Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 10

Total number of words is 4449
Total number of unique words is 1573
38.5 of words are in the 2000 most common words
54.0 of words are in the 5000 most common words
62.6 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
comandamenti del colonnello Easton. La presa del governatore stesso
pareva inevitabile; la quale se avesse avuto luogo, si sarebbe ad un
tratto terminata la guerra del Canadà, e gli Americani avrebbero
acquistato tutta questa provincia colla città di Quebec. Tutta la somma
della guerra, tutta la speranza della vittoria era posta nella sola
persona del governatore, il quale coll'animo suo invitto, colla prudenza
e colla sperienza governava ogni cosa. In così imminente pericolo ei
trovò la via di scampare, quando pareva più vicina la perdita sua.
Montato su d'un battello, e fatto avviluppare i remi per diminuire il
romore dei medesimi in sul batter dell'acque, ebbe la ventura di
passare, usando l'oscurità della notte, a traverso delle guardie delle
navi nemiche, e di ritornarsene sano e salvo a Quebec. Il generale
Prescot, che, partito Carleton, aveva il comando delle navi, fu
obbligato ad arrendersi. Vennero in mano dei provinciali il generale
stesso con molti altri uffiziali, alcuni gentiluomini, che tenevano i
maestrati civili nel Canadà, i volontarj canadesi, e molti soldati
inglesi, i quali tutti avevano cercato rifugio a bordo delle navi,
quando Montgommery si era avvicinato a Monreale. Lasciate le guernigioni
in Monreale e nei Forti di San Giovanni e Chambli per tener aperta la
via tra Quebec e le colonie, conservar nella divozione i Canadesi, e
tener in rispetto gl'Indiani, siccome pure le guernigioni di Detroit e
di Niagara, s'incamminava alla volta di Quebec con poco più di trecento
soldati, che soli rimanevano di tutto l'esercito.
Mentre così si travagliava nelle parti superiori del Canadà, sovrastava
da una parte inaspettata un presentissimo pericolo alla città stessa di
Quebec. Aveva Washington nel campo suo presso Boston concetta nell'animo
una impresa molto mirabile per la novità sua, e per la difficoltà ed i
pericoli, che si dovevano superare nel mandarla ad effetto. Ma se ella
era arrisichevole, non era meno utile. Ei pensò, che una via vi doveva
essere, quantunque non battuta, e solo corsa dai montanari a' buoni
tempi, la quale dalle parti superiori del Nuovo-Hampshire e della
provincia di Mena guidasse a traverso deserti, paludi, bricche e
montagne pressochè inaccessibili nel Canadà inferiore dalla parte di
Quebec. Considerò, che una impressione fatta in questo luogo sarebbe
tanto più efficace stata, quanto più era inaspettata. Conciossiachè non
solamente nissun esercito era mai passato per quelle solitudini aspre e
selvagge, ma eziandio nissuno si era mai recato in mente, che ve ne
potesse alcuno passare. Sapeva egli, che la città di Quebec non era a
gran pezza fornita delle cose necessarie alla difesa. Il disegno di
Washington era molto opportuno per cooperare con quell'esercito, che
doveva per la via trita dei laghi e del Sorel penetrare nel Canadà
superiore. Si sapeva, quanto deboli forze avesse seco Carleton, e che
non poteva, dividendole opporsi con qualche speranza a due eserciti, che
lo assalissero, uno verso Monreale, e l'altro dalla parte di Quebec.
S'ei si ostinasse a difendere il paese intorno Monreale, Quebec veniva
in poter degli Americani. S'egli per lo contrario accorreva a Quebec,
avrebbero essi occupato Monreale, e tutte quelle vicinanze.
Il governo di questa insolita e difficile fazione fu commessa al
colonnello Arnold, uomo, non che audace, temerario, e con ciò di
grand'ingegno e di ammirabile fortezza. Furono scelte a quest'impresa
dieci compagnie di archibusieri, tre di corridori ed una di artiglieri
sotto gli ordini del capitano Lamb. Seguivano alcuni volontarj, tra i
quali il colonnello Burr, quegli, che fu poi vice-presidente degli Stati
Uniti d'America. Sommavano in tutto a undici centinaia di soldati.
Scorre per la provincia di Mena un fiume, che i paesani chiamano
Kennebec, il quale sorge dalle montagne che dividono questa provincia da
quella del Canadà, e correndo da tramontana verso ostro, va a mettere in
mare poco lungi da Casco-Bay. All'opposto delle sorgenti della Kennebec,
dall'altra parte dei monti, e non molto distante da quelle, nasce un
altro fiume chiamato Chaudiere, il quale va a sboccare nel fiume di San
Lorenzo poco sopra alla città di Quebec. Tra le sorgenti della Kennebec
e della Chaudiere havvi un tratto, per dove si passa da una sorgente
all'altra tra aspre montagne, e, come suole, impedito da spessi torrenti
e paludi. Non si trova in tutti questi luoghi anima vivente. Questa è la
via che le genti dell'Arnold dovevano tenere per arrivare a Quebec.
Aveva egli ricevuto ordini convenevoli per corrispondere all'esercito di
sopra per mezzo degli Indiani di San Francesco, i quali abitano le rive
di un fiume di questo nome, posto tra quel della Chaudiere ed il Sorel.
Doveva ogni ingegno usare per mantenersi i Canadesi amici, e per tener
avvisato il generale Washington di tutto ciò, che accadesse alla
giornata. Ei portava seco mille lire di sterlini, e bandi pei Canadesi
in copia. Imperciocchè in quei tempi, come poi, di bandi, che ora
gl'Italiani chiamano con vocabolo dedotto dai Latini, ma in effetto pel
pizzicore di parlar francescamente, _proclami_ e _proclamazioni_, non
v'era penuria.
Adunque Arnold con tutto questo apparato e tutte queste genti piene di
ardire e di speranza, partì dal campo di Boston verso la metà di
settembre, ed arrivò al porto di Newbury, situato alle foci del fiume
Merrimack; donde imbarcatosi sulle navi, che ivi lo aspettavano,
pervenne per via del mare alle bocche della Kennebec nel
Nuovo-Hampshire. Spirando il vento favorevole entrarono nel fiume, ed
arrivarono alla villa di Gardiner, dove, imbarcate su dugento battelli
le vettovaglie e le armi, procedettero su pel fiume sino al Forte Wester
situato sulla destra riva. Da questo luogo le genti furono divise in tre
schiere, la prima delle quali composta tutta di corridori, e guidata dal
capitano Morgan, si mosse oltra per andar a sopravveder il paese,
tentare i guadi, preparar le strade, e soprattutto riconoscere un luogo
di porto, ch'essi chiamano nella lingua loro _portaggio_. Sono questi
portaggi luoghi de' fiumi, dove, cessando di esser navigabili, è
mestiero portare a braccio od a soma tutte le cose, e per fine le navi
stesse, fin dove di nuovo diventano atti a potersi navigare. La seconda
schiera partì il giorno dopo, e la terza il posdomane. Le acque erano
molto rapide, il letto del fiume sassoso, interrotto spesso da cadute e
da altri impedimenti. Accadeva non di rado, che le acque superavano, ed
entrando nei battelli o guastavano, o sommergevano le vettovaglie e le
munizioni. Ai numerosi porti, o sia portaggi erano obbligati non solo a
caricare e scaricar le navi, ma eziandio a recarsele in sulle spalle, e
portarle oltre ai luoghi navigabili. Per la via di terra non s'incorreva
in minori difficoltà, che per quella dell'acqua. Dovevasi penetrare per
foltissime selve, valicare aspri monti, guadare profonde paludi, e
superare orribili precipizj. Questi ostacoli tutti dovevan vincere i
soldati portando addosso ogni roba loro. Perciò procedevano molto
lentamente. Incominciavano le vettovaglie a venir meno, primachè si
arrivasse alle sorgenti della Kennebec, sicchè molti furon costretti a
mangiarsi i cani, od altro cibo più insolito e sozzo, che lor venisse
fatto di trovare. Molti consumati dalle continue fatiche, e stenti
ammalavano. Tosto che si toccarono le fonti della riviera morta, ch'essi
chiamano _Dead-river_, e che è un ramo della Kennebec, il colonnello
Enos ebbe ordine di mandar indietro gli ammalati e tutti quelli, ai
quali, non si potessero somministrar i viveri. Ma egli usando la
occasione, se ne ritornò con tutta la sua schiera al campo di Boston.
Vedendolo comparire, si commosse l'esercito a grave sdegno contro di
lui, siccome quelli, che i proprj compagni avesse abbandonato in un
estremo pericolo, e perciocchè la sua diserzione poteva guastar tutto
l'esito della impresa. Ma però tratto in giudizio fu assoluto, essendosi
conosciuto, che in quei luoghi strani e deserti era impossibile trovar
vettovaglie per tutti.
Intanto Arnold colle due prime schiere seguitava il suo cammino, avendo
consumato trentadue giorni nello attraversare una spaventevole
solitudine, dove nè abitazione, nè volto umano s'incontrò a vedere. Le
paludi, le montagne, i precipizj si appresentavano ad ogni passo, e
parevano spegnere ogni speranza non che di riuscita, di salute. La morte
desideravano più, che temessero. Le fatiche, gli stenti, i disagi erano
senza fine. Pure persistevano con incredibile costanza, e la necessità,
non che altro, gli sostentava nell'estremo caso. Arrivati in sulle lari,
o sia in su quella più alta sommità dei monti, che dividono le acque
della Kennebec da quelle della Chaudiere e del fiume San Lorenzo, quel
miserabile avanzo di vettovaglie, che si trovavano in pronto, divisero
in eguali parti fra tutte le compagnie, e fu detto loro, corressero
avanti a cercar ventura, poichè quella era la sola speranza che rimaneva
di salvamento. Arnold stesso precedeva tutti gli altri, e stracorreva
qua e là per riconoscere i luoghi e cercar vettovaglie. Le compagnie
erano ancora a trenta miglia lontane dai luoghi abitati, quando si
trovarono, aver logorato insino all'ultimo boccone. Già si disperavano;
quando ecco arrivare a precipizio Arnold, che tornava dalla busca, e
portava di che soddisfare ai primi bisogni della natura. Si spingevano
avanti, e finalmente con incredibile allegrezza discoprirono le fonti
della Chaudiere, e pocostante divallatisi vieppiù, incontrarono le prime
abitazioni dei Canadesi. Questi si mostrarono ottimamente affetti verso
il congresso, e porsero tutti quegli ajuti che potettero. Arnold, che si
affrettava, ed era impaziente di côrre il frutto di tante fatiche e di
tanti pericoli non volle fermarsi, se non se quanto fu necessario,
perchè giugnesse il retroguardo, e si raccogliessero gli smarriti.
Quindi mandò fuori un bando del generale Washington scritto nello stesso
stile, che quello di Schuyler e di Montgommery. Si esortavano i Canadesi
ad entrar nella lega ed a condursi alle bandiere della general libertà;
si affermava, che non venivano per rubare o perseguitare, ma per
proteggere le proprietà e le persone, e che riputavano trovarsi dentro
ad una contrada amica. Stessero adunque; non fuggissero dagli amici
loro; fornissero aiuti e viveri, dei quali sarebbero largamente
rimeritati. Di nuovo incominciarono a marciare, ed arrivarono il nove di
novembre ad un luogo detto Pont-Levì, posto rimpetto a Quebec sulla
destra riva del fiume San Lorenzo. Se gli abitatori di Quebec
rimanessero stupefatti all'apparizione di queste genti, nissuno il
domandi. Non potevano restar capaci, nè come, nè per qual via fossero in
quelle spiagge pervenute. La cosa pareva loro non che maravigliosa,
miracolosa; e se in quella prima giunta Arnold avesse potuto valicar il
fiume e venir sopra Quebec, se ne sarebbe fatto padrone. Ma il
colonnello Maclean, avendo avuto avviso per tempo delle cose per mezzo
di una lettera, o intrapresa, o consegnata a posta, la quale Arnold,
quando stava sulle fonti della Kennebec, aveva fidato ad un Indiano di
quelli di San Francesco, perchè la recasse al generale Schuyler, aveva
fatto opportunamente ritirar le navi dalla destra alla sinistra riva del
fiume. Oltreacciò soffiava a quei dì un vento tanto gagliardo, che non
si sarebbe potuto traversare il fiume senza un presentissimo pericolo.
Quest'impedimenti preservarono la città. Arnold intanto fu obbligato a
soprastare molti giorni, e solo poteva sperare di poter passare di notte
tempo; poichè la fregata il Lizard sorta in sull'ancore presso la città,
ed altri legni armati più piccoli, guardavano il passo. Ma per lo spazio
di molte notti il vento soffiò più forte, che di giorno. I Canadesi
avevano Arnold fornito di battelli; e solo aspettava il tempo opportuno
per tentar il passo.
In questo mezzo la città di Quebec si trovava in grandissima debolezza,
sia perchè essa era in parte sia per la pochezza della guernigione. I
negozianti ed abitanti inglesi stavano molto di malavoglia per motivo
delle leggi francesi testè introdotte nella provincia, e del poco conto,
in cui il governo aveva le petizioni loro tenute. Si querelavano, che
tutte le grazie, tutti i favori fossero volti agli abitanti francesi, e
che la cura di volersi rendere benevoli questi nemici avesse nella mente
dei reggitori fatto disprezzare gli amici; ch'essi Francesi montati in
superbia non cessassero di oltraggiare e di soperchiare gl'Inglesi; che
nelle brigate andassero questi umili servitori mettendo a bello studio
discorsi intorno gli affari di Stato, e, battendo intorno le buche per
fargli uscire, a fine di poter andar poscia a rapportar i detti loro a
coloro, che avevano il governo in mano. Così, dicevan essi, quella
libertà, di cui godono gl'Inglesi nei fatti e detti loro, si trasformava
in pruova di poco affetto e di sinistri disegni. Si dolevano eziandio
della licenza militare, e finalmente molto alterati si mostravano
all'essere stata la città lasciata senza presidio, allorquando le
soldatesche erano state mandate contro i ribelli verso il Sorel e
Monreale, ed al non essere state in quel frangente ordinate le compagnie
delle milizie cittadine. Nè pare, che gran fondamento si dovesse fare
sulla fede dei Francesi, i più dei quali erano titubanti, ed alcuni
anche avversi. Da un altro canto il presidio era debolissimo, e solo
consisteva nelle compagnie dei reali Irlandesi del Maclean, ed in quelle
delle milizie, le quali in ultimo per la diligenza del vice-governatore
erano state messe in assetto. II Consiglio degli uffiziali delle navi
non aveva permesso che le compagnie de' marinari sbarcassero a terra a
causa della stagione molto tarda e delle difficoltà della navigazione.
Ma tostochè si videro comparire dall'altra parte del fiume le insegne
americane, tutti i cittadini o soldati, o non soldati, o uomini da
terra, o da mare, o Francesi, o Inglesi, che si fossero, riuniti dal
comune e vicino pericolo, e volendo le ricchezze loro preservare, che
non eran poche, bramosamente concorsero alle difese, e fecero con
grandissima diligenza, prima che il nemico potesse valicare, tutte
quelle provvisioni, ch'erano del caso. Le compagnie delle milizie
cittadine furon disposte ai luoghi loro, ed armate. I reali Irlandesi
mostrarono un grandissimo ardire, ed i marinari furon posti a terra, i
quali essendo pratichi nell'arte del maneggiar le artiglierie, furon
posti a ministrare quelle, che difendevano le mura. In mezzo a questi
primi pericoli, l'opera del colonnello Maclean riuscì di grandissimo
giovamento. Ed in vero ei si portò molto egregiamente per assicurar gli
animi, e nel preparar tutte le cose necessarie alla resistenza.
Finalmente essendosi il vento calmato, ed avendo Arnold fatte le
provvisioni per passare il fiume, e per dar l'assalto alla città, la
notte de' tredici novembre si mise all'ordine per tentar il passo.
Imbarcò le sue genti, lasciandone da cencinquanta, perchè fabbricassero
scale. Superata la corrente rapidissima dell'acqua, ed evitate non senza
gravi difficoltà e pericoli le navi nemiche, sbarcò sull'altra riva poco
sopra a quel luogo, dove il generale Wolfe nel 1759, con sì chiaro
augurio per la patria sua, e sì funesto per lui, aveva sbarcato. E non
potendo egli superare le grotte del fiume per esser quivi molto
dirupate, marciò all'ingiù, avvicinandosi a Quebec, e camminando sempre
su di quelle, finchè pervenuto a quell'istesso precipizio, per sormontar
il quale il generale Wolfe aveva durato tanta fatica, saliva per quello,
seguendolo i suoi audaci commilitoni. Arrivato in cima mise in ordinanza
la sua piccola schiera sulle alture vicine alle pianure di Abraam. Quivi
attese ad incoraggiarla, ed a raccor le compagnie, che erano rimaste
indietro dall'altra parte del fiume. Aveva sperato Arnold di sorprendere
la città, e d'impadronirsene alla non pensata. Ma gli avvisi dati per la
lettera intrapresa, l'essere stato scoperto al Pont-Levì, e l'avere
tratto contro un palischermo, che dal porto di Quebec se n'andava verso
la fregata, avevano sollevati gli animi, e fatta accorta la città del
pericolo ch'ella correva. Perciò si stava dentro a grande guardia. Della
quale cosa egli ebbe certezza; poichè avendo mandato oltre le compagnie
dei corridori per riconoscere i luoghi, e sopravvedere l'inimico,
queste, tornate indietro, riferirono, che le scolte stavano molto
avvisate, e che avevano fatta la chiamata. Ciò nonostante il colonnello
avventato voleva dar l'assalto. Ma gli altri uffiziali gli
contrastarono. Gran parte degli archibusi erano diventati inutili nel
lungo viaggio, che i soldati fornito avevano; una sì gran parte delle
munizioni si era guasta, che non rimanevano più di sei colpi a ciascuno
de' suoi soldati. Artiglierie non n'aveva di sorta alcuna. Ma però,
s'egli aveva perduto la speranza di farsi padrone della città per una
battaglia di mano, conservava tuttavia quella, che mostrandosi in arme
ed in ordinanza sotto le mura di essa, si romoreggiasse dentro, e quindi
qualche via si aprisse per entrarvi. Per la qual cosa ei si mostrava
spesso sulle alture, e mandò anche due tamburini a far la chiamata. Ma
tutto fu invano. Il colonnello Maclean, ch'era, trovandosi tuttora
assente Carleton, alla custodia della città, non solo vietò loro
l'entrare in essa, ma ancora fe' trarre all'uffiziale che gli
accompagnava. Tra queste cose ebbe l'avviso, che i soldati scampati
dalla rotta di Monreale scendevano il fiume, e che Maclean voleva saltar
fuori dalla Terra. Laonde gli fu forza il ritirarsi, ed andò a pigliar
campo ad un luogo chiamato la _Punta delle Tremule_, a venti miglia
distante sopra Quebec, per aspettar Montgommery, il quale doveva
arrivare dal Canadà superiore. Mentre marciavano, osservarono la nave,
che portava all'ingiù Carleton. Giunti poscia alla punta delle Tremule
trovarono, che questi si era fermato poche ore prima in quel luogo.
Tanto sono incerti gli avvenimenti della guerra, e da tanto fortunevoli
casi dipende spesso la somma delle cose.
Intanto il governatore arrivava a Quebec. Tosto pose opera a far tutte
quelle provvisioni di difesa, che la brevità del tempo, e la strettezza
delle circostanze permettevano. Mandò fuori della città colle famiglie
loro tutti coloro, che ricusarono di pigliar le armi in sua difesa. Il
presidio annoverati tutti gli ordini delle genti, sommava in circa a
quindici centinaia di combattenti, numero molto inferiore a quello, che
sarebbe stato necessario per custodir diligentemente tutte le
fortificazioni, ch'erano grandi e moltiplicate. Di essi, appena che
alcuni fossero soldati di ordinanza; imperciocchè le compagnie di
Maclean eran di nuova leva, ed una compagnia, che si aveva del settimo
reggimento, tutte reclute. Il rimanente era un raccozzamento di milizie
francesi e inglesi, di alcuni pochi soldati di marina, e di ciurme delle
fregate del Re, e delle navi mercantili, che allora invernavano nel
porto. Il principale nerbo della guernigione eran costoro, perchè
sapevano egregiamente maneggiar le artiglierie.
In questo mezzo Montgommery speditosi dagli affari del Canadà superiore,
lasciate le guernigioni nelle Fortezze, ed assicurati gli animi dei
Canadesi tutto all'intorno, marciava alla volta di Quebec. La stagione
era molto aspra, essendosi nell'entrar di dicembre, le strade difficili,
le nevi copiose. Incontrarono però tanti disagi con incredibile
costanza. Nel che si deve ammirare la prudenza e la fortezza di
Montgommery, siccome pure l'autorità, che aveva presso i suoi soldati.
Erano questi una moltitudine raccogliticcia, che, lasciate le civili
arti, eransi tutto ad un tratto condotti a guerreggiare in sul campo
nella più cruda stagione dell'anno: e quanto sia difficile cosa
l'introdurre gli ordini e la subordinazione fra simil sorta di gente,
nissuno è, che non sel veda. Al che si deve aggiungere ch'erano, e per
gli abiti loro e per le opinioni, molto lontani da quella obbedienza,
che tanto è necessaria negli eserciti. Oltreacciò era prossima al suo
fine la condotta, e si appresentava alle menti loro la immagine di
tornarne tosto ai domestici agi e felicità. In tali angustie si
ritrovava il generale americano. Ma il suo nome caro a tutti, la sua
eloquenza, lo splendore stesso della sua persona, le sue virtù ed il
continuo esempio, ch'ei dava di maravigliosa costanza nel sopportare
egualmente, ed anche più degli altri, tutti i disagi della presente
condizione, non che confortassero gli animi, ad ogni più ostinata e più
ardua impresa gli disponevano. Certo la gita dell'Arnold a traverso le
orride solitudini, che il Mena dividono dal Canadà, e quella del
Montgommery pel Canadà superiore, e l'aver l'uno e l'altro saputo in
mezzo a tanti pericoli mantenere gli ordini e la buona volontà fra quei
soldati, che usciti testè dalle case, ed invasati dal desiderio
dell'independenza erano stati avvezzi a fare ogni voler loro, sono
imprese, che se non superano, uguagliano almeno tutte quelle anche più
difficili e fatigabili, che le storie ci hanno intorno i capitani
antichi tramandate. E perchè queste fazioni siano state fatte da
eserciti di poca levata a comparazion di quelli, che hanno esercitato le
guerre nell'altre parti del mondo, non si debbono però scemare a quegli
uomini arditi le debite lodi nella memoria dei posteri.
Arrivava Montgommery il primo dicembre alla punta delle Tremule con una
banda di soldati, che se ascendevano, non oltrepassavano i trecento.
Quivi con mirabile allegrezza Arnold, ed i suoi gli andarono
all'incontro, e si accozzarono insieme. Aveva portato abiti da vestire i
soldati d'Arnold, che ne stavano in grandissima necessità. Marciarono di
conserva l'uno e l'altro all'ingiù, e arrivarono il dì cinque dicembre
in vista della città di Quebec. Non eguagliava la forza loro quella del
presidio, che assaltare volevano. Mandaron dentro un trombetto a far la
chiamata. Il governatore ordinò, se gli tirasse addosso, e non fu
lasciato entrare. Con tutto ciò Montgommery trovò modo, avuta da
qualcuno di dentro la intesa, di far trapelar un'altra lettera, colla
quale dopo di aver magnificate le proprie forze, la debolezza della
guernigione, e l'impossibilità della difesa, dimandava una immediata
dazione, minacciando l'assalto, e tutte quelle calamità, che alle città
prese per forza sogliono far provare i soldati irritati e vittoriosi.
Non ne fu nulla; perciocchè il governatore, vecchio e sperimentato
capitano, non era uomo da lasciarsi intimorire così di leggieri. Con un
esercito tanto debole, e con soldati sì poco avvezzi a mantener gli
ordini, e non facendo quei di dentro alcuna vista di voler romoreggiare,
non poteva il capitano del congresso avere molta speranza della
vittoria. Tuttavia l'abbandonar un'impresa, alla quale si era volto con
tanto spirito, gli pareva cosa troppo indegna del nome e valor suo.
Senza di che non ignorava, che in su quei primi principj l'infelice fine
di una fazione tanto accetta all'universale dei popoli, e sopra la quale
avevano fondate tante speranze, avrebbe operato un pernizioso effetto
nella comune opinione, e fattigli da animosi e confidenti ch'erano,
scorati e disperati. Nè si poteva credere di poter conservare il
rimanente della provincia del Canadà, che già si era conquistata, quando
restasse tuttavia in poter degl'Inglesi la città capitale. Imperciocchè
si sapeva, che la prossima primavera dovevano arrivare grossi rinforzi
dalla Inghilterra, i quali ne avrebbero di leggieri cacciate le armi
americane. Mancando adunque le armi sufficienti, ma non l'ardire, la
sola via che gli restava aperta, quella si era di tribolare con ispessi
e furiosi assalti la guernigione per tenerla in continua apprensione,
travagliarla ed istancarla. Non era senza speranza, che in mezzo a
questi continui affronti si presentasse qualche opportunità di fare una
gagliarda impressione. Il che si aveva tanto maggior fondamento di
credere, che la guernigione, debole anch'essa, non era a gran pezza
abile a custodir convenevolmente le vaste e moltiplici fortificazioni di
così gran città. Incominciò pertanto con cinque piccole bombarde a
gettar bombe, e credeva con questo mezzo di far nascer dentro qualche
moto. Ma tanta fu la prudenza e la vigilanza del governatore, tanto il
coraggio, l'industria e la perseveranza degli uffiziali e soldati, e
particolarmente dei marinari, i quali in quest'assedio prestarono
un'opera molto eccellente, che non ne seguì alcun notabile effetto.
Pochi giorni dopo Montgommery piantò una batteria di sei cannoni e di un
obice, distante settecento braccia dalle mura. Posavano queste
artiglierie non sulla terra, ma su mucchi di neve e di acqua, che il
rigor del cielo aveva congelato. Ma le artiglierie, essendo minute,
facevan poca passata, e poco frutto se ne poteva aspettare. Intanto la
neve, che cadeva continuamente a grosse falde, ingombrava la terra, ed
il verno era diventato sì aspro, che non era possibile all'umana natura
il poterlo sopportare alla campagna. I disagi, ch'ebbero i provinciali a
sopportare sì per la crudezza del clima, che pel piccolo numero loro,
sono piuttosto incredibili, che maravigliosi. Solo l'affezione, la quale
portavano grandissima alla causa loro, e la fede, che fermissima avevano
nel capitano, erano capaci a fargli star forti a sì dura pruova. Si
aggiunse, che il vajuolo incominciava ad andar serpeggiando pel campo;
il che dava un grandissimo terrore ai soldati. Si ordinò pertanto, che
gl'infetti portassero un sorcolo di cicuta sui cappelli, perchè gli
altri gli potessero riconoscere e starne chiari. Ma la costanza degli
animi umani si cambia in disperazione, quando non si vede fine ai mali.
Il che era tanto più da temersi nei provinciali, ch'era arrivato il
termine della condotta, ed in tutti colla facoltà nasceva anche il
desiderio di ritornarsene alle case loro. Montgommery si persuadeva, che
senza un grande e prossimo sforzo non si sarebbe potuto soddisfare
all'aspettazione universale, e la sua propria gloria ne sarebbe stata
oscurata. In questa condizion di cose l'ardire doveva prudenza
riputarsi, e si doveva meglio desiderare di lasciar la vita in un
onorato fatto, che di ostinarsi con vergogna, la quale avrebbe recato
gran danno all'armi americane.
Determinatosi adunque l'Americano a voler tentar l'assalto, convocato il
Consiglio di guerra, aperse loro, qual fosse il suo pensiero, e dimostrò
con accomodate parole, che, se l'impresa era difficile, non era però
impossibile, dando probabile speranza, che col valore e colla prudenza,
si sarebbero tutte le difficoltà superate. Tutti assentirono. Solo
nicchiarono alcune compagnie d'Arnold per alcuni disgusti avuti col
comandante. Ma essendosi alzato a favellare il capitano Morgan, uomo di
gran valore, si lasciaron persuadere, e tutti unitamente concorsero nel
voler la fazione. Aveva il generale già concetto nell'animo suo tutto
l'ordine dell'impresa, e fatte le necessarie provvisioni per mandarla ad
effetto. Intendeva di assaltare ad un tratto le due parti alta e bassa
della città. Ma avutosi notizia, che un disertore ne aveva dato avviso
al governatore, si risolvette a dividere il suo esercito in quattro
schiere, delle quali due composte in gran parte di Canadesi sotto i
comandi dei maggiori Livingston e Brown dovevano tener a bada il nemico
con due assalti simulati contro la Terra superiore verso San Giovanni ed
il capo Diamante. Le altre due, una guidata dal Montgommery in persona,
e l'altra dall'Arnold dovevano nel medesimo tempo assalire dalle due
opposte parti la Terra inferiore. Si sapeva bene, che, conquistata
questa, rimanevano ancora a superarsi molte difficoltà per entrare nella
superiore; ma speravasi, che gli abitatori, veduta cadere in mano dei
vincitori la miglior parte delle ricchezze loro, avrebbero indotto il
governatore a venirne ai patti.
L'ultimo dì dell'anno 1775 tra le quattro e le cinque della mattina, in
mezzo ad un gran nevazìo si movevano con maraviglioso ordine le quattro
schiere, ciascuna verso il luogo destinato. È voce, che il capitano
Frazer degl'Irlandesi fuorusciti, facendo la ronda, abbia veduto i
razzi, che avevano gli Americani mandati per segnale, e che tosto
senz'aspettar altri ordini abbia fatto dar nei tamburi, e chiamata la
guernigione all'armi. Le schiere di Livingston e di Brown impedite dalla
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 11