Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 18

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con una salva di moschettate, andando in giro l'una dopo l'altra le
tredici schiere. Convennero poscia i maestrati e molti gentiluomini a
banchettare nella sala del Consiglio, dove invitandosi l'un l'altro
fecero brindisi alla prosperità e perpetuità degli Stati uniti
d'America; al congresso americano; al generale Washington; al prospero
successo dell'armi degli Stati uniti; alla caduta dei tiranni e della
tirannide; alla propagazione della civile e della religiosa libertà;
agli amici degli Stati uniti in tutte le parti del mondo. Suonavano
intanto le campane a gloria; l'allegrezza era universale, ed i
festeggiamenti senza fine. La sera furono abbassate tutte le insegne del
Re, o marzocchi, o scettri, o corone, che si fossero, e furon tutte
spezzate od arse nella contrada degli Stati. Ma nella Virginia i
rallegramenti che vi furono, non si potrebbero con sufficienti parole
descrivere. Il convento virginiano decretava, che nelle pubbliche preci
si omettesse di pregare pel Re. Ordinava, che nel gran sigillo della
repubblica di Virginia si raffigurasse la virtù, siccome Genio della
repubblica, vestita alla foggia delle Amazzoni, la quale si appoggiasse
con una mano su d'una lancia, e coll'altra tenesse una spada, e col piè
calpestasse la tirannide rappresentata da un uomo prostrato, accanto la
corona cadutagli di testa con una catena rotta nella manca, ed un
flagello nella diritta. Nell'esergo si leggeva la parola _Virginia_, ed
all'intorno dell'immagine della virtù quest'altre: _sic semper
tyrannis_. Sul rovescio si vedeva un gruppo di figure. Quella di mezzo
rappresentava la libertà colla sua bacchetta e col pileo. Dall'un de'
lati stava Cerere colla sua cornucopia in questa mano, ed in quella una
spica di frumento, dall'altro l'eternità col globo, e colla fenice.
Nell'esergo si trovavano scolpite queste parole: _Deus nobis haec otia
fecit_.
In somma tra mezzo a queste esultazioni nulla si lasciò indietro di
quello, che poteva indurre nei popoli favore e desiderio del nuovo
stato, ed odio e nimistà non solo contro la tirannide, ma ancora contro
la monarchia; sforzandosi i libertini di fare in modo, che non che l'una
coll'altra si confondesse nella mente dei popoli, ma vi nascesse inoltre
la opinione, ch'esse non possano scompagnarsi. In questo modo dall'un
canto i Capi dei libertini americani prima colle segrete mene, poi con
aperti andari, e finalmente con una molto opportuna e molto ardita
risoluzione; e dall'altro i ministri britannici, prima con avare ed
insolite provvisioni, poi coll'incertezza dei consiglj, quindi con
inumane ed esacerbanti leggi, e finalmente colla debolezza dell'armi
diedero origine ad un avvenimento, il quale produsse in ultimo un totale
sceveramento di un glorioso e possente Impero. Tanto sono gli uomini o
costanti nella libertà, od ostinati nell'ambizione, o timidi nei
consiglj, o più pronti ad avvertire il nemico colle minacce, che ad
opprimerlo coi fatti. Certo è, che mancarono nei ministri britannici
l'ingegno per prevedere, o la forza per provvedere; sicchè i tumulti
d'America e nacquero inosservati, e crebbero senza ostacoli, e tanto
ingrossarono, che come un fiume gonfiato dalle insolite piogge i non
sufficienti argini, ed i tardi impedimenti sopravanzarono tutti, e
strabocchevolmente superarono.

NOTA
[1] I membri, che allora componevano il congresso, e che tutti
sottoscrissero la dichiarazione, sono i seguenti.
_Nuovo-Hampshire._ — Josia Bartlett, Guglielmo Whipple, Matteo Thornton.
_Massacciusset._ — Samuele Adams, Giovanni Adams, Roberto Treat-Paine,
Elbrigo Gerry.
_Isola di Rodi._ — Stefano Hopkins, Guglielmo Ellery.
_Connecticut._ — Ruggiero Shermann, Samuele Huntington, Guglielmo
Williams, Oliviero Wolcott.
_Nuova-Jork._ — Guglielmo Floyd, Filippo Livingston, Francesco Lewis,
Luigi Morris.
_Nuova-Cesarea._ — Riccardo Stockton, Giovanni Witherspoon, Francesco
Hopkinson, Giovanni Hart, Abramo Clark.
_Pensilvania_ — Roberto Morris, Beniamino Rush, Beniamino Franklin,
Giovanni Morton, Giorgio Clymer, Jacopo Smith, Giorgio Taylor, Jacopo
Wilson, Giorgio Ross.
_Delawara._ — Cesare Rodney, Giorgio Read.
_Marilandia._ — Samuele Chase, Guglielmo Paca, Tommaso Stone, Carlo
Caroll di Carollton.
_Virginia._ — Giorgio Ughte, Riccardo Enrico Lee, Tommaso Jefferson,
Beniamino Hamson, Tommaso Nelson minore, Francesco Lightfoot Lee,
Cartero Braxton.
_Carolina Settentrionale._ — Guglielmo Hooper, Giuseppe Hewes, Giovanni
Pena.
_Carolina Meridionale._ — Edoardo Rutledge, Tommaso Heyward minore,
Tommaso Lynch minore, Arturo Middleton.
_Giorgia._ — Button Gwinnet, Limano Hall, Giorgio Walton.

FINE DEL LIBRO SESTO


LIBRO SETTIMO

[1776]
Dopo che noi siamo iti riscorrendo i due primi periodi di questa
ostinata contesa, il primo, nel quale i britannici ministri con insolite
leggi gli Americani offendevano ed asperavano, ed il secondo, in cui con
deboli consiglj, e colle insufficienti armi la guerra esercitavano,
l'ordine della storia richiede, che ci facciam ora a descrivere quelle
cose, che avvennero nel terzo, in cui, fatti risoluti, e messa in opera
tutta la forza loro, si proponevano di opprimere subitamente con un
gagliardo sforzo, e di soggettar l'inimico. Arrivava il generale Howe da
Alifax, e sbarcava il dì venticinque giugno colle sue genti a
Sandy-Hook, ch'è una punta di terra situata nell'entrar di quel golfo,
che si comprende tra la terra-ferma della Nuova-Cesarea, le foci del
fiume Rariton, l'Isola degli Stati, e la bocca della cala della
Nuova-Jork da una parte, e l'Isola Lunga dall'altra. Ai due di luglio
pigliava possessione dell'Isola degli Stati, sicchè e' si possa, o lodar
come coraggiosa, o biasimare come temeraria la risoluzione
dell'independenza presa in quei dì medesimi, in cui ogni giorno più
risuonavano i nimichevoli apparecchiamenti dell'Inghilterra, ed arrivava
l'esercito reale, e si metteva in punto per assalire con grandissimo
apparato di guerra le parti più deboli dell'America. Avrebbe voluto il
generale aspettar tuttavia ad Halifax l'arrivo dei rinforzi, che il suo
fratello l'ammiraglio doveva condurre dall'Inghilterra, acciocchè, tosto
arrivati entrambi nelle acque della Nuova-Jork, potessero metter mano
all'opera, e, fatto un subito impeto, por fine alla guerra. Ma
l'ammiraglio indugiava molto ad arrivare, e le stanze di Halifax erano
di molto incomodo all'esercito, essendovi le provvisioni scarsissime, nè
potendosi le genti tutte ricoverar a terra, dimodochè furon obbligate a
rimanersene stivate sulle navi. Finalmente inoltrandosi già molto la
stagione, e cacciato dalla necessità si era deliberato ad andar aspettar
il fratello ed i rinforzi nelle parti vicine alla Nuova-Jork, ed erasi
partito con tutto l'esercito e coll'armata condotta dall'ammiraglio
Shuldam. Nel tragitto si accozzaron con esso lui alcuni reggimenti, che
separati dai compagni per venti contrarj navigavano soli alla volta di
Halifax. Altri furono intrapresi dai corsari americani. Gli abitanti
dell'Isola degli Stati ricevettero il generale inglese con grandissime
dimostrazioni d'allegrezza, ed i soldati acquartierati qua e là nei
villaggi, trovarono ogni maniera di rinfrescamento; del che avevano
strettissimo bisogno. Quivi venne ad incontrarlo il governatore Tryon,
il quale diligentemente lo ragguagliò dello stato della provincia,
siccome pure delle forze e degli apparecchiamenti fatti dal nemico.
Molti Cesariani venivano ad offerirsi a pigliar soldo nelle genti del
Re, e gli abitatori stessi dell'Isola degli Stati bramosamente entravano
sotto le insegne, dimodochè si aveva la speranza, che, ove tutto
l'esercito riunito si muovesse all'assalto, e corresse le province, non
si sarebbe incontrato difficoltà nell'ottenere una compiuta vittoria.
L'ammiraglio Howe, toccato Halifax, e trovatovi una lettera del fratello
colla quale lo avvisava della sua partenza per alla Nuova-Jork, e
pregava, lo andasse a raggiungere, si mise tosto di nuovo al viaggio, ed
arrivava felicemente all'isola degli Stati il giorno dodici di luglio.
Quivi si congiunsero con loro le genti, che guidate dal general Clinton
ritornavano dall'infelice spedizione di Charlestown. Arrivavano anche
giornalmente i rinforzi d'Europa conviati dal comandante Hotham, sicchè
in poco tempo tutto l'esercito sommò bene tra Inglesi, Essiani e
Waldecchesi al novero di ventiquattro migliaia di soldati. Si aspettava
ancora un'altra coda di Essiani, ch'erano di fanti elettissimi, i quali
erano rimasti indietro, e come prima arrivati fossero, avrebbe sommato a
trentacinque migliaia di soldati, tutta buona gente, e della migliore di
tutta l'Europa. Non v'era stata mai in America dimostrazione di sì gran
moto; e quest'era il primo esercito di sì fatta forza, che mai si fosse
veduto in quelle contrade.
Ora incominciava appoco appoco a colorirsi il disegno che ordito avevano
i ministri contro l'America, col quale speravano, oppressi con una
insuperabil forza gli Americani, e posto un subito fine alla guerra, le
passate incertezze ed i lunghi indugiamenti emendare. Da fronte
l'esercito principale guidato dai fratelli Howe, l'uno e l'altro
capitani eccellentissimi di terra e di mare, dovevano far impressione
nella provincia della Nuova-Jork, debole per sè stessa e, siccome piena
d'isole e di grossi fiumi, e distendentesi in una lunga costiera, molto
esposta alle offese di un nemico, il quale, siccome gl'Inglesi erano,
prevalesse in sulle armi di mare. Abbondavano in quello le armi e le
munizioni, ed i soldati ardevano di grandissimo desiderio di far qualche
segnalata pruova in servigio del Re. Alla qual cosa non solo erano
gl'Inglesi incitati per la rabbia loro contro il nemico, ma ancora per
l'emulazione che avevano verso i Tedeschi, stimando a diminuzione della
loro quella confidenza, che in questi aveva il governo collocato.
Volevan dimostrar a tutto il mondo, ch'essi soli senza l'aiuto di quei
lanzi sarebbero stati capaci a soggiogare l'America. I lanzi dall'altra
parte, che non si tenevano, e non erano in fatti da meno degl'Inglesi,
non volevano a patto nissuno scomparire, sicchè si dovevano aspettare
dagli uni e dagli altri gli estremi sforzi. Quando poi, domata la
provincia della Nuova-Jork, si avesse un piede fermo in America, piccoli
presidj, protetti massimamente dalla poderosa armata, avrebbero bastato
per guardarla dagl'insulti del nemico; e l'esercito avrebbe potuto
sicuramente procedere alla conquista delle altre vicine province. Poteva
esso, stantechè la Nuova-Jork tiene il miluogo delle province americane,
volgersi, come più opportuno creduto avesse, o a destra per portar la
guerra nel Connecticut ed in tutta la Nuova-Inghilterra, o a stanca per
correre la Cesarea, e, questa attraversata, minacciare la città stessa
di Filadelfia. Facil cosa era eziandio col mezzo delle fregate e degli
altri legni minori non solo tenere aperta la comunicazione tra l'una
parte e l'altra dell'esercito sulle due rive del fiume del Nort, ma
ancora valicarlo secondo il bisogno, e trasportar prontamente e
facilmente le genti dall'una delle sue rive sull'altra. In somma questo
posto della Nuova-Jork, sia per la natura sua, o si voglia considerare
il grosso e frequente navilio, del quale erano gl'Inglesi forniti, era
quasi come un nido sicuro, donde, e dove potevano ed infestare i vicini
luoghi, ed assalir il nemico a posta loro, e portar le armi, dove più
loro quadrava, ed offender con successo, e ritirarsi senza pericolo. Per
le quali cagioni intendevano di far di quella città la principale sedia
della guerra. Al che si aggiungeva, che per l'abbondanza dei leali
eranvi in essa più, che in qualunque altra città di America le parti del
congresso inferme. Nè si dee passar sotto silenzio una cosa di somma
importanza, la quale era, che, se il generale Carleton, superati i
laghi, siccome si sperava, penetrato fosse sino alle sponde del fiume
Nort, esso puntando all'ingiù, ed il generale Howe all'insù avrebbero
potuto l'uno coll'altro congiungersi, e tagliar in tal modo del tutto la
comunicazione tra le province della Nuova-Inghilterra poste sulla
sinistra riva, e le altre del mezzo, e le meridionali situate sulla
destra del medesimo fiume; il ch'era stato sempre il più favorito
disegno dei ministri. Finalmente si era considerato, che l'Isola-Lunga
separata soltanto da quella della Nuova-Jork per la riviera detta
dell'East o sia di levante, era di per sè stessa molto fertile, e,
siccome abbondantissima di biade e di bestiami, capace da sè stessa ad
alimentare il più grosso esercito. Credevasi oltre a ciò che gli
abitanti suoi molto fossero inclinati alla causa reale. L'impressione
poi, che l'esercito dell'Howe avrebbe fatto sulle coste della
Nuova-Jork, doveva essere nel medesimo tempo secondata dalla parte del
Canadà, siccome abbiam detto, da Carleton, che guidava dodici in
tredicimila soldati di fiorita gente; e dalla parte delle province
meridionali dal generale Clinton, il quale doveva assalire Charlestown.
Così essendo le forze americane divise, ed i Capi loro come soprappresi
ed aggirati da tanti assalti, non si dubitava, che la fortuna dovesse al
tutto e tostamente a favor dell'armi britanniche inclinare. Ma accadde
in questo ciò, che suole addivenire di tutti gli umani disegni, quando
sono troppo avviluppati, e di troppe parti composti; perciocchè, se una
se ne conduce a buon fine, le altre difettano; e, guastata per
conseguente tutta l'opera, non si ottiene il finale intento. Della qual
cosa si doveva altrettanto più nella presente bisogna temere, che non
solo si avevano a superare gli ostacoli frapposti dagli uomini, ma
ancora quelli dei venti e delle stagioni. Poichè non si poteva sperare,
che la natura stessa delle cose a quest'impresa servisse in guisa, che
tutti e tre gli eserciti, giusta la mente degl'intraprenditori,
giugnessero nel prescritto tempo al divisato campo, e gli uni cogli
altri opportunamente cooperassero. Era anche da dubitarsi, che tutti
fossero per esser vittoriosi. Il che per altro era necessario per
l'intiera giudicazion della guerra. Avvenne adunque da una parte, che i
venti contrarj ritardarono sul mare il corso delle navi dell'ammiraglio
Howe, sicchè tanto indugiarono ad arrivare, ch'era già fatta, siccome
raccontato abbiamo, con infelice successo la fazione di Charlestown. E
dall'altra le difficoltà incontrate nel passare i laghi del Canadà
arrestarono del tutto i progressi di quell'esercito, sicchè non potette
in quest'anno valicargli per recarsi sulle rive del fiume del Nort.
Quindi ne derivò, che Washington non solo non fu obbligato ad indebolir
di più il suo già debole esercito delle coste col mandar soccorsi verso
la Carolina Meridionale o verso il Canadà, ma ancora quelle genti
stesse, le quali con tanto valore avevano difeso Charlestown, o furono
mandate in aiuto dell'esercito che difendeva il passo dei laghi, o furon
fatte venire in rinforzo dell'esercito principale. Ma nonostante tutti
questi mancamenti si aveva buona speranza, che l'esercito solo di Howe
fosse abile a vincere la guerra. La quale speranza, se non era senza
ragione, chi non vede, che, se i ministri ed i capitani inglesi, invece
di aver disseminate e sparse in tre lontani luoghi le forze, le
avessero, soltanto lasciate le sufficienti guernigioni ne' posti
opportuni, tutte raccolte in un solo, e quivi fatta la massa generale,
corsi fossero così grossi e potenti contro l'esercito americano, ne
avrebbero non solo facilmente, ma fors'anche sicuramente avuta la finale
vittoria? Gli Americani dal canto loro non avevano niuna diligenza
lasciata indietro per resistere alla piena che loro veniva addosso. Ma i
provvedimenti non riuscivano eguali nè ai desiderj, nè agli sforzi loro,
nè al pericolo che sovrastava. Aveva bensì il congresso ordinato, che si
fabbricassero piatte, foderi armati, galee, ed altre batterie
galleggianti per la difesa del porto della Nuova-Jork, e delle bocche
dell'Hudson. Ma invano si poteva sperare, che questi deboli apparati
potessero ostare con qualche successo al prepotente navilio inglese.
Aveva egli anche decretato, che tredici migliaia di milizie provinciali
andassero a congiungersi coll'esercito principale di Washington il
quale, conosciuto per tempo il pericolo della Nuova-Jork, era andato ad
alloggiar in quei contorni; e che di più si mettesse in ordine un
esercito di diecimila soldati, il quale, stanziando nelle province del
mezzo, dovesse servire alle riscosse. Eransi diligentemente fortificati
con trincee e con artiglierie tutti i posti più deboli, ed una grossa
schiera alloggiava nell'Isola-Lunga a fine di proibire dallo sbarcar
gl'Inglesi, o di difenderla contro gli sbarcati. Ma l'esercito del
congresso non era a gran pezza abile a sostenere il peso di tanta
guerra. La mancanza delle armi vi era grande, e le malattie molto
frequenti e gravi. Quantunque poi per le continue istanze del generale
le milizie accorse fossero dalle vicine province, ed alcuni reggimenti
d'ordinanza chiamati dalla Marilandia, dalla Pensilvania e dalla
Nuova-Inghilterra fossero venuti a congiungersi coll'altre genti,
dimodochè si annoveravano in tutto l'esercito ventisette migliaia di
soldati, tuttavia non vi si poteva fare su gran fondamento, essendovene
ben tutta una quarta parte impedita dalle malattie, ed altrettanta
mancante delle necessarie armi. La maggior parte erano gente
indisciplinata e tumultuaria, che in un fatto d'armi giusto avrebbero
fatto cattiva pruova. Queste cose, che in tanto pericolo ponevano la
causa americana, si dovevan riconoscere parte dalla mancanza della
pecunia, che impediva il congresso e gli altri Capi della lega a poter
soldar genti, e fornirle di tutte le cose necessarie all'uso della
guerra; parte dalla grettezza loro, la quale faceva sì, che, volendo
essi trasportar la parsimonia della pace nell'esercizio della guerra,
andavano molto lenti nello spendere; e parte ancora dall'opinione molto
radicata in loro del pericolo pella pubblica libertà degli eserciti
stanziali, la quale gli aveva anche indotti nella credenza che possibil
fosse di apparecchiar ogni anno un esercito atto e fatto a poter
resistere alle armi nemiche. Forse ancora, e senza forse, molti andavano
a rilento nel correre all'armi e nel far le provvisioni convenevoli;
perciocchè speravano, che per mezzo della potestà dei commissarj
inglesi, i quali non solo erano capitani di genti armate, ma eziandio
pacieri, si sarebbe potuta la lite amichevolmente terminare.
Quest'esercito, tale qual egli era, stava accampato in modo, che
difender potesse comodamente i luoghi più esposti alle offese. Quella
parte, che stanziava nell'Isola-Lunga obbediva ai comandamenti del
maggior generale Greene; ma essendo egli malato ebbe lo scambio nel
maggior generale Sullivan. Il grosso occupava l'isola della Nuova-Jork,
che doveva esser la prima dell'americane province ad esser percossa
dagl'Inglesi, e due piccole bande difendevano l'Isola del Governatore,
ed il luogo detto Paulus-Hook, situato rimpetto la Nuova-Jork sulla
destra riva dell'Hudson, o sia fiume del Nort. Le milizie jorchesi
capitanate dal generale americano Clinton alloggiavano sulle rive del
Sound verso la Nuova-Roccella, ed i due Chester da levante e da ponente.
Perciocchè si temeva, che l'inimico sbarcato con buon nervo di gente
sulla settentrionale riva del Sound corresse a Kingsbridge, o sia ponte
del Re, ed impadronitosi di quel luogo serrasse al tutto l'esercito
americano nell'Isola della Nuova-Jork.
Stando le cose in questi termini, pronti gli uni ad assalire, e gli
altri a difendersi, e tutti a fidare alla fortuna delle battaglie il
destino dell'America, i commissarj inglesi prima di venirne all'armi
vollero usare la pacifica facoltà della quale erano investiti. Per la
qual cosa lord Howe aveva già fin dal mese di giugno, navigando sulle
coste del Massacciusset sulla nave reale l'Aquila, mandato per parte del
Re una lettera a tutti i governatori, ch'erano stati cacciati dalle
province loro, ingiungendo, la pubblicassero e propagassero in mezzo ai
popoli con tutti que' mezzi, che più opportuni e più efficaci
credessero. Annunziava la facoltà, che il Re aveva dato ai due
commissarj di concedere generali o particolari perdoni a tutti coloro, i
quali, in mezzo ai tumulti ed ai disordini di quei tempi, scostati si
fossero dalla leanza e dall'obbedienza dovute alla Corona, e
desiderassero, ritornando al debito loro, di raccogliere i frutti della
reale clemenza. Dichiarava ancora, ch'era fatta ad essi abilità di
chiarire qualunque colonia o provincia, o contea, o città, o porto, o
Terra riposte nella pace del Re; nel qual caso s'intendeva, che tutte le
penali leggi fossero senz'altro verso le medesime cessate. Prometteva
finalmente, che si sarebbero meritamente riconosciuti i servigi di
coloro, i quali contribuito avessero a ristorare l'autorità del Re.
Queste scritture trapelavano in mezzo ai popoli portatevi frequentemente
dai tamburini; ed il generale Washington mandò al congresso speditamente
quelle, ch'erano state indirette ad Ambuosa. Questi con generoso
consiglio risolvette, si stampassero nelle gazzette, acciocchè i buoni
popoli degli Stati uniti (quest'esse sono le parole della risoluzione)
potessero esser informati della qualità dei commissarj, ed intendessero,
quali fossero i termini, coi quali sperava la Corte della Gran-Brettagna
d'intrattenergli e di disarmargli; e fossero anche i più ostinati
convinti, che nel valor delle mani loro tutta consisteva le speranza di
salvar le loro libertà.
In questo mezzo un trombetto aveva portato una lettera di lord Howe
indiritta al signor Giorgio Washington senza più. Il generale non la
volle ricevere, allegando, che quei, che l'aveva scritta, non aveva il
suo pubblico grado espresso; e che come privata persona non poteva, e
non voleva alcun commercio di lettere, o altro intrattenere col capitano
del Re. Il congresso molto commendò Washington; e di più stanziò, che
niun capitano generale, o altro comandante qualsivoglia dell'esercito,
ed in nissuna occasione, stesse a ricever lettere, o altri messaggi da
parte del nemico, cavatone solo quelli, che nella soprascritta notato
avessero il grado di ciascheduno.
I commissarj inglesi non avrebbero voluto per causa di un cirimoniale
interrompere affatto col generale americano quelle pratiche, dalle quali
aspettavano qualche frutto. Contuttociò non potevano consentire a
riconoscere in Washington il grado del generalato, siccome quello, che
stato gli era, siccome pensavano, conferito da una illegittima autorità.
Immaginarono adunque un mezzo termine col far la soprascritta così: _al
Signor Giorgio Washington_, etc., etc. Inviarono la lettera per mezzo
del colonnello Patterson, aiutante di campo nell'esercito britannico. Fu
intromesso al generale Washington, al quale favellò col titolo di
eccellenza. Questi lo ricevette molto cortesemente, ma però con molto
sussiego. Scusò Patterson la difficoltà della soprascritta con dire, che
questi modi si usavano tra gli ambasciatori, quando non erano ben
riconosciuti i gradi. Aggiunse, che i commissarj lo tenevano in
grandissima stima, e che non avevano avuto in animo di pregiudicare alla
sua dignità. Concluse dicendo, che l'aggiunta degli eccetera avrebbe
tolte tutte le difficoltà. Rispose l'Americano, che quando si scrive ad
una persona constituita in grado, si dee far menzione di questo;
senzadichè la lettera sarebbe privata, e non pubblica; ch'egli era vero,
che gli eccetera comprendevano ogni cosa; ma ch'era vero ancora, che non
ne escludevano nissuna; e che quanto a lui, non avrebbe mai consentito a
ricevere alcuna lettera spettante al suo uffizio, dove il grado suo
notato non fosse. Riprese le parole Patterson, dicendo, che non voleva
instar più; e si parlò quindi dei prigionieri di guerra da ambe le
parti. Poscia l'Inglese fece una gran calca di parole, discorrendo della
bontà e della benevolenza del Re nell'aver eletti a pacieri il lord, ed
il generale Howe; che questi, siccome avevano le facoltà amplissime,
così ancora un grandissimo desiderio di poter accordare le differenze
nate tra i due popoli; e ch'ei bramava molto ardentemente, che questa
sua visita fosse l'incominciamento della concordia. Replicò Washington,
che non aveva nissun mandato a tal fine; ma che gli pareva bene, da
quanto se n'era inteso, che i commissarj avessero solo la facoltà di
concedere i perdoni; che quei, che errato non avevano, non abbisognavan
di perdono; ch'erano sempre stati gli Americani amatori del giusto e
dell'onesto, e che difendevano ciò, che credevano ai loro indubitabili
diritti appartenersi. Questo, disse Patterson, sarebbe troppo vasto
campo di discussione; e protestando anche, gli increscesse assai, che la
stretta osservanza delle formalità interrompesse il corso di un affare
di sì gran momento, chiesta licenza, se n'andò. In tal modo si partirono
l'un dall'altro senza aver fermo alcuna cosa, e ritornarono le cose al
primo desiderio di guerra. Imperciocchè dall'un canto il congresso
conosceva ottimamente, che non poteva senza vergogna dalla sì fresca
risoluzione dell'independenza rimuoversi; dall'altro dubitava, che le
proposizioni dell'Inghilterra non avessero altro veleno nascosto, che le
non dimostravano. Il congresso fe' pubblicare colle stampe le cose dette
da una parte, e dall'altra durante l'abboccamento.
I generali inglesi, veduta l'ostinazione degli Americani, e deposta ogni
speranza di concordia, volgevano tutti i pensieri alla guerra; e si
determinarono a non più metter tempo in mezzo alla prima mossa d'arme.
Per assicurarsi poi sulle prime di un posto, che servir potesse al
bisogno di ritirata, ed abbondevolmente somministrasse le vettovaglie
per una sì poderosa oste, si fermarono a voler tentar l'Isola-Lunga,
nella quale eziandio per l'ampiezza sua potevano far pruova di tutta
quella perizia nell'armi per cui si credevano sopravanzare, e
sopravanzavano invero gli Americani. Adunque il giorno ventidue di
agosto, ogni cosa essendo in pronto, e la flotta approssimatasi alla
costa occidentale dell'isola presso alle strette, che chiamano Narrows,
e dov'essa più s'avvicina all'Isola degli Stati, tutte le genti
trovarono quivi un accomodato e facile sbarco tra le ville di Gravesend
e del Nuovo-Utrecht, senza che gli Americani opponessero veruna
resistenza. Una grossa parte dell'esercito americano sotto l'obbedienza
del generale Putnam stava accampata a Brookland, ovvero Brooklin in una
parte dell'isola stessa, ch'è formata a foggia di penisola. Aveva egli
l'entrata in questa penisola gagliardamente fortificato con fossi e
trincee, e teneva il suo sinistro corno volto al golfo di Wallabond, ed
il destro era assicurato da una palude presso un luogo chiamato
Gowans-Cove. Dietro di sè aveva l'Isola del Governatore, e quel braccio
di mare, che l'Isola Lunga divide da quella della Nuova-Jork, pel quale
all'uopo avrebbe facilmente potuto valicare alla città di questo nome,
dove si trovava l'altra parte dell'esercito, e lo stesso generale
Washington. Questi, veduta vicina la battaglia, non cessava di esortare
i suoi; serbassero gli ordini, stessero forti, si ricordassero, che nel
valore loro, in quelle destre posta era l'unica speranza, che rimanesse
alla libertà americana; che per loro stava, che le case loro, i campi,
ogni proprietà non diventassero preda dei barbari; difendessero con
animi inviti i padri loro, i figliuoli, le spose dagl'insulti di una
soldatesca efferata; che l'America risguardava in quel dì i suoi diletti
campioni, e dall'operare loro aspettava o la salute o la morte.
Sbarcati gl'Inglesi, prestamente procedettero avanti. Erano i due
eserciti separati da una giogaia di monti selvosi, la quale correndo da
ponente a levante divide in due parti l'isola, e la chiamano le alture
di Guana. Questa giogaia dovevan di necessità varcar gli Inglesi per
andar a trovare il nemico dall'altra parte. Ma tre sole vie davano il
passo, una più vicina alle strette; un'altra, che è quella di mezzo, la
quale passa per Flatbush, ed una terza finalmente più lontana a destra,
che traversa Flatland. In sulla cima poi dei monti si trova una strada,
che va per la lunghezza loro, e mena da Bedford a Giamaica, colla quale
le ultime due fra le sopraddette s'incontrano, e fan crocicchio su
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