Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 01

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STORIA DELLA GUERRA
DELLA INDEPENDENZA
DEGLI
STATI UNITI DI AMERICA

SCRITTA DA
CARLO BOTTA

VOLUME SECONDO

MILANO
PER ANTONIO FONTANA
M.DCCC.XXVII


STORIA DELLA GUERRA AMERICANA


LIBRO QUINTO

[1775]
Giace Boston nel mezzo della provincia di Massacciusset su d'un tratto
di terra, il quale congiunto essendo col continente per mezzo di una
strettissima lingua, che chiamano l'istmo, si allarga per dar luogo, e
ricevere tutta l'ampiezza della città. Questo tratto ha una figura
irregolare, ritirandosi in dentro qua e là, per formare seni di mare, o
sporgendo in fuori per fare promontorj. In su d'uno di questi seni,
volto ad oriente, si trova il porto per ogni sorta di navi sì da guerra,
che da commercio molto opportuno. Verso tramontana la Terra si divide in
due parti a guisa quasi di due corna, delle quali quella che guarda
verso greco chiamano punta di Hudson, e quella che è volta a maestro
punta di Barton. A dirimpetto di queste due punte osservasi un'altra
penisola, che da una grossa Terra, la quale vi si trova in quella parte
che guarda verso Boston, piglia il nome di Charlestown, e si congiunge
col continente per mezzo di un istmo molto stretto, che chiamano pure
col nome di Charlestown. Tra le due punte di Hudson e di Barton, e tra
quella di Charlestown, s'insinua il mare formando uno stretto braccio
circa un mezzo miglio largo, e va a dilatarsi e fasciare dall'altra
parte tutta la costa occidentale della penisola di Boston. In questa
cala mettono varie riviere, delle quali le principali sono la Muddy, la
Carlo e la riviera Mistica, o sia riviera di Medford. Poco lungi
dall'istmo di Boston il continente sporge in fuori, e forma un lungo
promontorio, che si distende per la dritta verso levante, e forma quasi
un'altra penisola, abbenchè si congiunga al continente con un istmo
molto più largo di quelli di Boston, e di Charlestown. Lo chiamano
l'istmo ed il promontorio di Dorchester. Tanto la penisola di
Charlestown, quanto quella di Dorchester sono così vicine a quella,
sulla quale è situato Boston, che sta in mezzo all'una e all'altra, che
le batterie poste su quelle possono coi tiri loro arrivare alla città.
La quale cosa tanto più facilmente si può fare, in quanto che vi sono
nelle due mentovate penisole monticelli molto a quest'uopo convenevoli.
Imperciocchè uno ve ne ha su quello di Charlestown, il quale chiamano
Breed's-hill, che sta a sopraccapo del borgo di Charlestown, e guarda
molto da vicino la città di Boston; ed un altro si trova più indietro
verso l'istmo, e perciò da Boston più lontano, che ha il nome di
Bunker's-hill. E medesimamente su quello di Dorchester vi sono le
alture, che portano questo stesso nome, ed un'altra, che chiamano
Nook's-hill, la quale è posta sopra uno sprone, che la penisola forma
verso Boston. Il seno poi di mare, pel quale si va al porto, è cosperso
di molte isolette, delle quali le più principali sono quelle di Noddles,
di Thompson, del Governatore, l'Isola Lunga, e quella del Castello. A
ponente della città di Boston sulla riviera di Carlo è situato il grosso
borgo di Cambridge, ed a ostro in rimpetto dell'istmo quello di Roxbury.
Adunque l'esercito americano coll'ala sua sinistra teneva la riviera
Mistica, ed impediva il passo per l'istmo di Charlestown; il grosso
aveva i suoi alloggiamenti a Cambridge, e l'ala diritta, che stanziava a
Roxbury, teneva in rispetto il presidio dalla parte dell'istmo di
Boston, acciò per questo, ch'era fortificato assai, non isboccasse, e
facesse correrie nel paese.
In questa situazione rispettivamente si trovavano i due eserciti nemici;
ma la condizione loro era molto l'una dall'altra diversa pel numero e la
qualità dei combattenti, per le opinioni, per la perizia nei fatti di
guerra, per le armi, per le munizioni e per le vettovaglie. Erano gli
Americani molto superiori di numero; ma questo numero era a continua
variazione soggetto; imperciocchè non essendosi ancora quella severità
di disciplina presso di loro introdotta, che tanto è necessaria al buon
ordine ed alla stabilità degli eserciti, i soldati andavano e venivano
come loro pareva meglio; e nuova gente ognidì sottentrava a quella, che
lasciava l'oste. Abbondavan nel campo loro ogni sorta di vettovaglie, e
specialmente i vegetabili cotanto necessarj alla sanità dei soldati. Ma
scarsissime erano le armi, avendo in tutto sedici pezzi d'artiglierie da
campo, delle quali a mala pena sei potevano convenientemente adoperarsi.
Quelle di bronzo, ch'eran poche, eran di piccola portata. Ne avevano
però alcune grosse di ferro con tre o quattro bombarde e obici, con
qualche scarsa provvisione di palle e di bombe. Ma di polvere
difettavano assai, essendo che, fatta la veduta nei fondachi pubblici,
se ne trovarono soltanto ottanta due mezzi barili, abbenchè una certa
quantità si poteva dalle vicine Terre ottenere; ma questa anche sì poca,
che sarebbe stata di breve logorata. Di archibusi abbondavano, ma non di
comune calibro, ciascuno avendo portato il suo. Gli maneggiavano con
maravigliosa destrezza, e perciò erano attissimi a far l'uffizio di
soldati leggieri e di stracorridori; ma nelle battaglie giuste avrebbero
fatto cattiva pruova. Abiti comuni non avevano, nè riposte per le
vettovaglie, e vivevano di giorno al dì, come Dio la mandava. Ma in su
quei primi calori ogni cosa abbondava, portandone le genti all'intorno
molto sollecitamente. Moneta non avevano, se non poca; ma sì biglietti
di credito, che io quel tempo valevan tant'oro. Gli uffiziali erano mal
pratichi, eccettuati quei pochi, i quali avevan le guerre anteriori
vedute. Eran essi eziandio dai proprj soldati mal conosciuti, non
essendo ancora le compagnie ben ferme, e andando soggette a continuo
cambiamento. Gli ordini male si osservavano; ognuno voleva comandare e
far a modo suo; pochi obbedire. In somma, se si salvano alcuni pochi
reggimenti, che in certe province erano stati da capitani esperti
ammaestrati, il rimanente era un esercito tumultuario. Ma a tutte queste
cose sopperiva la pertinacia delle menti loro, il calor delle parti,
l'opinione, che tutti avevano grandissima, della giustizia della causa
loro, i conforti dei Capi e dei ministri della religione, i quali in ciò
non mancavano all'uffizio loro, esortando giornalmente quelle genti già
molto di per sè stesse inclinate all'entusiasmo ed alle cose religiose,
di persistere, di star forti in una impresa, che a Dio piaceva, ed a
tutti gli uomini diritti e dabbene. Con questi deboli apparati, e con
questo grande animo incominciarono gli Americani una guerra, che ogni
cosa annunziava dover riuscire aspra, lunga ed ostinata. E si poteva ben
prevedere, che ove fossero costanti stati, quantunque avessero ad esser
perdenti in sui principj, dovevano tuttavia alla fine vincer la pruova;
imperciocchè conservando quel coraggio, ed acquistando la disciplina e
la scienza della guerra, non era da dubitare, non i soldati loro
diventassero finalmente in ogni parte uguali ad altri qualsivolessero.
Dall'altro canto agl'Inglesi abbondavano tutte quelle provvisioni, che
all'esercizio della guerra si appartengono. Perciocchè di cannoni e di
ogni altra sorta d'artiglierie, di archibusi eccellenti, di polveri e di
ogni maniera d'armi avevano non che abbondanza, dovizia. Eran tutti
soldati espertissimi, usi alle fatiche ed ai pericoli; serbavan gli
ordini, ed avevano imparato da lungo tempo l'arte difficile, e sì
necessaria nella guerra, di obbedire. Si ricordavano delle segnalate
pruove fatte altre volte in servigio della patria loro, pugnando contro
le più agguerrite nazioni del mondo. E quello, che molto accresceva di
fermezza a quell'esercito, ciò era, che combattevano sotto le insegne
del Re; dal che suole più riscaldarsi la opinion dell'onor militare; ed
avevano ad incontrare un nemico, il quale tenuto era ribelle; il che
suol dare oltre il coraggio una certa concitazion d'animo più forte del
coraggio stesso. Volevano dell'affronto di Lexington vendicarsi, e non
potevano recarsi nell'animo, che potessero questi Americani resister
loro, nè abbandonar l'opinione, concetta della codardia di quelli,
attribuendo il successo di Lexington ai luoghi difficili ed alla
moltitudine dei nemici. Credevano, che quando venuto si fosse ad un bel
fatto, ad una battaglia giusta, non si ardirebbono di mostrare il viso.
Ma però prima che arrivassero gli ajuti, che si aspettavano
dall'Inghilterra, era gioco forza si contenessero, essendo a paragone sì
pochi, che non arrivavano ad un terzo dei loro nemici. Incominciavano
intanto a difettar grandemente di carnaggio e di ogni specie di
camangiare, usando gli Americani grandissima diligenza, perchè dai
vicini luoghi non ne fossero portati dentro la città. E sebbene avessero
gl'Inglesi il mare libero e molti navilj sottili, dalle Terre della
Nuova-Inghilterra non potevano alcuna cosa procacciarsi, avendo gli
abitatori sgombrati i bestiami alle parti interne della provincia, e
dall'altre colonie potevano poco e nulla ottenere di buon grado, nè
volevano usar la forza, per non esser quelle ancora chiarite ribelli.
Perciò si viveva in Boston in grandissime angustie, essendo le carni
salate divenute l'unico cibo sì del presidio, che dei cittadini; perciò
gl'Inglesi ardevano di desiderio, che arrivassero i rinforzi
d'Inghilterra per poter fare qualche rilevata pruova, e sbrigarsi dalle
difficoltà, nelle quali si ritrovavano.
Siccome i Bostoniani privi di vettovaglie proprie non avevano donde
trarre gli alimenti loro, se non se dai magazzini del Re, così gli
assedianti anche per questo effetto usavano ogni più attenta opera,
perchè di fuori non ne fossero portate, sperando, che il difetto delle
vettovaglie indurrebbe finalmente il governatore al acconsentire, che
quelli uscissero dalla città, o che almeno le bocche disutili, donne e
fanciulli, avrebbero ottenuto la licenza di partirsene. La qual cosa i
provinciali parecchie volte, e con molta instanza richiesta avevano. Ma
il governatore malgrado gli stretti termini, in cui si trovava rispetto
alla difficoltà di pascere l'esercito, stava molto alla dura,
considerando gli abitanti, come altrettanti statichi per assicurare la
città ed il presidio, temendosi, che i provinciali volessero dar la
battaglia, e di quella impadronirsi a stormo. Della qual cosa però non
vi era pericolo nissuno, nonostante che ne facessero correr la voce a
bello studio. Imperciocchè i Capi loro consideravan molto bene, quali
perniziosi effetti prodotti avrebbe nell'opinione generale, e di quanto
si sarebbero gli animi raffreddi, se l'assalto si fosse tentato
infelicemente in quel primo periodo della guerra. E che avesse a riuscir
a buon fine, si aveva poca speranza, stantechè le fortificazioni
sull'istmo erano molto formidabili, e dall'altre parti si poteva poco
frutto aspettare, essendo gl'Inglesi padroni del mare, ed avendo in
pronto un numeroso navilio. Ma finalmente il generale Gage, stretto
dalla necessità, e volendo anche cavar le armi dalle mani dei cittadini,
sul conto dei quali non istava senza molta apprensione, dopo una lunga
pratica tenuta col Consiglio della città consentì ad un accordo, col
quale si stabilì, che rendendo le armi e deponendole a Faneuil-Hall, od
in altro luogo pubblico, avrebbero coloro, che volessero, la facoltà di
andarsene, dove meglio piacesse loro con tutte le robe loro;
intendendosi però, che le armi fossero restituite in tempo opportuno. Si
accordò ancora, che trenta carri avrebber la facoltà di entrare in
Boston per prendervi le cose appartenenti ai fuorusciti, e che a questo
medesimo fine fornirebbe l'ammiraglio le navi necessarie. In sulle prime
l'accordo si osservò da una parte e dall'altra fedelmente. Gli abitanti
deposero le armi, e Gage concedeva le licenze. Ma poco dopo, o ch'egli
non volesse privarsi del tutto degli statichi, o che temesse, siccome si
divulgò, che i nemici covassero il disegno di metter fuoco alla città,
tostochè le persone a lor fedeli abbandonata l'avessero, o qualunque
altra cagione, che il movesse, trovato il pretesto, che a quei che
andavan fuori pei bisogni degli affezionati alla causa reale, erano
fatte soperchierie, incominciò a non voler più permettere le uscite. Del
che si levò fra i Bostoniani ed i provinciali, che stavano all'intorno,
un romore grandissimo. Ciò nonostante il governatore persisteva nella
sua risoluzione. Finalmente, come per bella forza concedeva di nuovo la
uscita ad alcuni con condizione però, lasciassero dietro di sè le
masserizie; il che riuscì ad essi di non poco danno e scomodo. Molti di
coloro, ch'erano stati soliti a vivere con tutti gli agi della vita, ora
si trovavan ridotti per causa di questo rigor nuovo del generale nella
mancanza di tutte le cose. Si disse ancora, e ciò par molto probabile,
ch'egli per certa crudeltà che non può a patto nissuno scusarsi, nel
concedere i passaporti usasse a bella posta di sceverare le famiglie,
separando le mogli dai mariti, i padri dai figliuoli, i fratelli dai
fratelli, dei quali alcuni ottenevan la facoltà di andarsene, ed altri
costretti erano a rimanere. I poveri e gl'infermi furon tutti lasciati
sortire. Ma anche qui successe una cosa barbara, la quale se non fu
fatta a bello studio, doveva almeno a bello studio impedirsi; e questa
fu, che fra gli ammalati furon lasciati uscire quelli, ch'erano presi
dal vajuolo, malattia mortalissima in America ed in altrettanto orrore
tenuta, in quanto la peste stessa nelle regioni dell'Asia e dell'Europa.
Questo malanno si appiccò tosto, e fece un danno incredibile fra i
provinciali.
Mentre queste cose si facevano intorno e dentro la città di Boston, le
altre province si apparecchiavano con grande sforzo alla guerra. La
città medesima della Nuova-Jork, nella quale abbondavano più, che in
qualunque altra gli amici dell'Inghilterra, e che fin allora aveva sì
modestamente proceduto, udite le novelle del fatto di Lexington, si
commosse grandemente, e fece la determinazione di accostarsi alle altre
colonie. Deliberarono i Jorchesi di abbracciare le risoluzioni fatte dal
congresso generale, ed in quelle persistere, finchè non fossero nei
termini dell'antica costituzione ritornati. Scrissero una lettera molto
risoluta al Gran Consiglio della città di Londra, la quale si era
mostrata favorevole alla parte delle colonie, mandandogli, che tutte le
calamità, che la guerra civile accompagnavano, non avrebbero potuto
sforzare gli Americani ad acconsentire alle voglie della Gran-Brettagna,
e che questa era la disposizione degli animi, che si osservava dalla
Nuova-Scozia sino alla Giorgia. Aggiungevano, facessero i Londinati gli
estremi sforzi per ristorar la pace fra le due parti dell'impero; ma che
in quanto ad essi non avrebber mai potuto la tirannide ministeriale
sopportare. Gli abitanti si preparavano tutti alle armi con grandissima
contenzione, i libertini per contrastare alle mire inglesi; i leali, che
non eran pochi, o per non ardirsi di andar contro il temporale, o per
impedire i disordini, o per poter pigliare, stando in sull'armi, le
prime occasioni per mostrarsi. Ma siccome la città di Nuova-Jork è tutta
esposta dalla parte del mare, e che non si poteva molta speranza avere
di difenderla contro gli assalti di un'armata inglese, così
determinarono di anticipare il tempo, ed insignorirsi delle munizioni e
delle armi, che nei magazzini reali si ritrovavano. Si allontanarono
anche le donne ed i fanciulli dal luogo del pericolo. Il che fatto si
preparavano alle difese, e nel caso, ch'essi non avessero potuto
resistere alle forze nemiche, stabilirono, cosa orribile a dirsi, ma
nelle guerre civili non rara, d'incendiar la città.
Nella Carolina Meridionale si sperava universalmente, che il perseverare
nelle risoluzioni contro il commercio inglese avrebbe piegato il governo
a risoluzioni meno rigorose. Ma si ebbero nel medesimo giorno le novelle
degli aspri statuti del Parlamento, in cui si combattè la battaglia di
Lexington, della quale vi si ebbe avviso pochi dì appresso. Rimasero i
Caroliniani attoniti e paurosi, conoscendo benissimo, a quanto pericolo
si mettessero a voler fare guerra contro la Gran-Brettagna così potente
sugli apparati navali, essendo le coste loro per tutta la lunghezza di
dugento miglia accessibili a cotali armi, e non avendo in pronto nissune
o poche armi, o munizioni da guerra, o abiti da soldato, o navi, o
danaro, o uffiziali pratichi dell'arte della milizia. Non erano eziandio
senza molta apprensione in riguardo ai Neri, che abbondavano nella
condizione servile in quella provincia. Questi si potevano coi doni e
colle promesse corrompere, ed indurre a por le mani addosso ed uccidere
i padroni loro in quelle ore, in cui meno se lo aspettassero. La
provincia medesima non era stata compresa nella proscrizione
parlamentare, e non poteva senza una nota di evidente tradigione
spontaneamente entrar a parte della ribellione e della guerra. Tuttavia
non si perdettero di animo, e fecero animosamente quelle risoluzioni,
che credettero del caso. La notte, che seguì l'avviso delle ostilità di
Lexington, corsero all'arsenale, e s'impadronirono di tutte le armi e
munizioni, che dentro vi si trovavano, e quelle sortirono tra i soldati
condotti a' pubblici stipendj. Si convocò un congresso provinciale, il
quale sottoscrisse una lega sì fatta; che i Caroliniani si unissero tra
di loro con tutti i vincoli dell'onore e della religione per difendere
il paese loro contro qualsivoglia nemico; si tenessero pronti a marciare
quandunque e dovunque i congressi, o generale o provinciale, avessero
creduto necessario; le vite e facoltà loro sacrificassero per mantenere
la pubblica sicurezza e la libertà; avessero per inimici tutti coloro,
che ricusassero di sottoscrivere la lega, la quale avesse a durare,
finchè una riconciliazione conforme agli ordini della costituzione si
fosse tra la Gran-Brettagna e l'America operata. Risolvette inoltre di
levare due reggimenti di fanti, ed uno di cavalleggieri ch'essi chiamano
_Rangers_. E tale era l'ardore dei popoli, che più uffiziali si
appresentavano, che non bisognava, e molti di questi fra le famiglie più
ricche e più riputate del paese. Si fece parimente una gittata di
biglietti di credito, i quali in quei tempi erano da tutti con
grandissima prontezza accettati.
Nella Nuova-Cesarea il popolo, ricevute le nuove di Lexington,
s'impadronì del tesoro provinciale; ed una parte ne destinò per dar le
paghe ai soldati, che si levavano al medesimo tempo nella colonia.
A Baltimore di Marilandia gli abitanti ponevano le mani addosso alle
munizioni da guerra, che nel pubblico fondaco si ritrovavano, e tra le
altre cose recarono in potestà loro quindici centinaia di archibusi. Si
decretò ancora pubblicamente, si arrestasse ogni trasporto di derrate
alle isole, dove si fanno le pescagioni, ed all'esercito ed armate
inglesi, che stanziavan a Boston.
La medesima deliberazione pigliarono i Filadelfiesi, i quali anch'essi
in ogni modo si apparecchiarono a difendere colle armi in mano la causa,
che intrapresa avevano. Gli stessi Quaccheri, nonostanti le credenze
loro tanto pacifiche, vennero a parte del calore, col quale gli altri
cittadini concorrevano a novità.
Ma nella Virginia, colonia tanto principale ed avversa alle prerogative
inglesi, pervennero le novelle del fatto d'armi in tempo, in cui ella
era già tutta commossa a subuglio da una causa leggiera in sè stessa,
ma, avuto riguardo ai tempi, di sommo rilievo. Il congresso provinciale,
il quale sedeva nel mese di marzo, aveva stanziato, che si levassero in
ciascuna contea compagnie di volontarj, affine di meglio difendere la
contrada. Il governatore, ch'era il lord Dunmore, al nome delle
compagnie di volontarj si alterò grandemente, ed entrò in sospetto di
qualche pernizioso disegno; e dubitando, volessero impadronirsi di un
pubblico magazzino, che si trovava nella città di Williamsburgo, fe'
trasportare di notte tempo le polveri d'artiglierie dal magazzino a
bordo di una nave da guerra, che aveva gittate le ancore in quella
riviera, che essi chiamano di _James_. All'indomani, accortisi gli
abitanti del fatto, si alterarono maravigliosamente, corsero all'armi, e
si assembrarono a calca, facendo segni di volere, o di amore o di forza,
fosser loro restituite le polveri. Si aspettava qualche gran male. Ma il
Consiglio della città s'interpose, e, frenando il tumulto, chiese per
lettere pubbliche al governatore la restituzione. Si querelarono con
parole gravi della ricevuta ingiuria, e dimostrarono i pericoli, che
soprastavano da una ribellagione dei Neri, della quale se ne avevano
avuti poco prima, e parecchie volte non dubbj indizj. Rispose il
governatore, che le polveri erano state levate, perchè si era udito di
una imminente sedizione nella contrada; ch'esse s'erano trasportate di
notte tempo per non sollevar gli animi; che si maravigliava bene che si
fosser levati in armi; che in questo stato di cose non credeva prudente
consiglio di mettere in mano loro le polveri. Affermò finalmente, che
nel caso di una ribellione dal canto dei Neri, sarebbero restituite. Le
cose si quetarono. Solo essendosi la sera sparsa la voce, che i soldati
della nave da guerra si accostavano armati alla città, di nuovo trasse
il popolo in arme, e stette attento tutta la notte, come se aspettasse
l'assalto.
Il governatore non sapendo, o non volendo accomodarsi alla condizione
de' tempi si mostrò oltre modo alterato a queste popolari sommosse. Ei
si lasciava uscir di bocca certe minacce, che sarebbe stato molto più
opportuno il tacere. Accennava, che avrebbe inalberata la bandiera
reale, francati i Neri ed armati contro i padroni loro; cosa egualmente
imprudente che barbara, e lontana da ogni specie di civiltà; che avrebbe
distrutta la città, e vendicato ad ogni modo l'onore suo e quello della
Corona. Queste parole non solo sollevarono a gran sospetto tutta la
colonia, ma eziandio ingenerarono grande abborrimento contro il governo.
In tal modo ogni accidente anche di poco momento, e perfino la mala
tempera, e gli animi incomposti e rotti degli uffiziali, che
l'Inghilterra aveva preposti alle faccende dello Stato in America,
contribuivano ad accelerar il corso delle cose a quel fatal termine, al
quale già tendevano pur troppo di per sè stesse.
Intanto molte adunate popolari si andavano facendo in tutte le contee
della provincia, nelle quali si condannavano aspramente la presura delle
polveri e le minacce del governatore. Ma quei della contea di Hannover,
e di alcune altre circonvicine contrade non istettero contenti alle
parole. Pigliate le armi, avendo per condottiere l'Enrico, uno dei
deputati al congresso generale, marciarono contro la città di
Williamsburgo a fine, come pubblicavano, non solo di ottenere la
restituzione delle polveri, ma ancora per sicurare il pubblico tesoro
contro i tentativi del governatore. Cento cinquanta de' più spediti
erano già arrivati presso la città, quando si appiccò una pratica, la
quale si terminò in concordia; ma gli animi erano ingrossati, e si
temeva ad ogni tratto un'altra sommossa. Tuttavia i contadini se ne
tornarono quietamente alle case loro.
Il governatore affortificò nel miglior modo che seppe il suo palazzo,
circondandolo di artiglierie, e mettendovi dentro un presidio di soldati
di marina. Mandò un bando, col quale chiarì ribelli l'Enrico ed i suoi
seguaci. Attribuì con aspre parole (cosa troppo imprudente ed indegna di
coloro, che tengono i magistrati, i quali non debbono nell'esercizio
dell'uffizio loro lasciarsi all'ira trasportare) le presenti commozioni
alla disaffezione dei popoli, ed al desiderio loro di far rivoltar lo
Stato. La qual cosa accrebbe gli sdegni, e troncò le speranze d'ogni
bene.
In mezzo a questi disgusti tra i popoli di Virginia ed il governatore,
successe un accidente, che gl'incitò maggiormente, il quale fu, che
siccome il dottor Franklin quelle dell'Hutchinson, così qualche altra
persona quelle lettere del Dunmore scritte intorno agli affari spettanti
al suo uffizio, trovò modo di sottrarre dalle scritture del ministro, al
quale erano in Londra commesse le cose dell'America, e le aveva ai Capi
virginiani inviate. Venute a notizia del pubblico, si levò un romore
incredibile contro il governatore, siccome quegli, che avesse scritto
cose false ed ingiuriose alla provincia. Così ogni mutua confidenza era
perduta; così ogni bruscolo che passava era creduto un gran che; le cose
indifferenti si trasformavano in cattive, e le cattive si avvelenavano
per la vicendevole nimistà.
In mezzo a tutti questi travagli, i quali se non che davano animo ai
popoli, e contro il governo gli aizzavano, non importavano però molto
per sè stesse alla somma delle cose, una rilevata impresa fu tentata
dagli uomini del Connecticut. La strada, che conduce dalle colonie
inglesi nel Canadà, è quasi tutta posta sui fiumi e laghi, che tra
queste due contrade s'incontrano, andando per la diritta da ostro a
tramontana. Quei, che intraprendono un tale viaggio, incominciano a
montar a ritroso il fiume del Nort sino al Forte Edoardo, d'onde, o
pigliando la destra via arrivano a Skeenesborough, Forte situato presso
le sorgenti del Wood-Creek; o voltandosi alla stanca pervengono al Forte
Giorgio, posto all'origine del lago, che si distingue collo stesso nome.
Gli uni e gli altri montati sulle navi, i primi pel Wood-Creek, i
secondi pel lago Giorgio si conducono a Ticonderoga, nel qual luogo
questi due laghi si congiungono insieme per formare il lago Champlain,
così chiamato dal nome di un governatore francese, che vi affogò dentro.
Pel lago Champlain, e quindi per la riviera Sorel, che nasce da quello,
e che ne è l'emissario, si arriva nel gran fiume San Lorenzo, e per
questo a seconda nella città di Quebec. È posta adunque Ticonderoga
presso il congiungimento di queste acque tra il lago Giorgio e quello di
Champlain. Essa è perciò un luogo molto importante, per essere posto
nelle fauci, e quasi nel liminare stesso del Canadà, e chi ne è padrone
può impedir il passo dal Canadà alle colonie, o da queste a quella
provincia. Quindi è, ch'era stata con molta diligenza fortificata dai
Francesi, dimodochè gl'Inglesi durarono a' tempi della precedente guerra
non poca fatica per impadronirsene, e nella contesa fu versato molto
sangue da ambe le parti. Considerarono adunque i Capi di questa fazione,
che furono i due colonnelli Easton e Allen, di quanta importanza fosse
il preoccupare questa chiave di entrata e d'uscita, primachè vi fossero
fatte dagl'Inglesi le difese, o vi avessero mandato un conveniente
presidio. Conciossiachè a quei tempi di pace, avendosi nissun sospetto
di lontana, non che di vicina guerra, i governatori del Canadà non
avevano fatte provvisioni a Ticonderoga, dimodochè rimaneva con
debolissimo presidio. Egli era evidente, che volendo il governo inglese
proseguir la guerra contro le sue colonie avrebbe mandati eserciti nel
Canadà per inviargli poscia per la via di Ticonderoga a ridosso di
quelle. Si sapeva inoltre, che questa Fortezza e quella di Crown-Point,
che giace un po' più sotto sul medesimo lago di Champlain, erano
munitissime di artiglierie, delle quali gli Americani stavano in
grandissimo bisogno. Oltre a ciò era una cosa di non poca importanza,
che in su quelle prime mosse si facesse qualche segnalata pruova per dar
maggior animo ai popoli tumultuanti. Fu dunque questa impresa molto bene
considerata nel principio, e con molta prudenza condotta nei mezzi, ed
ebbe quel fine, che si doveva aspettare. Mirava il consiglio loro
principalmente ad assalire il nemico sprovveduto, e perciò determinarono
di procedere con molta segretezza; poichè se i comandanti di Ticonderoga
e di Crown-Point avessero avuto qualche sentore della cosa, avrebbero
tosto dalla vicina Fortezza di San Giovanni fatti venire i presidj.
L'istesso congresso generale, che a quei dì si assembrava in Filadelfia,
non ne ebbe avviso, temendo i congiurati in tanto numero dei membri di
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