Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4 - 08

Total number of words is 4395
Total number of unique words is 1493
36.4 of words are in the 2000 most common words
52.6 of words are in the 5000 most common words
59.9 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
per rinfrescar la battaglia diè dentro cogli uomini d'arme. Ma gli
Americani tennero il fermo. Fu l'Inglese costretto a ritirarsi con
perdita di molti morti e feriti, tra i quali alcuni uffiziali di conto.
Ma sopraggiunta la notte, avvicinandosi le genti che il capitano
britannico aveva lasciate indietro, ed essendo stato Sumpter gravemente
ferito in una spalla, si riparò questi al di là del fiume, e non potendo
più per allora star in sulla guerra a cagione della ferita, fu portato
da alcuni suoi soldati più fedeli a luoghi alpestri e sicuri. La maggior
parte de' suoi si disbandarono. Tarleton, corso per alcuni dì la
contrada posta sulla stanca del Tigre, se ne tornò di pian passo sulle
rive del fiume Broad nella meridional Carolina. Così si travagliava da
ambe le parti con una guerra guerriata, nei piccoli incontri della quale
e molto ardire si mostrava, e maggiore si pigliava.
In questo mezzo tempo Gates, racimolate alcune poche genti massimamente
cavalli, per mantener vivo in quelle parti il nome del congresso, e
rizzare una testa, che col tempo si potesse ingrossare, ripassato, il
fiume Jadkin, era venuto a por gli alloggiamenti a Charlottes-town,
intendendo anche di far isvernare ivi l'esercito; perciocchè credeva,
che durante l'inverno, che già si avvicinava, non si sarebbe potuto in
quelle contrade guerreggiare. Mentre Gates con grandissima diligenza si
adoperava per apparecchiarsi ad una nuova guerra, e che già pareva, gli
ritornasse la prosperità della fortuna, arrivò al campo il generale
Greene, il quale avendo generato di sè ottimo concetto di persona di
molto valore, e d'altrettanta fede verso la repubblica, era mandato dal
congresso e da Washington a pigliare in iscambio di quello il governo
dell'esercito. Sopportò Gates, siccome quegli, che più amava la sua
patria, che il potere e la gloria, non solo con costanza, ma ancora
senza mal umore questo sinistro della fortuna. Confortollo assai
l'assemblea della Virginia, la quale passando egli per Richmond per
ridursi alle sue case, lo mandò a visitare, assicurandolo, che la
memoria delle sue gloriose gesta non poteva cancellata essere da nissuna
disgrazia; andasse pur sicuro, che i Virginiani sempre ricordevoli de'
suoi meriti non avrebbero nissuna occasione trasandato per testimoniar
al mondo quella gratitudine, che come membri dell'americana lega gli
portavano. Non condusse seco Greene alcun rinforzo dall'esercito
settentrionale, sperando, che il caso si potesse medicare colle sole
forze delle meridionali province. Solo venne con lui il colonnello
Morgan con alcune carabine, che erano in grandissimo nome di soldati
esercitatissimi. Era il suo esercito molto debole. Ma i boschi, le
paludi, i fiumi, dei quali era piena la contrada, lo assicuravano.
Siccome l'intento suo era soltanto di badaluccare, non di far battaglie
giuste, così sperava di poterne venire a capo con attritare e consumare
appoco appoco il nemico. Quasi nel medesimo tempo, ch'era la metà di
decembre, era arrivato dalla Virginia a Charlestown con un rinforzo di
meglio, che duemila stanziali Leslie, dove, trovati nuovi ordini, si
pose tosto in via con quindici centinaia di soldati, ed andò a
congiungersi col lord Cornwallis a Winnesborough.
[1781]
Ricevuto questo rinforzo, si rinnovarono nel capitano britannico i
medesimi desiderj di conquistar la Carolina Settentrionale, e,
oltrepassata questa, di entrare nella Virginia. Ma i Capi britannici per
meglio assicurarsi dell'esito di questa impresa, non l'ebbero commessa
solamente all'esercito, che militava sotto gli ordini di Cornwallis, ma
vollero di più, si facesse nel medesimo tempo un gagliardo motivo dalla
parte della Virginia; non già per conquistarla totalmente, imperciocchè
a questo senza le forze di Cornwallis non erano sufficienti, ma sibbene
soltanto per impedire, che da quella provincia potente non fossero
mandati aiuti all'esercito di Greene. A questo fine avevano imposto al
generale Arnold, che si recasse nel Chesapeack, e là, sbarcate le genti,
facesse tutto quel maggior male che potesse. Speravano altresì, che il
suo nome ed il suo esempio avrebbero dato animo a molti ad abbandonare
le insegne della repubblica per andare a porsi sotto quelle del Re. Iva
Arnold alla fazione molto baldanzosamente con un'armata di cinquanta
navi da carico, e quindici centinaia di soldati. Sbarcato, mandava
sottosopra ogni cosa. A Richmond ed a Smithfield fece un danno
incredibile. Ma stormeggiando i popoli all'intorno, e le milizie
levandosi in capo, si ritirò a Portsmouth, e quivi attendeva a
fortificarsi. Perocchè andarsene non voleva per tener quel calcio in
gola agli Americani, correre la campagna non poteva, essendo troppo
debole in mezzo ad una provincia gagliarda, e molto al nome reale
nemica. Questa ladronaia produsse in parte gli effetti, che se ne
aspettavano, ed in parte no; poichè i soccorsi di verso la Carolina ne
furono ritardati; ma del venire gli abitatori a trovar l'Arnold, nissuno
se ne trovò, essendo gl'incendj, le rovine ed il sacco poco acconci
allettativi ai popoli. Ma nella Carolina la guerra già era incominciata;
ed i due capitani nemici si erano accinti a riempire i disegni, che
ordito avevano. Erasi mosso da Winnesborough lord Cornwallis, e
camminava tra i due fiumi Broad e Catawba per recarsi per le vie
superiori verso la Carolina Settentrionale. Già era giunto a
Turkey-creek. Greene per impedire i progressi dell'esercito regio si
risolvette a fare una dimostrazione per assaltar il posto di Ninety-six,
mentre nel medesimo tempo mandò Morgan con cinquecento stanziali
virginiani, alcune bande di milizie, ed i cavalleggieri del colonnello
Washington a guardare i passi del fiume Pacolet. Egli poi andò a porsi a
Hick's-creek sulla sinistra riva del Pedee rimpetto a Cheraw-hill.
L'avere diviso in tal modo le sue genti già sì deboli, fu da molti
riputato biasimevole consiglio. Imperciocchè, se gl'Inglesi si fossero
spinti innanzi velocemente, avrebbero potuto cacciarsi di mezzo tra lui
e Morgan, e riportarne agevolmente la vittoria di ambidue. Ma forse
credette, che i regj fossero, come in parte era vero, troppo ingombri
d'impedimenti per far una sì presta mossa; e forse ancora non aveva
avuto avviso della congiunzione di Leslie con Cornwallis. Questi spedì
immantinente Tarleton colla sua legione di cavalli, e con una parte dei
fanti in aiuto di Ninety-six. Giunto Tarleton nelle vicinanze di questa
Terra trovò ogni cosa sicura, ed i nemici essersi ritirati dopo alcune
leggieri avvisaglie. Allora si determinò a volgersi contro Morgan,
tenendo per certo, o di poterlo rompere con uno assalto improvviso, od
almeno di farlo ritirare al di là del fiume Broad, lasciando in tal modo
sgombra la strada all'esercito reale. Ne scrisse a Cornwallis, il quale
non solo approvò il disegno, ma ancora si risolvette a cooperarvi,
salendo lungo la sinistra riva del Broad a fine di minacciar Morgan alle
spalle. Le cose da principio succedevano bene. Tarleton, superati con
eguale celerità che felicità i fiumi Ennoree e Tigre si appresentava
sulle rive del Pacolet. Morgan si ritirava da questo, e Tarleton,
occupato il passo, lo perseguitava. Già già lo incalzava. Ora era
divenuta cosa pericolosa a Morgan il varcare il fiume Broad, presso il
quale si trovava, avendo un sì feroce e lesto nemico vicino. Per la qual
cosa si determinò ad aspettare la battaglia. Ordinava i suoi molto
convenevolmente partendogli in due file, delle quali la prima, che fu la
vanguardia, ed era condotta dal colonnello Pickens fece distendere
fuori, e lungo il ciglione di un bosco in vista del nemico. La seconda
guidata dal colonnello Howard nascose dentro il bosco medesimo. Era, in
quest'ultima, posta la principale speranza della vittoria; perciocchè
era composta la maggior parte di valenti soldati stanziali, mentre la
prima constava di bande raunaticce di milizia. Il colonnello Washington
co' suoi cavalli si era attelato, come per servire alla riscossa, dietro
questa seconda schiera. Sopraggiunse Tarleton, ed ordinò anch'egli i
suoi alla battaglia. Ogni cosa pareva promettergli la vittoria.
Prevaleva di cavalli, ed i suoi sì uffiziali che soldati si dimostravano
ardentissimi al combattere. Assalirono gl'Inglesi la prima schiera
americana, la quale, fatta una sola scarica con poco danno del nemico,
disordinatamente andò in volta. Si attaccavano allora colla seconda; ma
quivi trovarono più duro incontro. Sì menava le mani aspramente dalle
due parti, e la battaglia era pareggiata. Tarleton per far piegare la
fortuna in suo favore spinse avanti uno squadrone della seconda schiera,
e nel medesimo tempo mandò una frotta di cavalli a ferire il destro
fianco degli Americani; perchè il noiargli sul sinistro non si ardiva a
cagione, che in questo si trovava il colonnello Washington, il quale già
con una feroce affrontata aveva ributtato indietro la cavalleria, ch'era
andata ad annasarlo. Le mosse di Tarleton ebbero l'effetto che ne
aspettava. Gli stanziali americani piegarono, e disordinati rincularono.
Seguitavano gl'Inglesi già gonfiati dall'aura della vittoria. Già
Tarleton colla cavalleria manometteva i fuggiaschi, quando ecco il
colonnello Washington co' suoi cavalli, ch'erano rimasti intieri,
caricare improvvisamente l'inimico furiante, e messosi nella gran pressa
ristorar la fortuna della giornata. Nell'istesso momento Howard aveva
riordinato i suoi stanziali, e gli riconduceva alla pugna. Pickens
ancor'egli, con incredibile sforzo operando, aveva rannodato le milizie,
e le spigneva rattamente contro i reali. Morgan con voce ed aspetto
terribile incuorava i suoi alla battaglia. Tutti gli Americani in un
subito, e con impeto concorde si serrarono addosso agl'Inglesi. Questi
sorpresi e sbalorditi all'inaspettato rincalzo, prima si ristettero,
poscia andarono in fuga. Instarono i primi, e strettamente perseguitando
i fuggiaschi gli sfondolarono. Nè i preghi, nè le minacce, nè le
esortazioni de' Capi gli poterono trattenere. La rotta fu assai grave.
Perdettero gl'Inglesi tra morti, feriti e prigionieri meglio di
ottocento soldati, due cannoni, le insegne del settimo reggimento, tutto
il carreggio e le bagaglie. Ma perdita gravissima ed irreparabile fu
quella dei cavalli grandemente necessarj all'esercizio della guerra in
quei luoghi piani, e tanto opportuni alle insidie. Tale fu l'esito della
battaglia di Cowpens, gli effetti della quale risentirono gl'Inglesi in
tutto il corso della caroliniana e della virginiana guerra, e fu la
prima e principal cagione del fine, ch'ella ebbe. Imperciocchè oltre la
perdita piuttosto di totale, che di grande importanza dei cavalli,
l'aver rotto Tarleton e la sua legione, che diventati erano terribili ad
ognuno, infuse novelli spiriti in quelle genti; e se prima erano, o
sbigottite, o disperate, ora diventarono confidentissime. Rendè il
congresso pubbliche ed immortali grazie a Morgan, e lo presentò con una
medaglia d'oro. Presentò altresì con una d'argento i colonnelli
Washington e Howard, con una spada Pickens.
Cornwallis, avute le novelle della rotta di Cowpens, ne sentì gravissimo
dolore; perciocchè vi aveva perduto la miglior parte de' suoi soldati
armati alla leggiera, ch'erano i principali stromenti a' suoi ulteriori
disegni. Ma da quell'uomo valoroso, ch'egli era, nulla sgomentandosi, si
determinò a voler ottenere coi maggiori sforzi dei soldati, che gli
rimanevano, e colla distruzione delle bagaglie quello, che dapprima
fondavasi di poter conseguire coll'opera de' stracorridori. Laonde due
giorni intieri impiegò nel guastare, o sformar tutti quegl'impedimenti,
che all'esercizio della guerra, ed al vivere dei soldati non erano
assolutamente necessarj. Tutti i carri ne furono distrutti, eccettuati
solo quelli, che servivano ad uso di trasportare il sale, le munizioni,
gli arnesi da ospedale, e quattro altri vuoti pei feriti ed i malati. Le
più preziose bagaglie dei soldati ne furon disfatte; il vino, ed i
liquori tanto salutevoli, massimamente nelle guerre invernali, sparsi al
suolo. I soldati non portarono altre sostanze da cibarsi fuori di alcune
poche provvisioni di friscello. Sopportò l'esercito regio con
incredibile pazienza ogni cosa, e si dimostraron tutti obbedientissimi
nel fare i comandamenti del capitano generale. Due erano i pensieri, che
occupavano la mente di Cornwallis in questo tempo. L'uno era di correre
immediatamente contro Morgan, romperlo, liberare i prigioni, ed impedire
che non si raccozzasse con Greene, il quale tuttavia si trovava a
Hick's-creek. Il secondo, e di molto maggior importanza, quello era di
marciar a gran giornate verso Salisbury, e verso le fonti del Jadkin,
prima che Greene avesse varcato questo fiume. Il qual fine se si fosse
conseguito, ne nasceva di necessità, che il generale americano stato
sarebbe tagliato fuori dagli aiuti, che gli arrivavano dalia Virginia, e
costretto od a ritirarsi alla sfilata, e con perdita di tutte le
bagaglie, ed armi gravi, o combattere una battaglia non a modo suo, ma a
quello del nemico. E come aveva disegnato, così si metteva in punto di
eseguire. Si mosse egli più che di passo, ed a gran giornate marciando,
iva volgendo il suo cammino verso dritta alla volta del fiume Catawba,
sperando d'intraprendere ed opprimere Morgan, prima che l'avesse
passato. Ma gli Americani stavano alla vista. Morgan, tosto acquistata
la vittoria di Cowpens, sapendo benissimo, che Cornwallis non era
lontano, aveva inviato indietro i prigionieri sotto la condotta di un
capitano fedele, e poco poscia si era mosso egli stesso con tutte le sue
genti verso la Catawba. E tanta fu la diligenza, che usò, che il dì 29
gennajo l'ebbe passata con tutte le armi, le munizioni ed i prigionieri.
Non sì tosto avevano gli Americani varcato, che sopraggiunsero
gl'Inglesi: e se rimanessero attoniti e dolorosi al veder l'inimico
sull'opposta riva, non è da domandare. Morgan, facendosi tuttavia
trottare avanti i prigionieri alla volta della Virginia, ordinò i suoi
di modo, che potessero se non impedire, almeno ritardare il passo ai
reali. Ma un altro, e questo insuperabile ostacolo opponevano loro i
cieli favorevoli in quel dì ai repubblicani. Questo fu, che sì
dirottamente piovve la notte precedente nelle vicine montagne, che
gonfiatasi la Catawba improvvisamente divenne impossibile ad essere
varcata. La qual piena se fosse venuta poche ore prima, Morgan con tutti
i suoi si sarebbe trovato a strettissimo partito. In questo arrivò
Greene al campo di Morgan, e si recò in mano il governo di tutta la
schiera. Aveva egli avvisandosi benissimo del disegno di Cornwallis,
ordinato alle sue genti, che si trovavano a campo a Hick's-creek, che,
lasciati indietro tutti gl'impedimenti, velocemente marciassero, tenendo
le vie superiori verso le montagne per trovar le grotte dei
fiumi più benigne, ed i guadi più facili, alla volta della
Carolina Settentrionale, ed andassero a far la massa generale a
Guilford-court-house. Egl'intanto precedendo si era recato, come abbiam
detto, agli alloggiamenti di Morgan sulla sinistra riva della Catawba.
Eseguivano le genti di Hick's-creek guidate da Huger non solo appuntino,
ma con incredibile zelo gli ordini del capitano generale. Le piogge
erano tali, che credute erano sfoggiate anche a quella stagione; i ponti
rotti, le acque grosse, le strade sfondate, o pietrose, o gelate a
grossi tocchi; i soldati senza scarpe, senza vestimenta, e qualche dì
senza pane. Eppure tutti questi disagi sopportavano con non minore
costanza, che gl'Inglesi si facessero i loro. Nissuno disertò, in ciò
tanto più da lodarsi dei loro nemici stessi, poichè i repubblicani
ritornandosene alle case loro erano sicuri di trovarvi ristoro,
mentrechè i regj sbandandosi incontrato avrebbero un paese nimichevole
tutto all'intorno. Mentre queste genti marciavano, avendo in animo di
ridursi tutte a Guilford, abbassatesi le acque della Catawba, si aprì il
varco ai reali. Ma dall'altra parte stavano avvisati i repubblicani per
contrastarlo. Non solo vi era la valente schiera di Morgan, ma tutte le
bande paesane delle vicine contee di Roano, e di Mecklenburgo,
nemicissime al nome inglese, erano accorse. Ciò nonostante si risolvè
Cornwallis a tentar l'impresa, giudicando, fossero cose di troppo gran
momento, sia quella d'intraprendere le genti di Huger, prima che
arrivassero a Guilford, sia l'altra di ficcarsi in mezzo tra loro e la
Virginia. Per la qual cosa andava avvolgendosi su e giù per la destra
riva del fiume, facendo le viste di volere, per aggirar il nemico,
passar in differenti luoghi. Ma il suo vero disegno era di varcare al
passo di Gowan. Infatti la mattina del primo di febbraio gl'Inglesi
guadavano. Era il fiume largo, profondo, sassoso. Gli Americani posti
sulla sinistra riva, e condotti dal generale Davidson, tutte bande di
milizia, perciocchè Morgan si trovava a guardar un altro passo, traevano
spessi colpi a mira ferma. Ma gl'Inglesi non ristandosi si spingevano
avanti con grandissimo coraggio, ed in fine, ributtati indietro i primi
feritori, e felicemente superata la grotta del fiume, apparirono. Tosto
pigliavano gli ordini, ed incominciavano la battaglia. Come prima si
venne al paragone dell'armi fu morto Davidson. Le milizie andarono in
fuga. Anche le schiere, che si erano poste alla guardia degli altri
passi gli abbandonarono. Tutto l'esercito reale passò trionfando
sull'altra riva. Le milizie si disbandarono. Solo alcune fecero una
testa a Tarrant; ma assalite furiosamente da Tarleton si disperdettero
del tutto. Morgan intanto si ritirava intiero, ed a gran passo verso
Salisbury, intendendo di varcar colà il Jadkin, e così frapporre un
grosso fiume tra sè e l'esercito reale. Seguitavanlo velocemente i regj
ardentissimi nel desiderio di vendicarsi della rotta di Cowpens. Ma tale
fu la celerità sua, e tali gl'impedimenti, che frappose ai
perseguitatori, che passò con tutti i suoi, parte a guado, parte in sui
battelli il fiume ne' primi giorni di febbraio felicemente. Ritirò tutti
i battelli sulla sinistra riva. Arrivarono poco stante a tutta corsa
gl'Inglesi condotti dal generale O-Hara. Osservarono, il nemico aver
varcato, e starsene attelato dall'altra parte, pronto a ributtargli, se
volessero passare. Ciò però non gli avrebbe potuti trattenere dal
tentarlo, se non se che per le cadute piogge tanto gonfiò
improvvisamente il Jadkin, che ogni speranza di poterlo fare fu tolta
loro. I pii abitatori dell'America giudicarono, queste subite piene
essere state una visibile assistenza, che la provvidenza del cielo
avesse mandato in pericolosi tempi alla giusta causa loro. Imperciocchè
se l'acque, prima della Catawba, poscia quelle del Jadkin cresciute
fossero poche ore prima, l'esercito loro, non potendo varcare, sarebbe
stato tagliato a pezzi dai veloci vincitori. Se poi gonfiate non fossero
poche ore dopo, avrebbero potuto gl'Inglesi subitamente traghettare
dietro gli Americani, e ne sarebbero stati tratti all'ultimo sterminio.
Così parvero egualmente provvide e le piene, e le ore. Cornwallis,
veduto di non poter varcare al passo di Salisbury, ch'è il più comodo,
ed il più frequentato di tutti gli altri, si deliberò di marciar
all'insù del fiume, sperando di poterlo traversar a guado là, dov'ei si
dirama. E come sperava, così gli venne fatto; ma l'indugio, che questa
aggirata causò, diè tempo agli Americani di ritirarsi quietamente a
Guilford, dove il giorno sette di febbraio si congiunsero con
incredibile allegrezza, e non poca lode di Greene le due schiere
dell'esercito d'America, quella di Huger, che per non aver potuto
pareggiare la celerità di Greene era rimasta indietro, e l'altra di
Morgan. In cotal modo e per la prudenza dei capitani del congresso, e
per la pazienza e la velocità dei loro soldati, e per uno tempestivo
aiuto del cielo furon rotte al conte di Cornwallis due parti
principalissime del suo disegno, quella di sopraggiungere ed attritar
Morgan, l'altra d'impedire la congiunzione sua con Huger. Rimaneva da
potersi conseguire l'ultima parte, ch'era, quella di tagliar fuori
Greene dalla Virginia, ai confini della quale già l'uno esercito e
l'altro si trovava sì vicino. È la Virginia separata dalla Carolina
Settentrionale per mezzo del fiume Roanoke, il quale nelle parti
superiori porta il nome di Dan. Siccome il capitano britannico credeva,
che il fiume nelle basse parti non fosse guadoso, così andava
considerando, che, se potesse guadagnare i passi superiori, gli verrebbe
intieramente fatto il suo disegno. Imperciocchè Greene non potendo
varcare il Dan, ne sarebbe stato accerchiato, e serrato a ponente da
grossi fiumi, a levante dal mare, a tramontana da Cornwallis, a ostro da
Rawdon, il quale, come già abbiam notato, alloggiava con una grossa
schiera a Cambden. Le forze poi di Greene non erano tali malgrado la
congiunzione, che potessero bastare contro quelle di Cornwallis; e già
gl'Inglesi si promettevano la vittoria compiuta e certa. Gli uni e gli
altri prevedevano benissimo, ch'ella ne andava a coloro, che avessero
migliori gambe avuto. Per la qual cosa e regj e repubblicani camminavano
con estrema celerità verso guadi superiori. Prevalsero i reali, i quali,
per ricompensar con la prestezza il tempo perduto a' passi dei fiumi,
fecero in ciò un grandissimo sforzo, ed i primi questi guadi occuparono.
Ora si trovava Greene in gravissimo pericolo. Si volse egli rattamente
ad un guado inferiore, che chiamano di Boyd, incerto della vita o della
morte de' suoi, poichè non sapeva, se si avrebbe potuto passare.
Seguitavanlo i regj infuriati, e gonfj dalla speranza della vicina e
totale vittoria. Greene in tanto pericolo, nulla dimenticatosi di sè
stesso, nissuna di quelle parti ebbe tralasciato, che a prudente ed
animoso capitano di guerra si appartengono. Fece un grosso gomitolo di
valentissimi soldati armati alla leggiera, consistente nei colonnelli di
cavalleria di Lee, di Bland e di Washington, nei fanti leggieri
stanziali, ed in alcune carabine. Comandava loro, reprimessero
l'inimico, salvassero l'esercito. Egl'intanto con tutte le salmerie, e
le restanti genti velocemente procedeva verso il passo di Boyd. Calarono
a furia i reali da Salem alle fonti del fiume Haw, da queste al
Reedy-fork, dal Reedy-fork al Troublesome-creek, e quindi per alla volta
del Dan. Ma già quella votata schiera di repubblicani con feroci
incontri, e col rompimento dei ponti, e col guastamento delle strade gli
aveva ritardati. Già Greene toccava le rive dei fiume; il trovava
guadoso; alcuni battelli presti il traghettavano; teneva le virginiane
terre. Anche le salmerie tutte trapassarono; il gomitolo stesso dei
preservatori dell'esercito arrivava poco dopo, e, varcato con prospero
augurio il fiume, guadagnava anch'esso la desiderata sponda a
salvamento. Arrivarono poco stante sulla destra del fiume avventatissimi
i reali, dove nissun nemico osservarono, ogni cosa in salvo sull'opposta
riva, l'esercito d'America schieratovi in altitudine minaccevole, guaste
tutte le loro speranze, perduto il frutto di tante fatiche e di tanti
disagi. La ritirata di Greene, e la perseguitazione di Cornwallis debbon
riputarsi fra quegli avvenimenti dell'americana guerra, che più degni
sono di considerazione, e che non sarebbero stati disdicevoli anche ai
più celebrati capitani sì di quelli, che dei passati tempi.
Caduto lord Cornwallis dalle speranze sì liete, che concetto aveva, iva
ora considerando quello che fosse a fare. L'assaltar la Virginia,
provincia tanto possente con un esercito debole, come quello era, che
obbediva a' suoi comandamenti, ed essendo quello del nemico dall'altra
parte tuttavia intiero, gli parve partito troppo pericoloso. Perlochè,
messosene giù, si risolvette, poichè diventato era padrone di tutta la
Carolina Settentrionale, a voler farvi levar le genti in favor del Re.
Con questo pensiero, lasciate le rive del Dan, se ne tornò con comodi
alloggiamenti ad Hillsborough, dove per aiutar le cose sue, rizzato lo
stendardo reale, invitò i popoli con un pubblico bando ad accorrervi, e
ad ordinarsi in regolari compagnie. Ma non vi ebbe contro il congresso
quel seguito, che si era persuaso; poichè sebbene venissero a trovarlo
molto frequentemente alcuni per curiosità, molti per sopravvedere, e per
far le spie, tutti però ripugnavano al mestier di soldato. Si dolse
Cornwallis nelle sue pubbliche lettere della freddezza loro. Nissun
fondamento poteva fare sull'aiuto dei popoli di questa provincia stata
altre volte tanto affezionata al nome del Re. Ma la lunga signoria de'
libertini, le enormità commesse dai soldati del Re in varj luoghi
dell'America vi avevano cambiato ogni cosa. I popoli dimostravano animo
poco stabile nella divozione del Re, e la vicinanza dell'esercito
repubblicano intero, che poteva ad ogni ora di nuovo prorompere,
gl'intimoriva. In questo mezzo tempo gl'Inglesi s'impadronirono con
un'armatetta, e con genti venute da Charlestown di Wilmington, città
della Carolina Settentrionale posta presso le foci del fiume del capo
Fear. Ivi si fortificarono, e predarono munizioni, siccome pure alcuni
legni sì americani che francesi. Quest'impresa, la quale era stata
ordinata da Cornwallis già prima, che si partisse da Winnesborough per
seguitar Morgan, tentarono gl'Inglesi a fine di aprirsi la via dai
contorni di Hillsborough fino al mare per mezzo del fiume del capo Fear,
cosa di somma importanza, perchè speravano in tal modo poterne ricevere
le provvisioni.
La ritirata di Greene nella Virginia, quantunque tutti quegli effetti
non avesse partorito negli animi dei Caroliniani fedeli al Re, che
Cornwallis si era persuaso dovesse operare, tuttavia aveva eccitato in
alcuni fresche speranze e desiderj di cose nuove. Il capitano inglese
poi era intentissimo nell'incoraggiargli ed esortargli al correre
all'armi. Era fama, che il distretto situato tra i fiumi Haw e Deep
abbondasse soprattutti di leali; e per fargli sollevare, mandò
Cornwallis Tarleton nel paese loro. Non pochi vi alzarono le bandiere
del Re. La famiglia dei Pili, molto principale, era fra tutte la più
ardente e la prima guidatrice dei loro consiglj. Già un colonnello di
questa famiglia aveva raggranellato una grossa banda de' suoi più arditi
seguaci, ed era in via per accostarsi a Tarleton. Ma Greene, il quale
s'accorgeva benissimo, quanto il lasciar cader del tutto le cose della
Carolina Settentrionale disgraziasse le armi del congresso, e temendo
che i leali non vi suscitassero qualche grave incendio, aveva di nuovo
mandato sulla destra riva del Dan il colonnello Lee coi cavalleggieri, a
fine facesse punta d'intimorir i leali, di rinfrancar i libertini, e
d'impedire, che il nemico non vagasse alla libera pel paese. Intendeva
anche, tostochè ricevuto avesse i rinforzi, che già erano in via, di
ripassare egli stesso il fiume, e recarsi di nuovo sulle caroliniane
terre; imperciocchè aveva preso la ricuperazione delle Caroline a scesa
di testa. Faceva Lee egregiamente l'opera sua, la quale non penò molto a
riuscir fatale ai seguaci di Pilo. Stavano questi, siccome quelli, che
poco conoscevano gli scaltrimenti della guerra, molto a mala guardia, sì
fattamente, che credendosi per via d'incontrarsi nello squadrone di
Tarleton, diedero dentro a quello di Lee. L'Americano, accerchiatogli,
gli assalì ferocemente. Essi, che tuttavia credevano di aver a fare con
Tarleton, il quale scambiati gli avesse per libertini, sclamavano,
guardasse bene quello che si facesse; perciocchè essi erano leali.
Andavano gridando a tutta possa, _Viva il Re_, mentre Lee infuriato gli
affettava. E brevemente non si fe' fine all'uccisione, finchè non furono
tutti o morti o prigionieri. Così questa gente inesperta fu condotta
alla mazza da un capitano temerario per aver fatto maggior fondamento
sul calor delle parti, che sui buoni ordini militari. Dopo questo fatto,
che fu piuttosto uno inretamento ed uccisione di regj, che battaglia,
Tarleton, il quale si trovava vicino, si metteva tra via per andare ad
incontrar Lee. Ma un comandamento di Cornwallis lo arrestò, e fe'
tornare a Hillsborough. La cagione di questa subita risoluzione del
capitano britannico si fu, che Greene, quantunque non avesse ancor
ricevuto altro che una piccola parte dei rinforzi, che aspettava, aveva
animosamente ripassato il Dan, e di nuovo minacciava di correre la
Carolina; non che intendesse di combattere una battaglia giudicata,
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4 - 09