Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 07

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far moto alcuno. Finalmente accortosi Dunmore, che l'indugio era
pregiudiziale a lui ed utile agli Americani, ai quali abbondavano le
vettovaglie, e che s'ingrossavano ogni giorno, essendo egli stesso
d'animo grande, ed avendo forse a vile i soldati del nemico, deliberò di
dar la batteria. Sperava in questo modo di potersi aprir la via nelle
viscere della provincia. Adunque la mattina dei 9 dicembre prima del dì
ordinò a Fordyce, capitano di una compagnia di granatieri, andasse
all'assalto. Marciarono baldanzosamente contro il puntone degli
Americani. Fordyce guidava l'antiguardo; il luogotenente Baturst i fanti
perduti. Il capitano Leslie veniva dopo con una schiera di trecento tra
Neri e Bianchi, e dugento stanziali. Si risentì tosto il campo
americano, e si apparecchiò alle difese. Il combattimento durò lunga
pezza con un'ostinazione incredibile. Finalmente, morto Fordyce, che
meritò in questo fatto le lodi di animosissimo soldato, a pochi passi
del puntone, e molti de' suoi, le genti britanniche si ritirarono al
ponte. Gli Americani non gli seguitarono, impediti dall'artiglieria del
Forte. I Neri fecero cattivissima pruova, e si salvarono con la fuga.
Trattarono gli Americani dolcemente gl'Inglesi venuti in mano loro,
duramente i leali. Fu questo fatto, dal canto di Dunmore, più di
temerario capitano, che di animoso soldato.
Il governatore, perduta ogni speranza di far frutto in questa parte,
abbandonato il Gran Ponte, si ritirò a Norfolk, lasciando in poter dei
nemici alcune bocche da fuoco. E non credendosi sicuro in questa Terra e
nella vicinanze, deliberò di montar di nuovo sulle navi, il numero delle
quali si era molto accresciuto per l'aggiunta di quelle, che si erano
trovate nel porto di Norfolk. Il che gli venne fatto in un gran bisogno;
poichè molti fra i leali, abbandonato il paese, cercarono rifugio
sull'armata, portando seco gli arredi e suppellettili più preziose. I
provinciali occuparono Norfolk, il quale quasi deserto trovarono, avendo
i più sgombrato alle navi del governatore.
Mentre in tal modo si travagliava sulle coste della Virginia, covava un
disegno di grand'importanza, e questo era di levare in armi gli
abitatori delle parti diretane delle colonie, ma particolarmente della
Virginia e delle due Caroline, i quali si sapeva essere bene affetti
verso la causa reale. Si sperava ancora, che gl'Indiani si sarebbero
accozzati, e non solamente avrebbero molestato alla coda i provinciali;
ma inoltre crescendo di numero e di forze, pervenuti sarebbero a
traversare le province, e congiungersi sulle coste col lord Dunmore. Fu
creduto istrumento opportuno a questo disegno un Giovanni Conelli, nato
nella contea di Lancastro in Pensilvania, uomo arrisicato ed audace
molto, il quale, trovatosi con Dunmore, aveva da lui ricevuto favorevoli
condizioni, ed un mandato amplissimo per poter mettere ad esecuzione il
carico, che gli era stato dato. Adunque questo Conelli, lasciato
Dunmore, andò a tentare gli animi degl'Indiani dell'Ojo e quelli dei
leali sui confini delle colonie. Avendo in ciò fatto grandissimo frutto,
se ne ritornava al governatore. Si era appuntato, che le guernigioni
vicine, e principalmente quelle del Detroit, e del Forte Gage fra
gl'Illinesi gli prestassero assistenza, e si sperava altresì, che gli
uffiziali delle guarnigioni del Canadà lo avrebbero secondato.
S'intendeva, che tostochè le genti sue fossero in pronto, dovesser far
capo grosso a Pittsburgo, e quindi, valicate le montagne Allegany,
correre la Virginia, e, traversatala, andarsi a congiungere con Dunmore
nella città di Alessandria, posta sulle rive del fiume Potamack. La
fortuna si era favorevole dimostrata a questi primi principj. Era già
Conelli andato parecchie volte sano e salvo da un luogo all'altro, e
tenute le sue pratiche cogl'Indiani e coi leali molto segrete. Già si
andava avvicinando a Detroit sulle estreme frontiere della Marilandia
presso il borgo di Tamar, seco stesso rallegrandosi di essere oramai
uscito da tutti i pericoli. Ma in questo luogo fu conosciuto, carcerato,
e le scritture che portava, pubblicate per ordine del congresso. Così
questa segreta trama che Dunmore, mancando di armi vive, aveva ordito,
riuscì come parecchie altre di niun effetto. Solo s'inasprirono vieppiù
gli animi dei coloni, e la sua autorità andò soggetta a maggior
diminuzione.
In questo mentre si preparava contro Norfolk un evento lagrimevole.
Quantunque molti fra i leali di Norfolk e del contado vicino avessero
cercato asilo sull'armata del governatore, molti però erano rimasti, o
sia, che non fosse bastato loro l'animo di lasciar le proprie terre, o
sia, che temessero i disagi del mare e della fame, o sia pure, che
sperassero di trovare più mansuetudine nei concittadini loro, i quali
facevano professione della libertà, ch'essi stessi non avevano fatto
provare a questi, quando erano stati superiori in quel tratto di
contrada. Certo è, che i libertini diventati superiori essi, gli
aspreggiarono fieramente, e sopra di loro tutte quelle più gravi
nimicizie esercitarono, che tanto sono frequenti nelle guerre civili tra
gli uomini di diverse Sette. Il governatore arrabbiato, e commosso alle
miserabili grida dei leali, se ne volle vendicare. Questo mal talento si
accresceva ogni giorno a motivo delle avvisaglie, che seguivano
frequentemente tra le due parti, sforzandosi i provinciali d'in sulla
spiaggia d'impedire, che i reali non isbarcassero per andare alla busca
nel paese, e questi per lo contrario brigando in ogni maniera di furar
vettovaglie ad ogni tratto. Per la moltitudine delle bocche erano stremi
di ogni cosa, e non avevano più di nissun ben vivente. Finalmente
essendo arrivata dall'Inghilterra nella cala di Norfolk una nave da
guerra, Dunmore mandò a terra un tamburino, intimando ai provinciali,
somministrassero i viveri, e cessassero il trarre; altrimenti avrebbe
fulminata la Terra. I provinciali risposero del no. Il governatore
deliberò di cacciargli colle artiglierie, e di ardere le case che
stavano in sulla riviera. La mattina mandò a dar notizia della presa
risoluzione, acciocchè le donne, i fanciulli e tutte le bocche innocenti
potessero ritirarsi in salvo. Il primo di gennajo la fregata il
Liverpool, due corvette ed il giunco armato del governatore traevano
furiosamente contro la città, e nel medesimo tempo alcuni uomini delle
ciurme sbarcavano e mettevano fuoco alle case. Tosto le fiamme si
apprendevano, l'incendio si propagava. Tutta la Terra fu consumata. Arse
anche tutto il paese all'intorno per opera dei provinciali stessi,
perchè volevano levare al nemico qualunque comodità, e tor quel nido
alle genti del Re. Tali sono gli effetti dell'ire civili, tali i
risultamenti delle umane discordie. Ma l'uomo è troppo spesso o
ambizioso, o ingannato; e se non mancano in ogni età gli autori delle
guerre, non manca nemmeno loro l'ingegno di ricoprirne coi soliti
inorpellamenti le cagioni, sicchè i miseri popoli oppressi e soppozzati
in fondo non sappian il più delle volte, da chi ne abbiano il buon prò.
In questo modo fu distrutta una delle più ricche e delle più fiorenti
città della Virginia.
Narrato lo stato della provincia di Virginia, dopo che vi aveva il
governo regio cessato, l'ordine della storia ricerca, che noi ci
voltiamo a raccontar quelle cose, che a questi tempi accaddero nelle
altre. Già abbiamo detto l'ardor dei popoli, che si manifestò nella
Carolina Meridionale al tempo, in cui vi si ebbero le novelle del fatto
di Lexington, e come vi si facesse un convento provinciale, si
sottoscrivesse una lega e vi si assoldassero fanti e cavalli per
difendere la colonia. In mezzo a questi travagli arrivava il governatore
Campbell, al quale nonostante i pubblici romori furon fatte le grate
accoglienze. Ei si pensò di voler usar la milizia per ostare ai
reggimenti d'ordinanza, che stati erano levati dal convento, o congresso
provinciale, ed a questo medesimo contrapporre l'assemblea provinciale.
Sperava in tal modo, col dividere i popolani, diminuir le forze loro ed
interrompere i loro disegni. Perciò di propria autorità spedì i ruotoli
agli uffiziali della milizia, e convocò l'assemblea secondo gli ordini
antichi. Ma l'uno e l'altro disegno riuscì vano; le milizie stettero
ferme nella impresa del popolo, e l'assemblea sì ostinatamente
resistette ad ogni sua proposta, ch'ei fu necessitato a congedarla.
Parve star quieto per qualche tempo. Ma si sapeva che teneva pratiche
segrete coi leali, che non eran pochi, e massimamente sui confini verso
le montagne ed i laghi. Per iscalzarlo i provinciali operarono di modo,
che uno, Adamo Macdonald, capitano nei reggimenti provinciali, uomo in
molta fede presso i libertini, andò a visitare il governatore sotto il
nome di Dick Williams, qualificandosi di messo, che i leali mandavano
per professar la fede loro e ricevere gli ordini. Il governatore, che si
sentì sollecitare dove gli pizzicava, si discoperse, e disse tutto quel
che sapeva. Macdonald, scovato nel modo che si è detto il governatore,
rapportò le cose al Consiglio generale. Si levò un romore grandissimo.
Il Consiglio diputò al governatore alcuni de' suoi, fra i quali lo
stesso Macdonald per chiedergli, mostrasse loro i dispacci ricevuti
dall'Inghilterra. Campbell ricusò risolutamente. Si mosse il partito di
farlo arrestare, ma non si ottenne. Il governatore ebbe paura, e si
ritirò a bordo di una corvetta, ch'era sorta nel porto. Portò seco il
sigillo della provincia. Il Consiglio mandò a pregare, ritornasse. Non
volle. Così cessò affatto il governo reale nella Carolina Meridionale, e
tutta l'autorità pubblica fu trasferita dagli antichi maestrati nel
convento provinciale, nella congregazione di sicurezza, e simili
maestrati popolari, alla potestà dei quali il popolo non pose alcun
limite, se non se, guardassero, la repubblica non ricevesse danno.
Ma intanto il governatore Campbell non istava ozioso. Sapeva, che i
reali erano numerosi in certe parti della provincia, e sperava, che
incitandogli e rizzando un'insegna, intorno alla quale avessero potuto
raunarsi, avrebbe fatto qualche gran frutto. Nella parte posteriore
della provincia abitava una generazione d'uomini chiamati _regolatori_.
Eransi questi nel 1770 arrogato il diritto di eseguire essi stessi le
leggi contro i malfattori. Sì oltre procedettero, che di propria
autorità davan le pene corporali a questo ed a quello. Per ovviare a
tanta enormità fu mandato lord Mantague, il quale, usando molta
severità, restituì in mezzo a quella gente trascorsa l'autorità delle
leggi. Adunque questi regolatori ricordevoli dello scotto avuto per
causa di quelle illegittime assemblee, non fu mai, che avessero voluto
consentire ad accostarsi al congresso ed agli altri maestrati popolari,
che, egualmente che i passati, riputavano irregolari ed illegali.
Ritrovavansi nei medesimi luoghi molti Olandesi ed Irlandesi, i quali
siccome quelli che dalle concessioni e liberalità del Re avevano
ricevuto le terre, o per debito di gratitudine, o per paura di perderle,
se si fossero congiunti coi libertini, si conservavano fedeli, ed ogni
opera facevano per contrastare ai nuovi reggitori. Ai medesimi si
congiunsero alcuni altri Irlandesi, i quali veniticci per paura dalle
province settentrionali si erano in questa ritirati. Perciò determinò
Campbell di usar queste genti per arrivare ai fini suoi. Andò seminando
fra di loro, che le colonie d'America erano di gran lunga troppo deboli
per poter resistere alla potenza della Gran-Brettagna; che non si
trattava, che di una piccola tassa sul te, il qual essi non erano usi di
logorare; che gli abitanti delle coste erano quelli, che si opponevano a
questa tassa, e ciò per averne il te franco, senza prendersi pensiero,
che questa ostinazione loro avrebbe privato gli abitatori delle parti
interne di molti oggetti al vivere necessarj; che la sola spesa di
mantenere i reggimenti provinciali oltrepasserebbe d'assai quella, a cui
sommavano le tasse imposte dal Parlamento. Accrebbero il mal animo di
costoro le violenze dei popolani, i quali si sforzavano, volessero o no,
di far loro sottoscrivere la lega. Dal che nacque, che molti, che
rimasti sarebbero neutrali, si gettavano di forza nella parte contraria.
In nessuna parte della provincia erano i leali altrettanto numerosi,
quanto in quel tratto di paese che giace fra i due fiumi Broad e Saluda.
Ricusarono di secondare le risoluzioni del congresso, di sottoscrivere
la lega e di far leve di soldati. I libertini desiderando di procedere
pacificamente, mandarono in quei luoghi due uomini di grandissima
autorità Guglielmo Enrico Drayton, e Guglielmo Tennent. Questi molto
dissero e molto fecero per sopire i sospetti nati fra quei popoli, ma
con niuno o poco frutto. Quindi nacquero gravi gelosie tra le due parti.
Corsero all'armi, e le due osti presero il campo l'una dirimpetto
all'altra. S'interposero i buoni cittadini per evitar il sangue, e
finalmente dopo alcuni giorni di pratica si conchiuse un accordo, pel
quale i leali dettero la fede di rimaner neutrali. Ma ruppe queste prime
speranze di qualche riposo un Roberto Cunningham, persona inquieta, ed
uno dei Capi più vivi dei reali, il quale non cessava di sparger nuovi
semi di discordia. Da ogni parte i reali correvano all'armi. Il
congresso, volendo porre il piè su di quelle prime faville, ordinò al
maggiore Williamson, comandante la milizia, di marciar contro i
sediziosi. Ma questi, in maggior numero essendo, prevalevano. I tempi
correvano difficili, ed il congresso caroliniano avendo un esercito ed
un'armata inglese a fronte, a ridosso i concittadini sospetti, non
poteva sperar di ottenerne la vittoria. I Capi provinciali per opprimere
questi tentativi degli avversarj fecero marciare alla volta dei luoghi
sospetti molte bande di milizie e di soldati di ordinanza sotto gli
ordini dei colonnelli Richardson e Thompson, ai quali si accozzarono di
vantaggio i colonnelli Polk e Rutherford, che guidavano i Caroliniani
settentrionali. I reali, dispersi, discordi, e privi di Capi di
riputazione, trattando tutte le cose con timore e con dubbioso
consiglio, dovettero ricevere i patti dai vincitori. A questo subito
impeto dei libertini stettero per lungo tempo quieti, e non fecero più
nissuna dimostrazione, fino a che le armi inglesi non prevalsero nelle
province della Giorgia e della Carolina Meridionale.
I Caroliniani essendosi al tutto risoluti al partito della guerra,
incominciarono a voltar l'animo a tutti quei provvedimenti, che
potessero abilitargli ad esercitarla con frutto. Pensarono sulle prime a
far procaccio di polvere d'artiglierie, della quale avevano grandissimo
difetto. Stava sull'ancore vicino al rialto o banco, che essi chiamano
_barra_, di Sant'Agostino nella Florida Orientale una nave inglese, che
aveva un gran carico di polvere. Alcuni popolani audaci e pratichi del
mare si recarono con grandissima celerità sopra la nave, l'abbordarono,
e s'impadronirono di quindici migliaia di libbre di polvere, che con
eguale felicità trasportarono in Charlestown. Questo fu acquisto
utilissimo in tanto bisogno loro, e ne fornirono molto opportunamente i
Massacciuttesi, siccome pure l'esercito, che fece poco dopo la
spedizione del Canadà. Ma rimaneva ancora in potestà del Re il Forte
Johnson posto sull'isola James, la quale sta a rimpetto della città.
Questo Forte signoreggiava il porto di Charlestown. La notte il
colonnello Motte con una buona smannata di nuove leve, sbarcato sulla
isola entrò dentro, essendosi la guernigione ritirata, come inabile a
resistere, sopra le navi da guerra. I Capi del popolo ordinarono, che
nissuno stesse a somministrare acqua o vettovaglie alle navi del Re,
altro che del giorno al dì. Gl'Inglesi bloccavano il porto e facevan
molte prede con infinito danno della città. Perciò il colonnello
Moultrie con una masnada di soldati provinciali, e colle artiglierie
andò ad occupare la punta di Huddrel, e piantativi alcuni pezzi ben
grossi obbligò i capitani inglesi a snidare di quei luoghi, e ad
allargarsi in alto mare. Così la città si trovò per allora libera dal
travaglio dell'armi inglesi. Ma per preservarsi dai futuri assalti
deliberarono di far fortificazioni sulla punta di Huddrel, che difende
l'entrata alla città per la via del canale di Hog-Island, e di
accrescere quelle del Forte Johnson, il quale assicura il porto in
faccia a James's-Island. Rizzarono eziandio un nuovo Forte in questa
medesima isola a ponente del Forte Johnson, ed un altro sull'isola di
Sullivan, il quale chiamarono poscia col nome del colonnello Moultrie.
Le milizie provinciali si esercitavano, e i reggimenti di ordinanza
s'ingrossavano ogni giorno. In somma in tutte le parti della provincia
si preparavano le difese contro gli assalti del nemico.
Ma questo zelo dei Caroliniani a difendere la propria provincia,
quantunque vi andassero molto di buone gambe, era anche acceso vieppiù
dalle risoluzioni del congresso generale. Aveva questi decretato, che se
si avesse a difendere Charlestown contro i tentativi dei nemici, si
dovessero mantenere a spese della lega nella colonia tre reggimenti di
fanti; che se il convento o la congregazione di sicurezza giudicassero
spediente di arrestare o distruggere qualsivoglia nave che si fosse, il
facessero, ed avrebbe il congresso approvato. Raccomandò eziandio, si
piantassero Forti e batterie nei luoghi, che più opportuni giudicassero.
Nè erano in questo tempo state del tutto quiete le cose della Carolina
Settentrionale, provincia, nella quale i reali abbondavano forse più che
in qualunque altra, cavatane però quella della Nuova-Jork. Eravi
governatore un Martin, uomo pronto ed operoso, il quale si studiava
continuamente a novità per accrescere le parti del Re. I libertini
stavano in molta gelosia rispetto massimamente agli abitatori delle
contrade superiori della colonia, tutti Scozzesi, e montanari
fuorusciti, coi quali si sapeva, che il governatore teneva pratiche
continue. Il congresso non aveva tralasciato di prendere risoluzioni,
che atte fossero a rompere questi disegni. Aveva raccomandato ai popoli
della colonia, amatori della libertà, si collegassero ed ordinassero in
bande di milizia, e nel caso in cui l'assemblea od il convento
provinciale giudicato avessero necessario di far genti, queste dovessero
esser considerate come parte dell'esercito generale, e condotte al soldo
della lega. La quale risoluzione del congresso fu mandata ad effetto, se
non con un consenso universale, certo con sufficiente prontezza. Si fece
anche un convento provinciale, il quale assunse l'autorità della
consueta assemblea dei rappresentanti. Si arrosero, secondo il solito,
le congregazioni di sicurezza, e gli altri maestrati popolari. Il
governatore s'insospettiva, ma non si perdeva di animo; ed a fine di
poter sostenere un primo impeto, finchè ad un gran bisogno fosser venuti
in suo soccorso i leali delle parti superiori, fece affortificare il suo
palazzo a Newburn, e munirlo d'artiglierie. Il popolo s'infuriò, corse
alle artiglierie, se ne impadronì, e ne portò via sei pezzi. Il
governatore allora si rifuggì precipitatamente al Forte Johnson sul capo
della Fear-river. Temendo i provinciali, che quivi si affortificasse e
facesse qualche capo grosso, siccome pure, che quel luogo servisse come
di porta, per la quale entrar potessero quelle forze, che sarebbero
mandate contro la colonia, deliberarono di cacciarlo da quel nido. Ei
pare eziandio, che non fossero senza sospetto, che fosse per bandire la
libertà degli schiavi a fine di servirsi dell'opera loro per ristabilire
il governo del Re. Desideravasi un pronto rimedio. Fecero una massa
generale a Wilmington, città molto principale della provincia, ed
elessero condottiere il colonnello Ashe, il quale dagli stipendj del Re
si era condotto a quelli del popolo. Corsero tosto contro il Forte
Johnson; ma il governatore, il quale non aveva voluto aspettare tanta
piena, si era ritirato a bordo di una nave del Re. La notte che seguì,
il colonnello Ashe entrò nel Forte, e vi arse ogni cosa. Guastò poi il
paese, acciocchè il governatore non se ne potesse prevalere. Chiarirono
il governatore nemico all'America, e gl'imputarono di aver voluto
sollevar i Neri contro i padroni, la qual cosa non gli fu apposta
falsamente. Rispose con una lunghissima scrittura, che fe' propagare
nella provincia. Ma il congresso provinciale chiarì questo bando del
governatore libello famoso, e lo fece ardere pubblicamente per le mani
dell'esecutor della giustizia. Fecero anche a questi dì una lunga
lettera agli abitanti della Gran-Brettagna piena delle solite
protestazioni. Queste cose tutte attizzavano singolarmente il popolo. Ma
quello che diè nuova e maggior esca a questo fuoco si fu, che nel
giardino, e dentro le volte del governatore furono trovate nascoste
polvere e palle con altre armi e munizioni. Intanto aveva il convento
provinciale decretato, si facesse una leva di mille stanziali, ed
un'altra di tremila di minuti uomini. Creò biglietti di credito pel
mantenimento loro. Il congresso generale desiderando di viemmeglio
assicurare le cose sue, e conoscendo di quanta importanza fosse l'aver
favorevoli i regolatori ed i montanari, che abitavano le parti
superiori, mandò loro due ministri del Vangelo per fargli capaci della
natura della controversia, che correva allora tra la Gran-Brettagna e le
colonie. Così nissun mezzo intentato si lasciava dai Capi del popolo per
arrivare ai fini loro. Le armi e la pecunia si preparavano; i soldati si
esercitavano, e gl'inesperti si ammaestravano. Gl'indifferenti od i
tiepidi si riconfortavano. I Capi popolari in questa colonia per
l'abbondanza degli avversi si mostraron altrettanto più operativi,
quanto più difficil'era la condizione, nella quale si ritrovavano.
Nella Pensilvania si procedeva temperatamente, o fosse l'indole più
quieta degli abitanti, o la prudenza del governatore. Tuttavia, e
l'assemblea provinciale, che continuava a risiedere in Filadelfia, e
tutti gli abitatori generalmente non si dimostravano meno costanti nel
procacciar le difese. A questo fine si esercitavano con molta efficacia
nell'armi. E siccome per la vastità e la profondità dell'acque del fiume
Delawara, il quale corre vicino alle mura della città di Filadelfia, vi
era pericolo che gl'Inglesi colle navi loro vi si accostassero, la qual
cosa sarebbe stata cagione di gravissimo danno alla provincia e
universalmente a tutta la lega, si consigliarono di serrar il passo con
affondar dentro nel filo dell'acqua grosse e pesanti travate, ch'essi
chiamarono _cavalli di frisia_, e che noi con vocabolo italiano
chiameremo triboli. Questi triboli eran così fatti, che su due grosse
travi poste in fondo del fiume fra di loro paralelle, e ad una
convenevole distanza, e congegnate insieme con le opportune correnti, o
sia travicelli trasversali si elevavano all'insù, ed inclinantemente un
poco verso la china del fiume altre due grosse travi colle teste
broccate di ferro capaci di forar le navi, che si attentassero di andar
su pel fiume. Tutte queste macchine gravi per sè stesse, ed aggravate
ancora da grosse pietraje, non potevano nè sì facilmente esser rotte, nè
arrovesciate, nè rivoltate. Furono esse, essendo state con molto ingegno
immaginate, e con ogni maestria costrutte, di non poca utilità negli
avvenimenti della guerra. Oltre a ciò i Pensilvanesi erano
diligentissimi nel fornir le armi e le munizioni. L'assemblea
provinciale aveva deputato una congregazione d'uomini eletti per
sopravvedere, se le armi si fabbricavano con quella prontezza che si
desiderava, e con quella perfezione ch'era richiesta. Questi non
cessavano di andare attorno per istimolare all'opera gli archibusieri ed
altri armaiuoli. E perchè non venissero meno le polveri, delle quali già
si provava grandissimo difetto, pubblicarono, che si sarebbe dato un
premio a chiunque avesse portato salnitro ben condizionato. Ordinava
l'assemblea, si levassero parecchj battaglioni, e si vestissero ed
armassero. Grandissime quantità di polvere si fabbricavano nelle
vicinanze di Filadelfia, e da un sol molino se ne avevano cinquecento
libbre la settimana. In somma ogni cosa si volgeva alla guerra. Il
governatore non poteva opporsi ad una inclinazione cotanto universale,
non avendo in pronto nella colonia soldatesche proprie.
La provincia, e principalmente la città della Nuova-Jork si ritrovavano
in grave travaglio. Erano da ogni parte esposte alle offese delle armate
britanniche, e questa aveva un presidio, sebbene debole, di soldati
reali d'ordinanza. S'aspettavano inoltre dalla Gran-Brettagna nuovi
rinforzi, e si sapeva che tutte le genti che arrivavano in America,
sbarcavano e facevano capo grosso nella Nuova-Jork. Fecero dunque un
mandato ai deputati loro al congresso generale, perchè movessero,
acciocchè questi avvisasse, in qual maniera dovessero procedere nel
caso, in cui arrivassero le genti, le quali era noto, fossero già
partite dall'Irlanda per alla volta dell'America. Rispose il congresso,
stessero sulle difese, le lasciassero sbarcare, fossero permesse di
rimanere nelle baracche, purchè pacificamente e quietamente si
comportassero; non potessero però rizzar fortificazioni per interrompere
la comunicazione tra la città ed il contado; se usassero la forza, si
resistesse colla forza; le munizioni da guerra si sgombrassero ai luoghi
interni della provincia; si dinotassero i rifugi per le donne e pei
fanciulli; si armassero, e stessero avvisati gli abitanti. Ma i Jorchesi
non indugiarono molto ad essere liberati dalle apprensioni in cui erano.
Le genti regie arrivarono; ma invece di sbarcare alla Nuova-Jork
andarono a prender terra a Sandy-Hook, donde, trovati gli ordini del
generale Gage, si rimbarcarono per alla volta di Boston. Il fatto di
Breed's-hill aveva assottigliato il presidio di questa città, e nuovi
soldati abbisognavano per riempir le compagnie. Quelle soldatesche
istesse, che da molto tempo avevano gli alloggiamenti nella Nuova-Jork,
si ripararono a bordo di una nave da guerra, ch'era sorta nel porto,
dimodochè la città, liberata affatto dalla presenza delle soldatesche
reali, fu intieramente in propria balìa riposta.
In questo tempo arrivò da Londra a Nuova-Jork il governatore Tryon, uomo
d'ingegno molto svegliato, d'animo pronto e di molta autorità nella
provincia. Fu accolto gratamente. Ei non si ristava nel promuovere la
causa reale. Nel che faceva gran frutto. Le cose passarono assai quiete
per un tempo. Poi successe una baruffa, in cui una nave regia trasse a
palla ed a scaglia contro la città, perchè i cittadini vollero
allontanar le artiglierie da certi luoghi. Molti fuggendo si ritirarono
in contado. Il governatore, pregato il convento, la congregazione di
sicurezza e gli uffiziali delle milizie, lo udissero, l'ottenne. Disse,
che aveva provato grandissimo dolore alla presente discordia; pregò,
usassero prudentemente la potestà, che avevano intiera; osservò, che i
partiti violenti allargavano la ferita, e ponevano la Terra in manifesto
pericolo di esser da capo in fondo distrutta. Da questo si vede
chiaramente, a quali termini fosse condotta, ed a quanto deboli
fondamenta si appoggiasse allora l'autorità reale in America; perciocchè
nella provincia stessa della Nuova-Jork, in cui forse più che in
nissun'altra abbondavano i leali, il governatore era a tali strette
arrivato, che invece di comandare era obbligato di pregare. Da ciò si
manifesta ancora, che il Tryon era stato inviato non per governare una
provincia, che più non lo voleva obbedire, ma per brigare di segreto,
per seminar la zizzania, per corrompere i buoni, e per istipendiar i
tristi. La qual cosa quanto sia lontana dalla dignità del governo di una
nazione potente, e quanto atta sia a renderlo agli occhi dell'universale
contennendo, ognuno sel può immaginare. Ei sarebbe stato molto migliore
partito, se il governatore, conosciuta la condizione delle cose, si
fosse ritratto altrove, lasciando la provincia tutta in poter dei
libertini. Imperciocchè il reggere senza comandare, ed il comandare
senza essere obbedito non poteva essere se non con molta diminuzione
della dignità sua e dell'autorità regia.
Il congresso generale era entrato in grandissimo sospetto alle arti, che
il governatore Tryon usava. Temevano, ch'ei vi movesse umori pericolosi,
i quali fluttuando avrebbono facilmente sortito qualche fastidioso
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