Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 04

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con un po' di romore d'armi fugargli. In tal modo si toccavano le
sconfitte per troppa speranza della vittoria, e si perdè la guerra per
troppa assicuranza di vincerla.
Ma ripigliando ora, donde lasciamo, il giorno diciannove di settembre
era riserbato dai cieli ad un aspro e sanguinoso combattimento, pel
quale si doveva definire, se gli Americani potevano solo difendersi
dagl'Inglesi dietro i ripari delle Fortezze, delle selve, dei fiumi e
delle montagne, siccome alcuni portavano opinione, ovvero se fossero
abili ad incontrargli sull'aperta campagna, nelle battaglie giuste ed
ordinate. Erasi Burgoyne, superati non senza fatica tutti gli ostacoli
dei rotti ponti e delle strade sfondate, condotto vicino a Gates,
dimodochè alcuni stretti boschi soltanto s'interponevano tra i due
eserciti. Senza fare alcuna dimora l'Inglese trasse fuori il suo in
ordinanza, e lo dispose alla battaglia. L'ala sua dritta alloggiava
presso certi colli, verso i quali il terreno si innalza graduatamente
partendo dal fiume. Essa era fiancheggiata dai granatieri e dai fanti
leggieri, i quali occupavano i colli sopraddetti. Poco più avanti in
fronte e da fianco di questi stavano, come stracorridori, quegl'Indiani,
leali e Canadesi, che rimasti erano nel campo. L'ala sinistra colle
genti di più grave armatura e le artiglierie era posta sullo stradone, e
nei prati che rasentano il fiume. Era questa capitanata dai generali
Philipps e Reidesel. Stava a petto col medesimo ordine schierato dal
fiume ai poggi l'esercito americano, Gates sulla dritta, e Arnold sulla
stanca. Già seguivano feroci avvisaglie tra i primi feritori dell'uno e
dell'altro esercito. Morgan col suo reggimento, ed il colonnello Durbin
coi fanti leggieri avevano dato dentro, e volto in fuga i Canadesi e gli
Indiani. Ma, venute altre genti in soccorso di questi, furono l'uno e
l'altro costretti a cedere, ed a ritirarsi al campo. Intanto Burgoyne, o
credendo di girare attorno il fianco sinistro del nemico, o perchè fosse
necessitato di così fare per ischivare, passando più in su, i borri dei
torrenti che corrono nell'Hudson, si distendeva coll'ala sua dritta su
pei poggi, e disegnava di andar a percuotere di fianco ed alle spalle
Arnold. Ma quel gioco, che Burgoyne voleva fare all'Arnold, nel medesimo
tempo Arnold intendeva di farlo al Burgoyne, senza che l'uno sapesse
dell'altro, o l'altro dell'uno per l'interposizione delle selve.
Incontraronsi le due schiere. Furono gli Americani ributtati da Frazer.
Trovato sì duro incontro sul fianco dritto dell'ala dritta inglese,
lasciato sufficientemente guardato questo luogo, si difilarono
rattamente verso la destra loro, ed andarono con molta furia ad
assaltare il sinistro fianco dell'ala medesima. Quivi Arnold diè pruove
di quell'alto e smisurato coraggio, di cui egli era fornito, confortando
i suoi colla voce, e più ancora coll'esempio. La battaglia era molto
pericolosa. Gl'Inglesi temendo che il nemico, rompendo le fila, non
penetrasse tra l'ala loro dritta e la sinistra, il quale si vedeva
manifestamente essere il disegno di lui, mandarono nuove schiere in
soccorso della parte pericolante. Vennevi Frazer col vigesimo quarto, e
con altre genti leggieri, ed i corridori di Breyman. Più sarebbervi
venuti dal fianco destro, se non che la necessità di difendere i poggi
nol consentì. Nondimeno tanto era il valore e l'ostinazione degli
Americani, che già gl'Inglesi incominciavano a disordinarsi. Ma arrivava
in questo punto Philipps con nuove genti, e con una parte delle
artiglierie; il quale, tosto udito il primo romore, s'era mosso in via,
e, traversata con molta difficoltà una selva, si era celeremente
condotto al luogo del pericolo. Frenò egli il nemico, e ristorò la
fortuna della giornata, che già declinava. Ciò nonostante continuarono
gli Americani l'assalto loro con molto valore, sicchè la notte sola pose
fine al combattimento. I repubblicani si ritirarono. I reali
pernottarono in armi sul campo di battaglia. Mancarono degli Americani
tra morti e feriti da trecento a quattrocento. Tra i primi i colonnelli
Adams e Coburn. Degl'Inglesi meglio di cinquecento. Morì fra gli altri
il capitano Jones, uffiziale di artiglieria molto riputato.
Pretendettero ambe le parti la vittoria. Gl'Inglesi acquistarono il
campo di battaglia. Ma siccome l'intenzione degli Americani era di non
andare, ma di stare, e quella degl'Inglesi di andare, e non di stare, e
che inoltre era agli Americani un vincere il non esser vinti, ognuno può
vedere, quale abbia raccolto maggior frutto dalla giornata. Da un altro
canto gli Inglesi si persuasero non senza molta diminuzione dell'ardire
e delle speranze loro, che avevano a fare con un nemico, il quale anche
a viso scoperto sapeva, e poteva tenere loro il fermo.
Il giorno seguente, vedendo Burgoyne che non poteva sperare di cacciar
di forza il nemico dai luoghi forti ed affortificati, dove alloggiava,
confidandosi forse, che il tempo potesse offerire qualche occasione di
far maggior frutto, ed aspettando inoltre di dì in dì le novelle del
generale Clinton, delle operazioni del quale egli era tutto al buio, si
fermò, e pose il campo a gittata d'artiglieria dagli alloggiamenti
americani. Faceva intanto fare sollecitamente grossi ripari, tanto sulla
dritta, dond'era venuto il pericolo, quanto sulla sinistra per difender
quelle praterìe vicine al fiume, dove aveva i suoi magazzini, e gli
ospedali. Un reggimento d'Inglesi, i lanzi d'Hanau, ed alcuni leali
furono fatti attendare nelle praterìe medesime per maggior sicurtà.
Gates continuò ne' suoi alloggiamenti, affortificandovisi però molto
studiosamente sulla sinistra.
Colla miglior fortuna s'accrescevano parimente ogni giorno le forze del
suo esercito per l'accozzamento di nuove genti sì stanziali, che cerne.
Venne tra gli altri a congiungersi Lincoln con duemila di queste tra
Massacciuttesi, Rodiani, Hampshiresi, e Connecticuttesi, tutti soldati
buoni ed agguerriti. Usavano gl'Inglesi grandissima diligenza per evitar
le sorprese; gli Americani per impedire gl'Inglesi non uscissero a
foraggiare. Si facevano in questo mezzo tempo frequenti badalucchi.
Intanto il generale britannico stava con grandissima impazienza
aspettando le novelle della Nuova-Jork, e gli pareva mille anni di non
riceverne. Finalmente il giorno venti gli pervenne una lettera dei dieci
scrittagli in cifera da Clinton, colla quale questi lo avvisava, che
verso il giorno venti del mese avrebbe con duemila uomini tentato il
Forte Montgommery situato sulla destra riva dell'Hudson alle falde dei
colli. Lo accontava nel medesimo tempo, che non poteva far di più,
trovandosi molto debole; e che anzi, quando il nemico facesse qualche
motivo verso le spiaggie della Nuova-Jork, sarebbe egli costretto di
ritornarsene. Mandò tosto Burgoyne un uomo a posta, due uffiziali
travestiti, e parecchie altre persone di credenza per differenti strade
a Clinton, acciò lo informassero della condizione, in cui si trovava, lo
avvisassero e pregassero, procedesse tostamente alla spedizione.
Aggiungessero, che in rispetto alle vettovaglie poteva egli, e voleva
bastare sino ai dodeci del presente ottobre. Ancorchè l'aiuto che
prometteva Clinton, di troppo minor momento fosse, di quanto si era
Burgoyne dato a credere dovesse essere, tuttavia sperava, che per
l'assalto dato al Forte Montgommery, e pel timore che gl'Inglesi, preso
questo, non si aprissero la via su pel fiume, avrebbe Gates, o mutati i
suoi alloggiamenti, o mandato qualche grossa banda all'ingiù contro
Clinton, e che nell'uno o nell'altro caso si sarebbe offerta la
occasione di acquistare qualche vittoria, e perciò di arrivare in
Albanìa. Abbenchè, se si consideri, di quanto fosse più gagliardo
l'esercito di Gates di quello di Burgoyne, e che il primo nuove forze
acquistava ogni dì, si potrà conoscere, quanto vana fosse l'aspettazione
del generale inglese. Ei pare adunque, ch'esaminata la debolezza
propria, quella di Clinton, e la prepotente forza di Gates avrebbe
dovuto pensare a ritirarsi, seppure la ritirata era ancora in facoltà
sua; imperciocchè il traversare il fiume, con un sì forte esercito
nemico tanto vicino, sarebbe stata impresa troppo pericolosa; e qui si
vede ancora, quanto improvvido sia stato il consiglio di averlo la prima
volta varcato; conciossiachè da questa passata l'andata ed il ritorno
diventarono del pari impossibili.
Sul principiar d'ottobre Burgoyne trovandosi a molto stretti termini
condotto, ed ogni giorno diventando più deboli le speranze del soccorso,
stimò, fosse necessaria cosa il diminuire le provvisioni giornaliere dei
soldati. La qual cosa, quantunque grave, sopportò con molta prontezza
l'esercito. Le cose continuarono in questo stato sino ai sette
d'ottobre, giorno, in cui avvicinatosi già a quattro o cinque di quello,
oltre il quale non si sarebbe potuto durare, il generale inglese si
determinò di voler far un motivo sulla sinistra del nemico, a fine di
scoprire, se possibile fosse di passare, quando si volesse andar avanti,
o di sloggiare l'inimico, quando si volesse dare indietro, o ad ogni
modo di uscire alla busca per raggranellar provvisioni. Era forzato per
necessità a tentare qualche partito notabile. Fece adunque un nodo di
quindici centinaia di buoni soldati stanziali, ai quali comandava egli
stesso accompagnato da Philipps, Reidesel e Frazer, capitani tutti di
ottima mente e di egregio valore. Aveva con sè due cannoni da dodici
libbre di palla, sei da sei, e due obici. La guardia del campo fu
commessa sulla dritta verso i poggi ai brigadieri generali Hamilton e
Specht, sulla sinistra verso il fiume al brigadiere Gall. Non potè
Burgoyne uscire dagli alloggiamenti più grosso, trovandosi così vicino,
e tanto superiore di forze l'inimico. Con questa schiera intendeva di
cominciar la battaglia. Aveva poi ordinato, che mentre ella dava dentro,
alcune compagnie di stracorridori indiani e leali, passando per
tragetti, girassero sul fianco sinistro degli Americani, ed andassero a
mostrarsi loro alle spalle. Già si era mossa la schiera, ed uscita dal
campo, ita era porsi in ordinanza a tre quarti di miglio sulla sinistra
del nemico, e faceva le viste di volersi far avanti, e di stendersi per
passare oltre il sinistro fianco di lui. Ma Gates, che stava a riguardo,
accortosi benissimo del disegno degl'Inglesi, pigliò tosto con molta
avvedutezza il partito di dare un improvviso e gagliardo assalto alla
sinistra punta della schiera suddetta, sperando in tal modo di separarla
intieramente dal rimanente esercito, e di mozzarle la via agli
alloggiamenti. Andarono gli Americani all'assalto con incredibile
impeto; ma trovarono un duro incontro, perchè il maggior Ackland alla
testa de' granatieri gli sostenne molto risolutamente. Gates, veduta la
cosa, mandò spacciatamente nuovi rinforzi a' suoi, di maniera che
potettero assaltar tutto ad un tempo anche il destro squadrone di
quest'ala sinistra della schiera inglese, nel quale si trovavano i
lanzi. Quindi è, che non fu fatto abilità al generale britannico di
smuovere dal luogo loro, siccome desiderato avrebbe, una parte di questi
lanzi per andarne a formare una seconda fila di riscossa dietro quella
punta sinistra, che si trovava in maggiore pericolo. Sulla destra della
schiera inglese non si combatteva peranco, allorquando i capitani
britannici si accorsero, che il nemico con una grossa squadra girava sul
loro fianco destro con intenzione manifesta di tagliar loro il ritorno
agli alloggiamenti. Per render vano questo pericoloso disegno del
generale americano, si ordinò ai fanti leggieri ed al vigesimo quarto,
si arringassero, come schiera di riscossa, e per protegger la ritirata,
dietro l'ala dritta. Nel mentre che questa mossa si eseguiva,
sopravveniva furiando Arnold con tre reggimenti, ed assaltava da fronte
quest'ala medesima. Nel medesimo tempo Gates mandava nuovi aiuti a
coloro fra suoi, che combattevano contro la punta sinistra inglese.
Quivi gl'Inglesi, tenuta un pezzo la puntaglia, finalmente si
disordinarono, e voltarono in fuga. Si avviavano a corsa i fanti
leggieri, ed il vigesimo quarto per fermar il corso della vittoria al
nemico. S'incontrarono nei corridori americani, i quali già inondavano,
e ne seguì una feroce mischia con morte di molti da ambe le parti. Morì
in questo conflitto il generale Frazer, il quale per la scienza e pel
valore teneva luogo fra i primi. In questo momento tutta la schiera
inglese si trovava in grandissimo pericolo. Nè minore era quello che
correvano gli alloggiamenti; imperciocchè il nemico gagliardo e
vittorioso andava per assaltargli, dove, se giunto fosse prima della
schiera che si ritirava, poca speranza si poteva avere di difendergli.
Adunque Philipps e Reidesel, eseguendo gli ordini del capitano generale,
raccolte il meglio, ed il più tosto che potettero, tutte quelle
compagnie, che ancora combattuto non avevano, s'ingegnarono di
proteggere la ritirata delle genti sconfitte, mentre Burgoyne coll'ala
dritta perseguitato fieramente dall'Arnold si ritraeva a grande stento
anch'esso verso gli alloggiamenti. Gli uni e gli altri, sebbene a
fatica, vi arrivarono, ed entrarono dentro, lasciati però sul campo di
battaglia molti morti e feriti, massimamente artiglieri, i quali in
questa giornata fecero con non minor gloria loro, che danno dei nemici
maravigliose pruove. Vennero anche in poter degli Americani sei pezzi di
artiglieria.
Ma qui non ebbe fine il fortunoso combattimento. Appena erano gl'Inglesi
entrati negli alloggiamenti loro, gli Americani seguendo l'impeto della
vittoria gli affrontarono da diverse parti con incomparabile ardire,
malgrado la furiosa tempesta di cannonate a scaglia, e di archibusate
che loro piovevano addosso. Arnold sopra tutti, il quale pareva in
questo giorno, fosse fuori di sè per l'agonia di menar le mani, ed i
pericoli cercasse piuttosto con bestial furore, che con valore umano,
abbandonatamente assaltò le trincee in quella parte, dove stavano alla
guardia i fanti leggieri inglesi sotto i comandamenti del lord Belcaro.
Ma gl'Inglesi con audacia inestimabile si difendevano. La battaglia fu
dura, lunga e sanguinosa. Infine, quando già s'abbuiava, Arnold,
superati tutti gli ostacoli, si sospinse per maladetta forza dentro il
vallo con pochi dei più animosi. Ma in questo punto fu sconciamente
ferito in quella gamba medesima, la quale già gli era stata guasta
nell'assalto di Quebec. Fu costretto con grandissimo suo cordoglio a
ritirarsi. I suoi tuttavia seguitavano a menar le mani, difendendosi
però sempre gli Inglesi gagliardamente, e, fatto già notte, anch'essi
finalmente si ritirarono.
Ma non si combattè così felicemente pei reali da un'altra parte. Quella
squadra di repubblicani, la quale condotta dal luogotenente colonnello
Brooks iva allargandosi sull'ala dritta dei regj, dato una gran
giravolta, erasi recata ad assaltar il destro fianco degli
alloggiamenti, e combattendo ferocemente si sforzava di entrarvi. Stava
alla difesa di questa parte del campo Breyman co' suoi lanzi. Questi non
mancarono a sè stessi, e con gran valore si affaticarono di risospingere
gli assalitori. Ma morto sulle prime Breyman, si disordinarono, e
dettero luogo all'impeto degl'inimici. Furono tutti o fugati, o fatti
prigionieri, o tagliati a pezzi. Perdettero tutte le tende, le bagaglie
e le artiglierie. Entrarono gli Americani, e piantarono gli
alloggiamenti loro dentro il campo inglese. Udite Burgoyne le novelle di
sì tristo caso, ordinò, si andasse a rincacciar il nemico. Ma o sia la
notte, ch'era sopraggiunta, o lo sbigottimento delle genti, che sel
facessero, i comandamenti suoi non ebbero effetto, e gli Americani
continuarono a dimorare nel luogo, che con tanta gloria acquistato
avevano. In tal modo s'erano questi aperto il passo sul fianco destro,
ed alle spalle dell'esercito inglese. Le altre schiere americane
stettero tutta la notte in armi ad un mezzo miglio distante dal campo
inglese. La perdita dei morti e dei feriti fu molto grave da ambe le
parti; ma più da quella degl'Inglesi, de' quali ne furon anche fatti
prigioni non pochi. Il maggiore d'artiglieria Williams e l'Ackland dei
granatieri furono nel numero di costoro. Molti pezzi d'artiglieria
vennero in poter dei repubblicani, con tutte le bagaglie dei Tedeschi, e
molte munizioni da guerra, delle quali avevano grandissimo bisogno.
Aspettavano gli Americani impazientemente il nuovo dì per rinnovar la
battaglia. Ma trista, ed oltre ogni dire pericolosa era la condizione
dell'esercito britannico, la quale però sopportava con maraviglioso
coraggio. Il continuar a starsene in quel sito era un esporsi l'indomani
ad una inevitabile rovina. Gli Americani più potenti e più arditi, e per
l'adito che già aperto si erano al destro fianco, e per le altre parti
ancora poco difendevoli, si sarebbero certamente fatto la via per ogni
dove nel campo, e l'esercito inglese sarebbe stato condotto ad un totale
sterminio. Pertanto si determinò Burgoyne a mutar gli alloggiamenti; il
che eseguì con mirabil ordine, e senza perdita veruna, facendo per a mò
di conversione retrograda dell'ala dritta, girando sulla sinistra che
stava ferma, ritirare indietro le sue genti presso il fiume su certi
poggi, che stavano a sopraccapo all'ospedale. In questa positura aveva
le spalle volte al fiume, la dritta all'in su, e la manca in giù della
sua sponda.
Aspettavano il giorno seguente nel nuovo campo loro gl'Inglesi la
battaglia. Ma Gates da quel capitano sperimentato ch'era, avendo buono
in mano, non volle rimescolare, abborrendo dal rimettere in arbitrio
della fortuna quella vittoria, che già era sua. Intendeva, godendosi il
benefizio del tempo, che la fame, e la necessità delle cose compissero
quell'opera che aveva con audace battaglia sì bene incominciata.
Seguirono però questo dì frequenti scaramucce di poco conto. In questo
istesso dì, la sera si fecero nel campo inglese le esequie al generale
Frazer, molto terribili e dogliose pel danno passato, pel pericolo
dell'avvenire, pel desiderio del morto, per l'abbuiar della notte, pel
balenar continuo, e pel rimbombo dell'artiglierie d'America, le quali
strisciando spruzzavano la terra ad ora ad ora sul viso del cappellano
che offiziava.
Ma Gates, il quale già prima della battaglia aveva fatto passare al di
là del fiume rimpetto Saratoga un grosso squadrone di soldati, acciò ne
custodissero il passo, ed impedissero che il nemico non facesse qualche
sdrucito da quella parte, ora ne mandò altrettanti anche ad un guado
superiore. Intanto avviava all'insù due migliaia di soldati scelti,
acciocchè girando sul fianco dritto degl'Inglesi si avvicinassero alla
riva del fiume, sicchè in tal modo sarebbero questi stati accerchiati da
ogni parte. Accortosi di ciò Burgoyne comandò, si ritraesse prestamente
l'esercito a Saratoga, che trovavasi sei miglia più in su sulla medesima
riva del fiume. Incominciavano a muoversi alle nove della sera; ma tal
era la malvagità delle strade, rese ancor più difficili da una continua
pioggia, e tale la debolezza delle bestie da trarre pel difetto degli
strami, che non arrivarono a Saratoga, che in sull'oscurarsi dell'aria
la sera del seguente giorno, stracchi tutti e malconci dalle fatiche e
dai disagi. Lasciarono in poter dei nemici da trecento malati
nell'ospedale, e molte trite cariche di munizioni e di bagaglie. Per
istrada distrussero le case, ed ogni cosa che loro si era parata
davanti. Cessata la pioggia, Gates gli seguitava sempre dietro un
alloggiamento, lentamente e colle briglie in mano, per aver gl'Inglesi
rotti i ponti, e per non dar loro occasione di appiccare con vantaggio
un qualche fatto d'armi. Temendo che Burgoyne con una subita correrìa di
soldati leggieri mandasse ad occupar il passo del fiume vicino al Forte
Edoardo, inviò certe compagnie di milizie nel medesimo Forte, perchè
l'impedissero. Non così tosto vi erano arrivate, che sopraggiungevano i
corridori inglesi; ma, trovato, ch'erano state loro furate le mosse,
tristi e dolenti se ne tornarono. In questo frattempo il grosso
dell'esercito inglese, passata la notte dei nove a Saratoga, ne partì la
mattina dei dieci, e varcò il Fish-kill-creek, che corre nell'Hudson a
tramontana di questa Terra. Speravano i capitani, che avrebbero quivi
potuto ad un solito passo traversar l'Hudson, e trovare scampo sulla sua
sinistra riva. Ma primieramente incontrarono una banda di repubblicani
sulla stanca di Fish-kill-creek, che già stavano lavorando alle trincee
su certi colli; i quali poscia, veduto il grosso numero degl'Inglesi,
attraversarono l'Hudson, ed andarono a congiungersi collo squadrone
principale, che alloggiava al di là, affine di impedire questo passo.
Perduta la speranza di varcar il fiume ne' luoghi vicini a Saratoga, i
capitani britannici voltarono il pensiero all'aprirsi la via sulla
destra riva sino di rincontro al Forte Edoardo, e là, sforzato il passo
con ributtar le genti, che poste vi erano per difenderlo, valicar sulla
sinistra. A questo fine mandarono avanti una compagnia di guastatori con
una scorta di un reggimento di regolari, alcuni feritori alla leggiera,
e leali, acciocchè racconciassero le strade ed i ponti per al Forte
Edoardo. Appena erano costoro partiti, che compariva l'inimico molto
grosso sui colli dalla parte opposta del Fish-kill-creek, il quale
faceva le sembianze di voler passare per attaccare la battaglia.
Richiamaronsi incontanente i regolari ed i feritori. Solo rimasero coi
guastatori i leali, i quali pizzicati appena da una piccola banda, che
andava ronzando intorno, diedero volta, lasciando soli i guastatori,
lavorassero a posta loro. Per la qual cosa disperossi affatto di poter
condurre in salvo le bagaglie e le artiglierie.
A tante difficoltà venne anche ad aggiungersi questa, che i
repubblicani, i quali stavano attelati lungo la riva sinistra del fiume,
ad ogni passo traevano contro i battelli carichi di munizioni e di
arnesi da guerra, che avevano, navigando a ritroso, seguitato l'esercito
dopo la sua partita da Still-water. Molti di questi battelli erano stati
presi, alcuni ripresi con perdita di gente da ambe le parti. Finalmente
e' bisognò per minor male sbarcar le munizioni, e ridurle sui poggi;
opera, che molto accrebbe di fatica al già tanto stracco esercito.
Ora era giunta al colmo la sfortuna delle genti britanniche, ed altro
non s'appresentava alla mente sì dei capitani, che dei soldati, che un
totale sterminio, od un pregiudiziale accordo. Il voler passar il fiume
così grosso, essendo la sinistra riva con tanta gelosia e da tante genti
guardata, e vicino un sì potente nemico gonfiato dall'aura della
vittoria, era impresa non che temeraria, disperata. Il ritirarsi per la
destra con questo medesimo nemico alla coda, per istrade cotanto
difficili ed intricate, era un partito piuttosto impossibile ad
eseguirsi, che malagevole. Ogni cosa presagiva una inevitabile
catastrofe. Eppure in mezzo a tanta calamità si apriva ag'Inglesi
qualche speranza di bene, e l'occasione di poter ad un tratto ristorar
la fortuna della guerra. Erano i due eserciti separati l'uno dall'altro
solamente dal Fish-kill-creek. La fama, che magnifica tutte le cose, a
motivo di quelle poche genti, che stat'erano mandate da Burgoyne per
iscorta ai guastatori sulla via al Forte Edoardo, aveva fatto credere a
Gates, che tutto l'antiguardo e la battaglia dell'esercito britannico si
fossero già buona pezza avviati alla volta di quel Forte, e che solo
rimanesse nelle pianure di Saratoga la dietroguardia; la quale venne
tosto in isperanza di potere con tutte le forze sue assaltare ed
opprimere. A questo fine la mattina degli undici ottobre Gates ogni cosa
ordinò all'assalto. Intendeva di pigliar l'occasione di una folta
nebbia, la quale in quelle regioni, ed a quella stagione oscura
solitamente l'aria sin poco dopo la levata del sole, passare molto per
tempo il Fish-kill, assaltar una batteria, che Burgoyne aveva piantato
sull'altra riva, e, superatola, correre incontanente contro le genti
nemiche. Ebbe Burgoyne certo avviso della cosa, e guernita prima molto
bene la batteria, aveva tutte le sue genti affilate, come in agguato,
dietro alcune macchie, che ingombravano le rive del fiume. Ordinatosi in
tal modo aspettava la vicina battaglia; e stante la vana credenza del
nemico, aveva grandissima confidenza della vittoria. Già la brigata del
generale americano Nixon aveva guadato il rivo, e seguitava quella del
generale Glover. Ma come prima pose questi il piede nell'acqua per
passare, ebbe lingua da un disertore inglese, che non già il solo
retroguardo, ma tutto intiero l'esercito reale si trovava ordinato alla
battaglia sull'altra riva. Intesa la cosa Glover si ristette, e mandò
dicendo a Nixon, il quale si trovava nell'imminente pericolo di essere
tagliato a pezzi, non istesse a soprastare, ma immediatamente si
ritraesse sulla destra riva. Mandò anche informando Gates di quello, che
accadeva. Questi rivocò tosto gli ordini, e comandò ritornassero tutti,
e stessero ai luoghi loro. Nixon in buon punto ricevè l'avviso di
Glover; perciocchè un quarto d'ora dopo stato sarebbe troppo tardi.
Indietreggiò spacciatamente; ma non sì, che, dileguatasi la nebbia prima
che avesse ripassato, non fosse il suo retroguardo noiato dalle
artiglierie inglesi con perdita di alcuni soldati.
Riuscita vana questa speranza, Burgoyne andava considerando, se qualche
altra via rimanesse a salvar l'esercito. Fatta una Dieta, deliberarono,
si dovesse, marciando velocemente di notte tempo, arrivare al fiume
nelle vicinanze del Forte Edoardo, e là con un repentino assalto
sforzare il passo, o sotto o sopra il Forte medesimo. E perchè i soldati
camminar potessero più speditamente, si risolvettero ad abbandonare le
artiglierie, le bagaglie, il carreggio e tutti gl'impedimenti.
Portassero i soldati di che logorare per alcuni dì, sinchè arrivar
potessero al Forte Giorgio. Ognuno si apparecchiava a mandar ad effetto
l'intento del capitano. Ma Gates, che aveva presentita la cosa, ci aveva
già fatto contro gli opportuni provvedimenti. Aveva comandato a quelle
bande, che guernivano la sinistra riva dell'Hudson, stessero molto
vigilanti, ed aveva anche ingrossate le guardie poste ai luoghi, dove
Burgoyne disegnava di varcare. Ordinava loro, sostenessero il nemico,
fino a tanto che arrivasse egli alle spalle con tutto l'esercito. Oltre
a ciò faceva accampare una grossa schiera su certi poggi tra i Forti
Edoardo e Giorgio, ed aveva imposto ai Capi, che diligentemente vi si
affortificassero.
Aveva Burgoyne mandato avanti ormatori per riconoscere il paese, e
soprattutto per esplorare, se si potesse sforzare il passo del fiume al
Forte Edoardo. Ritornaron dicendo, che le strade erano oltre ogni
credere rotte e difficili; che i nemici erano sì spessi e sì vigilanti
sulla sinistra riva, che avrebbero di leggieri ogni mossa osservata,
benchè piccola, ch'essi fatto avrebbero sulla destra; e che i passi al
Forte erano sì diligentemente guardati, che lo sforzargli senza
artiglierie era cosa del tutto impossibile. Dissero ancora del forte
campo posto sui poggi tra i due Forti. Queste sinistre novelle, giuntovi
eziandio, che Gates col grosso del suo esercito era così vicino, e tanto
stava attento alle vedette, che non avrebbero le genti inglesi potuto
dare un passo, che subito non le seguitasse, troncarono a Burgoyne ogni
speranza di potersi di per sè stesso dalla presente calamità sbrigare.
Solo, appiccandosi, come si suol dire, e come si fa nell'estrema
disperazione, alle funi del cielo, sperava che sorgesse qualche cosa di
verso le parti basse del fiume, e con intensissimo desiderio aspettava
l'aiuto di Clinton.
E' non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere l'infelice
condizione, in cui era riposto l'esercito britannico. Stracche le genti,
e quasi vinte dalle continue fatiche, e dai travagli degli aspri
combattimenti, abbandonate dagl'Indiani e dai Canadesi, perduti i più
valorosi soldati ed i migliori capitani, ridotto tutto l'esercito a
cinquemila combattenti di dieci ch'egli erano, fra i quali poco più di
tre migliaia d'Inglesi; svanita ogni speranza di ritirata; investite ed
accerchiate da tre parti da un nemico quattro volte più numeroso di
loro, gonfiato dal favore della vittoria, e che conosciuta la necessità
loro ricusava di combattere, e che non si poteva sforzare pei luoghi
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