Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 19

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quelle alture. Le tre vie corrono tra balzi e dirupi, e molti passi vi
sono difficili, stretti e forti. Il generale americano volendo il nemico
tenere su quei monti, gli aveva con ogni diligenza occupati e forniti di
soldati, dimodochè, quando ognuno avesse fatto il debito suo, sarebbe
riuscito agl'Inglesi molto difficile il passare. Sulla strada da Bedford
a Giamaica eran sì frequenti le scolte, che con grandissima facilità si
potevano tramandare le novelle di quanto fosse per succedere sulle tre
vie, dall'una all'altra. Il colonnello Miles col suo battaglione doveva
guardare la via di Flatland, e mandar continuamente corridori tanto per
questa, che per quella di Giamaica per sopravvedere, ed avvisare di ciò
che occorresse. In questa condizione di cose l'esercito britannico dava
all'erta marciando in sì fatta ordinanza, che la sua ala sinistra era
volta a tramontana, la destra a ostro, ed il villaggio di Flatbush si
trovava nel mezzo. Gli Essiani guidati dal generale Heister stavano in
mezzo; gl'Inglesi sotto i comandamenti del maggior generale Grant
formavano l'ala sinistra; ed altri reggimenti inglesi condotti dal
generale Clinton, e dai due conti di Percy e di Cornwallis componevano
l'ala dritta, nella quale avevano i capitani britannici posta la
principale speranza della vittoria. Quest'ala si avvicinava a Flatland.
L'intento loro era, che mentre gl'Inglesi condotti da Grant, e gli
Essiani dall'Heister tenevano a bada il nemico in sui passi delle due
prime vie, l'ala dritta girando e marciando per la terza di Flatland
andasse ad occupare il crocicchio, che questa fa colla via per a
Giamaica, e di là scesa nella pianura che si trova dall'altra parte dei
monti, percuotesse gli Americani di fianco ed alle spalle. Speravano,
che, siccome quel posto era il più lontano dal grosso dell'esercito
loro, le guardie sarebbervi state più deboli, e forse più negligenti; e
ad ogni modo non avrebbero potuto resistere ad una sì grossa schiera,
che loro veniva addosso. Quest'ala dritta degl'Inglesi era la più
numerosa, e tutta composta di gente eletta. La sera dei 26, guidando
Clinton la vanguardia, che consisteva in fanti leggieri, Percy la
battaglia, dove si trovavano i granatieri, le artiglierie ed i
cavalleggieri, e Cornwallis la retroguardia, dove erano le bagaglie,
alcuni reggimenti di fanti, e le più grosse artiglierie, si moveva tutta
questa parte dell'esercito britannico con mirabil ordine e silenzio
contro il nemico, partendo da Flatland, e traversando la contrada detta
New-Lots. Il colonnello Miles non istando quella notte a buona guardia
non si accorse dell'avvicinarsi del nemico, sicchè questi già era vicino
ad un mezzo miglio alla strada di Giamaica sulle alture, due ore prima
dello spuntar del dì. Quivi Clinton fece alto, e si dispose a dar
l'assalto. Incontratosi in una pattuglia americana la faceva prigione.
Nissune nuove pervenivano a Sullivan, che comandava a tutte quelle
genti, le quali erano fuori degli alloggiamenti di Brooklin, di ciò che
succedeva in questa parte. Trascurava egli di mandar oltre nuovi
speculatori. Forse credette, che gl'Inglesi dovessero fare il principale
sforzo loro contro l'ala sua dritta, essendo là la via più breve. Inteso
Clinton dai prigioni, che la via di Giamaica non era guardata,
essendogli balzata la palla in mano, si spinse avanti velocemente, ed a
un punto preso l'occupò. Poscia senza frappor tempo in mezzo, voltosi a
sinistra verso Bedford, andò ad impadronirsi di un importante passo, che
i generali americani avevano lasciato senza guardia. Questa cosa diede
affatto vinta la giornata agl'Inglesi. Seguì il conte di Percy colla sua
schiera, e tutta la colonna avendo scollinato, scendè pel villaggio di
Bedford nelle pianure ch'erano frapposte tra i monti e gli alloggiamenti
degli Americani.
In questo mezzo il generale Grant per intrattener il nemico, acciò non
volgesse l'animo alle cose che succedevano sulla via di Flatland, e per
fargli credere, che gl'Inglesi intendessero di voler forzar il passo
sulla dritta del campo americano, si era mosso a mezza notte, ed aveva
assalito i Jorchesi ed i Pensilvanesi che lo guardavano. Questi andarono
in volta; ma arrivato il generale Parsons, ed occupata una eminenza,
rinfrescò la battaglia, e sostenne le cose, finchè venne in aiuto Lord
Stirling con 1500 de' suoi. Qui si menava le mani gagliardamente; e la
fortuna non inclinava nè da questa parte, nè da quella. Gli Essiani
ancora avevano dato l'assalto dal canto loro sin dallo spuntar del
giorno; e gli Americani condotti da Sullivan in persona sostenevano
valorosamente l'impeto loro. Nel medesimo tempo le navi inglesi, dopo
fatte alcune mosse, assalirono furiosamente una batteria posta a
Red-Hook, a fine di tribolare l'ala destra del nemico, che combatteva da
fronte contro Grant, e sempre più allontanarlo dal pensar alle cose, che
seguivano in sull'ala sinistra ed in sul mezzo. Ciò nonostante gli
Americani sostenevano con grandissimo ardire la carica dei nemici, e
tuttavia combattevano ostinatamente, ignorando, che tanto valore, e sì
fatti sforzi tutti erano indarno; poichè già era la vittoria posta in
mano degl'Inglesi. Sceso Clinton nella pianura, e girando sul fianco
sinistro degli Americani, percosse di costa coloro che sostenevano la
pugna contro gli Essiani. Aveva anche prima mandato più oltre una grossa
schiera, acciò, fatto un più ampio giro, assaltasse gli Americani alle
spalle. Accortisi questi, dall'arrivo dei primi corridori inglesi, di
quello ch'era, e del pericolo in cui si ritrovavano, suonarono a
raccolta, e si ritirarono con buon ordine verso il campo, conducendo
seco loro le artiglierie. Ma incontratisi coll'altra schiera delle genti
reali, che aveva girato loro alle spalle, e che con molta furia gli
caricò, furono rincacciati indietro, e ributtati in certe selve. Quivi
s'incontrarono di nuovo negli Essiani, e così furon mandati dagli
Essiani agli Inglesi, e da questi a quelli parecchie volte con infinita
perdita loro. In tale disperato frangente dopo di essere stati in tal
modo abburattati buona pezza, alcuni dei loro reggimenti con incredibil
valore puntando, si aprirono la via in mezzo alle schiere nemiche, ed
arrivarono agli alloggiamenti di Putnam. Altri trovarono scampo nelle
profonde selve. L'inegualità de' luoghi, la frequenza dei ridotti, ed il
disordine delle schiere fecero di modo, che si mantennero per parecchie
ore molte particolari zuffe, nelle quali dal canto degli Americani
morirono assai soldati. Sconfitta l'ala sinistra, e la battaglia
dell'esercito americano, gl'Inglesi volendo averne una compiuta
vittoria, spintisi a corsa furono tosto addosso ed alle spalle dell'ala
dritta, la quale, ignorando tuttavia l'infelice evento dell'altra,
seguitava a combattere contro il generale Grant. Finalmente, ricevute le
novelle, si ritirarono. Ma incontratisi negli Inglesi, alcuni cercarono
scampo nelle vicine selve, ed altri tentarono di varcar la palude di
Gowans-Cove. Qui alcuni annegarono nell'acque; altri affogarono nella
mota; ed alcuni pochi ebbero agio, quantunque perseguitati acerbamente
dal nemico, di rifuggirsi nel campo. Perdettero in questo fatto gli
Americani meglio di tremila combattenti tra morti, feriti e prigionieri.
Tra questi ultimi si contarono il generale Sullivan medesimo, ed i
brigadieri generali lord Stirling; e Woodhull. Quasi tutto il reggimento
della Marilandia, nel quale erano entrati i più riputati gentiluomini
della provincia, fu tagliato a pezzi. Sei bocche da fuoco vennero in
poter dei vincitori. La perdita degl'inglesi fu di poca importanza, non
arrivando a quattrocento tra morti, feriti e prigionieri. Certamente
fecero in questa giornata gli Americani grande errore, poichè furono
obbligati a combattere con una parte delle forze loro contro tutte
quelle del nemico. Non usarono quella diligenza ch'era richiesta per
venire in cognizione della quantità delle genti sbarcate; nè fecero
correre dai loro sufficientemente le strade a far la scoperta,
massimamente sul sinistro fianco, donde venne il pericolo; nè con
opportune guardie fornirono i passi difficili sulla strada per a
Giamaica. Alcuni bucinarono eziandio, quantunque leggermente, di
tradimento in coloro, che avevano in cura di guardargli. Ma egli è
certo, che peccaron meglio di negligenza, che di mal animo. Il
colonnello Miles poi era tale, che non lasciava luogo a sospetto. Ei
pare bensì, che Sullivan, o troppo confidente, o troppo rilassato, non
usasse quel rigore, di cui era mestiero in una occorrenza tanto
principale per impedire le pratiche, ed opprimere i trattati, che i
leali tenevano cogl'Inglesi; sicchè erano questi diligentemente
informati dei luoghi più deboli, e della negligenza, alla quale stavano
le guardie. Gl'Inglesi e gli Essiani combattettero non solo con valore,
ma ancora con una foga ed una rabbia incredibile per emulazion tra di
loro, e per volersi levare le antiche macchie dal viso.
Il generale Washington era passato durante la battaglia dalla Nuova-Jork
a Brooklin, e veduta la distruzion de' suoi; dicesi esclamasse
fortemente in segno di grandissimo dolore. Poteva egli, se avesse
voluto, trar fuora i suoi dagli alloggiamenti, e spingerli in soccorso
di quelli, ch'erano alle mani col nemico. Poteva altresì far venire
improvvisamente le restanti genti della Nuova-Jork, e comandar loro,
entrassero a parte della battaglia. Ma con tutti questi rinforzi il suo
esercito non sarebbe stato di gran lunga eguale a quello degl'Inglesi; e
l'aura della vittoria, che già del tutto spirava favorevole a questi, ed
il maggior ardire e disciplina loro ebbero ogni speranza tolto di poter
ristorare la battaglia. Se avesse dato dentro, egli è probabile, che
tutto l'esercito sarebbe stato a quel dì distrutto, e l'America ridotta
a soggezione. Gli si dee perciò molta lode per non essersi lasciato in
sì grave occorrenza trasportare ad un poco prudente consiglio; e per
avere sè stesso ed i suoi serbato, ai casi avvenire, ed alla miglior
fortuna.
Erano gl'Inglesi venuti in tanta baldanza per la recente vittoria, che
seguendo subito la fortuna vincitrice volevano dar la battaglia al campo
americano. Ma il generale inglese, rattenuto e prudente capitano,
ossiachè credesse, che gli Americani fossero dentro più forti veramente
di quello che non erano, o considerando che l'avuta vittoria gli avrebbe
senza altro rischio dato in mano la città della Nuova-Jork, che era il
principale oggetto della spedizione, contenne il furore de' suoi.
Accampossi poscia a fronte degli alloggiamenti nemici, e la notte dei 28
sboccò a seicento passi di un bastione sulla sinistra. Intendeva di
approssimarsi colle trincee, e di aspettare, che pel tempo l'armata
cooperasse dalla parte del mare coll'esercito di terra.
Gli Americani dentro gli alloggiamenti loro si trovavano in grandissimo
pericolo. Avevano da fronte un esercito superiore in numero, e che
presto sarebbe loro venuto contro con una fortuna fresca. Le
fortificazioni erano di poco momento, e gl'Inglesi lavorando
indefessamente non avrebber penato molto a dar l'assalto con molta
probabilità della vittoria. Da due dì e due notti pioveva dirottamente,
sicchè ne eran guaste le armi e le munizioni. I soldati oppressi dalle
fatiche, scorati dalla sconfitta, condotti a mal termine dai tempi
contrarj avrebber fatto poca difesa. Le navi inglesi stavano sempre in
procinto per entrare nella riviera di Levante. Il che fin allora non
avevan potuto eseguire, impedite da un greco, il quale sin là per un
riguardo favorevole della fortuna verso gli Americani, aveva loro
soffiato contro. Ma il vento poteva mutarsi; ed una volta che gl'Inglesi
si fossero fatti padroni di quella riviera, non avrebbero i soldati del
congresso potuto conservare in facoltà loro il ritirarsi, e tutto
l'esercito avrebbe portato pericolo di dover arrendersi alla prepotente
forza dell'inimico. Fatta adunque una Dieta, i generali americani
determinarono di votar tostamente quel luogo, e ritirarsi nella
Nuova-Jork. Adunque, ogni cosa essendo in pronto, si prepararono alla
ritirata coll'attraversare la riviera sopraddetta. Il colonnello Glover
ebbe il governo dei vascelli e delle piatte pei trasporti. Il generale
Macdougall stava sopra l'imbarco, ed il colonnello Mifflin doveva
guidare la coda dell'esercito. Incominciarono a muoversi alle otto della
sera dei 29 con grandissimo silenzio. Ma non eran a bordo, che alle
undici. Un vento gagliardo, che soffiava allora da greco, ed il riflusso
facendo correre rapidissimamente le acque all'ingiù, impedivano il
passare. Già temevano di male. Ma poco dopo le undici cessava il greco,
e si metteva forte un libeccio. Davano allora pieni di allegrezza le
vele al vento, e passarono a Nuova-Jork. Parve, che la Provvidenza abbia
voluto dar favore alla impresa loro. Imperciocchè verso le due della
mattina si levò una folta nebbia (accidente insolito a quella stagione
in quelle contrade), la quale ingombrò tutta la Isola Lunga, mentre
l'aria era chiara dalla parte della Nuova-Jork. Washington esortato con
molta instanza da' suoi, perchè si riparasse tosto dall'altra banda, non
volle acconsentire, e fu fra gli ultimi a partire, quando già le ultime
genti erano arrivate a bordo. Erano in tutto nove migliaia di soldati.
Sgomberarono le artiglierie, le altre armi, le bagaglie, le munizioni e
tutta la salmerìa. Gl'Inglesi non n'ebbero sospetto, finchè la mattina,
fatto alta ora, e dileguata la nebbia, s'accorsero non senza somma
maraviglia della levata del campo, e che gli Americani già avevano posto
ogni cosa in salvo. Solo osservarono una parte della retroguardia
americana fuori di gittata in sui battelli, la quale era poco prima
ritornata sull'isola a fine di sgomberare alcune munizioni, che rimaste
erano indietro. Chiunque vorrà attendere a tutte le circostanze di
questo fatto, crederà facilmente, che niuna fazione militare fu mai da
capitani eccellenti eseguita, che meglio di questa stata sia immaginata,
nè con più prudenza condotta, nè che più prosperevole cielo abbia
favoreggiato.
Rimaneva da votarsi l'Isola del Governatore posta sulla bocca della
riviera di Levante, nella quale avevano le stanze due reggimenti con
molte artiglierie e munizioni. L'avevano gli Americani fortificata per
impedire agl'Inglesi il passo di quella riviera. Ma perduta l'Isola
Lunga non si poteva questo intento più oltre ottenere, ed il presidio
correva imminente pericolo di cader in poter del nemico. L'impresa di
votar l'Isola del Governatore riuscì anch'essa molto felicemente, mal
grado le navi inglesi, che vicine si trovavano. In tal modo tutta l'oste
americana dopo la sconfitta dell'Isola Lunga si trovò ridotta in quella
della Nuova-Jork.
Per la rotta dell'Isola Lunga forte sbigottirono gli Americani, e le
cose loro grandemente impericolosirono. Fin allora si eran dati a
credere, che il cielo avrebbe costantemente dato favore alle armi loro;
e per verità le cose sino a quel dì erano loro successe assai
felicemente. Ma siccome quelli, che innanzi queste rotte non erano stati
assueti a sentire l'acerbità della fortuna, di troppo confidenti
ch'erano nella prospera, troppo dichinati diventarono nell'avversa.
Avevano eziandio persuaso a sè stessi, che il personal coraggio
convenientemente sopperisse alla mancanza della disciplina, ed erano
giunti a tale, che quasi tenevano a vile, e si facevan beffe della
disciplina europea. Ma ora, che con tanto danno avevano sperimentato,
quanto efficace questa sia nelle battaglie giuste, divennero del tutto
sbaldanziti, e perdettero ogni confidenza in sè stessi; e siccome prima
credevano, che il valore senza la disciplina potesse far ogni cosa, così
adesso pensavano, potesse nulla. Temevano ad ogni passo di qualche nuovo
tranello, di qualche agguato, di qualche aggiramento. Quindi è, che
perdutisi d'animo diventarono anche più negligenti negli ordini loro. Le
milizie massimamente, siccome soglion fare per lo più i soldati
raunaticci, quando vengono le avversità ed i tempi forti, diventavano
ogni dì più tumultuarie ed intrattabili. Nè contente al voler fare a
modo loro nel campo, se ne andavano a centinaia, ed intieri reggimenti
disertavano per ritornarsene alle case loro. L'esempio divenne anche
pregiudiziale ai reggimenti di ordinanza, i quali più renitenti si
mostravano, ed ogni dì vieppiù si assottigliavano pei disertori. Avevan
essi la condotta per un solo anno, ed alcuni per poche settimane; e la
speranza di poter tosto, ritornando alle case loro, riveder i parenti e
gli amici, operava in modo, ch'evitavano i pericoli. Dapprima l'ardore e
l'entusiasmo eran venuti sopra a questi domestici desiderj; ma ora,
perduto colla contraria fortuna quello zelo, ritornavano, e più vivi e
più vaghi, che mai stati fossero, alle menti loro si appresentavano. Si
sfidavano anche, se non della fede, della perizia dei generali loro, ed
ogni cosa pareva presagire una totale dissoluzione. Così gli Americani
stupefatti a questi colpi della fortuna, ed insoliti ad assaggiargli, vi
si aggiravano dentro quasi come perduti. Washington s'affaticava
coll'esortazioni, coi conforti e colle promesse d'impedir un tanto
disordine. Nel che se non riuscì, come avrebbe voluto, ottenne però più,
che non avrebbe creduto. Molti rimanevano vinti dall'autorità sua, e
dalla benevolenza che gli portavano. Ma intanto non aveva tralasciato di
scrivere al congresso, con parole gravissime accontandolo della
miserabil condizione del suo esercito, e instando grandemente, che,
posto una volta fine alle condotte mensuali ed annuali, si fermassero i
soldati per tutto il corso della guerra. Assicurava, ch'egli opinava
forte, che sarebbe l'americana libertà in grandissimo pericolo posta, se
la difesa sua non si commettesse ad un esercito, il quale dovesse durare
sino al termine di tutta l'impresa. Secondavano i desiderj e le instanze
del generale tutti i migliori capitani, che si trovavano allora in
America, sicchè finalmente fu vinta l'ostinazione del congresso; il
quale deliberò, dovessesi creare un esercito stanziale, in cui i soldati
si conducessero sino al fine della presente guerra, e fosse composto di
ottant'otto battaglioni da levarsi in ciascuna provincia all'avvenante
delle facoltà loro; tre nel Nuovo-Hampshire, quindici del Massacciusset,
due nell'Isola di Rodi, otto nel Connecticut, quattro nella Nuova-Jork,
altrettanti nella Nuova-Cesarea, dodici nella Pensilvania, uno nella
Delawara, otto nella Marilandia, quindici nella Virginia, nove nella
Carolina del Nort, sei in quella del Sud, ed uno nella Giorgia. Per
indurre poi la gente a pigliar soldo decretò ancora, che sarebbe dato un
caposoldo di venti dollari al momento della ferma, e si promisero alcune
porzioni di terre vacanti agli uffiziali ed ai soldati; cinquecento acri
al colonnello, quattrocento al maggiore, trecento al capitano, dugento
al luogotenente; cencinquanta al banderaio; ai bassi uffiziali e soldati
cento ciascheduno. Ma essendosi incontrata molta difficoltà nel trovar
le condotte per tutto il tempo della guerra, fu poscia emendata questa
risoluzione, e si fece abilità al condurre, o per tre anni, o per tutta
la guerra, dimodochè per le ferme di tre anni non avessero nissuna
ragione di pretendere alle terre. Questo fu molto utile provvedimento.
Così si vede, che la sventura è buona maestra ai popoli, e che se quelle
nazioni, che s'invaniscono nella prosperità, si atterrano o si smodano
nell'avversità, quelle altre, che usano modestamente la buona fortuna,
si fanno assennate nella contraria.
Il generale Howe volendo usare la riputazione, che si tira dietro la
vittoria, e valersi di quell'impressione, che doveva aver fatto,
credendo, che gli Americani sbattuti da tante avversità dovessero
oggimai avere pensieri più umili e più disposti ad accettare le
condizioni dell'accordo, mandò il generale Sullivan al congresso, acciò
gli esponesse, che quantunque non potesse trattar con esso, come con un
corpo politico, desiderava ciò nondimeno di abboccarsi con qualcheduno
de' suoi membri, riputati, come privati gentiluomini, in quel luogo,
ch'essi stessi sapessero indicare. Annunziava, ch'egli ed il suo
fratello l'ammiraglio avevano il mandato amplissimo per compromettere la
controversia nata tra la Gran-Brettagna e l'America con condizioni
profittabili ad ambedue, per le quali ottenere, aveva questi indugiato a
partire ben due mesi, in guisa che non aveva potuto arrivare prima, che
non fosse chiarita la independenza. Concludeva con dire, ch'ei
desiderava, che si fermasse un accordo ora, che nissun fatto, che
decisivo fosse, aveva avuto luogo, e che non poteva sospettarsi, che
l'una parte o l'altra fossero a ciò costrette dalla necessità; che se il
congresso consentiva a pigliar assetto coll'Inghilterra, molte cose, che
nemmeno addomandate si erano, sarebbero concesse; e che se dopo
l'abboccamento vi apparisse qualche probabile speranza di composizione,
sarebbe l'autorità del congresso riconosciuta, o altrimenti l'accordo
non sarebbe fermato. Così i commissarj largheggiavano di parole, volendo
in su quella prima giunta intonare l'inglese giogo più soave.
Questa proposta dei commissarj inglesi, la quale non saprei dire, se più
dimostrasse in essi la speranza o la disperanza della vittoria, e che
probabilmente, non avendo mandato sufficiente a concedere tutte quelle
condizioni che offerivano, mettevano in campo per far nascere le Sette,
o per dar pasto al nemico, acciò rallentasse gli apparati della guerra,
tenne però molto sospeso il congresso. Il rifiutarla senz'altro avrebbe
alterato gli animi di molti, ed il consentire ad entrare in negoziato
sarebbe stato un far credere, che la determinazione loro a voler
l'independenza era rivocabile; e che già sbigottiti incominciassero a
cedere all'avversa fortuna. Perciò per salvar una cosa e l'altra,
quantunque credessero, che que' commissarj non vi andassero di bello,
pigliarono una via di mezzo, e risposero per mezzo di Sullivan, che il
congresso, essendo il rappresentante dei liberi ed independenti Stati
dell'America, non poteva convenientemente mandar alcuno de' suoi membri
per conferire con chicchessia, altro, che nella pubblica qualità loro;
ma che siccome desiderava, si accordasse la pace con ragionevoli
condizioni, avrebbe mandato deputati, affine di conoscere, se i
commissarj avessero facoltà di trattare, e quali fossero le facoltà loro
o le proposizioni, che a questo fine sarebbero per fare. Mandarono anche
dicendo a Washington, che se i commissarj inglesi movessero qualche
pratica presso di lui, dovesse rispondere, che gli Stati uniti
d'America, i quali avevano pigliato le armi per difendere le vile e le
libertà loro, avrebbero volentieri consentito alla pace, purchè ne
fossero ragionevoli i termini, ed in iscrittura inviati al congresso.
Così parevan voler l'independenza, ma non però insistere sulla medesima,
come una condizione indispensabile alla pace, a fine di tenersi una via
aperta, se le cose dell'armi succedessero maggiormente avverse. Furono
dal congresso mandati ad udir le proposte dei commissarj, Beniamino
Franklin, Giovanni Adams, e Edoardo Rutledge, tutti e tre zelanti
avvocati dell'independenza. Seguì l'abboccamento gli undici di settembre
nell'Isola degli Stati rimpetto Ambuosa. Parlò il primo l'Howe, dicendo,
che quantunque non potesse risguardar sopra di essi, se non come sopra
privati gentiluomini, tuttavia, avendo egli la facoltà di poter praticar
con tutte le persone autorevoli nelle colonie intorno la pace, molto si
rallegrava di poter con essi conferire intorno quest'oggetto. Risposero
gli Americani, che, poichè erano venuti per udire, gli considerasse
pure, come meglio gli piacesse; che in quanto a sè medesimi non potevano
in niun altro grado riputarsi, che in quello, del quale stati erano dal
congresso investiti. Ricominciò Howe, ritornassero le colonie alla
leanza ed obbedienza verso il governo della Gran-Brettagna, e fossero
sicure, che si scopriva nell'animo del Re una ottima mente per la
concordia; che si sarebbero emendati gli atti offensivi del Parlamento,
siccome pure le istruzioni date ai governatori. Replicarono gli
Americani, raccontate prima le tiranniche provvisioni del Parlamento, e
le inutili supplicazioni delle colonie, che il ritornar sotto il dominio
della Gran-Brettagna non era cosa, che si potesse più oltre aspettare;
che gli Stati uniti d'America desideravano di comporre le cose loro
coll'Inghilterra, e che se questa aveva il medesimo desiderio, avrebbe
egli più facilmente ottenuto dal suo governo il mandato di trattar con
quelli, come Stati independenti, che il congresso ottenuto avrebbe dalle
province quello di consentire alla sottomessione. Howe allora pose fine
al ragionamento con dire, gli doleva assai, non rimanesse luogo ad
aggiustamento. Riferirono i tre deputati al congresso l'esito
dell'abboccamento, osservando, che i commissarj non avevano il mandato
sufficiente, e che niun partito buono si vedeva dentro, nè alcuna certa
speranza si poteva collocare nelle offerte e promissioni fatte. Il
congresso approvò; e così fu staccata del tutto questa pratica
d'accordo, la quale dimostrò dall'un canto, che il congresso in ogni
fortuna la medesima disposizione d'animo conservando, nè cedendo punto
alla calamità de' tempi, si era risoluto di non accomodare i suoi
consiglj all'appetito de' suoi nemici; e dall'altro, quanto fosse il
governo inglese ingannato intorno le opinioni, che regnavano in America,
ed intorno i mezzi, che usar si dovessero per ritornarvi l'antica
obbedienza. Ma pare, che in questo rivolgimento sia stato il destino
delle cose, che i rimedj venissero sempre, dopochè il male era diventato
incurabile; e che quel governo, il quale per l'orgoglio suo non voleva
consentire nel buon dì alle utili concessioni, dovesse poscia, perduta
la occasione, sopportar il rifiuto delle inutili.
I capitani inglesi, non avendo potuto fermar cogli Americani alcuna
cosa, e perturbate tutte le speranze dell'accordo, voltarono tutti i
pensieri alla guerra. L'esercito reale si trovava separato
dall'americano per la sola riviera di Levante, la quale continuandosi
coll'Harlemereek sta in mezzo tra l'Isola Lunga, e la Morrissonia da una
parte, e l'isola della Nuova-Jork dall'altra. L'intendimento loro era di
sbarcare in qualche parte di quest'ultima, dove fossero le difese più
deboli, ed il nemico meno attento. A questo fine le navi inglesi
andavano girando attorno, e minacciando ora questo luogo, ora
quell'altro, per tener sospeso in tutti il nemico, e poter poscia più
sicuramente far impeto in un solo. Una parte della flotta, girando
intorno l'Isola Lunga, era comparsa nel Sound, golfo assai largo, che
quest'isola divide dalle terre del Connecticut, e comunica colla riviera
di Levante per mezzo di uno stretto canale, il quale, assai pericoloso
essendo a navigare ed infame per naufragj, fu chiamato Hellgate, o sia
porta d'inferno. Quivi si erano gl'Inglesi impadroniti dell'Isola di
Montesoro, dove avevan rizzato una batteria per batter quella che i
provinciali avevano sull'altra riva del fiume a Hovenshook. Due fregate,
passando tra l'Isola del Governatore ed il Red-Hook, erano entrate nella
riviera di Levante, senza ricevere alcun danno dalle artiglierie
nemiche, ed erano sorte fuori del tiro di queste vicino ad una isoletta.
Il grosso poi dell'armata inglese stava sull'ancore presso l'Isola del
Governatore, pronta ad assalir la città stessa della Nuova-Jork, o di
entrare nella riviera di Levante, od in quella del Nort. Intanto
traevano continuamente le artiglierie inglesi ed americane da una riva
all'altra, e seguivano spessi abbattimenti pel possesso delle isolette
poste dentro il primo di questi fiumi, cercando gl'Inglesi
d'impadronirsene, il che era necessario ai loro ulteriori disegni, e gli
Americani di difenderle. Ma sia perchè le artiglierie dal canto dei
primi meglio fossero ministrate, sia perchè avevano i soldati più
confidenza della vittoria, e sia principalmente pell'aiuto delle navi,
ne andavano per l'ordinario colla migliore, dimodochè, occupate tutte
quelle isole, che più accomodate erano ai bisogni loro, eransi
gl'Inglesi aperta la via pel fiume.
Il generale americano aveva munito le due rive della isola della
Nuova-Jork con numerose artiglierie, e fattevi in differenti luoghi
fortificazioni. Aveva 4,500 soldati nella città, 6,500 a Harlem di
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