Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4 - 06

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determinò a far la battaglia dell'indomani in quel luogo. In sul far del
dì squadronava di modo i suoi, che la frontiera dell'esercito fosse
composta di due schiere, delle quali la diritta sotto i comandamenti di
Webster aveva il fianco diritto attorniato da una palude, e col sinistro
si appoggiava alla strada maestra, e la stanca guidata dal lord Rawdon
si atteneva medesimamente col fianco suo sinistro ad una palude, e col
destro si congiungeva in su quella stessa strada colla schiera di
Webster. Tra l'una e l'altra locarono le artiglierie. Un battaglione
erasi attelato, come un poco di retroguardo, dietro la schiera di
Webster; un secondo dietro quella di Rawdon. La legione di Tarleton si
era arringata accanto la strada sulla dritta, pronta a difendere, o ad
offendere, secondochè si discoprisse la occasione. Nè dall'altro canto
Gates se ne stava neghittoso in faccia all'ordinantesi nemico. Trasse
fuori i suoi, e sì fattamente gli ordinò, che la vanguardia ne fu divisa
in tre squadre, la destra guidata dal generale Gist, la quale col destro
suo fianco toccava una palude, e col sinistro si congiungeva vicino la
strada con quella di mezzo, composta di bande paesane della Carolina del
Nort, e condotta dal generale Caswell. Nella stanca poi si trovavano le
milizie virginiane guidate dal generale Stevens. Dietro i Virginiani si
affilarono i fanti leggieri di Porterfield, e di Amstrong. Armand co'
suoi cavalli si era schierato dietro la sinistra per contrastare alla
legione di Tarleton. Quest'era la vanguardia. Gli stanziali della
Marilandia e della Delawara, uomini fortissimi, e nei quali era
collocata la principale speranza della vittoria, si erano posti in
ordinanza, come dietroguardo, e schiera di riscossa. Questi erano
capitanati dal generale Smallwood. Le artiglierie eransi ordinate parte
sulla dritta degli stanziali, e parte sulla strada maestra. Stavano in
tal modo attelati l'uno a rincontro dell'altro i due eserciti, e pronti
ambidue a venirne alle mani, quando Gates non contento alla positura
delle schiere di Caswell e di Stevens, ordinò, non so se con ragione, ma
certo con imprudenza, si dislocassero per pigliarne un'altra, che più
opportuna gli parve. La qual cosa vedutasi da Cornwallis, non volendo
egli lasciarsi fuggir dalle mani quella occasione, che la favorevole
fortuna gli offeriva, comandò a Webster, si facesse pesatamente avanti,
e vigorosamente assaltasse l'opposta schiera di Stevens, i soldati della
quale tuttavia ondeggiavano per non aver ancor del tutto pigliato i
nuovi ordini. Riempì incontanente Webster la volontà del capitano
generale. Si appiccò dunque di prima presa la battaglia tra l'ala dritta
inglese, e la sinistra americana; ma non tardò a diventar generale lungo
tutta la fila. L'aere essendo piorno, ed il cielo scuro, il fumo
dell'armi da fuoco non poteva alzarsi nelle regioni superiori; ma
accumulatosi in copia nelle basse avviluppava, come un denso nugolo, i
due eserciti, dimodochè malagevolmente l'uno poteva scorgere quello che
l'altro si facesse. Tuttavia si vedeva, che gl'Inglesi combattendo ora
cogli archibusi, ora colle baionette molto aspramente, si facevano
avanti, mentre gli Americani indietreggiavano. In fine i Virginiani
ferocemente incalzati da Webster, e già mezzi scompigliati da
quell'inopportuna mossa, ordinata in procinto della battaglia da Gates,
dopo leggier conflitto, voltate le spalle, si davano, lasciando i
compagni nelle peste, vergognosamente alla fuga. Le successive compagnie
dei Caroliniani incominciarono anch'esse a balenare, e seguitarono
poscia la medesima bruttezza, nissuno quasi combattendo, o mostrando il
volto agli avversarj, smarrita non che altro, per la fuga così subita,
la virtù dei Capi. Così appoco appoco si andò smagliando tutto il
sinistro corno dell'esercito americano. Fecero Gates e Caswel qualche
sforzo per riordinargli; ma sopraggiunse in terribile sembianza
Tarleton, il quale, veduta la rotta loro, gli aveva seguitati a slascio,
e quei che già erano in volta, spaventò viemmaggiormente, e quei, che si
volevano rannodare, sbaragliò. Nissun fine o modo al terrore ed alla
fuga. Tutti si rifuggirono alla sfilata nelle vicine selve. Così per la
rotta dei Virginiani e delle più vicine milizie della Carolina un
reggimento caroliniano, e gli stanziali marilandesi e delawariani, che
già si trovavano alle prese da fronte, furono anche assaliti sul loro
sinistro fianco, ch'era rimasto nudato, dall'ala dritta inglese, che
vittoriosa s'era volta contro di loro. Combatterono ciò nondimeno
egregiamente; e furono operatori, che se non poterono ristorare la
fortuna della battaglia, almeno non ne furono in questo dì macchiate con
una nota di codardia, e disgraziate presso i forti uomini le americane
insegne. Traevano da disperati; si avventavano colle baionette, tennero
un pezzo la battaglia dubbia; e non contenti al difendersi, ma spintisi
innanzi, guidati ed incuorati dal barone di Kalb, si scagliarono
furiosamente addosso gl'Inglesi, e gli fecero restare un momento. Ma
finalmente sopraffatti dal numero dei regj, e tentati e punti da ogni
banda dalla cavalleria andarono anch'essi in volta, non avendo però
lasciata la vittoria senza sangue agl'inimici. Il barone di Kalb fu
ferito mortalmente di undici ferite, e fatto prigioniero. Si salvarono
come a ciascun venne in sorte, scomposti e sbarattati. Solo si levarono
dal campo Gist con un nodo intiero di cento fanti, ed Armand co' suoi
cavalli. Seguitarono gl'Inglesi gagliardamente i vinti colla cavalleria
per lo spazio di ventitre miglia, e non fu fatto fine al perseguitare,
se non quando la stanchezza indusse la necessità del riposo. Fu assai
grave in questo fatto la perdita degli Americani, poichè il numero dei
morti, feriti e prigionieri loro arrivò bene a due migliaia di soldati.
Tra i prigionieri si noverarono il barone di Kalb, ed il generale
Rutherford caroliniano; tra i morti il generale Gregory. Otto cannoni,
duemila archibusi, un buon numero di bandiere, tutto il carreggio, le
bagaglie e le munizioni vennero in poter dei vincitori. La perdita degli
Inglesi tra morti e feriti, sommò soltanto a 324, inclusi gli uffiziali.
Il barone di Kalb tre giorni dopo, sentendosi vicino al morire, pregava
il cavaliere du Buisson, suo ajutante di campo, esprimesse in nome suo a
Gist e Smallwood, quanto stato fosse soddisfatto del valore dimostrato
nella battaglia di Cambden dagli stanziali della Delawara e della
Marilandia. Ciò fatto, rendè lo spiritò con manifesti segni di contento
all'aver perduto la vita in difesa di una causa, che sì ardentemente
aveva amato. Il congresso decretò, se gli si rizzasse un monumento nella
città di Annapoli, capitale della Marilandia. E' pare, che Gates, oltre
l'errore dell'aver voluto cambiar l'ordinanza dei suoi in cospetto del
nemico, abbia anche commesso quell'altro di aver fatto marciar di
nottetempo le milizie, le quali, non use ancora ai pericoli della
guerra, e mal ferme negli ordini loro, facilmente aombrano e
sbigottiscono. Si ritirò egli a Hillsboroug nella Carolina
Settentrionale; Gist e Smallwood prima a Charlottetown, e poscia più in
su a Salisbury, dove intendevano a raccorre i fuggiaschi, ed ogni sforzo
facevano per rifare una grossa testa. Ora tutto veniva a divozione dei
vincitori, e nissuna insegna si discopriva più oltre rizzata in tutta la
Carolina Meridionale in favore della repubblica. Solo Sumpter si andava
tuttavia aggirando con una mano di circa mille soldati, e due bocche da
fuoco sull'occidental riva del fiume Wateree. Ma avute le novelle, che
Gates era stato rotto in battaglia a Cambden, si ritirava più che di
passo verso Catawba, distretto posto nelle parti superiori della
settentrionale Carolina. Cornwallis, il quale era uomo operosissimo,
avvisandosi che l'opera non era compiuta, finchè non avesse rotto quel
capo, che solo rimaneva, di repubblicani, lo faceva perseguitare da
Tarleton. Usando una incredibile celerità, giunse alla non pensata sugli
alloggiamenti di Sumpter, mentr'egli se ne stava pigliando riposo sulle
sponde del Fishingcreek. La cosa riuscì sì improvvisa, che gl'Inglesi
ebbero tempo di por le mani sulle armi degli Americani, primachè
avessero potuto risentirsi. I soldati di Sumpter si perdettero di animo,
e benchè qua e là si facesse qualche difesa, furono di breve rotti e
fugati. Molti furono tratti a morte, quantunque si arrendessero;
perciocchè Tarleton non voleva lasciargli in vita, non avendo seco ad un
terzo tanta gente, quanta Sumpter. Infine cessò la strage, quando furono
liberati gl'Inglesi ed i leali, che prigionieri essendo, aveva Sumpter
fatto alloggiare dietro il campo. I cannoni, le munizioni, le bagaglie,
il carreggio diventarono preda al vincitore, Sumpter scampò dalla rotta
con pochi de' suoi. Ei non v'ebbe colpa, perciocchè non avesse
tralasciato di mandare avanti gli speculatori a sopravvedere, i quali
tutt'altra cosa fatto avevano fuori di quella, che dovevan fare.
Tarleton colla preda, coi prigionieri, e coi liberati se ne tornò tre
giorni dopo a Cambden.
Dopo il fatto d'arme di Cambden avrebbe Cornwallis, per non corrompere
colla tardanza il frutto della vittoria, desiderato di condursi tosto
nella Carolina Settentrionale, provincia debole ed infetta di mali semi
verso il congresso, per andar poscia a danni della Virginia. Certamente
la presenza in quella dell'esercito vincitore avrebbe le ultime reliquie
disperso dei vinti, impedito che di nuovo si ordinassero ed
ingrossassero, e dato animo ai cittadini amatori del nome reale, perchè
potessero levarsi, e romoreggiare. Ma varie cagioni si opponevano a
questa volontà di Cornwallis. Era la stagione caldissima e malsana, il
numero de' malati dentro gli ospedali grande, e quello dei feriti non
poco. I fondachi ancora male eran forniti delle cose necessarie a
campeggiare, nissuna canova sulle frontiere delle Caroline; quella del
Nort scarsissima di vettovaglie. Per la qual cosa, omessi i pensieri
caldi, e partiti i suoi soldati nelle stanze, se ne tornò nella città di
Charlestown, credendosi sicuro e della intiera soggezione della
meridionale Carolina, e della vicina conquista della settentrionale,
quando fossero ed il tempo diventato propizio, e le munizioni
apparecchiate. Solo scrisse frequenti lettere agli amici del Re nella
Carolina del Nort, esortandogli a pigliar le armi, a far masse, ed a por
le mani addosso ai più violenti libertini, ed alle munizioni e magazzini
loro; intraprendessero eziandio, e si assicurassero delle persone degli
sbrancati dell'esercito ribelle. Prometteva infine, sarebbe venuto tosto
in soccorso loro. E perchè i fatti consuonassero colle parole, non
potendo ire con tutto l'esercito, mandò sui confini occidentali della
Carolina del Nort coi cavalleggieri, ed una banda di mille leali, il
maggiore Fergusson, arditissimo condottiere di stracorridori. Doveva
questi colla presenza sua dar animo ai leali, e principalmente
intrattenere pratiche cogli abitatori della contea di Tryon, più di
tutti gli altri affezionati al nome dell'Inghilterra.
Non potendo Cornwallis guerreggiare, si metteva in sul voler riordinare
le cose interne, per viemmeglio stabilire l'acquisto della provincia.
Nel che fare volendo egli usare medicine forti, si propose e di
spaventare i repubblicani con severe pene, e di tor loro i modi di
nuocere, togliendo loro le sostanze. Mandò pertanto ordini ai capitani
britannici, perchè immediatamente gastigassero col supplizio delle
forche coloro, i quali dopo di aver militato nelle bande paesane in
favor del Re, si fossero poscia congiunti coi ribelli; che
incarcerassero, e spropriassero coloro, i quali essendosi prima
sottomessi, avessero poi avuto parte nell'ultima ribellione; e che cogli
effetti loro si ristorassero quelle persone, che state fossero da essi o
spogliate od oppresse. Nel che si dee far considerazione, che se tanta
severità si poteva escusare rispetto a coloro, i quali avevano scambiato
la condizione di prigionieri di guerra con quella di sudditi britannici,
era però condannabile e degna di eterno biasimo quella, che si
esercitava contro coloro, che nella prima condizione avevano voluto
perseverare. Imperciocchè erano stati sciolti delle parole loro dal
solenne bando mandato fuori da Cornwallis addì 3 di giugno. Ma i
vincitori o gavillando, e qualche volta ancora senza gavillare,
massimamente quando si tratta di affari di Stato, rompono troppo spesso
la fede loro, come se necessaria cosa fosse l'accoppiare alla ferocità
delle armi l'arte degl'inganni. Comunque ciò sia, gli ordini di
Cornwallis, avvengadiochè duri ed aspri fossero, eran posti ad effetto
in ogni parte, e tutta la Carolina ne fu ripiena di esempj crudeli e
superbi. La qual cosa alcuni fra gli uffiziali britannici altamente
condannavano; ma i più, e più di tutti Tarleton, come utile e necessaria
alla causa del Re sommamente commendavano. Conciossiachè Tarleton già si
era molto doluto della clemenza, siccome la chiamava egli, usata da
Cornwallis prima della battaglia di Cambden, dicendo, ch'essa era non
solo buona a nulla, ma ancora nociva in tutto, siccome quella, che
faceva gli amici meno vogliosi, ed i nemici più arditi. Il che se era
vero, stato non sarebbe da biasimarsi, se nelle guerre si avesse solo ad
aver riguardo all'utile, e nissuno alla umanità, alla fede ed alla
giustizia; poichè nissuno niega, che nell'esercizio di quelle
l'avvelenare le fonti, l'ammazzar sul fatto i prigionieri che ci vengono
alle mani, il condurre in ischiavitù gli uomini, le donne, i fanciulli
dei vinti, e di ogni proprietà ed umano diritto dispogliargli, possano
essere, o siano invero cose utili ad effettuarsi. Ciò nonostante si
vede, che le nazioni civili, ed i capitani degli eserciti, che del tutto
barbari e disumanati non siano stati, se ne sono in ogni tempo astenuti.
Ma gli Inglesi intanto non restandosi traevano a crudel morte gli uomini
più riputati del paese. I cittadini di Camden, di Ninety-six, di
Augusta, e di altri luoghi videro montare su i patiboli coloro, i quali
di nissun'altra cosa si accagionarono fuori di quella di essere stati
troppo fedeli ad una causa, ch'eglino tanto giusta, ed alla patria loro
profittevole riputavano. Le menti si riempirono d'orrore, ed i cuori
s'infiammarono di ferino, e più che immortale odio contro i crudeli
vincitori. Fremevano i popoli all'intorno, e giuravano di vendicarsi;
tutti abbominavano un re, che sì feroci esecutori delle volontà sue
aveva nella diletta contrada loro inviati. Le insegne sue ne diventaron
esecrate; ed i capitani britannici impararon per pruova, che i supplizj
e la disperazione degli uomini sono poco sicuri fondamenti alla
conquista di un popolo in lontane regioni posto, da una comune opinione
mosso, ed in una generale impresa infervorato. Nè furono questi i soli
provvedimenti, che credè Cornwallis utile di fare per assicurarsi nella
possessione di quelle province, che colle armi aveva conquistate. Usò
ancora, per tor vieppiù favori ai malcontenti, i confini ed i sequestri.
Ossiachè temesse, che la presenza dentro Charlestown dei principali
personaggi, i quali, stando fermi in sulle parole loro di prigionieri di
guerra, non avevano voluto rivestirsi della qualità di sudditi, non
contribuisse a mantener vivo il desiderio della resistenza, ovverochè,
siccome gl'Inglesi lasciarono scritto, avessero essi sin là tenuto
pratiche segrete coi nemici del nome reale, le quali venute fossero a
notizia dei Capi britannici per mezzo delle scritture trovate nelle
bagaglie dei generali americani prese nella rotta di Cambden, fece
arrestare più di trenta dei Capi più riputati delle parti americane, e
gli mandò a confine nella città di Sant'Agostino nella Florida
orientale. Erano questi tutti del numero di coloro, che avevano più
mestato nel passato governo, e che s'erano dimostrati più ardenti in
voler tenere quella guerra. Perchè poi non potessero coloro, ch'ei
credeva, od erano infatti avversi, le sostanze loro usare in benefizio
del congresso, o per isforzargli a calare alla soggezione, con pubblico
bando sequestrò i beni di tutti coloro, i quali o intrattenessero
traditevoli pratiche, o stessero ai servigj, od in qualunque modo
operassero sotto l'autorità del congresso, od accostati si fossero ai
nemici della Gran-Brettagna, o la ribellione con parole, o con fatti
sostenessero, ed avanzassero. Costituì nel medesimo tempo un commissario
sopra i beni sequestrati, il quale fosse obbligato di contare alle
famiglie degli staggiti una parte della rendita annua al netto, la
quarta a quelle, che consistessero nella moglie e nei figliuoli, ed una
sesta alle mogli che non avessero figliuoli, bene inteso però, che
dovessero nella provincia fare la residenza loro. Questi modi in un con
una grandissima vigilanza sugli andamenti dei sospetti usarono
gl'Inglesi per compor le cose, e per estirpare al tutto la ribellione
nella meridionale Carolina, e potere, quando fosse giunto il tempo
propizio, sicuramente recarsi a conquistare quella del Nort. Qual fine
avessero queste deliberazioni, apertamente si vedrà nel progresso di
queste storie.
Mentre dal canto delle Caroline la perversità della stagione avea posto
fine alle ostilità, e che anche da quello della Nuova-Jork gl'Inglesi,
poco potendo offendere, perchè erano più deboli di armi terrestri, ed i
confederati, perchè erano al di sotto di armi navali, una simile
cessazione della guerra si era introdotta, si andava maturando un
disegno, il quale, se avesse quella riuscita avuto, che gli autori suoi
si erano proposto, avrebbe partorito la totale rovina dell'esercito di
Washington, e forse ancora l'intiero soggiogamento dell'America. Certo
egli stette ad un pelo, che l'opera di tanti anni, e che già tanti
tesori aveva costati, e tanto sangue, non venisse da una inopinata causa
sino in fondo distrutta, e che gl'Inglesi per via di un tradimento quel
fine conseguissero, al quale non avevano potuto arrivare per mezzo di
una lustrale guerra con sì grande arte, e con tutte le forze loro
esercitata. E venire doveva il danno da parte di colui, dal quale meno,
che da ogni altro potevano, e dovevano gli Americani aspettarlo. Dal che
si ebbe un argomento manifesto, che il coraggio disgiunto dalla virtù
non è da pigliarsi a fidanza; che gli uomini più avventati in una causa
sono anche spesso alla medesima i più infedeli, e che gli avari, ed
ambiziosi dissipatori delle proprie, e delle pubbliche sostanze
facilmente diventano della patria loro scellerati venditori e traditori.
Nè nessuno dubiti, che siccome le virtù private sono le produttrici,
così siano ancora il principale ed unico fondamento alle pubbliche; e si
dee tener per sicuro, che coloro, i quali privi essendo delle prime si
accostano al governo delle repubbliche, ciò fanno o per ambiziosamente
soprastare, o per avaramente taglieggiare i proprj concittadini. E
quando ciò non è loro comportato, fanno novità al di dentro, o
tradimenti al di fuori. Era il nome del generale Arnold molto, e molto
meritevolmente caro a tutti gli Americani, che lo stimavano uno dei
principali difensori dello Stato loro. Essendosi egli ritratto dal
militare in sui campi, a motivo di quelle ferite non ben sanate, che sì
sconciamente gli avevano guasto una gamba, e non volendo il congresso e
Washington porre in dimenticanza i servigj di lui, lo avevano creato
comandante di Filadelfia, allorquando, ritiratisi gl'Inglesi da questa
città, era essa di bel nuovo venuta in poter dei repubblicani. Quivi
vivendo dissolutamente, più spendeva che potesse spendere, e più esigeva
di quello, che avesse diritto di esigere. Postosi ad abitare nelle case
di Penn le aveva fornite di ogni foggia di ricchi addobbi e di preziosi
arredi. Giuocava alla dirotta; metteva tavola spesso; teneva gran vita,
di balli, di concerti, di feste promovitore, e donatore grandissimo. Nè
bastando a gran pezza le solite paghe del suo grado a tanti stravizzi e
strabocchi, si era messo in sul mercanteggiare, ed in sul corseggiare.
Le cose non gli tornaron bene; i debiti s'ammontavano, i creditori lo
importunavano; quell'animo altiero e dissoluto non sapeva dove volgersi;
nulla voleva rimettere della sua grandigia; filava tuttavia del signore.
Questo gli fe' concepir animo di far peggio, e sperando di ristorarsi
con quel del pubblico per inganno di quello, che dissipato aveva per
iscialacquo, presentò certi conti in cui inserì di quelle cose, che
sarebbero state disoneste al più ingordo usuriere del mondo. La cosa
parve non solo strana, ma enorme. Si creò un magistrato espresso di
commissarj per esaminargli. Questi non solo non vollero spegnere con
esso lui i conti, ma ricusarono la metà delle partite. Si arricciò
fieramente l'Arnold, e diceva dei commissarj di quelle cose, che non si
sarebbero potute dipingere. Non istette contento al loro giudicato, e ne
appellò al congresso. Delegò questi alcuni de' suoi membri, perchè,
esaminato questo affare, lo assestassero. I quali giudicarono, che i
commissarj più avevano concesso ad Arnold di quello, che avesse diritto
di domandare. Se ad una tale sentenza montasse egli in bizzarria,
ciascuno il pensi; e siccome uomo rotto e caldo, ch'egli era in tutte le
sue azioni, diceva del congresso le più vituperose parole, e le maggiori
villanie, che mai a uomini costituiti in grado si dicessero. Queste cose
non erano sì fatte, che potessero disacerbar le ire, e ricompor gli
animi gonfiati dall'una parte e dall'altra. Nè la pertinacia di quelle
menti americane era tale, che fossero capaci di lasciar a mezza via una
faccenda, che incominciato avessero. Fu Arnold accusato di peculato
dallo Stato della Pensilvania, e tradotto avanti una Corte militare per
subir il suo processo. Lo accagionarono, tra molte altre cose, che
avesse fatto sue le mercanzie inglesi, che aveva trovate, e staggite in
Filadelfia l'anno 1778; che usasse i carri del pubblico per trasportar
certe robe dei privati, e specialmente le sue, e quelle de' suoi
compagni nel commercio della Cesarea. La Corte sentenziò, dovesse essere
ripreso da Washington. Il quale giudizio non soddisfece nè agli
accusatori, ne all'accusato, allegando i primi, che si avesse avuto più
rispetto ai passati servigj d'Arnold, che alla giustizia; e dolendosi il
secondo, dell'ingiustizia e dell'ingratitudine della sua patria. E non
potendo quell'uomo altiero sgozzare sì grave ingiuria, siccome la
chiamava, nè comportare, poichè gli Americani con sì smoderato affetto
l'avevano amato, d'essere ora venuto in tanta disgrazia loro, si
determinò nell'impeto della concetta collera; e per poter continuare a
gozzovigliare ed a grandeggiare coll'oro inglese, giacchè coll'americano
più non poteva, di aggiungere alla intemperanza la frode, ed alle
ruberie il tradimento. Per la qual cosa, risoluto al tutto di ritornar
la patria sua in servitù degl'Inglesi, discovrì con una lettera l'animo
suo a un Robinsone colonnello inglese, il quale ne diè tosto contezza a
Clinton. Si appiccò una pratica tra le due parti per mezzo del maggior
André, ajutante di campo del generale inglese, giovane e per
l'eccellenza delle forme, e per costumi, per bontà, per cortesia
amabilissimo. Arnold e André carteggiavano tra di loro sotto i finti
nomi di Gustavo e dì Anderson. Promettevano all'Arnold molt'oro, e il
grado di generale nell'esercito regio. Egli dal canto suo si offeriva di
fare qualche rilevato, e determinativo fatto in benefizio del Re. Si
condussero tanto innanzi con queste pratiche, che vennero in parole di
porre la Rocca di West-point in mano dei regj. Egli è West-point un
luogo forte sull'occidentale riva del fiume del Nort. E siccome
piuttosto di unica, che di grand'importanza per guardar il passo delle
montagne dall'insù del fiume, così lo avevano gli Americani con infinita
spesa ed arte talmente affortificato, che a ragione era chiamato il
Gibilterra dell'America. Questo fortissimo propugnacolo s'accordò Arnold
di voler porre nelle mani degl'Inglesi. Laonde allegando, che gli era
venuto a noia il soggiorno di Filadelfia, e che desiderava di adoperarsi
di nuovo fra i campi in servigio dello Stato, chiedè, gli si concedesse,
ed ottenne il capitanato di West-point, e di tutta quella parte delle
genti americane, che in quei contorni alloggiavano. Ma il disegno non si
ristava alla dazione di West-point. Intendeva Arnold di far pigliare
tali posti alle sue genti fuori della Fortezza, che fosse facilmente
fatto abilità a Clinton di arrivar alla non pensata, e subitamente
opprimerle. La qual cosa ottenutasi in un colla possessione di
West-point, si sarebbero gl'Inglesi avventati contro le restanti genti
di Washington, le quali, per custodire quei passi, nei circonvicini
luoghi dall'una parte e dall'altra del fiume si erano fermate, e le
avrebbero all'ultimo sconfitte e conculcate. In tal modo oltre la
perdita di West-point, e di quei passi, che erano venuti in contesa già
tante volte, e per acquistar i quali aveva il governo inglese fatto la
spedizione di Burgoyne, avrebbero gli Americani tutto l'esercito loro,
le artiglierie, le munizioni, le bagaglie, ed i migliori uffiziali
perduto. E si poteva conghietturare che sopraffatte le menti
dall'improvviso caso, e da sì subita rovina, e valendosi gl'Inglesi
della confusione e dello sbigottimento dei popoli, gli Stati Uniti stati
ne sarebbero oppressi, e l'independenza loro all'ultima ora condotta.
Erasi verso la metà di settembre Washington recato, per fornirvi alcune
pubbliche bisogne, a Hartford nel Connecticut. Sotto questa occasione
credettero di poter trarre a fine l'accordato disegno. Appuntarono, che
per pigliar insieme le ultime deliberazioni, sarebbe André venuto
nascostamente a trovare Arnold. Sbarcò quegli la notte dei 21 settembre
dalla corvetta inglese l'Avoltoio, che già da lungo tempo Clinton aveva
fatto fermare su pel fiume non lungi da West-point per facilitare le
pratiche, che tra di lui ed il generale americano bollivano. Trovò
l'Arnold; stettero insieme tutta la notte. In sul fare del dì, non
avendo ancor potuto accordare tutta la bisogna, André fu nascosto in
luogo sicuro. La notte seguente se ne voleva ritornare. I navicellai non
vollero ricondurlo all'Avoltoio, perchè aveva questo con certe mosse
dato non so qual sospetto. Si risolvette, se ne gisse per la via di
terra. Diegli Arnold un cavallo, ed un passaporto col nome di Anderson.
Si spogliò André, benchè, come è fama, suo malgrado, ed a ciò costretto
da Arnold, dell'abito d'offiziale inglese, che sin là aveva portato
sotto un gabbano, vestendone un comune. Si avviava verso la Nuova-Jork.
Già aveva trapassato le guardie, e le estreme scolte del campo.
Credevasi giunto a salvamento. Ma I cieli avevano altro fine destinato
alla brutta perfidia di Arnold, ed al generoso voto, che di sè stesso
aveva fatto alla patria sua l'André. Passando questi per una Terra
chiamata Tarrytown, già vicino a quelle occupate da' suoi, ecco che tre
uomini di milizia, che là si trovavano a caso, e non per ordine, lo
arrestarono. Mostrato il passaporto, lo lasciavano andare al suo
cammino. Ma uno dei tre più sospettoso degli altri, avendo osservato non
so che di strano nelle sembianze del passeggiero, il richiamò, André
domandava, _Chenti fossero?_ Risposero, _di laggiù_, intendendo parlare
della Nuova-Jork. Il non sospettante giovine mal naturato agl'inganni
rispose, _ed ancor io sono_. Lo arrestavano. Si scopriva, qual era, un
uffiziale inglese. Offeriva quant'oro volevano, un prezioso orologio,
gradi, e ricompense nell'esercito britannico, se lo lasciassero andare.
Tutto fu nulla. Giovanni Paulding, Davide Williams, ed Isacco Wanwert,
che tali erano i nomi dei tre soldati, disdegnarono le esibizioni, in
ciò tanto più degni di lode, quanto che erano in basso luogo nati ed
avrebbero acquistato altra condizione. Così nell'istesso tempo, in cui
quegli, che teneva uno de' primi gradi negli eserciti dell'America, e
che famoso era al mondo pel valore suo, e per le cose fatte in pro della
patria, per un po' di concetta collera, e per la gola dell'oro, essa
patria tradiva, e voleva dar in mano al nemico, tre soldati gregarj
l'onesto all'utile, la fedeltà alle ricchezze anteponevano. Ricercarono
l'André in ogni parte della persona. Trovarono, dentro gli stivali
copiosi ricordi, tutti scritti di pugno d'Arnold sulle positure de'
luoghi, sulle munizioni, sul presidio di West-point, e sul più
convenevole modo di assaltar la Fortezza. Condotto André avanti
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