Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 09

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questo aveva il Re ordinato, che le sue navi trattassero nimichevolmente
quei luoghi che resistessero all'autorità sua. Inoltre gli abitatori di
Falmouth, Terra fiorente e ricca, posta sulle marine di Massacciusset,
avevano molestato una nave, la quale cercava di trasportar le robe di
alcuni leali. Gl'Inglesi fulminandola colle artiglierie, e venuti anche
a terra l'arsero tutta.
L'eccidio di Falmouth fu cagione di una molto audace risoluzione
dell'assemblea di Massacciusset, la quale poco tempo prima aveva già
ordinato, che si armassero navi per proteggere le coste. Decretò,
esercitando la potestà sovrana, che si concedessero lettere di marca e
di rappresaglia, e si creassero le Corti dell'ammiragliato, per
giudicare della validità delle prede. Dichiararono per altro, che
l'intenzion loro era solamente di difender le coste, e che si dovessero
solo arrestar quelle navi, che inviate fossero a portar vettovaglie a
quei soldati, che contro gli Americani esercitavano la guerra.
Poco tempo appresso, il congresso generale medesimo, a ciò indotto dalla
necessità di tener travagliata la navigazione e le cose degl'Inglesi, e
proteggere le sue marine, come pure dall'esempio delle prede fatte dai
corsari massacciuttesi, determinò, si construisse ed armasse una flotta
di cinque navi da trentadue cannoni, cinque altre di ventotto, e tre di
ventiquattro una nel Nuovo-Hampshire, due nel Massacciusset, una nel
Connecticut, due nell'isola di Rodi, due nella Nuova-Jork, quattro nella
Pensilvania ed una nella Marilandia. Alla quale flotta prepose
l'ammiraglio Hopkins. Il congresso parve esitare nel concedere le
lettere di marca e di rappresaglia. Prese però una risoluzione, la
quale, quantunque in nome meno nimichevole, in essere partoriva per
altro i medesimi effetti. Diè facoltà alle sue navi di pigliar tutte
quelle che impiegate fossero nel dare assistenza al nemico in
qualsivoglia modo ch'esse ciò facessero. Creò anche poco poi le Corti
dell'ammiragliato. Così appoco appoco si recava in mano l'autorità
sovrana tutta intiera. Usarono gli Americani grandissima diligenza
nell'allestir i legni, ed in men che non si poteva credere, un numero
grandissimo correva i mari vicini, e faceva molte prede sugl'Inglesi, i
quali un tanto ardimento non aspettavano, e si vedevano non senza
maraviglia soprappresi su quell'istesso elemento, del quale si erano fin
allora tenuti, e stati erano signori. Il corseggiare di questi nuovi
navigli riuscì agli Americani molto vantaggioso, e di gravissimi danni
cagione agl'Inglesi; perchè il governo britannico informato delle
strettezze, alle quali si trovava ridotta la guernigione di Boston,
aveva con incredibile spesa imbarcato una copia inestimabile di buoi, ed
ogni altra sorta di bestiame vivente, di carni salate e di vegetabili di
ogni maniera, e le aveva con una veloce armata alla volta di quella
città inviate. I venti contrarj primamente la trattennero per un tempo
inaspettato in mare, sicchè i bestiami morirono, ed i vegetabili si
guastarono. Il rimanente arrivato sulle coste dell'America diventò preda
in gran parte delle navi americane, e ciò spesso sugli occhi stessi dei
comandanti delle navi inglesi, i quali o impediti dalle bonacce, o
battuti dai venti contrarj non potevano soccorrere i loro. Si difettava
massimamente in Boston di legna; al che il governo aveva voluto
provvedere con avere imbarcato a bordo delle passeggiere una quantità
considerabile di carbone. Queste la maggior parte caddero in mano degli
Americani con grandissimo dispiacere e danno sì della guernigione, che
dei Bostoniani medesimi, i quali nella stagione aspra, in cui già si era
entrato, non avevano di che ardere. Nè solo si mostrò prospera la
fortuna agli Americani nell'aver impedito i soccorsi di bocca, che
dall'Inghilterra erano stati mandati al presidio, ma eziandio nell'avere
intrapreso, come fecero, le munizioni da guerra, e le armi, delle quali
essi stessi avevano un presentissimo bisogno.
Stretto da tante necessità il generale Howe aveva già mandato fuori di
Boston, e fatto trasportare sulla terra-ferma vicina, meglio di
settecento bocche inutili. Ecci chi scrive, che tra costoro si trovasse
qualche sprazzo di vajuolo. Il che, se vero è stato, non è credibil
cosa, sia stato fatto a bella posta per infettare il campo americano,
essendo certamente l'animo dell'Howe molto lontano da sì orribile
proposito. Certo è bene, che molti fra gli Americani se lo credettero,
ed alcuni il pubblicarono; e l'assemblea di Massacciusset o perchè sel
credesse ella, o perchè volesse, che sel credessero gli altri, ordinò,
si mandassero ad effetto le cautele solite a pigliarsi ne' tempi
sospetti di quella peste. Intanto Howe costretto dalle necessità per
aver da ardere ordinò, si disfacessero di molte case in Boston;
imperciocchè infestando gli Americani colle navi continuamente il mare,
ogni speranza di trarre dalle vicine terre le legna ed il carbone era
mancata.
In questo mezzo la Camera massacciuttese creava cinquantamila lire di
sterlini in biglietti di credito; e conoscendo, che gli uomini si
lasciano molto condurre alle parole ed ai segni, così essi biglietti fe'
fornire in gentil maniera. Era la divisa loro un Americano tegnente
nella man ritta una spada, attorno la quale si leggevano queste parole
latine: _Ense petit placidam sub libertate quietem_. Colla manca
sostentava il seguente motto: _Magna charta_; e attorno, si leggeva
così: _Fatti in difesa dell'Americana libertà_. La medesima Camera
ordinava, si portasse da ardere all'esercito. Queste cose, egli pare,
facessero quasi per maladetta forza, essendosi molto raffreddati gli
animi loro, o per impazienza o per avarizia. Il generale Lee, che aveva
sciolto molto il freno della lingua, e svertava ogni cosa, gli biasimava
aspramente, e gli chiamava alla discoperta torpidi e timidi, siccome
quelli, che per non perdere l'aura popolare, non si ardissero por mano
ai risoluti consiglj, e venire in sul toccare i cofani. Il congresso
generale poi decretava, che colle medesime pene, le quali fosser fatte
portare a coloro fra gli Americani, che caduti erano in mano del nemico,
fosser puniti per la legge del taglione quelli, i quali caduti in poter
loro avessero dato favore alla ministeriale oppressione. E di vero erano
nate molte querele tra l'una parte e l'altra in rispetto ai trattamenti
usati ai prigionieri di guerra. Abbiamo molte lettere scritte in istile
molto risentito all'un l'altro dai generali Gage e Washington intorno
questa cosa. E siccome è probabile, che da ambe le parti si
magnificassero i danni, così egli è certo, che non si è fatto coi
prigionieri a buona guerra, e che si procedette contro i medesimi con
molta inumanità. Del che nissuno deve pigliar maraviglia, essendo questi
i soliti frutti delle cittadine guerre.
In tal modo travagliavano in sul finir del presente anno le cose civili,
e quelle appartenenti alla guerra nella provincia di Massacciusset, e
specialmente intorno le mura di Boston. Quei di dentro non s'ardivano
saltar fuori, e diventavano ogni ora più stremi di vettovaglie e di
legna da ardere, mentre quei di fuori non s'attentavano di assaltargli,
e si credevano di dover vincere alla fin fine questa pruova di piano e
di queto.
Ma la fazione più importante di tutto questo anno si fu quella
dell'invasione del Canadà tentata dall'armi americane. Aveva il
congresso considerato, che non senza grave cagione aveva il governo
inviato per governatore in quella provincia il generale Carleton, uomo
di animo invitto, di mente vasta, e di chiaro nome nelle faccende
militari; ed investitolo, siccome già abbiam veduto, di sì piena
autorità, che nissun governatore prima di lui ne aveva a gran pezza
avuto altrettanta. Sapeva, ch'egli ogni sforzo faceva per far levar i
Canadesi e gl'Indiani, e spignerli all'armi contro le colonie. E sebbene
da principio molta ripugnanza avesse incontrato tra i primi, temevasi
però, che coll'arti e coll'autorità sua riuscisse finalmente a potergli
soldare. Non ignoravasi la disposizione in cui erano i popoli del
Canadà, i quali erano, siccome Francesi, poco stabili, e non poco
irritati all'atto di Quebec, siccome quello, che sebbene la religion
loro favorisse, gli metteva però di nuovo sotto l'antica soggezione
verso la nobiltà, ch'essi detestavano; e non si voleva trasandar
l'occasione di far profitto di questo mal animo loro, prima che Carleton
svolti gli avesse. Speravasi, che giunti colà gli Americani vittoriosi,
non avrebbero i Canadesi esitato ad abbracciar le parti loro per l'odio
che portavano alla nobiltà, e per la moderazione, colla quale gli
Americani eran soliti procedere nelle cose appartenenti alla religione.
La provincia del Canadà era allora sfornita di soldati di ordinanza, i
quali tutti erano stati chiamati a Boston. Aveva per altro il congresso
avuto intenzione, che nella vegnente primavera era il governo per fare
un grande sforzo in quella provincia, mandandovi in copia armi, soldati
e munizioni per assalir le colonie alle spalle. La qual cosa, se si
fosse aspettata, senza farvi contro nissun rimedio, era da dubitarsi di
qualche gran male. Imperciocchè i coloni, assaltati nel medesimo tempo
di fronte ed alla coda, non avrebbero potuto resistere. Dava eziandio
favore a questo disegno il felice evento dell'impresa di Ticonderoga e
di Crown-point, per la quale era stata aperta agli Americani la via del
Canadà. Pensavano, che si dovesse usar bene la presente occasione, in
cui le soldatesche britanniche erano tutte rinchiuse in Boston, ed
avevan là ben che fare, senza che andar potessero a prestar ajuto in una
parte sì lontana dalle province della lega. Ma vi era da temere, che se
s'indugiasse, avrebbe il governo inglese fatti gli opportuni
provvedimenti per opprimere ad un tratto le colonie, ed all'antica
divozione ritornarle. Nè non era da non curarsi la considerazione, che
sui principj massimamente dei moti popolari si deve far dai Capi qualche
rilevata impresa per confermar gli animi; senza di che si corre
pericolo, che si raffreddino, e, deposta la foga, si ricompongano nella
pristina quiete con grave danno e perdita loro. Nelle imprese dubbie,
che i popoli sollevati tentano, la speranza ed il timore nascono e si
depongono prontissimamente. Al che si debbe aggiungere, che altrettanto
più ostinatamente difendono i popoli una causa, quanto più la credono
giusta; ed altrettanto giusta la credono, quanto essa è felice. Da tutte
queste ragioni mosso il congresso, si risolvette a far la spedizione del
Canadà. Nella qual cosa però non è, che gli uomini prudenti non
trovassero molte e gravi difficoltà. Questo non era più un volere star
sulle difese, ma sibbene un offendere gravissimamente quel principe, al
quale protestavano ancora fedeltà, portando le armi in una sua
provincia, la quale in nissun modo gli aveva chiamati. Quest'era non
solamente incitar con parole i sudditi quieti e non offesi alla
resistenza contro l'autorità legittima del proprio sovrano, ma ancora
occupar violentemente il paese loro, e trargli per forza a parte della
sedizione. Si doveva temere, che un sì audace disegno non discoprisse
troppo le intenzioni del congresso generale, e che perciò quelli fra i
coloni, i quali di buona fede combattevano per ottener dal governo la
rivocazione delle novissime leggi, e desideravano, detestando la totale
separazione dalla Gran-Brettagna, di ritornare all'antica obbedienza, si
ristassero, ed i compagni abbandonassero. Nè non istavano molti senza
apprensione, che si perdesse per l'esecuzion di questo disegno quel
favore, che molti abitanti dell'Inghilterra, e parecchj membri del
Parlamento avevano sin allora alla causa dell'America prestato, perchè
in tal caso, da sudditi offesi diventati sarebbero pregiudiziali nemici,
da uomini oppressi soldati oppressori, da cittadini difendentisi contro
una sembianza di tirannide insaziabili assaltatori di una pacifica
provincia. Si doveva anche credere, che il timore che non fossero messe
a sacco ed a ruba le merci e le proprietà inglesi, che in gran copia si
ritrovavano ammassate nel Canadà, e massimamente nella città di Quebec,
alienasse molto gli abitatori dell'Inghilterra. Ma però si discorreva
dalla contraria parte, che allorquando si è già venuto all'armi e sparso
il sangue, il persistere nella guerra difensiva, egli è un lasciar
migliori condizioni all'inimico, il quale non ha il medesimo rispetto;
che giacchè si era la guerra incominciata, si doveva essa con tutti i
più efficaci mezzi continuare, e che certamente nissuno più efficace si
poteva immaginar di quello di assalire e preoccupare il nemico nella sua
parte più debole. Si osservava, che l'Inghilterra non avrebbe usato
questa distinzione delle difese e delle offese, ma che avrebbe
esercitato sopra tutti indistintamente la medesima vendetta; che l'armi
sole, e queste gagliardamente e pienamente usate, e non i timidi rimedj
quelli erano, che dovevano gli Americani dagli estremi danni preservare;
che la felicità dell'impresa, la quale molta probabilità aveva, non solo
i titubanti, ma forse anche gli avversi avrebbe conciliato, e che ogni
tentativo che l'uomo faccia, qualche parte d'incertezza s'incontra e
qualche pericolo; ma che non debbono perciò ristarsi gli animi generosi.
Ricordavasi quell'antico motto, _che chi non fa quando e' può, non fa
quando e' vuole_. Riflettevasi finalmente, che gli acconci parlatori
delle due Camere del Parlamento o per amor della libertà, come dicevano,
o certo almeno per l'ambizione e per l'agonia di contraddire ai
ministri, non si sarebbero rimasti dal lodare, non che dal difendere la
causa degli Americani, quantunque questi avessero fatto peggio, che
assaltare la provincia del Canadà.
Fatta la risoluzione non fu lento il congresso a fare tutti quei
provvedimenti, ch'erano a sì importante spedizione necessarj. Tremila
soldati, parte abitatori della Nuova-Inghilterra, e parte Jorchesi
furono trascelti all'impresa. Erano capitanati da due brigadieri
generali Wooster e Montgommery, ed avevano per capitano generale il
maggiore generale Schuyler, uomini tutti, in cui l'America aveva
grandissima fede collocata. E siccome per arrivar nel cuore del Canadà,
bisognava far la via del lago Champlain, dei fiumi Sorel e San Lorenzo,
dei quali l'ultimo largo e profondo bagna le mura di Quebec, città
capitale della provincia, così si era dato opera a construrre piatte a
Ticonderoga ed a Crown-point per trasportar le soldatesche, ovunque
d'uopo fosse. Dovendosi poi andare in una provincia, la quale non era
nella lega americana entrata, e che si reggeva alle sue proprie leggi,
non si poteva sperare che gli abitanti suoi ricevessero i biglietti di
credito che correvano nelle colonie, e medesimamente si abborriva, che i
soldati vivessero a discrezione in una contrada, che s'intendeva doversi
rendere favorevole ed amica. Perciò il congresso aveva, fatto un sforzo,
raggranellato cinquantamila dollari in ispecie, e destinatigli alla
spedizione. Egli era ancora necessario per assicurarsi alle spalle, che
si confermassero nell'amicizia gl'Indiani, che abitavano le rive del
fiume Mohack, che mette in quello del Nort un poco al di sopra di
Albanìa. Perciò il generale Schuyler si era fermato in questa città, e
teneva continue pratiche coi medesimi, coi quali esercitava grandissima
autorità. Era già arrivato Montgommery a Crown-point accompagnato da una
parte dell'esercito, e stava aspettando l'arrivo del rimanente.
Carleton, che stava molto avvisato, vedendosi venire tanta piena
addosso, e pensandosi che, se s'impedisse agli Americani l'entrare nel
fiume Sorel, sarebbe loro impossibil cosa stata il penetrar nel Canadà,
aveva fatto construrre ed armare un grosso giunco, con altri legni
minori, e dal Forte di San Giovanni intendeva di fargli innoltrare sino
all'emissario del lago nel Sorel, sperando in tal modo, e non senza
ragione, di chiudere affatto il passo agli Americani. Montgommery,
avutone intenzione, giudicando questo disegno di Carleton di quella
importanza ch'egli era, determinò di preoccuparlo, e si mosse, con
quelle poche genti che aveva, verso il Sorel. Entratovi andò ad occupare
l'isola delle Noci, la quale giace sull'entrar del fiume presso il lago.
In questo mezzo arrivava Schuyler da Albanìa, non senza però aver prima
lasciato gli ordini opportuni per far marciar le genti della spedizione
all'isola delle Noci. Quivi accozzatisi i due generali mandarono un
bando ai Canadesi, col quale gli esortavano a congiungersi cogli
Americani per difendere le libertà loro, e dichiararono, ch'essi
entravano nella contrada, non come nemici, ma come amici e protettori, e
che solo avrebbero combattuto contro le guernigioni inglesi. Per
accoppiar poi alle dimostrazioni la forza, determinarono di avvicinarsi
al Forte San Giovanni, il quale, posto alla sinistra riva del Sorel,
tutto lo signoreggia ed impedisce il transito verso il San Lorenzo.
Adunque si mossero, sebbene senza artiglierie, verso San Giovanni, e
sbarcarono ad un miglio e mezzo distante dal Forte dentro di una palude,
per la quale marciarono, serbando gli ordini, verso il medesimo a fine
di riconoscere il luogo. In questo mentre ebbero a ributtare un feroce
assalto degl'Indiani, i quali volevano impedire, non guadassero un
fiume. Dispersi quelli, gli Americani si accamparono la notte a veggente
del Forte, ed incominciarono a farvi le trincee. Ma avuto avviso, che il
Forte era ottimamente munito, non isperando di far frutto per allora, se
ne ritornarono il giorno seguente all'isola delle Noci, dove
determinarono di aspettare i rinforzi e le artiglierie. Quivi per
impedire il passo alle navi di Carleton da San Giovanni al lago chiusero
la riviera, che quivi ha il suo letto molto angusto, con macchine
opportune. Intanto ritornava Schuyler ad Albanìa per ultimar il trattato
cogl'Indiani, e per accelerar l'arrivo dei soccorsi all'isola delle
Noci. Ma quivi o trattenuto dagli affari, od impedito dalla malattia,
imperciocchè ei pativa di gotte, si ristette, di maniera che tutto il
governo della guerra del Canadà rimase nelle mani del solo Montgommery,
uomo per altro molto capacissimo a sostentare un tal peso. Incominciò
egli con opportune pratiche a spiccar gl'Indiani dalle parti di
Carleton, acciocchè stessero neutrali, il qual fine ottenne senza molta
difficoltà. Poi essendo arrivati i rinforzi e le artiglierie, deliberò
di andare a porre l'assedio a San Giovanni. Consisteva il presidio in
cinquecento, o seicento soldati d'ordinanza, con dugento Canadesi
capitanati dal maggiore Preston. Ma l'esercito del Canadà, siccome tutti
gli altri delle colonie unite, avevano carestia di polvere e di palle
d'artiglieria, e perciò si faceva poca impressione contro la Fortezza.
Si aggiungeva a questa difficoltà il difetto della disciplina nelle
truppe provinciali ritrose e male obbedienti ai comandi. A questo
rimediava il Montgommery colla pazienza, colle promesse e colle minacce,
ajutate tutte dalla sua magnanimità e dall'autorità della persona sua,
che presso tutti era grandissima. Per superar poi la prima offerì la
fortuna un mezzo favorevole. È posto un poco sotto il Forte San
Giovanni, pure sul fiume medesimo di Sorel, un altro piccolo Forte
chiamato Chambli, il quale non avevano gl'Inglesi fornito, perchè
credevano che il nemico non vi potesse arrivare, se non si fosse prima
impadronito di quello di San Giovanni. A questo voltò tosto il pensiero
il generale americano. Mandovvi un buon polso di genti tra coloni e
Canadesi sotto i comandamenti dei maggiori Brown e Livingston, i quali
arrivati alla non pensata entrarono nel Forte, e se ne fecero padroni.
Il presidio, ch'era debolissimo, fu fatto prigioniero. Vi si trovarono
alcuni pezzi di artiglieria con centoventiquattro barili di polvere. Le
bandiere inglesi conquistate furon mandate a gran festa al congresso.
Gli Americani, ottenute le munizioni, delle quali mancavano, strinsero
l'assedio di San Giovanni, aprirono una batteria a dugento cinquanta
passi dal Forte, e vi piantarono le artiglierie.
Molte bande di Americani correvano il paese tra il fiume Sorel e quello
di San Lorenzo, dove furono ricevuti con grandissime dimostrazioni di
allegrezza dai Canadesi, i quali venivano ad unirsi con loro a schiere,
portando armi, vettovaglie e munizioni. Trovandosi adunque superiori, si
accrebbero loro gli animi, ed i due Capi, il colonnello Allen ed il
maggiore Brown, l'uno e l'altro gente molto avvisata, fecero la
determinazione di sorprendere e pigliar per una battaglia di mano la
città di Monreale, capitale del Canadà superiore, posta in un'isola
fatta da due rami del San Lorenzo. Allen pervenuto a Longueil, trovate
le barche, traversò il San Lorenzo di notte tempo sotto Monreale. Doveva
nell'istesso tempo varcare Brown: ma mancò; onde l'altro si trovò in
pericoloso frangente. Carleton, il quale era allora in Monreale, ed era
uomo, che sapeva bene usar le occasioni, conosciuta la debolezza
dell'Allen, gli venne all'incontro con alcune centinaia d'uomini tra
Inglesi, Canadesi ed Indiani. Si attaccò una feroce mischia, nella quale
Allen si difese con molto valore. Ma sopraffatto dal numero, perduti
molti de' suoi, ed abbandonato dagli altri, principalmente dai Canadesi,
fu costretto ad arrendersi. Il governatore non volle far seco lui a
buona guerra; ma, fattolo incatenare, lo mandò in Inghilterra.
Il governatore, preso nuovo ardire da questo prospero successo, si
determinò a far qualche pruova per liberar dall'assedio San Giovanni. A
quest'effetto aveva raggranellato tra Indiani, Inglesi e Canadesi un
buon numero di soldati. Ma non credendosi di aver forza sufficiente per
ottener il suo fine, deliberò di partir da Monreale per andarsi a
congiungere col colonnello Maclean, il quale col reggimento di Scozzesi
chiamato i _Reali Montanari fuorusciti_ occupava la foce del Sorel nel
San Lorenzo. Intendeva egli con queste genti unite poter con sicurezza
marciare contro Montgommery, e levar al tutto l'assedio. La fortuna non
favorì il disegno. Stando il generale americano in sospetto, che la
guernigione di Monreale governata da un uomo tanto sagace ed attivo,
quanto Carleton si era, non facesse qualche motivo, aveva fatto correre
da numerose schiere de' suoi la riva dritta del destro ramo del San
Lorenzo. Il governatore, preparata ogni cosa, ed entrato nei battelli si
attentava di passar il fiume per andar a sbarcare dall'altra parte a
Longueil. Accortisi del disegno gli Americani condotti dal colonnello
Warner piantarono le artiglierie in riva del fiume, e cogli archibusi
stavano pronti a ributtare il nemico. Lasciarono avvicinare le navi del
governatore, contro le quali, giunte ch'esse furono a gittata,
scaricarono le armi, ma principalmente le artiglierie, che trassero a
schegge. Le genti del governatore soprapprese da questo improvviso
impeto, tosto si disordinarono. Abbandonata l'impresa si ritirarono di
nuovo dall'altra parte del fiume a Monreale. Il colonnello Maclean,
avute le novelle delle cose poco felicemente succedute intorno Longueil,
si ritirava a Quebec, lasciando libera agli Americani la bocca del
Sorel.
Intanto si procedeva caldamente nell'assedio di San Giovanni.
Montgommery si era già molto colle sue trincee avvicinato alla murata, e
si apparecchiava a dar l'assalto. Ma quei di dentro si difendevano
gagliardamente, e non facevano alcuna vista di volersi arrendere,
quantunque incominciassero a difettar di vettovaglie. Arrivarono
finalmente i certi avvisi della rotta ricevuta da Carleton, e
Montgommery mandò tosto dentro un trombetto accompagnato da uno dei
prigionieri fatti dal Warner con una lettera per informar Preston di
quell'avvenimento, che gli toglieva ogni speranza di soccorso, e per
esortarlo a por giù un'ostinata difesa, la quale altro non era per
partorire, che uno inutile spargimento di sangue. Ricusava dapprima
Preston, e domandava qualche giorno di soprastamento. Ma l'Americano non
poteva consumar il tempo inutilmente, essendo già molto innoltrata la
stagione. L'Inglese fu obbligato ad arrendersi il giorno tre di
novembre, dopo un mese e mezzo d'assedio, salve le robe e le persone, e
con tutti gli onori della guerra. Furon condotti prigionieri per la via
di Ticonderoga in quelle colonie, che furon credute più accomodate. Così
venne in poter degli Americani il Forte di San Giovanni, il quale dopo
la perdita di Ticonderoga e di Crown-Point era meritamente riputato la
chiave del Canadà. Vi si trovarono diciassette bocche da fuoco tutte di
bronzo, ventidue di ferro, sette bombarde, con una quantità notabile di
palle e di bombe, ed alcuni attrezzi navali; munizioni da guerra e da
bocca poche, essendo state logorate.
Preso il Forte di San Giovanni corsero tosto i provinciali ad occupar le
bocche del Sorel, e quella punta di terra, che questo fiume forma nella
sua congiunzione col San Lorenzo. La cosa era di somma importanza per
impedire, che le navi armate, le quali il governatore teneva allestite a
Monreale, non potessero, calando a seconda dell'acqua pel San Lorenzo,
salvarsi a Quebec. Si aveva speranza eziandio d'intraprendere la persona
stessa di Carleton, il quale si trovava tuttavia in Monreale, città, che
non essendo fortificata, non era capace di alcuna difesa. A questo fine
rizzarono i provinciali batterie su quella punta, ed essendo il fiume
molto largo construssero con grandissima sollecitudine foderi e batterie
galleggianti, colle quali non solamente impedirono il transito all'ingiù
al naviglio del governatore, ma di più, assaltatolo, l'obbligarono a
ritirarsi verso Monreale. Tutto quell'apparato navale, ed il governatore
medesimo correvano grandissimo pericolo. Arrivava intanto sotto le mura
di Monreale Montgommery il giorno dopo, che Carleton ritrattosi a bordo
delle navi l'aveva abbandonato. Gli abitanti proposero incontanente
molti articoli di capitolazione, ai quali Montgommery non volle
ratificare, allegando, che non essendo essi in istato di difesa non
potevano far accordo, e perciò intimò loro, si arrendessero a
discrezione. Tuttavia essendo egli non meno cortese, che valoroso, ed
ornato di tutte quelle virtù civili, che in uomo capir possono, concesse
ai Monrealesi umanissime condizioni, promettendo loro con una scritta di
sua mano, che avrebbe protetto le proprietà, le persone e la religione.
Aggiunse, volendo accennare un accordo e lega colle colonie unite, che
sperava, che i civili e religiosi diritti di tutti i Canadesi stati
sarebbero stabilmente constituiti da un provinciale congresso; che le
Corti di giustizia sarebbero ordinate a modo della costituzione inglese,
e generalmente, dei chiesti patti, concesse tutti quelli, che la
sicurezza del suo esercito, ed i suoi ulteriori disegni potevano
consentire. Queste cose faceva Montgommery non solo, perchè così portava
l'animo suo, che invero era cortesissimo e liberalissimo, ma eziandio
per dar sicurtà agli altri Canadesi, e principalmente agli abitatori di
Quebec, acciocchè, deposto ogni timore, e confidandosi affatto nella
fortuna e nella fede sua, alle parti americane si accostassero.
Assicurati così gli abitanti di Monreale, entrò vittorioso nella città
addì tredici di novembre.
Le genti di Montgommery, essendo mal in arnese, erano grandemente noiate
dal freddo della stagione, che incominciava ad innoltrarsi, e dal rigor
di quel clima. Specialmente nel viaggio loro da San Giovanni a Monreale,
essendo quelle terre molto basse e piene di fango, incontrarono molte
fatiche e disagi, i quali però sopportarono con incredibile pazienza. Ma
giunte in Monreale incominciarono ad inritrosire; e molti soldati,
essendo terminata la condotta, se ne volevano alle case loro ritornare.
Ma Montgommery colle parole e coll'autorità sua, e coll'aver partiti fra
di loro nuovi abiti di panni trovati in quella città, e comprati a buon
prezzo, ne fermò una parte. Gli altri se n'andarono, sicchè diminuì
l'esercito già non troppo grosso. Ma più crescevano gli ostacoli, e più
s'infiammava nell'impresa quell'animo smisurato del Montgommery.
Coll'essersi i provinciali renduti padroni di Monreale, si era tolta
ogni speranza al navilio del governatore. Si trovava questi come
assediato in quella parte del fiume San Lorenzo, ch'è compresa tra
quella città e le bocche del Sorel. Sotto gli serravano il passo le
batterie galleggianti, ed i foderi armati con artiglierie sotto i
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