Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4 - 14

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condizioni mandate ad effetto. Consegnarono in mano dei loro i deputati
di Clinton, i quali senz'altro indugiare furono impiccati. In tal modo
fu fermato un tumulto, che aveva maravigliosamente tenuto in sentore, ed
impaurito gli Americani, e dato sì grandi speranze al generale inglese.
Ma molti valenti soldati, ottenuto commiato, ed abbandonato l'esercito,
alle case loro se ne ritornarono. Washington, durante l'ammotinamento
non fe' dimostrazione veruna, e se ne stette quieto ne' suoi
alloggiamenti di New-Windsor sulle rive del fiume del Nort. Della quale
deliberazione furono causa il sospetto, ch'egli aveva, che i suoi proprj
soldati si mettessero in levata, la pochezza loro, il pericolo che vi
era, che se egli sprovvedesse le rive di quel fiume, il generale inglese
vi salisse e s'impadronisse dei forti passi già tante volte venuti in
contesa; e finalmente il timore che se s'intromettesse inutilmente,
l'autorità sua ne andasse presso tutti gli altri soldati soggetta a
diminuzione, e diventasse contennenda; il che sarebbe stato di pessime
conseguenze cagione. Forse ancora nel mezzo dell'animo suo stette
contento a quello sprone dato al congresso, acciocchè meglio, e con ogni
sforzo fosse per attendere ai bisogni dell'esercito, movendolo la
difficoltà, colla quale si provvedevano i denari necessarj al
sostentamento di quello. Pochi giorni dopo gli stanziali della Cesarea,
mossi dall'esempio dell'ammotinamento dei Pensilvanesi, e del fine
ch'esso ebbe, si levarono anch'essi in capo. Ma Washington, mandato loro
all'incontro una grossa banda di soldati, della fede dei quali si era
nella precedente sedizione assicurato, tostamente gli ridusse al dovere,
e fe' aspramente gastigare i nutritori dello scandalo. Così fu posto
fine del tutto al tumultuar dei soldati; e gli Stati, avuta questa
battisoffia, per chiarirsene una volta tanto dissero e tanto fecero, che
rimedirono, e mandarono al campo paghe per tre mesi in altrettanto oro
ed argento. Con questo aiuto si confermarono gli animi dei soldati,
tantochè tennero il fermo, sino a che le ultime deliberazioni del
congresso, che abbiamo sopra raccontate, operato avessero quegli effetti
che se ne dovevano aspettare.
Nel tempo medesimo in cui il congresso, avendo anche in ciò consenzienti
Washington, e tutti gli altri principali uomini della lega, si sforzava
di stabilir nuovi e buoni ordini civili, i quali sono il principale
fondamento alle fortunate guerre, il Capo dell'esercito meridionale
correva a gran giornate, e con forze potenti alla ricuperazione della
Carolina, la quale gli era, come se fosse sicura, o poco difficile
preda, lasciata nelle mani dal lord Cornwallis, che si era a volgersi
contro la Virginia deliberato. Era, partitosene Cornwallis, il governo
della meridionale Carolina venuto in mano del lord Rawdon, giovane di
buona mente e di non mediocre aspettazione nelle cose della guerra.
Aveva egli posto il suo principal alloggiamento in Cambden, città assai
fortificata; ma però il presidio vi era dentro molto debole, e tale, che
se atto era a difendere la Terra, non l'era del pari a tener la
campagna. E questa medesima debolezza aveva luogo in tutti gli altri
posti della provincia, che tuttora si tenevano per gl'Inglesi.
Oltreacciò, siccome il paese era per ogni dove nimichevole, così erano
stati obbligati a partir le genti loro in altrettante piccole squadre, a
fine di conservare nella propria divozione que' luoghi ch'erano
necessarj alle difese, ed a raccorre le provvisioni. Di questi i
principali erano la città stessa di Charlestown, e quelle di Cambden, di
Ninety-six e di Augusta. I popoli, udito la ritirata di Cornwallis verso
la Virginia, avevano volto l'animo a cose nuove. Già in alcuni luoghi
incominciato avevano a far sedizione, e si erano cupidissimamente
vendicati in libertà. Sumpter e Marion, l'uno e l'altro uomini
dispostissimi ad ogni pericolo, attizzavano il fuoco, e la gente
tumultuaria riducevano sotto le insegne, ed ordinavano in regolari
compagnie. Tenevano infestati i confini della bassa Carolina, mentre
Greene col grosso dell'esercito si difilava verso Cambden. Già si
sentivano in questa città occulti mormorj della venuta del capitano
della repubblica, e già esso, essendo vicino ad arrivarvi, aveva, per
dar maggior animo ai popoli rivoltantisi, mandato il colonnello Lee co'
suoi cavalli a congiungersi con Marion e con Sumpter. Così Rawdon non
solo si trovò ad un tratto assalito da fronte dalle genti di Greene, ma
ebbe timore, che non gli venisse tagliata la strada alla ritirata verso
Charlestown. La cosa gli apparve non solo improvvisa, ma ancora molto
strana; imperciocchè nissuno indizio certo, o sentore gli era pervenuto
della risoluzione presa da Cornwallis di abbandonar la Carolina per
recarsi contro la Virginia; non che Cornwallis non avesse spedito i
messi portatori della novella, ma erano sì generalmente avversi i
popoli, che nissuno aveva potuto trapelare, e da questi nissuna notizia,
che vera fosse, si poteva spillare. Egli poi a tutt'altra cosa avrebbe
pensato fuori che a questa, che il frutto della vittoria di Guilford
stato fosse quello di doversi Cornwallis ritirare dalla presenza del
vinto nemico. Tuttavia Rawdon nulla sgomentandosi a quest'inopinato
cambiamento delle cose, siccome uomo valente ch'egli era, fece tosto
quelle deliberazioni, che meglio alla congiuntura, in cui egli si
trovava, si convenivano. Avrebbe voluto ritirarsi più verso Charlestown;
ma essendo il paese infestato dagli stracorridori di Sumpter, ed avendo
già Greene alle costole, se ne tolse dal pensiero. Nella quale
risoluzione viemmaggiormente si confermò, considerato, che le mura di
Cambden erano forti e capaci a sostenere un primo impeto del nemico.
Solo le genti sparse qua e là nelle guernigioni delle Terre più deboli
contrasse, e fe' venire dentro di Cambden. Lasciò solamente munite le
città più forti. Accostò Greene l'esercito alle mura di Cambden; ma
trovatele ben munite, e conoscendo di esser troppo sottile di gente per
poter assaltare la piazza con isperanza di vittoria, prese la via dei
monti, ed andò a mettersi a fortezza sopra un colle chiamato
Hobkirk-hill ad un miglio distante dalla città. Non istava senza
speranza, che la fortuna gli avrebbe scoperto qualche occasione per
combattere, e se non credeva sè stesso abbastanza gagliardo ad assaltar
il nemico dentro le mura, si persuadeva però di poterlo vincere
nell'aperta campagna. Era l'alloggiamento suo molto forte, avendo da
fronte tra la collina e Cambden folte boscaglie, e da sinistra una
profonda e non valicabile palude. In questo campo facevano gli Americani
negligenti guardie, confidatisi o nella fortezza del luogo, o nella
debolezza del nemico, ovvero portati da quella loro trascuraggine, dalla
quale tante infelici pruove non avevano potuto per ancora ritorgli. Lord
Rawdon, conosciuta la condizione del nemico, e sapendo anche che questi
aveva mandato indietro ad un miglio distante le sue artiglierie, si
mosse per andarlo ad assaltare; animosa risoluzione, ma fatta necessaria
dalle circostanze. Poste le armi in mano perfino ai suonatori, ai
tamburini, ed ai saccardi, e la città in guardia ai convalescenti,
trasse fuori l'esercito camminando alla volta di Hobkirk. Non potendo nè
il bosco, nè la palude, che gli stavano davanti, varcare, iva
distendendosi a destra, e tanto si allargò, che gli venne fatto di girar
intorno la palude, e di comparire improvvisamente sopra il fianco
sinistro del campo americano. Greene, veduto un sì vicino pericolo,
emendò colla prontezza sua nell'ordinare i soldati alla battaglia la
passata negligenza. Essendosi accorto, che il nemico marciava assai
ristretto in una colonna, venne in isperanza di poterlo spuntar dai due
lati. Per la qual cosa comandò al colonnello Ford, perchè con un
reggimento di Marilandesi andasse a fiancheggiar gl'Inglesi sulla
sinistra, ed al colonnello Campbel commise, gli ferisse sulla destra.
Gli fe' poi assaltar da fronte dal colonnello Gunby, e mandò nel
medesimo tempo il colonnello Washington co' suoi cavalli, perchè, girato
intorno il fianco loro destro, gli urtasse alle spalle. In tal modo si
appiccò la battaglia molto feroce da ambe le parti. I reali sulle prime
piegarono, ed andarono, fanti e cavalli, disordinati in volta. Il terror
loro era anche accresciuto dalle spesse gittate di scaglia, che facevano
loro addosso i repubblicani per mezzo delle artiglierie arrivate in su
quel fatto al campo. In questo punto Lord Rawdon spinse avanti una
squadra d'Irlandesi, ed alcune altre compagnie, che aveva tenuto in
serbo per le riscosse, e per mezzo loro ristorava la fortuna della
giornata. Si combattè allora buon pezzo aspramente, e diversi
ondeggiamenti si osservavano, cedendo ora questa parte, ora quella. Ma
finalmente un reggimento marilandese fieramente pressato dal nemico si
disordinò, e pose in fuga. Questo fu causa, che anche i vicini si
smagliarono, e la rotta divenne in poco tempo universale. Si
rattestarono i repubblicani parecchie volte, ma sempre invano,
incalzando vicinamente gl'Inglesi. Entrarono questi poco dopo negli
alloggiamenti nemici sulla collina. Intanto il colonnello Washington,
eseguendo gli ordini del capitano generale, si era colla sua cavalleria
condotto dietro le file inglesi, mentre ancora non si erano, dopo la
prima rotta, rimesse negli ordini loro, e molti aveva fatto prigionieri.
Ma, veduta poscia la rotta de' suoi, si ritirò intiero. Alcuni dei
prigionieri gli sfuggirono dalle mani; gli altri condusse seco al campo,
dove si raccozzò con Greene. Questi dopo la sconfitta si era ricoverato
a Gun-Swamp a cinque miglia da Hobkirk, dove fece testa, ed attese
alcuni dì a raccorre i fuggiaschi, ed a riordinare l'esercito. Questa fu
la battaglia di Hobkirk, la quale si combattè addì 25 di aprile. Lord
Rawdon, essendo al di sotto in cavalli, ed avendo fatto non leggiera
perdita nella battaglia, in luogo di seguitar Greene, si era riparato di
nuovo dentro le mura di Cambden. Quivi avrebbe voluto fermar le stanze,
e ciò tanto più volentieri ch'ebbe ricevuto un rinforzo di genti sotto
la condotta del colonnello Watson. Ma ebbe gli avvisi, che gli Americani
levatisi a romore inondavano da ogni parte il paese; che già il Forte
Watson aveva pattuito; e quei di Granby, di Orangeburgh e di Motte erano
stretti d'assedio, dei quali quest'ultimo non era di poca importanza per
esser posto presso la congiunzione dei due fiumi Congaree, e Santee, ed
essere una notabile riposta di munizioni. Queste sinistre novelle
operarono di modo nella mente del capitano britannico (imperciocchè
tutti quei Forti erano posti alle sue spalle), che si risolvette ad
abbandonare Cambden, ed a ritirarsi più sotto verso Charlestown. La
quale risoluzione mandò ad effetto il giorno nove di maggio. Uguagliò al
suolo le fortificazioni, trasportò in salvo tutte le artiglierie e le
bagaglie, condusse seco le famiglie di quei leali, che per essersi
ardentemente scoperti pel Re, erano in maggior odio venuti de'
repubblicani. Arrivò tutto l'esercito a Nelson's-ferry sulle sponde del
fiume Santee il giorno 13 dello stesso mese. Quivi avendo inteso,
essersi gli Americani fatti padroni di tutti i Forti, che sopra abbiam
nominato, levate le tende, indietreggiò vieppiù, ed andò a porre il
campo a Eutaw-Springs.
Greene veduto, che Rawdon, ritiratosi nelle parti disottane della
provincia, si era levato del tutto dal pensiero di difendere le
superiori, pose l'animo a voler conquistare i porti di Ninety-six, e di
Augusta, che soli vi si mantenevano in nome del Re. Erano già questi due
Forti assediati dalle milizie condotte dai colonnelli Pickens, e Clarke.
Accostava Greene l'esercito alle mura di Ninety-six, e postosi intorno
procedeva tosto a farvi intensissimamente lavorare all'oppugnazione. Nel
che con grandissima laude si adoperò il colonnello Kosciusko, giovane
polacco, desiderosissimo di veder bene di quella causa d'America. Eravi
dentro, come castellano, il colonnello Cruger. Nel medesimo tempo
Pickens campeggiava strettamente la Terra di Augusta, dentro la quale
con non poca industria e valore si difendeva il colonnello Brown, che
n'era conestabile. L'una e l'altra piazza erano molto forti, e ci voleva
assai tempo per soggiogarle. Ma lord Rawdon, al quale incresceva il
venir privo di quelle, e molto più il perdere le guernigioni, che le
difendevano, avendo anche ricevuto in questo mezzo un rinforzo di tre
reggimenti poco prima arrivati dall'Irlanda a Charlestown, si metteva in
via per andare a disalloggiar il nemico da quelle Terre, e
principalmente da quella di Ninety-six; perciocchè non avendo
deliberazioni, se non difficili, e pericolose, amò meglio attenersi al
partito più generoso. Strada facendo gli pervennero le novelle della
perdita di Augusta, la quale combattuta forte da Pickens, e non avendo
rimedio, si era arresa all'armi del congresso. Il qual caso fu all'animo
suo un nuovo stimolo per conservare Ninety-six. Greene, riscaldando ogni
ora più la nuova dell'avvicinarsi di Rawdon, conobbe ottimamente, che la
qualità, ed il numero de' suoi soldati non erano di tal fatta, che
potessero resistere, quando assaltati fossero nel medesimo tempo e dalla
guernigione di Ninety-six, che saltasse fuori, e dai soldati freschi e
desiderosissimi di gloria, che incontro gli venivano. Da un altro canto
l'abbandonar l'assedio, prima che avesse tentato qualche onorata fazione
contro la piazza, gli pareva troppo vituperevole partito. Per la qual
cosa, sebbene i lavori dell'oppugnazione non fossero ancora a quel
termine condotti ch'era necessario, e che malgrado, che già avesse
sboccato nel fosso, e si fosse colle zappe avvicinato ad un bastione,
tuttavia le fortificazioni rimanevano pressochè intiere, si determinò a
voler dar la battaglia alla Terra. Poco sperava in quella condizione di
cose di poterla conquistare. Ma confidava almeno di potersene andare in
modo, che le armi americane ricevessero minor percossa nella
riputazione. Fu battuta con grande impeto la Terra dagli Americani, e
con ugual valore difesa dagl'Inglesi. Ma, veduto Greene, che non
profittava cosa nissuna; che per lo contrario molti de' suoi erano morti
dalle artiglierie nei fossi non ancora appianati, fatto suonare a
raccolta, gli ritirò agli alloggiamenti. Poco dopo la ributtata, essendo
già vicino Lord Rawdon, stendava, e si ritirava, perseguitandolo i reali
inutilmente, al di là dei fiumi Tigre, e Broad. Il capitano del Re
entrato in Ninety-six, ed attentamente esaminata la qualità dei luoghi,
venne in questa sentenza, che la Terra non si potesse tenere. E perciò,
messosi di nuovo in cammino, e procedendo verso le parti più basse della
Carolina, andò a porsi con tutte le sue genti a Orangeburgh. Veniva
Greene, fatto ardito dalla ritirata di Rawdon, per annasarlo in questa
ultima città. Ma trovatolo grosso, ed acconciamente alloggiato dietro le
giravolte del fiume, si ristè, ed andò a metter campo sulle alte colline
del Santee. Sopraggiunse quindi la stagione caldissima e malsana; e
nacque per essa quella cessazione dalla guerra, alla quale la rabbia
degli uomini per sè stessa non avrebbe voluto consentire.
Sospese in tal modo le ire guerresche, si accesero vieppiù le civili, e
queste furono molto più dagl'Inglesi, siccome perdenti, esercitate, che
non dagli Americani. Tra gli altri successe un caso molto
compassionevole, e che a grandissima rabbia ebbe tutta l'America
concitato, specialmente i Caroliniani; e questo fu una esecuzione, che
fecero i reali contro di un gentiluomo benissimo nato, e di ottimi
costumi fornito. Era il colonnello Isacco Hayne stato ardentissimo
nell'americana impresa, ed a' tempi dell'assedio di Charlestown aveva
militato sotto le insegne di una banda paesana a cavallo. Venuta poi
quella città in poter dell'esercito regio, Hayne, non bastandogli
l'animo di abbandonar la propria famiglia, la quale tenerissimamente
amava, per andarsene in istrani luoghi cercando rifugio contro la rabbia
dei conquistatori, e conoscendo, che ad altri uffiziali americani era
stata concessa la facoltà di rimanersene quieti alle case loro, purchè
dessero la fede di non offendere gl'interessi del Re, se ne venne in
Charlestown, ed ivi si constituì volontariamente presso i generali
britannici prigioniero di guerra. Ma questi, ai quali non era ascoso,
quanto fosse l'ingegno suo, e quanta l'autorità, ch'egli esercitava
presso i popoli, desiderarono di averlo del tutto in poter loro, e non
vollero riceverlo in quel grado, ch'era venuto a domandare. Gli fecero
perciò intendere, ch'egli aveva a diventare suddito britannico, ovvero
ad essere in istretta prigione rinchiuso. Questo avrebbe Hayne potuto
sopportare; ma non gli sofferì l'animo d'essere dalla sua moglie, e da'
suoi figliuoli sì lungo spazio disgiunto, e tanto meno, quanto che
sapeva, che infuriava fra di essi il vaiuolo, dal quale eziandio furono,
poco dopo, quella, e due di questi ad immatura morte condotti. Nè gli
sfuggiva, che se non consentisse alla inchiesta britannica, ne sarebbero
state le proprietà sue dalle sfrenate soldatesche poste a ruba ed a
sacco. Nella durissima alternativa l'amor di padre e di marito tanto in
lui operarono, che consentì a rivestirsi della qualità di suddito
inglese. Solo pregò, non potesse venir obbligato a combattere coll'armi
in mano contro i suoi; la qual cosa gli fu dal generale inglese
Patterson, e dal Simcoe, sovrantendente di polizia in Charlestown,
costantemente promessa ed affermata. Ma primachè si fosse al pericoloso
passo risoluto, se n'era a trovar il dottor Ramsay andato, quegli, che
scrisse poi la storia della rivoluzione d'America, pregandolo, gli fosse
in ogni caso avvenire testimonio, che non intendeva a patto nissuno la
causa dell'America abbandonare. Sottoscritta la obbligazione di leanza,
fu lasciato ritornare alle case sue. Intanto essendosi vieppiù la guerra
riscaldata da ambe le parti, e gli Americani, che erano stati debellati
e vinti, riavutisi e comparsi essendo di nuovo più arditi che prima in
sui campi, i capitani del Re nulla curando la promessa fatta all'Hayne,
gl'intimarono, pigliasse le armi, seco loro si congiungesse, andasse a
combattere quelle nuove teste di repubblicani. Non volle. Arrivarono
poscia nel paese i soldati del congresso; gli abitatori del suo
distretto si sollevarono, lo elessero a capitano loro. Non credendosi
egli più oltre obbligato a serbar quella fede agli altri, che gli altri,
siccome gli pareva, non avevano voluto serbar a lui, consentì alle
voglie dei suoi terrazzani, e vestì di nuovo quelle armi, che la
necessità gli aveva fallo deporre. Venne poscia coi corridori ad
infestar la contrada attorno Charlestown, dove, incappato in un agguato
tesogli dai capitani del Re, fu preso, condotto nella città, e gettato
in fondo di una oscura e schifa prigione. Fu dannato a morte dal lord
Rawdon e dal colonnello Balfour, comandante di Charlestown, e ciò senza
niuna forma di giudiziale processo. La qual cosa parve a tutti, qual era
veramente, non solo enorme, ma barbara; imperocchè perfino ai disertori
siano concesse le solite forme dei processi, e le difese; dal qual
benefizio solo le spie sono state dalle leggi della guerra escluse.
Tutti, e repubblicani, e reali per le virtù sue il compassionavano, e
voluto avrebbero salvargli la vita. Nè solo nei desiderj vani si
contennero; chè anzi molti fra i leali, e lo stesso governatore per
parte del Re venuti in presenza di Rawdon con grandissime instanze
intercedettero in favor del condannato. Le gentildonne di Charlestown
con ogni maniera di più umili, e di più efficaci parole scongiurarono,
gli fosse condonato. I figliuoli suoi ancor fanciulli con orrevole
accompagnatura de' più prossimi parenti, conciossiachè il crudel morbo
avesse testè la madre di questa vita tolta, tutti sordidati e vestiti a
bruno, ginocchioni si appresentarono avanti Rawdon, supplichevolmente
della vita dell'infelice padre addomandandolo. Tutti i circostanti con
dirotte lagrime secondavano gli effetti dei pietosi preghi. Rawdon e
Balfour non vollero a patto nissuno mitigare la severità del giudizio.
Vicino Hayne all'essere condotto all'ultimo passo fe' venire al cospetto
suo il suo figliuolo primogenito, allora in età di tredici anni
constituito, gli rimesse certe scritture da esser porte al congresso;
poi gli disse; _tu verrai al luogo del mio supplizio; là riceverai il
corpo mio, e farailo interriare nella sepoltura dei nostri maggiori._
Menato al patibolo, preso con affettuose parole l'ultimo congedo dai
dolenti amici, che gli stavano intorno, incontrò la morte con quella
stessa costanza, colla quale era vissuto. Fu egli del pari dabben uomo,
amorevole padre, benvogliente cittadino, valoroso soldato. E certo se le
smoderatezze de' principi, o l'impazienza dei popoli rendono qualche
volta inevitabili le rivoluzioni negli Stati, bene è da deplorarsi, che
le prime e principali vittime ne siano per lo più i migliori, i più
ragguardevoli, i più onorandi cittadini. Preso questo crudel supplizio
d'un uomo tenuto in sì gran concetto, onde tutta la città rimase
intenebrata, e pregna di vendetta, se ne partì Lord Rawdon alla volta
dell'Inghilterra. Chechè si debba della giustizia di quest'atto dei
capitani britannici pensare (abbenchè in ogni tempo l'estrema giustizia
sia stata riputata estrema ingiustizia), essendo esso stato tratto ad
esecuzione, allorquando le cose loro già erano in tanta declinazione,
parve alla maggior parte piuttosto uno sfogo di un nemico aontato dalle
perdite, che l'effetto di una giusta legge. Fieramente ne adirarono gli
Americani, e quegli odj, che già sì acerbi erano, vieppiù si
rinfuocolarono. Gli uffiziali di Greene gli addomandarono, usasse le
rappresaglie, protestando di esser pronti a sottomettersi a tutte le
conseguenze, che ne sarebbero nate. Perilchè ei mandò fuori un bando,
col quale minacciò di rappigliarsi della morte di Hayne sulle persone
degli uffiziali britannici, che gli verrebbero alle mani. Così la
guerra, già di per sè stessa tanto crudele, la diventava ancor di
vantaggio per le tracotanti ire degli uomini.
Greene in questo mezzo tempo non era stato ozioso nel suo campo sulle
colline del Santee; chè anzi con ogni industria si era affaticato nel
rifar genti, e con ispessi armeggiamenti le veterane confermare, le
nuove ammaestrare nell'arte delle fazioni militari. Nè la sua diligenza
era rimasta senza effetto. Fatte venire al suo esercito le bande paesane
dei contorni, venne a raccozzare un novero di un esercito giusto, ottima
gente, ed infiammatissima contro gl'Inglesi. Diventato poderoso, ed
essendosi già in sull'entrar di settembre rinfrescata la stagione, si
determinò ad andare ad assalir gl'Inglesi, e cacciargli del tutto da
quelle poche Terre, che tuttora possedevano nella Carolina fuori della
città di Charlestown. Fatta adunque una grande aggirata all'insù,
passava il fiume Congaree, e poscia scendeva a gran passo sulla destra
riva, spingendosi per la diritta con tutto l'esercito contro gl'Inglesi,
i quali sotto la condotta del colonnello Steewart avevano posto il campo
loro a Macord's-ferry, luogo situato presso la congiunzione di quel
fiume medesimo col Santee. I regj intesa la mossa di Greene, vedendosi
venir all'incontro un nemico così grosso, e fornitissimo massimamente di
corridori, e trovandosi troppo lontani da Charlestown, donde traevano le
provvisioni, abbandonato Macord's-ferry si ritirarono più sotto
Eutaw-springs, dove attendevano ad affortificarsi. Gli seguitò Greene, e
ne nacque gli otto di settembre la battaglia di Eutaw-springs. Aveva il
capitano del congresso indrappellato le sue genti, dimodochè la
vanguardia fosse composta delle milizie delle due Caroline, e la
battaglia di stanziali caroliniani, virginiani e marilandesi. Il
colonnello Lee colla sua legione proteggeva il fianco diritto, ed il
colonnello Henderson il sinistro. Il colonnello Washington co' suoi
cavalli, ed i Delawariani seguitavano alla coda. Questi, come schiera di
sovvenimento, dovevano fare spalle alle prime in caso di rotta. Le
artiglierie procedevano a fronte delle due prime schiere. Il capitano
inglese arringò i suoi in due file, la prima delle quali era difesa
sulla dritta dal rivo Eutaw, e sulla stanca dalle vicine selve; la
seconda, quale schiera di riscossa, si era fatta attelare sopra di un
poggio per guardar la strada per a Charlestown. Si mescolarono dapprima
i corridori dell'una e dell'altra parte. Poscia, ritiratisi dietro gli
altri, si appiccò la zuffa molto aspra tra le genti di più grave
armatura. Si pareggiò buona pezza la battaglia; ma finalmente le milizie
caroliniane, cedendo il luogo, disordinate si ritirarono. Quella parte
delle genti regie, che formavano la sinistra ala della prima fila,
lasciati i luoghi loro, gli tenevano dietro. Il che fu cagione, che un
poco si scompigliarono gli ordini, e non poterono combattere di
compagnia coll'altra parte della fila. Si giovarono tosto i repubblicani
del fallo commesso dai reali. Greene si spinse innanzi colla seconda
schiera, e gli assalì con sì grande e forte animo, che incontanente gli
ruppe e fugò. Per accrescere la rotta, ed impedire agl'Inglesi, che non
si riordinassero, Lee co' suoi cavalli, girato loro all'intorno sul
sinistro fianco, gli assaltò alle spalle. Allora non vi fu più modo
alcuno allo scompiglio, ed alla fuga dell'esercito britannico. La destra
ala però manteneva tuttavia la battaglia. Ma Greene operò di modo, che
fu ferita da fronte molto aspramente dagli stanziali marilandesi e
virginiani, e da fianco dallo squadrone del Washington. Tutti allora
disordinati andarono in fuga. Così tutto l'esercito regio, voltate le
spalle, e cogli ordini scomposti, si ritraeva verso gli alloggiamenti.
S'erano gli Americani già fatti padroni di alcune artiglierie, avevano
presi molti prigionieri, e parevano essere intieramente in possessione
della vittoria. Ma gli eventi della guerra dipendono troppo spesso dal
voler della fortuna; ed i soldati, che sono con ottima disciplina
informati, sanno sovente in mezzo al disordine rannodarsi e ricuperar
quello, che già parevano avere irrevocabilmente perduto; del che se ne
vide nella presente battaglia un manifesto esempio. I regj in mezzo a
tanto perturbamento degli ordini loro si gettarono dentro ad una grossa,
e bene fondata casa, e là rattestatisi facevano una disperata difesa.
Altri si raccozzarono dentro una folta e pressochè impenetrabile
boscaglia, ed altri dentro di un giardino impalizzato. Quivi si rinnovò
la battaglia più sanguinosa che prima. Fecero gli Americani tutto ciò,
che per valenti soldati si potè per isbarbar il nemico da quei nuovi
posti. Diedero la batteria con quattro cannoni alla casa; Washington
sulla dritta si sforzò di entrare nella boscaglia, Lee nel giardino.
Tutto fu nulla; vi si difesero gl'Inglesi sì valorosamente, che ne
fecero tornare indietro con grave danno i repubblicani. Il colonnello
Washington istesso ne fu ferito e fatto prigioniero. La pressa,
l'abbattuta e la mortalità furono grandi, principalmente presso la casa.
Steewart intanto, avendo riordinata la sua ala dritta, la spinse avanti,
e fattala girare a stanca, urtò all'improvviso i soldati di Greene sul
loro sinistro fianco. La qual cosa vedutasi dal generale americano,
siccome pure la strage de' suoi, che la magione assaltato avevano,
disperato di poter più spedire questo nodo, fe' suonar a raccolta, e
ritirò le sue schiere ai primi alloggiamenti, poche miglia distante dal
campo di battaglia. Perchè si sia ritirato sì lungo spazio, lo
attribuisce alla mancanza delle acque. Condusse seco da cinquecento
prigionieri, e tutti i suoi feriti, eccetto quelli, che si trovarono
troppo vicini alle mura della casa. Perdè due cannoni. Gl'Inglesi se ne
stettero tutto il giorno negli alloggiamenti loro. La notte, levatisi da
quel campo, andarono a porsi più sotto a Monk's-corner. Scrivono gli
Americani, avere i reali per la fretta sparsi a terra i liquori
spiritosi, e rotto e nascosto nelle fonti di Eutaw molte armi. Perdè
Greene in questo fatto tra feriti, morti e prigionieri meglio di
seicento soldati; Steewart, noverando anche gli smarriti, molti più. Fu
grande il valore mostrato in questa giornata dai repubblicani, i quali
impazienti diventati di battaglia manesca, tosto ne vennero alle
bajonette, l'uso della quale arme, se tanto temettero ne' principj della
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