Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 06

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nimichevole condizione le seconde, le quali, abbandonate a sè stesse,
avrebbero dovuto a qualunque più grave termine acconsentire, e che da
questa divisione delle colonie ne sarebbe nata a posta del Parlamento la
schiavitù di tutte. Che siccome la sospensione del diritto di tassar le
colonie altrettanto doveva durare, e non più, quanto duravan le
concessioni, così potrebbero queste ad arbitrio del Parlamento diventar
perpetue; la qual cosa sarebbe molto pericolosa alla pubblica libertà;
ed il Parlamento stesso era solito a non conceder la pecunia, se non per
lo spazio di un anno, rinnovando ciascun anno la concessione. Che
quand'anche si volesse credere, che le condizioni altrettanto fosser
giuste e ragionevoli, quanto sono ingiuste ed insidiose; il risuonar
d'ogni parte romori sì grandi d'armi, gli eserciti e le flotte, che
l'America infestavano e circondavano, dovrebbero soli renderle odiose e
non accettabili. Che si credeva, che l'impresa di volere colla forza
trarre dalle mani loro le contribuzioni per la comune difesa era del
tutto inutile, stantechè di buon grado avevano sempre contribuito;
ch'essi soli erano i giudici competenti delle provvisioni a ciò
necessarie, e che non volevano, che i popoli d'America fossero gravati
per procurar pensioni agli oziosi ed ai malvagi, sotto colore di fornire
la Camera reale; che se il Parlamento ordinava nei limiti della sua
giurisdizione il civil governo, come gli pareva meglio e piaceva, così
anche speravan essi di poter ordinar il loro senza molestia; che la
provvisione non gli poteva soddisfare, sia perchè importava solamente
sospensione, e non rinunziazione del diritto di tassare, sia perchè non
annullava gli odiosi atti del Parlamento; che il ministro voleva far
credere, che di nulla altro si disputasse, che del modo di riscuotere le
tasse, quandochè in vero pretendeva di aver il diritto di tassar le
colonie ad arbitrio suo, e per quelle somme ch'ei voleva. Che inoltre il
governo inglese pretendeva di aver la facoltà di alterar i diplomi e le
patenti delle costituzioni delle colonie; che finalmente, se si farà
considerazione alle tante ingiurie, le quali alle colonie fatte si erano
da undici anni in poi, alle pacifiche e rispettose supplicazioni loro, o
trasandate, o con nuovi insulti ricevute; se si porrà mente a quel che
disse il ministro, che non avrebbe consentito ad entrare in nissuna
pratica d'accordo, se non quando sarebbe l'America prostrata a' suoi
piè, ed al motto di quell'altro, il quale, parlando dell'America, ebbe a
dire, che _si spegnesse Cartagine_; il che nissuno dei senatori
britannici imprese a contraddire; se si attenderanno le armi, colle
quali state sono le colonie assalite, e le crudeltà che le
accompagnarono, nissuno potrà credere, esser gli Americani (così
conchiudevano) discosti dalla ragione; che anzi ognuno si persuaderà,
che niuna cosa fuori dei proprj sforzi poteva rompere i ministeriali
disegni di eccidio e di servitù.
Queste furono le risoluzioni del congresso rispetto alla provvisione
d'accordo del lord North, le quali fece pubblicare e mandare in ogni
luogo. Nissuno non vi potrà osservare lo stile acerbo, e le nuove
pretensioni degli Americani, che evidentemente dimostrarono, quanto
fossero lontani dalla concordia. Tuttavia volendo purgar il pregiudizio,
che alla causa loro arrecava la opinione, in cui si era generalmente,
che mirassero già fin d'allora all'independenza, e desiderando di
lavarsi da quel biasimo, che loro si dava di non aver mai voluto in
tutto il tempo della contesa mettere in mezzo veruna proposizione
d'accordo, ed intendendo forse di tenersi una via aperta verso il
vincitore nel caso, in cui le cose della guerra sinistrassero, e forse
anche per preoccupare l'adito alle proposizioni del lord North, che non
avevano in animo di accettare, il congresso aveva deliberato di offerire
le seguenti condizioni; avessero le colonie non solamente a continuare a
concedere gli straordinarj sussidj a tempi di guerra, ma di più, se loro
fosse concessa la libertà del commercio, a pagare nella cassa di
redenzione tale somma annualmente per lo spazio di cento anni avvenire,
la quale sarebbe in tal tempo stata sufficiente, quando fosse fedelmente
impiegata, ad estinguere il presente debito della Gran-Brettagna. E nel
caso, che questa condizione non fosse accettata, offerivano, che
avrebbero consentito a far un accordo colla Gran-Brettagna, in virtù del
quale fosse concessa alla medesima la facoltà per lo spazio eziandio di
cento anni, di fare tutte quelle provvisioni, che avrebbe creduto
necessarie per regolar il commercio, e verso l'utile generale
dell'impero indirigerlo; ma che in tal caso niun'altra somma di pecunia
potesse loro venire richiesta. La qual offerta, come ognun vede, alcuna
nuova concessione non conteneva; che anzi era questo veramente il
soggetto proprio della controversia. Alcuni credettero ancora, che
proponessero, il Parlamento ponesse una tassa generale su tutto
l'impero, intendendosi dell'Inghilterra, della Scozia e delle colonie
americane, della quale ciascuna delle parti dovesse sopportare la rata
sua all'avvenante delle sue facoltà. Speravano in tal modo, che il
Parlamento sarebbe andato a rilento nel por tasse sull'America,
stantechè, fatto questo accordo, non poteva porne su di questa, senza
gravare nel medesimo tempo, ed in egual proporzione l'Inghilterra. Ma il
fatto di Breed's-hill, lo stretto assedio di Boston, l'ardore dei
popoli, e forse già qualche più probabile speranza di soccorsi esterni
fecero sì, che queste proposte furono messe in disparte, e gli animi si
voltaron del tutto ai pensieri di guerra.
Fatte tutte queste cose, le quali riguardavano od alle provvisioni della
guerra, od a conservarsi nell'amicizia le vicine nazioni, ovvero a dar
favore alla causa loro presso gli abitanti della Gran-Brettagna e
dell'Irlanda, il congresso applicò l'animo a determinare, qual fosse
l'autorità sua ed i termini, sino a' quali essa si doveva distendere,
siccome i rispetti che doveva avere coll'autorità delle assemblee
provinciali. La qual cosa era di somma necessità non senza ragione
tenuta. Imperciocchè fin allora il suo operare era meglio fondato
sull'opinione favorevole dei popoli, che su statuti, i quali fossero da
questi, o dalle assemblee, che gli rappresentavano, approvati. Si
obbediva al congresso, perchè tal era l'inclinazione delle genti, ma non
già perchè così fosse dagli ordini pubblici statuito. Si desiderava
eziandio, che siccome si voleva condurre l'America allo stato di una
nazione independente, la quale avesse un governo proprio, ed un solo
maestrato supremo, così si cominciassero appoco appoco a questo fine
indirizzare le cose, e la somma di esse ritraendo dalla potestà dei
maestrati locali, in una sola e generale si concentrassero. Quest'era
anche un mezzo efficace per ottenere, che nissuna provincia si ardisse
da sè sola scostarsi dalla lega; perchè in tal caso non solo sarebbe
diventata infedele alle altre, ma ancora ribelle al governo generale
dell'America. Con tutto ciò non si poteva questa bisogna senza molta
disagevolezza maneggiare per causa delle gelosie delle assemblee
provinciali, le quali difficilmente avrebbero consentito a rinunziare ad
una parte dell'antica autorità loro per investirne un maestrato insolito
e nuovo. E se non fosse stata la propensione dei popoli e la necessità
di continuare nella carriera, nella quale si era di già camminato sì
gran tratto, forse che tutta l'impresa si sarebbe guasta per causa di
queste ambizioni parziali. Ma le sorti eran tratte, e bisognava o andar
avanti più che non si sarebbe voluto, o ritornar indietro più che non si
sarebbe temuto. Adunque tra di queste speranze e queste necessità il
congresso divisò e pubblicò gli articoli della confederazione, coi quali
veniva a stabilire ed a dichiarar l'autorità sua non più fondata
sull'impeto momentaneo dei popoli, ma sugli ordini pubblici approvati e
consentiti da tutti. Si obbligassero i coloni e la posterità loro per la
comune difesa contro i nemici, per la sicurezza delle libertà e
proprietà loro, siccome delle persone e della prosperità dell'America;
ritenesse ciascheduna colonia l'intiera sua giurisdizione dentro i suoi
limiti, e quella ancora di far leggi di amministrazione interna, ed una
independente sovranità in tutti i suoi domestici affari: si eleggessero,
pel più conveniente maneggio delle faccende generali, da ciascuna
colonia delegati da doversi riunir in congresso a tali tempo e luogo,
che dal precedente congresso sarebbero determinati, e che nei casi
ordinarj s'intendesse, che la sede del congresso dovesse andar a volta
da questa colonia a quella, sinchè in tutte successivamente assembrato
si fosse; il che fatto, si dovesse ricominciar la vicenda; la potestà
del congresso fosse di far la guerra o la pace, di contrar leanze, di
comporre le controversie tra una colonia e l'altra, e di piantarne nuove
là, dove fosse creduto necessario; dovesse il congresso, e far potesse
quelle generali provvisioni, che all'utilità generale delle colonie
fossero stimate necessarie, e per le quali non fossero le assemblee
provinciali competenti, come sarebbe a dire ordinar le forze della lega,
e le faccende appartenenti al commercio, od al conio; dovesse nominare
tutti gli uffiziali, tanto civili che militari della lega, come
sarebbero generali, ammiragli, ambasciadori e simili; dovessero le
gravezze della guerra ed altre spese della lega pagarsi dal comun
tesoro, il quale dovesse da ciascuna colonia riempirsi in proporzione
del numero dei maschi dell'età dai sedici infino ai sessant'anni; il
numero dei delegati per colonia al congresso fosse scalato secondo il
numero degli abitanti maschi nella medesima, dimodochè un delegato vi
fosse per ogni numero di cinquemila abitanti maschi; le provvisioni nel
congresso si dovessero vincere colla metà dei suffragi; e che si potesse
anche render suffragio per procurazione; vi fosse un Consiglio esecutivo
composto di dodici persone elette fuori del congresso, quattro delle
quali dovessero aver gli scambj ogni anno; dovesse questo Consiglio a'
tempi delle vacanze del congresso mandare ad esecuzione tutte le
provvisioni da questo fatte, e che i partiti vi si dovessero vincere con
due terzi delle voci; avesse il medesimo Consiglio il maneggio delle
faccende generali tanto interne quanto esterne; ricevesse gli uffizj
presentati da parte dei Principi e governi forestieri; preparasse la
materia da sottomettersi alla considerazione del prossimo congresso;
riempisse nelle vacanze di questo tutti i maestrati che vacassero; ed
avesse inoltre la facoltà di estrar la pecunia dal pubblico erario. Si
stabilì ancora, che nissuna colonia potesse offender con guerra alcuna
nazione indiana, senza il consentimento del congresso; che i confini e
le terre di ogni nazione indiana dovessero esser riconosciute loro, ed
assicurate; che si trattenessero agenti da parte del congresso tra le
nazioni indiane nei distretti a ciò appropriati, il cui debito fosse di
prevenir le fraudi e le soperchierie nel traffico con quelle; che questa
general lega dovesse bastare, finchè i termini di composizione proposti
nella petizione del varcato congresso al Re fossero accettati
dall'Inghilterra, e gli atti proibitivi del commercio americano
annullati, ed un compenso fosse dato per la chiusura del porto di
Boston, per l'incendio di Charlestown, e per le spese fatte nella
guerra, e finchè ancora le genti britanniche non avessero votato
intieramente il territorio dell'America. Aggiunsero in ultimo, che
quando le soppraddette condizioni avesse il governo inglese adempite,
sarebbero le colonie all'antica congiunzione ed amicizia colla
Gran-Brettagna ritornate. Ma che diversamente dovesse la confederazione
esser perpetua. Fu lasciato luogo ad entrar nella lega alle province di
Quebec, di San Giovanni, della Nuova-Scozia, delle due Floride, ed alle
Bermude. Questi furono i fondamenti gettati dal congresso alla grandezza
dell'America.
Ma le colonie nell'accettar questi articoli fluttuarono. La Carolina
Settentrionale apertamente gli ricusò. Le cose non erano ancora a tal
maturità pervenute, che già si potesse venire allo stabilimento della
lega. I popoli si lasciano troppo spesso condurre o da vani timori, o da
vane speranze. Ed a quel tempo l'universale dei coloni andavasi tuttavia
lusingando di poter ritornare, quando che fosse, con onorati termini
all'antica unione colla Gran-Brettagna. Si vedeva in vero, a qual fine
mirasse il congresso. Ei considerava la riconciliazione come se fosse,
se non affatto impossibile, almeno molto improbabile. E se vi fosse
stata tuttavia qualche speranza di componimento, questi stessi capitoli
(e perciò forse il congresso gli aveva messi avanti) l'avrebbero molto
attenuata, per non dir del tutto spenta. Imperciocchè, passando anche
sotto silenzio le acerbe e minaccevoli parole, e gli stabiliti ordini
pubblici affatto lontani dalla costituzione inglese, e dal tenore dei
diplomi, solo questa nuova pretensione dei compensi sarebbe stata
sufficiente per rompere ogni pratica d'accordo; poichè nissuna speranza
si poteva avere, che il governo britannico fosse per calare a sì
vituperevoli condizioni. Laonde essa era una cosa molto manifesta, che
nel mentre che le due parti protestavano di volersi appuntar l'una e
l'altra, facevano ogni sforzo per disgiungersi e vieppiù discostarsi. Da
questo si vede ancora, che quando nel Parlamento si proponevano dagli
avversarj dei ministri concessioni e condizioni d'appuntamento, molto a
ragione gli ridarguivano i ministri, dicendo, ch'esse concessioni e
condizioni non solo sarebbero inutili state, ma eziandio dannose,
perciocchè avrebbero dato animo ai coloni a tirarsi su maggiormente
colle dimande. E se i ministri stessi poi proposero e vinsero una
provvisione di accordo, ciò fu per colorire e per dividere, e non per
accordare. Avevan adunque i ministri la ragione, quando volevano ad ogni
modo continuare la guerra; ebbero bensì il torto a non averla esercitata
coll'armi sufficienti.
Io non so quello che taluno sarà per dire, leggendo queste storie,
considerando, che mentre i popoli in tutte le colonie correvano
all'armi, pervertivano o annullavano le leggi pubbliche, ed ogni sorta
di dimostrazione ostile facevano contro l'autorità del Re, i
governatori, i quali questo rappresentavano, si stessero, per così dire,
colle mani alla cintola, e nissuna di quelle determinazioni pigliassero,
che fossero atte a ristorare l'antica obbedienza e divozione. Se
qualcuno avesse preso maraviglia, che nessuno dei governatori abbia
fatto sforzi eguali alla gravità delle circostanze, ci ponga mente, che
in nissuna provincia si avevano in pronto eserciti stanziali per
costringere gli abitatori alla obbedienza. La sola forza, alla quale
solevano i governatori ricorrere per mantenere la pubblica quiete e far
eseguir le leggi, eran le bande paesane, le quali essendo parte del
popolo sollevato, ed alle voglie di questo del tutto favorevoli, nissuna
forza rimaneva per proteggere efficacemente l'autorità loro. Non era
quivi il caso, che si osserva ne' regni europei, nei quali una milizia,
che non è più parte del popolo, ma sibbene questo signoreggia, e,
perpetuamente armata essendo, è sempre apparecchiata a mandar ad effetto
le leggi ed i comandamenti del principe. Per lo contrario nelle colonie
inglesi la milizia non era altra, ma sì la stessa col popolo, e, mancata
questa, mancava di necessità ogni nervo del governo. Tuttavia i
governatori si adoperarono più o meno efficacemente, secondo la natura e
circostanze loro, nel voler mantenere l'autorità del Re; dal che ne
nacquero memorabili effetti, siccome in appresso si vedrà, e l'estinzion
totale del governo regio.
Abbiamo già notato i disgusti che correvano tra lord Dunmore e
l'assemblea, e generalmente tutti i popoli della provincia di Virginia.
Nuovi umori si mossero, tostochè arrivarono dall'Inghilterra le novelle
della provvisione d'accordo del lord North, e si può dire, che un mezzo,
che portava in titolo la pace e la concordia, sia stato la cagione, non
solo di discordia, ma di aperta guerra. Il governatore pose innanzi gli
occhi dell'assemblea, che fu a quest'uopo convocata, la provvisione,
dicendo molte cose della bontà del Parlamento. Ei si lasciò anche
intendere, che il frutto della condiscendenza loro sarebbe stato
l'annullazione delle lamentate leggi. Ma le dolci parole poco
profittavano negli animi esacerbati e nelle menti insospettite dei
Virginiani. L'assemblea, che voleva la gara, in vece di entrare nella
disquisizione della proposta, venne tosto in sulla querela del
magazzino, e voleva che si ristorasse. Ma non potendo ciò fare senza il
consenso del governatore, mandarongli dicendo, fosse contento, vi
potessero entrare. Qui nacquero le altercazioni, e mentre tra il sì ed
il no si tenzonava, ecco che il popolo a calca vi fe' impeto dentro, e ne
portò via le armi. Ma se prima erano alterati, ora, veduto lo stato in
cui si trovava, entrarono in grandissimo furore; la polvere guasta; i
focili tolti dagli archibusi; ogni cosa mancante, artiglierie piantate,
ed effetti predati nell'ultime turbolenze.
Il governatore, veduta la mala parata, si ritirò colla sua donna ed i
figliuoli a bordo di una nave da guerra, ch'era sorta in sull'ancore
presso Jork-Town nella riviera di questo nome. Prima di partire lasciò
un messaggio indiritto all'assemblea, col quale dopo di aver narrato,
che in rispetto al pericolo, ch'egli e la sua famiglia correvano per
causa della infuriata moltitudine, aveva cosa prudente stimato di
ritrarsi ad un luogo di sicurezza; annunziava, ch'ei desiderava,
continuassero le bisogne loro; che dal canto suo avrebbe continuato ad
esercitare l'uffizio; e mandassero, secondo che mestiero ne sarebbe,
alcuni dei membri loro a conferir con lui a bordo della nave sugli
affari che correvano.
Rispose l'assemblea, che non potevano recarsi a credere, che alcuno vi
fosse in mezzo ai Virginiani d'animo così scellerato, che fosse capace
di trascorrere all'eccesso, del quale il governatore apprendeva. Si
lamentavano, ch'ei non gli avesse fatti consapevoli dei suoi timori
prima di abbandonar la sede del governo; che avrebbero volonterosamente
tutti quei partiti abbracciati, ch'egli stesso avesse saputo proporre
per la sicurezza sua e della sua famiglia; che in quel luogo così
sconcio non era possibile di seguir il corso degli affari con quella
convenevolezza e celerità, che richiedevano. Lo pregavano perciò,
ritornasse, soddisfacesse all'impazienza dei popoli, e gli disponesse
con questa pruova di confidenza alla quiete ed alla concordia.
Il governatore rescrisse molto acerbamente, perchè questi moti popolari
troppo più, che non si conveniva, gli perturbavano l'animo. Ritornò però
in fine sulla provvision dell'accordo, conchiudendo, che sarebbesi
recato a felicità sua, se avesse potuto esser l'istrumento della
concordia tra le disgiunte parti dell'impero britannico.
La mansuetudine del fine non era valevole a mitigare l'acerbità concetta
negli animi per le male parole del principio della lettera. E se questa
fu aspra, nissun dubiti, che la risposta dell'assemblea non lo sia stata
molto più. In rispetto poi alla provvisione d'accordo risposero, ch'essa
era vana ed insidiosa. Conchiusero, che cambiava bene il modo
dell'oppressione, ma non la levava; perciò non la volevano accettare.
Stando in tal tempera gli animi da ambe le parti, le altercazioni eran
senza fine. Finalmente avendo l'assemblea fatte le provvisioni, mandò
dicendo al governatore, fosse contento di venire nella città di
Williamsburgo per dar la ferma alle medesime. Rispose Dunmore, che non
voleva la sua persona arrisicare in mezzo ad un popolo impazzato,
mandassergli le provvisioni; le avrebbe esaminate. Venisse anche
l'assemblea per fermar gli atti che avesse approvati. Qui fu fatto fine
ad ogni pubblica corrispondenza tra il governatore e la colonia di
Virginia. Se il governatore non voleva fidar sè stesso ai Virginiani,
questi non vollero di vantaggio fidarsi in lui. Senza di che pareva
anche una strana cosa, che in mezzo a tanti sospetti gli uomini
principali di tutta una provincia andassero a mettersi a bordo di una
nave da guerra affatto in balìa di una persona, che credevano avversa, e
che avrebbe in tal modo potuto ritenergli, come statichi a' suoi
ulteriori disegni.
Ricevuta questa risposta l'assemblea vinse un partito, col quale
dichiarò, che si avevano sospetti, che qualche sinistro disegno si
tramasse contro il popolo di quella colonia. Perciò si avvertivano gli
abitatori di star avvisati e pronti a difendere le proprietà e
gl'inestimabili diritti loro. Fatte poscia protestazioni di lealtà al
Re, e di amore verso l'antica patria si risolvettero, aggiornandosi al
mese di ottobre. Così verso la metà di luglio cessò affatto il governo
reale in Virginia, dopo ch'esso aveva bastato per ben dugento anni con
universale soddisfazione dei popoli, e felicità di tutti.
Ma soprastava grave travaglio e pericolo alla provincia. Si temevano
sulle coste e sulle rive dei grossi e numerosi fiumi, che la bagnano, le
correrie del nemico, che tanto prevaleva per le forze di mare. Nè si
stava senza sospetto sugli schiavi, che in essa erano numerosissimi, e
che Dunmore aveva dato intenzione di voler far rivoltare contro i
padroni. Questa generazione d'uomini crudele, e crudelmente trattata, se
si fosse congiunta con alcuni leali in quei primi momenti, in cui il
governo virginiano era tuttavia così tenero, avrebbe potuto operare i
più perniziosi effetti, e forse lo sterminio totale della provincia. Per
la qual cosa fecero i Virginiani un convento, nel quale presero
grandissima confidenza. Procedettero senza soprastamento alcuno ad
assoldar genti, a procacciar munizioni, a far provvisioni di pecunia, ed
a tutti quei partiti pigliare, che credettero poter partorire qualche
benefizio alle cose loro.
Escluso in tal modo Dunmore o per propria caparbietà, o dalla necessità
delle cose dal proprio governo, non volle per altro, essendo egli uomo
pratico nell'arte della guerra, abbandonar la speranza di ricuperar
l'autorità; al qual tentativo l'invitavano oltre l'animo suo tenace e
capace di ogni più grande disegno, anche il desiderio, che aveva
grandissimo, di far qualche rilevata pruova in servigio del suo Re, e
l'opinione, in cui egli era, che sarebbe nato qualche gran moto infra
gli schiavi. Credeva eziandio, che fosse grande il numero dei leali, i
quali non avrebbero, come ei riputava, mancato di romoreggiare, quando
si fosse rappresentato con forti e numerose navi sulle coste, e per fino
nel cuore stesso della provincia. La quale speranza, se non era affatto
vana, non aveva però in sè certezza alcuna; ed il motto volgare, che
dice, che chi vive nella speranza muore a stento, in nissun caso più
pienamente si è verificato, che in questo. Ma questo sperare nelle Sette
e divisioni intestine dei popoli sollevati è stato un errore comune in
tutti i tempi, ed a tutti i capitani. In fatto però vennero a
congiungersi col governatore tutti coloro, che venuti essendo in voce di
popolo non potevan più rimanere sicuramente nella provincia, ed un certo
numero di schiavi, gente tutta di mal affare. Con questi, e colle
fregate da guerra, che là stanziavano, aveva in animo di poter fare
qualche impressione di momento nei vicini luoghi. Ei non omise nemmeno
nissuna diligenza per accrescere il suo navilio, per poter raccor più
gente, e maggiormente alla terra avvicinarsi. Nel che avendo ottenuto il
suo intento, poichè già aveva in pronto oltre le fregate un gran numero
di navi minute, si mise all'opera, mostrandosi ora in questa parte, ora
in quella. Ma di per sè non era abile a produrre qualche considerabil
effetto. Sperava bensì, che il popolo avrebbe fortuneggiato, e pigliate
le armi in favore del Re. Ma questa speranza fu vana. Allora stretto
dalla necessità incominciò le ostilità, le quali riuscirono piuttosto
una ladronaia, che una buona e giusta guerra. Cosa in vero brutta, che
il governatore corresse con ogni sforzo ai danni della sua provincia, e
fosse costretto ad accattar colla forza i viveri, dei quali abbisognava.
E che dall'altro canto coloro, che testè, e per lungo tempo, obbedito
avevano ai comandamenti suoi, s'ingegnassero diligentemente a
ributtarlo. Abbenchè i Virginiani affermavano, ch'era loro data onesta
cagione di così far dal governatore; poichè le soldatesche regie non
solo la conservazione di sè, ma di più la distruzione del paese avevano
in mira. Si lamentavano, che rapissero le persone a loro moleste, ed in
sulle navi le confinassero; che guastassero le piantagioni,
incendiassero le case, rubassero i Neri; nella quale devastazione
seguirono molte ferite e morti. I Virginiani fecero marciar verso i
fiumi e le coste alcune bande di fresco assoldate dal convento
provinciale. Ne seguiva una guerra altrettanto crudele, quanto era
inutile, ed a niun altro fine tendeva, che a vieppiù accendere ed
inasprire gli animi da una parte e dall'altra.
Il governatore inserpentito incendiò la Terra di Hampton, situata sul
porto di questo nome. Avrebbe voluto pigliar ivi le stanze, e farvi un
capo grosso. Ma i Virginiani, sopravvenuti a calca, il rincacciarono.
Lord Dunmore pubblicò la legge marziale, per la quale ogni ordine civile
doveva cessar nella provincia; si esortarono i leali a ripararsi alle
insegne del Re, a ritener presso di loro i censi dovuti alla Corona ed
altre tasse, finchè la pace fosse ristorata. Si dichiararono inoltre i
servitori appartenenti ai ribelli, Neri o Bianchi che si fossero, del
tutto liberi, purchè, pigliate le armi, andassero ad unirsi alle
soldatesche reali.
Questo bando, e massimamente la dichiarazione di liberar gli schiavi,
che dimostrarono, Dunmore fosse un uomo poco prudente e poco temperato
nell'animo, non produssero quegli effetti, ch'egli aveva sperato. Fu
essa generalmente e nelle colonie, e in tutti gli altri paesi biasimata,
siccome quella, che tendesse a turbar fin in fondo la società, a
distruggere la domestica securità, ad ingenerare mortalissimi sospetti,
e ad eccitare una gente, già di per sè stessa crudele, all'ire ed al
sangue. In fatti poi questo partito del governatore riuscì non che vano,
dannoso. Irritò molti, e non sottomise nessuno.
Tuttavia essendo il governatore venuto a terra, prese i suoi
alloggiamenti a Norfolk, Terra molto grossa posta sulle rive del fiume
Elisabet, nella quale, e nelle vicinanze abbondavano i leali. Quivi
concorsero a lui alcune centinaia di questi, e di Neri, dimodochè
diventò in quella parte superiore ai nemici. Alcune milizie provinciali,
le quali avevano fatto le viste di opporsi, furon di leggieri sconfitte.
Già si aveva concetta nell'animo la speranza di esser in grado di
ricuperare la provincia, ed alla divozione del Re tutta ritornarla.
Queste cose, come origine di più importanti moti, e seme di più gran
guerra furono gravemente sentite dai reggitori dello Stato di Virginia;
onde deliberarono di porvi un pronto rimedio. Mandarono con ogni maggior
diligenza alla volta di Norfolk un reggimento di soldati d'ordinanza, ed
una mano di minuti uomini sotto i comandi del colonnello Woodford. Avuto
il governatore intenzione di questi rinforzi, occupò molto prudentemente
un forte luogo sulla sponda settentrionale della riviera Elisabetta,
chiamato _Great-Bridge_, o sia Gran Ponte, distante a poche miglia da
Norfolk. Questo dovevano traversare i provinciali, se volevano arrivare
alla Terra. Quivi construsse tosto un puntone dalla parte di Norfolk,
che affortificò il meglio che seppe e potè per la brevità del tempo, e
lo fornì copiosamente d'artiglierie. Il puntone era da ogni parte
attorniato d'acque e da paludi, e solo vi si aveva il passo per un
dicco, o sia argine molto lungo. Le forze del governatore non erano di
gran momento. Aveva da due centinaia di stanziali, ed una banda di
volontarj norfolchesi. Il resto era, tra gentame di Bianchi, e
servidorame di Neri racimolati in fretta, una moltitudine disordinata. I
Virginiani pigliarono gli alloggiamenti a fronte degl'Inglesi in un
piccolo villaggio a gittata di cannone. Avevano avanti di sè il dicco
molto stretto, l'estremità del quale affortificarono anch'essi con un
puntone. In questo stato stettero molti dì l'una parte e l'altra senza
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