Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4 - 22

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accordò finalmente, che tra i due Stati cessassero immediatamente le
ostilità sì per terra, che per mare.
[1783]
I preliminari della pace tra la Francia e l'Inghilterra furono fermati a
Versaglia il giorno venti di gennaio del 1783 tra il conte di Vergennes
per consiglio del quale s'indirizzavano la maggior parte di queste cose,
ed il signor Fitz-Herbert. Per questi fu ampliato d'assai a favor
dell'Inghilterra il diritto delle pescagioni sugli scanni di Terranuova.
Ma peraltro essa restituì alla Francia in pieno diritto, e proprietà le
isole di San Pietro, e Michelone. Nelle Antille l'Inghilterra restituì
alla Francia l'isola di Santa Lucia; le cedette, e guarentì l'isola di
Tobago. Da un'altra parte la Francia restituì all'Inghilterra l'isola di
Grenada colle Grenadine, e quelle di San Vincenzo, di San Cristoforo, di
Nevis, e di Monserrato in un colla Domenica. Nelle Indie orientali
furono ristorati, alla Francia, e guarentiti Pondicherì e Caricallo, e
tutte le sue possessioni del Bengal, e della costa di Orixa. Le furono
anche fatte altre concessioni di non poco rilievo rispetto al commercio,
ed alla facoltà di fortificar certe Terre. Ma un capitolo assai
onorevole alla Francia quello fu, pel quale l'Inghilterra consentì
all'abrogazione ed annullazione di tutti gli articoli relativi a
Dunkerke, che stati erano tra i due Stati accordati dal trattato di pace
d'Utrecht del 1713 in poi. Furono nel medesimo giorno fermati i
preliminari della pace tra la Spagna e l'Inghilterra, da parte di quella
dal conte d'Aranda, e da parte di questa dal medesimo Fitz-Herbert.
Cedette il Re della Gran-Brettagna al Re Cattolico l'isola Minorca e le
due Floride, occidentale ed orientale. Da un altro canto il secondo
restituì al primo le isole Bahame. La quale restituzione si conobbe poi
essere stata superflua. Perocchè il colonnello Deveaux con una presa di
pochi uomini, e con denaro del suo, venuto sopra a quelle isole, l'ebbe
alla Gran-Brettagna per forza d'armi riacquistate. Furono tutti questi
preliminari in formale e determinativo trattato di pace ridotti il terzo
giorno di settembre del 1783, per parte della Francia dal conte di
Vergennes, per quella della Spagna dal conte d'Aranda, e per quella
dell'Inghilterra dal duca di Manchester. Il trattato terminativo tra la
Gran-Brettagna, e gli Stati Uniti fu fermato il medesimo giorno in
Parigi dall'un de' lati da Davidde Hartley, e dall'altro da Giovanni
Adams, Beniamino Franklin, e Giovanni Jay. Il giorno precedente era
seguìto l'accordo pure a Parigi tra il Re della Gran-Brettagna per mezzo
del duca di Manchester, e gli Stati Generali delle Province Unite
d'Olanda per mezzo dei Signori Van-Berkenroode, e Bransten. Per questo
il Re restituì agli Stati Generali Trincamale; ma questi cedettero, e
guarentirono al primo la città di Negapatam con tutte le sue pendici.
Dei diritti marittimi de' neutri in caso di guerra coll'Inghilterra, dei
quali avevano i confederati tanto rombazzo fatto, e menati sì gran
vanti, non si fe' in tutti questi trattati menzione alcuna.
Questo fine ebbe la lunga tenzone d'America, nella quale se entrarono
volonterosamente gli Americani, ed a ciò inclinati da lungo tempo, la
eccitarono gli Inglesi prima con leggi rigorose, che irritavano, non
costringevano, e poscia con insufficienti armi, e con ispicciolati e
scompagnati consiglj lasciarono crescere, e strabocchevolmente
sormontare. La quale guerra fu esercitata tra Inglesi ed Americani, come
per lo più le civili guerre soglionsi, spesso con valore, sempre con
rabbia, qualche volta con barbarie; tra gl'Inglesi, e le altre nazioni
europee sempre con valore, ed il più delle volte con quella umanità
tanto squisita, che pare di quei tempi essere stata propria e speciale.
Riportarono il congresso, ed universalmente gli Americani somma lode di
costanza; i ministri britannici forse il biasimo dell'ostinazione; e
quei di Francia diedero pruove non dubbie di non ordinaria perizia nelle
cose di Stato. Da tutto ciò ne conseguì la fondazione nel Nuovo-Mondo di
una repubblica, pe' suoi ordini pubblici felice al di dentro, per la sua
indole pacifica, e per l'abbondanza de' suoi proventi riverita, e
ricercata al di fuori. E per quanto si può delle cose di costaggiù
giudicare, dalla fertilità e vastità delle sue terre, siccome pure dalla
sua popolazione ognora, e rapidamente crescente, ella ha a diventare un
dì un grande, e possente Stato. Solo a volere, che la repubblica loro
viva lungamente, e vada tutto il corso, che a lei è ordinato dal cielo,
debbono massimamente gli Americani due cose schivare, la prima delle
quali si è la corruzione degli animi per via dell'amore dell'eccessivo
guadagno; la seconda il discostamento da quei principj, che la
fondarono. E siccome tutte le cose del Mondo sono solite a disordinarsi,
ed a corrompersi, così quando ciò accadesse, dovranno eglino essa
repubblica ridurre a sanità, ritirandola verso i suoi principj.
Pervenute in America (nella quale si era combattuto pigramente, e da una
leggier assembraglia in fuori, in cui fu morto il colonnello Laurens, e
dal votamento di Charlestown, nulla, che degno sia di speciale
ricordanza, era intervenuto) le novelle dei preliminari della pace, si
rallegrarono grandemente quei popoli, non peraltro tanto, quanto si
sarebbe potuto credere, sì perchè già la facevano cosa fatta, sì perchè
ancora l'uomo è solito meno rallegrarsi pel conseguimento di alcun bene,
che per le speranze di esso. Oltreacciò gli animi furono tosto volti ad
altra parte dal timore di cose nuove, perciocchè in questo stesso tempo
si stava apparecchiando materia ad un fuoco, il quale fece le viste di
voler prorompere in manifesto incendio, e poco mancò, non traesse,
contaminando con una nuova guerra cittadina tutta la felicità della
presente pace, a fatale rovina la repubblica. Stavansi gli uffiziali
dell'esercito con grosse paghe decorse da riscuotere, e speso avevano la
maggior parte, e forse tutte le sostanze loro, e quelle ancora degli
amici in servigio dello Stato. Avevano altresì non poca apprensione, che
quel decreto fatto dal congresso nel 1780, pel quale si era stabilita a
favor loro la mezza paga a vita, non fosse posto ad effetto. Avevano
perciò mandato a Filadelfia deputati, perchè la bisogna delle paghe
presso il congresso sollecitassero. Era il mandato loro, operassero, che
si dessero immediatamente agli uffiziali le paghe correnti, e si
assestassero i conti per le decorse, e si dessero sicurtà pel pagamento
di esse; si convertisse la mezza paga conceduta a vita dal congresso in
una equivalente somma pagata in una sola volta; si aggiustassero
finalmente i conti, e si facesse un compenso per le perdite fatte dagli
uffiziali a cagione delle passate mancanze nelle provvisioni giornaliere
del vitto e del vestito. Ma il congresso, sia perchè alcuni de' suoi
membri erano avversi a questi favori verso i soldati, sia perchè altri
fra i medesimi avrebbero desiderato, che non lo Stato generale, ma
piuttosto gli Stati particolari questi guiderdoni concedessero, non si
risolveva. L'affar delle paghe procedeva peggio, che lentamente. I
deputati ne scrissero al campo. Nè in miglior condizione di quella degli
uffiziali si ritrovavano gli altri creditori del Pubblico, i quali
preveggevano benissimo, che le consuete rendite dello Stato a gran pezza
non avrebbero bastato a fornir i pagamenti loro, e credevano, che gli
Stati avrebbero molto ripugnato al venirne in sul porre qualche
straordinario balzello, col ritratto del quale potessero essere
soddisfatti. Però gli uni, e gli altri se ne vivevano in malissima
contentezza, e molto degli averi loro dubitavano. Erano a questi dì i
reggitori dello Stato divisi in due Sette. Volevano gli uni, si ponesse
il balzello; con esso si contentassero i creditori; la fede pubblica si
osservasse; si stabilisse nel medesimo tempo una rendita generale pei
bisogni dell'erario della repubblica da impiegarsi all'ordine, e secondo
la volontà del congresso. Gli altri questa rendita pubblica, come
pericolosa alla libertà ridottavano. Volevano, gli Stati particolari
soli, non il congresso, avessero facoltà di por tasse, o balzelli. Già
questi avevano sgarato una provvisione, che il congresso aveva
raccomandato, si facesse, per la quale si sarebbe stabilita una generale
gabella di cinque per centinaio del valore sul consumo di tutti i
proventi, e lavorii forestieri, i quali introdotti fossero negli Stati
Uniti. Perocchè, quantunque dodici Stati approvato avessero la
risoluzione del congresso, uno ricusò, e col suo dissentire rendè vano
il volere di tutti gli altri. In questo mezzo appunto arrivarono le
novelle dei preliminari. I primi temettero, che scemati colla pace il
bisogno ed il timore dei soldati, poichè intendevasi, che si licenziasse
e dissolvesse l'esercito, diventassero gli avversarj loro più pertinaci
nel non volere allo stabilimento della rendita generale acconsentire, e
con ciò non solo i presenti creditori se ne restassero in fallimento, ma
ancora la repubblica andasse soggetta in avvenire ad essere ne' gravi
suoi bisogni incagliata pel difetto di una potestà generale a porre i
balzelli. Deliberarono di usare la presente occasione, la quale
trascorsa essendo, non ritornerebbe più, per ottener il fine loro, che
credevano alla repubblica profittevole. Ma quali fossero i mezzi da
porsi in opera stavano in dubbio, ed erano tra di loro nati assai
dispareri. I più risoluti, non considerando quanto ancipiti siano i moti
della moltitudine, volevano, si usasse la forza, e si facesse l'esercito
istromento dei disegni loro. Erano i principali fra costoro Alessandro
Hamilton, ch'era allora membro del congresso, il camerlingo Roberto
Morris con un altro Morris suo assistente nell'uffizio. Ma i più
rispettivi pensavano, si tenesse una via mezzana, ed intendevano, che
l'esercito accennasse bensì ma non colpisse; minacciasse ma non
operasse, come se di questi romori popolari taluno potesse essere a
posta sua il moderatore. Nelle consulte segrete, che si tennero,
prevalse la opinione di questi ultimi. A questo fine fu mandato, sotto
colore che vi andasse per esercitarvi la sua carica d'inspettor
generale, al campo uno Stewart, colonnello di stanziali pensilvanesi,
acciò l'animo di Washington tentasse e scoprisse, quanto questi fosse
disposto a dar le mani al disegno. Soprattutto sommovesse l'esercito, e
persuadesselo a non volersi sbandare, se prima non fosse assicurato, che
sarebbero i presti corsi pagati, ed essi dei fornimenti, che avrebbero
dovuto avere, e dei quali erano stati privi sin là, ristorati. Arrivò
Steewart al mastro padiglione del capitano generale, e fu spesso con lui
a consultare intorno a questa cosa, la quale pure doveva stimarsi di
tanto momento. Il capitano generale, ossia chè invero non ne fosse
alieno, quantunque non volesse esser egli a levar questo dado, o che
come cauto stesse sopra di sè, ed il disegno non biasimasse, certo è,
che Steewart si credette, e fe' credere agli altri, ch'ei l'approvasse.
Intanto gli avversarj ebbero fumo del trattato, e si misero in punto per
disturbarlo. E sapendo di quanta importanza fosse l'avere Washington
volto in favor loro, operarono di modo, che un Harvie, il quale aveva
l'animo molto sospeso a questi romori di cose nuove, gli scrisse, che
sotto colore di voler ristorare i creditori dello Stato covavano
perniziosi disegni contro la repubblica; che si voleva spegnere il
libero governo, ed introdurre la tirannide. Aggiunse motti speciali
intorno la persona stessa di Washington; che gli si voleva tôrre il
grado, rovinare gli amici di lui, e quell'opera tutta disfare, che con
tanta fatica, tanto sangue, e tanta gloria condotta oggimai avevano a
compimento. Entrò Washington in apprensione. Credette, girassero
macchinazioni, e conspirazioni contro lo Stato. Mandò attorno la lettera
di Harvie, acciò i soldati la leggessero. Faceva ogni sforzo per impedir
la sommossa dell'esercito. Così il capitano generale si apparecchiava a
contrastare ad un disegno, che forse dentro l'animo suo approvava,
quantunque i mezzi, che si volevano adoperare, grandemente, e non senza
molta ragione, biasimasse. Si andavano intanto a bello studio spargendo
romori irritativi; che l'esercito doveva, prima, che si sbandasse,
ottener giustizia; che dovevano ancor essi godere i frutti delle
vittorie acquistate con loro fatiche e pericoli; che gli altri creditori
dello Stato, ed alcuni membri del congresso medesimo desideravano questa
mossa, e che aspettavano, che i soldati fossero i primi a dare il fuoco
alla girandola, ch'essi poscia avrebbero seguitato; la cosa allignava.
S'infiammavano le menti, si facevano nel campo cerchiolini e capannelle.
Si vuol far forza al congresso. Gli animi si dimostravano molto parati
al risentimento. In mezzo a questi romori si facevano andar attorno
anonimi inviti ad un generale convento degli uffiziali per gli undici di
marzo. In questo medesimo tempo l'uno porgeva all'altro un'anonima
diceria, ma peraltro, come si conobbe poi, composta dal maggiore
Giovanni Amstrong. Questa diceria composta con molto ingegno, e con
maggior passione era attissima ad inasprir vieppiù i soldati già pur
troppo asperati, ed a concitargli contro la patria loro, e l'autorità
del congresso. E se sarebbe stata poco tollerabile, quando gli animi
fossero stati altrettanto posati, quanto erano commossi, nella tempera,
in cui allora si trovavano, era ella grandissimamente da condannarsi. Vi
si leggevano tra le altre parole, e tutte infiammatissime, le seguenti.
«Lo scopo, al quale già son sette anni, c'indirizzammo, ora finalmente
siam vicini a conseguire. Il coraggio vostro, e la pazienza hanno gli
Stati Uniti d'America per mano guidato per mezzo una dubbia e sanguinosa
guerra, ed all'independenza condotti. Già torna la pace di tutti i beni
largitrice. Ma a chi? Forse ad una patria desiderosa di ristorar i
vostri danni, di apprezzar i vostri meriti, di ricompensar i vostri
servigi? Forse ad una patria, che intenerita lagrimando, e lieta
ammirando al ritorno vostro alle private case applaude? Forse a quella
patria bramosa di partir insieme con voi quella independenza, la quale
la vostra prodezza le ha dato, e quelle ricchezze, che le vostre ferite
han preservato? Questo è forse il caso? O non piuttosto ad una patria,
che i vostri diritti ha in dispregio, che le vostre lamentanze disdegna,
che alle vostre miserie insulta? Voi pure testè i vostri desiderj, ed i
bisogni vostri esponeste, e supplicaste al congresso; desiderj e
bisogni, che la gratitudine e la ragione di Stato avrebbero dovuto non
che invanir conosciuti, anticipar non rappresentati. Non aveste voi
orora colle rimesse parole di umili addomandatori dalla giustizia loro
implorato ciò, che dal favore più oltre non potevate aspettare? Quale
n'è stata la risposta? Le lettere dei vostri delegati a Filadelfia ve
n'accontino esse. Se questo è dunque il trattamento, che vi si fa, ora
che le spade vostre sono alla difesa dell'America necessarie, quale
sarà, allorquando la vostra voce sarà spenta, e la forza divisa?
Allorquando queste stesse spade, gl'istromenti ora, e le compagne della
vostra gloria, saranno dai fianchi vostri spartate, e nissun'altra
divisa avrete a mostrare di soldato, fuori delle necessità vostre, delle
infermità, delle cicatrici? Consentirete voi dunque ad essere i soli
patitori di questa rivoluzione, e, ritirativi da questi stipendj, nella
povertà invecchiare, nella miseria, nel contento? Consentirete voi a
vivere nel vil fango della dependenza, ed alla caritade altrui le
miserabili reliquie di quella vita dovere, che avete fin qui spesa
nell'onore? Se così è, e l'animo vel soffre, ite, e recate con voi lo
scherno dei Tori, lo scorno dei libertini, la derisione, e quel ch'è
peggio, la compassione del mondo. Ite, affamate, siate obbliati. Ma se
gli animi vostri si raccapricciano a ciò, se avete la mente ed il cuore
capaci di conoscere e di combattere la tirannide, sotto qualunque
sembianza ella si appresenti, o vestita della semplice cotta della
repubblica, o della splendida roba della realtà ammantata, se avete pure
imparato a distinguere gli uomini dai principj, risvegliatevi, alla
vostra condizione attendete, fatevi giustizia da voi medesimi. Se il
presente momento si lascia fuggire via; ogni futuro sforzo sarà indarno;
e le vostre minacce saranno allora altrettanto vane, quanto sono ora le
vostre supplicazioni».
Queste parole, più dicevoli ad un avventato tribuno di plebe che ad un
assennato Americano, gli animi già concitati commossero ad indicibile
rabbia. Già si brogliava fortemente; le cose si volgevano ad un sinistro
fine, e la guerra cittadina tra le potestà civili e militari era
imminente. Ma Washington, uomo tanto grave, uso ai pericoli, e non che
amato, riverito dai soldati, temendo del vicino pericolo della patria,
volle quelle facelle spegnere, e quella discordia frenare, che
stat'erano apparecchiate. E conoscendo benissimo quanto gran momento
apporti in somiglianti casi il guidare gli sviati, piuttostochè
contrastar loro, e che più facile cosa è il prevenire, che l'emendare i
fatti, pose tosto l'animo a voler impedire il convento degli uffiziali.
Pubblicò ordini indiritti agli uffiziali annunziando, che sperava bene,
che nissun conto avrebbero fatto di quella scritta anonima, e ch'ei
disapprovava, e grandemente condannava quest'insoliti procedimenti.
Nell'istesso tempo intimò un generale convento degli uffiziali generali,
e di uno per compagnia pel giorno quindici, affine deliberassero, che
cosa fosse a farsi per ottener ai torti loro dirizzamento. Con questo
procedere, che fu molto prudente, Washington fe' credere generalmente
all'esercito, ch'ei non fosse alieno dall'aiutar l'impresa; ed ai
principali sommovitori particolarmente, che segretamente il disegno loro
favorisse; e diè tempo a sè stesso di procurarsi favori, acciò il
convento quell'effetto sortisse, ch'ei si era nell'animo proposto. Il
giorno seguente Amstrong fe' mandar attorno un'altra scritta anonima,
colla quale cogli uffiziali si congratulava, che le risoluzioni loro
avessero a ricevere l'approvazione della pubblica autorità; e molto
esortandogli a star fermi nel parlamento, che si doveva fare il dì
quindici. Intanto andava Washington tentando gli animi, e le ire
rammorbidando. Fatti venire a sè ad uno ad uno gli uffiziali, a questo
rappresentava il pericolo della patria, a quell'altro la passata
pazienza; a tutti l'antica gloria, che bisognava intera e pura ai
posteri loro tramandare. Ricordò ancora la povertà dell'erario, e
l'infamia che acquistato avrebbero, se alle discordie civili, ed al
sangue venissero, e la felicità di quella pace turbassero, che pure
orora si era conseguita. Al giorno appuntato da Washington si fe' il
parlamento degli uffiziali. Favellò il capitano generale molto
gravemente. Confortogli, pregogli, ribattè le anonime scritte. Mostrò,
in quant'orrore si dovesse avere l'alternativa proposta dall'autore di
esse di minacciar coll'armi la patria loro, quando, fatta la pace,
immediatamente alle richieste loro non soddisfacesse; e seppure la
guerra continuasse, di abbandonarla, ritirandosi a qualche incolta e
disabitata contrada.
«Mio Dio! _sclamò_, a quai fini mira con tali esortazioni questo
scrittore? Può esser egli mai un amico all'esercito? Può essere un amico
a questa patria? O non forse piuttosto un insidioso nemico, un
commettimale mandato a bella posta dalla Nuova-Jork per tramare la
rovina dell'uno e dell'altra, un seminatore di discordie e di
separazione tra le civili e le militari autorità del Continente?
Pregovi, signori, _aggiuns'egli_, di non abbracciare di quei consiglj,
ch'esaminati dalla sana ragione parrebbero, e tôrre a voi della dignità
vostra, e quella gloria macchiare, che finora mantenuto avete. Abbiate
nella data fede della vostra patria, e nelle intemerate intenzioni del
congresso piena fidanza. Crediate, che prima che siate com'esercito,
sciolti, avrà esso i vostri conti aggiustati, e tali determinazioni
prese, che ne sarà fatta ampia giustizia ai vostri fedeli, e meritorj
servigi. Pregovi, e scongiuro in nome della nostra comune patria, per
quanto stimate il sacro onor vostro, per quanto rispettate i diritti
dell'umanità, e per quanto conto fate della militare e nazionale dignità
dell'America, vogliate dimostrare in quanto orrore e detestazione
abbiate un uomo, il quale desidera sotto speciosi pretesti mandar
sossopra le libertà della vostra patria, e che malvagiamente s'attenta
d'aprir le porte alla civile discordia, e questo nascente impero col
sangue inondare. Sì facendo, voi arriverete per la più piana e diritta
via alla meta, che desiderate; voi romperete gl'insidiosi disegni dei
nostri nemici, che, disperati di vincerci coll'aperta forza, vogliono
ora coi segreti artifizj ingannarci. Voi darete ancora una volta una
rilevata pruova di quel non mai più udito amor della patria, e di quella
paziente virtù, di tutte le necessità, di tutti i patimenti superatrice.
Voi offerirete col vostro dignitoso contegno alla posterità occasione di
dire, quand'ella favellerà del glorioso esempio, che avete al genere
umano mostrato, che se fosse questo giorno stato meno, non avrebbe mai
il mondo veduto quell'ultimo grado di perfezione, al quale è l'umana
natura capace di arrivare».
Tostochè ebbe Washington fatto fine al suo ragionamento, nacque prima un
silenzio, poscia un bisbiglio grande fra gli ascoltanti. L'autorità
dell'uomo, la gravità del discorso, la tenerezza di lui nota a tutti
verso l'esercito, nelle menti loro efficacemente operavano.
Gl'inacerbiti spiriti si rappacificarono. Nissuno pose partito
contrario. Stanziarono, che nissuna circostanza di travaglio, e di
pericolo avrebbe mai tanto operato, che si lasciassero indurre a
macchiar quella fama, e quella gloria contaminare, che acquistate
avevano; che l'esercito continuava ad avere una fermissima confidenza
nella giustizia del congresso e della patria loro; che si richiedesse il
capitano generale, scrivesse al congresso, ardentemente pregandolo di
espedir tosto l'oggetto del loro memoriale; che abborrivano, e
grandemente disdegnavano le infami proposizioni nella lettera anonima
indiritta agli uffiziali dell'esercito contenute. Così Washington colla
prudenza ed autorità fu operatore, che una nuova discordia non ponesse
in un inaspettato pericolo quella patria, che stata era testè condotta a
salvamento. E chi sa sin dove sarebbero trascorse le cose se in quei
principj fosse nata la guerra civile, e se i soldati avessero posto mano
nel sangue dei loro concittadini? Scriss'egli poi al congresso, molto
caldamente la causa degli uffiziali rappresentando, e raccomandando[1].
Decretò questo, avessero gli uffiziali a ricevere in luogo della mezza
paga a vita il sommato alla volta di cinque anni d'intiera paga, e ciò
in contanti, od in iscritte obbligatorie, che fruttassero il sei per
centinaio all'anno. Tanto poi si adoperò il congresso, e tanto fece il
camerlingo, che si mandarono, sebbene tardi, e non prima, che le reclute
pensilvanesi fatto avessero un grosso ammotinamento a Filadelfia, e per
alcune ore armata mano occupato la sede, e le stanze del congresso, agli
uffiziali, e soldati paghe per tre mesi in altrettante scritte di esso
camerlingo. Allora si diè mano a licenziar l'esercito, e furono concessi
di mano in mano i congedi a quei soldati, i quali nel corso di una
ostinata guerra di sette anni con mirabile costanza avevano non solo
contro il ferro ed il fuoco, ma ancora contro la fame, la nudità ed il
furore stesso degli elementi combattuto; ed ora condotta a prospero fine
l'opera loro, stabilita la libertà, e l'independenza della patria,
quietamente alle case loro se ne tornarono. Il congresso con pubbliche
lettere molto il valore, e la costanza loro commendò, ed in nome della
riconoscente patria ringraziò. Non tardarono gl'Inglesi a votar la
Nuova-Jork con tutte le sue appartenenze, nelle quali avevano sì lungo
tempo paesato. Partirono poco poscia i Francesi molto ringraziati, e
degli alleati loro soddisfatti dall'Isola di Rodi alla volta delle
possessioni loro. Deliberò il congresso, si rendessero il dì undici
dicembre pubbliche e solenni grazie al Datore d'ogni bene per l'ottenuta
pace e l'acquistata independenza. Decretò ancora, si rizzasse una statua
equestre di bronzo al generale Washington in quella città, nella quale
risedesse il congresso. Fosse il generale rappresentato al modo romano
col bastone nella destra mano, e la testa cinta di una corona d'alloro;
posasse la statua sopra un piedestallo di marmo, nel quale fossero
istoriati in basso rilievo i principali avvenimenti della guerra, dei
quali ebbe Washington il supremo governo. Sono eglino quest'essi: la
liberazione di Boston; la cattura degli Essiani a Trenton; la battaglia
di Princetown; la giornata di Mont-mouth e la resa di Jork-town. Sulla
superiore fronte poi del piedestallo s'improntassero le seguenti parole:
_Gli Stati Uniti in congresso adunati ordinarono, questa statua fosse
eretta l'anno di Nostro Signore 1783 in onore di questo Giorgio
Washington, illustre capitano generale degli eserciti degli Stati Uniti
d'America durante la guerra, la quale vendicò ed assicurò le loro
libertà, sovranità ed independenza._
Questo fine ebbe una contesa, che bene otto anni continui tenne il Mondo
attento e maravigliato, e trasse a parte di sè le più possenti nazioni
d'Europa. Della quale se si vorrà investigare, per quali ragioni siano
stati gli Americani vincitori, e perchè non sia loro stata guasta da
altri, nè l'abbiano guasta essi stessi, si troverà in primo luogo, che
ciò fu, perchè invece di aver le altre nazioni contrastanti, o nemiche,
le ebbero per lo contrario o consenzienti, o amiche, od anche alleate.
La qual cosa, siccome dava loro maggior fede nella giustizia della causa
loro, così ancora spirava maggior confidenza nei mezzi di condurla a
buon fine. Le leghe da più potenti nazioni fatte contro d'una sola per
cagione di qualche riforma, ch'essa voglia fare nel suo reggimento
interno, e che la medesima in vicinissimo pericolo inducono di perdere
non solo quel fine, che proposto ha a sè stessa, ma ancora la sua
libertà ed independenza, sogliono per lo più operare di modo, che i
reggitori di essa scostandosi da ogni moderazione, e prudenza pongon
mano a mezzi violenti e straordinarj, dai quali e presto si logorano le
forze della nazione, e nasce il mal talento nei proprj cittadini,
manomessi in mille guise, e vessati dagli agenti dello Stato; dal che
procedono poscia le gare civili e la debolezza di tutti. S'ingenera
eziandio nell'universale per l'esercitate violenze un tal odio contro
l'impresa, che confondendo l'abuso coll'uso di essa, amano meglio di
tornare donde sono partiti, ed anche più in là, che di continuar a
correre verso di quella meta, che nuovamente proposta si sono. Quindi è
che se l'impresa era di libertà, si precipitano poscia i popoli al
dispotismo, amando meglio quello di un solo, che quello di molti. Ma a
queste fatali strette non furono ridotti gli Americani dalla pericolosa
guerra esterna, così per la ragione sopraddetta, come per la positura
della patria loro lontana, e separata per mezzo di un vasto mare da
quelle nazioni, che sogliono tenere in piè grossi eserciti stanziali, e
cinta d'ogn'intorno, fuorichè dalla parte del mare, da foreste
impenetrabili, da deserti smisurati, da montagne inaccessibili; e da
queste parti altro pericolo non portavano, nè altro timore avevano fuori
di quello degl'Indiani atti piuttosto a rapire, ed a disertar le terre,
che a conquistarle, ed a tenerle. Un'altra e molto possente cagione, per
la quale la rivoluzione americana ebbe quella riuscita, che i Capi di
lei si erano proposto, si fu la poca differenza, che passò tra quella
maniera di governo, dalla quale erano partiti, e quell'altra, alla quale
s'incamminarono. Imperciocchè non dalla monarchia dispotica andaron essi
verso la libertà, ma sibbene da una monarchia temperata; ed è la
condizione delle cose morali nell'uomo, come quella delle fisiche, e
quella stessa di tutta la natura, nelle quali i totali, ed improvvisi
cambiamenti non si possono fare senza causare o gravi malattie, o morti,
o rovine. L'autorità regia in America, siccome lontana, e dagli ordini
di un governo largo tarpata, era poco operosa, o poco sentita, e perciò,
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