, in cui Campbell già
si muoveva dal canto suo contro Sunbury. S'accompagnarono l'uno
coll'altro congratulandosi del salvo arrivo i due eserciti, e Prevost
giunto in Savanna pigliò il governo di tutte le genti regie, che venute
dalla Nuova-Jork e da Sant'Agostino avevano conquistato al Re tutta la
provincia della Giorgia. Avuta così lieta vittoria, andavano i Capi
inglesi considerando quello che fosse a fare. Conoscevano benissimo di
non esser abbastanza gagliardi per poter fare una grande impressione
nella Carolina, provincia potente, molto concorde, almeno nelle parti
più basse, e che aveva al governo suo uomini di ottima mente, e di non
poca autorità nell'universale. Per verità l'unico e solo fine, che fin
là si era proposto Clinton, quello era della conquista della Giorgia,
avendo tra sè stesso deliberato di assaltar la Carolina, allorquando
arrivati fossero i rinforzi, che se gli annunziavano dall'Inghilterra, e
che dovevan esser tragittati dall'ammiraglio Arbuthnot. Ciò nondimeno,
discorrendo molto bene di quanta importanza fosse all'esito delle future
cose il recarsi sulla guerra offensiva, piuttostochè tenersi sulla
difensiva, si risolvettero a far certe correrìe nella Carolina, per
tener vivo in quella provincia il timore delle armi regie, e per dar
animo ai leali. Per la qual cosa mandarono una buona presa di genti
condotte dal maggior Gardiner a pigliar possessione dell'Isola di
Porto-Reale. L'impresa non solo non riuscì, ma ebbe pessimo fine; perchè
assaliti là entro aspramente da una banda di Caroliniani, ne furon
cacciati di forza con perdita di molti ed uffiziali e soldati.
Venuto meno questo disegno volsero l'animo a voler far muovere coloro, i
quali erano di sinistro animo contro il nome del congresso, ed abitavano
in gran numero, siccome in altro luogo fu da noi raccontato, le parti
diretane della Giorgia e delle due Caroline. La quale speranza era stata
una delle principali cagioni, che aveva fatto intraprendere l'invasione
delle meridionali province. Di cotesti leali ve n'erano di diverse
maniere. Alcuni, più avventati e più nimichevoli degli altri, non solo
avevano la patria loro abbandonato, ma si erano rifuggiti in mezzo
agl'Indiani, e congiunti con questi facevano ai consorti loro colle
solite correrìe tutto quel male, che sapevano e potevano. Altri poi se
ne vivevano sfuggiaschi e solitarj ne' luoghi disabitati posti
sull'estremo confine delle Caroline, aspettando, che la fortuna
offerisse loro qualche buona occasione di ripatriarsi. Altri finalmente,
o meno avversi, o più astuti, continuavano a dimorare in mezzo ai
libertini, facendo le sembianze di essersi soggettati, e di accomodarsi
al volere dei più. Deposte le armi avevan dato di mano alla zappa ed
alla marra, pronti però a ripigliare quelle, ove qualche spiraglio di
mutazion di cose si appresentasse. Intanto non potendo giovarsi
dell'armi, usavano le arti, tenendo con molta diligenza ragguagliati gli
usciti di tutto ciò, che accadeva nella contrada, e specialmente di
tutti i motivi dei libertini. Queste cose non ignoravano i generali del
Re; e per ciò per metter cuore ed al punto i leali, procedettero molto
in su pel fiume Savanna, e pigliaron posto nella città d'Augusta. Quivi
niuna cosa lasciavano intentata per adescare e piccare quelli, acciocchè
corressero all'armi. Mandavan fra di loro frequenti messi, accrescevano
molto colle parole le forze regie; ponevan loro innanzi gli occhi, che
se essi si riunissero, diventerebbono di gran lunga superiori al nemico;
facevan promesse, abbondavano in presenti; stimolavano gli animi già
inviperiti colle vive rappresentazioni delle crudeltà dei libertini. Di
queste opinioni empievano i Capi britannici gli amici del Re. Queste
instigazioni operaron di modo, che i leali si levarono in armi, e
postosi sotto la condotta del colonnello Boyd, uno dei Capi loro,
scendevano a dilungo per le occidentali frontiere della Carolina per
andarsi a congiungere colle genti regie. Erano i più piuttosto
malandrini che soldati, gettatisi alla strada, e vogliosi del logorar
dell'altrui. Devastavano perciò ogni cosa, ovunque passavano, e quello
che consumar non potevano, ardevano. Già avevano tanto fatto, che,
varcata la Savanna, si avvicinavano agli alloggiamenti inglesi, quando
furono sopraggiunti dal colonnello Pickins, il quale guidava una grossa
smannata di Caroliniani raggranellati nel distretto di Ninety-six. Dal
detto al fatto si mescolarono ferocemente gli uni cogli altri
combattendo con grandissima rabbia per l'ira civile, e pel timore dei
mali, che i vinti avrebbero avuto a sopportare dai vincitori. Durò la
battaglia per bene un'ora. Finalmente i leali si disordinarono, ed
andarono in volta. Boyd restò ucciso sul campo. Tutti furono dispersi.
Molti vennero in poter dei vincitori. Settanta furono sentenziati a
morte; però solo cinque furono giustiziati. Questo successo fermò le
cose della Giorgia, le quali già erano in manifesto movimento contro il
congresso; frenò del tutto le correrìe dei leali, e diè luogo ai
libertini di potere con maggiore sicurezza attendere ai preparamenti da
farsi contro le armi regie. Dal medesimo ne nacque ancora, che
gl'Inglesi, abbandonata Augusta, si ritirarono più ingiù, restringendosi
tutti nelle vicinanze di Savanna.
A questo partito tanto più volontieri si appigliarono i regj, in quanto
che il generale Lincoln, creato dal congresso capitano generale di tutte
le genti nelle province meridionali, era arrivato, ed aveva posto il
campo a Black-swamp sulla sinistra riva della Savanna, non molto
distante da Augusta. Avevano i Caroliniani, come prima ebbero le notizie
del disegno, che gl'Inglesi avevano fatto sopra le meridionali province,
chiesto al congresso, concedesse loro per Capo di tutta la difesa, che
intendevano di voler fare, il generale Lincoln massacciuttese, che si
era acquistato il nome di animoso ed esperto capitano nella guerra
settentrionale. Alla quale richiesta si era molto volentieri inclinato
il congresso, avendo esso medesimo collocato gran fede in Lincoln, e
conoscendo di quanta importanza sia nelle cose della guerra la
confidenza che hanno i soldati nei Capi loro. Il presidente Lowndes
tutte quelle cose faceva che all'uffizio suo si convenivano, per dar
animo agli abitatori dell'australe Carolina, e per fargli correre
all'armi in difesa della patria. Usava le pubbliche e le private
esortazioni, ed ordinava, che tutti i bestiami delle isole e delle terre
poste sulla marina si ritirassero all'indietro a' luoghi sicuri. Le
bande paesane si adunavano, ed andavano a congiungersi cogli stanziali.
Nè minore zelo della cosa pubblica si manifestava al vicino pericolo
nella Carolina Settentrionale, dove in pochi dì furono ammassate due
migliaia di cerne, alle quali vennero preposti i generali Ashe e
Rutherford; e se non fosse stato, che non poterono sì tosto, come era il
bisogno, ottener le armi, e che perciò furon obbligate ad indugiare,
sarebbero arrivate in tempo, e, congiuntesi prima della sconfitta colle
genti di Roberto Howe, avrebbero forse fatto inclinare a favor loro la
fortuna della giornata di Savanna. Il calore era grande fra i libertini
caroliniani a quei dì; l'esercito loro s'ingrossava. Del che invero
avevano grandissimo bisogno. Perciocchè Washington era lontano, e prima
che i soccorsi arrivassero, le cose loro potevano essere spacciate.
Inoltre stava quegli in molta gelosia dei passi delle montagne, ed il
suo esercito ogni giorno si assottigliava per quella peste, non del
tutto ancor sanata, della brevità delle ferme. Per la qual cosa non si
poteva sperare, fosse per inviare grossi rinforzi. Ma questo stesso
interno male, che indeboliva l'esercito washingtoniano, era cagione
ancora, che non si potesse far gran fondamento su quello di Lincoln,
quantunque già si fosse raccozzato coi rimasugli di Howe. Perciocchè,
trattone seicento stanziali, i rimanenti erano milizie poco use alle
guerre, e poco stabili avendo solo le ferme per pochi mesi. Tuttavia
Lincoln non si perdeva d'animo, e molto col buon voler suo si aiutava.
Volendo mostrare il viso al nemico, si era condotto a Black-swamp sulle
rive della Savanna. La quale mossa in un colla rotta data dai libertini
ai leali aveva causato, che il generale inglese avesse ritirato i suoi
all'ingiù del fiume, tenendo le prime scolte al passo di Hudson. Ma ciò
non bastando a Lincoln, e disegnando di restringere vieppiù il nemico,
confinandolo del tutto sulla costiera, acciocchè e dell'opportunità di
quelle grasse terre non si potesse valere, e segrete od aperte pratiche
intrattenere coi leali delle regioni superiori, comandò al generale
Ashe, che, lasciate indietro le bagaglie, andasse a por gli
alloggiamenti sulla destra riva della Savanna dietro il rivo, che
chiamano Briar-creek. Eseguì Ashe diligentemente gli ordini del capitano
generale, ed in sì fatta guisa pose il campo, che n'era diventato
fortissimo. Da fronte lo difendeva il rivo sì profondo a molte miglia in
su, che non era guadoso, da stanca la Savanna ed un'altra palude. Si era
poi assicurato a destra con una torma di cavalleggieri. Aveva seco da
due migliaia di combattenti.
Ma nonostante la fortezza degli alloggiamenti dell'Ashe si deliberarono
gl'Inglesi di assaltargli. Il colonnello Prevost, il quale stava al
passo di Hudson, si mosse a questa fazione. Divise i suoi in due
schiere. Colla dritta munita di due cannoni procedeva dirittamente
contro il rivo, facendo le viste di volerlo passare per tener a bada i
repubblicani. Colla stanca consistente in novecento soldati tra quei di
grave armatura, ed i corridori sì a piè che a cavallo andava girando
distendendosi a sinistra, affine di passare nei luoghi superiori il
rivo, e di potersi quindi avventare contro il retroguardo nemico. Nel
medesimo tempo il generale Prevost per intrattenere Lincoln, acciò non
pensasse ai casi dell'Ashe, iva movendosi tra Savanna ed Ebenezer, come
se volesse varcar il fiume in quei luoghi. Ashe, il quale in tanta
vicinanza del nemico avrebbe dovuto stare a buona guardia, invece di
mandar avanti i suoi cavalli, come speculatori della contrada, gli aveva
inviati a qualcun'altra fazione di poca importanza. Per la qual cosa
arrivarono a dì alto gli Inglesi sì improvvisi, che le prime novelle,
che ne ricevettero gli Americani, furono le grida, il rimbombo e lo
scricchiolar dell'armi degli assalitori. Le milizie spaventate non
istettero a badare, ma tosto si mettevano in fuga alla dirotta. Molti
però trovarono, fuggendo, quella morte, che, combattendo valorosamente,
avrebbero potuto schivare. La viltà dell'animo non apportò loro sicurtà
maggiore. Sopraffatti dalla paura alcuni annegarono nel fiume, altri
affogarono nella palude, diventando ora istromenti della rovina loro
quegl'impedimenti stessi, che prima riputati avevano i più saldi
fondamenti della sicurezza loro. Gli stanziali giorgiani e caroliniani
guidati ed incuorati dal generale Elbert fecero miglior pruova. Ma
abbandonati dalle milizie, ed assaliti da tanta moltitudine di nemici
andarono anch'essi in volta. Questa fu la rotta di Briar-creek, che
seguì a dì tre di marzo. Perdettero gli Americani sette pezzi di
artiglieria, tutte le armi e munizioni, con non pochi morti e
prigionieri. Il numero degli annegati ed ammemmati non è noto. Ma e'
pare, sia stato maggior di quello di coloro che morirono per le ferite.
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