Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - 13

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Borboni, gridavano i ministeriali, tutti congiurati contro di noi
nell'ultima guerra non han potuto farci stare; ed il Re di Prussia trovò
negli aiuti nostri la forza di resistere alla lega del Nort.
L'Inghilterra signoreggia i mari; ella conquistato ha quelle stesse
terre, sulle quali insistono questi medesimi ingrati sudditi; e non
potrà ella suggettargli? Che possano alcuni potentati europei venir a
parte della contesa si crede facilmente, se si considera la prosperità
nostra, la invidia forestiera, e l'arti di cotesti Americani intenti a
commoverci contro tutto il mondo. Ma dobbiam noi pigliar i partiti sui
desiderj, o sull'ingiustizia altrui? Facciam quel che dobbiamo, perchè
non c'intervenga quel che temiamo. Le gagliarde armi ci faran
rispettare, i timidi consiglj disprezzare. Le guerre seguono i deboli,
fuggono i forti. Che cosa poi sian iti immaginando questi uomini
fisicosi intorno quegli innocenti Tedeschi, non è facile il dire.
L'esempio dei mercenarj non è nuovo, e stato è sempre senza pericolo. I
soldati forestieri quelli non sono, che possano la servitù stabilire
delle terre inglesi; ma sì gli animi disposti alla servitù alla quale
più spesso conducono le vociferazioni e l'esagerazioni dei demagoghi,
che non le trame dei maestrati. In rispetto poi a quelle lunghe
lamentanze in sui vizj d'oggidì diciamo bene, seguitavano i ministri a
discorrere, che miglior opinione abbiamo noi di un popolo, presso il
quale si abborrisce il deridere il buon costume, che è famoso al mondo
per la civiltà sua, e stato è di tanti egregi fatti autore sì in pace,
che in guerra. Son queste piuttosto fole da infermi, o impronte
esasperazioni d'animi ambiziosi, i quali vanno immaginando, che non vi
possa esser virtù, finchè non hanno essi il dominio. Il destino della
Gran-Brettagna si trova ora in bilico. Dopochè ha per mare e per terra
grandemente fiorito il suo imperio, e la sua fortuna meglio che ogni
altro regno della cristianità, si tratta di presente, se questa
prosperità si debba più oltre continuare; se queste ricche e potenti
colonie, l'opera delle nostre mani, il frutto della nostra industria,
l'oggetto di tante nostre cure, il prezzo di tanti tesori e di tanto
sangue, debbano ora con un esempio d'inudita ingratitudine, per le mani
stesse dei popoli loro, e per le astute macchinazioni dei falsi amici, e
dei segreti nemici nostri, separate esser per sempre dall'antica patria,
dall'amorevole e comune madre. Il non risentirsi a sì fatto danno
piuttosto esiziale che grave, il non porci tutte le facoltà nostre e la
vita per frastornarlo, sarebbe viltà troppo inudita nella memoria delle
cose inglesi, e troppo del nome britannico indegna. Così parlarono i
ministeriali. Raccolto il partito, fu vinto il no sulla proposta del
lord Cavendish. Si proposero quindi da parecchj fra i primi oppositori
diverse provvisioni d'accordo a favore dei coloni. I dispareri
camminarono al colmo. Ma i ministri, che si appresentavano coi pensieri
fatti e coll'armi apparecchiate, fecero cadere ogni trattazione in
questo proposito.
Avendo i ministri tutti gli apparati fatti, che per la guerra facevan di
mestieri, vollero anche tagliare al nemico i nervi principali della
medesima, che sono gli uomini, le armi e la pecunia. Una parte degli
uomini impiegavano gli Americani sopra le navi per la bisogna del
corseggiare; le armi e le munizioni traevano o di soppiatto, od anche
apertamente dai paesi esterni, e la pecunia era il frutto del commercio
loro. Adunque i ministri proposero una provvisione così fatta, che ogni
specie di traffico colle tredici colonie unite fosse proibito; che ogni
proprietà americana o galleggiante in sui mari, o stanziante nei porti
fosse dichiarata legale preda in favore degli uffiziali, e compagnie
delle navi del Re; che gli uomini, i quali sulle americane navi si
ritrovavano, presi che fossero, si obbligassero a servire su quelle
dell'Inghilterra indistintamente come semplici marinari; e che in ultimo
luogo fosse la Corona autorizzata ad inviar commissarj colla potestà di
conceder i perdoni a quei particolari uomini, che meglio paressero
meritargli; e di chiarire anche tutta una colonia, od una parte di essa
in istato di obbedienza verso il Re, nel qual caso potessero farle
esenti dal rigor della legge, ed all'antica condizione restituirle.
Questa provvisione era molto consentanea all'altre di già vinte, ed al
disegno che i ministri si erano nell'animo loro concetto intorno il modo
di esercitar la guerra, ed era generalmente da lodarsi. Conteneva però
certi articoli, che gli uomini prudenti non potranno non biasimare.
Imperciocchè il voler far la guerra agli Americani anche in sui mari,
non era che bene. Bene era considerata anche quella parte, che i
commissarj fossero autorizzati a conceder le perdonanze sì ai
particolari uomini, che alle province. Ma il confiscare
indifferentemente le proprietà così private, come pubbliche; il
concederne la preda ai rapitori, e lo sforzar gli uomini appartenenti
alle ciurme americane, di qualunque grado o condizione si fossero, a
divenir gregarj sulle navi inglesi, nissuno non sarà per detestare. I
dissenzienti nel Parlamento ne fecero un grandissimo scalpore, e con
molto acerbe parole la condannarono. La provvisione però si ottenne con
gran favore.
[1776]
Terminata la bisogna del Parlamento, pose fine il Re alla presente
tornata, assicurando, ch'ei non temeva di moto alcuno dei principi
europei, i quali tutti si dimostravano disposti a volere mantener la
concordia. I ministri avevano ottenuto dal Parlamento ogni intento loro,
e poco o nulla dubitavano del prospero successo delle cose. Pareva loro
impossibile, che i soldati accogliticci del congresso potessero tener le
armi in mano, allorchè vedessero le soldatesche europee; e credevano,
che la fama solamente della venuta dell'esercito inglese era bastante ad
aprir l'occasione a nobilissimi acquisti. E ponendo eziandio, che le
truppe colonarie tenessero il campo, come si poteva dubitare, che male
armate, peggio disciplinate, e poco use ai pericoli della guerra ed al
romor dell'armi, avessero potuto resistere lungamente ai veterani
d'Europa? Una prima impressione sarebbe stata fatale agli Americani, e
le arti che si erano poste in opera per dividergli, avrebbero allora
pienamente l'efficacia loro esercitata. Pochi, che fossero corsi agli
accordi, avrebbero tratto con loro tutta la moltitudine; poichè nei moti
popolari ogni cosa è soggetta al temporale. I commissarj in sui perdoni,
uomini tutti di grandissima autorità, e molto splendidi per chiarezza di
sangue, e per la gloria delle cose fatte per terra e per mare, dovevano
esser presenti, secondando le operazioni dell'esercito, e pronti a
pigliar le prime occasioni, che appresentate si fossero. Così
argomentavano i ministeriali, e tali erano le speranze loro. Una gran
parte della nazione aveva i medesimi pensieri e le medesime speranze;
chi per orgoglio, chi per confidenza nel governo, chi per amor delle
parti, e chi per effetto dell'interesse, credendo l'uomo facilmente ciò,
che utile stima a sè stesso. Ciò non ostante non mancavano di quelli, i
quali o avevano per amor della patria, o dimostravano, per la peste
delle Sette, molta inquietudine, e sinistri augurj prendevano delle
future cose. Argomentavano essi dalla pertinacia loro alla pertinacia
degli Americani; e non tralasciavano di avere ad ogni tratto in bocca i
miracoli, come dicevano, operati in varj tempi, e presso molti popoli
dall'amor della libertà. Molto magnificavano l'ardire, la costanza ed il
coraggio americano; ed i sarcasmi, i motti, le dicerìe sui satelliti,
come dicevano, della tirannide, intendendo di parlare dei soldati
inglesi, e molto più dei tedeschi, eran senza fine. Chiamavano la
perdita fatale, la vittoria pericolosa; lamentavano il sangue sparso per
una iniqua causa. Ogni dì si pubblicavan libelli in favore o contro i
coloni. Gli uni rimproveravano agli altri, che prezzolati scrivevano;
gli altri agli uni, che licenziosi essendo essi medesimi, favorivan la
licenza. Ebbe specialmente molta voga un libro dato alla luce dal dottor
Price intorno la civile libertà, e fu letto da tutti con grandissima
avidità. Ne ricevette pubbliche grazie dalla città di Londra, e ne fu
presentato con una scatola d'oro.
I due fratelli Howe, l'uno ammiraglio dell'armata, e l'altro capitano
generale dell'esercito in America, furono eletti dal Re commissarj a
fine di ristorar la pace nelle colonie, e concedere i perdoni a coloro,
che paressero meritare la reale misericordia. Il Signor Peter-Parker, ed
il conte di Cornwallis eransi, già buon tempo, imbarcati con molte genti
per alla volta dell'America. Partivano eziandio coll'altre genti inglesi
e tedesche l'Almirante Hotham, ed i generali Burgoyne e Philipps.
Mentre queste cose si facevano in Inghilterra, i provinciali, che
assediavano Boston, erano entrati in grandissima speranza non solo
d'impadronirsi della città, ma ancora di far prigione tutto il presidio,
e distruggere il navilio, che gl'Inglesi tenevano nel porto e nella cala
di Boston. Aspettavano impazientemente, che col crescere del verno
montasse di modo il freddo, che ne gelassero i vicini mari ed i fiumi,
che in quelli hanno le foci. Il gelicidio per l'ordinario soleva
mettersi verso il Natale; e tenevano per certo, che in sull'uscir
dell'anno vecchio, od in sull'entrar del nuovo sarebbe per la grossezza
del ghiaccio fatto loro abilità di valicare a piè asciutti il braccio di
mare, che la penisola divide dal continente, dove stavano accampati. In
tal caso gl'Inglesi non avrebbero potuto resistere alle forze molto
superiori dell'esercito americano. Ma essendo contro il solito corsa in
quell'anno molto temperata la stagione, furono i provinciali ingannati
delle speranze loro. L'indugio fu di molta utilità alla guernigione;
perciocchè gli Americani in su quell'aspettazione si tennero assai
quieti negli alloggiamenti loro. Questa tregua durò ben tutto l'inverno.
Ma entratosi nel mese di marzo le cose si riscaldavano di nuovo; e gli
Americani ardevano di desiderio di por fine con una onorata fazione al
lungo e fastidioso assedio. Del che avevano e l'incentivo e la
necessità. Era giunta in America la nimichevole dicerìa fatta dal Re al
Parlamento, e copie di questa andavano attorno nel campo bostoniano.
Inoltre si sparsero le novelle, che la prima petizion del congresso era
stata disgradata. Tutto l'esercito se ne commoveva a grandissima rabbia,
e la dicerìa fu arsa in pubblico dagl'infuriati soldati. Cambiarono in
questo medesimo tempo il campo rosso delle bandiere, e lo fecero
addogato con tredici liste, come un simbolo del numero e dell'unione
delle tredici colonie.
Il congresso, avendo ricevuto le novelle degli avversi procedimenti del
governo, e massimamente quelle della provvisione del commercio, e della
condotta delle genti tedesche, si persuase facilmente, che niuna altra
speranza era rimasta fuori di quella dell'armi. Senza metter tempo in
mezzo, volendo approfittarsi della rabbia eccitata nell'universale dei
popoli, fe' una gran calca a Washington, acciocchè, posti dall'un de'
lati tutti gl'indugi, e sprezzati tutti i pericoli, ad ogni modo
voltasse la mira principale a finir la guerra bostoniana, e cacciasse
via da quelle mura il nemico. Ei prevedeva benissimo, che di
quell'esercito si sarebbe avuto un vicino bisogno per opporsi in altri
luoghi all'armi britanniche, ed i disegni del nemico guastare nelle
altre parti dell'America. Non si dubitava punto, che gl'Inglesi
avrebbero fatto qualche forte impressione nei luoghi più deboli, e
temevasi principalmente della città della Nuova-Jork. Perciò se non si
levava quel nido agl'Inglesi, che sarebbe rimasto loro alle spalle, le
cose si sarebbero trovate in gravissimo pericolo. Ricevuti gli ordini, e
stimolato eziandio dalla necessità del frangente e dal desiderio della
gloria, andava Washington considerando i mezzi, i quali al desiderato
fine più sicuramente condurre il potessero. Ei non istava senza speranza
di poter dare alla città con prospero successo l'assalto. Quella parte
della cala di Boston, che è vicina a Cambridge ed a Roxbury, era gelata;
il che avrebbe grandemente facilitato l'impresa, e per valicar le
restanti acque sino alle mura di Boston, si aveva in pronto un gran
numero di battelli. Si avevano inoltre due batterie galleggianti situate
alle bocche del fiume di Cambridge. Sapevasi, che il presidio mancava di
munizioni da guerra, e ch'era molto estenuato dalle fatiche e dalle
malattie. Aveva poi anche il generale una grandissima confidenza posta
nel valore e nella costanza dei proprj soldati. Perciò pose in una
Dieta, che si fece di tutti i generali, il partito dell'assalto. Ward e
Gates, ambedue soldati di gran conto si opposero, affermando, che senza
mettersi ad un tanto rischio si poteva ottenere il fine di cacciar i
nemici da Boston con occupare le alture di Dorchester, le quali
signoreggiavano al tutto la città. Il partito non si ottenne; del che il
generale si mostrò molto mal contento, ma fu obbligato ad accomodarsi
all'opinione dei più. Si risolvette adunque di andar a prender il posto
delle alture; alla qual bisogna per conforto dei generali Ward, Thomas e
Spencer, era stata apparecchiata una gran quantità di fascine e di
gabbioni. Erano anche state condotte da Ticonderoga e da Crown-point
grosse artiglierie con una quantità sufficiente di obici e di bombarde.
Ei pare, che il generale Howe, il quale era di natura molto circospetta,
non abbia voluto prevenire, trovandosi troppo debole, questo disegno dei
provinciali, il quale dava loro sicuramente vinta tutta la guerra
dell'assedio. Eglino poi, per tenere attento da un'altra parte il
nemico, piantarono grosse batterie a riva il mare a Cobbs-hill, alla
punta di Lechmere, a Phipps-farm ed a Lambsdam in sul canto di Roxbury.
Incominciarono a trarre la notte dei due marzo con molta furia. Le bombe
cadevano frequenti nella città. Il presidio era tutto intento
all'ispegnere l'incendio delle case, ed in tutti quegli altri uffizj
fare, che sono necessarj in simili casi. Intanto si preparavano gli
Americani con grandissima non solo contenzione, ma allegrezza alla
fazione delle alture; ed a quest'uopo s'eran fatte marciare da' vicini
luoghi molte compagnie di milizie per ingrossar l'esercito. Sceglievano
i Capi la notte del quattro marzo; conciossiachè speravano, che la
ricordanza dell'uccisione dei loro seguìta ai cinque di marzo in Boston
nel 1770 avrebbe nuovo ardore aggiunto col desiderio della vendetta a
quegli animi già pur troppo inferociti. Venuta la notte nella sera dei
quattro, ogni cosa essendo all'ordine, procedevan gli Americani con
mirabile silenzio verso la penisola di Dorchester. La notte era
propizia, il vento favorevole, perchè non portasse al nemico quel poco
di strepito, che non si poteva schivare. Le strade facili pel gelicidio.
Le batterie di Phipps-farm, e quelle di Roxbury fulminavano con un
rimbombo maraviglioso. Ottocento uomini d'antiguardo precedevano gli
altri; seguiva il carreggio cogl'istrumenti da trincerare. In terzo
luogo venivan i lavoratori in numero di dodici centinaia, guidati del
generale Thomas, ed in ultimo trecento carri carichi di fascine,
gabbioni e di manne di fieno. Quest'erano per difendere sui fianchi i
provinciali nel passare, e ripassare l'istmo di Dorchester, il quale
molto basso essendo poteva esser da ambe le parti strisciato dalle
artiglierie delle navi nemiche. L'impresa ebbe prospero fine. I
provinciali arrivarono sulle alture non solo senza offesa alcuna da
parte del nemico, ma ancora senza che questi ne avesse alcun sentore. Si
misero essi tosto a lavorare sì rattamente, che alle dieci della sera
avevan già costrutti due Forti atti a difendergli contro le offese delle
armi minute, e dei tiri a scaglia; uno sull'altura che è più vicina alla
città, e l'altro su quella che guarda verso l'isola del Castello. La
mattina, sendo scuro sulle alture, continuarono a lavorare, senza che si
facesse dal canto del presidio alcun motivo. Finalmente, diventata
l'aria chiara, ebbero a mirar gl'Inglesi non senza molta maraviglia le
nuove opere degli Americani. L'ammiraglio inglese, veduta la cosa,
protestò, che, se non si snidavano di là i nemici, le navi sue non
potevano senza un presentissimo pericolo di totale distruzione stanziar
più oltre nella cala. La città stessa era soggetta ad esser rovinata da
capo in fondo a posta dei provinciali. La comunicazione ancora, tra le
genti che guardavano le fortificazioni dell'istmo di Boston e le
restanti, molto difficile e pericolosa diventata. Le artiglierie nemiche
dominavano la spiaggia, dalla quale avrebbero dovuto gl'Inglesi
imbarcarsi nel caso della ritirata. Adunque nissun altro partito era
rimasto loro, che quello, o di combattere per isloggiar da quella nuova
stanza il nemico, ovvero d'abbandonar del tutto la città. Non esitò
punto Howe da quel capitano valoroso ch'egli era, a pigliare il primo, e
disponeva ogni cosa per l'assalto. Washington, accortosi del disegno,
preparava le difese. Le trincee si perfezionavano diligentemente, si
raccoglievano i soldati dai luoghi più vicini, e si accordavano segnali
da praticarsi su tutti i monticelli, i quali da Roxbury sino alla
riviera Mistica fanno, come se fosse, una corona su tutta la spiaggia
che guarda Boston; e ciò affinchè le novelle e gli ordini potessero in
un subito trasmettersi da un luogo all'altro. Andava dicendo a' suoi, si
ricordassero del giorno cinque di marzo. Nè solo apparecchiava i mezzi
di sostener la vicina battaglia e di ributtar il nemico; ma ancora
quelli di offenderlo e cacciarlo, se durante la battaglia o dopo di
essa, qualche buon'occasione avesse offerto la fortuna. Era il suo
pensiero, se il nemico nell'assalto di Dorchester, come sperava, avesse
toccato una rotta, che quattromila uomini scelti stessero pronti dalla
parte di Cambridge a montar sulle navi a quest'uopo state preparate, e,
traversato quel braccio di mare che sta in mezzo tra la terra-ferma e la
penisola, tentassero fra il tumulto e la confusione la Terra. Il
generale Sullivan comandava la prima schiera; Greene la seconda. Si
aspettava un altro fatto, come quello di Charlestown, ed un'altra
battaglia, come quella di Breed's-hill. Howe faceva far le scale per
iscalar le opere degli Americani. Ordinava, che una grossa schiera di
soldati guidati da lord Percy, entrati nelle navi da carico, che stavano
allestite nel porto, andassero ad approdare ad una bassa terra verso la
punta opposta all'isola del Castello. Già si movevano le schiere, e gli
Americani incitati dalla ricordanza del dì anniversario, e della
battaglia di Breed's-hill, siccome anche dai continui conforti dei
capitani, le aspettavano non solo senza tema, ma con allegrezza. Intanto
pel riflusso le acque diventaron sì basse, ed il vento incominciava a
trarre sì forte, che non si poteva valicare. Bisognò sostare per quel
dì, intendendo Howe di dar la battaglia all'indomani molto per tempo. Ma
succedeva la notte un temporale sì grosso, che le acque ne erano
agitatissime la mattina. Poi piovve dirottamente. Il generale inglese
non potè mandar ad effetto il suo disegno. Ma gli Americani, usando bene
l'indugio, avevano un nuovo puntone costrutto, e le altre fortificazioni
condotto a perfezione. Il colonnello Mifflin aveva apprestate molte
botti piene di sassi e d'arena, e collocate intorno le fortificazioni,
acciò, quando il nemico andasse all'assalto, rotolando con grandissima
furia in giù, rompessero gli ordini, e dessero luogo ai suoi di potersi
giovar della confusione. Osservate diligentemente tutte queste cose,
gl'Inglesi si persuadettero, ch'era divenuta impresa troppo pericolosa,
e quasi disperata il dar l'assalto, l'infelice evento del quale, o
solamente la vittoria piena di sangue, come quella di Breed's-hill,
avrebbero in troppo grave rischio poste le cose inglesi in America. Nè
non era da farsi stima, che quand'anche la battaglia fosse stata
prospera, la guernigione non era sì numerosa, che si avesse potuto
conservare senza pericolo la possessione della penisola di Dorchester,
dovendo essa di già custodire non solo la città, ma ancora la penisola
di Charlestown. La battaglia si poteva meglio fare, e la vittoria
desiderare, perchè le armi del Re non ricevessero percossa nella
riputazione, che per l'evento totale delle cose su quelle spiagge. Non
era perciò il frutto della vittoria eguale al pericolo della battaglia.
Si doveva anche far considerazione, che il posto di Boston non era gran
fatto accomodato alle future fazioni dell'esercito che si aspettava
dall'Inghilterra, e Howe medesimo aveva qualche tempo prima avuto
istruzioni dal lord Darmouth, uno dei segretarj di Stato, per votar la
città, ed andarsene a posare nella Nuova-Jork. Il che non potè eseguire
per non avere avuto a quel tempo alla mano il navilio sufficiente pei
trasporti. Considerate attentamente tutte queste cose, i generali
inglesi si risolvettero ad abbandonare la città, lasciandola del tutto
in potere dei provinciali. Nella qual cosa s'incontravano però
grandissime difficoltà. Imperciocchè non avendosi in pronto più di
cencinquanta navi tra grosse e sottili, appena che capir vi potessero le
ciurme e la guernigione, le quali tra l'una e l'altra sommavano a dieci
migliaia di persone, e quei Bostoniani, i quali essendosi dimostrati
favorevoli alla causa reale, non potevano rimanere senza pericolo. Il
viaggio da intraprendersi era lungo e difficile, non potendosi attendere
con quelle soldatesche stanche ed infievolite di poter far con frutto
una qualche impressione sulle coste nemiche. Le speranze in ciò eran sì
deboli, che non si credette nemmeno di poter tentare la città della
Nuova-Jork, Terra più di qualunque altra esposta alle offese dal canto
del mare. Nè altro partito si poteva pigliare, che quello di andarsene
ad Halifax; pel quale viaggio, oltre la mancanza dei viveri ch'era
grandissima, in stagione era molto contraria; e se in ogni tempo
pericolosa, in quello pericolosissima. Regnavano allora fortemente i
venti da greco, i quali temevasi non ispignessero l'armata di forza sino
alle Antille; pel quale lungo tragitto non erano a gran pezza le
provvisioni delle vettovaglie sufficienti. Si aggiungeva a tutte queste
difficoltà, che il territorio di Halifax era una contrada sterile, dalla
quale poco ristoro si poteva aspettare, e nissuna provvisione vi si era
precedentemente potuta fare, essendo la partita da Boston, e la
determinazione di ritirarsi ad Halifax, state improvvise. Nè non
travagliava molto l'animo dei soldati il pensare, che la necessità delle
cose gli spingesse verso tramontana, mentrechè sapevano, che le future
fazioni degli eserciti inglesi si dovevano fare nelle colonie del mezzo,
ed anche nelle meridionali. Ma non era lasciato luogo ad elezione
veruna. E siccome gli Americani potevano coi tiri delle artiglierie, o
impedire in gran parte, o sturbare assai l'imbarco delle genti, così
Howe pose l'animo a rimuovergli da un tal disegno. Mandati chiamare gli
uomini eletti di Boston, disse loro, che non essendo più la città di
nissun utile al Re, si era risoluto ad abbandonarla, purchè Washington
non fosse per disturbare la sua partenza. Mostrò loro le materie
accendibili, che aveva fatto apparecchiare per metter fuoco ad un tratto
alla città, quando i provinciali in qualunque modo il molestassero; che
pensassero molto bene di quale e quanto pericolo sarebbe per riuscir
alla Terra, se i due eserciti nemici per le vie della medesima si
azzuffassero; che in quanto a lui si era risoluto di andarsene di
quieto, e senza far nissun danno, quand'anche gli Americani dal canto
loro avessero in animo di così fare. Gli esortava perciò, andassero da
Washington, e gli facessero intendere, qual fosse in questo la mente
sua. Furon gli eletti uomini col generale americano, raccomandandogli
molto la misera città. Ei pare da quello che seguì, ch'ei consentisse.
Ma tregua scritta non ne fu nissuna. Alcuni scrivono, che acconsentisse
col patto, che gl'Inglesi lasciassero indietro le munizioni da guerra.
Questo non affirmerei di sicuro. Furon esse ben lasciate, se per accordo
o per necessità, non si sa. Gli Americani stettero quieti, e gl'Inglesi
s'imbarcavano senza ricevere molestia. Ma tristissima era in questo
frangente l'immagine della città. Nonostante gli ordini dell'Howe tutto
era affoltata e confusione. Mille e cinquecento leali colle famiglie e
colle masserizie loro più preziose si affrettavano con infinito sbattito
d'animo ad abbandonare quelle stanze, ch'erano loro tanto care state, e
nelle quali di sì lunga felicità goduto avevano. I padri colle robe
loro, le madri coi figliuoli correvano piangendo alle navi; e le ultime
salutazioni ed abbracciamenti di coloro che se ne andavano, e di coloro
che rimanevano, erano un miserabile spettacolo; al quale però pochi
attendevano, intenti tutti alla bisogna della propria salvezza. Gli
infermi, i feriti, i vecchi ed i fanciulli dimandavano pietà. I carri e
le bestie da soma erano divenuti cagione di contesa fra i cittadini, che
i primi gli avevan fermati, ed i soldati che se ne volevan servir essi.
Accrescevan molestia alla presente sventura le animosità, che
prevalevano tra i soldati da terra e le genti da mare, gli uni
rimproverando alle altre la cagione di tanta infelicità. Si dolevano
altresì della freddezza e della ingratitudine della patria loro, la
quale pareva in tanto pericolo, in tante miserie ed in sì lontani lidi
gli avesse non che abbandonati, dimenticati. Imperciocchè dal varcato
mese d'ottobre in poi non aveva il generale Howe, nè ordine, nè
istruzione, nè avviso di sorta alcuna dall'Inghilterra ricevuto, i quali
dimostrassero, esser vivo il governo, e ricordevole dell'esercito
bostoniano. Intanto i più perduti fra i soldati e marinai, rotte le
porte, mettevano a sacco le botteghe e le case. Guastavan quello, che
via portar non potevano. In somma la città andava a ruba, e si temeva ad
ogni tratto, che nascesse qualche grande incendio, che la consumasse.
Addì quindici di marzo il generale mandava un bando, che nissuno fra i
Bostoniani sino alle undici della mattina s'ardisse d'uscir dalle
proprie case, perchè non impedissero l'imbarco delle soldatesche, che si
doveva in quel dì effettuare. Ma un vento di levante le faceva
soprastare; ed elleno per passatempo ritornarono in sul saccheggiare. In
questo mezzo gli Americani avevano rizzato un puntone su quello sprone
di Nook's-hill nella penisola di Dorchester, e munitolo d'artiglierie,
signoreggiavano intieramente l'istmo di Boston, e tutta la parte
australe della città. Temevasi ancora, che, occupata l'isola di Noddes,
e piantatevi le artiglierie, tirando dall'uno e dall'altro posto a pelo
d'acqua a traverso il porto chiudessero affatto il passo alle navi, e
fosse perciò tutto il presidio ridotto alla necessità di arrendersi a
discrezione. Per la qual cosa non si frapposero più indugi. Le genti
britanniche ed i leali incominciarono a montare sulle navi alle quattro
della mattina dei diciassette marzo, e tutti si trovarono a bordo alle
dieci. Erano nel torno di dieci migliaia di bocche. Ma le malattie, e le
gelosie, che correvano fra le genti di terra e quelle di mare, molto
gl'indebolivano. Le navi erano sopraccariche d'uomini e di robe;
scarseggiavan le vettovaglie; ogni cosa in confusione. Montavano sulle
navi le ultime genti del retroguardo, quando Washington entrava colle
sue nell'altra parte della città colle bandiere spiegate, coi tamburi
battenti e con tutti gli apparati della vittoria e del trionfo. Fu
ricevuto dagli abitatori con tutte quelle dimostrazioni di gratitudine e
di osservanza, colle quali si debbono riconoscere i liberatori.
L'allegrezza tanto più grande si dimostrava, quanto erano stati più
gravi i mali, che sofferto avevano. Avevan essi provato per ben sedici
mesi la fame, la sete, il freddo e gli oltraggi di una soldatesca
infuriata, che gli riputava ribelli. Era stata la città sì asseccata di
vivanda, che vi si pagava una libbra di pesce fresco ventiquattro soldi;
un'oca si comprava oltre dieci lire: un gallo d'India quindici;
un'anitra cinque; il prosciutto cinquanta soldi la libbra; legumi non se
ne trovavano; un montone costava più di quarantadue franchi; le mele
quaranta franchi il barile; le legna da ardere si pagavan oltre
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