Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 19

Total number of words is 4356
Total number of unique words is 1559
36.5 of words are in the 2000 most common words
52.5 of words are in the 5000 most common words
59.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
subbissamento condotta la più fiorente colonia, che allora in America si
ritrovasse.
La distruzione di Viomino, e le crudeltà che l'accompagnarono,
riempirono d'orrore, di sdegno e di compassione gli Americani tutti; e
si proponevano bene tra loro medesimi di volerne fare un dì un'adeguata
vendetta. Ma di ciò nelle presenti occorrenze della guerra avevano
meglio il desiderio, che la facoltà. Tuttavia furon fatte quest'anno
alcune spedizioni contro gli Indiani, le quali se non riuscirono di
molto momento alla somma delle cose, furono però molto memorabili per la
prudenza, e per l'ardimento, co' quali furono eseguite. Partì dalla
Virginia il colonnello Clarke accompagnato da una forte schiera per
recarsi contro le colonie poste dai Canadesi sulle superiori rive del
Mississipì nella contrada degl'Illinesi. Intendeva Clarke di opprimere
con un improvviso impeto fino nei più reconditi ridotti e serragli loro
questa gente impronta e crudele. Costeggiata prima la Monongahela,
poscia l'Ojo, si volse a tramontana per alla volta di Kaskakias,
capitale villata di que' stabilimenti. I repubblicani giunti in quel
luogo, ed entrati dentro quasi senza resistenza niuna, essendo i
terrazzani occupati dal sonno, se ne fecero padroni. Poscia cavalcarono
il paese vicino, e ridussero a divozione altre terre. Gli abitanti
spaventati correvano a giurar obbedienza agli Stati Uniti. Di là poi si
volse Clarke contro altri Barbari più vicini, e penetrando nei più
segreti ricettacoli e caverne loro, tutto pose a fuoco ed a sangue. Così
sperimentarono i selvaggi nelle proprie case quei mali, che avevano
portati nelle altrui. Il che operò di modo, che per l'avvenire
diventarono timidi all'assaltare, e gli Americani animosi al difendersi.
Un'altra spedizione somigliante a questa fu qualche mese dopo intrapresa
da un altro colonnello Bluter contro i Tori e gl'Indiani abitatori delle
rive della Susquehanna, quegli stessi, ch'erano stati gli autori
dell'eccidio di Viomino. Arse e distrusse parecchie villate, ed i
ricetti degli odiati Tori. Le messi, le ricolte, le case, i mulini,
tutto fu guasto e sperperato. Gli abitatori, avuti gli avvisi per tempo,
si eran recati in salvo, e di ciò molto bene glien incolse loro; poichè
sarebbero stati pagati a misura di carbone del macello di Viomino.
Compitasi dagli Americani la bisogna, se ne tornarono sani e salvi a'
luoghi loro, non senza però aver sopportati infiniti disagi e pericoli.
In questo modo si terminò quest'anno la guerra indiana.
Nè solo erano gli Americani assaliti da fronte dagl'Inglesi, ed in
sospetto da tergo per gl'Indiani e fuorusciti, ma ancora davan loro non
poca noia gli scontenti di dentro. Fra questi, più vivi degli altri si
dimostravano i Quaccheri, i quali, quantunque da principio abbracciato
avessero, o paruto abbracciare il partito della rivoluzione, e che anche
a' presenti tempi si annoverassero fra di essi alcuni de' più cospicui
libertini del paese, quali erano per cagion d'esempio i generali Greene,
e Mifflin, ciò nondimeno la maggior parte parteggiavano per
l'Inghilterra, o sia perchè fosse loro venuta a noia la lunga guerra; o
che avessero voluto solamente la emendazione delle leggi, non la
independenza, o che creduto avessero, che dopo la conquista di
Filadelfia fossero del tutto le cose americane spacciate, ed
intendessero, colla sottomessione dimostrata a buon'ora, placare il
vincitore, e nella futura signoria britannica procurare a sè quei
vantaggi, che ai più ostinati negati sarebbero. Quindi è, che servivano
di spie, di guide, di rapportatori agl'Inglesi molto volentieri. Alcuni
di loro, siccome già abbiam narrato, erano stati confinati in paesi
strani, altri sostenuti nelle prigioni. Di parecchj furon prese a
Filadelfia le dovute pene, siccome di quelli, che furon convinti di aver
insidiato alla libertà coll'aver avuto intendimento col nemico.
Speravano i repubblicani con questi esempj fare star fermi tutti quelli,
che sentivano diversamente. Ma però l'opera di questi scontenti poco
importava alla somma delle cose; perciocchè l'ardire aperto ed il
consenso degli uni grandemente prevalevano alle arti ed alle segrete
macchinazioni degli altri.
In questo mezzo tempo il marchese De La-Fayette desiderando di servire
al proprio Re nella guerra, ch'ei non dubitava, fosse anche per
esercitarsi in Europa, e sperando oltreacciò di avanzar colle
rappresentazioni, ed esortazioni sue la causa di quegli Stati presso il
governo di Francia, chiedeva al congresso licenza di potersene ritornar
in Europa. Washington dal quale il marchese era grandemente amato, e
considerando eziandio, di quanta importanza fosse il nome di lui,
avrebbe desiderato, che gli si concedesse solamente un temporale
congedo; ma non già, che cessasse dagli stipendj, e di ciò scrisse al
congresso. Abbracciò questi molto volentieri il partito posto da
Washington, ed inoltre scrisse a La-Fayette, immortali grazie
rendendogli dello zelo, col quale si era mosso a salute ed a pro
dell'America, e dei servigj da lui renduti a quegli Stati in tante
occorrenze. Ordinò ancora al dottor Franklin, lo presentasse con una
spada figurata con quegl'intagli, che meglio potessero le azioni sue
ricordare. Raccomandavalo finalmente molto al Re Cristianissimo. Pigliò
il marchese commiato dal congresso, e partissi, per ritornarvi però a
tempo opportuno, dall'America nell'entrare del seguente anno. Giunto in
Francia fu veduto con allegra fronte dal Re e dai popoli. Franklin gli
presentò la spada istoriata. Eranvi intagliate le battaglie ed i fatti
egregi del giovine francese. V'era egli scolpito in atto di ferire il
lione britannico. Riceveva in questo un ramo d'alloro per le mani
dell'America sciolta dalle sue catene. L'America stessa era raffigurata
per mezzo di una luna crescente con questo molto: _crescam, ut prosim_.
Dall'altro lato si leggevano queste parole: _Cur non?_ le quali erano la
divisa, ch'egli aveva portato, partendo di Francia. Questo fu dono di
mirabile artifizio, e di grata ricordanza al valoroso aiutatore
dell'America.
Intanto continuava D'Estaing a stanziare nel porto di Boston, dove
attendeva a vettovagliar la sua armata. La quale cosa gli sarebbe con
difficoltà venuta fatta per la scarsezza delle biade, in cui si
trovavano le province settentrionali; perciocchè era stato interrotto
dalla guerra il commercio colle meridionali, che ne abbondavano, se non
che le navi predate dagli arditi armatori della Nuova-Inghilterra furono
in sì gran numero, che non che si fornisse copiosamente la flotta, gli
abitatori tutti del Massacciusset e del Connecticut ne provarono
infinito giovamento. L'ammiraglio Byron non sì tosto fu arrivato alla
Nuova-Jork, che attese diligentemente a racconciar le sue navi per farle
leste al mareggiare. Finalmente avendo ogni cosa in pronto, sciolte le
ancore, se ne iva a Boston per ivi osservare gli andamenti di D'Estaing.
Ma quella stessa fortuna, che lo aveva accompagnato dall'Inghilterra
sino nell'America, si manifestò di nuovo contro di lui in quelle
spiagge. Levatasi una furiosa burrasca, venne sospinto in alto mare,
dove furono talmente rotte un'altra volta, e fracassate le sue navi,
ch'ei fu costretto a porre, per rassettarsi, nel porto dell'Isola di
Rodi. Colse l'ammiraglio francese la occasione, e salpò ai tre di
novembre dal porto di Boston per andarsene alle Antille, dove lo
chiamavano gli ordini del suo Re, e le vicende della guerra. Nel
medesimo giorno, avendo gl'Inglesi conosciuto ottimamente, quali fossero
i disegni di D'Estaing, e quanto deboli fossero i presidj loro nelle
isole Antille di loro pertinenza, partì da Sandy-hook alla volta delle
isole medesime il comandante Hotham con sei navi da guerra, le quali
portavano cinquemila soldati da sbarcarsi, capitanati dal
maggior-generale Grant. Lo seguitò l'ammiraglio Byron con tutta la sua
armata il giorno 14 di decembre.
Quasi nel medesimo tempo partì dalla Nuova-Jork per andar alla conquista
della Giorgia il colonnello Campbell con un buon nervo d'Inglesi e di
lanzi. Gli faceva l'accompagnatura l'almirante Hyde-Parker con
un'armatetta di navi da guerra. Così la guerra dopo d'aver lungo tempo
incrudelito nelle province settentrionali e mezzane, si trasportava
tutto ad un tratto nelle vicine isole, e nelle meridionali province
della Lega.

FINE DEL LIBRO DECIMO


LIBRO UNDECIMO

[1778]
Non erano ancora D'Estaing ed Hotham arrivati alle Antille, che il
comandante inglese Evans s'era recato sopra le due isole di San Pietro e
di Michelone, l'una e l'altra molto opportune alle pescagioni di
Terra-Nuova, le quali per esser poco o nulla difese, ottenne facilmente.
Quivi egli, come se spegner volesse in quei luoghi tutti i vestigi della
signoria francese, con barbarici modi procedendo distrusse e guastò i
fondachi e le baracche, che stat'erano costrutte ad uso delle
pescagioni, rovinò gli edifizj, e rimandonne tutti gli abitatori, che
sommavano coi presidj a duemila persone, in Europa.
Di questa perdita assai bene si ristorarono i Francesi
coll'impadronirsi, come fecero poco dopo, dell'isola Domenicana, la
quale essendo posta tra la Guadaluppa e la Martinica, era in quelle
spiagge di somma importanza alle future operazioni della guerra. Di ciò
si era benissimo accorto il governo inglese, il quale l'aveva
diligentemente affortificata e munita di grosse e copiose artiglierie.
Ma nè il presidio, nè la quantità delle munizioni corrispondevano a
tanto apparato, ed all'importanza del sito. I magazzini pubblici vi si
trovavano pressochè vuoti, e la guernigione se arrivava, certo non
passava cinquecento soldati, la maggior parte milizie. Avevano molto per
tempo gli oppositori del Parlamento britannico ed i mercatanti di Londra
gravi querele mosse, perchè si lasciassero spogliate di più sicuri
presidj, e quasi esposte all'appetito de' nemici le isole delle Indie
occidentali. Ma tutto fu nulla, ossiachè i ministri per la guerra
americana non abbian voluto, o che non abbian potuto convenientemente
presidiarle. I Francesi per lo contrario stavano molto forti nelle loro,
ed apparecchiati non che a difendersi, ad offendere. Aggiungasi, che
furono questi i primi a ricever le novelle della rottura della guerra in
Europa; perchè le fregate inglesi, che stat'erano mandate per
annunziarla, eran venute in poter dei Francesi sulle coste di San
Domingo, dimodochè la prima notizia, che ne pervenne all'ammiraglio
Barrington, il quale con due navi di alto bordo e due fregate stanziava
alle Barbade, si fu per mezzo del manifesto di guerra stato pubblicato
alla Martinica dal marchese di Bouillé, che n'era governatore. La
cattura poi delle fregate aveva avvertito Barrington e tutti gli altri
Capi inglesi in quelle parti, che la guerra non solo era chiarita, ma
ancora incominciata. Stava questo ammiraglio molto sospeso di quello
ch'egli avesse a farsi; perciocchè non che ricevuto avesse novelli
ordini, teneva tuttavia gli antichi, pei quali gli era stato commesso,
continuasse nella stazione delle Barbade. Il marchese di Bouillé, uomo
attivo, e che gli bastava la vista, volendo giovarsi dell'incertezza e
della debolezza degl'Inglesi, si determinò a dar cominciamento alla
guerra con una rilevata fazione. Imbarcatosi con due migliaia di soldati
da porre in terra a bordo di diciotto navi da carico, e scortato dalle
fregate la Tortore, la Diligente e l'Anfitrite arrivò sopra l'isola
Domenica il giorno sette di settembre in sul far del dì. Sbarcava con
tutte le genti. Il signor Fontaneau, protetto anche dalla fregata la
Diligente, corse contro il Forte Cachacrou, e senza fatica se ne
impadronì. Traevano gagliardamente gl'Inglesi dal Forte Roseau e dalla
batteria di Lubiera. Ciò nondimanco il signor de la Chaise coi primi
feritori del reggimento oxerrese non solo si andava avvicinando alla
batteria, ma giuntovi con mirabile coraggio vi entrò dentro per le
cannoniere, aggrappandosi alle gioie dei cannoni, e se ne fece padrone.
In questo mezzo tempo il visconte di Damas era proceduto sulle alture,
le quali stanno a sopraccapo al Forte Roseau, ed il marchese di Bouillé
col grosso delle sue genti era entrato nei sobborghi. Fulminava
parimente contro il Forte la fregata la Tortore. Tuttavia si difendevano
gl'Inglesi valorosamente. Ma finalmente, essendo così pochi contro
tanti, e vedendo i Francesi pronti a dar la scalata, Stuart, ch'era il
castellano, chiesti i patti, si arrendè. Il marchese, o sia che volesse
colla clemenza adescar i governatori delle altre isole inglesi, che
intendeva di assalire, ad arrendersi anch'essi più facilmente, o che
temesse di Barrington, ch'era vicino, ovvero che tale fosse, come si dee
credere, la sua natura volta alla generosità, concedette termini molto
onorevoli allo Stuart. Uscissero con tutti gli onori della guerra,
ritenessero le armi, fossero salve le antiche leggi ed ordinamenti
dell'isola, la quale se al fine della guerra avesse a rimanere in
potestà della Francia, potessero ad elezione loro gli abitatori la
maniera del reggimento francese accettare, o la propria ritenere. Fosse
loro lecito ancora in tal caso andarsen essi, e tutte le robe loro
trasportare, dove meglio volessero o piacesse loro; quelli che
rimanessero, non avessero ad avere verso il Re di Francia maggiori
obbligazioni, di quanto verso quello della Gran-Brettagna si avessero.
Trovarono i Francesi in quei differenti Forti da centosessantaquattro
pezzi di grosse artiglierie con ventiquattro bombarde ed una certa
quantità di munizioni da guerra. I legni da corseggiare, che si
trovavano nei porti dell'isola, furon tutti o guasti o presi; furon le
case e le robe preservate dal sacco; e le persone dall'insolenza della
soldatesca con immortale gloria del vincitore. Concedette a' suoi,
perchè non fossero scontenti, un caposoldo. Dopo breve posata, lasciati
nella Domenica quindici centinaia di soldati di presidio, e creato il
marchese Duchilleau governatore, se ne tornò Bouillé alla Martinica. Ma
se fu memorabile e degna di eterna lode la continenza e la generosità
sua, non fu minore la sfrenatezza e la inumanità del Duchilleau, il
quale ogni cosa comportava a' suoi soldati, e tutte quelle stranezze usò
ai Domenicani ch'esercitar si sogliono dai superbi ed insolenti
vincitori contro i vinti. Tanto possono nei mortali o una sfrenata
natura, od i rancori o gli odj nazionali. Nè furono quegl'isolani
liberati dall'imperio insolente di Duchilleau, se non quando fu fermata
la pace tra i due Stati.
Non così tosto ebbe l'ammiraglio Barrington ricevuto gli avvisi
dell'invasione della Domenica, che prevalendo nell'animo suo la gravità
del fatto alle commissioni che teneva, partì incontanente per andar
colla sua armatetta a soccorrerla, e sturbar, se ancor fosse in tempo,
quell'acquisto al nemico. Ma arrivò quando Bouillé già si era ritirato
alla sua sicura stazione della Martinica. Tuttavia la presenza sua
contribuì non poco a confortare gli animi degli abitatori delle vicine
isole inglesi spaventati all'improvviso caso, ed al quasi totale
disarmamento, in cui allora si trovavano.
Ma queste cose non furono che il principio di quelle maggiori, che
seguirono poco dopo. Erano partiti, come già abbiam narrato, lo stesso
giorno il conte D'Estaing da Boston, ed il comandante Hotham da
Sandy-hook per recarsi l'uno e l'altro all'isole Antille, il primo alla
Martinica, ed il secondo alle Barbade. Viaggiavano le due flotte, senza
che il sapessero, l'una vicino all'altra, ancorachè l'Inglese, avendo
qualche sospetto, molta industria usasse per tener la sua, la quale
siccome consistente in navi più picciole, era anche più numerosa,
raccolta e rannodata, quanto meglio sapesse e potesse. Imperciocchè se
D'Estaing avesse avuto sentore di quello ch'era, siccome molto più
potente, avrebbe tostamente potuto opprimere la flotta inglese, tanto le
navi da guerra, quanto quelle da carico, che in grandissimo numero
portavano le genti da sbarcare, nelle quali sole consisteva la speranza
di poter quelle ricche isole conservare alla Corona della
Gran-Brettagna. Finalmente però una grossa folata avendo disperse le due
armate, tre bastimenti inglesi diedero dentro a quella di D'Estaing, e
vennero in poter suo. Avendo egli avuto per questo mezzo notizia della
cosa, quantunque non potesse dar la caccia agl'Inglesi, perciocchè non
aveva ancor potuto raccor le sue navi disperse qua e là dalla forza del
vento, tuttavia si determinò a disviarsi dal suo cammino, ed in luogo di
continuare a correre verso la Martinica, volse le prue verso Antigoa,
persuadendosi che a quest'isola, e non alle Barbade s'indirigessero
gl'Inglesi. Sperava di poter arrivare prima che sbarcati fossero, o
riparatisi nei porti, e perciò tutta quella forza inglese sì da terra
che da mare ad un tratto opprimere e conquistare. Dalla qual cosa quanto
danno fossero per ricevere gl'Inglesi, nissuno nol vede. Certamente
avrebbe D'Estaing dopo una tanta vittoria posto al tutto fine alla
signoria inglese nelle Antille. Ma la fortuna non favorì il disegno.
Gl'Inglesi continuando tuttavia di camminare alla volta delle Barbade,
vi arrivarono felicemente il giorno dieci di decembre, dove Hotham si
accozzò con Barrington, che già vi era ritornato. D'Estaing pervenuto
con grandissima celerità nelle acque di Antigoa, vi si andò volteggiando
per alquanti dì, ed in fine non vedendo comparire l'inimico, e riputando
avesse posto altrove, si volse, ed arrivò alla Martinica.
I capitani inglesi in niun modo sospettando di aver vicino un sì
possente nemico si risolvettero senza sovrastamento alcuno ad assaltar
l'isola di Santa Lucia, la quale, siccome forte per natura e per arte, e
posta tra la Martinica e la Domenica, era di non poco momento alle
operazioni della guerra. Posti adunque sopra le navi da quattro migliaia
di soldati valentissimi, si condusse l'ammiraglio Barrington dalla
Barbada a Santa Lucia, dove arrivò il giorno tredici decembre. Il
generale Meadows sbarcato con una buona presa di genti iva tostamente
per occupare i poggi, che sovrastano alla settentrionale riva di quella
cala, che i Francesi chiamano il _Grand-Cul-de-Sac_. Stava alla difesa
di quelli il cavaliere di Micou, comandante dell'isola, con alcuni pochi
stanziali, e colle milizie del paese, che con alcune artiglierie molto
noiavano e lo sbarcar degl'Inglesi, ed il proceder loro verso i poggi.
Micou, fatta una valorosa resistenza, non potendo con sì poche forze
reggere, cedè il luogo, ritirandosi alla città capitale, che chiamano
_Morne-Fortune_. Sottentravano gl'Inglesi, e s'impadronirono dei poggi.
Nel medesimo tempo il generale Prescott era sbarcato con cinque
reggimenti, ed aveva occupato tutti i luoghi circonvicini alla cala.
L'indomani mattina Meadows co' suoi, ch'erano la vanguardia, guidando
Prescott la dietroguardia, marciava contro la città di Morne-Fortune,
nella quale entrò, superata dal superior numero degl'Inglesi, la
resistenza del Micou. Si ritirò questi più in su a luoghi più aspri e
difficili, muniti però d'artiglierie. Prescott intanto con mirabile
prudenza assicurava e forniva d'artiglieria e di soldati tutti i luoghi
abbandonati dal nemico. Ma Meadows non contento a questo, e desiderando
di rendersi padrone anche della cala del Carenaggio, che giace più in là
a tramontana a tre miglia dal Grand-Cul-de-Sac; perciocchè in essa
avrebbono i soccorsi francesi potuto sbarcare, e ferir da fianco gli
Inglesi, sprezzata la difficoltà de' luoghi, e l'ardore cocente del
sole, andò a piantarsi sul posto detto della Vergine, il quale è situato
sulla settentrionale riva della cala del Carenaggio, e ne signoreggia
intieramente la bocca. Altri pigliarono luogo sull'austral punta di
questa, e vi piantavano le artiglierie. Il generale Calder poi colle
restanti genti andava a porsi sull'austral riva del Grand-Cul-de-Sac,
dimodochè da questa sino alla settentrionale spiaggia del Carenaggio
tutti i posti furono in poter degl'Inglesi ridotti. La flotta di
Barrington stanziava nel Grand-Cul-de-Sac, le navi da guerra alla bocca,
e quelle da carico dentro. Il cavaliere di Micou teneva tuttavia un
Forte munitissimo posto sulle montagne.
Erano le cose in questo stato, già tenendo gl'Inglesi quasi l'intiera
vittoria in mano, e nissun'altra speranza avendo i Francesi, che nel
pronto soccorso di D'Estaing, quando comparì questi improvvisamente in
cospetto dell'isola con tutta la sua armata, accompagnata da una
moltitudine di fregate, di corsali, e di legni da carico, che portavano
da nove migliaia di soldati. Aveva egli ricevuto subito avviso
dell'assalto dato dagl'Inglesi a Santa Lucia. Del che si era mostrato
assai contento; perciocchè se gli scopriva la occasione di affliggere
con una compiuta vittoria, e con poco rischio, essendo molto
avvantaggiato di forze, tutta la potenza britannica nelle Antille. Per
la qual cosa non aveva posto tempo in mezzo all'imbarcarsi, e correre
contro il nemico, che non l'aspettava. E per verità, se fosse arrivato
sopra Santa Lucia ventiquattro ore prima, gli veniva tosto fatto il
disegno. Ma, e già gl'Inglesi s'eran fatti padroni dei posti principali,
ed affortificativisi; ed essendo l'ora tarda, quando arrivò, fu
obbligato ad indugiar la batterìa sino all'indomani. Intanto la notte
l'ammiraglio Barrington con grand'animo, e con non minor industria si
apparecchiava contro il futuro e molto pericoloso assalto. Le navi da
carico e tutti gl'impedimenti rimuoveva all'indentro del
Grand-Cul-de-Sac, e le navi da guerra disponeva in modo alla bocca, che
potessero più vantaggiosamente, che possibil fosse, reggere contro
l'impeto del nemico, ed impedirgli d'entrar dentro la cala. Aveva seco
il vascello detto il Principe di Cornovaglia di 74 cannoni, il Boyne di
70, il Sant'Albano ed il Nonpari di 64, il Centurione e l'Iside di 50
con tre fregate.
Il conte d'Estaing, non credendo, che la cala del Carenaggio già fosse
venuta in poter del nemico, si volse la mattina dei 15 a quella per
entrarvi, proponendosi quindi di recarsi per la via di terra contro il
fianco destro degl'Inglesi, i quali, secondochè si era assicurato cogli
occhi suoi proprj, occupavano il Grand-Cul-de-Sac. Ma non sì tosto fu
pervenuto alla bocca del Carenaggio, che le artiglierie inglesi poste
sulle due punte trassero furiosamente non senza grave danno delle sue
navi, massime della capitana la Linguadocca. Da ciò fatto certo
l'ammiraglio francese, che non v'era modo alcuno di poter entrar da
quella parte, si difilò con dieci navi delle più grosse contro
Barrington con evidente disegno di sforzar il passo, ed entrar nella
cala; il che stato sarebbe l'ultima rovina degl'Inglesi. Si attaccava
una battaglia molto aspra, nella quale sostennero questi con
inestimabile valore, protetti anco dalle batterie di terra, la carica di
un nemico ad ogni modo sì superiore. D'Estaing si tirava indietro;
poscia verso la sera rinnovava la battaglia con dodici navi, più feroce
che prima, dirigendo di maniera i colpi delle sue artiglierie, che
andassero principalmente a ferire contro il sinistro corno dell'armata
inglese. Ma nè questo consiglio, nè l'aggiunta delle nuove navi, nè il
valore e la perizia singolari, che dimostrarono i suoi, poterono tanto
operare, che si rompesse la fila delle navi inglesi. Continuaron queste
a difendersi con tanta costanza, che D'Estaing non potè farvi dentro
impressione di sorta alcuna, e fu obbligato a ritirarsi non senza
qualche disordine, e notabil danno delle sue navi. In tale modo acquistò
Barrington a sè stesso una gloria immortale, e confermò alla patria sua
la possessione di una isola, la quale, venuta in poter suo non più di
ventiquattr'ore prima, aveva corso un vicinissimo pericolo di ritornarne
tosto sotto il dominio del suo antico padrone.
Ma D'Estaing avendo veduto, che gli assalti dati coll'armi di mare gli
eran successi infelicemente, si volse a quelle di terra, delle quali
anche molto abbondava. Per la qual cosa la notte dei sedici, e la
mattina del giorno seguente sbarcò le sue genti a Choc-baye, piccolo
seno di mare, che si trova tra il Carenaggio ed il Gros-islet. Intendeva
di assaltar Meadows, il quale con tredici centinaia di soldati stava
accampato nella penisola della Vergine posta tra la cala del Carenaggio
ed il seno di mare sopraddetto. Aveva molta speranza di poterlo
opprimere e tagliar fuori del tutto dai compagni, sia per la difficoltà
dei luoghi, pei quali questi avrebbero dovuto passare per soccorrerlo,
sia perchè aveva disegnato di far le viste di voler scendere a terra
anche negli altri luoghi; il che avrebbe, dando loro diversi riguardi,
tenuti sospesi e fermi nei posti loro gl'Inglesi. E come aveva divisato,
così eseguì. Spuntava dal Choc-baye contro la penisola della Vergine con
cinque migliaia di soldati scelti, ed andava ad assaltar gli
alloggiamenti di Meadows posti a traverso della medesima penisola. Aveva
diviso le sue genti in tre schiere, la dritta guidata da lui medesimo,
la mezzana dal signor di Lovendal, e la stanca dal marchese di Bouillé.
Muovevansi da prima i Francesi con mirabil ordine, sinchè già
avvicinatisi, erano grandemente noiati per l'iniquità del sito, in cui
si trovavano, da fianco dalle artiglierie del Morne-Fortune, che Micou
nell'abbandonarle non aveva fatto chiodare. Ciò nonostante procedevano
innanzi, e con una furia incredibile assaltarono gli alloggiamenti del
nemico. Ricevettero gli Inglesi l'urto loro con eguale costanza, e
lasciatigli approssimare, scaricati una sol volta gli archibusi, si
avventaron contro con le baionette. Avevano i tiri degl'Inglesi fatto un
terribil danno, e molto diradate le file dei Francesi. Tuttavia questi
sostenevano la battaglia con incredibile valore, e non che cedessero,
sempre più si avvicinavano agli alloggiamenti. Che anzi da settanta di
loro già vi erano saltati dentro, ed aspramente vi menavano le mani. Ma
gl'Inglesi fatto un estremo sforzo, gli risospinsero. I primi entrati
furono morti tutti. I Francesi, raccolto fiato, e pigliati di nuovo gli
ordini, ritornarono più feroci che prima alla battaglia. Gli ricevevano
gl'Inglesi colla medesima ostinazione e fermezza. Una seconda volta gli
ributtavano. Ma D'Estaing avvolontato di combattere, ed avendola presa
in pruova, e non potendo comportare, che una presa di sì poca gente
sgarassero i suoi, uomini tutti valorosissimi e numerosi, ordinò,
gissero ad un terzo assalto. L'obbedirono prontamente. Ma questa fiata
fecero debole prova; imperciocchè stracchi ed assottigliati nei due
primi affronti, dopo leggier conflitto si ritirarono. Lasciarono i morti
loro ed i feriti in poter dei vincitori. Fatto però tosto un accordo, i
primi furon lasciati sotterrare, ed i secondi ritirare; avendo D'Estaing
dato la fede sua, che sarebbero compresi nel numero dei prigionieri.
Comportossi in questo fatto Meadows da quell'uomo prudente e valoroso
ch'egli era; e comechè fosse ferito dal bel principio, mai non vi fu
modo, che abbandonar volesse il campo di battaglia. Fu assai grave la
perdita dei Francesi. Ebbero da quattrocento morti, cinquecento sì
sconciamente feriti, che diventarono inabili al servire. Cinquecento
altri furon feriti leggiermente. La perdita degl'Inglesi, avendo essi
combattuto da luogo sicuro, fu di poco conto.
Lasciò D'Estaing ancora, per alcuni giorni dopo la battaglia, le sue
genti a terra, ed egli coll'armata andava bordeggiando a veduta
dell'isola, sperando forse, che qualche nuova occasione gli si offerisse
di far maggior frutto. Ma finalmente la notte dei 29, imbarcati di nuovo
tutti i suoi, se ne tornò al Forte Reale della Martinica, deposto il
pensiero delle cose di San Vincenzo e della Grenada, le quali isole
aveva avuto in animo di assaltare. Il giorno seguente De Micou con cento
uomini di presidio pattuì. Le condizioni furon molto onorevoli.
Uscissero con tutti gli onori della guerra, serbassero le bagaglie, ma
non le armi; gli abitanti, e specialmente i parrochi, fossero protetti
nelle robe e persone loro, e nella religione. Pagassero al Re della
Gran-Brettagna le medesime tasse, e non più, che al Re Cristianissimo
erano soliti di pagare; non potessero venir obbligati a portar le armi
contro il Re di Francia. Trovarono gl'Inglesi cinquantanove cannoni,
molta archibuserìa con un'insigne quantità di munizioni da bocca. In
cotal modo venne in poter dell'Inghilterra l'Isola di Santa Lucia. Fu
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - 20