Falco della rupe; O, La guerra di Musso - 01

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FALCO DELLA RUPE
O
LA GUERRA DI MUSSO

RACCONTO STORICO
DI
GIAMBATTISTA BAZZONI

AUTORE DEL _CASTELLO DI TREZZO_.


MILANO
PRESSO ANT. FORT. STELLA E FIGLI

1829.
Colle stampe dì Giovanni Pirotta in Milano.



INTRODUZIONE.

_March._ Non paventate, amico: a gir sul mare
Pericolo non vi è
Purchè la sposa ancor venga con me.
_Conte._ Sposa, sposa, io ti comando
Dar la mano ai Marchesino:
Egli merta, poverino!
La tua fede ed il tuo amor.
GOLDONI, Dram. _Il Conte Caramella._ Att. 2º
"Tarderà molto tempo ancora a qui giungere il battello a vapore? io sono
impazientissima per tal ritardo".
Così diceva una vezzosa damina vestita da viaggio con tutta eleganza,
affacciandosi al balcone dell'albergo che porta l'insegna dell'Angelo, e
sta in Como sulla Piazza del Porto, ad un giovine signore che le si pose
d'appresso.
"Poco più di mezz'ora sicuramente, poichè son di già le sei e mezzo",
rispose questi con garbo traendosi tosto di tasca l'orologio a
ripetizione, e premendone la molla dopo averlo guardato.
"Ardo di desiderio, proseguì ella, di recarmi ad esaminare il _Lario_[1]
da vicino: tante persone mi parlarono di esso facendomene tutte sì belle
e pompose descrizioni, che quasi mi vergogno d'essere la sola fra le mie
conoscenti che lo abbia ancora a vedere".
[Nota 1: _Lario_ e _Plinio_ sono i nomi delle due barche a vapore che
dal 1825 e 26 scorrono ogni giorno tutto il lago di Como.]
"Oh certo, Contessina, replicò l'altro, una barca a vapore merita
destare così la vostra come la curiosità d'ogni amatore del
perfezionamento delle arti e delle agiatezze della vita:, oltre che il
suo aspetto sui fiumi, ed in ispecie sui laghi, è ancor più singolare e
spettacoloso che sul mare. Sta dessa sì elevata sulle acque e s'avanza
maestosa e rapida signoreggiando l'elemento su cui trascorre, che anche
le più grandi barche comuni non rendono la benchè minima idea di sua
bellezza, siccome son ben anco lontane dal possedere i vantaggi che ad
essa derivano dalla sua indipendenza dai venti, dalla velocità e
certezza di suo cammino. Nel lungo viaggio che ultimamente compii, ne
vidi per la prima volta in Inghilterra. Trovavami poche ore prima di
sera sul ponte di Londra, allorchè il _King George_, l'uno dei più bei
battelli a vapore che siano usciti dai cantieri inglesi, rimontava il
Tamigi tenendosi nel bel mezzo del fiume: non vi so dire quanta sorpresa
e diletto mi recasse quella vista. Volli il giorno seguente salirvi a
bordo, e provai su di esso il più gradevole viaggiare che mai facessi,
per cui tornando dalla Germania in Italia, feci gran tratto del Reno su
barche di tal fatta; e giunto a Trieste non tralasciai d'attraversare
l'Adriatico sul pachebotto a vapore".
"Quanto v'invidio, disse sospirando la Contessina: la brama di viaggiare
fu sempre la più gradita e viva ch'io m'avessi e m'ho tuttora, ma non mi
venne mai concesso di soddisfarla: mio marito, cedevole in tutto, su
questo punto è inesorabile. Ma a proposito di viaggi, proseguì,
porgendogli uno sguardo in cui si leggeva un non so che di rimprovero
che i suoi occhi neri rendevano significantissimo, fu detto che
pellegrinando faceste incontro di molte amorose avventure, e che il
vostro _album_ ribocchi di nomi e di memorie di belle Francesi,
Tedesche, Inglesi, e per sino Russe, di cui conquistaste il cuore: erano
di ben altro allettamento che le barche a vapore del Tamigi, del Reno,
dell'Adriatico: oh! quanto viveva mai tradita ogni bella milanese che
sospirava per voi!"
"Ah, Amalia, vi giuro, disse con vivacità quel giovine signore,
rendendole uno sguardo parlante, l'amor di patria e le sue dolci
rimembranze non sono uscite mai dal mio cuore. In qualunque più lontano
luogo io mi trovassi vi fu un nome ed un'immagine che mi svegliarono
sempre nell'anima una profonda impressione. Nè Parigi, nè Londra, nè i
luoghi più pittoreschi della Svizzera ebbero per me le delizie di questo
giorno; la veduta di questa amena parte di lago, delle ville, dei monti
che lo fiancheggiano dipinti del colore del cader del sole d'una
giornata trascorsa al vostro fianco, è la più cara e poetica..."
"Che diavolo s'è fitto in capo mia moglie per questo vapore, io non lo
so intendere! (Così disse al di dentro della sala, interrompendo quel
caldo ragionatore, una persona la cui voce ottusa indicavala occupata a
mangiare.) Non lasciarmi pure il tempo del pranzo, per la fretta di
partire! e sì che v'erano dei tordi stupendi presi ieri al roccolo, e
cotti a meraviglia, e perchè? per correre a Como a rompicollo a vedere
una barca".
"Eh via, non v'inquietate, caro Conte, rispose prontamente dal balcone
quel giovine signore, sul cui volto apparve il dispetto d'essere stato
interrotto; vi risarcirete questa sera con qualche dozzina di
freschissimi agoni del lago, che, cucinati alla griglia, sono ghiotta
vivanda al par dei tordi".
"È vero, anche gli agoni sono buon cibo, me lo ripetè più volte don
Martino che è di questi paesi? disse il grosso Conte apparendo sul
limitare del balcone, tenendosi con due mani alla bocca una coscia di
pollo che andava spogliando, ma soggiunse tosto come uomo addolorato: in
qual modo potrò sanare le maccature che mi produssero gli urti della
carrozza nel venire a precipizio sin qui per quella strada indemoniata
delle colline piena di nottoloni e di buche? Ci scommetto che se non
eravate voi, Marchesino, a guidare i cavalli, ci si rovesciavamo le
cento volte".
"Qui non mancano soffici letti per riposare le vostre tenere membra;
disse la Contessina con tuono ironico, infastidita doppiamente e dalla
comparsa colà del marito, e dalle sue importune lagnanze: le vostre ossa
però non si saranno scomposte, nè la pelle lacerata per cinque o sei
leggieri scosse del cocchio di cui io mi sono accorta appena".
"Tu le nomini leggieri scosse eh? rispose il Conte con voce flebile, il
so ben io quali fossero realmente, che mi sento tutte rotte le spalle e
le reni: erano terribili balzoni da farne spiritare chicchessia".
"Ecco, ecco, anche le quindici miglia della nuova strada dalla nostra
villa di Brianza a Como gli sono sembrati precipizii, burroni. Vedete,
seguitò, vedete Marchesino, i bei motivi per cui m'imprigiona nella
villeggiatura del Lambro e mi costringe ad annoiarmi mortalmente nei tre
mesi dell'autunno, senza voler mai che mi rechi a visitare un'amica, o
mi associi ad una partita di piacere?"
"Annoiarsi mortalmente alla nostra villa del Lambro! rispose il Conte
incrocicchiando le braccia sul petto e fissandola con meraviglia e
dispetto: Ti annoierai a Milano, ti seccherai qui, ma colà ohibò! Come è
possibile il soffrir noia con quel caro don Martino che farebbe ridere i
morti, e che quando poi parla di cucina è veramente maestro, col signor
Giosuè e donna Rosa che ragiona di tutto, e ci formano in casa una
continua vivacissima società? E posto anche questa non ti soddisfacesse
pienamente, non hai mille altri modi da sollazzarti? luoghi da
passeggiare non ne mancano, tanto se ami il piano quanto se vuoi
stradicciuole di collina: in somma, io teneva per fermo che non vi fosse
signora che villeggiasse in Brianza più contenta di te".
"Io sollazzarmi? Io essere contenta? replicò la Contessina, in cui lo
sdegno mal represso imporporava grado grado le gote. Credete voi che uno
zotico sacrestano e quelle caricature di donna Rosa e suo marito siano
per me una così gradevole compagnia che m'abbia a beatificare stando con
loro? Quanto siete in inganno! perchè, sappiatelo, i rancidi lazzi, le
vecchie storie e il giuoco del tarocco sono per me le cose più odiose
del mondo, e a passeggiare da sola in mezzo ai villani nè mi conviene,
nè mi diverte, nè lo voglio: se non avessi il mio piano-forte e i libri,
di cui mi provvedo abbondantemente, in due anni che vi sono sposa mi
sarei già attisichita. Vi protesto (e guardò di sott'occhi il Marchesino
addolcendo la voce), preferisco le cento volte una sol gita come questa,
a tutta la vostra villeggiatura ed ai piaceri che voi vi trovate".
Il Conte a tali parole tutto s'agitava, poichè non eravi cosa che
maggiormente gli eccitasse la bile quanto l'udir fare sprezzo de' suoi
amici di campagna, a lui sì cari perchè i soli che in grazia de' suoi
pranzi lo corteggiassero costantemente. Più volte sbuffando e gonfiando
le guancie aveva dimenate le braccia, ponendosi in atto di rispondere
focosamente, quando il Marchesino, cui doleva assai nascesse più vivo
alterco fra loro, "Vedete, vedete, esclamò interponendosi e additando
loro il porto, quelle banderuole rosse poste su varie barche che servono
a trasportare a terra i passeggieri ed il carico del battello a vapore:
ne danno indizio ch'esso sta a momenti ad arrivare; mirate quanta gente
s'affolla ad aspettarlo".
Molte persone infatti s'erano adunate sul molo che forma l'ala destra
del porto di Como, ed è praticabile a guisa di terrazzo, tutte curiose
di vedere un grosso naviglio che, sicuro dominatore delle onde, si muove
per meccanica interna forza, superando in corso quelli spinti dal vento,
spettacolo che sebbene in allora da più di un anno si rinnovasse due
volte ogni giorno, non aveva saziata la cupidigia degli ammiratori per
quell'interno senso di compiacenza e d'elevatezza che si prova nel
contemplare le potenze della Natura soggiogate e direm così ammansite
dall'industria dell'uomo. Dopo pochi minuti un mormorío universale
annunziò la comparsa del _Lario_ al di là del picciolo promontorio di
Geno, che innanzi a Como chiude a destra la vista del lago, se ne era
già veduta l'ampia bandiera sventolare presso la grossa canna da fumo, e
un momento dopo mirossi spuntare tutto il corpo di quella nave, ed
avanzarsi di qua dal promontorio in dirittura al porto.
"Scendiamo subito, ed affrettiamoci a porci in una di quelle barche che
ci condurrà all'incontro del battello onde appena si arresta poter
salire ad esaminarlo minutamente".
Così disse il Marchesino, e la Contessina ritrattasi tosto dal balcone,
si pose in testa un cappello di finissima paglia dalla cui larga ala
ricadeva un verde velo, e dato a lui il braccio, discesero
frettolosamente le scale, seguiti dal Conte che camminava a tutte gambe.
Pochi passi fuori dell'albergo sta l'acqua del porto, e vi son barche
d'ogni grandezza schierate ili semicerchio, uncinate alla riva: colà
stavano i barcaiuoli, affaccendati alcuni a disporre i navicelli, altri
a raccogliere i passeggieri. L'uno di questi, veduti appena que' tre
signori, s'accorse dai loro passi affrettati a che erano diretti, ed
accostatiglisi cavando il berretto: "Ecco la mia barca, signori, disse
indicandogliene una: se vogliono andar incontro al battello a vapore,
non hanno tempo da perdere: siamo due uomini, li serviremo bene, e per
la loro buona grazia: entrino, qua".
Era l'indicata barca una gondola cui stava un tavoliere nel mezzo
coperto da un vecchio tappeto di Fiandra. Essi non esitarono ad
entrarvi, e appena si fu da una parte collocato il Conte, e dall'altra
donna Amalia e il Marchesino per mantenervi l'equilibrio, l'uno de'
barcaiuoli l'allontanò con una spinta dalla riva, e balzatovi dentro
trassela di mezzo all'altre navi, e dando i remi all'acqua uscirono
rapidamente dal porto. Molte navicelle erano già in moto innanzi a loro,
altre venivano dopo, e non poche s'avviavano dai due sobborghi della
città che si stendono sulle opposte sponde del lago.
Il battello a vapore s'appressava: s'udiva distintamente il romoreggiare
delle ampie ruote che gli stanno a fianco come due robuste ali: vedevasi
il getto di fumo spandersi dalla sommità della grossa canna che li sorge
nel mezzo, e stendersi dietro ad esso per l'aria come una lunga striscia
cinericcia ondulata dal vento. I passeggieri erano tutti raccolti sul
cassero, e vi si miravano uomini e donne frammisti, alcuni col parasole
spiegato e altri che agitavano il cappello o il fazzoletto salutando gli
amici che rispondevano dalle barche, di mezzo alle quali il _Lario_
passava torreggiante.
Giunto che fu a breve distanza dal porto, le sue ruote rallentarono il
moto, uscì in lungo soffio lo sprigionato vapore, calò l'áncora che gli
stava sospesa in poppa, e si fermò. Allora come i cannotti degli
Esquimali che tenutisi lontani dalla balena sinchè questa sbuffa e si
dibatte trafitta dagli arpioni, appena il suo smisurato corpo galeggia
esangue sul mare, l'accerchiano numerosi e vi si posano sicuri, così
tutte le barchette si accostarono rapide al battello a vapore, cercando
a gara d'avvicinarsi alle scale che gli scendono dai lati. L'una
navicella l'altra spingeva, od affrettava col grido, si urtavano, si
respingevano, era un clamore, un domandarsi, uno sporgere per tutto di
involti, di valigie, di bauli, di casse. Il Capitano di quella nave ed
il pilota, posti alle sommità delle scale, procuravano colle parole, coi
gesti, di mantenere l'ordine d'intorno e far cessare lo schiamazzo onde
non accadessero inconvenienti; ma era un parlare al vento, poichè i
barcaiuoli ad altra cosa non miravano che ad avere l'un più l'altro a
trasportare _forestieri_, com'essi chiamano i loro avventori.
In tanta confusione non essendo possibile alla barca in cui trovavasi il
Marchesino d'accostarsi sì d'appresso al gran battello da potervi
salire, ordinò ai rematori s'aggirassero a quello d'intorno onde la
Contessina ne potesse esaminare la mole esterna, la lunghezza,
l'altezza, gli ornati, le ruote.
"Quelle aperture quadrate che vedete da un fianco e dall'altro, le disse
il Marchesino, chiamansi _boccaporti_, e nelle navi da guerra
corrisponde a ciascuno un pezzo d'artiglieria: in questa non sono che
finestrelle che danno luce a due sale l'una più dell'altra eleganti".
"I vascelli del mare, chiese donna Amalia, sono assai più grandi di
questo?"
"Le navi d'alto bordo, come le navi da linea, le grosse fregate, i
brich, sono molto più ampii, perchè possono contenere dai trenta sin ben
oltre ai cento cannoni, con varie centinaia d'uomini d'equipaggio, e le
munizioni da guerra e da bocca; ma in generale i bastimenti mercantili,
le corvette, ed altre minori navi da guerra sono di poco superiori ed
anche più picciole di questo battello".
"V'accerto che leggendo molte storie di viaggi m'aveva raffigurata
soventi volte la forma de' bastimenti, ma sempre credea ingannarmi sulle
loro vere proporzioni: or sono contenta di mirare una nave che potrebbe
viaggiare alle cinque parti del mondo".
"Senza dubbio. Ma non solo il Lario: navicelle d'un quinto di sua
grandezza percorrono oggigiorno i mari più grandi, essendovi uomini
tanto arditi che affrontano l'Oceano sopra barche con cui appena si
valicherebbero i fiumi: e specialmente i corsari americani che sono i
più audaci navigatori".
Mentre così ragionavano, il numero delle barche intorno al battello a
vapore s'era sminuito, vogando ciascuna verso la città od i sobborghi,
ed essi eranvisi avvicinati ponendosi a capo d'una delle scale per
ascendervi; ma il Capitano s'affacciò al bordo, e fece doglianza per non
poter ammettere visitatori, essendo quello il tempo in cui si governava
il battello, e s'assestavano gli attrezzi e la macchina pel viaggio del
mattino, dicendo che siccome d'altronde la luce già fosca per la sera
che s'avanzava non avrebbe loro permesso d'esaminare alcun che
minutamente, uopo era tornassero nel vegnente giorno che sarebbero stati
accolti.
Il Marchesino rese grazie al Capitano, e comandò a' barcaiuoli
retrocedessero a Como.
"Chi sa se mai più vi ritorno!" esclamò la Contessina rivolgendo lo
sguardo al battello da cui s'erano appena scostati. Il Marchesino intese
ben tosto che tale esclamazione aveva per significato che il marito non
le avrebbe più concesso di ritornar sul lago, perchè l'intesa fatta nel
partir della villa, era d'andare a vedere il battello a vapore, al che
alla lettera s'era soddisfatto, nè v'era speranza che il Conte fosse per
accettare un'interpretazione estensiva: però desiderosissimo per tutti i
conti il Marchesino di vedere accontentata donna Amalia, si diede a
spiare l'animo del Conte, il quale, mentre gli altri due vagavano colla
fantasia per l'Oceano, aveva sempre pensato ai tordi, a don Martino e a
donna Rosa, e stava in tuono sbadato guardando alle stelle che
cominciavano ad apparire."
"Che ve ne pare, gli disse, di questa nave? avete voi mai veduta una
simile meraviglia?"
"Oh che gran bella meraviglia! rispose il Conte aggrinzando il mento, e
sporgendo il labbro inferiore per dare al volto un'aria di disprezzo.
Finalmente non la è che una gran barcaccia un po' più grossa di quelle
che vediamo cariche di sale sul nostro naviglio".
"Quel che volete, mio caro, rispose il Marchesino un po' sconcertato;
non potrete però sostenermi che barche le quali camminino da se con
tanta velocità e sicurezza ne abbiate vedute sul nostro naviglio. E poi
ciò che sorprende, che è magico si può dire, non lo avete mirato ancora;
fa d'uopo salire là su; discendere nel sito della macchina, vedere che
ordigni vi sono, con che perfezione formati, e una fornace ardentissima,
una caldaia d'acqua bollente che somministra il vapore..."
"Immaginatevi or bene, l'interruppe quasi gridando il Conte, s'io voglio
andar là su! colla fornace e l'acqua bollente! che se non basta il
pericolo d'affogare nelle onde, v'ha poi quello d'abbrustolarsi per un
incendio, come beccaccie allo spiedo, o saltar per aria in mille pezzi,
ciò che con questo vapore, mi hanno detto, è facilissimo ad
accadere--No, no, non mi vi cogliete. Pazienza qualche scossa del
cocchio, ma alla fin fine sono sul sodo, posso discendere, ed alberghi
ce n'è da per tutto: ma il mettere per diporto la vita su un legno dove
v'ha rischio di morire pel fuoco, per l'acqua bollente e per la fredda,
la mi pare la più gran minchioneria del mondo".
Donna Amalia fremette di sdegno a tali parole, che conosceva dettate in
parte al marito dal desiderio di rappresaglia della malevolenza da lei
mostrata per la sua villa del Lambro, ed in parte dall'invincibile di
lui poltroneria; e il Marchesino non s'attentò ragionare più oltre,
conoscendo difetto principalissimo del Conte una ostinazione
insuperabile ne' suoi propositi. Pervennero silenziosi in porto,
discesero alla riva, ed entrarono nell'albergo: quivi preceduti da un
cameriere che recava i lumi, ascesero ad una sala ove doveasi attendere
la cena.
Il Conte adagiossi da un canto sopra un canapè, e guardava zufolando
alla soffitta, movendosi aria al volto coll'agitar d'un fazzoletto: la
Contessina sedette presso al balcone, dalle cui spalancate imposte
spirava un'auretta serale gradevolissima, e il Marchesino s'assise
presso a lei, posando il braccio sull'appoggiatoio della di lei scranna,
mirandone taciturno il melanconico atteggiamento del volto, quasi non
osasse interrompere il corso de' suoi pensieri.
"Non son io veramente sfortunata! diss'ella dopo alcuni istanti con tuon
di lamento, ma a bassa voce: anche quest'unico divertimento mi toglie
quell'anima di ghiaccio. Sperava che dovesse essere almeno solleticato
dalla curiosità e dall'agevolezza di soddisfarla: ma no, ei vi trova il
pericolo, la paura, e tutto ciò per non stare un momento di più lontano
da quella odiosa Villa, ove, son certa, ritorneremo domani
all'albeggiare, nè sarà possibile lo scostarsene mezzo miglio per tutto
il rimanente dell'autunno.--E voi! voi pure fra due o tre giorni ve ne
partirete, e mi lascerete isolata del tutto..."
"Ah Amalia! non dite così per pietà! Dovreste sapere che l'allontanarmi
da voi è più doloroso al mio che al vostro cuore, e che la sola
imperiosa necessità mi vi può astringere... Ma per ora non dubitate,
proseguì il Marchesino con voce più bassa, e dando un'occhiata di
sghembo al Conte, lo faremo calare quel coccolone, lo prenderemo
all'esca.--Se si potesse persuaderlo..."
Qui fu interrotto dall'aprirsi improvviso della porta, e dall'entrar
precipitoso d'un Signore che tutto gaio corse a lui, gli prese la mano,
e gridò: "Briccone, briccone, da più ore nello stesso albergo, e nulla
mi fai sapere?"
"Chi poteva immaginarsi, mio caro Annibale, esclamò il Marchesino
alzandosi ed abbracciandolo, che tu eri qui!"
"No, non ci sono scuse, ti voglio ammazzare, proseguì l'altro ridendo.
Ed ella, amabile Contessina, come sta? sempre benissimo, sempre lieta,
non è vero? Eh questo è il privilegio delle belle e gentili damine: del
Conte non domando, eccolo là, colla prosperità stampata in volto. Ma che
buon vento gli ha portati: deve essere stato un soffio brianzolo ben
gagliardo, perchè so che hanno costume d'abbandonare giammai la loro
villa".
"Ne sono stato io la cagione, parlò il Marchesino: l'altro giorno
essendo seco loro in Villa, il Conte mi mostrò desiderio di vedere il
battello a vapore. Io gli proposi la gita a Como, egli v'acconsentì, ed
oggi vi siamo venuti". "Bravo Conte, esclamò l'altro, ciò può dirsi aver
buon gusto nella scelta de' divertimenti. Domani avrete un ottima
giornata per far il viaggio del lago che è deliziosissimo: il tempo s'è
stabilito sereno, e ci scommetto che non vi sarà una sola nube in tutta
l'aria. Quanto darei a potervi essere compagno, ancorchè vi sia stato le
mille volte; ma molte coserelle cui debbo dare disbrigo mi chiamano a
Milano. Voi, Conte, non vi foste mai, mi pare? Proverete, proverete come
bene si va con quel vapore: oh che spasso! sarei per dire che se
s'aggiunge il vento in favore, non si corre, ma si vola.--Ma io non l'ho
punto desiderato, rispose il Conte tra stupito e stizzoso: fu mia
moglie".
"A dire il vero, disse troncandogli le parole il Marchesino cui era
venuto il pallone al balzo, il Conte ha qualche difficoltà, e sta in
dubbio di salirvi perchè teme il fuoco, teme lo scoppio della caldaia:
dimmi tu, c'è proprio motivo d'aver paura, il pericolo è evidente,
inevitabile?" e con questi detti caricati con gravità d'importante
richiesta, ma accompagnati da una burlesca espressione del volto,
rovesciò addosso al Conte un formidabile nemico. Don Annibale, uomo di
fresca età, dotato di vivace ingegno e di molta coltura, amantissimo di
tutto ciò che sentiva lo straordinario, era stato l'uno de' più ardenti
partigiani della navigazione a vapore; armato dei mille argomenti che ne
provano l'utilità e il diletto, qualificava col titolo di spiriti
_vandalici_ e _medioevisti_ tutti quelli che tenevano ragionamenti
contrarii a' suoi. Appena ebbe intese le parole del Marchesino, fissando
il Conte con due occhi spalancati: "Sareste mai, disse con veemenza, uno
di que' deboli o piuttosto pregiudicati cervelli che disprezzano ciò che
non conoscono, e volendo in ogni modo vedere deturpata ed avvilita una
scoperta maravigliosa, divina, vi appicchiano le idee di pericolo, di
paura, di danni immaginarii? Vi hanno delle menti dure, storte, cattive
che odiano tutto ciò che non è conforme ai loro torvi pensieri, alle
loro stupide abitudini. Voi non potete essere tra quelle, nè vi
lascerete sedurre da uomini che vorrebbero inaridir l'universo onde
spargere più diffusamente il loro fiele, e gridano lo spavento da per
tutto. È certo che un disordine, uno sgraziato accidente può dovunque
aver luogo: come ruinano le case, si spezzano i cocchi, naufragano le
navi, così pure una barca a vapore può incendiarsi o perire: ma fa
d'uopo aver calcolo dei diversi metodi tenuti nelle fabbricazioni, della
negligenza o imperizia de' regolatori del macchinismo, e d'un complicato
nodo di circostanze, impossibile a verificarsi sotto gli occhi della
prudenza e preveggenza massima con cui sono guidati questi battelli dei
nostri laghi.
"Che se per via maggiormente convincervene vorreste esaminare la cosa
con cognizione di causa, potrei parlare per ore intiere spiegandovi la
differenza che passa tra una macchina a _bassa_, ed una ad _alta
pressione_, soggiungervi che quest'ultima presentava la possibilità
d'uno scoppio, al che però s'è ovviato colla applicazione delle valvole
di sicurezza, e più recentemente colla sostituzione dei cilindri alla
caldaia, ottimo ritrovato di sir Gurney; sebbene la caldaia stessa
ottenne un aumento notabile nella solidità coll'ultima ingegnosa
armatura di ghisa: potrei farvi un paralello tra i sistemi di Wath, di
Perkins e di molti altri famosi meccanici inglesi, francesi, americani,
e delle officine di tal genere stabilite a Liverpool, a Charenton, a
Boston: potrei finalmente presentarvi un quadro statistico del numero di
tutte le macchine a vapore applicate alle arti, alla navigazione,
all'idraulica, col calcolo della loro forza rispettiva e della loro
utilità rappresentata dai prodotti, e ciò basterebbe ad illuminare le
pupille più lippe, le teste più ottuse. Ma voi non abbisognate di tanto
per penetrare il vero; vi leggo la persuasione negli occhi. Ebbene, qua
la mano, e datemi parola che domani salirete il battello a vapore e
farete il viaggio del lago?"
Così dicendo, siccome nel calore del discorso s'era a lui accostato, gli
stese la destra, presentandogliene il palmo per ricevere la sua in pegno
della promessa che attendeva. Al Conte, sbalordito da quella tempesta di
parole, da cui in sostanza dedusse che non si voleva che vi fosse
pericolo nel vapore, uscì un istante dalla mente la villa del Lambro e
la protesta fatta poco prima al Marchesino, porse la mano, e quando
stava per impalmare quella di don Annibale, improvviso gli attraversò la
fantasia l'importante pensiero del come si sarebbe provveduto al ventre
su una barca che correva per più ore senza toccare mai sponda, e tenendo
sollevata la destra con esitazione: "Indicatemi il modo, disse, con cui
potere colà su avere, senza fastidio, una buona colazione ed un buon
pranzo, ed io v'assicuro che tutte le difficoltà sono sparite, e
v'ascenderemo domani immancabilmente".
"Ma altro che colazione e pranzo!" dissero a due voci il Marchesino e
don Annibale. "Immaginatevi, proseguì quest'ultimo, tutto quanto può
esservi in un ben fornito albergo colà su si trova tutto: v'è ogni sorta
di vivande, di vini, di frutti, di dolci: ma che credete che sia una
barcaccia come le altre? C'è la sua cucina, la credenza, una sala, con
tutti i suoi comodi come in una casa. Quel correre poi sull'acqua
rompendo l'aria vibrata montanina, eccita un appetito, una fame da
divorare il ferro, e trovare a propria richiesta qualunque ghiottoneria,
ed essere fra le agiatezze come in un ricco palazzo, è un piacer tale da
quasi non credersi. Via, non ci mancate, datemene parola e credetemi che
non v'andando perdereste un raro complesso di divertimenti:--E fareste
uno sproposito da sapervene male per tutta la vita", soggiunse il
Marchesino.
"Ed averne le beffe universali", aggiunse colla sua voce dilicata, e con
tal modo di rimprovero la Contessina.
Stretto così da tutte le parti divenne pel Conte impossibile il battersi
in ritirata.
"Se in realtà è così, rispose stropicciandosi le mani lentamente, se
assolutamente lo volete, per me ci vengo volontieri; ma domani, ed
accennò per terra coll'indice della destra come fermasse un patto,
domani a sera qui, e dopo dimani alla Villa".
"Oh! ciò s'intende, replicò il Marchesino pago oltre modo del riportato
consentimento, e diede a donna Amalia uno sguardo di trionfante
compiacenza a cui ella rispose con un sorriso, mostrando negli occhi
tutto ciò che una bella donna sa farvi apparire per affettuosamente
ringraziare. Don Annibale accostatosi ad essi andava ripetendo or
all'uno or all'altro: "Ma era un errore, un torto, un insulto
imperdonabile venir sin qui per vederlo, e non salire sul battello a
vapore".
Per una concatenazione di idee che gli ideologi non durerebbero fatica
ad ispiegare, i pensieri del Conte s'erano rivolti frattanto a far
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